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SETTIMA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, il primo della VII serie dei Documenti Diplomatici Italiani -serie relativa al periodo compreso fra l'avvento del Fascismo al potere e la Conferenza di Stresa (1922-1935) -abbrac·cia il semestre 31 ottobre 1922-26 aprile 1923.

La data d'inizio non ha bisogno di alcun chiarimento, giacchè, come è risaputo, solo il 31 ottobre 1922, col giuramento al re e con lo scambio delle consegne, ebbe inizio l'attività del primo Minrstero Mussolini. In quanto alla data terminale, si era sperato in un primo momento di poter giungere con un solo volume fino alla crisi di Corfù (agosto-settembre 1923) o, quanto meno, sino alla firma della pace di Losanna (27 luglio dell'anno stesso); ma la mole della documentazione -sia pure sottoposta ad una selezione rigorosissima non lo ha consentito. Si è dovuto perciò terminare il volume ad una data precedente, e si è preferito sceglierne una ·che, se pure di scarso rilievo nei riguardi dei rapporti con l'estero -giacché la fine della collaborazione diretta dei popolari col gabinetto Mussolini e la conseguente revoca dalla carica di sottosegretario agli Esteri dell'on. Ernesto Vassallo non portò, in quel determinato settore, alcun sensibile mutamento -ebbe tuttavia un significato politko.

2. Il materiale dal quale è stato tratto il volume fa capo precipuamente alle seguenti serie dell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri:

a) Archivio della Cifra. Contiene la collezione dei telegrammi in arrivo

(n. -1442 del 1922, e n. 3419 del 1923) e in partenza (n. 599 del 1922, e n. 1618 del 1923) della serie ordinaria; nonchè la collezione dei telegrammi in arrivo (n. -72 del 1922, e n. 193 del 1923) e in partenza (n. 23 del 1922, e n. 72 del 1923) della serie di gabinetto. Molti telegrammi non contenuti nelle due raccolte si trovano nelle singole posizioni degli altri fondi.

Come il lettore vedrà, la maggior parte dei documenti pubblicati sono telegrammi. Infatti si è data la preferenza, a parità di condizioni, a questi sui documenti di altra natura; non solo e non tanto perchè H telegramma era negli

anni che qui interessano il mezzo più usato di comunicazione, quanto perchè quasi sempre in esso si trova riassunto, in modo succinto ma completo, il contenuto dei paralleli documenti di altra natura.

b) Archivio di Gabinetto. Abbastanza ricco per gli anni 1924 e seguenti, contiene, anche per le ragioni riferite appresso, scarsissima documentazione per il periodo 1922-23. In concreto, i documenti utilizzati nel presente volume sono quasi tutti compresi nella busta 111, contenente la corrispondenza riservata e particolare del ministro (1922-25).

c) Archivio della Direzione Generale degli Affari Politici. Malgrado la denominazione, in realtà esso è, salvo qualche eccezione, l'archivio generale del Ministero per gli anni compresi fra il 1914 e il 1930; ed è, per il periodo che qui interessa, il fondo senza dubbio più importante. Per un riordinamento a cui furono sottoposte le scritture durante il periodo fascista da parte di una speciale commissione presieduta dal ministro Biancheri, l'Archivio raccolse nelle

sue cartelle, ordinate per stati in ordine alfabetico, diversi fascicoli già appartenenti all'Archivio del Segretario Generale e del Gabinetto del Ministro. In ispecie, le cartelle comprese sotto la voce Italia sono ricche di documenti prove

nienti da quegli Archivi. d) Archivio dell'Ambasciata di Londra. Contiene numerose minute di telegrammi e di rapporti dell'ambasciatore Della Torretta che non si sono rinvenuti in originale nell'Archivio del Ministero. e) Archivio dell'Ufficio Stampa. In esso è ·contenuta una ricca documentazione che è stata utilizzata per la compilazione delle note. Scarsamente fruttuose sono state le ricerche eseguite al di fuori del Ministero degli Affari Esteri per il periodo compreso nel presente volume, giacchè, per quanto si riferisce alla politica estera italiana negli anni successivi alla marcia su Roma, quasi nulla si conserva nell'Archivio della Segreteria di Benito Mussolini, fondo parzialmente recuperato e conservato in Roma nell'Archivio Centrale dello Stato. Nelle sue tre serie (carteggio ordinario, riservato, segreto) vi sono atti di grande interesse anche per la politica estera, ma tutti posteriori al periodo qui preso in esame. Parimenti non hanno dato alcun frutto le ricerche eseguite a Cascais e quelle condotte nell'Archivio della Presidenza del Consiglio. Qualche notizia per la compilazione delle note è stata tratta dal fondo contenente i verbali del Consiglio dei Ministri, fondo conservato, come l'Archivio della Presidenza del Consiglio, presso l'Archivio Centrale dello Stato. L'Archivio Caetani d ha permesso di integrare in qualche parte la documentazione: anche se si tratta di notizie di scarso rilievo, data la relativa importanza che avevano allora i rapporti politici fra l'Italia e gli Stati Uniti.

3. Nel volume si fa riferimento ai seguenti Libri Verdi:

Libro Verde n. 112, presentato alla Camera il 26 febbraio 1923, relativo

alle «Conferenze interalleate di Londra e Parigi sulle riparazioni tedesche (ver

bali e documenti) » ;

Libro Verde n. 113, presentato al Senato e alla Camera il 20 aprile 1923,

relativo alla «Conferenza di Losanna (pace con la Turchia)», tomo I;

Libro Verde n. 114, presentato al Senato e alla Camera il 31 maggio 1923,

relativo alla «Pace con la Turchia», tomo II.

Per non sovraccaricare il volume di materiale superfluo si è preferito omettere vari documenti già pubblicati nei Libri Verdi. Questa è la ragione per cui il lettore troverà qualche lacuna nello svolgersi degli avvenimenti. Si tratta, d'altra parte, di un inconveniente facilmente ovviabile facendo ricorso ai Libri Verdi citati.

4. In quanto alle abbreviazioni ed ai numeri di protocollo si sono seguiti in linea di massima i criteri adottati nell'avvertenza generale, con le modificazioni apportatevi nei volumi già editi a cura di Mario Toscano. Ciò ci esime dal pubblicare la tavola delle abbreviazioni.

Fa eccezione la numerazione dei telegrammi in arrivo, per i quali si è preferito dare sia il numero 'di protocollo generale, sia quello di protocollo particolare; e ciò per uniformarci ai criteri seguiti per gli analoghi telegrammi

vrn

delle prime serie, dei quali è stato dato il solo numero di protocollo generale, per il fatto che in quel periodo essi erano privi di altra numerazione.

5. Nel momento di licenziare alle stampe il volume sento il dovere di ringraziare l'amico prof. Walter Maturi, gli ambasciatori Raffaele Guariglia, Giacomo Paulucci de' Calboli e Amedeo Giannini, i ministri Romano Lodi Fe'

e Luigi Vannutelli Rey, che mi sono stati larghi di indicazioni.

Collaboratore prezioso per la compilazione degli indici, l'attenta rev1s10ne del testo e delle note, mi è stato il dott. Giampiero Carocci, a cui esprimo la più affettuosa gratitudine. Con lui ringrazio i collaboratori tutti della Segreteria della Commissione che hanno coadiuvato alla presente fatica. Tra essi mi piace di segnalare, per la cura posta nelle ricerche e per la paziente correzione delle bozze, le signorine Emma Minniti e Luciana Scaramella.

RUGGERO MOSCATI


DOCUMENTI
1

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1586. Parigi, 31 ottobre 1922, ore 10,45 (per. ore 14,30).

Telegrafato quanto segue consolati dipendenti: «S. M. nominato Presidente Consiglio Mussolini con interim Esteri, Diaz Guerra ed agli altri port,afogli personalità notevoli di vari partiti. Ella farà rilevare colonia come soluzione crisi accentua pienezza della attuale serenità tranquillità Paese. Comunichi agenzie dipendenti ».

2

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA

T. GAB. RR. PRECEDENZA ASSOLUTA 3748. Roma, 31 ottobre 1922.

Decifri Ella stessa.

Sono dolorosamente sorpreso che notizia e testo dimissioni (l) siano venute a pubblica conoscenza prima ancora che tu potessi avere spiegazioni sulle direttive del Governo e renderti conto della situazione qui determinatasi e nella quale si trova lo stesso Mussolini.

Nel momento che attraversiamo occorre fare di tutto per cercare di superare le gravi difficoltà attuali e per facilitare al Governo la presentazione di un programma praHco nell'interesse del Paese.

Non sappiamo ancora quale via Mussolini intenda prendere verso il governo di Belgrado e non bisogna dimenticare che egli volendo forse potrebbe essere in grado di chiudere finalmente la questione.

Sarebbe quindi un errore abbandonarlo preventivamente di fronte a forze che lo spingerebbero in senso opposto. Non posso non farti considerare inoltre che il tuo atto, specialmente perchè proviene dalla tua persona, creerà da un lato maggiori complicazioni a Belgrado e dall'altro renderà più difficile in Italia a ·Condurre il fascismo in una via di moderazione.

Devo in conclusione scongiurarti di tentare ogni maniera per accomodare le cose per il bene del Paese e tuo.

• Formulo per il nuovo Governo i voti più cordiali, ma sono del parere che in una politica estera che sia una politica e non un semplice sommario di sentimenti e risentimenti, bisogna che ai posti più delicati vadano gli uomini che, su tutto il terreno, siano d'accordo col pensiero del nuovo Governo.

Ho la tristezza di abbandonare qui un lavoro che sapevo fecondo e che confido sarà continuato, ma, convinto della necessità della mia decisione di mandare le dimissioni da Ambasciatore d'Italia in Francia, mi tengo pronto a partire immediatamente, oppure ad attendere il nuovo Ambasciatore, qualora il Governo di S. M. preferisca così».

l

l -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

(l) Il telegramma dello Sforza a Mussolini diffuso .dalla stampa era stato del seguente tenore:

3

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. GAB. s. n. Parigi, 31 ottobre 1922, ore 10,50 (per. ore 14,15).

Desidero assicurarti che ho inviato dimissioni con tanto maggior dolore in quanto mio sentimento spingevami lavoro unione; ma, poichè in politica tutto tiensi, mio dimettermi era inevitabile dopo quanto enunciato Napoli almeno per quanto concerne una mia permanente collaborazione diretta.

4

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 1587. Parigi, 31 ottobre 1922, ore 14 (per. ore 18).

Notizia mie dimissioni diffusasi rapidamente nei circoli politici aveva prodotto viva impressione temendosi significasse mia divergenza di vedute col nuovo Governo circa opportunità buoni rapporti con Francia come base essenziale per sicuri e dignitosi rapporti con Inghilterra oggi e forse con altre Potenze domani. Ho rassicurato efficacemente tutti i punti a Poincaré ed ai dirigenti della pubblica opinione ho mostrato come il movimento suscitato giornali francesi avesse già adottato concetto che io sempre propugnai cioè cordialissime relazioni con la Francia 'sulla base di assoluta parità per la tutela dei nostri interessi essenziali. Ho fatto rilevare come mio stesso telegramma di dimissioni che è stato tosto noto ovunque chiariva che le ragioni del mio ritiro provenivano da sensazione per niente riferentesi alla politica italiana verso francesi (1). Presso di me Poincaré che a più riprese esprimette con ca:J.ore speranza che mi intendessi con V. E. per rimanere; rispondevo che io ero lieto di avere con lui degli pttimi rapporti personali ma che recenti dichiarazioni V. E. in altro campo della politica estera che io stimo essenziale per garantire la nostra indipendenza sembravano troppo contrastare col meditato insieme della mia concezione e che quindi una permanente collaborazione diretta era oggi esclusa. Anche nel caso della tutela che ambedue dovevamo avere della dignità del nostro pensiero politico.

5

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. CONF. 7281/848. Vienna, 31 ottobre 1922, ore 14 (per. ore 20,30).

Giorni orsono ha avuto luogo a Vienna riunione 110 fiduciari partito oristiano sociale. Seipel espose sua politica e accordo Ginevra che venne calorosamente approvato. Mi è stato riferito che attuale crisi in Italia fu oggetto lunghi

discorsi e che avvento fascisti al potere determina nel partito timore complicazioni serie tra Italia e Jugoslavia con ripercussione sulla Stiria Carinzia e timore ritardo o rifiuto da parte del nuovo Governo concessione garanzie alla opera risanamento Austria promessa Ginevra. Italia è stata accusata aver con sua decisa opposizione neutralizzata idea primitiva appoggiata dallo stesso Maresciallo Foch di sostituire al malskuro esercito mercenario in Austria milizia nazionale. Non sono mancati oratori che hanno tranquillizzato riunione rettificando fantastiche erronee asserzioni concernenti Italia. Capo Heimwehr Tirolo parlando del movimento dei fascisti alla frontiera Tirolo ha detto non essere preoccupato perchè «dalle assicurazioni avute personalmente a Parigi egli può dire che fascisti passando Brennero e giungendo Innsbruck si accorgerebbero che Francia non ha intenzione abbandonare Tirolo né a loro né all'Italia». Nel corso discussione è risuUato che Heimwehr hanno ricevuto e ricevono sovvenzioni da alcuni ci;rcoli francesi. Riguardo politica interna mentre grandissima maggioranza partito spinge Governo profittare momento favorevole e fare elezioni, dal resoconto del cassiere è risultato fondi disponibili sono insufficienti affrontare spese campagna elettorale.

(l) Con telegramma n. 1588 in pari data, diretto ai consolati dipendenti, l'ambasciatore Sforza chiariva che la sua • decisione essendo dettata da considerazioni di politica estera di tutt'altro campo di quello dei rapporti italo-francesi • non avrebbe influito in nulla sui rapporti stessi.

6

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A FIUME, CASTELLI

T. 2476. Roma, 31 ottobre 1922, ore 18.

Pregola sconsigliare energicamente anche mio nome qualsiasi manifestazione atta turbare tranquillità pubblica danneggiante stessa causa nazionale. Voglia subito informare Direttorio Fasclo locale e rassicurarmi.

7

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, POINCARÉ, E AL PRIMO MINISTRO INGLESE, BONAR LAW

T. 2479. Roma, 31 ottobre 1922, ore 18,20.

Invitato dal mio Sovrano ad assumere la responsabilità del Governo quale Rappresentante delle idealità italiane di Vittorio Veneto, tengo a far subito pervenire il mio cordiale saluto ai Capi dei Governi delle Nazioni la cui amicizia è stata consacrata dal sangue sparso in comune per il raggiungimento della Vittoria. Confido che nell'adempiere il compito affidatomi di provvedere alla tutela dei supremi interessi nazionali, che si conciliano con gli interessi della pace e della civiltà del mondo, sia assicurata all'Italia, come è mio vivo desiderio, quell'amichevole solidarietà delle Nazioni Alleate che ritengo indispensabile per l'efficacia della loro azione politica (l).

(l) Nella minuta le parole • che si conciliano con gli interessi della pace e della civiltà del mondo • sono autografe di Mussolini.

8

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI INGLESE, CURZON

T. 2478. Roma, 31 ottobre 1922, ore 18,20.

Assumendo le funzioni di Ministro degli Esteri mi affretto ad inviare subito a V. E. i miei più cordiali saluti, confidando nella Sua amichevole collaborazione nei problemi che interessano i due Paesi legati da vincoli di tradizionale amicizia.

9

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL SEGRETARIO DI STATO DEGLI STATI UNITI, HUGHES

T. 2477. Roma, 31 ottobre 1922, ore 18~20.

Nell'assumere il Governo per incarico di S. M. il Re, rivolgo a V. E. H più cordiale saluto, facendo sicuro affidamento sull'amichevole collaborazione economica e spirituale dei nostri due Paesi. Ciò mi è tanto più gradito per il fatto che il popolo Italiano guarda alla nobile Nazione Americana con piena fiducia che essa saprà comprendere e valutare gli sforzi compiuti dalla Nazione Italiana pel conseguimento della vittoria comune (1).

10

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA

T. GAB. 24024 (2). Roma, 31 ottobre 1922, ore 19.

Debbo interpretare come gesto poco amichevole e pochissimo opportuno sue decisioni dimettersi prima ancora aver ufficialmente conosciuto mie direttive in materia politica estera che esporrò alla Camera. Direttive che comunque non saranno semplicemente una somma di sentimenti e risentimenti, come Ella ha il torto di opinare. La invito formalmente a conservare suo posto e a non creare imbarazzi al Governo che in questi momenti rappresenta espressione più alta coscienza nazionale. Attendo assicurazione telegrafica, riservandomi ulteriori decisioni suo riguardo.

11

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. 2481. Roma, 31 ottobre 1922, ore 20,30.

Assumo oggi Governo d'Italia e carica Ministro Affari Esteri ad interim. Attendo ·che nell'opera di tutti si trasfonda nuova e più vasta coscienza della Patria.

Prego comunicare Uffici dipendenti.

(l) -Nella minuta sono autografe di Mussolini le parole «economica e spirituale., e le parole c compiuti dalla nazione italiana pel conseguimento della vittoria comune ». (2) -Il telegramma è del gabinetto del ministero dell'interno.
12

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7290/1590. Parigi, 31 ottobre 1922, ore 21 (per. ore 2,30 del l nov.).

Telegramma ministeriale n. 2432 (1).

Se impossibile fare accettare ai turchi articolo 239 (2) ed impossibile ottenere direttamente concessioni dai turchi prima conclusione pace, soluzione diplomatica presentasi molto difficile sulla base accordo marzo scorso.

Nogara proporrebbe risolvere problema con accordo fra i due gruppi finanziari interessati per l'applicazione immediata dell'articolo 4 del tripartito {;-;ettando società generale ferroviaria interalleata e regolando possibilmente anche rapporti futuri in caso si rendesse necessario od opportuno scioglimento proposta Società. Egli proporrebbe anche contrarre fra i due gruppi francese ed italiano per l'applicazione dell'articolo 7. Ma con questo progetto nostre concessioni non prendono immediatamente una propria fisionomia politica e comportano un onere finanziario considerevole che non si potrebbe suggerire senza concorso dello Stato, quindi a mio avviso una intesa diretta coi turchi sarebbe di gran lunga preferibile.

All'accordo dei tre gruppi per le.concessioni ferroviarie si oppone il rifiuto del gruppo inglese il quale ha dichiarato al gruppo francese che esso considera l'accordo tripartito decaduto. Il gruppo inglese lascia intendere che la mutazione politica avvenuta in Asia Minore ha trasformato la zona di Smirne in zona d'influenza inglese.

Gruppo finanziario francese della Banque de Paris et des Pays Bas al quale Nogara ha accennato programma costituzione sopra detta società generale ferro\'iaria pur essendo in massima favorevole ha espresso opinione che tale iniziativa deve essere preceduta da un accordo fra i tre Governi e non può essere d'iniziativa del gruppo francese che segue in materia le direttive del suo Governo. Nogara avendo ae<:ennato necessità che gruppo italiano abbia un terzo nella combinazione finanziaria, il gruppo fuoancese disse ciò difficile perchè il gruppo italiano non ha attuali attività da mettere in società, ma su questo punto il gruppo francese si rimetterebbe al suo Governo. Nogara considerando inutile prolungare il suo soggiorno, partirà domani per Milano per raggiungere Roma subito dopo. Prego farmi conoscere pensiero R. Governo anche per passi eventuali da farsi presso il Governo francese.

13

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7283/1591. Parigi, 31 ottobre 1922, ore 21 (per. ore 2,30 del l nov.).

Ho rivisto Poincaré che ho ancora voluto rassicurare. Debbo riconoscere che egli era turbato e perplesso per l'avvenire, ma fermamente deciso porre

fin da ora ogni buon volere pei rapporti fra i due Paesi. Ho tratto dalla maggiore libertà di Ambasciatore dimissionario il modo di accentuargli delle verità amare per la vanità francese e confortarlo necessità suprema anche per Francia buoni rapporti con noi. Governo di V. E. troverà qui ottimo terreno. Poincaré è molto preoccupato anche della inevitabile tracotanza turca, della difficoltà di trattare coi turchi a Losanna e della necessità di intervenire se durano le brutalità turche testè iniziate in Anatolia contro i cristiani che vengono deportati in massa.

I turchi stanno commettendo il gravissimo errore di credere alla efficacia di una politica di sola forza mentre niente è più debole e transitorio della sola forza.

(l) -Allude al telegramma trasmesso il 28 ottobre alle ore 2 dello Schanzer alle ambasciate di Parigi, Londra e Costantinopoli. (2) -Del trattato di Sèvres.
14

L'AMBASCIATORE A BERLINO, FRASSATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 249. Berlino, l novembre 1922, ore 10,30 (per. ore 19).

Decifri Ella stessa. Essendosi mutata situazione politica obbedisco sentimento correttezza mettendo a disposizione di V. E. mio posto. Rassegno perciò dimissioni.

15

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. GAB. 1594. Parigi, l novembre 1922, ore 12 (per. ore 17).

Grazie tuo n. 3748 (1). Leggendo mio odierno telegramma n. 1592 a Mussolini (2) vedrai che non potevo fare altrimenti proprio per riguardo a Lui. Nè potevo venire Roma conferire con Lui perchè volgo avrebbe detto che venivo cercare rafforzare portafoglio e dimettermi dopo era peggio oscurando mio sentimento verso Mussolini. Esso ti sarà chiaro quando rifletterai ·Che proprio per la libertà eU Lui era meglio io mi dimettessi subito e non quando una divergenza specifica sorgesse su di un negoziato. Con Mussolini e proprio con Lui a differenza dell'ombre precedenti io non posso fare l'Ambasciatore che se sono in tutto e per tutto d'accordo e ben sicuro che ogni parte del mio pensiero è condiviso da Lui tanto che conseguenza paradossale sarebbe che farei con Lui meglio un Ministro degli Esteri che l'Ambasciatore. Tu intendi che questa dimostrazione per quanto assurda è detta solo a chiarimento del mio pensiero. Nesti mi telegrafa che nota Agenzia Havas non pubblicata. Ti prego di dire Mussolini che parlo come un fedele servitore dello Stato e come suo amico personale consigliandogli fare pubblicare subito nota Agenzia Havas. La notizia delle mie dimissioni è

in tutta la stampa Agenzia diplomatica. Non mi pare moralmente utile per un Governo forte dimostrare di nascondere una notizia simile. Se Governo lo crede io non avrei nessuna difficoltà che una nota Agenzia Stefani aggiunga che io rimango per il momento e che anzi suo desiderio che continui ..... servirlo alla Conferenza. A scanso equivoco !asciami aggiungere che tutto lo suggerirò soltanto se può essere gradito ma io non ho in proposito menomo desiderio personale.

(l) -Pubblicato al n. 2. (2) -Pubblicato al n. 17.
16

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 853. Vienna, l novembre 1922, ore 13 (per. ore 2 del 2).

In via confidenziale mi viene riferito essere giunta al Cancelliere una lettera privata di Benes. Questi gli fa presente gravissime difficoltà nelle quali si trova il Paese e Governo per crisi industriale e lotta nazionalista. Tuttavia lo assicura che quanto fu fissato a Ginevra ed a Praga in occasione del viaggio Ministro austriaco sarà mantenuto e che egli, secondo ,gli accordi presi con Parigi, presenterà Parlamento progetto di legge garanzia prestito all'Austria contemporaneamente presentazione in Inghilterra progetto da parte .Governo francese.

Benes scrive essere molto preoccupato avvenimenti verificatisi in Italia e mutamento Governo. Per quanto riguarda .A-ustria teneva assicurare il Cancelliere che prestito si farebbe eventualmente anche senza l'Italia poichè egli si è già messo d'ac.corao con Balfour e Poincaré che nel caso mancanza· dell'Italia ciascuna delle tre Potenze si assumerebbe una maggiore quota garanzia, una parte cioè del 28 per cento.

Evidentemente queste indirette confidenze provenienti Cancelliere possono essere interpretate ·come pressione sulle decisioni del R. Governo. Ma data disposizione d'animo del Cancelliere a favore Italia e convenienza politica per il Governo Federale che l'Italia non venga mancargli nel giuoco di equilibrio che necessariamente deve seguire, esse possono essere considerate come opportuno avvertimento ed è perciò che le comunico.

17

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 1592. Parigi, l novembre 1922, ore 15 (per. ore 21,15).

Suo telegramma n. 24024 (1). Confermo quanto facile essere fraintesi a distanza. Miei chiarimenti successivo telegramma cifrato le hanno forse meglio spiegato mio atteggiamento che

ebbe unico pensiero evitarle delle difficoltà facilitare opera nuovo Governo. Se mi sono dimesso subito è stato per un profondo riguardo personale verso di Lei. Agendo come agisco mostro solo non condividere alcuna idea del suo discorso Napoli. È invece se mi fossi dimesso in seguito a delle sue dichiarazioni di Governo che avrei creato imbarazzi.

Le aggiungerò che è appunto perchè opino non essere davanti a dei soli sentimenti che non sarebbero che forme effimere ma davanti ad una politica di insieme da seguire con profonda fede da chi la condivide in ogni sua parte (·he io ho stimato mio dovere andarmene prima ciò Le crei minimo imbarazzo.

Restando sarei rimasto con scarsa autorità e quindi senza valore per il Paese. Avrei avuto aria cedere a tutti interessi anche materiali che mi spingevano rimanere qui giacchè lasciando Ambasciata debbo mettermi a lavorare.

Si può rimanere Ambasciatore con un Gabinetto di cui non si condividono tutte le idee se è uno dei soliti Gabinetti italiani senza vita. Ma io spero con tutto l'animo che suo Governo sia lungo e felice perchè se fosse breve ciò significherebbe disastro. E con tale Governo per fare l'Ambasciatore nel solo modo in cui io so farlo bisogna sentirne e dividerne tutto quanto il pensiero altrimenti non si è che dégli impiegati e dei mantenuti.

Ma se la mia decisione è immutabile è anche certo che io sento profondo dovere mostrare oggi che non solo non vi è opposizione nell'animo mio ma invece desidero lavorare insieme in quel modo che potrei senza sentirmene diminuito. Donde mia decisione essere pronto rimanere mio posto fino all'arrivo del nuovo Ambasciatore ed anche come scrissi già a Roma avantieri a V. E. essere pronto ad accettare (ove ci intendessimo sulle direttive) rappresentanza Italia nella Conferenza Turchia se Ella ciò desiderasse e conservando in ogni modo fino alla fine della Conferenza direzione Ambasciata. Ma non posso conservare un posto permanente appunto perchè non voglio avere da dimettermi a metà dell'opera sua. Potrò ripigliare ogni posto permanente con Lei quando non ci sia più questo rischio per Lei. Le auguro successo con cuore italiano ed auguro al capo del Governo trovare molti uomini che si spieghino con lui con la mia serenità e cordialità alta.

(l) Pubblicato al n. 10.

18

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7313/1596. Parigi, l novembre 1922, ore 21 (per. ore 3,30 del 2).

È corsa voce anche in Italia (telegramma Ministeriale 2441 del 28) che i francesi potessero rivedere la loro politica siriana magari giungendo all'abbandono del mandato in cambio di privilegi più ristretti ma più concreti nel Libano.

Una inchiesta accurata da me compiuta mi permette escludere ciò. I turchi l'hanno forse creduto un momento dietro parole imprudenti di Franklin Bouillon. Governo francese attenuerà proprio esercizio del mandato che ora costituisce per la Francia un disastro politico ed economico. Francia apprende ora a proprie spese in Siria che vi sono delle conquiste che equivalgono a delle sconfitte. Ma attenuazione del mandato sarà un fatto interno. Dal punto di vista internazionale Francia non lo abbandonerà.

Starà in quel campo accanto all'Inghilterra. Se da parte italiana si sollevasse anche teoricamente la questione dei mandati si rimarrebbe soli.

Inversamente è da temersi che noi resteremo soli se e quando volessimo difendere la vitalità del tripartito. Inghilterra ci abbandonerà brutalmente. Francia dirà che rispetta la sua firma ma un rispetto come quello che durante la guerra gli alleati ebbero pel patto di Londra.

Da lungo tempo raccomandai al predecessore di V. E. di negoziare con turchi il tripartito contro delle concessioni concrete. Ma volere dei guadagni reali e non dei falsi guadagni sulla carta significa in Italia essere rinunciatari.

19

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 11580. Roma, l novembre 1922, ore 21,50.

Prego telegrafarmi d'urgenza breve rapporto su impressioni che recenti avvenimenti in Italia han prodotto presso codesti circoli politici diplomatici e finanziari e su codesta stampa.

20

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SÙMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 7317/593. Belgrado, l novembre 1922, ore 22,30 (per. ore 3 del 2).

Persona bene informata mi ha detto che durante ultimo Consiglio dei Ministri presieduto Sovrano fu accennato convenienza di un accordo con Bulgaria appoggiando aspirazioni bulgare circa autonomia T,racia e sbocco all'Egeo per avere Jugoslavia mano libera su Salonicco. Re Alessandro avrebbe dichiarato che egli non si sarebbe prestato a simile politica che definì essere un vero e proprio tradimento verso Grecia. Pasic non si pronunciò ma Nincic mostrò di condividere idee del Sovrano. Mi è difficile prevedere se Re Alessandro e Nincic manterranno loro punto di vista di fronte a pressione opinione pubblica.

Questo Ministro Romania mi ha detto oggi che il riavvicinamento serbobulgaro (voluto sopra tutto dai croati ed ora, dopo la sconfitta greca, anche dalla Serbia) allontanerà ancora di più Romania dalla Piccola Intesa e non mi ha nascosto sua preoccupazione per il peso che potrà avere in avvenire nella politica della Europa orientale, e balcanica in particolare, il blocco slavo-czecoserbo-bulgaro.

In questi circoli dirigenti si afferma, forse non a torto, che la Jugoslavia eserciterà una influenza notevole nelle deliberazioni della prossima conferenza oriente pevchè il suo atteggiamento potrà avere influenza decisiva per i greci per i bulgari e fino a un certo punto anche per i turchi. Si è inoltre sicuri delle benevole disposizioni della Francia.

Qualora a Losanna in un modo o in un altro la questione di Salonicco dovesse veramente essere sollevata (e sempre che il R. Governo non ritenesse di ostacolare senz'altro aspirazioni serbe) sarebbe forse il caso tentare ottenere qualche concessione in Adriatico a nostro favore. Per indurre serbi a trattare in tal senso sarebbe utile far conoscere, nel modo eh·~ V. E. giudicasse più opportuno, che il R. Governo si opporrebbe a qualsiasi modificazione dello statu quo nei riguardi di Salonicco. È bene tener presente che i serbi attribuiscono al problema dello sbocco all'Egeo una importanza forse maggiore che non al problema Adriatico ed a quello di Fiume in particolare.

21

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 1593. Parigi, l novembre 1922.

Avevo stabilito recarmi con Giuriati e Jacini 4 e 5 novembre Marsiglia per presiedere delle cerimonie patriottiche italiane. Malgrado le mie dimissioni credo dover andare egualmente tanto più che Giuriati mancherà. Il 6 ed il 7 ho degli impegni a Parigi che hanno fra l'altro lo scopo di evitare sorger di certe campagne di stampe contro nuovo Governo italiano. Dopo di che potrei venire Roma a conferire con lei se Ella concorda nelle considerazioni di cui al mio telegramma

n. 1592 (1). Anche per le sue dichiarazioni alla Camera dei Deputati riterrei opportuno Ella veda mio telegramma odierno n. 1596 circa i mandati (2).

22

IL CONSOLE A MONTREAL, BOLOGNESI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 3667/163. Montreal, l novembre 1922.

Nel Canadà è limitatissima la conoscenza delle condizioni del nostro Paese, dei nostri problemi interni, e di quelli di carattere internazionale.

Mancando le notizie di fonte diretta, l'opinione pubblica viene foggiata da quelle tendenziose di fonte inglese o da quelle della stampa gialla americana. I recenti avvenimenti sono stati così dipinti come rivoluzionari ed il fascismo viene descritto come un partito antidemocratico al servizio delle classi abbienti,

lO

!imitatore colla violenza delle altrui libertà, imbevuto di idee imperialiste, minaccioso per la pace dell'Europa.

Si ignora e si vuol ignorare ·che esso rappresenta una reazione alla prepotEcnza comunista, un fermo al disordine ed alla anal"'chia, un'aspirazione ad una struttura economica e politica più sana, più vigorosa, più efficace, una tendenza più consona ai nuovi bisogni ed alla nuova situazione derivata dalla grande e gloriosa guerra.

Non si vuoi riconoscere la parte spirituale del movimento e lo si vorrebbe ridurre ad un movimento di irrequieti e di ambiziosi.

Quanto alla politica estera, a bella posta si fa confusione tra aspirazioni ideali e deduzioni positive e si affastellano brani di discorsi pronunciati nei momenti più diversi da V. E. e da altre personalità e si impastano gli uni agli altri, per affermare che il programma positivo del partito è la guerra alla Jugoslavia, l'odio all'Inghilterra, la inimicizia alle potenze della Piccola Intesa.

Non sta a me l'indicare a chi risalga la colpa di aver trascurato di far conoscere all'estero la vera situazione del nostro Paese. Sarebbe mia ferma intenzione di fare di tutto per portarvi rimedio in questo Paese.

Disgraziatamente, però, per ristrettezza di mezzi non sono al ·caso di mantenere i necessari contatti colla colonia, coi colleghi, colla società locale, colla stampa, e colle autorità.

Ho già informato il Superiore Dicastero di questa mia triste situazione, che mi impedisce di rendere i servigi che il Governo a!.'jpetta da me. Intendo ora di riconfermarla perchè è sommo mio desiderio di ·corrispondere a quanto V. E. giustamente da me esige.

(l) -Pubblicato al n. 17. (2) -Pubblicato al n. 18.
23

IL' MINISTRO A L'AJA, CARROBIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 100. L'Aja, 2 novembre 1922, ore 1,50 (per. ore 19,30).

Durante Congresso di Napoli regnava qui una certa apprensione temendo gravi conflitti in Italia; quando però si seppe che V. E. aveva assunto il potere senza che ordine fosse turbato apprensione svanì.

Circoli politici e diplomatici hanno assunto attitudine di attesa. Soltanto qualche diplomatico, come Ministro di Francia e qualche rara personalità politica, sembrano ritenere che politica italiana tenda ad imperialismo pericoloso.

Alla Borsa avvento di V. E. fu salutato con notevole miglioramento nostro cambio.

Stampa per la massima parte riproduce commenti francesi inglesi e tedeschi secondo tendenze dei singoli giornali. Ciò proviene dal fatto che questa stampa non riceve notizie dirette dall'Italia essendo rimaste senza risposta tutte le mie proposte a codesto Ministero Esteri per fare istituire scambio regolari telegrammi fra Agenzia Stefani ed Agenzia Olandese. Soltanto Telegraf di Amsterdam si mostra veramente ostile forse perchè nutre simpatie pan-jugoslave, forse perchè ha in Roma corrispondente che sempre dimostrò antipatia per movimento fascista.

In complesso io credo che malgrado opera questa R. Legazione per far conoscere origine, intenti e programma fascismo, questo non sia abbastanza noto e che occorrerebbe mettere a disposizione di questa autorità mezzi adeguati per propaganda bene organizzata.

Quanto precede in risposta al telegramma di V. E. 11580 (1).

24

L'AMBASCIATORE A BERLINO, FRASSATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7343/250. Berlino, 2 novembre 1922, ore 3,10 (per. ore 18,45).

Telegramma di V. E. n. 11580 (1).

Sentimento e giudizi suscitati dai fatti Italia sono diversi secondo la tendenza politica e sociale. Governo rimasto preoccupato per i riflessi che movimento italiano può avere su politica interna. Partiti destra naturalmente entusiasti avvenimento serrano file· e dicono che Germania dovrebbe seguire esempio, specialmente in Baviera dove qualche giorno fa movimento era così serio ed intenso da far credere possibilità colpo di mano contro il Governo da parte elementi estrema destra i quali disapprovando politica di sinistra Governo Berlino non temerebbero nemmeno conseguenza distacco impero pure di realizzare programma politica interna. Questi circoli si proponevano annessione immediata Tirolo austriaco con tendenza ad unire più tardi Austria tedesca sotto Dinastia bavarese. Se movimento non diventò acuto devesi scissione profonda fra stessi elementi destra. Parte di questi, capitanati da Ludendorff effettivamente prussiano, sono profondamente unitari e si oppongono con massima energia tutto quanto può rompere unità patria germanica. Così estreme conseguenze evitate: ma agitazione in Baviera permane. Nelle altre parti impero si nota che avvenimenti italiani hanno rinforzato volontà azione elementi destra. Per tutte queste ragioni Governo germanico non prova nessuna simpatia verso i fatti d'Italia. Di conseguenza anche circoli politici che costituiscono maggioranza ministeriale cioè socialisti cattolici democratici rimangono apertamente ostili giudicando movimento rivoluzionario di destra ed apertamente ribelle costituzione. I circoli finanziari riservano atteggiamento attesa se nuovo Governo riesce realizzare promessa fatta radicale restaurazione finanziaria; quando ciò non avvenga considereranno finanza italiana irrimediabilmente perduta. Concludendo decisamente favorevoli solo circoli nazionalisti ma Governo italiano non commetterà certamente errore confondere politica estera con politica interna. Entusiasmo nazionalisti tedeschi deriva solo da desiderio sfruttare fatto Italia a proprio vantaggio; ma rimangono in ogni caso decisamente ostili nostra politica di guerra, per cui secondo mio parere sarebbe jattura nostro Paese se col tempo questo partito arrivasse al potere.

(l) Pubblicato al n. 19.

25

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, DANEO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7339/161. Bruxelles, 2 novembre 1922, ore 11,40 (per. ore 1,30 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580.

Impressione prodotta da ultimi avvenimenti italiani è in .generale sinceramente favorevole in tutti circoli belgi eccetto in quelli socialisti. Si rileva con grande simpatia energia spiegata da un partito creato da combattenti di guerra comune per annientare tentativi bolscevismo pericolosi per tutta Europa; negli ambienti finanziari si esprime più viva approvazione propositi anti-demagogici nuovo Gabinetto in materia finanziaria. Soltanto negli ambienti ligi politica francese si accenna qualche apprensione circa orientamento politica italiana nei riguardi Francia. Ho trasmesso ieri testo commenti principali giornali ·belgi, salvo Peuple, sostanzialmente favorevoli parecchi ispirati viva simpatia.

26

IL MINISTRO AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7344/94. Cairo, 2 novembre 1922, ore 13,20 (pe1·. ore 18,45).

Telegramma di V. E. n. 11580.

Ultimi avvenimenti commentati assai favorevolmente con simpatia stampa locale, da circoli politici finanziari e da connazionali per rapidità ordine con cui crisi fu risolta. Biografia elogiosa e programma V. E. riprodotti da gran parte giornali arabi ed europei. Certo timore viene manifestato da stampa francese per ciò che riguarda politica adriatica pur esprimendo speranza che il

R. Governo saprà comprendere interesse mantenimento relazioni cordiali coi vicini conforme dichiarazioni V. E. Organo nazionale egiziano rammenta che nel 1919 V. E. si è fatto paladino indipendenza Egitto.

27

IL MINISTRO A COPENAGHEN, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 7351/207. Copenaghen, 2 novembre 1922, ore 17,05 (per. ore 20,50).

Telegramma di V. E. n. 11580.

Ultimi avvenimenti hanno prodotto in Danimarca impressione non cattiva. Circoli politici governativi finanziari sono in generale favorevoli all'esempio dato dall'Italia di sana reazione contro generale rilassamento ma mostrandosi alquanto preoccupati circa nostra politica estera. Ciò è dovuto a notizie che data provenienza estera Parigi e soprattutto Berlino sono accolte dai giornali danesi. Ho immediatamente agito presso direttori giornali interessando in proposito anche questo Ministero Esteri e qualche commento alquanto allarmante del primo giorno non si è subito ripetuto. Tali notizie hanno anche prodotto qualche impressione che ho tosto dissipato presso questo corpo diplomatico dimostrando ai colleghi, come ho dimostrato ad uomini politici funzionari e direttori giornali danesi, che tutte le nazioni avevano da rallegrarsi nel vedere inaugurarsi in Italia politica di ordine rigida amministrazione dignità patriottica che può benissimo essere unita con cordiali rapporti internazionali. Corso lira poco diminuito 30 e 31 ottobre tende a ritornare uguale epoca precedente avvenimenti.

28

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MONTEVIDEO, ALLIATA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7363/2907. Montevideo, 2 novembre 1922, ore 17,20 (per. ore 9,40 del 3).

Circa ultimi avvenimenti Italia questi circoli politici, diplomatici, finanziari e stampa hanno mantenuto sobria equanime attitudine. Trionfo fascismo è considerato salutare rivoluzione senza spargimento sangue. Costituzione nuovo Governo ha prodotto unanime favorevole impressione. Si rileva correttezza costituzionale S. M. il Re fedele interprete aspirazioni e si rende omaggio eminenti qualità V. E. che con inusitata celerità ha costituito governo forte e omogeneo. Si ,commentano favorevolmente primi atti V. E. facendo voti che forte azione nuovo Governo sia coronata da successo per bene Italia e Europa. Colonia italiana esultante ascesa potere V. E. massimo esponente volontà nazionale realizzare all'interno e all'estero benefici nostra vittoria.

29

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA

T. GAB. U. PRECEDENZA ASSOLUTA 3777. Roma, 2 novembre 1922, ore 18,40.

Pregola venire immediatamente a Roma.

30

IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7341/315. Praga, 2 novembre 1922, ore 19 (per. ore 1,40 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580. Prime impressioni per recenti avvenimenti italiani nei circoli politici Praga sono stati di allarme e nervosismo. Stretti legami con Jugoslavia e presenza a Praga numerosi parlamentari jugoslavi venuti per celebrare IV anniversario repubblica hanno certamente influito .su tali impressioni pessimistkhe. Nel trionfo fascismo si è visto qui anzitutto un pericolo imminente conflitto tra

Italia e Jugoslavia nel quale Cecoslovacchia verrebbe necessariamente trascinata. Si affacciano anche timori complicazioni per questioni austriache ed in generale per revisione trattati. Si teme anche che fascisti italiani incoraggiati tendenza nazionalismo tedesco e si prevede possibilità alleanza italo-tedesca diretta contro mantenimento statu quo territoriale. Movimento fascista non è stato mai considerato con simpatia per due speciali ragioni. Per la pretesa politica antislava e la sua lotta contro il socialismo nelle cui teorie questa democratica repubblica ammanta suo carattere prettamente borghese. Ma dopo la sorpresa ed il disorientamento della prima ora è subentrato in molti un senso di incertezza e di attesa che pur mantenendo apprensione per turbamento pace non osa esprimere un netto giudizio nè di condanna nè di plauso. Nei circoli finanziari si è meravigliati del lieve rialzo lira mentre si attendeva un crollo precipitoso. Ma non si fanno rosee previsioni. Linguaggio stampa di cui ho riferito primi commenti varia secondo tendenza giornali ma se non è in genere favorevole non si può dire tranne isolate eccezioni che sia decisamente ostile. Argomento di principale critica e di unanime allarme è anche nella stampa previsione inevitabile rottura con Jugoslavia considerandosi prog.ramma adriatico fascista divenuto programma di governo. Organo nazionalista, avendo dimostrato simpatia per teoria e trionfo fasci, stato attaccato da organo altro colore ed accusato antepor.re della politica di parte ad interessi italiani jugoslavi e in genere. Governo condividendo generale allarme mantiene però prudente riserbo di giudizio mostrando interesse svolgimento nostra crisi nazionale e nutre fiducia sulla possibilità evitare complicazioni campo internazionale. Riterrei molto opportuno che V. E. mi autorizzasse a fare a Benes qualche dichiarazione nel senso del telegramma a Poincaré e Bonar Law (l) la cui pubblicazione ha avuto qui effetto tranquillità.

31

IL MINISTRO A LISBONA, SERRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7358/64. Lisbona, 2 novembre 1922, ore 19 (per. ore 4,30 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580. Circoli politiei portoghesi mostransi spontaneamente favorevoli avvenimenti italiani fino al punto che autorevoli personaggi politici venuti consultarmi possibilità creare partito fascista Portogallo. Colleghi diplomatici mantengono riserva d'uso salvo spagnolo, belga, argentino che hanno espresso felicitazioni. Circoli finanziari vedono avvenimenti con ottimismo tanto che lira italiana aumentata nella Borsa di ieri di 30 punti. Stampa incerta primo giorno mostrasi ora favorevole pubblicando articolo di reduci italiani di guerra. Si fanno grandi preparativi sotto i miei auspici per commemorare vittoria 4 novembre e rinascita italiana.

(l) Pubblicato al n. 7.

32

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7365/858. Vienna, 2 novembre 1922, ore 19 (per. il 3).

Mi riferisco mio telegramma n. 855 (1).

Nella conversazione di stamane Ministro Affari Esteri mi ha detto che al Governo austriaco sarebbe assai gradito e politicamente opportuno se cancelliere presentando sabato o lunedì prossimo al Parlamento progetto legge per attuazione accordo Ginevra potesse da V. E. essere autorizzato fare dichiarazioni su sentimenti del nuovo Governo d'Italia a favore dell'Austria come su intenzioni di V. E. rispetto impegni presi a Ginevra e progetto di legge per garanzia da presentarsi al nostro Parlamento.

Mi permetto far presente a V. E. che essendo molto difficile e a mio avviso non consigliabile per Italia ritirarsi dall'azione ·comune a favore dell'Austria, quando considerazioni a me ignote non consiglino a V. E. altra decisione, riterrei opportuno togliere opinione pubblica austriaca da presente incertezza e fare al Cancelliere dichiarazioni desiderate, dando con ciò all'attuale Governo austriaco aiuti della massima importanza.

33

IL MINISTRO A SANTIAGO, CASTOLDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7360/36. Santiago, 2 novembre 1922, ore 19,30 (per. ore 11,40 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580.

Prime notizie confuse tendenziose prodotte sentimento attesa pessimistica. Telegrammi da Londra Parigi United Press talvolta allarmanti comparvero su giornale opposizione La Nazione ordinariamente influenzata da Francia e Jugoslavia. Più sereno e prudente fu giornale Mercurio aderente circoli politici Presidente della Repubblica. Intervenni subito con due interviste e due comunicati che raggiunsero valido effetto. Stampa assunto indirizzo simpatia.

Circoli politici aderenti partito Presidente della Repubblica sono per noi. Circoli politici di opposizione sono pure favorevoli per fisionomia antibolscevica fascista. Lo stesso circoli finanziari.

Ho ricevuto rallegramenti da personalità Senato Camera dei Deputati e

circoli intellettuali.

Spedisco per posta relazione (2).

(l) -Allude al telegramma 7310/855. trasmesso il 1° novembre alle ore 19, non pubblicato,col quale dava notizia del desiderio espressogli dal Cancelliere austriaco di buone relazioni con l'Italia. (2) -Non pubblicata.
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L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7342/650. Costantinopoli, 2 novembre 1922, ore 20 (per. ore 4,20 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580. Prima impressione di questi circoli politici e diplomatici e della stampa su gli ultimi avvenimenti d'Italia è stata di sorpresa per imponenti manifestazioni fasciste. Si è poi trasformata in generale ammirazione per l'importanza della soluzione pacificamente raggiunta nella quale questa opinione pubblica ravvisa concordia e sicuri segni di rafforzamento della compagine statale italiana. Nei circoli diplomatici vi è qualche preoccupazione per timore di possibili complicazioni internazionali che va però gradatamente attenuandosi. In definitiva si ritiene che nuovo Governo con le forze di cui dispone nel Paese possa imporsi per mantenimento dell'ordine pubblico ed affrontare risolutamente gravi problemi amministrativi e finanziari. N otasi nel cambio un miglioramento della lira italiana in automatica proporzione coll'andamento borsa di Parigi e di Londra. Si ha impressione per Angora calcolare col nuovo Governo di avere anche più favorevole l'Italia.

35

IL MINISTRO A BUENOS AYRES, COLLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7356/104. Buenos Ayres, 2 novembre 1922, ore 20,40 (per. ore 10,50 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580. Impressione questi circoli politici diplomatici finanziari nonchè stampa locale per gli ultimi avvenimenti Italia è evidentemente sorpresa. Pur riconoscendo ideali sentimenti patriottici che li ha prodotti ogni giudizio esplicito è uniformato all'esposizione del programma che il Governo nuovo intende effettuare specialmente in politica estera ed a eventuali ulteriori avvenimenti.

36

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7340/594. Belgrado, 2 novembre 1922, ore 21 (per. ore 3 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580. Ultimi avvenimenti d'Italia e nuovo Governo hanno allarmato questi circoli politici che temevano e temono ancora spedizione fascisti a Sussak e in Dalmazia e si preoccupano soprattutto del risveglio anti-serbo in Ungheria, Albania e in Montenegro mercè aiuto italiano. Nincic che non ha mai perduto calma

-Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

fa ogni sforzo per assicurare ambiente eccitato. In questi circoli diplomatici si giudica in genere situazione con ottimismo e si è nell'attesa delle dichia.razioni dei primi atti del nuovo Governo specialmente in materia di politica estera. Buona impressione nei circoli finanziari a giudicare dalle quotazioni di borsa di Belgrado. La lira italiana che il 29 ottobre era quotata a 251 è aumentata ogni giorno un punto giungendo oggi a 256, mentre franco francese e la sterlina sono rimasti stazionari. Stampa, specialmente croata, è aggressiva.

37

IL MINISTRO A BERNA, GARBASSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7345/794. Berna, 2 novembre 1922, ore 21,30 (per. ore 4,50 del 3).

Seguito telegramma precedente (1). Presidente Confederazione che è forse elemento più equilibrato del Consiglio Federale mi ha detto ritenere che crisi italiana si è svolta costituzionalmente dato che nuovo Governo rappresenta maggioranza della opinione pubblica. Egli non ha alcun timore per rapporti italo-svizzeri che ritiene continueranno eccellenti come prima. Deplora attitudine di una parte della stampa svizze.ra tedesca ed ha fatto dare d'accordo con colleghi Consiglio Federale consigli moderazione e di obiettività. Presidente confederazione conclude che sua opinione è quella di tutti i circoli dirigenti della Confederazione. In termini identici si è espresso onorevole Motta Capo Dipartimento politico. Mi ha detto a dissipare diffidenze alcuni suoi colleghi del Consiglio Federale aveva sostenuto che crisi italiana fu legalmente costituzionale e soluzione sanzionata dal Sovrano che nuovo Governo sarebbe un bene per l'Italia e vantaggioso per rapporti italosvizzeri. Concluse nuovo Governo italiano deve essere guardato con simpatia. Ripetè dichiarazioni del Presidente Confederazione circa stampa. Da Zurigo centro bancario più importante Svizzera mi si riferisce avvenimenti italiani sono contemplati con fiducia dal punto di vista finanziario e si prevede che quotazione lira italiana continuerà migliorare.

38

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7346/1095. Londra, 2 novembre 1922, ore 21,40 (per. ore 3,30 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580. Prima impressione fu di sorpresa anche a causa speciale mutabilità. Ma rapidamente subentrò più serena ed ottimistica valutazione avvenimenti in seguito favorevoli corrispondenze dall'Italia nonchè per effetto azione spiegata

da questa Ambasciata e da amici. Sfere politiche e diplomatiche dapprima preoccupate direttive politica estera attribuite fascismo, sono rimaste rassicurate messaggio V. E. a Bonar Law (1). Ho già riferito ieri sera (mio tel. 1094)

(l) Non rinvenuto.

(2) mio colloquio con Curzon. In genere oggi può dirsi che disposizione predetti circoli è quella stessa riassunta dall'articolo di fondo del Times di ieri (mio tel. 1091) (3) e cioè che nuovo Governo italiano abbia già dimostrato una sensazione reale della situazione europea e quella legittima dell'Italia di oggi. Nei circoli finanziM"i della City prevale opinione ottimistica e favorevole Governo italiano riconfermata oggi dal migliorato corso del cambio. Circa stampa ho telegrafato a codesto Ministero articoli più importanti. In complesso attitudine stampa della capitale e di provincia è stata favorevole dapprima con qualche riserva e poi più esplicita. Giornali odierni pubblicano soltanto favorevole telegramma da Roma senza commenti salvo Manchester Guardian il quale si esprime nel senso nuovo Governo italiano non porterà cambiamenti nella politica per il Levante, ma che circoli ufficiali sono riservati circa possibili effetti sulla politica estera in generale. Neppure laburista Daily Herald fa alcun commento contrario.

39

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7347/1600. Parigi, 2 novembre 1922, ore 22 (per. ore 3,40 del 3).

Telegramma di V. E. n. 11580. Miei telegrammi 1587 e 1591 (4) contengono già parziale risposta pei circoli politici nei quali ha poi creato viva inquietudine un accenno di V. E. alla Tunisia. Ho spiegato a tutti che Ella alludeva non ad una questione territoriale ma al fatto che, come sempre io stesso qui dissi, la francesizzazione forzata degli italiani di Tunisia sarebbe per noi intollerabile. Francia deve sapere che se ciò fa perderà amicizia Italia. Queste mie spiegazioni hanno calmato tale inquietudine. La stampa conservatrice è tutta entusiasta per la nuova situazione italiana. Quella democratica è riservata ma anche per mia azione non vuole -mostrarsi troppo decisamente ostile. Perchè V. E. apprezzi le correnti di opinione pubblica francese al loro giusto valore debbo dirle che mentre Inghilterra va ora a destra e mentre può parere agli spiriti superficiali che l'Italia vada a destra è invece per me indubitato che la Francia va rapidamente a sinistra. Sono le disillusioni della politica nazionalista e militarista che la spingono a sinistra. N e i circoli finanziari vi è riserva ma senza pessimismo.

(l) -Pubblicato al n. 7. (2) -Telegramma non pubblicato, in cui il De Martino comunicava il compiacimento espressogli da lord Curzon per il messaggio inviatogli da Mussolini e qui pubblicato al n. 8. (3) -Allude al telegramma 7302/1091, trasmesso il 1° novembre alle ore 15 e pervenuto alle ore 21, non pubblicato, relativo ai benevoli commenti della stampa londinese sul governo fascista. (4) -Pubblicati ai nn. 4 e 13.
40

IL MINISTRO AD AVANA, NASELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7348/38. Avana, 2 novembre 1922, ore 22.

Tel. di V. E. n. 11580. Avvenimenti Italia hanno prodotto non dubbia ammirazione in questi circoli politici diplomaUci già illuminati patriottiche mire nuovo Govemo. In più occasioni intesi esprimere rimpianto che identico partito politico non esista in ogni Paese. Stampa si limitò riprodurre telegrammi da Europa generalmente ispirati a favorevoli sentimenti. Circoli finanziari ottimisti. Impressione generalmente favorevolissima prestigio altissimo.

41

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7362/398. Budapest, 2 novembre 1922, ore 22,10 (per. ore 4 deL 3).

Telegramma di V. E. n. 11580.

Mio telegramma n. 397 (1).

Crisi italiana è stata seguita con massimo interesse in Ungheria. Circoli stampa liberale ed organi israeliti e socialisti si mostrano sfavorevoli per ragione di partito o per tema esempio italiano possa incoraggiare movimento analogo in Ungheria. Generalmente invece stampa opinione pubblica circoli politici finanziari militari accolgono con viva soddisfazione notizia avvenimento italiano. E ciò sia perchè profondo spirito patriottico ungherese sente simpatia per idea proclamata dalla E. V., sia perchè Ungheria vede con piacere affermarsi Governo forte in Italia e spera direttive sane possano coincidere con interessi ungheresi, speranza avvalorata da attuale allarme stampa jugoslava. Specialmente generale è ammirata l'alta ·saggezza di S. M. il Re, prova saldezza nostro popolo ed energia dell'E. V. Cosi anche si sono espressi con me fra altri Segretario Generale degli Affari Esteri Kania, vecchio funzionario Ball Platz, non sospetto di italofilia, ed il Capo di Gabinetto Presidenza del Consiglio. Anche Ministro di Inghilterra, che non mi nascondeva tuttavia preoccupazioni per i nostri rapporti con Jugoslavia, mi esprimeva con lusinghiere parole la sua ammirazione per il gesto di S. M. il Re e per il sano equilibrio patriottico della Nazione Italiana. Ho fatto osservare a Hohler che senno politico di cui V. E. aveva data luminosa prova nella difficilissima situazione e nella rapida soluzione della crisi doveva essere sicuro affidamento che l'Italia non avrebbe cercato avventure,

poichè politica difesa interessi nazionali non poteva significare turbare rapporti esistenti con altre nazioni.

Ho inviato ieri dettagliato rapporto per corriere (1). Pester Lloyd stasera riporta dichiarazioni fatte in passato da V. E. che secondo il giornale sono atte a destare inquietudini ambienti internazionali: l) che V. E. avrebbe un tempo dichiarato considerare come nullo trattato Rapallo « onde se tale resterà politica estera nuovo Presidepte del Consiglio italiano evacuazione terza zona Dalmazia non si effettuerà »; 2) che V. E. avrebbe dichiarato dopo assunto Governo che atteggiamento italiano nella questione riparazioni tedesche dipenderà dal regolamento questione Tunisi ciò che avrebbe prodotto impressione in Francia. Sarò grato all'E. V. se vorrà fornirmi elementi per eventuali rettifiche e per mia norma di linguaggio.

(l) Allude al telegramma 7292/397, trasmesso il 31 ottobre alle ore 21,30 e pervenuto a Roma il 1° novembre alle ore 7, non pubblicato, in cui dava un primo, breve ragguagliosulle reazioni della stampa ungherese alla soluzione della crisi italiana.

42

IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7357l 460. Atene, 2 novembre 1922, ore 22,30 (per. ore 8,45 del 3).

Tel. di V. E. 11580.

Da tutti qui si seguono con vivo interesse avvenimenti politici interni Italia. Circoli politici finanziari e stampa li guardano con evidente apprensione ed in modo non comprensivo, ritenendo che politica estera del nuovo Governo sarà in generale forte ed a tendenza espansionistica. Si prevede principalmente energica azione diplomatica verso Jugoslavia. Si considera svanita cessione totale

o parziale Dodecanneso alla Grecia. In questo ambiente diplomatico in specie balcanico sembra prevalere senso incertezza e preoccupazione non scevra da qualche timore di fronte ad una Italia forte risoluta. Il che a me pare non sia male.

43

L'AMBASCIATORE A PARIGI, SFORZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1602 (2). Parigi, 2 novembre 1922, ore 23,50 (per. ore 4,30 del 3).

Ricevo suo telegramma gab. 3777 (3). Parto domani venerdì per Roma.

(l) -Non pubblicato. (2) -n telegramma non è stato registrato nè nella serie normale nè in quella di gabinetto. (3) -Pubblicato al n. 29.
44

IL MINISTRO A SOFIA, ALDROVANDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7455/183. Sofia, 3 novembre 1922, ore 10 (per. ore 14,30 del 5).

Avvento fascismo italiano al governo è riconosciuto come rafforzamento autorità statale, consolidamento compagine nazionale per energico raggiungimento fini nazionali di politica interna ed estera. In questo senso si espresse meco in via personale anche Ministro Bulgaria che oggi regge Ministero Affari Esteri soggiungendo che Bulgaria non poteva che rallegrarsene poichè è evidente corrispondenza interessi nazionali italo-bulgari. Stampa bulgara prevede conflitto tra Italia e Jugoslavia senza escludere eventualità nuova guerra a breve scadenza. Ciò dà motivo a parte questa stampa riesaminare possibilità alleanza balcanica con intervento Bulgaria e che sa,rebbe destinata premere su tre fronti: contro la Turchia per le tre Potenze interessate; contro la Russia specie in favore della Romania; contro l'Italia specie a favore della Jugoslavia. Qualche giornale avendo accennato che Stamboliski ha rinunziato suo viaggio Italia per il recente mutamento governo, ho deplorato con reggente Ministero Affari Esteri questa versione, e Ministro interinale mi ha detto essa è assolutamente fantastica e che se Stamboliski non andrà per ora a Roma, ciò dipendeva dalla ristrettezza tempo innanzi Conferenza Losanna, essendo egli già impegnato recarsi Bucarest e Belgrado. Ho risposto che potevo considerare questa spiegazione come plausibile ma che ad ogni modo non era opportuno che Stamboliski annunziasse, come aveva fatto, suo imminente viaggio in Italia per poi non eseguirlo.

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L'INCARICATO D'AFFARI A STOCCOLMA, DEPRETIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7370/81. Stoccolma, 3 novembre 1922, ore 13,15 (per. ore 17,20).

Telegramma di V. E. n. 11580. In questi ,circoli politici l'impressione prodotta movimento fascista, dato il colore del partito di maggioranza al quale appartiene il Governo (socialdemocratico), non è stata simpatizzante, quantunque ora pur permanendo un senso di apprensione si cerchi fare buon viso al fatto compiuto. Negli ambienti militari invece il movimento fascista è stato accolto grande entusiasmo tanto che oggi ufficiali superiori pubblicano l'invito ai giovani svedesi di inspirarsi al coraggio ed alla inziativa fascista onde liberare il Paese dall'egemonia socialista e comunista. Per quanto riguarda i circoli finanziari buon indizio della fiducia che si viene nutrendo per il nuovo Governo d'Italia è dato dal rapido aumento del rialzo della nostra valuta. La stampa, eccezione fatta dei giornali militarizzanti, pur mantenendosi in una certa riservatezza non si mostra troppo soddisfatta.

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IL MINISTRO A PECHINO, CERRUTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7364/138. Pechino, 3 novembre 1922, ore 13,25 (per. ore 16,10).

Stampa inglese Shanghai Tientsin commenta avvenimenti Italia articoli molto simpatici loda atteggiamento del Re. Peking and Tientsin Times termina augurando Russia trovare negli avvenimenti italiani ispirazione risollevarsi. Stampa francese non commenta. Quella cinese non occupandosi che di politica interna tace. Circoli diplomatici attendono con interesse e naturale riservo. Quella finanziaria essendo emanazione circoli finanziari europei ne rifischia opinione che sarà nota a V. E. da altre fonti. Colonia italiana è marcatamente favorevole.

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7381/861. Vienna, 3 novembre' 1922, ore 14 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 11580. Governo e parte borghesia sorpresi dapprima hanno seguito con vivo interesse svolgimento avvenimenti e sono oggi ammirati dalla condotta decisa di chi ha diretto azione, dal pronto intuito di S. M. che rettamente giudicando situazione ha saputo evitare gravi complicazioni interne incanalare movimento fascista tra argini costituzione. In questo Paese politicamente finanziariamente impaludato simili manifestazioni energia fanno grande impressione e destano spirito imitazione. Cancelliere mi ha detto ritenere essergli facile intendersi con una mente come quella di V. E. Si notano elementi di preoccupazione che sono incerti su atteggiamento di V. E. di fronte impegni presi dall'Italia a Ginevra in merito sistemazione Austria, possibilità conflitto fra Italia e Jugoslavia che se scoppiasse minaccerebbe coinvolgere Stiria Carinzia e provocherebbe qui ulteriore aumento prezzi e nuove difficoltà se non naufragio opera risanamento. Tutto ciò trova eco nella stampa borghese. Stampa e partito socialista sono presi da malcelato panico e inquadrano avvenimento italiano reazione borghesia internazionale contro ascesa proletaria. Nei circoli finanziari in genere fortemente influenzati da Berlino Praga noto riserve nel giudicare avvenimento e pessimismo nel prevedere conseguenze finanziarie. Si crede rialzo lira italiana a Zurigo dovuto intervento nostro tesoro. Ma data importanza relativa di questi circoli finanziari, loro tendenza al pessimismo, speculare al ,ribasso che, salvo qualche eccezione, viene qui condotta anche a danno del Paese, tutto ciò ha valore piuttosto di sintomo che di fenomeno dannoso nostra economia.

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L'INCARICATO D'AFFARI A STOCCOLMA, DEPRETIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 7399/23. Stoccohna, 3 novembre 1922, ore 14,10 (per. ore 2,35 del 4).

Ho veduto Branting il quale si è mostrato assai riservato e preoccupato circa conseguenze pace europea per assunzione potere fascista. Ho risposto in modo categorico al Presidente del Consiglio che, pur non essendo autorizzato a fare delle dichiarazioni ufficiali, potevo assicurarlo formalmente che l'Italia ~on persegue una politica aggressiva, ma ha voluto un governo che sia l'espressione dell'Italia vittoriosa e che la renda sempre più rispettata e trattata all'estero alla pari delle altre Grandi Potenze. In questi circoli diplomatici ho avuto l'impressione che alcuni colleghi esteri, soprattutto dell'Intesa eccezione fatta dell'inglese, abbiano lavorato in senso poco amichevole verso di noi in questi ambienti politici mondani. La contro reazione è stata abbastanza facile e sono certo che si riuscirà ben presto a far riconoscere la nostra giusta causa. Nei circoli conservatori si è appresa con simpatia l'assunzione fascista al potere ed è già incominciata una piccola propaganda in favore di un fascismo svedese. Il Governo locale socialista influenza propria stampa a disapprovare la tendenza fascista temendo che elemento conservatore segua alacremente esempio.

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L'INCARICATO D'AFFARI A HELSINGFORS, SAPUPPO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7372/633. Helsingfors, 3 novembre 1922, ore 14,40 (per. ore 17,20). Telegramma di V. E. n. 11580. Situazione speciale Finlandia in cui esiste guardia bianca che nell'origine ricorda partito fascista ha fatto si che avvenimenti italiani abbiano suscitato estremo interesse generale. Simpatia più marcatamente accentuata negli ambienti conservatori che l'hanno seguita con palesi occhi di invidia e di vaga speranza. Ieri l'altro ho inviato breve rapporto all'ufficio stampa circa impressioni stampa. Naturalmente organi social comunisti si ostinano definire nostri avvenimenti rivoluzione di destra mentre tale sentimento che era diffuso primi giorni in tutti gli ambienti ha perduto sua consistenza saputasi composizione Ministero di carattere concentrazione nazionalista. Questa soluzione è stata assai bene accolta nei circoli governativi i quali rappresentando elemento democratico finnico che fa opera di conciliazione con i partiti estremisti sarebbero stati altrimenti portati a considerare accaduto come esempio importuno per l'opposizione conservatrice. Ieri parlando col Ministro degli Affari Esteri ho avuto impressione che queste fossero state le diverse fasi

del pensiero suo e degli uomini con i quali ha continui rapporti. Circoli finanziari e diplomatici poco sensibili.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A WASHINGTON, ROSSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7361/498. Washington, 3 novembre 1922, ore 14,45.

Telegramma di V. E. n. 11580.

Impressione generale è di compiacimento per la rapida soluzione della crisi e ritorno Governo dello Stato normalità nonchè di simpatia per elementi ideali caratterizzanti movimento fascista. Vedesi nel successo di questi scomparsa definitiva del pericolo bolscevico in Italia ed esempio salutare per tutti i Paesi.

Nei circoli politici parmi ravvisare sentimento fiduciosa attesa per atti del nuovo Governo di cui si apprezza programma ricostruttivo basato su lavoro e disciplina riservandosi giudicarlo alla prova fatti.

Ambienti diplomatici non nascondono preoccupazioni per temute ripercussioni di una nuova politica estera italiana che le corrispondenze giornalistiche da Parigi Londra e Svizzera qualificano come «ultra nazionalista ed espansionista».

Ambienti finanziari considerano situazione con relativo ottimismo vedendo eliminato pericolo reazione comunista e sovvertimenti interni. Corso della lira Borsa New York sceso sabato circa 3,84 salito oggi media 4,25. Commenti stampa in un primo tempo piuttosto pessimisti notevolmente modificatisi ultimi giorni in senso favorevole ottima impressione prodotta da inclusione Governo elementi altri partiti costituzionali, pronta smobilitazione fascisti, dichiarazioni di V. E. circa programma ricostruzione economica e risanamento finanziario. Già riferito in proposito con rapporto n. 999 di ieri (l) generale vivissimo interesse esperimento Governo da parte uomini nuovi di cui si riconosce buona fede ed energia.

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IL MINISTRO A REVAL, STRANIERI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7380/82. Reval, 3 novembre 1922, ore 16,25 (per. ore 22,50). Telegramma di V. E. n. 11580. Ultimi avvenimenti in Italia hanno prodotto la più favorevole impressione in questi circoli politici. Ministro Affari Esteri mi ha detto ieri l'altro che popolo estone, il quale, due anni fa, appena agli albori della sua vita nazionale, ha dovuto lottare contro minaccia comunista prova un sentimento di entusiastica solidarietà con la potente patriottica organizzazione che è riuscita a dare all'Italia un Governo saldo e forte degno del nostro grande paese. Da miei colleghi stati baltici ho appreso che la soluzione eminentemente nazionale e costituzionale della crisi ministeriale è stata accolta nei loro paesi con vivissima simpatia.

Giornali scritti tanto in lingua estone che russa pongono in rilievo grande rmportanza ultimi avvenimenti in Italia anche da punto di vista internazionale

perchè serviranno di esempio ad altri popoli sulla via da seguire per sottrarsi ad ogni tirannia demagogica. Lira italiana che quattro giorni fa valeva tredici marchi estoni e mezzo è salita a marchi estoni quattordici e m~zzo.

(l) Non pubblicato.

52

L'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, GASCO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7395/38. Tokio, 3 novembre 1922, ore 16,25 (per. ore 3 del 4). Telegramma V. E. n. Ù580. Giappone poco illuminato finora origine programma ideali fascisti ha seguito ,con interesse prima fase crisi. Avvento Mussolini fra acclamazioni popolo al Re ha sincerato Giappone dei puri patriottici motivi conferenti governo forza ed ascendente. Elogiata ovunque attitudine Sovrano rapida e rassicurante. Stampa nazionalista qualifica Presidente del Consiglio nuovo Garibaldi, Kemal, Napoleone. Preoccupato diffusione idee comuniste provenienti da vicina Siberia Giappone simpatizza azione fascista salutare monito ai popoli. Seguirà attentamente, per profittarne, direttive interne per rigenerare economia agevolare Patria concordia spirito abnegazione. Augura moderazione ed armonica cooperazione internazionale nel program

ma politica estera scevra da seduzione di partiti nelle rivendicazioni adriatiche atte a rinfocolare nuovi conflitti. Colonia esultante.

53

L'INCARICATO D'AFFARI A FIUME, CASTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7379/1407. Fiume, 3 novembre 1922, ore 17,45 (per. ore 22,40). Notte scorsa legionari di D'Annunzio hanno improvvisamente occupato sede circolo croato già chiuso da due anni dichiarando di volerne fare propria sede. Occupazione ha prodotto agitazione fra popolazione slava che ha inviato stamane deputazione tre membri a protestare questa legazione. Mi sto adoperando perchè legionari escano dall'edificio ma dato strana

veste ribelle da essi assunta dubito potervi riuscire. Prego V. E. dirmi se in caso negativo ritiene opportuno uso della forza.

54

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7386/596. Belgrado, 3 novembre 1922, ore 20 (per. ore 3,30 del 4).

Linguaggio di questa stampa essendo in questo ultimo periodo divenuto più aggressivo e soprattutto recando giornali notizie false che eccitano opinione pub

blica ho creduto rivolgere richiamo a questo Governo. In seguito a tale passo Nincic ha convocato ieri direttori dei giornali locali e li ha esortati a non turbare con articoli poco sereni e con informazioni tendenziose le relazioni tra i due Paesi. Più tardi ha visto il Ministro dell'Interno ed insieme hanno deciso di proibire da oggi la pubblicazione di telegrammi sensazionali circa avvenimenti italiani e pretesi conflitti alla frontiera ·che qualche giornale faceva affiggere alle cantonate. Da domani comunicazione Nincic mi ha anche assicurato che non solo verrà sospeso invio di nuove truppe alla frontiera della terza zona ma in conformità a dichiarazioni precedentemente fatte quelle già dislocate saranno gradatamente allontanate.

Non ho soverchia fiducia sull'azione moderatrice di Nincic perchè qui la stampa o è l'esponente di circoli militari esaltati o è nelle mani di eleme,n.ti croati e sloveni (in massima pa.rte originari della Venezia Giulia) irreducibilmente a noi ostili ma ho il dovere di segnalare alla E. V. le buone disposizioni a nostro riguardo di questo Ministro degli Affari Esteri.

(l) Non rinvenuto.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIAPPONESE, KATO

T. 2501. Roma, 3 novembre 1922, ore 21,30.

Mi è particolarmente gradito inviare a V. E. un saluto augurale nell'assumere il Governo d'Italia. Il mio pensiero ricorre alle migliaia e migliaia di italiani che nel Suo Paese trovano ospitalità e danno per esso le loro migliori energie. Essi costituiscono un legame indissolubile tra i due Paesi destinati ad una cooperazione sempre più intima e cordiale alla quale io conto col Suo appoggio di contribuire con tutte le mie energie.

56

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI GIAPPONESE, KATO

T. 2502. Roma, 3 novembre 1922, ore 21,30.

Assumendo il Governo dell'Italia mi è gradito inviare a V. E. cordiali saluti augurandomi che la cooperazione del Suo nobile paese con l'Italia diventi sempre più intima e cordiale.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA BRASILIANA, SILVA PESSOA

T. 2503. Roma, 3 novembre 1922, ore 21,30..

Assumendo il Governo dell'Italia mi è sommamente gradito inviare subito a V. E. fervidi saluti augurali. Confido che col Suo valido appoggio mi sia possibile come vivamente desidero rinsaldare ancora più fortemente i legami tra l nostri due Paesi. Le migliaia e migliaia di italiani che costì vivono e le altre che potranno emigrare verso (l) codesta terra ospitale, costituiscono un legame potente per una cooperazione sempre più larga e più viva.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, Al RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. 2504. Roma, 3 novembre 1922, ore 21,30.

Desidero richiamare norma che nessuna intervista o dichiarazione pubblica da parte dei RR. Rappresentanti all'estero avvenga senza esplicita autorizzazione R. Governo. Prego comunicare Uffici dipendenti.

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IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7398/463. Atene, 3 novembre 1922, ore 23,45 (per. ore 9 del 4).

Mio tel. n. 449 in data 28 ottobre scorso (2). Riterrei opportuno per le ragioni già esposte che non si ritardasse troppo ristabilire normali nostri rapporti coll'attuale regime monarchico greco.

Ciò gioverebbe anche ad eliminare cumulo anomalie nella posizione delle rispettive rappresentanze diplomatiche ed in quella di quasi tutti i nostri Consoli in Grecia privi di exequatur.

Questo Ministro di Romania mi ha detto che appena io rimettessi lettere credenziali al Re Giorgio le presenterebbe anche egli. Credo che altri seguirebbero. Il nostro gesto sarebbe pure pienamente considerato venendo da Stato a solidissime istituzioni monarchiche.

Prego V. E. impartirmi istruzioni (3).

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IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7440/818. Bucarest, 4 novembre 1922, ore 11,20 (per. ore 11 del 5).

Salvo alcuni giornali socialistoidi stampa romena pubblica apprezzamenti simpatia fiducia ammirazione ultimi avvenimenti italiani. Giornale maggiore diffusione Universul in vari articoli fondo esalta opera nazionale patriottica fascismo che crea e non distrugge. Nelle sue file gli eroi gli invalidi la gioventù

migliore. Occorre fascismo sappia non oltrepassare misure compromettendo opera propria. Giornale liberale Viictorul scrive vittoria fascismo rappresenta trionfo ordine civiltà cultura. Italia gloriosa ha reagito contro tendenze sovversivismo asiatico inaugurando nuova politica nazionale lavoro e rispetto fra i popoli. Primi atti nuovo Govemo italiano politica forte diretta mantenere ordine consolidare esercito collaborare lealmente alleati. Questa politica innalzerà prestigio Italia. Organo partito popolo scrive che fascismo trasforma profondamente vecchi metodi Governo. Fascismo ha saputo colla sua energia imporre suoi principi politici. Giornale conclude augurando nuovo Governo riesca attuare prosperità Italia desiderata popolo romeno. Epoca organo partito democratico scrive partito fascista al Governo costituisce trionfo sane idee nazionali contro opera dissolvitrice bolscevismo.

(l) -Le parole • potranno emigrare verso • sono state corrette di pugno di Mussolini sulla minuta dattiloscritta, che diceva precedentemente « aspirano a •. (2) -Allude al telegramma n. 7210/449 nel quale esprimeva il giudizio che ad impedire che la Grecia diventasse • docile strumento della Francia se questa riuscisse nel piano suo di imporre regime repubblicano il quale è voluto da una parte sola quella estrema del partito venizelista • sarebbe stato opportuno il • riconoscimento immediato • di re Giorgio. D telegramma non fu trasmesso il 28 ottobre, ma il 29 alle ore l, e pervenne a Roma alle ore 7,35. (3) -Nota marginale di pugno di Mussolini: c Ritengo opportuno riconoscere in qualchemodo l'attuale regime monarchico greco. M. •.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 2518. Roma, 4 novembre 1922, ore 13,55.

Telegrammi n. 855 e 858 (1).

Prego V. S. assicurare codesto Cancelliere che è mio fermo intendimento di rispettare e voler rispettata l'indipendenza politica, l'integrità territoriale e la sovranità dell'Austria. Per la sua qualità di unica Grande Potenza viciniore, per quella di creditore privilegiato nonchè per la somma di interessi che legano i due Paesi desidero che i buoni rapporti felicemente stabiliti dai miei predecessori siano mantenuti e sempre più sviluppati ed al riguardo conto sulla cordiale collaborazione del signor Seipel che in diverse circostanze e segnatamente nell'ultimo suo incontro col mio predecessore fece cosi ampie soddisfacenti dichiarazioni. Non ho ancora avuto il tempo di approfondire colla necessaria attenzione il programma escogitato a Ginevra per la ricostruzione dell'Austria ma posso fin d'ora assicurare che compatibilmente colla giusta tutela degli interessi italiani, io intendo prestare all'Austria una valida cooperazione perchè possa superare le sue gravi attuali difficoltà.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE

T. 2522. Roma, 4 novembre 1922, ore 15.

Assumendo il Governo d'Italia, prego V. S. di porgere subito a codesto Ministro degli Affari Esteri il mio saluto nella fiducia che le relazioni fra nostri due Paesi possano fortificarsi nel senso di una cordiale amicizia (2).

(l) -Cfr. il n. 32. (2) -In una precedente minuta il testo del telegramma era il seguente: « Assumendo il Govemo d'Italia prego V. S. di porger subito a codesto Ministro degli Affari Esteri il mio fervido [sostituito poi con c cordiale •l saluto augurale confidando che le relazioni tra i nostri paesi siano ispirate a sensi di franca e leale amicizia come vivamente desidero » [sostituito poi con • possano diventare ben presto completamente amichevoli •]. Tutte le successive correzioni sono di pugno di Mussolini.
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IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 7413/317. Bucarest, 4 novembre 1922, ore 20 (per. ore 23,15).

Prima impressione avvenimenti Italia è stata sorpresa con qualche apprensione timore complicazioni gravi con Jugoslavia e guerra civile in Italia. Queste apprensioni avevano origine soprattutto dalle notizie di certe agenzie telegrafiche e stampa che profittano ogni occasione per dare interpretazioni catastrofiche qualsiasi avvenimento italiano. Non ho mancato adoperarmi sia presso questo Governo sia presso tutti i circoli politici, finanziari e giornalistici per dissipare questa apprensione e sono lieto poter assicurare V. E. che ormai si ha in Romania chiara comprensione avvenimenti Italia e domina senso completa fiducia. Anzi si manifesta crescente ammirazione e soddisfazione per svolgersi avvenimenti stessi.

'!Tasmetto telegramma in chiaro sunto alcuni articoli (l).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI

T. 2525. Roma, 4 novembre 1922, ore 22,30.

Rispondo ultima parte Suo telegramma n. 398 (2).

Per Sua eventuale norma di linguaggio io ho disciplinatamente subito o accettato il trattato di Rapallo appena fu firmato come risulta da molti articoli del Popolo d'Italia. Questo atteggiamento provocò il dissidio con d'Annunzio.

Non ho mai posta in relazione la questione degli italiani in Tunisia con quella delle riparazioni (3).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CONSOLE A MONACO DI BAVIERA, MAJONI

T. 2526. Roma, 4 novembre 1922, ore 22,30.

Prego riferire d'urgenza con ampio sintetico rapporto su situazione che si determina in Baviera e su possibilità di azioni degli elementi di estrema destra (4).

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 41. (3) -La minuta del telegramma è di pugno di Mussolini. (4) -Il Majoni rispose con rapporto n. 5294/279 del 6 novembre, non pubblicato. Sull'argomento cfr. il doc. n. 131.
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IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7442/318. Praga, 4 novembre 1922, ore 23,50 (per. ore 8,40 del 5).

Ieri Benes davanti alla commissione parlamentare espose principali questioni politica estera interessanti Cekoslovacchia. Dell'Italia si limitò a dire, confermando dichiarazioni già fatte alla Camera, che nelle conversazioni con Schanzer a Venezia oltre all'esame di questioni principali di politica estera fu convenuto di nominare una commissione speciale per sviluppare commercio via Trieste ed utilizzare porto Trieste il che sarebbe di maggiore vantaggio esportazioni cekoslovacche. Aggiunse che fu anche convenuto che si sarebbero iniziate trattative per il perfezionamento trattato commerciale allo scopo facilitare importazioni prodotti italiani in Cekoslovacchia e prodotti cekoslovacchi in Italia. Credo, concluse il Ministro, che gli ultimi avvenimenti in Italia non modificheranno queste decisioni. Alcuni deputati si dichiararono poco soddisfatti delle dichiarazioni di Benes chiedendogli esprimere suo parere su situazione in Italia e su eventualità di un conflitto con Jugoslavia in caso di violazione del trattato di Rapallo. Benes rispose ad ogni argomento ai vari oratori ed a proposito dell'Italia disse: « È diffi·cile esprimere sin da ora un giudizio, è necessario aspettare dichiarazioni ufficiali nuovo Governo e suo programma, come lo svolgersi dei fatti. È presumibile che ciò che è stato concordato fra noi resti in vigore perchè si tratta di questioni di carattere eminentemente economico, tali da non poter essere sostanzialmente toccate. Quanto alla politica generale bisogna pure aspettare. Secondo consuetudine diplomatica un nuovo Governo suole comunicare agli altri governi suo punto di vista e dichiarare come considera suoi rapporti futuri con altri Stati. Non ci immischiamo negli affari interni di altri Stati e ci auguriamo pacifica collaborazione sulle basi finora esistenti. Naturalmente anche Jugoslavia desidera che non sorgano conflitti e si adopera anche in questo senso». Osservo che discorso Benes è precedente comu

nicazioni da me fattegli in base istruzioni di cui ai telegrammi nn. 2496 e 2499 (l) giuntimi solo stamane.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, FRASSATI

T. GAB. s. s. n. Roma, 4 novembre 1922.

Decifri Ella stessa. Telegramma di V. E. n. 249 (2). Comprendo le ragioni che hanno indotto V. E. a rassegna.re dimissioni; ma

nell'attesa di ulteriori disposizioni prego V. E. di rimanere al suo posto.

luto augurale al governo cecoslovacco.

(l) -Non pubblicati. II telegramma n. 2496 venne trasmesso il 3 novembre alle ore 20; quello n. 2499 venne trasmesso in pari data alle ore 21,30, a Varsavia e a Bucarest, oltre che a Praga. Con entrambi Mussolini incaricava Chiaramonte Bordonaro di trasmettere il suo sa (2) -Pubblicato al n. 14.
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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A WASHINGTON, ROSSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 7447/503. Washington, 4 novembre 1922 (per. ore 14,15 del 5).

A complemento mio telegramma n. 498 del 2 <:orrente (l) credo doveroso riferire che da conversazione avuta stamane con Ambasciatori di Francia e Belgio ho tratto conferma dei sentimenti preoccupazioni e diffidenze esistenti in una certa parte di questi circoli diplomatici nei riguardi politica estera nuovo Governo. Ambasciatore del Belgio che tornava allora da visita fatta Presidente Harding mi ha lasciato intendere constargli che sentimenti del genere si nutrono anche negli ambienti di questa Amministrazione.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. RR. 402. Budapest, 4 novembre 1922 (per. il 5).

Ferri ha attirato mia attenzione sul fatto che Friedrich, già capo partito carlista notoriamente creatore di difficoltà al Governo in ogni occasione, vero e proprio putchista, ora cerca organizzare un movimento che spaccia sotto il nome di fascismo, ha intenzione mandare a Roma suoi delegati per entrare in relazione sia con V. E. sia con Partito fascista italiano. Conte Bethlen mi ha pregato far conoscere alla E. V. carattere movimento capeggiato da Friedrich non ha nulla a che fare neanche lontanamente con movimento italiano da cui vorrebbe trarre nome. Ho risposto al Conte Bethlen che avrei comunicato quanto precede a V. E. aggiungendogli, a titolo personale, che del resto fascismo ha avuto sempre ed ha un carattere di movimento prettamente italiano e nazionale, come i dirigenti del partito hanno più volte dichiarato quando si è parlato di movimento creduto analogo in altri Paesi.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO

TELESPR. 3779/226. Roma, 4 novembre 1922.

Prego V. E. voler far pervenire con la massima urgenza a codesto Governo l'acclusa nota di risposta alla nota britannica del 15 ottobre scorso circa la questione del Dodecanneso.

Ella vorrà far considerare a codesto Governo che il ritardo della risposta è dovuto ai ~ecenti avvenimenti di politica interna in Italia, e mettere in rilievo la convenienza che l'intesa possa essere raggiunta rapidamente dovendosi certamente consultare anche il Governo francese.

.ALLEGATO.

MUSSOLINI A CURZON (l)

Roma, 3 novembre 1922.

n Governo italiano ha preso in esame la nota del 15 ottobre indirizzata dal Foreign Office alla R. Ambasciata di Londra circa le Isole del Dodecanneso e la sistemazione del problema Orientale e mi dà incarico di comunicare a questo Governo il punto di vista italiano sulla complessa questione.

Premette anzitutto essere suo vivo desiderio di andare d'accordo col Governo Britannico, ritenendo che tale accordo sia utile per l'Italia, tanto nei riguardi della sua situazione politica generale, quanto nei riguardi della sua posizione nel Mediterraneo, tenendo conto, in particolar modo, delle contingenze in cui si presenta l'assetto del Mediterraneo Orientale dove si renderebbe inefficace ogni azione degli Alleati senza un perfetto accordo. Ma per raggiungere questo risultato è indispensabile procedere in modo che i due Governi possano avere consenziente nella loro azione la maggioranza dell'opinione pubblica dei due Paesi. E poichè dai termini della nota non sembra che il Governo britannico siasi potuto rendere esattamente conto del punto di vista italiano, è necessario chiarire bene la situazione acciocchè non rimanga alcun malinteso e possa essere tracciata, senza pericoli di perturbamenti, una linea concorde nelle importantissime e difficilissime conversazioni che dovranno condurre al ristabilimento della pace, ad una definitiva e -confidiamo stabile situazione degli Alleati in Oriente, rispettivamente fra di loro, verso gli attuali belligeranti e verso gli altri Stati interessati alle varie questioni che al problema si connettono.

Dati questi suoi intendimenti, al Governo italiano molto rincresce che sia venuto a conoscenza del pubblico la notizia di un disaccordo fra i due Governi a proposito del Dodecanneso, ancora prima che la possibilità di spiegazioni e chiarimenti, accertasse se la divergenza realmente esisteva ed in quali limiti.

Per giungere rapidamente ed efficacemente al desiderabile chiarimento più che una discussione polemica su singole affermazioni o induzioni, appare indispensabile fissare brevemente i dati di fatto e di diritto che si riferiscono alla questione. Ciò è anche utile per determinare in ogni evenienza le singole responsabilità e perchè questa esposizione permetterà, a nostro avviso, di conciliare i punti di vista dei due Governi se ugualmente intendono ispirarsi a sentimenti di equità.

Al momento in cui scoppiò la guerra europea, l'Italia si trovava in possesso delle Isole del Dodecanneso -non per circostanze fortuite -ma in base al Trattato solenne di Ouchy che pose fine alla guerra italo-turca.

Tale possesso fu giudicato dall'Italia condizione sine qua non per giungere alla firma del Trattato di Pace ritenendo indispensabile avere una efficace garanzia per l'esecuzione di stipulazioni pel raggiungimento delle quali essa aveva con suo grande dispendio di sangue e di denaro, combattuto una guerra.

Nel Patto di Londra, che predispone l'intervento italiano in guerra fu inserito un articolo speciale che contiene l'impegno solenne ed incondizionato degli Alleati che l'Italia dovesse ottenere la sovranità delle Isole del Dodecanneso.

Più tardi, durante la guerra, la situazione si modificò a vantaggio dell'Italia in modo da perfezionare il suo diritto sul Dodecanneso. Infatti, colla sua entrata in guerra la Turchia non solo mancò all'adempimento dei Patti di Ouchy, ma, ad istigazione e con l'intervento di elementi europei, provocò una completa e to.tale rivolta in Tripolitania ed in Cirenaica, obbligando l'Italia, nel corso della guerra, a maggiori rischi e a maggiore sforzo di uomini e di finanze di cui oggi ancoca subisce gravemente le conseguenze.

Di guisa che, quand'anche non fosse intervenuto l'impegno solenne degli Alleati contenuto nel Patto di Londra, la posizione dell'Italia nel Dodecanneso si sarebbe perfezionata completamente per lo sforzo da essa compiuto nella guerra e per l'azione della Turchia.

3 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

Questa la situazione fondamentale dell'Italia nel Dodecanneso.

Non è tuttavia men vero che nel corso delle trattative per ristabilire la pace nell'Europa e quindi anche in Oriente, l'Italia, per sua propria volontà, rendendosi conto delle difficoltà gravi che si frapponevano per realizzare una sistemazione soddisfacente per tutti gli interessati, consenti ad apportare con l'accordo BoninVenizelos un importante elemento conciliativo all'opera comune degli Alleati, intesa ad assicurare, col Trattato di Sèvres e col Tripartito, una pace duratura nel Bacino Orientale del Mediterraneo. L'esposizione dei precedenti della questione delle Isole del Dodecanneso, non intende di menomare per nulla gli impegni che l'Italia ha preso e il Governo italiano non ha difficoltà a dichiarare che non sussisterebbe alcun dubbio sul suo obbligo all'esecuzione del Patto Bonin-Venizelos qualora si potesse giungere all'attuazione dell'assetto concordato nel Trattato di Sèvres e nel Tripartito, del quale assetto è innegabile che l'accordo greco-italiano faccia indubbiamente parte.

Ma è sembrato all'Italia che dopo gli ultimi avvenimenti (in cui essa non ha alcuna responsabilità, in quanto ha sempre dato alla Grecia amichevoli consigli di moderazione indispensabile anche nell'interesse della Grecia stessa) possa essere opera vana pensare all'esecuzione dell'assetto Quale era stato previsto, sia perchè, come osserva la nota inglese, modifiche di parte di esse sono state in massima già ammesse dagli alleati, sia soprattutto perchè gli ultimi avvenimenti fanno temere che non si possa arrivare alla desiderata pace senza un'ampia revisione dell'assetto prestabilito.

Questi in complesso sono gli elementi essenziali che determinano il nostro punto di vista.

Il Governo britannico però esprime sulla QUestione fondamentale riguardante il Trattato di Sèvres un punto di vista diverso, e cioè, che in considerazione dei pericoli che potrebbero incontrarsi nel riaprire la discussione su gravi problemi già risoluti con alcune delle clausole di esso, bisognerebbe con tutti i mezzi tentare di !asciarlo invariato per quanto è possibile.

Il Governo italiano si rende conto di queste difficoltà e non esita a dichiarare che sarebbe disposto a seguire in questa via il Governo britannico qualora potesse acquistare la convinzione che essa fosse realmente praticabile e tale da riuscire preferìbile per la difesa di interessi generali europei ed anche di particolari interessi della Gran Bretagna, naturalmente senza pregiudizio di quelli italiani.

A tale proposito tuttavia ci sia consentito di osservare incidentalmente (riservando ogni discussione sul merito della tesi qualora il Governo Britannico vi insistesse), quanto sia pericoloso il voler complicare la questione delle Isole del Dodecanneso, cosi chiara e netta e in diritto e in fatto nei riguardi dell'Italia e degli Alleati, con nuove argomentazioni ispirate a considerazioni di carattere etnico, quali sarebbero quelle riguardanti la nazionalità degli abitanti. È da osservare infatti che tali argomentazioni, sollevate a proposito di una questione, che, a parte l'accordo degli alleati, interessa egualmente la Grecia e la Turchia, darebbero indubbiamente motivo ad analoghe opposizioni in molte altre gravissime questioni già risolute e che sarebbe assai difficile far accettare all'opinione pubblica la possibilità dell'adozione di due pesi e di due misure a solo svantaggio dell'Italia.

Ma a parte questa osservazione il R. Governo ritiene che qualunque sia la via che voglia prescegliersi è giusto ed equo ed indispensabile che un preventivo riesame della complessa questione della sistemazione dell'Oriente da parte dei tre Alleati giunga a chiarire che i loro reciproci interessi possano trovare nel nuovo assetto una garanzia proporzionale, corrispondente a quella che era stata preventivamente concordata.

Il Governo italiano concorda perfettamente nel concetto che la questione del

Dodecanneso rientri nella più ampia questione dell'assetto generale del Mediterraneo

orientale, insieme col Trattato di Sèvres e col Tripartito, ma non può quindi am

mettere la tesi che l'accordo Bonin-Venizelos sia obbligatorio per l'Italia qualora

venga a mancare la possibilità della esecuzione delle clausole stipulate negli altri due

accordi a garanzia degli interessi italiani nel bacino orientale del Mediterraneo.

L'opinione pubblica italiana troverebbe inaccettabile una tale affermazione.

In conclusione, l'Italia conviene nell'ammettere che l'assetto progettato nell'ago.. sto 1920 era il risultato dell'accordo fra gli Alleati, ed è disposta a riesaminare con essi il problema nel suo complesso per giungere ad una nuova sistemazione. Ma un riesame della situazione è indispensabile e perciò il Governo italiano attende di conoscere dal Governo britannico in qual modo ritenga vi si possa giungere il più rapidamente possibile sembrando utile nell'interesse dei due Paesi che l'accordo possa.essere raggiunto prima della Conferenza di Losanna.

(l) Allude al telegramma n. 7361/498, pervenuto il 3 novembre alle ore 14,45, non pubblicato, con cui dava conto a Mussolini delle prime reazioni americane, sostanzialmente favorevoli, alla formazione del governo fascista.

(l) Sulla compilazione della nota cfr. R. GuARIGLIA, Ricordi (1922-1946), Napoli 1950, pp. 19-20.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO

T. 2529. Roma, 5 novembre 1922, ore 10 (per. il 5 sera).

Questo Ministro di Polonia ha domandato ufficiosamente se Italia non si opporrebbe qualora altre potenze proponessero sua ammissione conferenza Losauna limitatamente questione Stretti. Ministro ha spiegato che è éonsiderato tale ammissione potrebbe trovare ragione nella ·esistenza di punti franchi polacchi nei porti romeni del Mar Nero; ma ha francamente dichiarato che vera ragione è di carattere morale. Il Governo polacco infatti teme di essere attaccato dall'opposizione ove non ottenga tale partecipazione considerandosi come una lesione di prestigio il fatto che la Russia sia invitata e la Polonia no.

Prego telegrafarmi avviso di codesto Governo presso il quale suppongo sarà stato fatto un passo analogo.

La Polonia sa che nostro punto di vista è stato sempre quello ridurre al minimo partecipanti alla conferenza. D'altra parte non vedo come possa costituire un punto suscettibile per Governo polacco il fatto che Russia sia stata invitata quando invito ai Soviets ha assunto una forma specialissima e quando d'altra parte non si può realmente parlare di speciali interessi polacchi nella questione degli Stretti. Osservo infine che se sarà invitata Polonia analoga richiesta verrà molto probabilmente presentata anche e a maggior ragione da Czecoslovacchia che è potenza danubiana.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7449/601. Belgrado, 5 novembre 1922, ore 17,15 (per. ore 18,50).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 2522 (1).

Ho fatto subito comunicazione prescrittami. Nincic ricambia saluto e mi ha pregato di esprimere a V. E. sua profonda gratitudine. Egli mi ha ripetuto che la politica di amicizia con l'Italia forma la base suo programma e vede con

piacere che anche V. E. condivide sue idee. Telegramma di V. E. ha prodotto qui un vero senso di sollievo e Nincic ha voluto immediatamente recarsi da Re Alessandro per comunicarglielo.

(l) Pubblicato al n. 62.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A DURAZZO, DURAZZO

T. RR. 2534. Roma, 5 novembre 1922, ore 20,30.

Decifri Ella stessa.

Suo telegramma n. 3675 (1). Per Sua norma informo riservatamente V. S. che non ho intenzione salvo l'imprevedibile di risollevare questione Valona.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, GALLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, GARRONI, E AL MINISTRO AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 2539. Roma, 5 novembre 1922, ore 20,30.

(Per tutti meno Cairo). R. Ministro Cairo telegrafa: «riprodurre telegramma di collez. 7377/95 » (2). (Per Cairo). Suo telegramma 95. Ho telegrafato alle RR. Ambasciate Parigi e Londra quanto segue: (Per Costantinopoli). Ho telegrafato alle RR. Ambasciate Parigi e Londra quanto segue:

(Per tutti). R. Governo non è mai stato interpellato circa invito Egitto Conferenza Losanna ed ha soltanto avuto notizia delle intenzioni inglesi al riguardo dallo scambio lettere Poincaré-Curzon comunicate confidenzialmente da questi Ambasciatori Francia e Inghilterra. Occorre quindi chiarire che questione invito

o meno Egitto deve essere discussa anche con noi e che nostro consenso dovrà esse:r'Ci richiesto previamente per ammissione in qualsiasi forma della delegazione egiziana alla Conferenza. Poichè d'altra parte questione è sorta in occasione discussione circa partecipazione Indie Dominions Marocco e Tunisi ci riserviamo esaminare anche noi partecipazione Libia.

Prego esprimersi in questo senso con codesto Governo non facendo però accenno per ora alla partecipazione Libia (3).

(l) -Allude al telegramma 7403/3675, trasmesso il 4 novembre alle ore ore 9 e pervenutoalle ore 15, non pubblicato, con cui il Durazzo comunicava i timori e le preoccupazioni che in alcuni ambienti albanesi suscitava il governo fascista. (2) -Trasmesso dal Cairo il 3 novembre 1922 alle ore 13,30 e pervenuto alle ore 21,15, non pubblicato, con cui veniva comunicata la notizia ufficiosa della partecipazione dell'Egittoalla prossima conferenza di Losanna. (3) -Come comunicava a Mussolini il Garroni, con telegramma da Losanna n. 7962/15, trasmesso alle ore 18,45 e pervenuto alle ore 21 del 25 novembre, la richiesta inglese relativa all'Egitto venne accolta dalla delegazione italiana alla conferenza di Losanna.
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IL MINISTRO A SOFIA, ALDROVANDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7492/188. Sofia, 6 novembre 1922, ore 6,30 (per. ore 3 del 7).

Telegramma di V. E. n. 11713 (1).

Proposta ratificare trattato 10 agosto 1920 formulata nel febbraio scorso dal Governo inglese e ricordata ora da Crowe al R. Ambasciatore a Londra (2) tendeva impegnare definitivamente Potenze per sovranità Grecia su Tracia occidentale. Formulai allora parere che non ci convenisse seguire Governo inglese su quella via. Confermo oggi tale parere. Confermo altresi opinione espressa settembre scorso che Bulgaria non potrà avere sbocco economico effettivo all'Egeo se esso non sia basato su sovranità territoriale o almeno su corridoio autonomo e che all'Italia conviene Bulgaria abbia tale sbocco effettivo per favorire nostro commercio che occupa e potrà occupare posto importantissimo in Bulgaria; e che per ragioni politiche e cioè per impedire isolamento territoriale Bulgaria all'Italia conviene che Bulgaria abbia contatto con l'Egeo su territorio proprio. Considerazioni Crowe circa proposito Grecia mantenere ad ogni costo Tracia occidentale che stesso Venizelos diceva «non tenibile nè consigliabile tenere » e sue considerazioni su traffici Bulgaria via Danubio sono facilmente contestabili.

Tecnici coi quali ho parlato recentemente che conoscono perfettamente traffici Bulgaria e condizioni costa Dedeagatch confermano che non vi sarà mai convenienza costruire porto in quel lido nè potrà mai aversi colà sbocco economico effettivo per importazioni ed esportazioni Bulgaria se tra la Bulgaria ed il mare sussisterà sov.ranità territoriale greca.

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IL GOVERNATORE DI RODI, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 10396. Rodi, 6 novembre 1922.

A risparmiare all'E. V. lunghe e faticose ricerche nelle carte di codesto Archivio, credo opportuno riassumere in brevissimi termini le varie fasi per cui è passata la quistione della sovranità di Rodi e delle altre isole del Dodecanneso, dal mio arrivo qui nell'agosto 1921 fino ad oggi.

Al momento della mia nomina il Conte Sforza allora Min1stro degli Affari Esteri mi comunicò la convenzione italo-greca firmata pochi mesi prima fra il

R. Ambasciatore a Parigi Conte Bonin Longare e il Presidente ellelllico Signor Venizelos. Attirò la mia attenzione su quell'articolo che concerneva un futuro plebiscito per l'attribuzione definitiva della isola di Rodi, e mi disse che io di

lunga mano dovevo preparare quel plebiscito; indi parlò della costituzione di Rodi che, a suo parere, prometteva un altro articolo della medesima convenzione, e mi disse che io avrei avuto a essere il preparatore e il promulgatore di tale costituzione.

Giunto qui mi posi a studiare serenamente ed obiettivamente i due problemi politici che il Conte Sforza mi aveva sottoposto. La convenzione BoninVenizelos mi apparve subito assurda ed inappl!icabile. Perchè regalare alla Grecia senza nessuna forma di corrispettivo tante isole delle quali parecchie non senza valore? Perchè sottoporre il nostro possesso di Rodi ad un plebiscito che certamente doveva riuscirei contrario? Perchè tenere soggetta la chiesa di Rodi all'autorità del Patriarca di Costantinopoli che non può, di diritto e di fatto, esercitarla che sopra ortodossi appartenenti all'Impero Ottomano? Tutte domande ed obbiezioni che per me restavano senza risposta e che non potevano spiegarsi che con quella specie di panico rinunciatario che nello sciagurato anno '20 aveva invaso la nostra diplomazia. In sostanza definii quella convenzione un atto di donazione cui mancava soltanto l'usuale formola di ringraziamenti colla quale i notari sogliono conchiudere simili atti; e presi la risoluzione di adoperare ogni sforzo per farla cadere.

L'occasione propiZJia non tardò molto, perchè meno di tre mesi dopo il mio arrivo a Rodi, la Francia inopinatamente, per opera del Signor Franklin Bouillon inviato ad Angora, sotto vari pretesti da prima (ed il carattere diplomatico della sua missione non fu svelato all'indignazione dell'Inghilterra ed anche nostra che all'ultimo momento) conchiuse la celebre convenzione, in forza della quale, contrariamente alle stipulazioni dell'accordo tripartito, evacuava in venti giorni di tempo la Cilicia dalle truppe francesi senza il consenso e, per dir così, senza nemmeno preavviso ai firmatari dell'accordo, trascurandosi inoltre, in tale operazione, tutte quelle garanzie a favore delle minoranze che l'accordo tripartito espressamente prescriveva. Presi la palla al balzo, ed argomentando che il Trattato di Sèvres, l'accordo tripartito e la convenzione per il Dodecanneso formavano un complesso di atti internazionali uno ed indivisibile, conchiusi che, caduto l'accordo tripartito per la violazione fatta di esso da uno dei firmatari, si doveva considerare caduta anche la convenzione per il Dodecanneso, e quindi noi dovevamo stimarci liberi di regolare quella quistione a nostra guisa restando ormai per essa, nei nostri rapporti con Francia ed Inghilterra, soltanto in vligore il patto di Londra del 1915 che ci attribuiva la piena sovranità di quelle isole. In tal senso scrissi al Marchese Della Torretta, successo nel Ministero al Conte Sforza, ma non ricevetti risposta alcuna.

Che uso dovesse farsi della riacquistata libertà in tali quistioni io non volli allora esporre, inclinando più che altro a lasciare sospesa la quistione; conformandoci in ciò all'esempio dell'Inghilterra che per tanti anni amministrò l'Egitto con molta sua gloria e vantaggio senza definire menomamente la quistione politica; che anzi i tentativi di definirla sembravano aver segnato la fine del dominio britannico sulle sponde del Nilo.

Quanto alla quistione della costituzione, contrariamente a quanto mi aveva asserito il Ministro Sforza, trovai che il mio predecessore, l'egregio Commendator Maissa, aveva già preparato un progetto molto coscienziosamente studiato sul modello delle costituzioni di Cipro e di Malta, e con certi elementi presi dalla nostra legge comunale e provinciale. Scrissi al Ministro lodand6 il progetto e dichiarandomi. incapace forse di fare megLio; ma nello stesso tempo affermandomi recisamente contrario alla immediata promulgazione di una costituzione· per l'isola di Rodi. Di essa non riuscivo a scorgere qui nè la preparazione nè il desiderio, e mi sembrava che a volere spingere risolutamente Rodi e le altre isole nella via del progresso, fosse necessario per noi di assicurarci un periodo di potere assoluto. Di tale opinione sono ancora oggi, nè su questo punto ho nulla da mutare o da aggiungere a quanto dissi nel mio primo periodo di

governo.

Recatomi a Roma nello scorso gennaio trovai il Ministro Della Torretta in procinto di partire per Parigi, ove dovevasi tenere fra i ministri d'Italia di Francia e d'Inghilterra la ennesima conferenza sugli affari orientali. Il Torretta mi disse che sperava di evitare ogni discussione a proposito del Dodecanneso nel corso di quella conferenza; ma io, ad ogni buon fine, gli mandai a Cannes dove si teneva altra conferenza strettamente limitata alla quistione delle riparazioni germaniche, una memoria di cui riassumo i punti principali:

l) la situazione delle isole del Dodecanneso assolutamente tranquilla, permetteva al Governo di agire con ogni calma;

2) confermavo nel modo più esplicito il mio punto di v1ista che l'accordo franco-kemalista dell'ottobre precedente, ci aveva virtualmente sciolti da ogni obbligo di osservare la convenzione Bonin-Venizelos;

3) se il Governo non voleva adottare questo mio punto di vista conveniva almeno che portasse la convenzione davanti al Parlamento, ed ottenesse dalla sua maggioranza che ne negasse la ratifica;

4) una volta liberatosi dalla convenzione il Governo non doveva ricadere

nell'errore di trattare per il Dodecanneso con la Grecia, la quale non doveva,

caso mai, giocare altro che la parte donataria. Aggiungevo letteralmente così:

«se nelle convenzioni Tittoni-Venizelos e Bonin-Venizelos si attribuì alla Grecia

un altro carattere, quello cioè di vera e propria parte contraente, ciò non fu che

un episodio di quella malaugurata istituzione politica che chiamassi il venize

lismo: istituzione, durante e dopo la guerra, escogitata ai nostri danni dalla

Francia e l'Inghilterra, che io per tre anni (sotto l'alta e illuminata guida del

Barone Sonnino) cercai di soffocare in fasce e che poscia, createsi nella nostra

politica nuove e deplorevoli tendenze, crebbe e divenne gigante. Il popolo greco,

esso stesso, fece giustizia del corifeo di quel sistema politico, e noi non dobbiamo

nemmeno da lontano ammetterne l'esistenza »;

5) non vedevo nessuna necessità di regalare alla Grecia le isole. Se tuttavia il Governo avesse voluto fare un atto di generosità, avrebbe potuto cedere le. isole di seconda e terza linea (Piscopi, Nissiro, Calinno, Lipso, Patmos, Stampalia, Scarpanto, Cassos), ritenendo per sé quelle di prima linea (Rodi, Calchi, Simi, Cos, Leros), che avrebbero potuto essere la base della espansione dell'Italia in Asia Minore e che di per se stesse avevano un certo valore. Dalla sua generosità verso la Grecia l'Italia non doveva attendersi nessuna riconoscenza anzi forse gravi danni, giacchè le isole donate diventerebbero presto fastidiose basi navali greche, o peggio francesi ed inglesi, e focolari di disordine ed insurrezione nelle isole ritenute;

l)) sapendo che il Governo desiderava conservare, pur così monco, l'accordo tripartito, esprimevo l'opinione che se ciò poteva farsi senza dover conservare per ciò la convenzione italo-greca per il Dodecanneso io non avevo nulla da obiettare; ma se la conservazione del primo fra questi atti, doveva includere la conservazione anche del secondo, io reputavo che il danno sarebbe stato maggiore del vantaggio.

A questa memoria non ebbi risposta veruna, nè potetti parlare che un breve istante col ministro Schanzer il quale della quistione del Dodecanneso mi si dichiarò completamente ignaro.

Nei primi mesi dopo il mio ritorno a Rodi (22 aprile dell'anno corrente) non ebbi comunicazione dal R. Governo I'ispetto alle sue intenzioni circa il Dodecanneso. Fu soltanto il 22 ottobre che mi giunse un disl)accio del Ministro Schanzer notificandomi che egli aveva annunziato al ministro di Grecia a Roma che l'Italia in dipendenza della nuova situazione creatasi in Oriente in seguito alle vittorie kemaliste ed alla evacuazione di Smirne da varte dei greci, considerava decaduti gli accordi speciali colla Grecia circa il Dodecanneso. Il Ministro mi informava anche delle istruzioni date in tale occasione agli ambasciatori d'ItaLia a Parigi ed a Londra. Essi dovevano ricordare che il ministro Schanzer aveva sostenuto, nell'ultimo convegno di Londra, che la quistione del Dodecanneso era da trattarsi fra Italia e Grecia. Se però la discussione fosse divenuta inevitabile, gli ambasciatori dovevano far notare che la convenzione Bonin-Venizelos avrebbe dovuto essere sottol)osta ad una ratifica conteml)oranea a quella del trattato di Sèvres non mai stato ratificato. La convenzione era legata a tale trattato solo perchè stipulata per giungere all'assetto orientale quale era stato stabilito dal trattato di Sèvres. Doveva quindi considerarsi come naturale e logico che, annullato il trattato dalla nuova situazione creatasi in Oriente, la convenzione Bonin-Venizelos dovesse decadere.

Il Ministro Schanzer ingiungeva anche agli ambasciatori di far l)resente ai governi francese ed inglese la difficile situazione che si sarebbe venuta a creare fra l'Italia ed alleati nelle prossime trattative di vace in quantochè il governo di Angora, secondo ciò che risultava al Governo !italiano, non avrebbe accettato che il Dodecanneso passasse alla Grecia, e quindi nella conferenza di pace avrebbe rifiutato la formale rinuncia a favore dell'Italia, alla sovranità sulle isole se fosse esistito un contemporaneo accordo l)er il passaggio dii queste alla Grecia. Denunciando la convenzione Bonin-Venizelos si evitava quindi anche la possibilità che la Turchia reclamasse la restituzione del Dodecanneso, e quindi il ritorno di quelle popolazioni greche sotto la sovranità turca.

A tale comunicazione Poincaré non fece obiezioni. Disse soltanto al Conte Sforza che Veillizelos gli aveva chiesto se fra Italia e Francia fosse corso di recente un patto circa il Dodecanneso, il che Poincaré gli aveva smentito. Ignoro che cosa rispondesse, nel segreto della conversazione, il ministro britannico. Pubblicamente il governo britannico rispose con una nota di protesta che certamente V. E. conosce.

Ai telegrammi Schanzer da me qui sopra riassunti io risposi innanzi tutto col far conoscere che fra le popolazioni ortodosse si era manifestato un panico in seguito a voci insistenti che circolavano qui di retrocessione delle isole alla Turchia e segnalando la insufficienza delle nostre forze terrestri e navali nel caso di complicazioni (mio telegramma n. 8929) (1), e poscia, in seguito a telegramma del Ministro n. 2390 (2) nel quale si dichiaravano assurde quelle voci e mi si annunciava l'invio di una comunicazione del Ministro della guerra relativamente a questi presidi, io risposi con mio n. 10052 (3), spiegando perchè quelle voci si producessero, confermando il mio concetto non doversi trattare colla Grecia per la questione del Dodecanneso ed invitando il Governo a giungere ad una soluzione prima che fosse instaurata in Grecia la repubblica venizelista che, a mio credere, avrebbe avuto la protezione della Francia non meno che dell'Inghilterra.

Qui si ferma la mia corrispondenza relativa alla quistione del Dodecanneso. coi predecessori dell'E. V. A V. E. mi occorre di spiegare che mentre l'anno scorso ed anche fino a quest'ultimi avvenimenti, io ero partigiano della decadenza bensì dei nostri accordi colla Grecia, ma allo stesso tempo di una prudente dilazione nel regolare la quistione della sovranità delle Isole, adesso vedrei volentieri che essa venisse regolata senza ritardo.

E ciò per le seguenti ragioni:

l) lo stato d'animo delle popolazioni, quale è qui sopra accennato comporta una incertezza troppo grande. Fin qui credevasi che quando che sia si sarebbero applicati g11 accordi italo-ellenici, e ciò costituiva una base per le previsioni. Oggi dichiarati decaduti quegli accordi, ognuno può fare le ipotesi che crede, e da ciò deriva agitazione e malcontento;

2) la rinascita del venizelismo dn Grecia già ci crea e più ci creerà imbarazzi, giacchè non è dubbio che sotto l'influenza di quello la propaganda ellenica stiasi intensificando nelle isole;

3) non è opportuno lasciar passare questo stato di terrore che ha invaso gli ortodossi delle isole di un possibile ritorno alla sovranità turca, il quale li dispone, e per poco tempo li disporrà ancor~, ad accettare con equo animo la proclamazione della nostra sovranità;

4) i partiti fascista e nazionalista ora così largamente rappresentati in seno del Governo, si sono fatti così frequentemente e così altamente paladini della proclamazione della sovranità italiana sul Dodecanneso, che se ai propositi non facessero seguire i fatti, ciò costituirebbe una grande disillusione per tutti gli italiani di qui che desiderano ardentemente quella proclamazione.

Mi rifer,isco anche al mio telegramma di questa mane n. 10380 (4).

Naturalmente confermo nel modo più assoluto quanto ho già riferito per telegramma a V. E. non meno che al di Lei predecessore, che qualunque mutamento qui deve essere preceduto da adeguato aumento di forze terrestri e navali, senza di che sarebbe vera imprudenza iniziare cosa alcuna.

Resto a disposizione di V. E. per ogni ulteriore schiarimento o proposta che Ella volesse chiedermi, e Le rinnovo devote felicitazioni per la Sua assunzione al Potere da cui tutti si ripromettono molto.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Ne dava notizia il De Martino con telegramma n. 7401/1103, trasmesso il 3 novembre alle ore 21 e pervenuto alle ore 11 del giorno seguente, non pubblicato. (l) -Allude al telegramma n. 6957/8929, trasmesso il 19 ottobre 1922 alle ore 10, pervenuto alle ore 14,50 del 20. (2) -Trasmesso il 22 ottobre alle ore 20,30. (3) -Allude al telegramma n. 7106/10052, trasmesso il 24 ottobre alle ore 18, pervenutoalle ore 16,45 del 25. (4) -Telegramma n. 7532/10380, trasmesso alle ore 14 e pervenuto alle ore 3,30 del giorno 8, non pubblicato, con cui il De Bosdari dava conto della favorevole accoglienza fatta dalla colonia italiana alla notizia del ministero Mussolini ed esprimeva l'augurio che il nuovo governo non avrebbe mai consentito al ritorno delle isole sotto la sovranità turca.
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L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7502/669. Costantinopoli, 7 novembre 1922, ore l (per. ore 9).

Con mio telegramma n. 668 (l) ho riferito a V. E. decisione Alti Commissari.

Ci troviamo in presenza piano prestabilito da Angora per ridurre occupazione alleata di Costantinopoli a semplice formalità in modo insostenibile per prestigio Governi alleati.

Avvenimenti svoltisi ultime settimane mostrano intransigenza kemalisti che intendono annullare sul loro territorio quanto possa significare influenza europea rendendo quindi impossibile permanenza e svolgimento attività straniera.

Attitudine kemalisti è diretta contro stranieri in generale. Francia nonostante sua politica apertamente turcofila incontra ovunque stessa ostilità manifesta nonostante dichiarazioni amichevoli rappresentanti kemalisti all'estero. Occupazione Costantinopoli è unico segno tangibile vittoria Intesa ed armistizio Mudros che Izet pretende annullare da protocollo Mudania. Permanenza truppe alleate è però solo possibile con pieno loro controllo su autorità turche. Misure da noi proposte sono necessarie per salvaguardare prestigio Alleati. Qualora non si credano possibili date condizioni deficienza truppe alleate, unica soluzione rimarrebbe evacuazione zona occupazione prima che avvengano spiacevoli incidenti.

Può essere che, come avvenne a Mudania, turchi cedano di fronte attitudine ferma concorde Governi alleati. È necessario però che R. Governo consideri eventualità che Angora non accetti nostro atteggiamento. Se quindi R. Governo vorrà darmi istruzioni nel senso del mio telegramma n. 668, occorre prevedere e provvedere anche a possibilità conflitto armato. Situazione è ormai tale da imporre si venga ad una decisione ferma circa linea di condotta che R. Governo d'accordo con Alleati intende seguire. Ogni esitazione e temporeggiamento in questo momento non può che essere di pregiudizio.

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IL MINISTRO A DURAZZO, DURAZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLl ESTERI, MUSSOLINI

T. 7517/3729. Durazzo, 7 novembre 1922, ore 13 (per. ore 20,50).

Seguito mio telegramma 3675 (2).

Regio Console a Scutari telegrafa quanto segue: « Commenti circa avvenimenti politici italiani sono favorevoli. Impressione popolazione è che ordine è ritornato normale nazione nuovo Governo nazionalista forte e rappresentante volontà popolare. Naturalmente data mentalità locale ed avversione contro Jugoslavia si pensa e si spera che nuovo Governo possa compiere azioni belliche contro Serbia ed a ciò incoraggiano allarmi dati da stampa jugoslava~.

A quest'ultimo proposito devo aggiungere che in un colloquio che ho avuto ier,i con Ahmed Bey Zogolli quest'ultimo non mi celò viva speranza che nuovo Governo assuma attitudine risoluta verso la Jugoslavia aggiungendo che come Italia non può dimenticare fratelli irredenti Fiume e Dalmazia, Albania non può dimenticare albanesi che vivono sotto la dominazione serba nella regione di Kossovo. Rapporti Governo Tirana con Belgrado sono da un mese assai meno cordiali che per lo innanzi. Mi sono limitato a rispondere che avevo motivo di credere che nostra politica di rispetto e di difesa dell'integrità albanese rimane immutata. Per mia norma di condotta e di linguaggio gradirei ricevere anche ~u questo punto qualche direttiva tanto più che Ahmed Bey Zogolli mi disse che si riservava tornare sull'argomento dopo che linee politica estera nuovo Governo fossero meglio conosciute.

(l) -Allude al telegramma n. 7511/668, trasmesso contemporaneamente al presente e pervenuto alle ore 11,30, non pubblicato, con cui dava notizia del punto di vista degli Alti Commissari alleati a Costantinopoli, favorevole a misure coercitive nei confronti del governo turco. (2) -Cfr. p. 36, nota l.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 1119. Londra, 7 novembre 1922, ore 15 (per. ore 7,30 dell'B).

Da accenni fattimi in colloquJo personale con funzionario del Foreign Office ho rilevato che codesto Ambasciatore d'Inghilterra nel riferire circa ,i due colloqui avuti con V. E. ha espresso sua impressione marcatamente favorevole. Inoltre colloqui medesimi ebbero ottimo effetto su Curzon e sul Foreign Office. Mi risulta anche che ;in questo senso ufficio stampa del Foreign Office si è espresso con giornalisti inglesi.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA

T. s. 2563. Roma, 7 novemb1·e 1922, ore 16,15.

Suoi telegrammi 463 (l) e precedenti.

Ritengo anche io vi sarebbero per noi vantaggi ristabilire al più presto normali rapporti con codesto Governo e riconoscere attuale regime monarchico greco. Occorre però seriamente considerare tempestività nostro riconoscimento per evitare pericoli che deriverebbero se malgrado ciò regime attuale non riuscisse consolidarsi. Considerazioni Suo telegramma 449 (2) hanno senza dubbio molto valore ma bisogna anche tener presente eventualità rimanere soli ed avere riconosciuto un regime che fosse poi a breve scadenza rovesciato. Si potrebbe forse agire più prudentemente prendendo noi iniziativa presso Francia e Inghilterra per indurre quei Governi riconoscere Re Giorgio e rendendo nota tale nostra iniziativa in Grecia. Ripercussione di questo attò mi sembra sarebbe favorevole non solo per rapporti italo-greci ma anche per situazione politica interna Grecia, mentre non ci comprometterebbe in caso nostra proposta non fosse accettata da Inghilterra e Francia. Prego telegrafarmi .Suo parere.

(l) -Cfr. il n. 59 e le note relative. (2) -Cfr. p. 28, nota 2.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 2566. Roma, 7 novembre 1922, ore 16,15.

Suo telegramma 869 (1).

Prego significare direttamente o indirettamente al deputato Foerstner a proposito eventuale boicottaggio Italia: primo: che tutte le classi operaie italiane hanno assistito con simpatia allo svolgersi del moto fascista; secondo: che un milione di autentici lavoratori italiani sono regolarmente iscritti alle corporazioni fasciste sindacali; terzo: che la Federazione lavoratori del mare si è accordata e messa sotto l'egida del Partito nazionale fascista; quarto: che un eventuale blocco -più o meno proletario contro l'Italia -potrebbe avere conseguenze catastrofiche; quinto: che nuovo Governo non intende fare una politica aggressiva nei confronti classi lavoratrici. Prego notifìcarmi risultato démarche (2).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, GALLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, E ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. 2569. Roma, 7 novembre 1922, ore 22,30.

(Per Parigi e Londra). R. Ambasciatore Costantinopoli telegrafa: c: riprodurre telegr. 668 da Costantinopoli ~ (3).

(Per Costantinopoli). Suo telegramma 668. Ho telegrafato ai RR. Ambasciatori Parigi e Londra.

(Per tutti). Situazione è certo molto grave e deve essere fronteggiata dagli Alleati soprattutto con spirito assolutamente concorde. Ma le decisioni circa proclamazione stato d'assedio e circa la sua efficacia non possono venir prese che sul posto. Se Alti Commissari e Generali ritengono stato d'assedio atto a ricondurre normalità potrebbero essere autorizzati applicarlo. Prego esprimersi in questo senso con codesto Governo.

(l) -Allude al telegramma n. 7478/869, trasmesso il 6 novembre alle ore 16 e pervenutoalle ore 21, non pubblicato, con cui l'Orsini Baroni dava notizia della iniziativa presa nel corso del Congresso internazionale dei lavoratori dei trasporti, tenutosi a Vienna, di creare un fronte proletario internazionale per boicottare le merci italiane. Dell'iniziativa si stava occupandoil deputato socialista austriaco Foerstner. (2) -La minuta del telegramma è di pugno di Mussolini. (3) -Cfr. la nota l a p. 42.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, GALLI, E ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. 2570. Roma, 7 novembre 1922, ore 22,30.

È pervenuta nota russa di risposta all'invito conferenza pace. Nota comincia affermando che nuova conferenza non è semplicemente per pace con la Turchia ma per riassetto completo Oriente e quindi è inesplicabile esclusione Russia cui intervento si vuole arbitrariamente limitare questione particolare degli Stretti. Così pure arbitraria è estensione invito che include il lontano Giappone ed esclude Bulgaria. Tal condotta ingenera sospetto su intenzioni potenze regolare questioni secondo loro interessi egoistici e l'esclusione Russia unica amica e sostenitrice della Turchia rivela tentativo indebolire posizione diplomatica turca sottraendole appoggio delegati russi, appoggio che non implica naturalmente alcuna tutela ma solo solidarietà. Restrizione intervento Russia a discussione Stretti viola interessi Russia e offende sua posizione internazionale mentre questione Stretti è connessa con tutto il problema orientale e discussione così isolata darebbe soluzione artificiale. Governo russo conchiude quindi insistendo categoricamente per intervento Russia, Georgia e Ukraina alla conferenza su piede di perfetta parità degli altri stati partecipanti e chiede risposta immediata onde delegazione russa possa giungere a tempo a Losanna.

(Per Costantinopoli). Prego telegrafarmi impressioni ambienti turchi ed attitudine codesto Governo di fronte situazione creata da atteggiamento russo. (Per Londra e Parigi). Prego informarmi impressione e intenzioni codesto Governo.

A me sembra che nelle attuali condizioni e dato l'atteggiamento assunto dagli alleati di fronte intervento russo nella conferenza della pace invitando il governo dei Soviet sia pure in una speciale forma, sia ora difficile rispondere negativamente alla richiesta russa. Mi sembra pure però che in tal caso dovrebbe essere chiarito che ammissione Russia alla conferenza porterebbe come conseguenza che Governo Soviet non potrebbe considerarsi legato dal suo trattato particolare con Angora almeno nelle parti riguardanti soluzione delle questioni che verranno sottoposte alla conferenza stessa (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1125 (2). Londra, 8 novembre 1922, ore 20,15.

Lord Curzon in discorso pronunziato oggi City ha anche lui riaffermato che problema orientale potrà risolversi solo se tre principali alleati coopereranno

lealmente. Riferendosi poscia Italia Curzon dopo aver descritto ascensione potere nuovo governo italiano ha detto: «Signor Mussolini non ha perduto tempo nel dichiarare suo sincero desiderio agire completo accordo con Alleati in questione orientale. A questa intenzione noi daremo il più caldo incoraggiamento. Noi siamo disposti considerare ascensione potere Mussolini come un augurio di leali ed intime relazioni fra due paesi. Spero egli andrà Losanna e pertanto d'incontrarlo colà. Governo britannico è pronto a discutere con .spirito amichevole tutte le questioni pendenti con governo italiano e nessuno sarà più compiaciuto dell'attuale governo inglese se ci troveremo a camminare fianco a fianco con valoroso cavalleresco popolo italiano».

(l) -Con telegramma n. 7613/1140, trasmesso da Londra il 9 novembre alle ore 22,10 e pervenuto a Roma alle ore 13,50 del 10, De Martino comunicava a Mussolini il parere negativodi lord Curzon circa l'ammissione della Russia alla conferenza di Losanna. (2) -Il telegramma non risulta trascritto nè nella serie normale nè in quella di gabinetto.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 7573/1126. Londra, 8 novembre ·1922, ore 21,15 (per. ore 10 det 9).

Attiro l'attenzione di V. E. su telegramma in chiaro n. 1125 (l) riproducente principalmente passaggio relativo all'Italia del discorso di Curzon. Mi risulta che Curzon ha tenuto in modo particolare a definire pubblicamente atteggiamento Governo britannico di fronte al Governo italiano. È anche notevole invito discutere a Losanna con V. E. principali problemi interessanti due paesi. Mi risulta infine da fonte ineccepibile che movimento italiano e azione di V. E. hanno prodotto grande impressione su Curzon il quale anche in discorso odierno ha voluto specialmente evocarli.

Mi riferisco miei telegrammi n. 1094 del l corr. e n. 1119 del 7 corrente (2).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7579/1133. Londra, 8 novembre 1922, ore 23,30 (per. ore 12,15 del sn.

Mio telegramma n. 1121 di ieri (3). Secondo mi risulta da colloqui personali nota di V. E. circa Dodecanneso ha prodotto complessivamente ottima impressione per la impostazione fatta da

V. E. della questione. Curzon trattenuto sino a tarda ora nella nota riunione elettorale non venne al Foreign Office e rimanda a domani l'appuntamento. Mi si fa prevedere atteggiamento conciliante. Converrà però insistere per discussione rapida conforme desiderio di V. E. perchè fu affacciata possibilità discutere la questione a Losanna fuori delle sedute.

(l) -Pubblicato al numero precedente. (2) -Per il telegramma n. 1094 cfr. la nota 2 a p. 19; il telegramma n. 1119 è qui pubblicato al n. 79. (3) -Allude al telegramma n. 7519/1121, trasmesso il 7 novembre alle ore 15,40 e pervenuto alle ore 2 del giorno seguente, non pubblicato, col quale comunicava di aver consegnato la nota sul Dodecanneso, qui pubblicata in allegato al n. 74, al capo gabinetto di lord Curzon, Vansittart.
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IL SENATORE SFORZA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. R. P. u. Roma, 9 novembre 1922, mattina. E ora che sono a riposo e che, salvo suo diverso ordine, ripartirei subito per Parigi, il caso vuole che, senza mio merito, quel che dirò a Poincaré e Millerand acquisterà al loro spirito un certo peso. Io credo posso soddisfare le preoccupazioni di Millerand di cui le dissi pur !asciandogliene altre salutari -e posso insomma utilmente parlargli. Voglia dunque giudicare se è bene-pel maggior peso del mio dire-che io la veda prima di partire.

Mi permetta aggiungere che le sarei gratissimo se potessi partire al più presto, anche stasera, perchè temo che mia moglie sia inquieta (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1135 (2). Londra, 9 novembre, ore 14. Lord Curzon in discorso alla City disse pure che sarebbe ormai per Gran Bretagna una pazzia adottare e seguire politica isolamento. Unica politica è invece intesa leale con principali alleati. Unicamente cooperazione 1nteralleata farà conseguire pace. In armonia con questo principio « ho agito sempre nella fiducia che fin quando potenze resteranno unite non vi sarebbero nè politiche indipendenti da una parte od altra nè accordi segreti nè farla di nascosto a~i

alleati. Io non ho fatto mai dunque proposte od iniziato lineamenti politici senza informarne immediatamente e francamente Francia e Italia».

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IL MINISTRO A CRISTIANIA, CAMBIAGIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7597/58. Cristiania, 9 novembre 1922, ore 14 (pe1·. ore 19,15). Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 11580. Premetto che malgrado insistenze mie, Agenzia Stefani non eff.ettua servizio telegrafico diretto e con poco senso patriottico incaricava Agenzia Havas trasmettere ogni giorno notizie italiane, cosicchè gli avvenimenti italiani si conoscevano qui sempre da Parigi e Berlino: soltanto disordini, scioperi, conflitti ecc. Circa avvenimenti attuali dopo primo momento ansietà stupore grande mag

gioranza è rimasta ammirata meravigliosa organizzazione fasci immediata costituzione di un Governo serio e pronto ristabilimento quasi generale ordine pub

blico. Eccezione fatta circoli bolscevichi che parlano di terrorismo e della necessità riunione tutte le forze comuniste difesa conquiste proletarie impossessarsi potere, i norvegesi e la stampa, pur osservando che bisogna attendere risultato esperimento e facendo riserve sul pericolo che i comunisti organizzino lotta vendetta armata, che cittadini si abituino all'idea che forza possa avere predominio sulla legge e che, nei rapporti politica estera, troppi nazionalisti guardano con simpatia ed invidiano a noi attendendo conoscere dal corso avvenimenti fino qual punto esempio dell'Italia possa essere imitato, considerano la nostra più che una evoluzione una rivoluzione riuscita meravigliosamente pacificamente ed hanno parole entusiastiche per l'attività, iniziativa e coraggio del giovane Capo del

R. Governo che.... Post chiama nuovo Garibaldi. Il presente telegramma continua col numero successivo (1).

(l) -In calce a matita una nota di Mussolini: • Risposto in senso negativo. M. •. (2) -Non risulta che il telegramma sia stato trascritto, nè nella serie normale nè in quella di Gabinetto. Il testo pubblicato è quello in partenza da Londra.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A DURAZZO, DURAZZO

T. 2584. Roma, 9 novembre 1922, ore 18.

Telegramma di V. S. n. 3729 (2). Approvo sua risposta circa rispetto e difesa indipendenza albanese. Circa politica verso Jugoslavia Ella troverà modo deludere speranza Ahmed Zogolli.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1138 (3). Londra, 9 novembre 1922, ore 19,30.

Mio telegramma 1132 di ieri (4). Curzon mi ha detto che in seguito alla opposizione di Poincaré egli è disposto andare a Losanna il 20 corrente.

Poincaré ha comunicato a Curzon un telegramma del Colonnello Mongin da Angora che riferisce il noto programma di quel governo e informa che su di esso Kemal sarà assolutamente intransigente.

Ciò stante Curzon ha telegrafato a Roma e Parigi rappresentando la necessità imprescindibile che i tre alleati stabiliscano la loro attitudine prima della conferenza; se durante la conferenza si verificasse un disaccordo fra alleati sarebbe un disastro; se gli alleati non riuscissero a mettersi previamente d'accordo su una linea comune d'azione meglio varrebbe fare a meno della conferenza. Pertanto Curzon propone che i tre governi abbiano a questo scopo uno scambio di idee sia per la via diplomatica sia mediante una riunione dei ministri degli Affari Esteri. Curzon è pronto a recarsi a Parigi per incontrarsi V. E. e Poincaré.

(l) -Telegramma 7643/59, trasmesso il 10 novembre alle ore 17,40 e pervenuto alle ore 22, non pubblicato, con cui il Cambiagio dava conto di un colloquio col ministro degli esteri norvegese e dei benevoli sentimenti da questi espressi nei confronti del fascismo. (2) -Pubblicato al n. 78. (3) -Non risulta che il telegramma sia stato trascritto nè nella serie normale nè in quelladi Gabinetto. Il testo pubblicato è quello in partenza da Londra. (4) -Telegramma non pubblicato, trasmesso alle ore 19 del giorno 8, relativo alla data di convocazione della conferenza di Losanna.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7607/1139. Londra, 9 novembre 1922, ore 22,10 (per. ore 10 del 10).

Mio telegramma di ieri n. 1133 (1).

Curzon mi ha detto che la nota di V. E. circa Dodecanneso è ragionevole conciliante e da statista (statesmanlike). Essendo la nota firmata da V. E. egli risponderà oggi con nota firmata da lui dichiarandosi pronto a discutere con V. E. e confidando in una soluzione soddisfacente. Ho insistito sulla necessità che l'intesa avvenga, e prima di Losanna, dovendo consultare anche il Governo francese. Curzon mi rispose che Losanna gli sembrerebbe veramente l'occasione a proposito comoda trovandosi colà anche francesi, ma che per deferenza al desiderio dell'E. V. è pronto discorrerne con lei a Parigi se come egli spera avrà colà luogo la riunione di cui al mio telegramma odierno 1138 (2). Stante la ristrettezza del tempo e suo desiderio discorrere personalmente con V. E. Curzon non vedeva quale altra occasione potesse esservi per trattare la questione.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI PER L'EUROPA E IL LEVANTE, LAGO, ALL'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI

T. 2593. Roma, 9 novembre 1922, ore 23.

Ecco testo preciso comunicazione che V. E. dovrà fare a codesto Governo in base istruzioni mio telegramma odierno (3): «In considerazione importanza interessi economici e finanziari del Belgio in Oriente sarà proposto al Governo belga invio a Losanna di due delegati che a loro richiesta saranno invitati dal Presidente della Conferenza prendere parte discussioni quando verranno studiate questioni finanziarie ed economiche di speciale interesse per il Belgio».

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A SOFIA, ALDROVANDI

T. s. 2598. Roma, 9 novembre 1922, ore 23.

Suo telegramma n. 188 (4).

È anche mia opinione che ci convenga sostenere aspirazioni bulgare per sbocco Egeo con garanzie territoriali. Governo bulgaro deve conoscere già che attitudine italiana nella questione è in massima favorevole, ma dato tempera

4 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

mento estremamente infido di Stamboliski ritengo preferibile almeno per il momento non fargli alcuna dichiarazione esplicita in proposito. E ciò tanto più che occorrerà a tempo opportuno negoziare possibilmente con la Bulgaria il nostro appoggio.

(l) -Pubblicato al n. 86. (2) -Pubblicato al numero precedente. (3) -Allude al telegramma n. 2583, trasmesso alle ore 18, non pubblicato, col quale il Ruspoli era autorizzato ad esprimere, concordemente al suo collega inglese, parere favorevole alla domanda del governo belga di partecipare alla Conferenza di Losanna. II telegramma,firmato da Mussolini, venne trasmesso anche a Londra e Parigi. (4) -Pubblicato al n. 75.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. P. c. 2785/1256. Londra, 9 novembre l922.

Ho potuto comprendere che notizie pervenute al Foreign Offi.ce circa attività

diplomazie balcaniche sono piuttosto contradittorie.

In genere si è portati ad escludere vera e propria intesa militare fra Mosca

con Stati bolscevichi del Sud e Turchia e Bulgaria allo scopo occupazione russa

della Bessarabia ed invasione Bulgara sul territorio jugoslavo.

Da fonte autorevole non inglese mi è stato poi confermato che approcci bul

garo-rumeni sarebbero ben avviati stante grave preoccupazione romena per sorte

Bessarabia. Secondo mio informatore tali approcci potrebbero portare presto ad

intesa vera e propria se risultasse vero piano politico che viene attribuito a V. E.

di formare un'intesa bulgaro-romeno-ungherese da contrapporre ad altri Stati .Piccola Intesa.

Mi è stato infine riferito che governo francese, in vista nuovo atteggiamento

Angora, è in via di modificare completamente sue suggestioni a governi Piccola

Intesa. Governo serbo si contenterebbe soltanto d'uno sbocco meramente com

merciale a Salonicco, e governo greco da parte sua sarebbe disposto ad addive

nire rapidamente ad un'intesa, se pure questa non siasi già formata.

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IL CAPO DELLA MISSIONE DI SOCCORSO IN RUSSIA, SELVI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. P. Rostov sul Don, 9 novembre 1922.

Ho conosciuto qui dai giornali russi la bella vittoria fascista ed ho appreso

con infinita soddisfazione che le sorti d'Italia sono firtalmente nelle mani di chi

saprà governarla e ridare alla nazione la vera anima della stirpe.

Da antichissimo gregario mi permisi telegrafarle .«levando alto il mio saluto

fascista per Vostra et nostra vittoria, per migliori immancabili destini d'Italia».

Ma la censura russa che vede nel fascismo la bestia nera, avrà fatto passare il

telegramma? La notizia degli avvenimenti ha qui destato una grande impres

sione. Certo la stampa non rinuncia al suo scopo di travisamento partigiano. Con

incomprensione naturale o voluta del pensiero fasdsta si grida al fronte unico

internazionale reazionario e non si capisce che il fatto è prettamente e tipica

mente italiano e che il fascismo è in perfetta antitesi coll'Horghesch et similia.

Per un momento di buon umore mi permetto inviarLe una caricatura comparsa nella Isvetia del 31 ottobre.

Qui si teme che la politica dell'Italia nei riguardi della Russia possa cambiare. Io ho cercato fare intendere che non vi è motivo per crederlo. Del resto si deve riconoscere che gli ultimi commenti si improntano ad una relativamente serena obiettività. Certo in questi ultimi giorni subiranno l'influenza di ciò che si dirà nella infatuazione verbaiola del congresso comunista a Mosca.

Venendo in Russia come capo della Missione di soccorso io ho creduto di non d_overmi limitare a fare il semplice distributore di aiuti. Bisognava non essere da meno di quanto sono le altre Missioni, vale a dire considerarsi ·come in un posto di osservazione. Questa delle Missioni di soccorso, è forse nello stato attuale, la forma migliore di penetrazione. Molti aspetti della complessa situazione, a noi è più facilmente consentito di constatare. Più facile è vincere le diffidenze. Del resto al termine del nostro lavorC>, io ho l'impressione di aver fatto un'ottima opera di propaganda italiana. Le simpatie raccolte fra il popolo e sinanco fra le autorità, da prima ostili, sono state larghissime. Ogni giorno ne abbiamo la prova. Ci preferiscono a qualsiasi altra Missione e ci vedono partire con rincrescimento.

La questione russa è questione che non può non interessare l'Italia; ma per aspetti oggi diversi dal passato.

Come riflesso nella nostra vita politica, ora che un solo e saldo governo dello Stato è affidato alle Vostre mani, non ci fa nè caldo nè freddo. Come fenomeno russo il comunismo non esiste, che nelle parole. Vi è un dominio oligarchico e giudaico dei comunisti, e l'aspetto giudaico è un fatto importante, ma può preparare delle sorprese. La rivoluzione porterà i suoi benefici effetti rientrando nell'alveo naturale di una rivoluzione nazionale. Una contro rivoluzione è una chimera. È impossibile e sarebbe dannosa. Del resto una contro rivoluzione in un certo senso essi la fanno lentamente da sè stessi.

In economia si fa macchina indietro a tutto vapore, vale a dire a poco a poco si rinnega con la N.E.P. (Nuova Politica Economica) tutta l'utopia comunista. Ma la rovina economica del paese è immensa.

Lo Stato è in pieno fallimento e stenta a pagare i suoi funzionari. Il rublo

da due o tre mesi precipita settimanalmente del 100 %. La produttività è al

minimo assoluto; è insufficiente ed incapace persino nella sua forma più primitiva

e naturale al paese, l'agricoltura.

La carestia e la fame non è un fenomeno semplicemente transitorio e solo

dipendente da una siccità. Essa è collegata allo stato di miseria e di improdut

tività generale del regime e del paese.

L'anno prossimo nonostante il raccolto favorevole di quest'anno conoscerà

la fame non meno dell'anno decorso. Nè il fenomeno si arresterà presto. Mancano

sementi, mancano bestie da lavoro ridotte in alcune regioni ad 1/10 dell'ante

guerra. Ho raccolto dati sulla situazione economico-agricola del Sud-Est russo

e, se V. E. lo desidera, saranno oggetto di una relazione generale che compilerò al

mio ritorno, partendo da qui tra pochi giorni. Mancano macchine agricole, man

cano persino le braccia. Si semina un terzo del normale. E le terre nere ferti

lissime meravigliose giacciono incolte per estensione interminabili.

Dalla prostrazione in cui è caduta, la Russia non potrà risorgere con le sue

forze; vi si oppone anche una tipica incapacità di razza. Inevitabilmente dovrà

cadere nelle braccia dell'Europa. Ci si illude di resistere a questa caduta, si

vuole, se si sente inevitabile, mascherarla ed accettarla insensibilmente. Ma que

sto avverrà: i più virili i più pronti i più abili saranno quelli che se la pren

deranno.

Gli accaparratori nel compito di amministrazione e di valorizzazione econo

mica della Russia non mancano.

L'America è qui con la sua formidabile organizzazione di soccorso l'ARA.

Ma gli americani sembrano i meno temibili. Non hanno simpatie. Sono essen

zialmente dei businessmen e mi pare manchino di abilità politica. Vi sono gli

inglesi e sono forti; ma naturalmente la più temibile è la Germania. Quale cosa

migliore che rimpiazzare le perdute colonie di oltremare con questa immensa

terra da sfruttare? La Missione Nansen va trasformandosi; da missione di soc

corso diventa organo di ricostruzione economica e si chiama «Action Nansen ».

Da Ginevra, dalla Svizzera della filantropia trasporta i suoi uffici centrali a Ber

lino nella Germania della penetrazione economica. In questi giorni Gorvin, il

rappresentante del Dr. Nansen a Mosca, mi riferiva che la Francia che è stata

l'ultima ad inviare la Delegazione Economica pare sia la prima a volerla tra

sformare in Delegazione Diplomatica. Non so quanto vero, ma penso verosimile.

Questo lavoro di accaparramento europeo incontrerà difficoltà nella diffi·

denza e malafede, poichè in quest'ultima capi e sottocapi sono insignì. Ma queste

difficoltà diminuiranno. La mentalità di governo si trasformerà più facilmente

con i contatti e con le intese, che non con le avversioni e gli isolamenti.

L'Italia è naturalmente chiamata ad esercitare la sua azione nelle regioni

del Mar Nero. Tutto è qui favorevole a noi. La valorizzazione agricola di regioni

fertilissime come il Kuban è la più naturale per noi, è la più immediata nei

vantaggi. Risorta a poco a poco la ricchezza del paese, qui si possono avviare

i nostri commerci. Non saranno oggi nè domani, ma più presto di quanto non

si creda. Qui potrà persino avviarsi la nostra emigrazione. Il paese è spopolato

e vi sono condizioni di clima non disadatte a noi.

Queste previsioni di un'evoluzione relativamente calma e di un avviamento alla ricostruzione economica del paese, possono essere sconvolte da un colpo di testa, che spinga alla guerra. Certo lo spirito militarista è risorto e non è lo spirito militarista di un'armata rossa. Ho visto in questi giorni una rivista militare a Rostoff nella quale sono sfilati oltre 30.000 soldati. Passo di parata germanica, tenuta inappuntabile. Ufficiali vecchio regime. Questi sono i custodi del nuovo spirito militarista. Ascoltavo un generale parlare di guerra con desiderio. Lo spirito internazionalista non è per essi che uno spirito slavo-imperialista. Forse quelli fra di loro che vanno più lontano pensano che una guerra vittoriosa può innalzare un duce ed un impero. È da augurarsi che la politica russa rwn sia spinta a questa via, che la sensazione della realtà economica prevalga sul puro spirito militaresco e che il disastro economico non giunga a tanto da spingere all'atto disperato. E alla guerra meno facilmente si verrà, aiutando anzichè ostacolando la Russia.

Mi sono permesso Eccellenza, di portare, se può essere utile, un mio contributo con un esame rapido della situazione, che potrò più ampiamente illustrare al mio prossimo ritorno. La situazione è complessa e nessuno può pretendere, come io non pretendo, di renderla completa ed esatta. Ho creduto di far ciò col sentimento di un fascista, che fin dal primo giorno e quando eravamo in pochi, si è dato al nostro movimento con fede appassionata, sebbene abbia dovuto non manifestare la propria azione, per la sua qualità di ufficiale effettivo nell'Esercito.

Chiudo questa mia lettera con una cosa gustosa. Siamo stati una di queste sere invitati dal capo dell'Ispolkom (potere esecutivo) per un piccolo pranzo d'addio intimo e non ufficiale. Ci hanno suonato l'internazionale che abbiamo naturalmente ascoltato in attenti. In cambio abbiamo poi intonato il nostro « Giovinezza » ascoltato con uguale deferenza. Naturalmente non potevamo dire che era l'inno fascista, ma abbiamo detto che era uno dei nostri inni nazionali più cari alla gioventù d'Italia.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. s. n. Londra, 10 novembre 1922, ore 13,40.

In discorso di iersera Primo Ministro insistè nuovamente su necessità che alleati che insieme hanno vinto guerra agiscano uniti per assicurare pace che essi solo possono assicurare. Disse che se parlava soltanto dei due maggiori alleati si era perchè essi erano principalmente interessati nella questione prossimo oriente. Aggiunse «parlerò prima dell'Italia. Noi non dimentichiamo che Italia entrò in guerra nel momento più critico. Applausi. Non dimentichiamo che essa ebbe a soffrire quanto ogni altra nazione e che invasione tedesca suo territorio cinque anni fa fu per tutti cosi preoccupante. Nostro popolo non dimentica tali cose e qualsiasi segno possa apparire alla superficie, nel cuore vi sarà profondo sentimento di buon cameratismo per la nazione che ebbe tal parte nella guerra».

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, E AL CONSOLE A MALTA, ROCCO

T. 2607. Roma, 10 novembre 1922, ore 23,50.

(Per Londra). R. Console a Malta telegrafa quanto segue: «In parlamento deputato italofobo Strickland ha invitato governo ad aprire occhi sulle mire del fascismo su Malta esplicando contro propaganda ed ha segnalato decadenza Trieste e Fiume nelle attuali condizioni. Governo non ha replicato. Per poter riservarmi azione secondo istruzioni di V. E. mi sono limitato attirare l'attenzione del governatore sulle versioni ufficiose in attesa del resoconto stenografico. Segue rapporto».

Gli ho risposto quanto appresso:

(Per tutti e due). « Suo tel. 34. Prego di fare opportuni passi onde Signor Strickland sia richiamato colle dovute forme ad una maggiore discrezione di linguaggio nei riguardi dell'Italia» (1).

(l) In calce all'originale del telegramma proveniente da Malta, n. 7562/34, trasmesso in data 8 novembre 1922, ore 18,30 e pervenuto a Roma alle ore 22, una annotazione autografadi Mussolini: c faccia richiamare con le debite forme il signor Strickland a una maggiore discrezione di linguaggio. M. •.

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IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. P. c. 4924/972. Atene, 10 novembre 1922.

Nel confermare il mio telegramma odierno n. 478 (l) onoromi riferire che Politis mi ha lasciato ·chiaramente intendere ieri che l'attuale Governo -ellenico si rende perfettamente conto che il noto Protocollo di Corfù non è di alcun valore per la questione e che le riserve da lui-in forma platonica -rinnovate in rapporto a quel documento e di altra non specificata natura, non hanno all'atto pratico importanza di sorta. Il Governo greco ha dovuto agire in tale guisa semplicemente per dare soddisfazione all'opinione pubblica.

Siami lecito aggiungere sembrare difficile che il presente Gabinetto si sottomettesse puramente e semplicemente alla nostra imposizione, mentre la sedicente rivoluzione greca annovera fra i capi di accusa contro gli ex-governanti l'aver questi abbandonato la causa di redenzione dell'Epiro del Nord (Albania Meridionale).

Il Signor Politis mi ha nuovamente assicurato che il Governo greco provvederà con prontezza alla nomina ed all'invio presso la Commissione del suo delegato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7654/1147. Londra, 11 novembre 1922, ore 8,54 (per. ore 0,45 del12).

Mio telegramma n. 1139 del 9 corrente (2).

Foreign Office trasmettemi risposta a nota di V. E. circa Dodecanneso (3). Invio per corriere documento cui testo è il seguente: « Ho ricevuto e letto con sincera soddisfazione nota di V. E. del 3 novembre relativa all'atteggiamento del Governo Italiano circa questione Dodecanneso. Mi affretto informarla che ho apprezzato spirito di amicizia e cooperazione col quale Ella ha trattato l'argomento e posso assicurarla che è mio desiderio trattare la questione con uguale amicizia e moderazione. Non dubito che se essa sarà così presa in esame coi dovuti riguardi agli interessi di tutti gli interessati noi potremo giungere ad una soddisfacente soluzione».

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IL CAPO DEL PARTITO AUTONOMISTA FIUMANO, ZANELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 30274 (4). Kraljevica, 11 novembre 1922, ore 14,15 (per. ore 19,45).

Governo fiumano che causa condizioni interne Fiume è tuttora costretto risiedere estero augura fervidamente V. E. riesca ridare all'Italia autorità presti

gio benessere morale economico che magnifico popolo italiano meritasi e restituisca alla martoriata ignobilmente oppressa Fiume la piena libertà indipendenza e la pace cui ha sacrosanto diritto. Richiamandosi precedenti note e telegrammi questo Governo protesta solennemente contro ogni appoggio finanziario che codesto Governo largisce al sedicente Governo provvisorio fiumano privo di qualsiasi mandato legale o legittima autorità, il quale può sussistere solamente grazie appoggi sussidi forniti dal R. Governo italiano. Dichiara che cotali sussidi anticipi non saranno riconosciuti dalle legali autorità fiumane. Eleva solenne protesta contro ogni atto elettorale in regime illegale che violasse diritti costituente Governo legale di Fiume o fosse compiuto senza controllo internazionale. Questo Governo convoca immediatamente costituente e presenta analoga protesta a tutti i Governi, chiedendo cessazione attuale stato cose Fiume che costituisce scandalo europeo e inaudita offesa diritti libertà popolo fiumano. Nell'interesse superiore dell'Italia per creare buoni rapporti duraturi materiati di reciproca fiducia stima fra Italia e Jugoslavia, per evitare nuove gravi complicazioni fiumane e per salvamento italianità Fiume, che vicende ultimi quattro anni hanno quasi distrutta, pregola vivamente non prestare ulteriormente fede alle grossolane montature patriottarde fiumane che stragrande maggioranza fiumani decisamente respinge e voglia negare ulteriore appoggio a vani inutili sforzi per una annessione ormai impossibile ed alla quale anche ogni votazione plebiscitaria fiumana sarebbe fortemente sfavorevole.

(l) -Telegramma n. 7636/478, trasmesso alle ore 22 del 10 novembre e pervenuto alle ore 7,40 del giorno successivo, non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 92. (3) -Pubblicata in allegato al n. 70. (4) -Il numero di protocollo è del ministero dell'interno al gabinetto del quale il telegramma fu trasmesso.
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IL MINISTRO AD ATENE, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7677l 483. Atene, 11 novembre 1922, ore 22 (per. ore 10,20 del12).

In occasione nostro ultimo incontro Politis ed io trattammo pure dei mezzi pratici per raggiungere un effettivo miglioramento rapporti italo-greci. Da parte mia insistei sulla necessità di un pronto risanamento opinione pubblica greca a nostro riguardo e di un rapido soddisfacente definitivo amichevole componimento numerose questioni di carattere morale politico ed economico rimaste da lungo tempo sospese. Politis mi confermò che il Governo greco desidera appagarci in tale duplice richiesta e di sua iniziativa aggiunse costituirebbe anche buon principio stipulazione di un trattato di commercio fra i due paesi. Politis mi pregò proporre a V. E. se Governo italiano divide simile punto di vista, gli faccia conoscere al più presto su quali basi desidera concludere accordo, magari presentandogli subito uno schrma di trattato da concretarsi concorso di tecnici. A mio avviso fondandomi preconcetto intendersi soltanto su elementi giudizio a mia disposizione, abbiamo tutta la convenienza aderire formalmente proposta greca. All'uopo mi basta rammentare che la mancanza di un vero e proprio trattato di commercio e navigazione con Grecia (nostri rapporti economici sono attualmente regolati da un modus vivendi incompleto ed inefficace) ci ha messo in posizione imbarazzante, dannosa e di inferiorità rispetto altri paesi. Importa poi che provvediamo ad una base solida e positiva Convenzione per incoraggiare naturale sviluppo nostra penetrazione economica in questo mercato di primo ordine per l'Italia.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, FRASSATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 2910/554. Berlino, 11 novembre 1922.

La dissoluzione finanziaria della Germania procede inesorata il suo corso. Più che dissoluzione ormai è sfacelo. Gli sbalzi violenti della valuta di migliaia di punti per giorno; torrenti di carta moneta e di buoni dilaganti dalle Officine dello Stato (solo nell'ultima settimana 60 miliardi di marchi 61 di buoni); il debito dello Stato salito a tali altezze che per rappresentarlo sono necessari ormai numeri astronomici (4 milioni di miliardi). Dall'estero rigurgito dei miliardi di marchi, comperati a caro prezzo nel passato ed ora gettati via come carta straccia; nell'interno corsa sfrenata di popolo per procurarsi a qualunque prezzo quella qualunque divisa straniera che conservi ancora alcun valore e gli assicuri l'esistenza in un prossimo domani. Conseguenze immediate della tempesta il costo della vita salito a prezzi fantastici (nel solo mese da settembre a ottobre l'aumento è stato del 67 %); e con il dilagare della miseria e lo spettro della fame dinanzi il diffondersi di quella nervosità, quel senso di disagio e quella speranza di novità liberatrici che sempre nella Storia sono state foriere delle grandi catastrofi sociali e politiche. Non è più la finanza della Germania soltanto, è tutta la sua potenza che in quest'ora terribile della sua vita si dissolve.

Ma la Germania è una nazione di 60 milioni di abitanti, e nel cuore dell'Europa; il suo dissolversi non può perciò non esercitare i propri contraccolpi su tutto l'organismo europeo. Contraccolpi politici, contraccolpi economici. In questo momento a noi importa sopratutto di vedere quali essi siano per rispetto al nostro paese.

Le libertà, e perciò le possibilità della nostra politica estera erano prima della guerra fondate sul gioco delle forze europee in contrasto. L'Italia riunita si trovò per questo rispetto nelle analoghe condizioni del piccolo Piemonte e perciò la politica della dinastia nazionale fu in gran parte ripetizione dei destreggiamenti della Casa regionale. Il conflitto mondiale ha distrutto l'equilibrio europeo e creato sulle sue rovine una formidabile egemonia. Crollate le tre più grandi Potenze, Germania, Austria e Russia, senza esercito di sorta due di esse, finanziariamente disfatte tutte e tre, sorto dalle rovine e dallo smembramento parziale di esse un gruppo di potenze che fanno loro cintura e sono loro avverse -come sono avverse o per lo meno tiepide amiche, se non anche qualcuna decisamente ostile all'Italia -la Francia, con un esercito agguerritissimo e sempre pronto a marciare, con una preponderanza politica e militare decisa su quel gruppo di potenze da lei fatto sorgere per i suoi fini imperialistici, esercita oggi tale una egemonia quale nella Storia Moderna non si era ancora conosciuta. Lo stesso Impero Napoleonico impallidisce al confronto di essa. Napoleone infatti aveva ancora contro di sè una Prussia vinta si, ma con tutte le energie di un prossimo e grande risorgimento, e un potente Impero Russo; aveva sopratutto contro di sè l'Inghilterra. Oggi Germania e Russia non contano più, e la Francia si trova nella condizione di potere esercitare la sua minaccia militare persino sull'Inghilterra.

I progressi della tecnica rendono infatti di giorno in giorno più vera l'affermazione di Ludendorff che chi è padrone della costa dal Capo della Flague alle foci della Schelda può dominare e seriamente minacciare anche l'isola Britannica. Ora l'alleanza militare f;a il Belgio e la Francia dà a questa il possesso della costa. Il fine primo onde l'Inghilterra entrò nel conflitto tra la Francia e la Germania è così interamente fallito. Essa voleva impedire che un avversario poderoso-come sarebbe stata la Germania vincitrice-si impadronisse delle coste rimpetto all'isola e si creasse di esse la possibilità di un assalto contro di lei. Ma se la Germania è stata abbattuta, la costa non è stata liberata. La Francia, con il più formidabile armamento di aeroplani del mondo, con una flotta potentissima di sottomarini che rinforza ogni giorno di più (non per nulla essa ha rifiutato a Washington di sottostare alle riduzioni proposte dalla Conferenza!) la Francia può dalle coste proprie e del Belgio sferrare contro la Gran Bretagna un assalto ben altrimenti poderoso che qualunque altro Stato non potesse nel '14. Funzione storica dell'Inghilterra fu sempre di controllare e impedire ogni egemonia continentale; nel nuovo ambiente e nelle mutate circostanze essa può non solo perdere la sua pratica funzione, ma correre anche il pericolo di subire essa stessa gli effetti della supremazia che è concorsa a creare.

Solo ostacolo serio allo stabilimento dell'Impero Continentale francese sarebbe una Germania bene organizzata e perciò politicamente potente. Ma le mire e gli scopi della Francia per rispetto alla possibilità di tale ostacolo si delineano nettamente. O essa profittando dello sfacelo finanziario della Germania riesce ad impossessarsi delle industrie di questa, o facendole rientrare nell'orbita dei suoi interessi impone a tutto il paese tedesco la sua volontà, o continuando la sua politica spinge lo sfacelo alle estreme conseguenze. La dissoluzione finanziaria, la miseria sociale, l'esasperazione delle classi lavoratrici e di tutti i colpiti da questo intollerando stato di cose spingerà il Governo del Reich sempre più verso sinistra. Ma la Baviera monarchica cattolica e reazionaria si troverà allora in tale urto con Berlino protestante repubblicana e socialista, che la scissione vagheggiata dalle classi conservatrici e militaristiche bavaresi diventerà inevitabile. Pur essendo diventata anche più antifrancese che non sia la Prussia, la Baviera farà allora, senza sapere forse e senza volere, il giuoco della Francia. E dico senza esitazione. il gioco di questa perchè certe apparenze in contrario, come qualche articolo di giornale ufficioso quale il Temps (5 novembre) non può trarre in inganno chi cerca la realtà. Così la Francia, mentre favorirà una monarchia cattolica bavarese protendentesi verso l'Austria e Salisburgo e il Tirolo, profitterà per l'altro lato della debolezza in cui si verrà a trovare la Germania divisa per fare della Renania uno Stato a Sè. Con il che la Francia otterrà un doppio effetto: per una parte metterà fra la Prussia e sè il cuscinetto di uno Stato nominalmente indipendente in realtà sotto il predominio politico e militare di lei; dall'altra con il serrare per mezzo del nuovo Stato il Belgio da oriente, farà sì che questo aperto all'invasione francese da mezzogiorno debba per necessità superiore rimanere sempre sotto la protezione politica e militare di lei. Che se poi la Francia riesca -profittando della impotenza della Germania ad assolvere i propri impegni -anche ad occupare la Ruhr e a mantenere la Saar allora -con il possesso dei centri minerari dell'occidente e con quello indiretto degli Orientali dell'Alta Slesia -essa avrà in mano quasi tutto il ferro e il carbone d'Europa cioè i mezzi più efficaci della potenza economica e militare,

e detterà la sua assoluta volontà su tutto 11 continente. Tutta la politica francese è a ciò diretta e bisogna riconoscere la grandezza dei suoi mezzi e la chiarezza delle sue vedute. Tutto essa subordina a queste.

Non si nascondono le debolezze di tale progetto. Ogni egemonia, per forte possa essere, porta in sè i germi dissolvitori della propria grandezza. Ma l'Impero di Napoleone, sorto su rovine politiche che lasciavano intatte le forze economiche e nazionali degli avversari, preparava Lipsia e Waterloo; il predominio attuale sorgendo dal dissolvimento non solo politico ma economico della potenza altrui, ha davanti a sè un lungo periodo di attesa perchè le forze avverse riescano a riarmarsi a suo danno. La riorganizzazione economica è fatto ben più lungo e più difficile che non siano la politica e la militare; nè queste si possono avere se quella prima non si attui. Altro germe dissolvitore è il dispendio di ricchezza che codesto imperialismo costa alla Nazione che lo fa. Ma se il risultato ultimo alla visione dello storico è sicuro esso non cade sotto la considerazione del politico. La politica si fa col presente e tien conto dell'avvenire immediato.

La scomparsa della Germania come potenza politica vorrebbe dire dunque per l'Italia impossibilità di muoversi entro qualsiasi altra orbita che non siano gli interessi francesi anche quando questi siano in contraddizione con i suoi. Ma la dissoluzione finanziaria dello Stato porterà come conseguenza inevitabile per un non breve periodo tale scomparsa. Sventuratamente questa fatale conseguenza di causa e di effetto non fu, quando era tempo, compresa, o per lo meno non fu valutata in tutta la gravità della sua portata. Oggi cogliamo i frutti della nostra azione, o meglio, della nostra inazione. E la politica estera d'Italia si fa di giorno in giorno sempre più difficile e meno sicura.

Non meno gravi dei politici sono i contraccolpi economici. Giustamente l'Italia si propone in questo momento come prima capitale sua meta la propria restaurazione finanziaria. L'esempio della Germania prova come la dissoluzione finanziaria di un paese trascina con sè lo sfacimento di tutta la sua potenza e quindi di tutto il suo essere. Perciò l'Italia è risoluta a sottostare ad ogni sacrifizio, compiere ogni sforzo per riordinare la propria finanza. Ma la conquista del pareggio non è solo un fatto di volontà e un problema di finanza; è insieme un fatto ed un problema di politica estera. Tutti gli sforzi più audaci e più generosi che si possono compiere all'Interno sono destinati a fallire, o per lo meno a non raggiungere che una piccola parte del loro abbietto, se invece che venir secondati dalle circostanze e dalle forze esterne sono da queste minati e controbattuti. Ora il naufragio della Germania non trascina nel gorgo lei sola. L'Europa economicofinanziaria è un tessuto che ovunque si squarcia da ogni parte si rompe. Ma il cuore e il perno dell'organismo europeo è qui. Nel non aver badato a questa semplice verità sta appunto l'errore della Commissione delle Riparazioni e della Conferenza di Genova. La Commissione delle Riparazioni giudicò di proporre ai Governi Alleati un onere per la Germania esorbitante, nella illusione che se anche l'esorbitanza del contributo l'avesse dissanguata se ne sarebbero almeno arricchite le Potenze che lo dovevano godere. Nella realtà la Germania si è rovinata e le Potenze della Intesa poco o nulla hanno ricevuto. Peggio: ne risentono il contraccolpo. La Conferenza di Genova credette che perno alla restaurazione di Europa fosse la Russia. Nella realtà le forze propulsatrici ad ogni movimento che si dirami dalle parti più lontane non può partire che dal centro. La dissoluzione della Germania è la rovina di tutta l'Europa Centrale e da questa non possono partire in questo momento che forze dissolvitrici. Per rispetto a noi, la miseria del popolo tedesco togliendogli ogni possibilità di acquisto ha chiuso automaticamente i passaggi del Brennero e del Gottardo con barriere più strette di ogni rialzo doganale. Con quale danno per la nostra produzione agricola che dovrebbe avere quassù il principale suo mercato, è inutile dirlo. L'emigrazione temporanea italiana nel settentrione avrebbe dovuto ritrovare in Germania dopo la pace l'antico suo sbocco. E i sudati risparmi dei nostri sobri lavoratori sarebbero rifluiti in Patria ad aumentare il valore della nostra moneta. Viceversa la svalutazione del marco, permettendo a stento la vita ed impedendo ogni forma di risparmio tiene non solo lontano la parte esuberante della nostra popolazione lavoratrice del Veneto e della Lombardia che qui rifluiva, ma induce anche a fuggire di qui i lavoratori rimasti. Non basta: poco noi dalla Germania vinta aBbiamo saputo come prezzo della Vittoria in confronto agli altri Alleati ottenere; ma anche quel poco nell'abisso finanziario della Nazione che dovrebbe pagare diventerà, se non è già diventato, mera illusione. Più ancora: il popolo tedesco nell'affannoso bisogno di valori effettivi si getta con ansia di febbre alla ricerca delle divise straniere, e queste nell'avidità della contesa per l'acquisto si alzano per tutti coloro che ne hanno bisogno -e fra questi siamo anche noi enormemente di valore. Da ogni parte si guardi la dissoluzione finanziaria germanica -sia che ci colpisca nelle merci che non possiamo esportare, nei lavo

ratori che ci rimangono inoperosi in Patria, nei risarcimenti che non riusciamo ad ottenere, nelle divise che ci sono rese più ardue all'acquisto -da ogni parte contemporaneamente tale dissoluzione ferisce la nostra finanza. Una forza esteriore che si è lasciata scatenare in tutta la sua disgregatrice cecità rovina e controbatte tutti i nostri sforzi di. restaurazione. L'affondamento del marco tira giù

la lira come tira giù il franco, e i grafici della discesa delle valute mostrano nella loro schematica nudità il fatale legame che tutte le avvince.

Con la nettezza di cotesta visione politica ed economica dinanzi agli occhi io non potevo avere dubbi in quella che avesse ad essere la mia opera di rappresentante di Italia in Germania. Bisognava assicurare al mio Paese tutto quel poco che in fatto di riparazioni i trattati di pace gli avevano concesso, ma, e per attenerlo e per più alte ragioni di potenza politica di restaurazione finanziaria ed economica dell'Italia, bisognava consigliare una politica che impedisse la dissoluzione della Germania.

La linea di questo processo di disgregazione parve subito a me già inchiusa nell'Ultimatum del maggio del '21, e il processo stesso vorticosamente affrettato con la soluzione data alla questione dell'Alta Slesia e con la negazione della moratoria fino dal novembre del '21. Con l'Ultimatum si imponeva alla Germania una somma di riparazioni superiore ad ogni sua facoltà, mentre le si toglieva ogni possibilità di credito nel mondo per fàr fronte al peso che lei si addossava; con la decisione di Ginevra per l'Alta Slesia le si toglieva grande parte dei suoi mezzi economici e la fiducia in se stessa; con la negazione della moratoria le si contendeva l'unico mezzo per risanare la propria finanza. Era evidente che imponendo ad un paese un contributo superiore non alla sua soltanto, ma ad ogni umana potenza lo si sarebbe rovinato; non meno evidente che strappandogli quella parte di mezzi su cui esso faceva più conto per assolvere i propri impegni si recidevano i nervi della sua vitalità; e dopo il disastro delle due prime prove, più chiaro ancora che non provvedendo immediatamente e risolutamente al riassetto della finanza della Germania, questa sarebbe andata allo sconquasso.

Una soluzione favorevole della questione dell'Alta Slesia non avrebbe certo risolto il problema, sic stantibus rebus irresolubile, delle Riparazioni e la Germania sarebbe lo stesso caduta più tardi sotto il peso di esse; ma il processo di dissoluzione sarebbe stato reso molto più lento, il popolo tedesco si sarebbe sentito rafforzato nei suoi propositi di sagrifizio, si sarebbe intanto dato al tempo la cura di trovare nelle mutate condizioni degli animi le soluzioni che sole possono dare all'Europa la pace e la forza alla propria restaurazione.

Il crollo del marco nella fine di Ottobre del '21 sotto il colpo della decisione di Ginevra avrebbe dovuto essere un monito ed un insegnamento per tutti. All'opposto quando bisognava ilnmediatamente impedire -ed io consigliai subito che si impedisse -con radicale provvedimento che il precipitare della valuta rendesse impossibile ogni sforzo per il riassetto finanziario dello Stato, la Commissione delle Riparazioni venuta da Parigi a studiare la finanza tedesca sul posto, affermò senz'altro la possibilità per la Germania di assolvere ogni impegno. Pochl giorni appresso il Cancelliere del Reich chiedeva la prima sospensione dal pagamento della quota imminente, e con la sua domanda implicitamente dichiarava la Germania in fallimento. Dal dicembre del '21 in poi, fu un susseguirsi di domande da una parte, di dinieghi e di piccole concessioni dall'altra senza una direttiva e senza risultato. O meglio con il risultato di peggiorare ogni volta la valuta e di condurre la Germania allo sconquasso presente. Si sperò in un prestito, e non si vide che un gran prestito internazionale mentre era difficilissimo nelle condizioni del mercato mondiale era poi impossibile senza un cambiamento decisivo di tutto l'Ultimatum e delle sue sanzioni: proporzione dell'onere alla forza del popolo che lo deve reggere, ritiro delle truppe di occupazione e delle Commissioni che lo dissanguano, libero sviluppo di tutta la sua attività economica.

La bontà di una politica è sempre provata dai risultati. E il risultato della politica che si è seguita in questi ultimi anni di fronte alla Germania è: la Germania peggio che in fallimento, finanziariamente politicamente e socialmente sconquassata e dallo sconquasso poco o nulla per il pagamento delle Riparazioni, danni per tutti. Quali per la Patria nostra ho già mostrato.

* * *

In quanto all'opera dell'Ambasciata -con le condizioni a lei fatte dal Trattato di Versailles che conferisce ogni attribuzione e ogni decisione per la Germania alla Conferenza degli Ambasciatori e alla Commissione delle Riparazioni o a quelle del Controllo Militare; e con l'errore, invano anch'esso più volte additato, di aver tagliato l'Ambasciata di Berlino fuori da ogni discussione e ogni trattativa sull'argomento, salvo a chiamarla in aiuto improvvisamente e all'ultimo momento nei casi urgenti di bisogno, -tale opera a poco si poteva ridurre: additare con obbiettiva fedeltà la situazione, derivarne le conseguenze, formularle per il Governo del mio Paese in previsioni che fossero a lui avverti!llento e onde egli potesse derivare la logica della sua azione. Non mi attribuisco alcun merito se tali previsioni si sono tutte e sempre avverate: il problema politico poggiava sopra un fatto finanziario e la finanza ha una voce che basta intenderla per non sbagliare. D'altra parte cotesta incrollabile sicurezza dei fatti acuì la mia coscienza dell'obbligo di avvertire sempre il Governo del mio Paese dei pericoli cui andava incontro, lasciando correre le acque alla deriva. I miei rapporti assunsero una forma che a volta potè parere di monotona ripetizione, e spesso furono veri gridi di allarme. Arrivai sino ad invocare lo invio di un uomo perito e di assoluta fiducia, il quale studiasse insieme con me il problema: proposi che mi si richiamasse se i miei accertamenti non corrispondevano a realtà e le mie previsioni non si fossero avverate; assumendo tutta la responsabilità del mio Ufficio, intervenni perfino quando la Commissione delle Riparazioni nel novembre del '21 collaudò qui a Berlino i suoi calcoli sulle possibilità finanziarie della Germania, per dichiararli al mio Governo senz'altro sbagliati. Gli uffici politici, più alti e delicati sono, più gravi responsabilità danno. Non assumerle è mancare.

Fuori da questo più largo campo che potremmo dire di politica europea, in quello più strettamente italiano, due fatti ho cercato di condurre e per fortuna sono riuscito a portare a compimento: l'accordo commerciale fra le due nazioni, la risoluzione definitiva, anche nei rispetti del Governo tedesco, della questione dell'Alto Adige. La svalutazione quasi assoluta del marco limitando all'estremo i consumi del popolo tedesco ha ridotto pur troppo al minimo i vantaggi dell'accordo. Ma per l'Alto Adige rimane invece intatta la rinunzia da me ottenuta dal Governo del Reich non solo ad occuparsi, ma pur ad ogni aspirazione ideale di occuparsi -sono parole del Cancelliere -dei parlanti di lingua tedesca di là dalle Alpi. Rimane alla nostra saggezza fare che le aspirazioni non abbiano mai a risorgere nè di qua nè di là dei nostri confini.

Ma molto più l'ItaLia avrebbe potuto ottenere dalla Germania, se essa avesse saputo profittare di un momento veramente a lei favorevole per definire tutte le questioni pendenti fra i due Stati. E l'occasione fu l'Alta Slesia, dove l'Italia, se facendosi forte della conchiusone del suo perito si fosse messa dietro l'Inghilterra, avrebbe col suo atteggiamento favorevole alla Germania e qualunque fosse la definitiva soluzione del problema, -per questo solo atteggiamento -tanta era l'importanza che la politica e la economia germanica davano al problema dell'Alta Slesia -avrebbe potuto non soltanto assicurarsi quante scorte di carbone le fossero occorse negli anni avvenire, ma r,isolvere in senso a lei pienan1ente favorevole ogni pendenza fra i due Stati e rinsaldare il proprio prestigio in tutta l'Europa Centrale. Le assicurazioni che io ebbi in proposito dal Governo Germanico, i rapporti che scrissi, i telegrammi che comunicai al Governo del mio Paese fanno testimonianza dell'esattezza di ciò che scrivo. Sventuratamente l'occasione non fu colta e la situazione della Germania da allora, di peggioramento in peggioramento, si aggravò sino alla condizione presente, dove non si vede nessun mezzo e nessuna vria di miglioramento.

Il mio successore prendendo notizia di quanto nei due anni del mio Ufficio ho fatto, .e mettendosi in contatto con la realtà, potrà meglio di ogni altro giudicare se vidi giusto, e se informai con esattezza e consigliai con utilità. L'Ufficio e l'importanza dell'Ambasciata di Berlino per l'Italia, nel momento storico creato dal conflitto mondiale, non fu dai Governi passati compreso. Per il bene della mia Patria auguro al mio successore che le occasioni perdute si possano ripetere.

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L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7686/701. Costantinopoli, 12 novembre 1922, ore 20,20 (per. ore 2,40 del13).

Presente è telegramma identico tre Alti Commissari loro rispettivi Governi: «Durante seduta di oggi Alto Commissario Italiano Costantinopoli ha comunicato suoi colleghi proposta governo italiano evacuare truppe italiane e aggiornamento conferenza. Alto Commissario Francia di accordo per sottoporre loro rispettivi governi osserva;z)ione seguente: Secondo informazioni da loro possedute drca disposizioni attuali della Grande Assemblea Nazionale e comando turco aggiornamento conferenza potrebbe presentare grave pericolo per mantenimento della sospensione delle ostilità. Alti Commissari si permettono per conseguenza insistere perchè conferenza della pace sia aperta al più presto possibile e perchè sua data definitiva sia fissata senza indugio. Per quanto concerne ritiro truppe alleate da Costantinopoli prima della conferenza vi è ragione temere che tale evacuazione sia interpretata dai turchi sia come tranello in vista di una eventuale ripresa azione militare sia come confessione di dmpotenza il che potrebbe eccitarli nel primo caso a rifiutare evacuazione e riprendere ostilità e nel secondo caso ad aumentare loro pretese».

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IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7688/413. Budapest, 12 novembre 1922, ore 21,20 (per. ore 2,30 del13).

Telegramma di V. E. n. 2604 (1).

Giornale Azest quattro novembre ha riprodotto una pretesa intervista con

cessa da V. E. a Milano nella primavera del 1921 ad un corrispondente del

giornale. Credo questo sia articolo segnalato a Benes da questo Ministro Ceco

slovacchia: in tale intervista V. E. avrebbe espresso parere favorevole revisione

trattato di Trianon a favore dell'Ungheria e avrebbe riferito alcune impressioni

del colonnello Barreca sulla nazionalità magiara di Presburgo e di altri territori

ora Cecoslovacchi. Articolista dice espressamente trattarsi riproduzione intervista

avuta con V. E. un anno e mezzo fa.

Invio per corriere traduzione (2).

(l) -Trasmesso il 10 novembre alle ore 22,30 a Budapest e Praga per avere precisazionisulla notizia relativa alla intervista già concessa da Mussolini al giornale ungherese Azest. (2) -Non pubblicata.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DE MARTINO

T. 2615. Roma, 12 novembre 1922, ore 22,30 (per. il 13 mattina).

R. Console a Malta telegrafa quanto segue (l):

«Telegramma di V. E. 2607 (2). Comunico pubblica dichiarazione primo ministro di cui al mio telegramma n. 35 in chiaro (3) fatta in presenza Governatore, Senatori, Deputati, numerose notabilità maltesi intera colonia italiana. Affermati vincoli amicizia ammirazione per l'Italia del popolo maltese che mantiene leal

mente fedeltà giurata Gran Bretagna maestra di libertà, Primo Ministro ha stigmatizzato riprovando ogni contraria malevola affermazione dichiarando che ovunque e da chiunque pronunciata essa non risponde in alcun modo sentimenti governo e popolo maltese. Colonia italiana entusiasta soddisfazione pubblica maltese calorosamente applaudito.

Ho risposto ringraziando affermando che vincoli razza e cultura tra maltesi e Italia e collaborazione itala-inglese potente fattore pace mondiale sono al di sopra qualunque bassa insinuazione.

Prego V. E. volersi compiacere telegrafarmi se voglia considerare incidente chiuso». Gli ho risposto come segue: «approvo soluzione data incidente che considero chiuso» (4).

107

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7689/699. Costantinopoli, 12 novembre 1922, ore 22,30 (per. ore 8 del13).

Nella seduta d'oggi con Generali, Rumbold e Pellé hanno comunicato risposta rispettivi Governi nostro telegramma (5) relativo proclamazione stato di assedio e richiesta rinforzi necessari per far fronte gravi conseguenze che ne potrebbero derivare. Governo Britannico in un primo telegramma esprime proposta sfruttare subito accordo intervenuto con Governi Alleati circa proclamazione stato di assedio limitandosi accennare che si potrà provvedere in seguito secondo circostanze. In un secondo telegramma stesso Governo Britannico senza modificazione opinione precedente circa consenso stato di assedio e senza discuterne conseguenze informa che Inghilterra si trova nella impossibilità

inviare rinforzi. Aggiunge che questi rinforzi qualora fossero accordati nel solo caso che Francia ed ItaLia si impegnino fare altrettanto non potrebbero giungere che fra parecchie settimane. Governo francese visto gravi conseguenze che possono derivare da stato d'assedio riconosce che deve essere riservato al caso di estrema necessità e informa anche in tal caso Governo francese si troverà nella impossibilità di fare accettare parlamento proposta invio di rinforzi. Per parte mia ho fatto presente che proposta R. Governo a Governi Alleati evacuare subito Costantinopoli e rinvio Conferenza lasciava supporre che anche Italia si trovasse in gravi difficoltà per eventuale dnvio di rinforzi. In considerazione di ciò e considerato con Generali grave pericolo già segnalato cui proclamazione stato d'assedio potrebbe condurre senza avere ricevuto in precedenza rinforzi necessari per fronteggiare conseguenze, Alti Commissari hanno deciso riservare tale misura in caso di forza maggiore continuando nel frattempo tenere verso Refet Pascià contegno fermo e conciliante che salvaguardi diritti ma nello stesso tempo evitare incidenti di carattere decisivo. Stessa linea di condotta sarà seguita da Generali nelle questioni di loro compeienza. Generali ritengono che salvo casi imprevisti tale linea di condotta possa permettere mantenere situazione presente critica ma non disperata fino ad apertura conferenza. A questo riguardo Alti Commissari e Generali sono stati d'ac.cordo che rinvio conferenza potrebbe indisporre gravemente Governo Angora e indurlo applicare subito a Costantinopoli misure rappresaglia che renderebbero sempre più difficile e forse impossibile completa evacuazione nostri connazionali e forse anche nostre truppe.

In conseguenza è stato deciso segnalare rispettivi governi convenienza aprire conferenza della pace il più presto possibile e che intanto senza indugio siano studiati provvedimenti precauzionali che in caso di insuccesso conferenza possano assicurare evacuazione connazionali e truppe alleate nelle migliori condizioni possibili.

(l) -Con telegramma n. 7673/36 trasmesso 1'11 novembre alle ore 17,30 e pervenuto alle ore 21,30 dello stesso giorno. (2) -Pubblicato al n. 98. (3) -Non rinvenuto. (4) -II telegramma fu trasmesso anche al consolato di Malta. (5) -Cfr. il doc. n. 77 e la relativa nota.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, E AL SENATORE SFORZA A PARIGI

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 2619. Roma, 13 novembre 1922, ore 14 (per. il14 sera).

Agenzia Havas comunica che avrebbe luogo domani Londra colloquio fra Poincaré e Curzon circa questione Oriente. Ho detto a Barrère ed a Graham che colloquio a due farebbe pessima impressione opinione pubblica italiana, e che occorre evitarla, tanto più che Governi inglese e francese hanno ripetutamente manifestato vivo desiderio di aver colloquio con me. Data mia assoluta impossibilità di allontanarmi in questo momento dall'Italia e data assenza da Londra di S. E. de Martino, ho pregato nuovo ambasciatore Marchese Tomasi della Torretta di partire subito per Londra dove giungerà mercoledì sera.

Prego interessare vivamente a mio nome codesto governo rappresentando assolutamente convenienza attendere arrivo Torretta.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 7697/1149. Londra, 13 novembre 1922, ore 15 (per. ore 23).

Atteggiamento di Curzon rispetto proposta francese di aprire ad ogni costo oggi stesso conferenza Losanna è stato quanto mai fermo.

Intervento britannico alla conferenza indetta pel 20 resta esplicitamente subordinato al fatto che prima di questa data avvenga un ampio e favorevole scambio di vedute fra tre principali alleati.

A tale proposito alta personalità Foreign Office mi ha lasciato comprendere stamane ·che governo britannico, nel caso non si riescisse a stabilire fronte alleato unico, non esiterebbe a ritirare immediatamente le sue truppe da Costantinopoli e dagli stretti ed a trincerarsi in una politica strettamente particolarista.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7699/1152. Londra, 13 novembre 1922, ore 20,50 (per. ore 3,40 del14).

Seguito mio telegramma n. 1150 (1).

Come data riunione di Londra Crowe ha accennato al 16 corrente aggiungendo che qualora V. E. non potesse recarsi a Londra per il sedici un ulteriore convegno potrebbe aver luogo a Parigi fra V. E. Poincaré e Curzon nel giorno di sabato diciotto. Naturalmente alla riunione di Londra parteciperebbe rappresentante di V. E.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7719/1154. Londra, 13 novembre 1922, ore 20,50 (per. ore 6 del 14).

Mio telegramma n. 1151 (2).

Ricevo in questo momento comunicazione di risposta di Curzon. Egli rileva che informazioni di V. E. non coincidono con quelle pervenute al governo britannico. Graham ha ricevuto istruzioni di chiarire a V. E. che informazioni

5 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

britanniche sono completamente contrarie a quelle del R. Governo poichè Alto Commissario britannico non soltanto non ha considerato di impossibile applicazione misura dello stato d'assedio ma ha vivamente rappresentato necessità di ricorrervi se più gravi pericoli si vogliono evitare. Governo britannico ha pertanto rinnovato sua autorizzazione immediata e confida che in tali circostanze governo italiano vorrà continuare a sostenere un'azione interalleata nella quale esso ebbe già a concordare interamente.

(l) -Telegramma n. 7698/1150, trasmesso il 13 novembre alle ore 15,45 e pervenuto alle ore 23 dello stesso giorno, non pubblicato, con cui il Preziosi dava notizia della proposta fatta da Poincaré a Curzon di incontrarsi con lui a Parigi e della controproposta di Curzon di fare l'incontro a Londra. (2) -Telegramma riservato n. 7712/1151, trasmesso il 13 novembre alle ore 15,45 e pervenuto alle ore 3,15 del 14, non pubblicato, con cui Preziosi dava conto di una dichiarazione fattagli da Crowe in merito alla situazione a Costantinopoli e a una progettata comunicazione di Curzon a Preziosi.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7721/885. Mosca, 13 novembre 1922, ore 21,30 (per. ore 5,30 del 14).

Data speciale mentalità bolscevichi concetto prevalente in questi gruppi dirigenti politici ed economici (che qui si identificano) sono i seguenti: l) Fascismo è giudicato manifestazione della reazione capitalistica in tutta Europa, estensione nei vecchi stati dell'organizzazione bande bianche. Fascismo viene considerato elemento della dnstabilità sociale e politica mondiale che alla fine non potrà non favorire sviluppo rivoluzionario della situazione europea. Cicerin mi ha detto avvenimenti fascisti colpiscono autorità Stato e pubblica amministrazdone e quindi aprono a suo parere la via al maturarsi delle forze rivoluzionarie di sinistra. Va tenuto presente che politica estera bolscevica non calcola più sulla funzione della propaganda rivoluzionaria ma sulle forze disgregatrici autogene della società degli Stati capitalistici nella sfera interna e nella sfera internazionale. 2) D'altra parte rilievo di speciale importanza per mentalità bolscevica è che fascismo mantenendosi sostanzialmente anti-operaio persuaderà tutti socialisti e tutti proletari ad unirsi sotto forma comunista. Lenin avrebbe detto che fascismo sarà portato agli identici metodi di Governo del comunismo e che perciò partito comunista italiano sarà portato a trasformarsi in una associazione segreta di combattimento ed alla ripresa dell'azione politica illegale. 3) Presso alcuni comunisti non si esclude Governo fascista possa nella sua ragionevole fase dare qualche sorpresa per trovarsi in punti di contatto con Russia, poichè fascismo dovrebbe finire per assumere posizione contro Potenze Intesa e situazione europea da esse creata. 4) Tuttavia in alcuni comunisti vi è il dubbio che fascismo duri più del previsto e sappia fare guerra efficace al bolscevismo, rallentando processo rivolu~ionario. 5) Comunque data incertezza della rivoluzione e durata della situazione fascista nei gruppi tutti più vicini alla politica estera non si è disposti solidarizzare politica estera russa col partito comunista italiano. Politica russa vuole per il momento presentare la sua ammissione nella società degli Stati e concorsi finanziari europei:

e per riuscirvi ha tutto interesse di mascherare fino al massimo possibile e da essa tollerabile il suo tuttora fondamentale rivoluzionarismo antieuropeo. In conclusione vi è stato d'animo di sorpresa incertezza e di sospensione senza speciale posizione di lotte immediate senza quartiere.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, E AL SENATORE SFORZA A PARIGI

T. 2632. Roma, 14 novembre 1922, ore 2.

(Per Mosca). Questo Ambasciatore Francia mi ha comunicato seguente progetto di risposta che Governo francese propone inviare Governo Soviets: « Governi italiano britannico e francese hanno attentamente esaminato osservazioni formulate da Governo Soviet Russia circa invito che essi gli hanno rivolto farsi rappresentare nella discussione questione Stretti. Tre Governi tengono far conoscere che alla Conferenza che deve riunirsi Losanna per mettere fine stato di guerra Oriente mediante trattato pace con Turchia, essi hanno invitato Stati che attualmente non sono in stato di pace definitivo con questa potenza. Essi tengono ugualmente a precisare che rappresentanti Governo Soviet è stato invitato inviare Losanna al momento opportuno avranno diritto nella discussione questione stvetti partecipare ai negoziati e alle decisioni e saranno così in grado far conoscere loro punto di vista circa differenti aspetti di tale questione. Tre Governi aggiungono che Governo Soviet Russia ha tutta libertà comprendere nella sua delegazione delegati ucraini e georgiani come già furono compresi dei rappresentanti di tali Repubbliche nella Delegazione soviettista alla Conferenza a

Genova~.

Barrère mi ha mostrato un telegramma di Poincaré in cui si afferma che Governo inglese ha dato sua adesione tale progetto. Autorizzo pertanto V. S. previo controllo testo con quello che sarà inviato ad Agente inglese costi, .far pervenire suindicata comunicazione a codesto Governo.

(Per Londra e Parigi). Barrère mi ha comunicato oggi progetto francese risposta a nota russa 26 ottobre (l) circa conferenza Losanna, aggiungendo che governo britannico vi ha già dato sua adesione. Ho telegrafato (2) testo al nostro delegato economico Mosca incaricandolo far pervenire comunicazione a governo Soviet previo controllo testo con quello che sarà pervenuto all'agente inglese. Prego di informare codesto governo che ho accettato il progetto francese per evitare discussione e divergenze tra alleati di fronte questione intervento russo ma che devo mantenere tutte le mie riserve in tale questione circa la quale il R. Governo aveva espresso le sue vedute.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7747/1159. Londra, 14 novembre 1922, ore 21,30 (per. ore 5 del15).

Ho chiesto oggi a Crowe suo pensiero circa situazione creatasi lin seguito rifiuto Poincaré recarsi Londra per noto convegno. Crowe mi si è mostrato preoccupato. Quindi mi ha detto che, esclusa per le note ragioni (mio telegramma

1156) (l) la possibilità d'un convegno interalleato a Londra, non potevasi ormai intendersi sulle principali questioni che per via diplomatica. Ha soggiunto che dopo tale scambio ài vedute un convegno fra V. E., Curzon e Poincaré potrebbe infine sempre avere luogo a Losanna nei primi giorni della conferenza. Crowe mi ha mostrato infine un telegramma che stava preparando su tale argomento per Graham con istruzione di riferire subito a V. E.

(l) -Cfr. al n. 83. (2) -Con questo stesso telegramma.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 7755/415. Budapest, 14 novembre 1922, ore 21,45 (per. o1·e 4,30 del15).

Presidente del Consiglio si è stamane lungamente intrattenuto meco circa il nuovo Governo Italia.

Mi ha chiesto con insistenza quali sono le disposizioni dell'E. V. verso l'Ungheria e se avevo riferito esattamente all'E. V. l'ultima conversazione che avevo avuto con lui prima della mia partenza per l'Italia (promemoria del 24 ottobre che ho avuto l'onore di presentare personalmente a V. E.).

Mi sono limitato a rispondere che dalle parole generali pronunciate da V. E. avevo potuto scorgere un sincero interessamento per l'Ungheria e che non avevo mancato di riferire esattamente le sue parole.

Conte Bethlen generalmente calmo e prudente mi ha detto ripetutamente che si augurava molto dalla benevolenza dell'E. V. per il suo paese. Credeva utile per l'Italia la ricostituzione finanziaria dell'Ungheria ed in un secondo tempo forse anche la sua ricostituzione mi.1itare.

Le disastrose condizioni finanziarie dell'Ungheria avrebbero reso necessario un suo viaggio a Parigi, ma egli desiderava molto recarsi prima o dopo a Roma secondo l'eventuale desiderio dell'E. V.

Conte Bethlen mi ha parlato pure della formazione del partito fascista in Ungheria. Gli ho detto categoricamente che V. E. considerava il fascismo italiano un fenomeno di carattere esclusivamente nazionale italiano e che si disinteressava di qualsiasi partito dello stesso genere all'estero. Presidente mi ha detto che le mie parole gli facevano gran piacere poichè il fascismo in Ungheria al contrario di quello italiano era capeggiato da persone avventurose e da alcuni legittimisti che invece di occuparsi del bene del paese volevano provocare incidenti all'estero.

Per corriere spedisco rapporto concernente sitùazione finanziaria in Ungheria (2).

(l) -Telegramma n. 7732/1156, trasmesso il 14 novembre alle ore 12,10 e pervenuto alle ore 18,30 dello stesso giorno, non pubblicato, con cui Preziosi comunicava la notizia del rifiuto di Poincaré di incontrarsi a Londra con Curzon, perché trattenuto a Parigi dai lavori parlamentari. (2) -Non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI

T. 2643. Roma, 14 novembre 1922, ore 24.

Telegramma della S. V. n. 881 (1).

Ella avrà già rilevato come codesto Governo cerchi pretesti per giustificare la sua attitudine inqualificabile. Mentre infatti ieri giustificava la propria condotta nei confronti del Lloyd Triestino con la domanda di sequestro di una partita di solfato d'ammonio da parte della Federazione di Piacenza oggi adduce per il rifiuto a riceverla una pretesa mancata risposta alla nota con cui Worowski denunziava l'incidente occorso il primo novembre.

Sta di fatto che nel primo caso, a parte la sproporzione fra i provvedimenti adottati dal Governo russo e la contestazione sorta per il solfato ammonio, affermazione Delegazione Russa che domanda sequestro costituisce di per sè violazione accordo da parte italiana è priva di fondamento, accordo preliminare garantendo esenzione da sequestro ma non esenzione da giurisdizione. Trattasi infatti nel caso del solfato ammonio di contestazioni che sono sottoposte al giudizio del magistrato e che hanno precedenti in contestazioni simili per le quali domanda di sequestro della merce è stata respinta.

Nel secondo caso osservo che alla nota del primo novembre del signor Worowski fu risposto in data quattro novembre con comunicazione n. 61 (2), colla quale si rinnovavano gli affidamenti, dati a voce il giorno stesso in cui occorse l'incidente, circa l'adozione di misure rigorose per garantire l'incolumità della Delegazione e degli Uffici. Avuto riguardo alla narrazione che dell'incidente aveva fatto nella propria nota Delegazione Russa si escludeva senz'altro che avesse potuto esserci sia un'attitudine volutamente passiva da parte delle Autorità preposte al mantenimento dell'ordine sia un rapporto qualsiasi tra l'opera di un partito e del Governo ed i fatti denunciati. Si riservava infine di fare pervenire ulteriormente una comunicazione alla Delegazione in merito all'incidente non appena fosse pervenuto il rapporto chiesto in proposito alle autorità competenti.

Gli Uffici competenti della Consulta non hanno mai rifiutato di riceverP. nè il signor Worowski nè gli altri membri della Delegazione. Quanto precede per opportuna norma di linguaggio di V. S.

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L'INCARICATO DI AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7776/1165. Londra, 15 novembre 1922, ore 9,20 (per. ore 2,30 del 16).

Telegramma di V. E. n. 2641 {3). Ho riassunto in modo preciso al Sottosegretario di Stato competente questione relativa proposta da V. E. per ritiro truppe da Costantinopoli. Ho rilevato

specialmente che non si riusciva comprendere affermazione contenuta nella risposta di Curzon (redatta dallo stesso mio interlocutore) giusta la quale le dnformazioni pervenute al Governo italiano (e sulle quali basavasi la proposta di V. E.) sarebbero state in perfetta contraddizione con quelle trasmesse da Rumbold. Ora tale affermazione era inesplicabile giacchè trattavasi di una comunicazione identica dei tre Alti Commissal.'li. Gli ho riassunto quindi minutamente telegrammi di S. E. Garroni (trasmessomi da V. E. col n. 11967) (l) concludendo che malinteso andava rettificato secondo versione che io illustravo e documentavo. A sua giustificazione mio interlocutore ha cominciato a leggermi il telegramma con cui Rumbold riferiva parere emesso dagli Alti Commissari sulla proposta di V. E.; ma io lo ho interrotto subito osservandogli che detto telegramma era posteriore di qualche giorno alla comunicazione identica da me riferitagli per opportuno chiarimento. Mio interlocutore un poco sconcertato ha finito col chiedermi appunto scritto che gli ho immediatamente rilasciato.

Devo 1infine informare V. E. aver spedito per corriere col mio telegramma posta copia due telegrammi di V. E. n. 2600 (2) e n. 11967. Da essi risulta che per mero errore nel telegramma di V. E. n. 2600 era riportato un telegramma di Garroni completamente diverso da quello trasmesso posteriormente col n. 11967.

(l) -Telegramma n. 7718/881 trasmesso il 13 novembre alle ore 21,30 e pervenuto alle ore 3,15 del giorno seguente, non pubblicato, con cui l'Amadori dava conto del risentimento del governo sovietico nei confronti di quello fascista per un incidente di cui era stata vittima il l • novembre la delegazione sovietica in Italia ad opera di elementi fascisti. (2) -Non pubblicata. (3) -Trasmesso il 14 novembre alle ore 24, non pubblicato, con cui Mussolini ribadiva il suo punto di vista contrario alla proclamazione dello stato d'assedio a Costantinopoli.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, E AL SENATORE SFORZA A PARIGI

T. 2656. Roma, 15 novembre 1922, ore 24.

(Per Londra). Ambasciatore a Parigi telegrafa quanto segue:

«Questo Governo non sa rendersi conto perchè Gabinetto Britannico abbia bisogno di ulteriori e più precise assicurazioni prima di recarsi a Losanna. In verità su tutte le principali questioni accordo è ora raggiunto. Vi è consenso per evacuazione Cianac. Vi è accordo per sostituzione dei nuovi strumenti alle capitolazioni. Vi è accordo per la delimitazione ad Adrianopoli. Vi è consenso generale per opporre la forza alla forza se attaccati. Parlando meco in confidenza Poincaré si domandava se non vi fossero a Londra delle forze occulte spingenti tuttora alla guerra > (3).

(Per Londra e Parigi). Dal telegramma di V. E. n. 1652 desumo che debbono essere intercorse trattative tra l'Inghilterra e la Francia all'insaputa dell'Italia. Non mi risulta infatti che vi sia accordo nè per l'evacuazione da Cianak nè per nuovi strumenti da sostituire alle capitolazioni, nè per la delimitazione di Adrianopoli.

Poincaré si domanda se non agiscano per avventura a Londra forze occulte spingenti alla guerra. Non è azzardato immaginare che la silenziosa azione di Venizelos intende ad impedire ed a rendere difficile un'intesa con la Turchia.

(l) -Spedito il 12 novembre alle ore 14,20 e pervenuto a Londra il 13 mattina. con cui Mussolini ritrasmetteva le informazioni di Garroni circa la non convenienza di proclamare lo stato d'assedio a Costantinopoli. (2) -Trasmesso da Roma il 10 novembre alle ore 22 a Londra, Parigi e Costantinopoli, relativo alla stessa questione. (3) -Telegramma n. 7731/1652 trasmesso da Parigi il 14 novembre alle ore 13,45 e pervenuto a Roma alle ore 17 ,lO dello stesso giorno, firmato da Sforza.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. 2657. Roma, 15 novembre 1922, ore 24.

Dai telegrammi 1213, 1214 e 1215 diretti dal Generale Mombelli al

R. Ministero della guerra rilevo che si continua a prospettare eventualità evacuazione colonia. Ripeto quanto ho già detto che bisogna considerare proposta evacuazione truppe intesa nel senso !asciarci mani più libere verso Governo turco e non in quello di aprire ostilità con Turchia.

Quanto alla colonia anzichè parlare di evacuazione è indispensabile che tutte autorità civili e militari costì si adoperino calmarne apprensioni ed agiscano nel senso di rendere possibile la permanenza della nostra colonia a Costantinopoli in ogni eventualità. Intendo che non si ripeta per nostra colonia Costantinopoli quanto accadde per quella di Smirne rifugiatasi in Italia senza reale necessità e che il R. Governo trovasi ora in gravi difficoltà per ricostituire. Stimo superfluo insistere sulle ragioni di imprescindibile necessità che debbono determinarci ad evitare l'esodo dei nostri connazionali dall'Oriente. Governo turco tende soltanto a sbarazzarsi dei greci e degli armeni e questa è una ragione di più perchè i ·connazionali debbano restare. V. E. vorrà impartire all'uopo opportune istruzioni alle autorità dipendenti (1).

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NOTA VERBALE DELL'AMBASCIATORE INGLESE A ROMA, GRAHAM, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI (2)

Roma, 15 novembre 1922.

L'Ambasciata Britannica ha l'onore di comunicare al R. Ministero degli Affari Esteri l'inchiuso memorandum contenente una lista di punti su cui il Segretario di Stato per gli Esteri di S. M. Britannica desidera ottenere un accordo completo tra gli All(:)ati prima del radunarsi della Conferenza di Losanna.

Un simile documento è stato comunicato al Governo francese.

Nel sottomettere questo memorandum all'esame del R. Governo Italiano l'Ambasciata Britannica ha l'ordine di informare che, nella lista dei punti che esso contiene, quelli della categoria A rappresentano punti di importanza cardinale su cui il Governo britannico ritiene essenziale ricevere un'assoluta assicurazione di appoggio da parte dei suoi alleati, senza la quale Lord Curzon non crederebbe giustificata la sua partecipazione alla Conferenza di Losanna; mentre

quelli della categoria B rappresentano vari punti sui quali Lord Curzon considera che l'intesa fra gli Alleati è desiderabile ma che ciò nullameno ammettono discussioni.

MEMORANDUM .ALLEGATO. CATEGORIA A.

1. Tracia Occidentale. -Adesione alle intese cui si era giunti nelle discussioni del marzo: che la posizione nella Tracia Occidentale non sarà alterata e che le richieste turche per il plebiscito saranno rifiutate.

2. --La frontiera della Tracia Occidentale deve essere la frontiera ceduta dai Turchi alla Bulgaria nel trattato turco-bulgaro del settembre 1915 (questa intesa può essere modificata per la possibile creazione di una zona neutra per l'accesso ferroviario della Bulgaria all'Egeo). 3. -Libertà degli stretti. -Questo principio è accettato da tutti gli Alleati (vedi la nota del 23 settembre). La maniera pratica in cui potrà essere applicato è da discutersi. I Governi Alleati debbono mantenersi in fermo accordo circa la demilitarizzazione di certe zone dei Dardanelli, del Mar di Marmara e del Bosforo e circa la sorveglianza di queste aree sotto condizioni da determinarsi. 4. -Capitolazioni. -Mantenimento delle risoluzioni del marzo con certe modificazioni che il Governo Britannico si troverà preparato a suggerire agli Alleati. 5. -Isole dell'Egeo. -Devono essere cedute dai Turchi agli Alleati perchè se ne disponga in maniera accettata dai medesimi. 6. -Frontiere della Siria e dell'Irak. -Debbono essere mantenute eccetto fin dove le Potenze mandatarie possono essere disposte a considerare o a proporre rettifiche locali. 7. -Territorio di Mandato in Siria, Irak e Palestina. -Nessun cambiamento ammesso.

8. Sepolture Alleate. -Gli Alleati insistono perchè la proprietà del suolo sia trasmessa ad essi.

9. Indennità. -Sarà richiesta un'indennità ai turchi come dalle proposte di marzo. Cifre precise saranno determinate d'intesa fra gli Alleati. La domanda turca per un'indennità dai greci sarà rifiutata.

10. -Con·venzione di Mudania. -Dev'essere fermamente mantenuta e si deve resistere fermamente ad ogni violazione da parte turca. 11. -Situazione di Costantinopoli. -Nessun ritiro di truppe Alleate fino alla ra

tificazione del nuovo Trattato colla Turchia. (Nota del settembre).

CATEGORIA B.

l. Protezione delle minoranze. -Per ciò che riguarda le Minoranze in Asia: mantenimento fin dove è possibile dei deliberati di marzo; e per ciò che riguarda le minoranze in Europa: stretto mantenimento dei termini dell'accordo di settembre.

2. -Forze militari turche. -Adesione in massima ai termini dei deliberati del marzo. Se fosse concessa una maggiore larghezza, questa non si applicherà all'Armata turca in Europa che dovrebbe essere strettamente limitata nel numero. 3. -Clausole finanziarie. -Mantenimento dell'obbligo del riconoscimento, da parte del Governo turco, delle concessioni alleate pre-belliche e annullamento della denuncia turca dei contratti fatti dopo l'armistizio. La maniera deve essere discussa dagli esperti alleati (1).
(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra e Parigi. (2) -La nota verbale, segreta urgente, reca il n. 574.

(l) Nel comunicare, con telegramma n. 652 del 15 novembre agli ambasciatori a Londra ed a Parigi il contenuto del memorandum, Mussolini aggiungeva: • Ho informato Graham e prego V. E. far conoscere a codesto Governo che questioni e~poste da Lord Curzon saranno esaminate con ogni ponderazione dal Governo italiano, ma ritengo difficile giungere ad una definitiva determinazione in proposito senza le conversazioni che dovranno aver luogofra Poincaré Curzon e me prima della Conferenza di Losanna. Spiacente che apertura Parlamento mi impedisca partire subito, confermo essere pronto partire sabato sera alla fine della seduta •.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 2658. Roma, 16 novembre 1922, ore 11,30. Popolo d'Italia pubblica un altro articolo sul problema austriaco per l'Italia. Dichiaro ancora una volta che giornale non è assolutamente ufficioso e deploro l'articolo che non risponde alle vedute del Governo italiano. In questo senso sono state fatte dichiarazioni a questo Ministro d'Austria

che aveva in via del tutto personale richiamato l'attenzione del Ministero su detto articolo.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7807/1659. Parigi, 16 novembre 1922, ore 21,20 (per. ore 1,15 del17). Avendo avuto occasione poco fa di parlare con Ambasciatore di Inghilterra venuto a fare visita di congedo al Conte Sforza che perciò ha partecipato alla conversazione gli ho detto che avrebbe fatto cattiva impressione in Italia se alla riunione che sarebbe intervenuta tra Curzon e Poincaré sabato prossimo preliminarmente all'incontro che essi avrebbero avuto con V. E. a Ginevra non fosse stato invitato a partecipare anche il Rappresentante Italiano. Hardinge ha però molto recisamente affermato che il Ministro d'Inghilterra non poteva ammettere per principio che gli fosse precluso di abboccarsi sia col Ministro francese che con V. E. senza che terzo alleato fosse presente. Trattavasi di appianare alcune divergenze esistenti fra Francia ed Inghilterra per cui Curzon aveva interesse di vedere a quattr'occhi Poincaré. Il colloquio non era diretto a prendere decisioni le quali erano riservate per il convegno di Ginevra. Ho insistito sul mio punto di vista. Non poteva considerarsi come una intrusione il desiderio di partecipare alla formazione di accordi che potevano avere una grandissima portata nel determinare il nostro atteggiamento nella questione orientale. Ho pregato Hardinge di telegrafare a Curzon le mie osservazioni ed egli a sua volta mi ha

pregato di riferire a V. E. le sue osservazioni. È probabile che nella serata veda Poincaré (1).

123

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

r. 7805/1660. Parigi, 16 novembre 1922, ore 21,20 (per. ore 1,30 del17). Ismet Pascià mi ha fatto visita ed io gliela ho ricambiata. Egli mi ha espresso la speranza che Delegazione italiana sia per prendere un atteggiamento favorevole

alla Turchia nella Conferenza di Losanna. Mi ha pregato di far conoscere a V. E. che la Delegazione turca era disposta a prendere in speciale considerazione gli

interessi italiani. Il viaggio di Ismet Pascià a Parigi è stato di sua iniziativa; la conversazione che egli ha avuto con Poincaré sembra che sia stata di car~ttere generale.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Londra.

124

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7806/1661. Parigi, 16 novembre 1922, ore 21,20 (per. ore 1,30 del17).

Nella visita fatta a Poincaré dal quale mi sono recato col Conte Sforza si è rimasti intesi che sarei intervenuto alle conversazioni che avrebbero prossimamente luogo tra il Presidente del Consiglio francese e Lord Curzon.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7814/1172. Londra, 16 novembre 1922, ore 22,25 (per. ore 13,20 del17).

Ho veduto oggi Lord Curzon col quale ho avuto lunga conversazione improntata alla più stretta cordialità. Egli mi ha detto di essere felicissimo di incontrarsi a Losanna con V. E. per discutere insieme a Poincaré questioni pace orientale. Desidera ·Che prima inizio conferenza con Kemalisti ministri alleati vadano d'accordo su tutti i punti. Giungerà perciò a Losanna domenica alle sei e trenta insieme con Poincaré col quale si incontrerà prima a Parigi e si augura vedere a ogni buon fine V. E., dolente che ristrettezza tempo non consenta incontrarsi in altra località diversa da Losanna come V. E. aveva suggerito. Ha soggiunto che suo ultimo memorandum (l) aveva trovato ottima accoglienza a Parigi e che Poincaré aveva dichiarato essere tendenza d'accordo :n tutti i punti. Dalla conversazione ho potuto però nello stesso tempo rilevare che Curzon nutre sempre una certa diffidenza nei riguardi del Governo francese e teme sempre vi possa essere larvata intesa coi turchi. Ho posto la massima cura nell'indagare se oltre a quanto a noi risulta fra i gabinetti di Londra e Parigi avessero avuto luogo altre conversazioni a due sulle questioni d'interesse generale (telegramma di V. E. n. 2656) (2) e sarei portato ad escludere che speciali intese esistano in proposito. Curzon si è mostrato assai ansioso di conoscere il pensiero di V. E. sul suo ultimo memorandum avendo ricevuto da Roma soltanto una risposta preliminare. Gli ho detto che non ero in grado di conoscere il pensiero di V. E. sui singoli punti però gli ho riferito quale era la maniera di vedere di V. E. in linea generale conformandomi semplicemente alle istruzioni verbali da V. E. impartitemi. Curzon si è mostrato soddisfatto marcando sulla necessità della solidarietà degli alleati per frenare la tracotanza turca. Ha poi soggiunto che oltre a questione di pace greco turca della

pace tra Turchia e alleati la nuova situazione creatasi in Oriente domandava il riesame dei reciproci interessi degli alleati. Ho ben marcato che l'Italia chiede le venga riconosciuto in Turchia una condizione di assoluta uguaglianza e parità colle Potenze alleate e che queste le diano appoggio pieno e cordiale nella esplicazione della sua attività in Asia Minore attività che sarà sempre rispettosa dei diritti acquisiti degli altri e della situazione politica che sa·rà data alla Turchia. Ho aggiunto che accordo tripartito mirava nel suo spirito al raggiungimento di quelle finalità e che questo spirito doveva secondo noi permanere oggi immutato. Che occorreva perciò trovare nuove formule da adottare alle nuove circostanze. Mi sono poi dilungato a parlare dei grandi interessi italiani nel Mediterraneo ove a ragione la nostra opinione pubblica vede gran parte dell'avvenire italiano. Curzon mi ha assicurato che il suo appoggio non ci sarebbe mancato, che il Governo britannico resta fermo nei concetti che informano la conclusione dell'accordo Tripartito che ha appunto come base la parità delle Potenze alleate in Asia Minore.

In base ad informazioni di cui è in possesso Curzon si è mostrato infine meco assai preoccupato dell'atteggiamento di intransigenza che Kemalisti si proporrebbero prendere a Losanna e si domandava ·che cosa avrebbero fatto gli alleati dinnanzi all'impossibilità di raggiungere un accordo con essi. Nella eventualità che situazione richiedesse invio di maggiori forze in Oriente mi ha chiesto quale sarebbe pensiero di V. E. in proposito ma ha soggiunto a titolo puramente personale che avanti ad una necessità o ad interessi generali degli alleati e particolarmente italiani V. E. non avrebbe forse rifiutato a priori di esaminare possibilità di una compartecipazione ad azione coercitiva.

Nella conversazione non ho mancato accennare alla questione Dodecanneso. Su di essa Curzon si è mostrato piuttosto riservato limitandosi a deplorare che il Governo italiano non fosse a conoscenza del punto di vista britannico a suo tempo comunicato.

Dall'insieme della conversazione ho tratto impressione che Lord Curzon sembra persuaso della necessità di dover tenere oggi in maggior conto interessi e situazione dell'Italia e della utilità reciproca di una più intima collaborazione.

(l) -Pubblicato in allegato al n. 120. (2) -Pubblicato al n. 118.
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IL CONSOLE A SPALATO, UMILTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

r. 7823/257. Spalato, 17 novembre 1922, ore 12,45 (per. ore 19,10).

Quantunque oggi sperassi in seguito ultime assicurazioni date dal Governo Jugoslavo situazione degli italiani fosse un poco migliorata, segnalo all'E. V. quattro fatti seguenti:

l) Autorità scolastiche hanno continuato minaccia chiudere Spalato istituto delle suore Ancelle della Carità se esse non si fossero decise sopprimere spontaneamente scuola italiana annessa istituto stesso da 60 anni, ora frequentata da 80 ragazzi. In seguito mie energiche rimostranze presso questo Governatore spero avere evitato chiusura immediata istituto.

2) Comune Spalato dopo avere per un mese sospeso ha da vari giorni ricominciato con viva i~sistenza imposizione tassa soggiorno connazionali optanti già appartenenti al comune stesso. Miei nuovi passi fatti presso questo Governatore affinchè esazione tassa sia rimandata fino a d€cisioni fra i due governi sono risultati inutili.

3) Questa Società corale formata nella quasi totalità da cittadini italiani si è veduta respingere da questo Governatore provinciale una domanda con la motivazione non poterla esaminare perchè scritta in lingua italiana. Governo provinciale pretende anche Società stessa che esiste fino dal 1910 ed ha statuto scritto in italiano, presenti statuto in lingua croata.

4) Certo Cervon da Bari proc€ssato per pagamento piccola multa dal giudice distrettuale città Vecchia di Lesina non ha potuto servirsi nel dibattimento della lingua italiana che del resto non è più qui ormai ammessa da nessuna autorità. Queste r€centissime nuove manifestazioni violazione dello art. 7 trattato Rapallo mostrano oltre che reale continua ostilità verso cittadini italiani, quanto sia urgente cercare di ottenere dal Governo Jugoslavo effettivi provvedim€nti come spiega mio memoriale presentato personalmente 23 ottobre scorso a Ministro a Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri ed a S. E. Contarini (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1175. Londra, 17 novembre 1922, ore 13.

Discorso V. E. (2) riassunto estesamente tutti giornali. Dichiarazioni circa Turchia commentate in editoriale Times che osserva avere esse dato giusta intonazione. Linguaggio V. E. essere stato proprio qu€llo oggi necessario ed essere esso il più adatto p€r conseguimento effettiva pace. Essere fortuna che siasi costituito governo italiano capac€ esprimere tanto esplicitamente sua volontà. Riunione tre Ministri a Losanna lascia speranze stabilimento nuova Entente su basi incrollabili.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 12127. Roma, 17 novembre 1922, ore 13,15 (per. il 17 sera).

Prego comunicare d'urgenza a Curzon che sarò domenica ore 17 e 28 Territet ove sarò lieto incontrarmi alle ore 18 con Primi Ministri alleati (3).

(l) -H telegramma fu trasmesso anche alla legazione di Belgrado. (2) -È il discorso pronunciato alla Camera il 16 novembre 1922. (3) -Mussolini parti per Territet e Losanna accompagnato da Contarini, Lago, Guariglia,dal suo capo di Gabinetto, Barone Russo, dal capo dell'ufficio stampa del Ministero, Giannini, e dal direttore dell'Agenzia Stefani, Nesti.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 2676. Roma, 17 novembre 1922, ore 17,30.

Telegramma n. 900 (1). Non è possibile considerare chiusi senz'altro gli incidenti di Steinach ed Innsbruck.

Indipendentemente dai risarcimenti di danni che gli interessati credessero di avanzare e dai provvedimenti di carattere giudiziario che le autorità austriache dovranno adottare a carico dei colpevoli occorre ci sia data una pubblica soddisfazione. Essa è necessaria dopo la pubblicità che la nostra stampa ha dato agli incidenti stessi, l'interrogazione presentata alla Camera, i richiami fatti dalla Lega Italiana ed il memoriale presentatomi dalla Colonia Italiana di Innsbruck.

La prego pertanto di volersi concertare con codesto Governo perché il Capitano provinciale di Innsbruck riceva istruzioni di fare una visita di scuse al R. Consolato. Essa dovrà essere formale e solenne. Attendo riscontro telegrafico e desidero siano evitate le lungaggini e le poco serie ragioni che caratterizzano l'incidente dovuto al Ministro di Commercio.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. s. n. Parigi, 17 novembre 1922 (per. ore 23,50).

Le prime impressioni raccolte sull'atteggiamento dell'opinione pubblica francese nei riguardi del Governo Fascista sono unanimemente favorevoli, soprattutto dopo i primi atti di V. E. che non escludono lo sviluppo di miglioramento dei rapporti con la Francia. Si osserva pure che l'Italia, riprendendo una politica diretta a valorizzare la vittoria, può più facilmente collaborare con gli antichi Alleati.

L'evoluzione avvenuta nello spirito pubblico francese induce questo Paese a cercare dei punti di appoggio che lo tolgano dall'isolamento in cui teme di cadere. La riapparizione sulla scena dell'Italia come una forza guidata da una volontà, viene salutata con simpatia in quanto rappresenta un elemento col quale la Francia potrebbe eventualmente accordarsi. In alcuni circoli imbevuti di ortodossia costituzionale, esistono naturalmente prevenzioni contro fascismo,

ma non osano manifestarsi perché anche qui la corrente generale è poco tenera p€1 parlamentarismo nella sua presente fase. Il discorso di V. E. alla Camera dei Deputati ha destato il più grande interesse. Esso è parso ad alcuni troppo reciso in quella parte riguardante la politica estera, ma si tratta d'un apprezzamento piuttosto sulla forma che sul contenuto nel quale praticamente tutti convengono anche pel'ché in esso viene riconosciuto il rispetto dei trattati.

La figura di V. E. diviene essenzialmente popolare come quella che rappresenta un soffio di vita nella stanchezza generale delle classi politiche.

(l) Telegramma 7768/900, trasmesso il 15 novembre alle ore 14 e pervenuto alle ore 19,50 dello stesso giorno, non pubblicato, con cui l'Orsini Baroni dava conto delle scuse presentate dalle autorità locali di Stein>~ch e Innsbruck per delle aggressioni di cui erano stati vittime degli italiani là residenti ad opera di elementi austriaci.

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IL DELEGATO PRESSO L'UFFICIO INTERALLEATO DI BAD EMS, TEDALDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. P. Bad Ems, 17 novembre 1922.

Tutti questi circoli sono nettamente separatisti, ma pur avendo dietro a sé la grande maggioranza del paese, non vogliono passare all'azione fin quando il verificarsi di avvenimenti d'altronde assai probabili e forse prossimi la giustifichi, sicchè non possono essere tacciati di traditori dell'idea tedesca, ma ne appaiono invece i salvatori di fronte al disordine comunista dilagante nel nord e nel centro della Germania.

Ecco ora qualche dettaglio sui singoli colloqui:

Gli ambienti governativi. -Ho incontrato il ministro signor Wutzelhofer in casa del conte Leyden di cui ho già parlato in altro ra'Pporto. Il signor Wutzelho.fer è un «piccolo borghese» che parla si può dire, non tedesco, ma il dialetto del suo villaggio; nel resto, spirito pratico e conoscitore delle cose affidate al suo dicastero. Data la sua posizione ufficiale di ministro in carica, si è tenuto discretamente abbottonato; la nostra conversazione, durata oltre tre ore, ha avuto essenzialmente per argomento questioni economiche di attualità immediata sulle quali mi è anche difficile esser preciso in questo rapporto senza troppo dilungarmi; tuttavia la questione politica faceva capolino ad ogni istante, ed il W. pur affettando di non credere al pericolo di rivolgimenti immediati, riconosce la gravità estrema della situazione che « certo arriverebbe al separatismo qualora un regime comunista si instaurasse nel nord o nel centro della Germania». Quanto all'Italia, il W. riconosce l'interesse vitale per la Baviera di intensificare i suoi rapporti col nostro Paese, di servirsi dei porti di Venezia e Trieste anziché di Brema e di Amburgo, e sospira «una frontiera comune coll'Italia per modo che gli scambi siano più rapidi, più sicuri e più economici». Il W. si è scagliato con parole abbastanza veementi contro la mala amministrazione berlinese, la quale, col suo sistema di centralizzazione sta rovinando la Baviera; ha avuto anche amare parole per l'accordo italo-tede: sco di Berlino, che « ricorda a vantaggio esclusivo della Prussia mentre danneggia Baviera ed Italia». Praticamente poi il signor W. ha formulato desi

deri relativi soprattutto alla concessione di agevolazioni tariffarie e portuali per

facilitare alla Baviera il suo vettovagliamento, ed alla costituzione in Italia

ed in Baviera di consorzi per lo scambio di merci, ma di ciò parlerò più avanti,

nella questione economica.

I Leaders del Partito Bavarese del popolo. -Nei locali della Miinchner

Zeitung ho incontrato il direttore di quel giornale, signor Buchner, con alcuni suoi amici, fra cui mi piace rammentare il signor Kiihles, direttore dell'ufficio statale bavarese per i carboni, come un tecnico in materia, oltre ai soliti che ho già più volte nominati.

Ho avuto l'impressione che in questi elementi ci sia una strana contraddizione. Infatti, da un lato essi ·Sono indiscutibilmente dei pangermanisti, e dall'altro sono i separatisti più arrabbiati, quelli che fanno del separatismo non solo una questione di necessità per il caso in cui si verifichino avvenimenti deprecabili, ma addirittura di attualità immediata, e giungono quasi a desiderare che tali avvenimenti si producano. Avrei bisogno di poter star con loro a contatto più a lungo per comprendere veramente la loro psicologia; ritengo tuttavia di potermi spiegare la cosa ricordando che essi sono anzitutto monarchici ed antisemiti, mentre il regime attuale del Reich è filosemita e tende all'unita>rismo. Nei riguardi dell'Italia questo gruppo è il più pericoloso, perchè alcuni dei suoi membri, pur non dicendolo apertamente, fa in pectore la restrizione mentale dell'Alto Adige, e sarebbero lieti di poter porre la questione sul tappeto, non foss'altro che come argomento per mercanteggiare.

Apertamente essi vagheggiano: La separazione della Baviera dal Reich, con conseguente restaurazione monarchica; ma sognano una Baviera ingrandita del Tirolo austriaco, della Carinzia, del Salisburgo e del Vorarlberg. Se tuttavia questa annessione non fosse possibile, essi vagheggerebbero uno Stato Tirolese composto di queste regioni, unito all'Italia ed alla Baviera mediante una convenzione economica e dalla neutralità milìtare garantita. In ogni modo essi tengono assolutamente ad avere una frontiera comune coll'Italia.

Il Cardinale Faulhaber. -L'ho incontrato in casa del barone Cramer-Klett ed in presenza del conte Leyden, come per caso. Desideravo infatti che il colloquio avesse carattere assolutamente personale come gli altri; avevo infatti per questo stesso motivo declinato la offerta fattami di un incontro col principe Rupprecht.

Il Cardinale Faulhaber ed i suoi amici affermano di non desiderare il distacco della Baviera dal Reich, ma affermano in pari tempo che questo sarà for,se tra breve « una dura necessità alla quale la Baviera non potrà sottrarsi se non vorrà andare completamente in rovina». Anch'essi vagheggiano la frontiera comune coll'Italia, e come mezzo per raggiungerla, la costituzione di uno Stato Autonomo Tirolese, nei .confini già accennati.

Quanto alla questione dell'Alto Adige, dichiarano di ·Considerarla come ordine interno italiano e confidano che «l'Italia, fedele alle sue tradizioni di libertà, permetta che il patrimonio linguistico tedesco si conservi indisturbato ».

Hittler, il capo dei fascisti. -È un giovane. Nel temperamento, nella voce e nel gesto ha più del latino che del tedesco. Parla bene, quantunque con foga un po' tribunizia, e si comprende come possa trascinare le folle. Il suo programma, come il nome, è in gran parte ripreso dal Fascio italiano. Restituire l'autorità allo Stato; abolir gli scioperi, la corruzione, lo sperpero, ridurre la burocrazia, in una parola rimetter l'ordine: ecco il programma. Quanto ai mezzi: la propaganda più attiva per marciare alla conquista ideale e morale dello Stato se basta; ma esser pronti, ove occorra, alla conquista materiale. Hittler desidera se è possibile, prender contatto diretto coi fascisti italiani per averne delle direttive e delle indicazioni sul metodo da seguire.

In tema di politica estera, ha idee chiare e precise; e nei riguardi speciali dell'Italia, ha fatto dichiarazioni non equivoche e senza sottintesi; e, cosa da notare, non in un colloquio privato a quattr'occhi, ma in una riunione alla quale assistevano anche tutti i leaders del grurwo Miinchner Zeitung. Hittler ha detto in sostanza :

« La Gel'mania deve persuadersi che, avendo perduto la guerra, deve pagare quanto è nelle sue forze di fare. Per riuscirvi, deve lavorare assai più di quanto oggi non faccia. Le Otto ore devono esser abolite e si deve ritornare agli orari di ante guerra; gli scioperi devono esser soppressi con mezzi draconiani se occorre. Bisogna chieder ai tedeschi enormi sacrifici se vogliamo riacquistare la considerazione e la stima del mondo. Ma tali sacrifici può chiederli al popolo tedesco solo un governo di uomini nuovi egualmente immuni dalle responsabilità della dichiarazione di guerra come da quelle della pace di Versailles e da tutti gli errori che ne sono seguiti».

Alla possibilità che la Baviera rimanga a far parte del Reich, il Hittler non crede; anche per lui il distacco è inevitabile. Ma egli prosegue:

« Dalla situazione attuale noi non possiamo tìrarci che con l'aiuto di una grande Potenza, e fra tutte la più indicata è per mille ragioni l'Italia. Ma verso l'Italia disposta ad aiutarci, noi abbiamo il dovere di assoluta lealtà oggi ed in avvenire. Noi non dobbiamo, per un sentimento per quanto umano di fratellanza verso 200.000 tedeschi trattati bene, dimenticare che altrove vi sono milioni di tedeschi veramente oppressi, e che innanzi tutto è in gioco l'esistenza della Baviera. Noi dobbiamo dichiarare apertamente e sinceramente all'Italia che per noi la questione deH'Alto Adige non esiste e non esisterà mai più e tali dichiarazioni lealmente mantenere e dimostrare veraci coi fatti».

È sui fascisti che, a mio avviso, noi possiamo maggiormente contare per risolvere la questione dell'Alto Adige in modo definitivo e senza contrasti.

La frontiera coll'Italia e la questione tirolese -La grande aspirazione bavarese è in questo momento quella di avere una frontiera comune coll'Italia. Tutte le persone colle quali ho parlato sostengono che solo col raggiungimento di una tale frontiera la Baviera ha assicurato il commercio coi porti adriatici.

In realtà il Danubio scorre economicamente a rovescio almeno nei riguardi della Baviera e non è perciò seriamente utilizzabile per recare a questo paese le merci di cui ha bisogno. Inoltre, il passaggio attraverso tanti Stati differenti crea tali difficoltà e tante ~se, che come il ministro Wutzelhofer mi ha detto, si è dovuto assolutamente rinunciare ad incanalar merci per quella via.

Anche la via del Reno costa troppo cara e presenta ogni .serie di inconvenienti.

Migliorare la ferrovia della Valsugana e concedere qualche agevolazione tariffaria vorrebbe dire anche per noi ottenere un incremento di traffico non indifferente.

Anche politicamente la Baviera ha bisogno di confidar direttamente coll'Italia per poterne avere quell'appoggio che le è necessario per vivere sicura e tranquilla.

Il raggiungimeno di una tale frontiera può esser ottenuto mediante la creazione di uno Stato cuscinetto tirolese, come ho già esposto. Debbo aggiungere che, secondo i miei informatori, nel Tirolo si sarebbe delineato e si andrebbe fortemente accentuando un movimento per il distacco da Vienna (Los von Wien Bewegung) analogo al movimento separatista bavarese, e tendente precisamente

alla costituzione di uno statarello come quello di cui si parla. Sempre a detto dei miei interlocutori, questo statarello avrebbe in sè le ·condizioni di vita, dato il suo carattere di paese essenzialmente agrario. Pare anche che notevoli ricchezze minerarie si rinserrino nei suoi monti, ma che per sfruttarle accorrano grandi lavori sul tipo di quelli eseguiti dalla ditta Ansaldo in val di Cogne; i progetti sarebbero già fatti, ma mancano i quattrini.

È interessante di notare che, proprio nei giorni in cui ero a Monaco, pervenne ai giornali, rimandata da Berlino e da Vienna, notizia di alcuni commenti di giornali Innsbruck e di Vienna ad un articolo del Popolo d'Italia riguardante appunto la costituzione di un tale stato tirolese. Orbene, i due giornali del Partito Bavarese del Popolo, la Milnchner Zeitung e la Bayerische Zeitung Staatszeitung riportarono quella notizia senza commenti e senza prendere posizione o scagliarsi contro il famoso «imperialismo italiano», e solo la Milnchner Zeitung aggiunse: «Data l'energia di Mussolini è ben probabile che egli persegua un tale piano».

Ma siccome un « tale piano » rientra perfettamente nel quadro delle loro aspirazioni, essi non :se ne adontano più. (Omissis)

Agevolazioni ferroviarie e portuali -Ho già accennato a questo punt'o perchè è uno di quelli che rinvengono più frequentemente in tutte queste conversazioni. Venezia e Trieste sono i porti naturali della Baviera; ma per attirare completamente il traffico verso di essi, sarebbe necessario accordare qualche agevolazione specie dopoché le tariffe austriache di transito sono terribilmente aumentate.

Per quanto riguarda le ferrovie, so che la questione è già stata discussa in Italia e che la direzione generale delle ferrovie si è opposta nel modo più assoluto protestando necessità di bilancio. Io mi permetto pregare che la questione venga nuovamente esaminata non considerando però il solo bilancio delle ferrovie ed astraendo da tutti gli altri fattori economici e politici, ma tenendoli invece nella dovuta importanza, ben presenti. Io mi permetto di domandare se, all'infuori del bilancio delle ferrovie non sia utile anzi necessario riattirar verso i nostri porti dell'Adriatico che ora languono, tutta la corrente del traffico che

6 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

sta deviando ogni giorno più a beneficio di altre nazioni. Non dimentichiamo che il solo acquirente naturale per molti nostri prodotti è la Germania, e precisamente la Germania del Sud. Noi abbiamo, io credo, un interesse vitale a che si ricostituisca quella corrente commerciale che una volta traversava tutta l'Europa secondo l'asse longitudinale dell'Italia. Il considerare il solo bilancio delle ferrovie come una cosa vivente fuori del mondo o come il solo fulcro su cui poggi tutta la nostra economia sarebbe a mio debole avviso un gravissimo errore politico ed economico insieme.

Se la Baviera si staccasse --Come ho già detto, la possibilità di un distacco

della Baviera dal Reich non deve più esser presa ora in esame come una even

tualità lontana, ma come una probabilità che, date certe premesse, può essere

una realtà anche tra poche settimane.

È, a mio avviso, necessario essere pronti per tale evenienza, anche se in fine non dovesse verificarsi; sarebbe invece un delitto di lesa Patria lasciare che si produca essendo noi impreparati. Vediamo dunque che cosa i separatisti bavaresi chiedono all'Italia in tale caso.

Alla guerra civile essi non credono; la Landwéhr prussiana, affermano non marcerebbe mai contro la Baviera; ma rappresaglie economiche da parte del governo comunista di Berlino sarebbero sicure. La Baviera dovrebbe sormontare una crisi terribile proprio nei mesi più crudi dell'inverno. Per quanto da tempo si vadano facendo tutte le economie per immagazzinar delle provvigioni, queste non bastano. Sarebbe inoltre necessario non dover sottoporre il popolo a privazioni troppo dure proprio quando dovesse resistere alle pressioni prussiane.

Si vorrebbe quindi che l'Italia, nel caso di un aperto distacco della Baviera, potesse inviare prontamente alcuni treni di derrate e d'aiutare il nuovo Stato a risolvere la gravissima questione del carbone estero.

V'è inoltre il problema finanziario che la Baviera si appresta a risolvere mediante una riforma finanziaria, emettendo una nuova valuta coperta mediante garanzie reali. Ma anche una siffatta operazione richiede un certo tempo, e nel periodo di transazione, per quanto breve, la Baviera avrebbe bisogno di un credito che dovrebbe essere rimborsato ad operazione finanziaria conclusa.

Un altro punto importante è quello delle Ferrovie. Come è noto, il Reich ha conglobato tutte le ferrovie tedesche. Non esistono più ferrovie prussiane, bavaresi, sassoni ecc., ma soltanto Ferrovie del Reich. Però, riscattando le Ferrovie degli Stati, il Reich avrebbe anche dovuto pagarle, sia pure in marchi carta; invece non ha ancora pagato neppure la prima rata; circostanza che dà alla Baviera il diritto di rescindere semplicemente il contratto e di riprendere le sue ferrovie che -si afferma -presenterebbero addirittura un piccolo utile anzichè un deficit, se questo utile non sparisse nel mare magno della mala amministrazione berlinese. Potrebbe anzi questo delle Ferrovie, essere il fatto determinante il distacco.

La riserva aurea della Reichsbank comprende anch'essa una parte di proprietà della Baviera, che non è affatto disposta a rinunciarvi; ma qui, come per tutte le altre questioni riferentisi alle varie casse ora statizzate e centralizzate

ln mano del Reich, si presenta la difficoltà enorme di far valere praticamente le ragioni della Baviera. Ritengono i bavaresi che una via di soluzione sarebbe data da un ricorso alla Lega delle Nazioni (alla quale la Baviera intenderebbe di chiedere l'ammissione) e che potrebbe fungere da arbitra in tutte queste questioni sorgenti per la liquidazione degli interessi fra Prussia e Baviera.

Quali sono i vantaggi che l'Italia potrebbe ricavare da un distacco della Baviera quando questa si venisse a porre sotto l'egida dell'Italia?

Economicamente sarebbe assicurato ai porti di Venezia e Trieste il traffico verso il loro retroterra naturale, mentre i nostri prodotti agricoli ed industriali troverebbero uno sbocco non indifferente.

Politicamente sarebbe risolta davvero in modo definitivo la questione dell'Alto Adige a nostra intera soddisfazione; e l'Italia acquisterebbe una preponderanza indiscutibile su tutta la Germania meridionale e sull'Austria. Inoltre si rinforzerebbe la barriera che separa la Jugoslavia dalla Cekoslovachia, impedendo così la formazione di un blocco ai nostri danni.

Non è necessario neppure ac.cepnare ai danni che deriverebbero all'Italia se per caso il distacco della Baviera dovesse avvenire, anzichè sotto il nostro, sotto il controllo di un'altra potenza.

Ho dovuto, sotto pena di diventare eccessivamente prolisso, riassumere in modo troppo scheletrico le somme linee del piano separatista bavarese; molte altre cose avrei da dire, molte da precisare in più minuti dettagli; ma non posso far dò in un rapporto che diverrebbe un volume.

Ho voluto qui accennare semplicemente alcune questioni per farne rilevare l'importanza piuttosto che trattarle a fondo. Se V. E. ritiene che le cose da me dette presentino qualche interesse e meritino di essere maggiormente approfondite, voglia compiacersi di pormi quesiti specifici, ai quali mi sforzerò di dare risposte, per quanto sta in me, chiare e concise.

Mi permetto infine di pregare V. E. di volermi far sapere se io debba ritenere esaurito il mio compito con questo rapporto oppure se io possa ancora essere utile in qualche modo. In tal caso mi permetto di sottoporre rispettosamente la utilità di una mia chiamata a Roma onde possa riferire più dettagliatamente su tutti i punti e rispondere alle domande che mi venissero rivolte, ed infine ricevere eventualmente le istruzioni necessarie.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1179 (1). Londra, 18 novembre 1922, ore 13. Commenti discorso V. E.

Times rileva tono e significato dichiarazioni dirette al Parlamento osservando che fascismo è naturale risultato decadimento parlamentarismo. Fascismo

di gabinetto.

ebbe simpatia giacchè significava reazione masse contro corruzione politicanti professionali. Mussolini è abilissimo uomo cui programma reca impronta forte carattere. Dichiarazioni politica estera sono infine minutamente riassunte e definite come ispirate senso realistico. Viene rilevato specialmente affermazione mantenimento fede trattati. Radicale Manchester Guardian in articolo intitolato Dittatore italiano rileva che quanto più dichiarazioni apparivano menomazione diritti parlamento tanto maggiormente crescevano applausi. Osserva essere non lieve causa ansietà costituzione autocrazia in paese europeo. Dichiarazioni politica estera dovrebbero pertanto vagliarsi alla luce politica interna. Da una parte dichiarazioni sono liberali dall'altra puramente nazionaliste. Quest'ultime benchè non contengano elementi prettamente personali tuttavia sono pericolose perchè enunciate da un tale uomo. Daily Telegraph dice che due punti nella notevole dichiarazione di Mussolini al Parlamento fanno bene presagire per il suo atteggiamento alla futura conferenza: quello in cui con vera percezione della mentalità kemalista egli insistè che gli alleati abbiano a mettere un limite alle loro concessioni alla Turchia e quello in cui egli espose la più o meno segreta alleanza tra Berlino Mosca e Angora.

(l) Il telegramma non risulta copiato nè nella serie normale dei telegrammi nè in quella

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 2692. Roma, 18 novembre 1922, ore 23.

Questa Ambasciata di Francia mi ha comunicato un telegramma nel quale Governo francese esprime avviso che terze Potenze che non hanno partecipato alla guerra a fianco degli Alleati dovrebbero essere invitate a far conoscere a Losanna loro idea su questioni che le interessano ma non partecipare discussioni. Gli stati che invece sono considerati come alleati dovrebbero se lo domandano essere trattati come il Belgio. Governo francese aggiunge che Governo albanese, oltre che nelle condizioni in cui saranno sentiti Stati non alleati, dovrebbe partecipare Conferenza per regolamento carichi incombenti a territori staccati da Impero ottomano cioè per liquidazione guerra balcanica 1913 rimasta finora in sospeso. Prego comunicare codesto Governo che R. Governo ritiene non sia il caso di fare una distinzione fra Stati che hanno o non hanno partecipato alla guerra a fianco alleati giacchè, quando si tratta di questioni in cui sono realmente e direttamente interessati terzi Stati e beninteso limitatamente ad essi, si farebbe opera utile ai fini del regolamento definitivo di tali questioni solo se gli interessati avessero la coscienza di aver partecipato in qualche modo a tale regolamento discutendolo e non limitandosi soltanto a far conoscere loro parere. Governo italiano propone pertanto che Governo albanese sia invitato a partecipare discussioni tutte questioni che lo interessano e non soltanto quelle derivanti da regolamento balcanico 1913. In base alle stesse considerazioni

R. Governo propone che Governo bulgaro, il quale ha reali e suoi interessi balcanici, sia pure invitato a partecipare alla discussione delle questioni che lo toccano direttamente allargando cosi la portata dell'invito già fatto Sofia.

Attendo conoscere parere codesto Governo.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. 4. Milano, 19 novembre 1922, ore 8,50. Leggo sorpreso comunicato annunciante accordo raggiunto su tutte questioni che formeranno tema discussione Losanna.

PregoLa informarmi oggi stesso prima apertura colloquio Territet Grand Hotel su portata sostanziale e significato detto comunicato.

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IL DIRETTORE DELL'AGENZIA STEFANI, NESTI, ALL'AGENZIA STEFANI A ROMA

T. PRECEDENZA ASSOLUTA S. n. Arona, 19 novembre 1922, ore 14,20. Datate da Parigi seguente telegramma che manderete subito Parigi urgente premettendo Stefani publique: «Nella riunione avvenuta a Parigi fra Lord Curzon e Poincaré il Barone Romano Avezzana è intervenuto a solo titolo ufficioso in quanto non ha ancora presentato le sue lettere credenziali e non aveva ricevuto istruzioni esplicite da S. E. Mussolini circa i punti in discussione relativamente alla Conferenza di Losanna. La conversazione di Parigi ha quindi importanza soltanto nei riguardi dei Governi Francese ed Inglese e non nei riguardi del Governo Italiano inquantochè il Presidente del Consiglio si riprometteva e

si ripromette di esporre personalmente ai due Ministri alleati il punto di vista italiano ».

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APPUNTI PERSONALI DEL COMM. GUARIGLIA RELATIVI ALLE CONVERSAZIONI DI TERRITET (l)

Territet, 19 novembre 1922.

TRATTATIVE INTERALLEATE

Curzon:

l. Zona demilitarizzata ad oriente e ad occidente della Mariza (sbocco bulgaro all'Egeo).

Poincaré:

2. -Questione di Karagatch. Curzon pensa che non bisognerebbe cominciare coll'offrire Karagatch ai Turchi, ma stare a vedere quello che dicono. È essenziale che ogni divergenza che vi possa essere fra alleati deve essere composta fra di loro in modo di presentare sempre fronte unico ai Turchi. 3. -Stretti. 4. -Capitolazioni. Evitare parola capitolazioni. Dovere mantenere protezione diritti nazionali. Interessi economici. Appoggio Stati neutri. Capitolazioni e America.

RS

Mussolini ha già detto che bisogna...

Isole dell'Egeo: Unica idea che Curzon aveva in questa clausola era che Turchia doveva spogliarsi dei suoi diritti, ma che la disposizione di essa non era pregiudicata.

Mussolini: Il Dodecanneso è indipendente dal Trattato di Sèvres.

Curzon: Italia resterà libera di discutere con alleati o con Grecia. La questione è però dipendente dal Trattato di Sèvres. Ripete che la sua idea è di togliere la sovranità sul Dodecanneso ai Turchi.

Mandati: Mussolini fa ·riserve. Ma non verso Turchia, verso Alleati. Tombe militari: Poincaré pensa .che Turchi non avranno difficoltà. Tutti d'accordo. Indennità: Poincaré fa riserve circa distinzioni greche. Poincaré ha riconosciuto che ·cifre annunziate da Turchi sono esagerate.

Convenzione M a cedonia: Nessuna difficoltà.

Costantinopoli: Poincaré ha avuto conversazione con Foch. Harington sosteneva che sarebbe stato meglio ritirarsi penisola Gallipoli. Tale era anche opinione Mussolini. Ma notizie ulteriori circa situazione Costantinopoli sono migliori.

Curzon: Nell'accordo settembre abbiamo stipulato tenere Costantinopoli. Sarebbe un colpo terribile abbandonare Costantinopoli. Bisogna che alleati affrontino anche un pericolo.

Mussolini· È piuttosto pessimista circa situazione Costantinopoli.

Curzon: Nella città vi sono 4000 uomini. In tutto 15-16 mila uomini.

Poincaré: Se ci si batte a Costantinopoli, ci si dovrà battere anche in Siria. Non ha uomini da mandare a Costantinopoli. Mussolini: Domanda se presenza truppe alleate Costantinopoli aumenta o diminuisce intransigenza turca. Non insiste. Minoranze: Poincaré crede che Turchi non accetteranno ·regime più severo di quello contenuto nei trattati per le minoranze in Europa.

Curzon: Parla dei doveri che gli alleati hanno verso le Minoranze. Parla dell'alto Commissario della Società delle Nazioni. Cita nota americana circa protezione minoranze.

Poincaré: Dice che americani non accetteranno controllo Società Nazioni.

Curzon: Bisognerà avere qualche altra forma di controllo.

Forze militari: Esperti militari.

Clausole finanziarie e economiche.

Si rinviano a domani:

Isole Egeo. Mandati. Clausole economiche e finanziarie.

(l) Di pugno del Guariglia. Sull'incontro di Territet, cfr. R. GuARIGLIA, op. cit., pp. 18-21.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, FINZI

T. GAB. u. 8. Losanna, 20 novembre 1922, ore 13. Ho telegrafato al Sottoprefetto a Ventimiglia quanto segue: «Console di Francia Ventimiglia telegrafa suo Presidente del Consiglio che

ieri in occasione consegne gagliardetti fascio hanno avuto luogo costà innanzi all'albergo ove trovavasi stesso console dimostrazioni gravemente offensive per la Francia traendo pretesto dalle opposizioni Governo francese a creazione sezioni fasciste a Nizza e Parigi.

Console francese recatosi Commissariato Pubblica Sicurezza della stazione per protestare sarebbe stato accolto da fascisti con grida di « abbasso la Francia » e fino al momento in cui ha telegrafato non ha potuto essere ricevuto dal Commissario. Se le cose stanno realmente in questi termini deploro vivissimamente quanto è accaduto di cui V. S. deve comprendere gravità ed inopportunità specie in questo momento ed esigo che siano prese immediatamente rigorose misure perchè simili fatti non abbiano più a ripetersi in alcuna maniera. Desidero anche sapere perchè Console di Francia non sia stato subito ricevuto e quali soddisfazioni gli siano state date. Attendo risposta telegrafica ».

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III

T. GAB. l. Losanna, 20 novembre 1922, ore 17. Mi onoro informare V. M. sui m1e1 colloqui relativi ai lavori preparatori per la Conferenza di Losanna. Ieri sera ore 19 ed ore 21 ebbero luogo mie prime riunioni con Poincaré e Curzon. Ho tenuto che esse avvenissero a Territet piuttosto che a Losanna perchè fosse chiaro che i Ministri Alleati venissero ad incon

trarsi con Capo del Governo di V. M. in una località diversa da quella dove deve aver luogo Conferenza. In seguito è stato diramato seguente comunicato:

« M. Raymond Poincaré, M. Mussolini et Lord Curzon ont eu ce soir une première conversation dans laquelle s'est nettement affirmée leur commune résolution de régler dans l'esprit de la plus cordiale amitié et sur la base d'une parfaite égalité entre les alliés toutes les questions qui vont etre traitées à la Conférence de Lausanne. Ils auront demain un second entretien ».

Aggiungo per V. M. che Ministri Alleati hanno tenuto che comunicato fosse pubblicato in questi termini malgrado mie riserve su Isole Egeo e questione Mandati. Stamane è stata ripresa la discussione di carattere procedurale circa lavori conferenza. Ho confermato mie riserve circa Isole Egeo e questione Mandati e propongomi invitare stasera stessa Curzon e Poincaré ad una riunione per chiarire in modo definitivo la situazione. Avrò in giornata colloqui con Nincic Duca e Stamboliski.

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IL CAPO DEL PARTITO AUTONOMISTA FIUMANO, ZANELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI A LOSANNA

T. s. n. Kraljevica, 20 novembre 1922, ore 17 (per. ore 7 del 21). Onorami comunicarLe costituente fiumana, che illegale anarcoide situazione

fiumana costringe tuttora risiedere all'estero, radunatasi seduta presenti tre quarti dei suoi componenti ha unanimamente votato ordine giorno col quale

invia V. E. proprio deferente omaggio e espressione gratitudine popolo fiumano per promessa prossima esecuzione trattato Rapallo che è considerata garanzia sollecito ritorno Fiume alle condizioni normali di legalità giustizia pacifico lavoro. Prega V. E. voler intervenire per far definitivamente cessare inaudite violenze crimini che tutto oggi compionsi impunemente Fiume colla passività delle autorità. Invoca dai governi italiano jugoslavo provvedimenti perchè legale costituente governo fiumano possano funzionare Fiume e cittadini profughi ritornarvi senza essere esposti violenze brutalità. Comunicandole tale ordine giorno ritengo mio dovere cogliere occasione per esprimerLe con sentimento alta serena fiducia preghiera voler con illuminata saggezza e con superiore spirito equità risolvere rapidamente problema Fiumano compiendo così non solo atto di somma importanza politica per Stati contraenti trattato Rapallo ma anche di necessaria umanità verso popolo fiumano languente da anni nella più squallida miseria e ridotto a stato d'animo immensurabilmente dannoso anche agli interessi nazionali Fiume.

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IL CAPO DEL PARTITO AUTONOMISTA FIUMANO, ZANELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI A LOSANNA

T. s. n. Kmljevica, 20 novembre 1922, ore 20 (per. ore 8 del 21).

Fascisti continuano indisturbati brutali violenze contro cittadini inermi. Minaccie e violenze impediscono nostro approvvigionamento delle famiglie dei profughi fiumani costringendo alla fame mille persone tra donne e bambini. Anche stamane aggrediti bastonati sangue diversi cittadini distinti tra i quali dottor Zigar che erasi recato Legazione italiana per chiedere difesa tutela cittadini e famiglie colpite.

Prego vivamente voler disporre cessazione tali atti brutale barbarie.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III

T. GAB. 2. Losanna, 21 novembre 1922, ore 21,50.

Mi onoro informare V. M. che oggi ho avuto un importante colloquio personale con Curzon. Ho riesaminato con lui questione Dodecanneso e quella mandati avviandola a soddisfacente soluzione.

Circa Dodecanneso rimane inteso che questione non può formare oggetto di discussione senza ed al di fuori della volontà dell'Italia. Questa formula mi sembra la migliore perchè ci permetterà più tardi di risolvere in modo definitivo la questione secondo i nostri interessi ci consiglieranno meglio.

Circa i mandati Lord Curzon ha riconosciuto il diritto dell'Italia alla par

tecipazione in tale questione e quindi nell'assetto definitivo che ad essa potrà

venire dato.

Siamo rimasti d'accordo che R. Ambasciatore a Londra presenterà subito una nota in proposito al Foreign Office perchè abbia luogo uno scambio di comunicazioni scritte sull'argomento.

Nella mia conversazione ho potuto rilevare le migliori sincere disposizioni politiche di Lord Curzon verso l'Italia abbenchè abbia dovuto molto insistere per vincere le sue vive resistenze giustificate dal fatto che trattavasi d'una questione già assolutamente pregiudicata anche da deliberati formali e solenni della Società delle N azioni.

Ho l'impressione che questa mia conversazione rappresenti un passo notevole verso concreta realizzazione di una posizione di uguaglianza dell'Italia nel bacino orientale del Mediterraneo.

Dato l'accordo coll'Inghilterra non sarà difficile raggiungerlo colla Francia.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI A LOSANNA

T. 1182. Londra, 21 novembre 1922.

Corrispondente Diplomatico Daily Telegraph scrive Mussolini rivelatosi a Losanna diplomatico veramente nuovo meravigliosamente preparato discutere non solo questione prossimo Oriente ed affini ma anche diritti italiani in Egitto in Tunisia Marocco. Mussolini soprattutto mostrossi desideroso accoppiare alla discussione del Levante futuro atteggiamento intesa verso Germania e Piccola Intesa Riparazioni e debiti di guerra. Corrispondente pienamente concorda con affermazioni del Primo Ministro Italiano che Italia debba essere trattata in assoluta parità con Francia Inghilterra. Manchester Guardian pubblica che personalità che più si impone a Losanna è quella di Mussolini. Egli fece grande impressione su Curzon e Poincaré per vigore con cui egli promise di sostenere le parole colla forza dinanzi ulteriori tergiversazioni turche. Times, rilevando che riassunti pubblicati sin qui del discorso del P.rimo Ministro Italiano sono inadeguati riprodurre efficacia, pubblica traduzione integrale.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III

T. GAB. 3. Losanna, 22 novembre 1922, ore 19.

Mi riservo riferire verbalmente a V. M. al mio prossimo arrivo a Roma ogni dettaglio interessante colloqui da me avuti qui con vari capi di governo. Reputo intanto conveniente informare V. M. telegraficamente che colloquio con Nincich ebbe carattere il più cordiale ed amichevole. Nella lunga conversa

zione avuta sono state da noi esaminate tutte questioni politiche generali che hanno influenza diretta sui rapporti fra i due paesi. Sono convinto che Signor Nincic. farà quanto gli sarà possibile per realizzare rapporti sinceramente amichevoli coll'Italia. Propongomi di avere con lui prossimamente colloquio sulle modalità per giungere alla definitiva sistemazione della questione adriatica (1).

Ministro Affari Esteri di Rumania Duca col quale ho pure avuto cordiale colloquio si ripromette venire al più presto a Roma per esaminare possibilità accordi concreti fra Italia e Rumania.

Degno di rilievo mio colloquio con Stamboliski per la franchezza colla quale egli mi si è espresso circa suoi rapporti col governo jugoslavo per la questione di Macedonia.

Stamane poi Ismet Pascià è venuto a trovarmi per chiedermi quale sarebbe stato atteggiamento Italia nelle prossime trattative di pace e nell'eventualità d'una rottura. Gli ho risposto che l'Italia è favorevole alla tesi della costituzione di una Turchia libera ed indipendente dentro i limiti del suo territorio nazionale ma data mia conversazione con Curzon riferita a V. M. mi sono tenuto molto riservato circa l'atteggiamento che terrebbe .l'Italia in occasione di una eventuale. rottura dicendogli che in tal caso ci saremmo lasciati consigliare dalle eventualità del momento e sopratutto dalla tutela dei nostri interessi.

Parto stasera per Milano dove passerò giornata domani arrivando Roma mattina 24 corrente.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7915/1004. Mosca, 22 novembre 1922, ore 21,45 (per. ore 15,40 del 23).

Seguito mio telegramma odierno precedente (2).

In base circostanze sembrami evidente che Governo russo coi suoi soliti

metodi d'azione diplomatica voglia tuttora esacerbare al massimo la politica italiana (come quella delle altre Grandi Potenze) anche dopo ultime dichiarazioni R. Governo sul suo conto. Governo russo verrà anche presentemente a Losanna con qualche cosa da mettere sul mercato. Ciò rientra nel programma della presente politica estera « attiva » e nella mentalità speculatrice asiatica di questi dirigenti. Ciò confe.rmerebbe anche difficoltà di una politica di collaborazione positiva col Governo bolscevico, e la precarietà di ogni intesa basata su un ragionevole senso di rispetto e di misura verso i reciproci interessi. Nè è certo che, anche risolte le pregiudiziali russe di questo momento, l'attività economica italiana possa qui trovare speciali facilitazioni. Esempio Germania

n. -7912/1002, trasmesso e pervenuto alla stessa ora del precedente, non pubblicato.

e Cecoslovacchia che nulla finora hanno qui costruito. In attesa delle eventuali istruzioni dell'E. V., ho intanto disposto in pieno accordo col Signor Frankfruter che rappresentanti Lloyd Triestino domandino visto di partenza ed assumano posizione di rinunzia ad attendere non dare disposizioni favorevoli Governo russo.

(l) -Fu toccata questione Macedonia sulla quale Nincich confidenzialmente mi dichiarò che essa è giudicata la più vitale per avvenire Serbia. (Nota del documento). (2) -Telegramma n. 7913/1003, trasmesso alla stessa ora e pervenuto alle ore 12,20 del 23 novembre, non pubblicato, con cui l'Amadori dava conto di un suo colloquio con Cicerin relativo ai rapporti economici italo-russi. Sullo stesso colloquio cfr. anche il telegramma
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

TELESPR. S. l. Losanna, 22 novembre 1922.

Il 15 novembre corrente l'Ambasciatore di S. M. Britannica a Roma mi rimise un memoriale (l) telegrafato da Lord Curzon in cui sono indicate le questioni formanti parte dell'assetto orientale, sulle quali il Governo britannico desiderava di raggiungere un completo accordo fra gli Alleati, prima di iniziare le discussioni alla Conferenza di Losanna. L'E. V. si renderà conto del carattere della comunicazione dal testo del memorandum che qui accludo (2) e rileverà dalla nota dell'Ambasciata britannica che l'accompagnava, come Lord Curzon faceva della accettazione degli Alleati del punto di vista britannico sulle questioni trattate nella categoria A) una condizione sine qua non per la sua partecipa~ zione alla Conferenza di Losanna, mentre ammetteva la discussione per le questioni indicate nella categoria B).

Trattandosi di stabilire gli impegni che assumerà l'Italia nei riguardi della sistemazione del problema orientale e della conseguente linea di condotta che il R. Governo doveva impegnarsi ad adottare nel corso della conferenza stessa, sarebbe stato molto utile di chiarire in modo definitivo a Lord Curzon, prima di incontrarmi personalmente ,con lui, il punto di vista pregiudiziale dell'Italia sulla sua comunicazione.

Era stata perciò preparata subito una nota di risposta (cfr. allegato) ma la ristrettezza del tempo non permettendo che tale nota fosse inviata in modo da raggiungere Lord Curzon prima della sua partenza da Londra, dovetti astenermi dal farla trasmettere: e perciò la questione venne trattata soltanto verbalmente nei colloqui che appena giunto in !svizzera ebbi insieme con Lord Curzon e il Signor Poincaré.

La mia esposizione del punto di vista italiano che poneva nettamente la questione dei relativi compensi dovuti all'Italia in Oriente e della nostra situazione nell'equilibrio del Mediterraneo orientale e che faceva della soluzione di tale questione la base indispensabile per la partecipazione italiana al fronte unico che gli alleati intendevano stabilire alla conferenza, incontrò molta ostilità da parte tanto inglese quanto francese.

Ma nella riunione tenuta la mattina del 20 corr. riuscii ad eliminare dalla discussione la questione del Dodecanneso ponendo chiaramente la riserva contenuta nel progetto di nota qui accluso che cioè l'Italia accettava la formula proposta dal memorandum inglese per la cessione delle isole dalla Turchia agli alleati in quanto essa formula è collegata all'esplicita disposizione dell'art. 8 del Trattato di Londra del 1915.

Restava la questione dei Mandati, circa la quale mi si facevano dagli alleati cbbiezioni specialmente per il fatto che nessun governo italiano aveva mai richiesto finora una partecipazione ad essi e che le trattative si erano limitate ad una serie di richieste ed assicurazioni d'ordine particolare collegate alle discussioni svoltesi nella Società delle Nazioni circa i testi dei progetti di Statuto per i paesi arabi.

Riuscito vano ogni tentativo di risolvere la questione nella discussione a tre, feci nuove personali insistenze presso Lord Curzon per un'intesa, senza di cui gli feci comprendere che l'Italia sarebbe stata costretta, malgrado ogni buona volontà di accordo, a prendere la propria libertà di azione nella conferenza, inspirandosi unicamente alla tutela dei propri interessi che non avevano potuto trovare garanzia da parte degli alleati.

Ebbi così un colloquio con Lord Curzon ieri 21 novembre e gli feci presente esplicitamente che il rimanere intransigenti sui punti da lui elencati nella categoria A del suo memorandum poteva avere per conseguenza la rottura delle trattative di pace e forse anche la necessità di provvedimenti militari. Che l'Italia una volta assunto l'impegno che le si richiedeva, intendeva coadiuvare gli alleati fino alle estreme conseguenze, ma che perciò era naturalmente indispensabile giustificare l'eventuale nostra azione con la difesa di interessi italiani e non con quella di interessi soltanto anglo-francesi.

Risultato di questa conversazione è stato che Lord Curzon ha dovuto finire per convincersi della necessità di dare soddisfazione alla nostra domanda di partecipazione in quegli interessi che ci si domandava di impegnarci a difendere, cioè nei Mandati, salvo a concretare la forma pratica di tale partecipazione. Siamo rimasti d'accordo col Ministro inglese che l'intesa da noi raggiunta su tale questione di principio sarebbe stata consegnata subito in uno scambio di note fra codesta Ambasciata ed il Foreign Office.

V. E. pertanto, vorrà far pervenire con estrema urgenza immediatamente a quest'ultimo una nota informata ai concetti esposti nel presente dispaccio e nel progetto di risposta alla nota britannica del 15 novembre.

Per quanto riguarda i punti indkati nella categoria B Ella aggiungerà che il Governo italiano domanda una equa partecipazione sul piede di perfetta uguaglianza secondo lo spirito del comunicato concordato dopo le conversazioni di Territet (1).

Circa l'eventuale adesione francese alla intesa da me raggiunta con Lo~d Curzon mi riserbo tenere al corrente V. E. del seguito che avrà la trattazione della questione col Governo Francese. Per il momento nessuna comunicazione in proposito è stata fatta a Parigi non avendone Lord Curzon espresso specialmente il desiderio.

ALLEGATO.

PROGETTO DI NOTA DI DELLA TORRETTA A CROWE (l)

Con nota verbale del 15 novembre corrente, n. 574, l'Ambasciata di S. M. Bri

tannica ha trasmesso al R. Ministero degli Affari Esteri un memorandum contenente

una lista di punti sui Quali il Governo britannico esprime il desiderio che si rag

giunga un completo accordo fra gli Alleati prima della Conferenza di Losanna.

L'Ambasciata di S. M. Britannica aggiunge che i punti indicati nella categoria A

sono di cardinale importanza e che per essi il Governo britannico considera essenziale

ricevere l'assicurazione assoluta di appoggio da parte degli Alleati, senza di che

Lord Curzon non riterrebbe giustificata la sua partecipazione alla Conferenza di

Losanna. Sui punti indicati nella categoria B, Lord Curzon considera invece che un

accordo fra gli Alleati è oltremodo desiderabile, ma ammette su di essi la discussione.

In sostanza, dall'esame dei punti elencati, risulta che una parte di essi si riferisce a Questioni politiche di carattere e di interesse generale, mentre altri punti contemplano più specialmente la situazione particolare degli Alleati nei riguardi del necessario equilibrio nel Mediterraneo Orientale.

La nota del Governo britannico ha dunQue per iscopo di stabilire, come è stato sempre vivo desiderio del Governo italiano, il completo accordo fra gli Alleati, prima di iniziare le discussioni alla Conferenza di Losanna.

Dato ciò il R. Governo deve richiamarsi alla sua nota del 3 novembre corrente (2) in risposta a Quella di Lord Curzon del 15 ottobre scorso, circa il Dodecanneso. In detta nota il Governo italiano manifestava nettamente il proprio punto di vista, che cioè, pur riconoscendo di aver accettato la sistemazione reciproca degli interessi degli Alleati, ai fini dE>ll'eQuilibrio del Mediterraneo Orientale, stabilita dal Trattato di Sèvres, dall'accordo tripartito e dalla Convenzione Bonin-Venizelos, essendo venuta poi a mancare la possibilità di passare alla esecuzione dell'assetto previsto dai trattati, riteneva indispensabile un riesame della situazione per giungere ad una nuova sistemazione in cui fosse attuato l'eQuilibrio proporzionale fra gli Alleati.

Ora, poichè il Governo britannico domanda l'assoluto impegno dell'Italia in questioni che considera indispensabili agli interessi inglesi, il Governo italiano, nell'assumerlo, intende aver l'obbligo di coadiuvare gli Alleati fino alle estreme conseguenze, quand'anche trattisi di interessi non italiani. Per decidere la propria linea di condotta, esso deve perciò conoscere in modo determinato il pensiero del Governo britannico circa i vantaggi proporzionali che gli interessi italiani troveranno nel nuovo assetto, ai fini sempre dell'equilibrio del Mediterraneo Orientale.

Le sole questioni di carattere particolare da considerarsi in relazione con tale equilibrio sono quelle trattate nella categoria A del memorandum inglese ai punti concernenti le isole dell'Egeo e i Mandati, nonchè altre specificate in alcuni punti della categoria B.

Quanto alle Isole dell'Egeol'Italia non ha difficoltà di accettare la formula proposta, in Quanto essa è in relazione con l'esplicita clausola dell'art. 8 del trattato di Londra del 1915. Ma è bene chiarire che nello stabilire la proporzione degli interessi italiani nel Mediterraneo Orientale, non si può computare il Dodecanneso come nuova acquisizione italiana in Quanto che, come il R. Governo ha esposto nella sua nota del 3 novembre a Lord Curzon, la posizione dell'Italia nel Dodecanneso era anteriore al Trattato di Londra, il Quale con l'art. 3, non fece che riconoscerla definitivamente, senza pregiudizio dei compensi previsti per l'Italia in Oriente dall'art. 9 dello stesso Trattato.

La sola questione adunque trattata nella categoria A del memorandum britannico che si riferisca alla sistemazione proporzionale di interessi particolari degli Alleati in Oriente è auella dei Mandati i auali rappresentano esclusivamente interessi inglesi e francesi.

Ora, se l'Italia assume l'impegno di sostenere fino alle estreme conseguenze gli interessi degli Alleati, è naturale che essa debba trovare in essi una partecipazione diretta e di parità.

Questa partecipazione potrebbe essere per il momento definita in maniera generale, in attesa che le si possa dare una forma concreta. Per quanto riguarda i punti indicati nella categoria B, il Governo italiano domanda una equa partecipazione sul piede di perfetta eguaglianza.

(l) -Pubblicato in allegato al n. 120. (2) -Non si è pubblicato, in quanto già pubblicato sopra.

(l) Pubblicato al n. 138.

(l) -La nota venne presentata dal Della Torretta il 26 novembre. (2) -Pubblicata in allegato al n. 70.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA,

T. GAB. RR. 1183. Londra, 23 novembre 1922 (1).

Ho presentato oggi a S. M. il Re le mie credenziali. S. M. si è degnata mostrarsi meco particolarmente amabile esprimendo il suo compiacimento che la scelta pel nuovo rappresentante d'Italia fosse caduta sulla mia persona, augurandomi proficuo lavoro e lunga permanenza nell'interesse dei cordiali rapporti fra i due Paesi. Aggiunse che la sua benevolenza e l'appoggio del suo Governo non mi sarebbero mancati. Portò poi la conversazione sul terreno politico. Mi disse disgraziatamente in questi ultimi tempi si era prodotto fra i due Governi dei malintesi ma ,che sperava vedere rapporti italo-inglesi entrare da oggi in una nuova fase di ,cordiale amicizia e che per raggiungere questo scopo faceva assegnamento sulla mia attività. Aggiunse essere suo vivo desiderio una stretta collaborazione fra Italia, Inghilterra e Francia per il bene comune dei tre alleati e per pace del mondo. Mi disse risultargli essere questo anche intendimento del R. Governo e di esserne lietissimo. S. M. mi disse di avere seguito col massimo interesse gli ultimi avvenimenti svoltisi in Italia apprezzando il modo col quale la crisi era stata risolta esprimendo simpatia ed auguri pel nuovo Governo italiano. Aggiunse parole di cordiale ammirazione per il nostro Augusto Sovrano rilevando quanto fosse stato bene ispirato nell'interesse dell'Italia a dare alla crisi l'attuale soluzione. Mi chiese notizie di S. M. la Regina Elena e ricordò le visite fatte recentemente da S. A. R. Principe di Piemonte e da S. A. R. Principessa Jolanda, visite che affermò essere state graditissime e che avevano lasciato un così gradito ricordo. Essendo la Maestà Sua a conoscenza della mia missione in Russia durante la 11ivoluzione, mi ha chiesto alcune notizie sulle cose e uomini di quel Paese prendendo un particolare interesse ed esprimendo un giudizio assai severo sulla attuale situazione. Rinnovandomi infine gli

auguri di un fecondo lavoro, S. M. pose termine all'udienza che a quanto mi assicurano .quelli che conoscono tradizionale cerimoniale di questa Corte si era prolungata assai più del consueto.

(l) Nella minuta il doc. porta la data del 22. Si osservi inoltre che esso non risulta trascritto nella serie dei telegrammi di gabinetto.

147

IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7929/427. Budapest, 23 novembre 1922, ore 2,15 (per. ore 3 del 24).

Giornali pubblicano, riportandola da Stampa francese, intervista che V. E.

avrebbe dato al corrispondente del Matin (l) commentando specialmente frase

che V. E. avrebbe detto circa opportunità che Berlino fosse occupata alla fine

della guerra da esercito francese e Vienna e Budapest da esercito italiano. Con

la solita mentalità ungherese che presto passa a intemperanze verbali e vede

ogni fatto dal suo esclusivo punto di vista giornali, specialmente quelli liberali

sempre contrari al fascismo, hanno articoli molto violenti. Organi più moderati

sperano che frase V. E. si riferisca al passato e non tolga nulla alle attuali buone

disposizioni fra i due paesi.

Alcuni giornalisti sono venuti a chiedermi schiarimenti. Attenendomi alle

istruzioni di V. E. mi sono astenuto riceverli.

Sarò grato all'E. V. per ordini in proposito (2).

148

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GUARIGLIA

T. P. 12321. Roma, 24 novembre 1922, ore 17,30.

Amadori informa (3) che sono sempre in vigore seguenti provvedimenti: chiusura agenzie marittime e chiusura porti alla bandiera italiana; chiusura agenzia banca itala-caucasica e tutti gli altri uffici commerciali; immobilizzazione merci italiane nei depositi. Governo ucraino ha anche dato ordine liquidazione alle imprese italiane.

Pregola far rilevare mio nome Vorowski come perdurare attitudine ostile governo Mosca possa turbare rapida attuazione nostri accordi per chiarire nuova definitiva situazione.

Pregola pure telegrafarmi se Vorowski conferma notizia prossimo arrivo costì Cicerin.

(l) -A Losanna. (2) -Con rapporto n. 2660/630, in data 25 novembre, non pubblicato, il Caracciolo inviava a Mussolini un ampio resoconto sulle reazioni della stampa ungherese. (3) -Con telegramma n. 7916/1005, trasmesso il 22 novembre alle ore 23,30, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. RR. 3922. Roma, 24 novembre 1922, ore 18 (pe1'. il 25 mattina).

Ho telegrafato al R. Ambasciatore Parigi quanto segue (l) :

« Suo telegramma 1679 (2).

Conversazioni di Losanna non sono giunte ad una forma definitiva deter· minata circa assoluto accoglimento delle nostre domande; per giungere alla realizzazione intendo fronte unico in qualsiasi eventualità compresa anche quella di una completa rottura con la Turchia. Le Riserve italiane da me subito formulate riguardano isole Dodecanneso questione mandati e parità condizioni in tutte le questioni economiche. Quest'ultimo punto in cui predomina interessi francesi fu ammesso fin da prima seduta. Circa Dodecanneso a cui specialmente si interessa governo inglese il punto di vista italiano è stato sufficientemente chiarito ed accertato nei colloqui susseguentemente avuti specialmente con Ourzon. Quanto a mandati in un'ultima conversazione con Curzon, questi si mostrò disposto fare quanto era possibile per rendere praticamente effettuabile la .richiesta di partecipazione dell'Italia. Ma la questione presenta non lievi difficoltà in quanto è complicata dai deliberati della Società Nazioni. Poichè la questione è anche di competenza del Ministero delle Colonie si rimase d'accordo che R. Ambasciatore Londra avrebbe subito presentato in proposito una nota al Foreign Office per giungere ad un accordo scritto. Credo opportuno avvertirla che di quest'ultima conversazione circa mandati non avendone Curzon manifestato relativo desiderio non si informerà governo francese prima aver chiarito le modalità pratiche dell'accordo.

Ai fini per i quali Ella richiede queste informazioni credo utile Ella sappia che il primo comunicato ufficiale contenente i termini " della comune risoluzione di regolare nello spirito più cordiale amicizia e sulla base di una perfetta eguaglianza tra gli Alleati tutte le questioni che saranno trattate alla conferenza di Losanna" fu voluto compilare dai due ministri alleati malgrado la mia esplicita osservazione se giudicavano ciò potesse farsi quando non si era ancora definitivamente deciso sulle mie riserve dalle quali non intendevo decampare ».

150

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 2736. Roma, 24 novembre 1922, ore 22,30.

È necessario ed urgente che sia definita questione Porticina e poichè Cancelliere Schober dichiarò formalmente al R. Incaricato d'Affari del tempo, di essere disposto cedere all'Italia detta località contro compensi che si riservò indicare, pregola agire energicamente perchè sciogliendo riserva, ci siamo comunicati i compensi richiesti. Attendo riscontro telegrafico.

(l) -Il testo originale del telegramma trasmesso a Parigi non è stato rinvenuto. (2) -Non rinvenuto.
151

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. 1019. Mosca, 24 novembre 1922.

Con riferimento al mio telegramma n. 981 in data 19 novembre (l) mi onoro di rimettere all'E. V. la traduzione completa dell'articolo di Radek sulla Pravda sul nuovo Governo Italiano.

ALLEGATO. ARTICOLO DELLA • PRAVDA •

L'articolo di Radek (nella Pravda, organo Centrale del P.C.R.) del 19 novem

bre 1922, che commenta il passo del discorso Mussolini riferentesi ai rapporti con

la Russia (di tutto il discorso è venuto soltanto questo brano alla stampa di qui) è

intitolato • Manovre della Controrivoluzione •.

Le dichiarazioni del capo della controrivoluzione fascista che sembrano quasi carpire la benevolenza del Governo dei Soviet affermando la tesi più liberale in merito alla partecipazione della R.S.F.S.R. alla conferenza di Losanna, rivelano l'estrema complicazione e confusione della situazione in cui si trova il mondo borghese. Bisogna che lo stato che rappresenta gli interessi del proletariato sappia

• manovrare destramente • in mezzo a auesti intricati e contradditori atteggiamenti dei governi borghesi.

Mussolini è stato costretto alla sua manovra dalla situazione economica dell'Italia. A prova di che Radek cita per esteso un articolo di Orlando nel supplemento al Manchester Guardian dedicato al problema russo.

Se Mussolini vuole emancipare l'Italia dal grano d'America e dal carbone d'In

ghilterra -che l'Italia non potrà presto più pagare -deve per forza rivolgersi

verso la Russia.

Inoltre la politica estera di Mussolini evidentemente avviata verso conflitti con la Jugoslavia e con la Grecia, porta con sè se non la probabilità, almeno il rischio di una rottura con le Potenze Occidentali.

In vista di tali eventualità e delle nuove combinazioni che esse comporterebbero Mussolini fa delle avances alla Russia dei Soviet, rinnegando gli accordi che due anni fa avrebbe (secondo Radek) firmato con Baner (monarchici bavaresi) con Horty e con il generale Biskup (monarchici russi) (i documenti relativi pubblicati dal Secolo non sarebbero mai stati smentiti).

Forse giungerà fino al riconoscimento de iure della R.S.F.S.R.

Mussolini è il nemico della rivoluzione mondiale, la Russia dei Soviet è il nemico risoluto della reazione mondiale. Ma la Russia dei Soviet non deve mostrarsi legata da scrupoli, più che non lo siano i suoi avversari. Di fronte ai paesi capitalistici la R.S.F.S.R. deve tenere presente soltanto i suoi interessi come Stato. Più sarà forte la Russia dei Soviet e meglio sarà anche per il proletariato italiano. Ora la Russia bolscevica si rafforzerà tanto più presto, quanto più facilmente riceverà macchine e merci dai paesi capitalistici. La Russia dei Soviet ha già imparato l'arte di manovrare. Accanto ad essa ed in altro senso deve imparare a manovrare l'Internazionale Comunista. I Comunisti italiani dovranno manovrare molto per strappare le masse ai fascisti.

La Rivoluzione e la Controrivoluzione ugualmente rigettano da sè ogni etichetta ed ogni convenzione. Rimangono a nudo gli interessi. Sono questi interessi che bisogna sapere sfruttare.

7 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

(l) Non rinvenuto.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7961/14. Losanna, 25 novembre 1922, ore 18,45 (per. ore 20,55).

Stamane Curzon ha convocato la Delegazione italiana e quella francese per accordi circa le dichiarazioni da farsi eventualmente circa le isole che verranno forse in discussione oggi. Ho ripetuto i noti argomenti in appoggio formula concordata per il Dodecanneso (1).

Curzon non ha sollevato obiezioni. Ritengo conveniente prevenire fin da ora V. E. perchè a suo tempo la stampa sia informata opportunamente circa la vera portata della formula concordata e non sia indotta credere che la opinione degli alleati si sia svolta nel senso di impedire la cessione delle isole direttamente da parte Turchia all'Italia con danno nostro. Naturalmente curerò che corrispondenti di giornali italiani a Losanna prospettino la cosa nella sua vera essenza.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7973/1193. Londra, 25 novembre 1922, ore 21,15 (per. ore 2,40 del 26).

Mi è pervenuto questa sera sabato per posta proveniente da Losanna telespresso n. l. Conforme istruzioni contenutevi presenterò nota Foreign Office lunedì (2).

154

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7978/18. Losanna, 26 novembre 1922, ore 0,20 (per ore 2,15).

Nogara ha presentato ieri 24 (3) alle delegazioni britannica francese progetto accordo in sostituzione tripartito (4). Dalle conversazioni avute coi delegati tecnici risulta che delegazione francese interpreta principio dell'eguaglianza soltanto

Dans cet esprit les trois Puissances ont examiné la proposition italienne de constituer un syndicat destiné à harmoniser en Turquie les intéréts économiques de leurs ressortiments respectifs. Elles se déclarent d'accord sur la nécessité de provoquer la réunion des groupes financiers intéressés pour soumettre à leur examen et approbation cette proposition, et s•engagentà l'appuyer par tous les moyens à leur disposition •.

per benefici risultanti dal trattato di pace colla Turchia ma non può riconoscere nessuna partecipazione italiana od inglese nelle concessioni ottenute prima della guerra. La questione sarà quindi riferita a Poincaré per istruzioni.

La Delegazione inglese non ha ancora espresso una opinione; essa ha soltanto posto quesito della compatibilità nuovo accordo colla tesi americana. A questo riguardo delegato americano nella seduta di stamane (1). della prima commissione ha creduto di accennare alla questione della porta aperta e del Tripartito.

È necessario che nostro Ambasciatore a Parigi e quello Londra siano informati dell'andamento delle trattative di Losanna e ricevano da V. E. le opportune istruzioni. Nogara ha comunicato alla Delegazione francese che se la Delegazione italiana non riceve soddisfazione su questo punto essa non potrà essere solidale colla prima nelle questioni finanziarie ed economiche (2).

(l) -Sulla questione cfr. R. GUARIGLIA, op. cit., pp. 22-23. (2) -Il telespresso e il progetto della nota sono stati pubblicati al n. 145 e al relativo allegato. (3) -Ieri l'altro. (4) -Eccone il testo: c Vu que l'accord Tripartite du 10 aout 1920 ne pourra pas recevoir son application dans le nouveau Traité de Paix avec la Turquie, les trois Puissances intéressées, ainsi qu' il avait été prévu par l'accord particulier en date du 28 mars 1922 se sont concertées entre elles et se sont trouvées d'accord sur la nécessité de pourvoir autrement et dans le plus bref délai au règlement des engagements réciproques.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 7977/19. Losanna, 26 novembre 1922, ore 0,20 (per. ore 2,15).

Seguito mio 18 (3).

Nogara ha avuto iersera riunione anche con Delegazione inglese per discutere noto accordo in sostituzione tripartito. Delegazione inglese ripeté suo argomento circa impossibilità imporre speciale atteggiamento a finanza inglese. Secondo Delegazione inglese tre governi non possono fare altro che sanzionare accordo fra tre gruppi finanziari privati. Ha quindi deciso di telegrafare esponenti finanziari inglesi venire Losanna e di domandare Delegazione francese adottare stessa procedura. Nogara ha minacciato di fare accordo politico diretto con Turchia se Italia non riceve soddisfazione economica richiesta ( 4) ..

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GUARIGLIA, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. CAB. P. 20. Losanna, 26 novembre 1922, ore 10 (per. ore 12150).

Ho parlato a Worowski nel senso suo telegramma 12321 (5).

Mi ha detto che si rendeva conto necessità moderazione da parte Governo Mosca per non compromettere possibilità chiarimento situazione. Mi ha promesso

parlare efficacemente con Rakovski, Capo del Governo ucraino, che sarà qui oggi e farmi sapere poi qualche cosa di più concreto. Ha pure promesso telefonare Mosca ma non avendo comunicazioni dirette, occorrerà le faccia passare via Roma. Gli faciliterò la cosa mediante nostro corriere. Quanto a Cicerin assicura che sarà qui fra cinque o sei giorni.

(l) -Si avverte una volta per tutte che i verbali della prima fase della conferenza di Losanna (21 novembre 1922-1 febbraio 1923) sono stati pubblicati nel Libro Verde n. 113 presentato al Parlamento il 20 aprile 1923. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra. (3) -Pubblicato al n. precedente. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra. (5) -Pubblicato al n. 148. Sui rapporti del Guariglia col Worovski alle conferenze di Losanna cfr. R. GuARIGLIA, op. cit., p. 25, nota 1.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. uu. 2742. Roma, 26 novembre 1922, ore 14,15.

Telegramma di V. E. n. 1193 (1).

Prego adoperare tutta la sua influenza ed ogni mezzo persuasivo per raggiungere rapidamente conclusivo concreto accordo con Governo inglese su questioni che formano oggetto della nota.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 24. Losanna, 26 novembre 1922, ore 19,50 (per. ore 23,50).

Dato che prossimamente arriverà Losanna delegazione russa presieduta da Cicerin è probabile esame questione Stretti e connesso problema demilitarizzazione Bosforo e Dardanelli ed isole limitrofe vengano presto iniziati.

Punto di vista francese quale risulta progetto Fromageot comunicato all'E. V. dalla R. Ambasciata con suo telegramma per posta n. 5247/2268 (2) è stato integralmente ·confermato ad Arlotta dall'esperto tecnico francese Ammiraglio Lacaze il quale aggiunse constargli che il modo di vedere britannico collima quasi interamente con esso.

Parere R. Marina al riguardo è d'altra parte espresso nel dispaccio n. 18592 diretto a V. E. dall'Ammiraglio Thaon di Revel il 16 corrente del quale ad ogni buon fine invio per corriere copia (3). Mentre tale parere risponde senza dubbio agli interessi militari marittimi del nostro Paese è in evidente contrasto col principio notoriamente sostenuto dall'Inghilterra come postulato della completa demilitarizzazione. Atteggiamento che in definitiva dovremo assumere nella questione dovrà necessariamente risultare da un compromesso fra i nostri desiderata strettamente militari navali ed i nostri interessi politici la cui preponderanza dipenderà dalla piega che prenderanno le nostre note trattative di carattere generale in corso con gli Alleati.

È dunque necessario mantenere nostra completa libertà d'azione politica nella trattazione complessa questione e sottoporre pertanto all'E. V. opportu

nità da parte Ministro della Marina pronto invio Losanna di un suo delegato il quale partecipando ai lavori del Comitato tecnico navale in cui Francia è rappresentata dall'Ammiraglio Lacaze e Inghilterra dal Capitano di vascello Pound non abbia direttamente vincoli della carica politica che riveste Arlotta per la sua stessa natura di funzionario diplomatico in questa Conferenza.

Bene inteso che secondo convenienza del momento mi riservo servirmi anche di Arlotta (il quale è comunque assai onorato e riconoscente per l'alta prova di fiducia datagli da V. E. e Ministro della Marina) nella trattazione della parte non strettamente militare marittima questione. Prego V. E. telegrafarmi decisioni che crederà prendere al riguardo.

(l) -Pubblicato al n. 153. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. In esso il Thaon de Revel sosteneva la convenienza che gli Stretti restassero sotto il controllo militare turco.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 2750. Roma, 26 novembre 1922, ore 21.

(Per Losanna). Telegrammi di V. E. n. 18 e 19 (1). Ho telegrafato a Londra e Parigi quanto segue:

(Per tutti). In relazione a telegrammi n. 18 e 19 della Delegazione Losanna comunicatile direttamente da Garroni pregola insistere vivamente presso codesto Governo acciocché conformemente preliminari accordi presi miei colloqui Losanna, sia salvaguardato principio assoluto parità posizione Italia con quella degli alleati.

(Per Losanna). Mi sono limitato volutamente a tali istruzioni di carattere generale essendo innegabile che eccezioni della Delegazione francese circa posizioni acquisite di prima della guerra hanno un fondo di ragionevolezza, e perché adattamenti speciali del nostro punto di vista, su cui si deve di massima fermamente insistere, dovranno essere costì regolati secondo circostanze. Riuscirà forse vantaggioso per la nostra azione il fatto che resistenza francese contro la nostra domanda coinvolge anche opposizione contro estensione degli interessi inglesi.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 2751. Roma, 26 novembre 1922, ore 21.

Ho chiesto (2) R. Ministro a Sofia ragione del parere da lui espresso circa inopportunità applicazione in questo momento sanzioni contemplate da nota collettiva in preparazione presso conferenza Ambasciatori per costringere Governo bulgaro pagamento riparazioni.

Il R. Ministro a Sofia ha risposto quanto segue (l): « Ragioni per cui ritengo pericolosa in questo momento applicazione sanzioni belliche risulta da ondeggiamento Bulgaria nuovamente giunta ad un bivio della sua storia. Su decisioni Stambolisky di cui è ben nota doppiezza potranno influire grandemente deliberati di Losanna. Sog,giungo che sanzioni belliche possono contribuire scatenare bolscevismo in Bulgaria e dare a qualche vicino pretesto occupare Paese. N01 abbiamo interessi contrari tale eventualità. Per "Sanzioni belliche, intendo dimostrazione navale sbarco ed occupazione dogane per eventuale effettuazione delle quali operazioni Italia Francia e Inghilterra devono essere perfettamente e risolutamente d'accordo al momento di rimetter la nota. A mio avviso questione riparazioni dovrebbe essere trattata Losanna contemporaneamente questione sbocco Egeo, esigendo da Stambolisky immediata esecuzione richiesta fatta nel passato da questa Commissione interalleata e rimasta fin qui lettera morta».

Concordo nell'avviso espresso dal R. Ministro a Sofia a meno che V. E. non

ritenesse conveniente in base agli elementi che oggi devono essere a sua cono

scenza di tenere altra linea di condotta che pregherei telegrafarmi (2).

(l) -Pubblicati ai nn. 154 e 155. (2) -Con telegramma n. 2737, trasmesso il 24 novembre alle ore 22,30.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

TELESPR. RR. U. 13. Losanna, 26 novembre 1922.

All'ordine del giorno della seduta di lunedì 27 novembre era iscritto come primo argomento da trattare, quello della determinazione delle frontiere meridionali della Turchia d'Asia, cioè verso la Mesopotamia e la Siria.

Per quanto non espressamente specificato, era evidente come la trattazione di tale questione fosse implicitamente connessa con quella dei mandati su cui l'E. V. aveva fatto le note riserve.

Ove pertanto, la Delegazione italiana avesse accettato la discussione di tale argomento in seno alla Conferenza, anche se non si fosse giunti ad una definitiva conclusione, ne avrebbe potuto forse rimanere pregiudicata quella libertà di azione ,che V. E. mi aveva prescritto di conservare fino a quando non fosse stata concretata nello scambio di note in corso a Londra, l'intesa verbale qui avvenuta fra l'E. V. e Lord Curzon.

Ho ritenuto quindi necessario di avere con quest'ultimo una amichevole conversazione per fargli presente il mio desiderio che la discussione implicante la questione dei mandati fosse rimandata a dopo che il R. Governo avesse ricevuto la risposta scritta del Governo britannico.

Prima ancora che io esponessi lo scopo della mia visita a Lord Curzon, questi mi ha informato essersi recato da lui Ismet Pascià per uno scambio pre

ore 1,35 del giorno successivo.

ventivo di vedute circa la frontiera della Mesopotamia. Avendo Ismet Pascià domandato formalmente la cessione di Mossul alla Turchia, ed avendo Lord Curzon opposto un reciso rifiuto, si era convenuto fra i due di soprassedere per qualche tempo alla discussione della questione delle frontiere meridionali della Turchia d'Asia per permettere alla Delegazione Turca (la quale tiene evidentemente a consultare Angora in proposito) di prendere una definitiva decisione.

Quantunque per questa estranea circostanza venisse implicitamente raggiunto il mio scopo dilatorio, ho creduto opportuno egualmente di manifestare a Lord Curzon la ragione della mia visita, richiamando così la sua attenzione sulla necessità di darci una risposta conforme alle nostre richieste, affinché fosse mantenuta da parte nostra nelle susseguenti trattative, quella unità di fronte alla quale ha chiaramente mostrato di tenere la Gran Bretagna fin dal principio della Conferenza, e che deve essere subordinata all'accettazione delle predette richieste.

Mi è sembrato che Lord Curzon abbia compreso tale situazione, e ad ogni modo egli ha acconsentito a rinviare l'inizio delle discussioni circa i mandati, di tutto il tempo necessario allo svolgimento delle pratiche in corso con l'Italia.

Dal tono della conversazione ho riportato l'impressione che il Ministro britannico non si fosse, fino a questo momento, sufficientemente fermato a vagliare sia l'esatta portata delle nostre domande, che la fermezza della nostra decisione di mantenere l'atteggiamento di riserva assunto per riguardo al fronte unico in attesa di una soluzione per noi soddisfacente.

Ho approfittato perciò della circostanza per ripetergli, con l'appoggio delle argomentazioni del caso, quanto l'E. V. ebbe già ad esporgli qui personalmente.

Posso così assicurarLa essere rimasta tuttora inalterata quella posizione di aspettativa che V. E. prescrisse alla Delegazione di mantenere fino a nuove istruzioni.

(l) -Con telegramma n. 7974/204, trasmesso il 25 novembre alle ore 21 e pervenuto alle (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 2760. Roma, 27 novembre 1922, ore 16,30 (per. ore 17).

Suo telegramma n. 18 (1). Approvo dichiarazione di Nogara. V. E. faccia comprendere che attendiamo che Governi alleati usino tutta la loro ~nfluenza sui loro gruppi finanziari per deciderli ad addivenire all'accordo a tre e che se tale azione sotto speciosi pre

testi non si esplicasse nel modo che abbiamo diritto di aspettarci, il R. Governo confermerebbe la sua riserva di riprendere assoluta libertà d'azione per trattare direttamente colla Turchia. Nogara potrà regolarsi a norma di tali direttive

sulle sue conversazioni coi tecnici finanziari.

(l) Pubblicato al n. 154.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 1046. Mosca, 27 novembre 1922, ore 17 (per. a Losanna ore 17,45 del 28).

Pravda pubblica intervista Cicerin che dice: « Italia debutta a Losanna come nuovo fattore politico. Italia sente giogo economico Inghilterra e politica Francia, ma Italia sentesi giovane e forte. Italia ha più popolazione, maggior aumento ricchezza e più attività commerciale che Francia. Italia debutta Losanna con una sua propria politica che è ancora ignota. Non avendo Italia così importanti e vecchi interessi in Turchia come Francia e Inghilterra, è facile per Italia debuttare come amica della Turchia. D'altra parte Italia non può volere liberazione popoli orientali da sfruttamento europeo. Politica Italia sarà quindi complessa. Già fin da ora per sua tendenza alla liberazione politica dalla dominazione inglese e francese Italia è entrata via intesa e ravvicinamento con Russia. Russia Italia su questa via possono raggiungere i migliori successi e risultati ».

164

IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 339. Bucarest, 27 novembre 1922, ore 20,30 (per. ore 1 del 28).

Mi risulta in via confidenzialissima che il Governo romeno ed anche Re Ferdinando erano contrari viaggio principessa ereditaria Palermo temendo potesse fare cattiva impressione in Grecia. Principessa per vincere opposizione si fece annunziare che la madre era gravemente ammalata. Tra qualche settimana principe ereditario Romania andrà prendere la moglie in Italia per recarsi Parigi dove è stato invitato dal Governo francese a visitare Centro Istruzione Militare.

La coppia principesca visiterà in forma privata Corte inglese, Corte belga. Non mi è stato detto se Principi passeranno da Roma ossequiare nostri Augusti Sovrani. Prego telegrafarmi d'urgenza se devo indirettamente e confidenzialmente far comprendere che sarebbe opportuna visita privata anche a Roma (1).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8001/1696. Parigi, 27 novembre 1922, ore 20,30.

Telegramma di V. E. n. 2750 (2). Non mi è stato possibile vedere Poincaré tornato appena dalla provincia per uno dei suoi discorsi. Peretti al quale ho chiesto spiegazioni circa le diver

genze sorte tra la Delegazione italiana e quelle francese ed inglese (telegrammi 18 e 19 della Delegazione di Losanna) (l) in merito al progetto presentato dalla Delegazione italiana in sostituzione dell'a.ccordo Tripartito mi ha assicurato che nessuna comunicazione al riguardo era pervenuta a Parigi. L'ho pregato sollecitare Poincaré di telegrafare a Barrère per informazioni che permettano al Presidente del Consiglio francese di manifestare il suo pensiero sulla questione. Gli ho detto altresì che tenevo a che egli facesse presente a Poincaré che la Delegazione italiana non potrebbe svolgere in seno alla Conferenza azione politica concordata fra i tre Governi se non venisse previamente assicurata circa i punti fondamentali del suo programma economico. La posizione assunta da V. E. a tale proposito era stata ben netta e pubblicamente manifestata e quindi non vi era possibilità di mutarla. Mi propongo sviluppare questi argomenti quando vedrò il Presidente del Consiglio col quale avevo già preso appuntamento pel pomeriggio di martedì, ma che invece non vedrò che mercoledì per dargli tempo ricevere risposta da Losanna. Debbo àggiungere che non conoscendo progetto italiano non posso che difenderlo in massima senza entrare in merito (2).

(l) -Con telegramma urgente e segreto n. 3927, trasmesso il 28 novembre, non pubblicato,Mussolini comunicava il gradimento per la visita, priva di carattere ufficiale. (2) -Pubblicato al n. 159.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 1194. Londra, 27 novembre 1922, ore 23 (per. ore 14,30 del 28).

Ho presentato oggi al Sottosegretario di Stato che regge Foreign Office durante assenza del Primo Ministro promemoria redatto secondo istruzioni contenute nel telegramma di V. E. n. l (per posta) (3) svolgendo a voce in modo ancora più efficace ed esauriente punti di vista del R. Governo e facendo le più vive premure perchè si procedesse ad uno scambio di note secondo le intese fra V. E. e Curzon.

Crowe mi rispose di ignorare completamente le intese di Losanna e di essere privo di istruzioni in proposito.

Avendogli io manifestato mia sorpresa Crowe mi ha dato lettura confidenziale di un telegramma direttogli da Curzon in data 21 nel quale è detto solo che V. E. aveva parlato di mandati e di compartecipazione italiana e che Curzon aveva risposto solo che se V. E. avesse avuto delle proposte concrete e precise da formulare Foreign Office informato da me le avrebbe esaminate. Nel telegramma suddetto non v'è nessun accenno ad intese di principio raggiunto nè allo scambio di note fra R. Ambasciata e Foreign Office per tale accordo.

Ho osservato di avere ricevuto da V. E. notizie così esatte ed istruzioni così precise da dover supporre che Curzon non aveva ancora trasmesso a Londra le ultime conversazioni con V. E. Dopo aver fatto rilevare estrema urgenza della questione e che atteggiamento Italia alla Conferenza di Losanna si sarebbe ispirato alla risposta che sarebbe stata data alla mia nota, ho insistito perchè Foreign Office telegrafasse subito a Lord Curzon per metterlo al corrente del

mto passo. Crowe mi ha promesso di telegrafare immediatamente a Losanna e di inviare per corriere questa sera stessa a Curzon testo della mia nota. Crowe mi terrà informato delle risposte che gli perverranno. Da parte mia per il momento non posso esplicare nessuna altra azione tanto più che Sottosegretario di Stato reggente Foreign Office è un funzionario di carriera che non può intraprendere nulla senza precise istruzioni del M1nistro assente.

In queste ,condizioni e stante estrema urgenza giudicherà V. E. se non sia il caso di far agire nostra Delegazione a Losanna presso Lord Curzon (1).

(l) -Pubblicati ai nn. 154 e 155. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna. (3) -Cfr. il n. 145 e il relativo allegato.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8011/29. Losanna, 28 novembre 1922, ore 2,55 (per. ore 5,20).

Questa Delegazione russa ha inviato Presidente Conferenza nota riferentesi quella degli alleati 14 novembre (1). Russi affermano che poichè detta nota li ammetteva esprimere il loro punto di vista su tutte le questioni connesse con quella degli Stretti debbono intervenire nella discussione di tutto assetto orientale essendo tutte le questioni sottoposte Conferenza connesse con questione Stretti. Insistono quindi essere subito ammessi ai lavori Conferenza su piede perfetta uguaglianza grandi potenze. Nota cita opinione espressa da capo del Governo di una delle Potenze invitanti in favore partecipazione russi a tutti lavori Conferenza e mette inoltre in rilievo voti manifestati nella Conferenza stessa e confermati in recenti dichiarazioni americane per conclusione pace duratura e maggior equità rapporti fra nazioni. Evidentemente suddetto accenno si riferisce a dichiarazioni fatte da V. E. e del resto Rakovski, ricevendo stasera giornalisti, ha loro dichiarato credere di poter contare pienamente sull'appoggio italiano alle domande russe. Delegati britannici francesi mi hanno proposto rispondere nel senso non potersi accettare interpretazione russa nota alleati 14 novembre poichè detta nota precisava che Delegazione russa avrebbe diritto partecipare negoziati e decisioni circa questione Stretti e sarebbe stata così in grado di far conoscere suo punto di vista su differenti aspetti di tale questione. Poichè però nota russa contiene un chiaro accenno a dichiarazioni di V. E. ho detto ai miei colleghi che non potevo associarmi alla risposta da essi progettata ma che avrei dovuto attendere istruzioni da V. E. tanto più che in realtà questione partecipazione dei vari Stati alla Conferenza è questione di principio che non può a mio remissivo parere essere decisa dalle Delegazioni ma soltanto dai Governi delle potenze invitanti. Nel pregarla volermi telegrafare urgenza decisioni di V. E. in proposito mi limito soltanto a far rilevare pel caso dovessimo mantenere fronte unico cogli alleati, che intervento Russia Conferenza costituirebbe molto probabilmente grave ostacolo lavori Conferenza stessa poichè è naturale che in massima Delegazione russa appoggerebbe Turchia e cercherebbe intralciare conclusione pace (2).

(l) -Cfr. il n. 113. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

TELESPR. 19. Losanna, 28 novembre 1922.

Il rinvio della discussione delle frontiere meridionali della Turchia d'Asia,

dovuto al disaccordo manifestatosi (come ebbi ad informare V. E. col mio te

lespresso n. 13) (l) fra Lord Curzon ed Ismet Pascià per la questione di Mossul

ha messo in maggiore evidenza le voci che già circolavano da qualche tempo negli

ambienti della Conferenza e che sono state riportate da alcuni giornali circa

l'importanza che va assumendo la questione del petrolio, come uno dei principali

elementi che influiscono sugli attuali negoziati.

Si afferma infatti da alcune parti che l'Inghilterra si sarebbe mostrata disposta a cedere alla Turchia il distretto di Mossul da essa rivendicato a patto che il Governo turco consenta a ratificare le concessioni di petrolio appartenenti in quella regione alla Compagnia Inglese, e si afferma pure che il rifiuto turco (in seguito al quale si sarebbe ritenuto conveniente rinviare ogni discussione sulle frontiere della Turchia d'Asia) troverebbe un forte appoggio nella Delegazione Americana venuta qui a difendere gli interessi petroliferi americani sotto la bandiera della libertà commerciale e della porta aperta.

Non sono ancora in grado di dire quanto fondo di verità vi sia in tali affermazioni, ma indubbiamente la questione del petrolio costituisce per la Delegazione Americana una delle principali, se non la principale ragione del suo intervento nella Conferenza sia pure in semplice qualità di osservatrice.

Il fatto che avant'ieri inaspettatamente e con una fretta che a molti parve inopportuna, venne posta dal Delegato americano la questione della porta aperta in un momento che non sembrava il più adatto per una simile dichiarazione, giacchè si trattava delle frontiere della Turchia, può forse spiegarsi col desiderio di impostare la tesi americana come una pregiudiziale prima che la Conferenza cominciasse ad occuparsi delle frontiere asiatiche cui è connessa la questione del petrolio.

Non ho finora l'impressione che vi sia, come alcuni sospettano, un preciso e definitivo accordo fra la Delegazione turca e quella americana sulla questione di Mossul, cioè un appoggio garantito dagli S. U. alla tesi turca in corrispettivo dell'impegno di annullare le concessioni inglesi di petrolio e rimetterle in libera concorrenza e forse anche di attribuirle a Compagnie Americane.

Le trattative che a più riprese agenti americani tentarono col Governo di Angora per accaparrarsi concessioni petrolifere non ebbero mai pratiche conclusioni sopratutto per la mentalità kemalista che crede poter continuare il più lungamente possibile a servirsi del petrolio come di adescamento per ottenere appoggio alle sue tesi politiche. È probabile che il Governo turco non si sia neanche ora impegnato definitivamente verso gruppi americani ma cerchi soltanto di sollecitarne i desideri per averne aiuto nella questione di Mossul.

D'altra parte non è neanche da escludersi che americani ed inglesi finiscano per trovare un terreno d'intesa diretta per le loro grandi Compagnie interessate, come già altre volte è avvenuto, e in tal caso le aspettative turche rimarrebbero completamente deluse.

Ad ogni modo dal punto di vista che per noi più importa, cioè quello degli interessi italiani, non posso per il momento che !imitarmi a seguire con la maggiore attenzione l'eventuale svolgersi delle trattative che sembrano interessarsi intorno alla Conferenza, in attesa che l'accettazione almeno da parte dell'Inghilterra della nostra partecipazione ai mandati ci dia titolo per intervenire in qualche modo.

Come all'E. V. è noto, le nostre reiterate domande di partecipare all'accordo franco-inglese per i petroli concluso a San Remo rimasero sempre insoddisfatte, e l'unico passo avanti nella questione (seppure può chiamarsi un passo avanti) è costituito dalla lettera indirizzata da Lloyd George all'On. Schanzer durante la Conferenza di Genova. Questa lettera non è altro che un'assicurazione che l'accordo di San Remo non può essere interpretato in contrasto con gli interessi italiani e che nelle future imprese petrolifere su campi non precedentemente impegnati il Governo Inglese favorirebbe l'attività associata di gruppi italiani ed inglesi.

Questa lettera di Lloyd George non costituisce certo una base sufficiente per un'eventuale nostra azione in materia di petroli nell'attuale Conferenza, ma nemmeno ci vincola in nessun modo alla politica petrolifera franco-inglese e ci mantiene libertà d'azione nel caso i nostri interessi ci consigliassero di sostenere la politica americana.

Se però l'Inghilterra ci riconoscesse una diretta partecipazione ai mandati e quindi al mandato sulla Mesopotamia, si potrebbe forse trovare il modo di sostenere che come partecipanti al mandato stesso abbiamo diritto di intervenire e ricevere un corrispettivo in quegli eventuali accordi che avessero luogo relativamente alle concessioni petrolifere in Mesopotamia.

Mi riservo tenere ulteriormente informato V. E. in proposito.

(l) Pubblicato al n. 161.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

TELESPR. GAB. 23. Losanna, 28 novembre 1922.

Si è riunita stamani la Sottocommissione tecnica per la demilitarizzazione delle isole di Lemnos, Scio, Mitilene, Samos e Nicaria, prevista dalla decisione in data 25 corrente della prima Commissione.

Ho delegato quali rappresentanti italiani in seno a tale Sottocommissione Arlotta ed il Colonnello Vitale.

Il Presidente della Sottocommissione stessa, Generale francese Weygand, ha iniziato i suoi lavori rammentando che il compito affidatole era quello di studiare: l) se fosse il caso di procedere alla demilitarizzazione delle suddette isole;

2) nel caso in cui la demilitarizzazione fosse riconosciuta necessaria, in quale misura e sotto quale forma essa avrebbe dovuto essere applicata.

Il rappresentante turco, Colonnello Tewfik, ha subito esposto il punto di vista del proprio governo al riguardo, consistente nel ritenere indispensabile per sicurezza costa Anatolica e mantenimento pace, completa demilitarizzazione con obbligo disarmo popolazione, concedendo soltanto gendarmeria ma con limitazione della forza di questa ultima.

Venizelos rispose osservando doversi in primo luogo escludere Lemnos che, per la sua distanza dalla costa turca, non poteva costituire alcuna minaccia per la sicurezza di questa, e propose che la situazione militare di tale isola avesse a determinarsi congiuntamente a quella di Tenedos ed Imbros, quando si tratterebbe la questione degli Stretti.

Questa pròposta venne concordemente accettata.

Il capo della delegazione ellenica dichiarò allora essere disposto ad accettare delle limitazioni militari per le altre quattro isole in esame, ma alla condizione che analoghe limitazioni fossero imposte a titolo di equa reciprocità alla costa anatolica prospiciente.

I rappresentanti rumeno e jugoslavo appoggiarono decisamente i desiderata greci.

Chiusa la seduta antimeridiana dopo udita cosi l'esposizione degli argomenti svolti da ciascuna delle due principali parti interessate in sostegno della propria tesi, i membri italiani, francesi e britannici della sottocommissione, si riunirono subito di nuovo per concretare privatamente tra loro il progetto di relazione da approvarsi poi nella seduta pomeridiana della sottocommissione per essere quindi presentato alla prima commissione.

In questa riunione privata, gli inglesi sostennero senz'altro che dovesse lasciarsi intero alla Grecia il diritto di impiantare ed armare, nelle isole di che si tratta, qualsiasi opera di fortificazione essa dovesse ritenere necessaria alla loro difesa contro eventuali attacchi di sorpresa o minaccie dalla costa anatolica, !imitandone la demilitarizzazione al solo divieto di stabilirvi basi navali. Mostravano ad un certo stadio della discussione chiaramente i membri francesi l'intenzione di associarsi a tale punto di vista di concerto con l'Inghilterra, ma, in seguito ad osservazioni dei nostri rappresentanti (cui avevo dato la direttiva di sostenere una demilitarizzazione la più ampia possibile, non avendo noi certo interesse a vedere troppo consolidata la posizione greca in una zona insulare così prossima al Dodecaneso), si venne alle seguenti conclusioni, che, astrazion fatta dai rappresentanti ottomani i quali dichiararono di mantenere integrali le loro riserve per la demilitarizzazione delle isole stesse, la sottocommissione, nella sua seduta pomeridiana, accettò unanimamente di proporre colla sua relazione da presentarsi alla prima commissione in esecuzione del compito da questa affidatole:

l) La sottocommissione ritiene all'unanimità che delle misure di demilitarizzazione debbano essere prese nelle cinque isole in discussione;

2) Per quanto riguarda Lemnos, tali misure verranno definite congiuntamente a quelle riguardanti Tenedos, Imbros e Samotracia, allorquando sarà studiata la questione degli Stretti;

3) Per le isole di Scio, Mitilene, Samos e Nicaria:

a) non potrà esservi alcuna base navale nè alcuna fortificazione;

b) vi sarà reciproca interdizione per l'aviazione militare, greca e turca, di sorvolare rispettivamente i territori della costa anatolica e delle isole stesse;

c) le forze militari che la Grecia potrà mantenervi saranno limitate ai contingenti provenienti dalla leva locale, i quali potranno essere militarmente istruiti sopra luogo, nonchè agli effettivi di gendarmeria proporzionati in forza a quelli della gendarmeria ellenica per rispetto all'esercito metropolitano.

La prima commissione si riunirà domani nel pomeriggio, per ricevere e discutere la relazione ora detta.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8032/33/1. Losanna, 29 novembre 1922, ore l (per. ore 6).

Stamane ho avuto un colloquio con Barrère per raccomandargli di favorire le conversazioni che Nogara andava svolgendo con i periti francesi circa partecipazione italiana alle intraprese in Oriente. Gli ho spiegato vantaggi di carattere politico ed economico derivanti da una identità di interessi ed ho messo in rilievo che la nostra domanda mentre mira a costituire la base di una nostra più larga attività in Levante, si risolve in sostanza in, una coraggiosa partecipazione ai rischi di imprese che versano e verseranno ancora per un tempo non breve in crisi. Ho soggiunto che del resto noi eravamo disposti a prendere in considerazione altre proposte purchè mirassero ugualmente a dare un pratico contenuto alla formula della parità economica accettata dagli alleati e fossero rapidamente realizzabili. Ho concluso, conformemente alle istruzioni contenute nel telegramma di V. E. n. 2760 (l) che, in attesa di decisioni almeno di massima, lo pregavo di non portare in discussione questioni di sostanziale importanza, tali cioè da impegnare linea di condotta della Delegazione italiana e di evitare quindi anche dichiarazioni a nome di tutti e tre gli alleati.

Il Sig. Barrère ha accolto con manifesta contrarietà le mie dichiarazioni ed ha subito obiettato che il Governo francese non aveva facoltà di obbligare ditte private francesi di cedere ad altri una parte dei loro interessi. Al che ho replicato che sarebbe probabilmente bastata la manifestazione del favore del Governo francese alla combinazione da noi proposta per renderla realizzabile. Il Sig. Barrère ha finito per dirmi che ne riferirebbe al Sig. Poincaré.

Ho ·creduto opportuno di informare subito di questo mio colloquio Rumbold affinchè alla sua volta ne rendesse edotto Lord Curzon. Senonchè questo mio intervento non è bastato a neutralizzare l'azione che Barrère si era affrettato a svolgere presso Curzon, rappresentando il mio passo come un'azione intimidatrice ed intollerabile: tanto che Lord Curzon impressionato ha dato istruzioni ai periti britannici di interrompere le conversazioni in corso con Nogara.

Più tardi Lago ha avuto occasione di spiegare a Tyrrel la vera portata della iniziativa italiana riportandone l'impressione di aver in parte dissipato le pessimistiche impressioni (2).

(l) -Pubblicato al n. 162. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8030/32/2. Losanna, 29 novembre 1922, ore 1,10 (per. ore 6).

Ismet Pascià mi ha detto avere intenzione sollevare in Conferenza questione che isole Dodecanneso non potranno in nessun caso essere cedute Grecia. Salvo ordini contrari mi propongo rispondere eventualmente che questa condizione non è accettabile in quanto che vincola pienamente funzioni su dette isole (D.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 2780. Roma, 29 novembre 1922, ore 14,25.

Suo telegramma n. 29 (2).

Era da prevedersi la nuova domanda russa ed è appunto nella persuasione della gravissima difficoltà di limitare la partecipazione russa al solo argomento degli Stretti che il R. Governo era giunto alla proposta di ammettere la Russia a partecipare all'intera Conferenza sotto le note riserve rese necessarie dalla attuale situazione giuridica internazionale del Governo dei Soviet. Il R. Governo rimane immutato nel suo punto di vista ed è tuttora d'avviso che il persistere nel concetto di restringere l'intervento russo alla sola questione degli Stretti è un errore di metodo che accrescerà le difficoltà. Ciò non ostante, vista la necessità di mantenere finchè possibile il fronte unico e per non ritardare oltre i lavori della Conferenza, il R. Governo, a quel modo che si è già associato alla nota del 14 novembre e colle stesse riserve, acconsente a che V. E. si associ ora al progetto di risposta approvato dai suoi colleghi.

Sarebbe opportuno che i concetti sovra esposti oltre che dalle dichiarazioni che farà V. E. risultassero dal verbale della Conferenza per determinare le rispettive responsabilità.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, E ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. s. 2796. Roma, 29 novembre 1922, ore 23,15. (Per Londra). Ho telegrafato a Garroni. (Per Losanna). Mio telegramma n. 2782 (3). (Per tutti). Rottura diplomatica dell'Inghilterra colla Grecia potrebbe se

gnare inizio di una sostanziale modifica di quei rapporti anglo-greci che dall'ar

mistizio in poi provocarono nel Mediterraneo situazioni svantaggiose pei nostri interessi. Stimo superfluo far presente a V. E. quale fondamentale importanza avrebbe tale modifica per la situazione generale dell'Italia nell'Intesa e in particolar modo per la sua politica nei Balcani e per la sistemazione del Mediterraneo orientale.

È necessario perciò cercare renderei conto fino a qual punto atteggiamento britannico è da considerarsi come sostanziale rispetto alla Grecia o se esso abbia semplicemente lo scopo di dare soddisfazione alla pubblica opinione limitandosi ad inserire un colpo al Governo rivoluzionario di Atene inviso a maggior parte popolazione.

Tale indagine è urgente per determinare senza indugio nostro atteggiamento essendo fuor di dubbio che nel primo caso ci converrebbe solidarizzarci con l'Inghilterra cercando accortamente di spingerla con la nostra azione su tale via; mentre in caso diverso non vi sarebbero ragioni di modificare le nostre precedenti direttive.

Nel decidere l'atteggiamento da adottare bisogna tener presente la questione del Dodecanneso in quanto le attuali congiunture potrebbero essere propizie a risollevarla definitivamente secondo il punto di vista italiano.

Prego quindi V. E. approfittare presenza Curzon e Delegazione per rendersi possibilmente conto delle loro vere idee in proposito e telegrafarmi tosto notizie ed impressioni.

(Per Londra soltanto). V. E. cerchi similmente di indagare il pensiero del Foreign Office e m'informi d'urgenza sul tono dell'opinione pubblica e della stampa.

(l) -Con telegramma n. 2798, trasmesso il 29 novembre alle ore 23,30, non pubblicato,Mussolini impartiva a Garroni la direttiva di persuadere Ismet Pascià a non sollevare • per ora• la questione del Dodecanneso. (2) -Pubblicato al n. 167. (3) -Trasmesso il 29 novembre alle ore 14,20 a Losanna e Atene, non pubblicato, col quale Mussolini dava ordine al ministro ad Atene di tenere un atteggiamento di cauta vigilanza nei confronti della crisi anglo-ellenica.
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IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 2662/713. Bucarest, 29 novembre 1922.

Faccio seguito al mio telegramma n. 342 (1).

Confermo che quasi tutti i giornali hanno parlato di una certa riserva o freddezza di V. E. verso la Romania ed accennato a speciali intese con l'Ungheria, con la quale il partito fascista avrebbe grandi simpatie.

Accludo la traduzione di una corrispondenza del Dimineata e di un articolo del Neamul Romanesc (2). Il primo è il secondo giornale della Romania per diffusione (indipendente radicale), il seccndo è il giornale del Signor Jorga.

Quasi tutti gli altri giornali hanno riportato telegrammi sul genere di quello della Dimineata. Mi sono affrettato a chiamare i redattori per dissipare queste diffidenze. Circa l'origine di queste voci confermo quanto riferivo nel telegramma su citato.

(l) -Telegramma riservato n. 8047/342, trasmesso il 29 novembre alle ore 15 e pervenutoalle ore 18,50 dello stesso giorno, non pubblicato, relativo alla diffidenza manifestata dalla stampa rumena nei confronti della politica fascista, diffidenza alimentata dalla stampa francese. (2) -Non pubblicati.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 4959/970. Belgrado, 29 novembre 1922.

Con riferimento al mio telegramma odierno n. 637 (l) ho l'onore di trasmet

tere a V. E. la traduzione di una pubblicazione fatta dal giornale Vreme nel

suo numero di oggi circa una convenzione che sarebbe stata firmata a Vienna il

5 corrente fra il rappresentante dei fuorusciti croati (lvo Frank) l'On. Grandi

per il Partito Fascista Italiano e il Tenente Vighi per i Legionari dannunziani (2).

n documento sarebbe stato in seguito comunicato alla Presidenza dell'As

sociazione degli «ungheresi risvegliati > che l'avrebbe incondizionatamente ap

provato.

Il testo della Convenzione, che è stato oggi pubblicato anche nel Bollettino

dell'Agenzia Ufficiosa «Avala », ha prodotto qui una notevole impressione. I

giornali non hanno avuto ancora il tempo di commentarlo; è da prevedersi però

che tali commenti saranno violenti come quelli dello stesso Vreme.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 3931. Roma, 30 novembre 1922, ore 21,05 (per. l'l dicembre mattina).

Notizie telegrafatemi da V. E. col n. 1205 (3) mi erano già note tramite di

questa Ambasciata di Francia e sembra che Governo francese cerchi di far

convegno Londra per 9 dicembre. Pregola far conoscere a Bonar Law che è

mio vivo desiderio di venire costà per avere con lui conversazioni anche di

indole generale, ma che mie attuali occupazioni di politica interna mi obbli

gano a rinviare tale viaggio per poterlo compiere con la necessaria disponi

bilità di tempo. Mio avviso mi fa ritenere che non si possa ritardare più oltre

convegno preliminare per la conferenza di Bruxelles. Malgrado mie occupazioni

interverrò sicuramente ma la mia assenza dall'Italia dovendo essere necessaria

mente brevissima dovrei forzatamente preferire che colloquio possa aver luogo

in una località intermedia fra Parigi e Londra quale ad esempio Boulogne.

Pregola informare insistere.

, sioni fatte dal governo francese su quello inglese per indire fra i tre alleati un convegnopreliminare alla Conferenza di Bruxelles relativa alla questione delle riparazioni.

8 -Documenti diplomatici-Serie VII-Vol. I

(l) -Telegramma n. 8054/637, trasmesso il 29 novembre alle ore 19,50 e pervenuto alle ore 22,45 dello stesso giorno. (2) -Il testo della convenzione, che non si è ritenuto necessario di pubblicare. riconosceva legittimi i diritti italiani su Fiume e parlava di appoggio italiano alle aspirazioni croate di indipendenza. (3) -Telegramma n. 8063/1205, trasmesso il 29 novembre alle ore 21,05 e pervenuto alle ore 3,30 del giorno successivo, non pubblicato, col quale il Della Torretta dava conto delle pres
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. P. s. n. Parigi, 30 novembre 1922.

I telegrammi che ho avuto l'onore di spedirLe finora, hanno avuto più chE' altro carattere informativo. Avrei anzi preferito attendere ancora qualche giorno prima di formulare apprezzamenti troppo precisi, ma la rapidità con cui si svolgono gli avvenimenti mi persuade a riferirLe, in via particolare, alcune mie impressioni, e lo farò in modo molto succinto sapendo quanto il Suo tempo sia prezioso.

I nostri rapporti con la Francia sono divenuti ottimi in seguito alle franche dichiarazioni di V. E. e la rivelazione di vitalità e di forza che l'Italia ha dato con l'avvento del Suo Governo. La riserva mantenuta nei primi tempi, alla quale ho accennato nei miei telegrammi, si è sciolta dopo il ritorno di Poincaré da Losanna, per cui la stampa che più direttamente obbedisce alla parola d'ordine del Quai d'Orsay, s'ispira ora a sentimenti della maggiore cordialità per il nostro Paese.

Tuttavia, non è da credere che per questo mutato contegno, il Governo francese sia per sottoscrivere senz'altro a tutte le nostre richieste. Non bisogna dimenticare che mentre sull'Italia aleggia uno spirito nuovo capace delle più larghe concezioni, qui siamo sempre di fronte a una classe politica composta di uomini accorti, ma invecchiati nelle formole tradizionali. Costoro considerano il riavvicinamento fra l'Italia e la Francia come di reciproco vantaggio, e perciò bastante di per se stesso a saldare la partita, ed intendono che i vari problemi da risolvere fra i due paesi siano da dibattere pacatamente in una atmosfera amichevole, ma che non escluda la rigida, e qualche volta aspra, difesa dei rispettivi interessi.

Sarà difficile vincere questa mentalità, se non sorgono avvenimenti abbastanza importanti da far sentire alla Francia la necessità di accogliere rapidamente le nostre soluzioni sulle varie questioni in sospeso.

Tali questioni poi sarebbe bene che V. E. prendesse particolarmente in esame, per averne sottocchio il quadro completo e dar loro il peso che meritano. La forza ed il prestigio acquistati dall'Italia impongono al Governo ed alle Sue rappresentanze di assumere l'energica tutela di interessi e problemi che siano però chiaramente impostati e fondamentalmente equi. Fò questa osservazione perché, ad esempio -sebbene non ne abbia che una vaga conoscenza -ho l'impressione che il progetto italiano presentato a Losanna in sostituzione dell'Accordo Tripartito (1), non sia stato sufficientemente studiato nelle sue possibilità e debba essere quindi rimaneggiato e maturato per quando verrà in discussione coi Governi francese e inglese.

Chiudo questa parentesi per ritornare ai rapporti franco-italiani non pm in riguardo alle questioni in corso fra i due Paesi, ma a quelle generali che si riferiscono all'Europa.

Il problema più assillante è senza dubbio quello delle Riparazioni. Esso metterà anche alla prova la possibilità di una franca e leale collaborazione con la Francia.

Ci troviamo qui davanti a due concezioni opposte. L'Inghilterra tende a dilazionare la conclusione, per giungere ad una formola che favorisca la rapida ricostruzione della Germania e la rivalorizzazione del marco, la cui svalutazione permette al Reich tedesco di battere in concorrenza le produzioni britanniche, causa non ultima della disoccupazione che imperversa nelle classi lavoratrici inglesi. Sugli altri motivi politici non è il caso di indugiarmi.

La Francia, per ragioni di carattere interno, finanziarie e di sicurezza, ha invece fretta di risolverlo.

Spero di non ìngannarmi giudicando che a noi convenga procedere di accordo con la Francia, allo scopo di esercitare una pressione sufficientemente forte per obbligare Inghilterra, America e Germania ad adottare senza ulteriore indugio una soluzione giusta ma definitiva.

Credo sia il miglior servizio che si possa rendere alla causa della pace d'Europa, causa che ha sofferto soprattutto dell'indecisione che ha sinora presieduto agli atti dell'Intesa, e a cui non ha certo giovato quel vago spirito di pacifismo che si è risolto in continue manifestazioni d'impotenza.

Per conseguire questo risultato occorre che la nostra volontà sia ben netta e maturata. Ma non è davvero a V. E. che occorre rivolgere raccomandazioni di tal natura.

Deve essere infatti una volontà, dirò così integrale, tale da non recedere né meno di fronte all'eventualità dell'applicazione delle sanzioni francesi; ben inteso, previo la più completa tutela degl'interessi italiani. Il nostro atteggiamento fermo, mentre permetterebbe di svolgere un programma europeo con la Francia, è forse il solo modo per trattenere quest'ultima dal procedere alla occupazione della Ruhr, ottenendo comune soddisfazione.

Il disappunto che l'Inghilterra potrà provarne non è sufficiente ragione,

a mio avviso, per modificare il punto di vista sopra esposto.

Mentre è da augurarsi che di fronte all'identità di propositi dell'Italia e della Francia, il Governo di Londra faccia le concessioni e i sacrifizi necessari per rendere possibile una soluzione da tutti accettabile, non è male far sentire all'Inghilterra che la politica seguita fin qui verso di noi, può !asciarla nell'isolamento. L'Inghilterra è troppo accorta per non comprendere l'errore e non valutarne gli eventuali danni.

La posizione centrale che l'Italia occupa nel Mediterraneo, le fornirà in

dubbiamente l'occasione per essere ricercata dalla Gran Bretagna come sua

collaboratrice nei gravi problemi del vicino Oriente.

Non so se questi apprezzamenti riscuoteranno l'approvazione di V. E. Ho

creduto di esporli perché rappresentano il mio pensiero. Ritengo che questa

linea di condotta, oltre ad essere conforme ai nostri interessi, possa rappresentare

un elemento di decisione e porre in rilievo la fisionomia dell'Italia nel prossimo

convegno dei Capi di Governo.

(l) Cfr. il n. 154 e la relativa nota 3.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8105/45/11. Losanna, l dicembre 1922, ore 1,30 (per. ore 4,10).

Telegramma di V. E. n. 2782 (1).

Negli ambienti della Conferenza efferato massacro Ministri Greci ha prodotto vivo senso di disgusto ed indignazione. Si ritiene che delittuosa azione Governo Atene debba per lo meno pregiudicare la posizione morale politica Delegazione ellenica. Notasi che tutta la stampa estera e segnatamente inglese registra soltanto azione energica svolta dal Ministro britannico. Si pone da qualche giornale in rilievo astensionismo colposo del rappresentante francese. Si tace in modo assoluto circa contegno Ministro italiano. Devonsi forse a queste pubblicazioni della stampa estera da cui italiani attingono notizie se informazioni incomplete od inesatte riguardo atteggiamento rispettivo dei Ministri Atene sono riprodotte dai nostri fogli alcuni dei quali si spingono sino a deplorare che rappresentante italiano non abbia fatto nulla per impedire misfatto. Il che considerata rivolta spirito pubblico in tutti i paesi civili non sembra giovi prestigio morale Italia di fronte opinione pubblica mondiale. V. E. conosce dai miei rapporti quale azione rapida pertinace energica in certo momento con maggiore forza dell'inglese io abbia svolta ad Atene per impedire mostruoso delitto e come Politis mi assicurasse persino prima della mia partenza per Losanna che non si sarebbe giunti sanguinoso epilogo. Devo ritenere anzi che dimissioni Politis furono determinate anche dalla responsabilità morale politica da lui assunta verso rappresentante italiano. Ciò premesso giudichi V. E. se non sarebbe il caso fare illuminare dalla nostra stampa opinione pubblica in base ai fatti ed alla verità onde non si continui ad ignorare parte rappresentata dall'Italia nella circostanza quale si addiceva ad un grande Paese maestro di civiltà e di diritto.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8110/47/13. Losanna, l dicembre 1922, ore 12,35 (per. ore 14,25).

Mio telespresso n. 31 (2).

Ieri sera Tyrrell informò Montagna che la Delegazione turca ha formalmente dichiarato di rinunziare ad insistere sulla questione della sovranità delle isole adiacenti agli Stretti rimettendosi per la loro demilitarizzazione o meno alla decisione che verrà adottata circa il regime dei Dardanelli.

Tyrrel mostravasi assai compiaciuto di quel gesto conciliante dei turchi che mentre sbarazza il terreno di una questione controversa, appare, a suo modo di vedere, segno di incipiente ragionevolezza da parte di Angora.

(l) -Cfr. il n. 173 e la relativa nota 3. (2) -Spedito il 29 novembre, non pubblicato, relativo alle discussioni fatte alla conferenza sulla demilitarizzazione o meno delle isole adiacenti agli Stretti. I delegati italiani sostenevano il punto di vista turco e russo sfavorevole alla demilitarizzazione.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA. GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. s. 8111/46/12. Losanna, l dicembre 1922, ore 12,55 (per. ore 16,15).

Telegramma di V. E. n. 2796 (1).

Non sembra possa parlarsi di rottura dei rapporti diplomatici dell'Inghilterra con la Grecia. È arrivato ad Atene Consigliere Legazione in qualità di Incaricato d'Affari con tutto il personale. Nei giorni scorsi è prevalsa incertezza circa atteggiamento di questa Delegazione britannica, incertezza provocata anche da linguaggio dei suoi membri, rimasto tuttavia aspro nel condannare eccidio Atene, ma si è tosto intuito che la posizione del Governo inglese di fronte alla Grecia ed alla Turchia rimaneva sostanzialmente immutata. II che del resto iersera Tyrrel confermava in modo esplicito a Montagna dicendogli che Lord Curzon in segno giusta disapprovazione e di protesta contro il Governo di Atene si è limitato a far partire il Ministro, ma che intende perseverare nella via battuta finora per spingere ad una rapida conclusione i lavori della Conferenza. Pertanto è evidente che misure adottate verso la Grecia hanno solo scopo soddisfare indignazione opinione pubblica inglese e che la freddezza la quale naturalmente ne segue riguardo ad Atene ed a questa Delegazione ellenica, avrà scarsa ripercussione sulla linea di condotta degli inglesi nella questione orientale.

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IL CONSOLE A SPALATO, UMILTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8125/273. Spalato, l dicembre 1922, ore 20,30 (per. ore 0,50 del 2).

Suo telegramma n. 2800 (2). Riassunto inadempienze da parte iugoslava: questioni importanti pendenti ed insolute per mia giurisdizione. Violazione del trattato di Rapallo: Concessione di carattere economico di cui al n. l articolo 7 del trattato sono negati casi Zuccolo e Lunazi. Vessazioni e intimidazioni libero esercizio optanti. Imposizione tassa comune di soggiorno

informazioni sui casi di denegata giustizia verso cittadini o enti italiani da parte delle autorità iugoslave.

a optanti. Conservazione libero uso lingua completamente negata e abolita negli uffici nei libri e atti commerciali nei dibattimenti orali ai tribunali. Negato permesso apertura scuole Spalato, requisizione edifici scolastici, leghe nazionali, multe ai genitori..... (l) scolastici scuole Lesina, continue pressioni anche odierne loro istituto Spalato che è minacciato di chiusura. Cultura: Esclusione del latino ed italiano da tutte le chiese e violenta chiusura ultimamente chiese sostenute da italiani di Spalato.

(l) -Pubblicato al n. 173. (2) -Trasmesso il 30 novembre alle ore 21, non pubblicato, col quale Mussolini chiedeva
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IL CONSOLE A SPALATO, UMILTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8126/274. Spalato, 1 dicembre 1922, ore 20,30 (per. ore 3,10 del 2). Seguito mio telegramma n. 273. Questioni pendenti: Negato cambio a cittadini italiani; cancellazione avvocati nonostante impegni presi tra Desniza Amadori e tra Krstegli Tosti; sistematico completo rifiuto a nuove concessioni industriali e commerciali a nostri cittadini e optanti; negato permesso lavori alla Suefdalmies chiusa perchè direttore è cittadino italiano; licenziamento per ordine autorità jugoslave di tutti gli operai e dipendenti italiani compresi optanti da qualunque azienda anche italiana; licenziamento marinai italiani da compagnie di navigazione jugoslave, tasse finanziarie proibitive per la sola bandiera italiana; revoca concessione rivendita tabacchi a optanti Casolini e Budrovic; probabile prossima chiusura filiale Spalato Banca Commerciale triestina qualora Governo Jugoslavo continui negare lavoro in divisa e valuta estera; trattamento degli italiani di fronte progetto agrario. Incidenti insoluti: Devastazione circolo italiano Lesina senza alcuna punizione. Su ogni argomento ho già mandato ripetutamente separati rapporti e telegrammi. Credo opportuno aggiungere avere saputo oggi da avvocati Pezzoli e Tecoli

che essi a richiesta dell'Onorevole Dudan gli hanno recentemente mandato promemoria dettagliato sulle questioni sopra enunciate.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8128/1212. Londra, 1 dicembre 1922, ore 21,20 (per. ore 7,40 del 2). Ho richiesto a Bonar Law quale fosse il suo pensiero circa riparazionL Egli mi ha detto che per formarsi un concetto e prendere un atteggiamento aspettava di conoscere la proposta che avrebbe fatta Poincaré nel prossimo convegno. Aggiunse essere suo vivo desiderio di appoggiare Francia e trovarsi d'accordo con alleati tutte le volte che la Francia si fosse limitata a chiedere quello che ragionevolmente Germania è in grado di dare. Gli ho chiesto inoltre

se Governo britannico sarebbe stato disposto ad aderire a misure di coercizione che la Francia eventualmente potrebbe proporre. Mi ha risposto affermativa

mente beninteso se si fosse trattato però di ottenere ciò che era nelle possibilità della Germania di eseguire. Chiesi infine il suo pensiero sulla occupazione del bacino della Ruhr. Mi rispose che opinione pubblica inglese vi era nettamente contraria. Da tutta la conversazione ho avuto conferma di quanto ho già telegrafato a V. E. (l) e che cioè tanto il Presidente del Consiglio quanto Foreign Office non hanno stabilito nessuna precisa linea di condotta.

(l) Gruppo indecifrato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1211 (2). Londra, l dicembre 1922.

Ho fatto personalmente a Bonar Law comunicazione di cui al telegramma di V. E. gab. 3931 (3) insistendo vivamente perché desiderio di V. E. venisse favorevolmente accolto. Bonar Law mi ha risposto rifacendo la storia del convegno interalleato fissato per il giorno 9, dicendomi che ai primi passi fatti da Poincaré egli stesso si era dichiarato disposto recarsi a Parigi od altrove subito dopo il 15 dicembre, non potendo assolutamente prima di quella data lasciare Londra per i suoi impegni parlamentari. Alle insistenze di Poincaré, che giudica indispensabile di riunirsi prima del 15, Bonar Law aveva finito col suggerire che la riunione avvenisse a Londra sabato 9 e domenica 10. Tale città e tali date dimostravano da per sé tutta sua buona volontà per soddisfare nel limite suo possibile desiderio alleati con imprescindibili esigenze suo ufficio presso Parlamento. Ciò stante egli doveva sollevare alla proposta V. E. benché a malincuore stesse obiezioni già opposte primitivo passo di Poincaré. Bonar Law si è àichiarato infine sicuro che V. E. vorrà valutare ragioni sua risposta datami con vivissimo rincrescimento. Non ho mancato di replicare ed insistere ma ho dovuto infine convincermi che se Bonar Law ne avesse avuto la possibilità materiale certamente si sarebbe conformato al desiderio di V. E.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8152/1082. Mosca, 2 dicembre 1922, ore 12 (per. ore 12,50 deL 3).

Da queste autorità centrali è stato dato ordine dell'apertura agenzia marittima italiana. Porti restano sempre chiusi a bandiera italiana. Trattative dei rappresentanti del Lloyd Triestino con commissario pel commercio estero procedono con molta lentezza. Evidentemente il Governo russo attende ulteriore sviluppo rapporti politici.

(l) -Con telegramma n. 8118/1210, trasmesso il l• dicembre alle ore 15,20 e pervenutoalle ore l del giorno successivo, non pubblicato. (2) -Il telegramma non risulta trascritto nè nei registri della serie normale nè in quellidi gabinetto. Il testo pubblicato è quello in partenza da Londra. (3) -Pubblicato al n. 176.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. s. 8132/51/16. Losanna, 2 dicembre 1922, ore 12,55 (per. ore 14,30).

Di fronte crescenti difficoltà raggiungere accordo con Delegazione turca circa complesso questioni sottoposte Conferenza ho impressione si vada delineando possibilità concretare un trattato di pace che si limiti risolvere in via di massima principali questioni demandando a commissioni speciali ulteriore studio questioni di dettaglio: protocolli aggiunti dovrebbero così completare più parti il protocollo di pace. Questa soluzione potrebbe forse convenire Curzon il quale maschererebbe in tal modo scacco conferenza di cui si sente in certa maniera personalmente responsabile. Sarebbe forse accettata sebbene a malincuore dalla Francia come una provvisoria via di uscita non dissimulandosi però grave minaccia che ne risulta per i suoi interessi capitalistici in Oriente. Per parte nostra, data resistenza alleati accedere nostra richiesta, soluzione presenterebbe vantaggio in quanto lascerebbe in sostanza aperti tutti i problemi attualmente in esame. Non bisogna però nascondersi che tale soluzione non apporterebbe certamente la pace ma conterrebbe germe di nuovi prossimi conflitti in oriente (1).

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8131/963. Vienna, 2 dicembre 1922, ore 13 (per. ore 21).

Ho letto ieri mattina al Ministro degli Affari Esteri telegramma di V. E.

n. 2789 (2) e poi ho comunicato suo contenuto al Cancelliere e Ministro delle Finanze che per desiderio Cancelliere ha assistito colloquio. Cancelliere Seipel ha fatto dichiarazioni seguenti: Cancelliere e Ministro Finanze hanno preso atto con riconoscenza e gratitudine della intenzione sindacato banche italiane sottoscrivere due milioni oro seconda trancia buoni tesoro esercitando contemporaneamente opzione per un milione azioni capitale nuova banca. Governo Austriaco data imminenza sottoscrizione desidera conoscere al più presto nomi sottoscrittori luogo sottoscrizione nomi persone indicate dal sindacato italiano che dovranno entrare Consiglio Amministrazione.

Ministro Finanze si adopererà appena avuti questi dati mettere gruppo italiano in relazione con altri gruppi per assicurare elezioni consigliere amministrativo italiano nell'assemblea generale. Cancelliere attira però attenzione di V. E. sulla circostanza che trancia buoni tesoro oro alla cui sottoscrizione

gruppo italiano vuole partecipare sarebbe proprio riservata Austria e che sottoscrizione della parte del prestito estero (ottanta milioni) è assolutamente e urgentemente necessaria. Per questo prestito estero Governo austriaco si trova sotto forte pressione potenze (Inghilterra e Francia) dalle quali dipende sollecito successo del medesimo che rappresenterà primo passo effettivo verso realizzazione grande prestito Lega delle Nazioni. Questa pressione si manifesta finora specialmente sotto forma pretesa della nomina a presidente della nuova banca di un tecnico nelle cose bancarie di nazionalità olandese o belga. Governo austriaco difficilmente potrebbe resistere a questa pressione nonostante preoccupazione politica che suscita nel paese eventualità nomina straniero a presidente banca, se dovesse temersi che nel caso di sua resistenza alla volontà dell'Inghilterra e Francia venissero mancare in tempo opportuno ottanta milioni e dovesse risentirsi pregiudizio prestito Lega delle Nazioni. Prende però atto della opposizione Governo italiano contro nomina straniero che non sia italiano come presidente e si dichiara pronto tenerne conto, ma deve fare appello in ricambio all'aiuto del Governo italiano e del presidente italiano della Commissione di Controllo di Ginevra per piazzamento dei due accennati prestiti all'estero.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra. (2) -Telegramma urgente, trasmesso il 29 novembre alle ore 23,15, non pubblicato, col quale un sindacato di banche italiane si offriva di sottoscrivere un prestito a favore delle finanze austriache a patto che il governo austriaco riconoscesse all'Italia una posizione di preminenza nel controllo delle sue finanze.
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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8141/640. Belgrado, 2 dicembre 1922, ore 13 (per. ore 21,50).

Nuove misure restrittive importazione che colpiscono specialmente commercio italiano già fortemente provato in questi ultimi tempi saranno rese note domani. Introduzione tessuti dall'Italia è resa impossibile. Da informazioni assunte da questo R. Addetto Commerciale risulta che provvedimenti sono presi per favorire commercio Cecoslovacchia. Malgrado gruppo banchieri cecoslovacchi avesse aperto credito di 200 milioni corone a gruppo bancario jugoslavo per acquisto tessuti Cecoslovacchia, maggioranza commercianti Jugoslavi preferiva articoli italiani. Restrizioni odierne costringerebbero invece commercianti jugoslavi acquistare esclusivamente in Cecoslovacchia che non potrebbe altrimenti sostenere nostra concorrenza specialmente per le cotonate. Qualora passi già iniziati presso questo Governo non provocassero modifica provvedimento pregherei V. E. di voler esaminare possibilità misure ritorsione e ai sensi mio rapporto 971 del 29 nov. u. s. (l) senza chiudere frontiera verso Jugoslavia si potrebbe adottare identico sistema qui usato richiedendo obbligo permesso preventivo di una speciale commissione per l'introduzione in Italia di merci che rappresentano parte più sensibile interessi esportazione jugoslava, per esempio il legname.

(l) Non pubblicato.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. uu. s. 8134/52/17. Losanna, 2 dicembre 1922, ore 14 (per. ore 16).

Con i miei telegrammi e rapporti dei giorni scorsi ho rappresentato a V. E. in modo specifico contegno che da vari approcci da me e da altri membri della nostra delegazione colle due delegazioni alleate è emerso assumere i governi inglese e francese nelle note questioni d'ordine economico e politico che ci interessano. La serietà e il carattere della posizione che sembra da ciò risultare per l'Italia sia agli effetti delle nostre aspirazioni che della nostra collaborazione nella conferenza mi ha consigliato a fare nuovi sondaggi di natura generale destinati a sbarazzare terreno da ogni malinteso o riserve ed a chiarire esattamente situazione onde R. Governo sia in grado di prendere delle decisioni sulla ulteriore linea di condotta da tenere. Non ritenendo conveniente per me di tornare sull'argomento ne ho incaricato Montagna il quale avendo all'uopo avuto una serie di conversazioni con Tyrrel e Barrère mi ha fornito gli elementi per poter concretare e riferire a V. E. Ambasciatore di Francia ha insistito nel trincerarsi dietro la sua incompetenza nella questione degli accordi economici per l'Anatolia, non senza insinuare che non vede come si possa forzare capitali ed aziende francesi a sacrificare una parte qualsiasi dei loro interessi. Del resto solo il governo, diceva egli, può decidere; quindi bisogna trattare a Parigi. In quanto alla nostra richiesta di associazione nei mandati, Barrère ha concluso che anche di quelli, se del caso, devesi parlare colà.

Tyrrel in una conversazione riassuntiva iersera esprimendosi a nome di Curzon, disse aver questi in animo giungere 'rapidamente conclusione trattato di pace; e ritiene solo dopo poter essere questione di negoziati. Mi disse però che se noi insistiamo per condurli subito essi non devono avere luogo Losanna ma Londra o meglio ancora Roma fra R. Governo e Ambasciata britannica mentre i gruppi finanziari potranno intendersi a Parigi. Tanto capo delegazione francese che quello inglese hanno identicamente sostenuto che sarebbe pericoloso per esito conferenza negoziare qui potendosi dar luogo a diffidenze e sospetti da parte turchi. Evidentemente francesi ed inglesi non sembrano disposti a cedere nostra domanda.

Devo altresì avvertire che tutti gli altri fattori della conferenza che potrebbero avere interesse a profittare del disaccordo latente e del nostro appoggio osservano verso di noi contegno rigido e riservato. Nostri cauti tentativi per farli reagire sono rimasti infruttuosi. In quanto alla delegazione turca ho tentato con Ismet Pascià aprire trattative per arrivare a concessioni ma le mie aperture sono state cortesemente fatte cadere. Ciò che lascerebbe intendere che governo nazionale non crede aver bisogno nostro aiuto nella tutela suoi interessi. N~lla per ora si percepisce sull'orizzonte che consenta a far sperare un mutamento di tale situazione incerta. Da quanto precede mi pare risulti ormai un sostanziale dissidio tra il punto di vista italiano chiaramente manifestato

dall'E. V. e concretato nella lucida nota verbale del R. Ambasciatore a Londra (l) e che subordina la nostra adesione al fronte unico in sede di conferenza al soddisfacimento almeno in via di massima delle nostre richieste cosi in materia di mandati che di concessioni economiche; ed il punto di vista degli alleati che, senza voler assumere forma di ripulsione, mira invece a rinviare a dopo la conferenza esame delle nostre richieste pure spingendo innanzi lavori conferenza.

Si può dire pertanto esaurita per questa delegazione la prima fase della sua attività che è stata di cauta aspettativa. La delegazione ha tenuto a informare con precisione V. E. anche in previsione del convegno preliminare alla conferenza Bruxelles (2).

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8133/54/18. Losanna, 2 dicembre 1922 (per. ore 19,05).

Notizia sparsasi improvvisamente in seguito dichiarazioni Rakowski ai giornalisti secondo cui Russia avrebbe intenzione proporre neutralizzazione e demilitarizzazione Mar Nero congiuntamente a completa sovranità sugli Stretti ha prodotto forte impressione negli ambienti della Conferenza e specialmente in quelli britannici. In riunione privata fra gli esperti militari e navali delle Potenze invitanti ieri tenutasi per iniziativa inglese con intervento anche di un delegato romeno, allo scopo di formulare proposte in materia basate sul principio del fronte unico, rappresentanti britannici pur senza opporsi ad eventuale demilitarizzazione da concordarsi spontaneamente tra Stati rivieraschi del Mar Nero si dichiararono nettamente contrari alla neutralizzazione di quest'ultimo sostenendo assoluta necessità mantenere diritti navi da guerra di altre Potenze penetrarvi liberamente, anche a costo permettere Turchia fortificare Stretti se ciò risultasse necessario per ottenere a titolo contropartita libertà passaggio Stretti. Rappresentanti francesi si opposero anch'essi neutralizzazione Mar Nero associandosi pienamente tesi inglese circa diritti per navi da guerra estere penetrarvi liberamente. Dissero però non poter ammettere in nessun caso in base a loro tassative istruzioni diritto Turchia fortificare Stretti. Rappresentante Ro

« Suoi precisi telegrammi e notizie altra fonte danno chiara l'idea che a Losanna on piétine sur piace. Dei problemi d'ordine territoriale uno solo è stato affrontato e non risolto: quello della Maritza. Credo che Italia deve appoggiare richiesta turca per Caragac e tesi turco-russa per gli Stretti. L'unità del fronte anti-turco presupponeva condizioni che non si sono realizzate ragione per cui Italia può riprendere sua libertà azione. Italia all'infuori dell'interesse generale della pace non ha alcuno interesse particolare alla conclusione di una pace nella quale non sono tenuti nel dovuto credito i suoi interessi nel Levante. Le riserve di Barrère e Tyrrel sono da considerare come fin de non recevoir ragione per cui essi non possono più pretendere la nostra solidarietà totale. Se il contrasto italo-alleato gioverà a rinviare la conferenza o a prepararla su altre basi ciò non danneggerà l'Italia. In ogni caso dopo precedente Franklin Bouillon e tenuto conto interessi territoriali italiani di Costantinopoli e Levante non è forse da rigettare a priori la possibilità di una rapida ed utile intesa itala

turca •·

meno si dichiarò nettamente contrario neutralizzazione Mar Nero ma ne sostenne invece demiHtarizzazione che richiese anche con insistenza per gli Stretti, asserendo essere necessità ineluttabile per la Romania che questi ultimi vengano sottratti sovranità turca e neutralizzati sotto controllo internazionale per garanzia libertà passaggio. Membro italiano fece rilevare impossibilità formulare proposte concrete su linea di condotta da seguire senza prima conoscere esattezza e portata delle proposte russe, sembrando d'altra parte già a priori assurdo che Russia possa eventualmente rassegnarsi vedere demilitarizzazione proprie coste e mare limitrofo lasciando libere le navi da guerra di recarvisi. Dello stesso parere mi risulta essere stato anche Curzon dopo aver uditi suddetti voti dei propri esperti tecnici, ed egli si è riservato consultare Londra al riguardo dopo seduta lunedì 4 corrente in cui sarà trattata questione Stretti con intervento Delegazione russa. Mentre ho dettagliatamente riferito alla E. V. su questo argomento con telegramma posta N. 38 (l) partito col corriere di stamani mi riservo fornirle più precisi elementi di g·iudizio e decisioni, subito dopo riunione di lunedì. Ad ogni modo se si verificasse che la proposta russa (cosa che però non sembra logicamente probabile) si concretasse nel disarmo totale del Mar Nero, coll'arma degli Stretti in mano dei turchi, tale proposta apparrebbe alla Delegazione <italiana conforme ai nostri interessi sotto condizione però che fosse congiunta al divieto per navi da guerra di qualsiasi potenza di penetrare nel Mar Nero.

(l) -Non pubblicata, in quanto ripete sostanzialmente il contenuto del progetto pubblicatoin allegato al n. 145. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra. È di questi giorni la minuta, autografa di Mussolini, del seguente telegramma indirizzato a Garroni, che si pubblica quiin nota, essendo privo di data e ignorandosi se fu effettivamente trasmesso:
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. s. 8153/1214. Londra, 2 dicembre 1922, ore 20,55 (per. ore 5,35 del 3).

Telegramma di V. E. segreto n. 2796 (3).

Avvenimenti che si svolgono in Grecia destano qui profonda sfavorevole impressione e vengono severamente giudicati data anche odierna prevalente corrente conservatrice nel paese ed in parlamento. Opinione pubblica e stampa mostransi indignate per condanna pena capitale degli ex Ministri ellenici e vi è anche un senso di disillusione verso la Grecia ed un senso di rammarico di aver riposto in quel paese simpatia e fiducia. Ho potuto poi constatare che anche prestigio di Venizelos è fortemente scosso perchè ac.cusato di non aver cercato di impedire gli assassinii perpetrati dal suo partito. Ciò ha la massima importanza considerando che politica ellenofila inglese aveva sempre avuto a base deferenza verso Venizelos e azione personale di quest'ultimo. Anche al Foreign Office indignazione per le fucilazioni politiche è grandissima ed a quanto mi è stato detto all'ufficio competente gli attuali avvenimenti non possono non influenzare politica inglese. In quale misura ed in quale direzione tale influenza potrà manifestarsi non si ha qui però ora nessuna idea precisa data l'assenza di Lord Curzon. Mi è stato fatto solo accenno ad un raffreddamento di rapporti

tra Lord Curzon e Venizelos in seguito ad una conversazione che ebbe luogo fra i due e che ha dovuto essere piuttosto aspra. Tutto ciò costituisce condizione di cose favorevole all'Italia. Governo britannico potrebbe essere portato nelle attuali circostanze ad indebolire se non a rinunziare alle sue riserve circa Dodecanneso ed in ogni caso la soluzione definitiva della questione secondo punto di vista italiano non troverebbe in questa opinione pubblica la forte opposizione che si sarebbe determinata tempo addietro. Stampa odierna rileva con compiacimento atteggiamento preso dal R. Governo nei riguardi del Governo ellenico e vi scorge felice coincidenza con sentimento britannico. Stampa liberale non approva intervento preventivo britannico ad Atene e richiamo del Ministro inglese, atti questi considerati come una indebita ingerenza negli affari interni di un paese estero. Anche nel parlamento sono state fatte al Governo aspre critiche anche da parte conservatrice. In tali condizioni non mi pare sia da aspettarsi una vera rottura di rapporti greco-britannici a meno che altre gravi circostanze non intervengano. Non mancherò di vigilare e riferire ulteriormente; intanto è indubitato che Grecia perde sempre più terreno e si delinea situazione a noi più favorevole (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 173.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

·r. 8143/1716. Parigi, 2 dicembre 1922, ore 21,20 (per. ore 3 dei 3).

I contatti che ho avuto in questi giorni con uomini politici che non fanno parte del Governo rivelano un certo malcontento per la politica seguita da Poincaré. Essi considerano che l'occupazione della Ruhr non porterebbe nessun vantaggio all'erario. La opinione di Loucheur e quella dello stesso Ministro delle Finanze De Lasteyrie in base a studi fatti in proposito è che tale occupazione potrebbe anzi portare nuovo aggravio al bilancio francese. Presidente della Camera, che è fra i probabili successori al Governo, mi ha espresso ugual preoccupazione. Nondimeno sono tutti d'accordo nel considerare che ormai sia difficile mutare strada e che convenga appoggiare decisione presa da Poincaré nella speranza che essa eserciti una pressione sufficiente per portare ad una soluzione che permetta alla Francia di uscire dalla posizione intransigente presa appunto in questo senso. Ho ragione di credere che sono fatte da ogni parte pressioni al Presidente del Consiglio perchè nel prossimo convegno dei primi Ministri sia mostrata arrendevolezza quanto alla cifra dell'indennità da imporre alla Germania. Ciò si ritiene anche necessario per placare l'opinione pubblica inglese ed americana dandole così prova evidente dello spirito moderazione della Francia. Circa l'opportunità della pressione da esercitare per risolvere la questione delle riparazioni, il Sig. Barthou tornato da Berlino ha detto che gli stessi membri del Governo tedesco gli avevano confidenzialmente confessato che un pagamento anche ridotto delle indennità non avrebbe potuto essere imposto al popolo tedesco se non fosse stato accompagnato dalla minaccia di danni maggiori.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE A LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 56/19. Losanna, 3 dicembre 1922, ore l (per. ore 1,40).

Giornali inglesi francesi riproducono notizia dal Mondo 30 novembre circa posizione dell'Italia alla Conferenza di Losanna presentandola come comunicato ufficiale. Data gravità compromettente del carattere ufficiale che si cerca dare a tale pubblicazione, credo opportuno attirare attenzione di V. E. su di essa per il caso stimasse conveniente qualche smentita o rettifica.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1722. Parigi, 3 dicembre 1922, ore 20 (per. ore 2,10 del 4).

Poincaré mi ha tassativamente assicurato che egli intende nel prossimo convegno di Londra e nella Conferenza di Bruxelles discutere ed esaurire tutta la questione riparazioni e dei debiti escludendo qualsiasi moratoria per quanto breve e che nel caso che ciò non avvenisse egli era deciso anche da solo a procedere alla presa di possesso dei pegni produttivi. Convegno dovrebbe avere perciò la maggiore importanza e V. E. potrebbe essere chiamata a rappresentarvi una parte decisiva.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. GAB. 3940. Roma, 3 dicembre 1922.

Suo telegramma n. 962 (1). Visita ufficiale Roma Cancelliere Seipel riuscirebbe certamente gradita

R. Governo. Viaigio potrebbe essere effettuato prossimo gennaio salvo ulteriori accordi per precisare data.

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IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL DELEGATO AGGIUNTO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, LAGO

T. GAB. P. 3943. Roma, 3 dicembre 1922.

Prego comunicare al Signor Nincich che sarò a Venezia martedì mattina per incontrarmi con lui e che ci vedremo alla stazione (2).

(l) -Non rinvenuto. (2) -In un primo tempo, come si rileva dal telegramma, non pubblicato, gab. n. 13, trasmesso da Lago a Contarini il 25 novembre alle ore 17,15 e pervenuto alle ore 20 dello stesso giorno, l'incontro avrebbe dovuto aver luogo a Losanna.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI JUGOSLAVO, NINCIÉ

L. P. R. Roma, 3 dicembre 1922.

Sono spiacente che le mie occupazioni mi abbiano in questi giorni impedito di assentarmi da Roma per avere con Lei un altro colloquio prima del suo ritorno a Belgrado.

Penso d'altronde che può forse riuscire di utilità ancor maggiore il manifestarLe con una mia lettera personale -che intendo destinata a Lei ed al signor Pasich -in modo franco, esplicito e preciso il mio pensiero sui rapporti fra i nostri due Paesi ed il conseguente mio punto di vista sulla definitiva esecuzione del Trattato di Rapallo.

La prego anzitutto dri voler porgere al signor Pasich il mio cordiale saluto e di rendersi interprete presso di Lui della mia particolare considerazione. I miei sentimenti verso la Serbia sono da tempo di pubblica ragione e non è possibile disgiungere la Serbia dalla figura politica che l'ha quasi impersonificata negli ultimi anni.

Da quando ho assunto la responsabilità del Governo il mio atteggiamento nei riguardi delle relazioni con il vostro Paese è stato chiaro e conseguente. Fin dal primo momento ho voluto dimostrare la importanza che per l'Italia annettevo a tali relazioni ricevendo subito il vostro Rappresentante, solo dopo l'Ambasciatore d'Inghilterra -che mi aveva fatto pervenire precedente richiesta -e prima ancora di aver veduto gli altri Ambasciatori o alt~i Ministri presso noi accreditati. Al Signor Antonievich dichiarai immediatamente essere io un fautore convinto dell'utilità delle buone relazioni fra i due Paesi e essere mia fondamentale dottrina di tener fede ai trattati ed ai patti conclusi, quali essi fossero. Gli aggiunsi che, così come era stato disposto dal mio predecessore, avrei presentato al Parlamento per la ratifica gli accordi conclusi a Santa Margherita per la definitiva esecuzione del Trattato di Rapallo. Queste affermazioni ho in seguito, ed in modo formale ed incidentale, in varie occasioni, pubblicamente ripetute al Parlamento italiano. Queste dichiarazioni ebbi occasione di confermare a Lei a Losanna. Queste dichiarazioni io le ripeto per iscritto acciocchè Ella possa riportarle anche al signor Pasich.

A Losanna, nel corso della nostra conversazione d'indole generale, fummo d'accordo nel riconoscere che, data la posizione geografica dei nostri Paesi, le buone relazioni fra di essi sono condizione indispensabile alla loro efficienza e che il non praticare tale politica costituiva un elemento di debolezza per i due Stati ai fini che ciascuno di essi si propone di raggiungere, solo giovevole ad interessi di terzi.

Sono talmente convinto di questa realistica affermazione per ciò che concerne l'Italia che giudico utile anche il sacrificio di sacre sentimentalità in questioni particolari pel raggiungimento di più alti fini per la vita dei popoli, e mi dichiaro quindi pronto a fare quanto è in me per realizzare tale politica.

Se il signor Pasich e Voi siete ugualmente convinti di questa, per me, assio

matica verità nei riguardi della Jugoslavia, dovete fare quanto è in voi a tale

scopo per aiutarci a vicenda a realizzarla.

Non vi è dubbio che le transazioni stipulate a Rapallo sono state escogitate ed accettate per creare la possibilità di effettuazione della politica di buone relazioni. Qualora essa venisse a mancare e le transazioni rimanessero fine a se stesse, esse non soddisfarrebbero nessuno e l'averle concluse rappresenterebbe opera assolutamente vana.

Per queste ragioni è evidente la fondamentale importanza che avrebbe per il Governo di Belgrado il constatare che questa politica venga accettata e praticata dai partiti nazionali italiani. Ciò costituirebbe una garan7!ia assoluta per il valore di questa politica ai fini che Belgrado deve proporsi con essa di raggiungere. Non vi è egualmente dubbio che se tale politica venisse praticata da me e dal Governo nazionale da me presieduto si potrebbero realizzare in un colpo quei vantaggi e quei risultati che diversamente si sarebbero, forse, potuti solo ottenere coi volgere degli anni a mezzo di un costante lavoro e di assidue cure.

Il vostro Governo deve perciò rendersi ragione degli immensi vantaggi che ricaverebbe dal non ferire eccessivamente in occasione degli sgomberi il sentimento nazionale, mettendomi, cosi, in condizione di riuscire a far penetrare anche nella coscienza dei partiti nazionali più attivi, quella utilità superiore dei buoni rapporti d'indole generale fra i nostri due Paesi che agli uomini di Governo è facile intendere.

Mi rendo conto delle difficoltà d'ordine interno che per tale riguardo possono inceppare l'azione del Governo di Belgrado e quelle graVJissime che esso può incontrare per procedere a nuove concessioni, ma mi sia lecito a questo proposito fare le seguenti constatazioni: che io stesso non voglio chiedere nessun mutamento alle stipulazioni che possa comunque offendere il sentimento nazipnale jugoslavo e che, d'altronde, lo sgombero della terza zona dalmata e l'evacuazione di Sussack, mentre rappresentano una grave ferita al sentimento di taluni elementi dei partiti nazionali in Italia, devono invece provocare la maggiore soddisfazione a Belgrado, se non fosse altro, per tagliar corto a tutte le supposizioni, a tutti i sospetti e a tutte le insinuazioni propalate circa i propositi dell'Italia, specie da quando il Governo è stato assunto per mio tramite dal fascismo.

Ora io, ai fini predetti, chiedo formalmente di essere messo in condizione di poter eseguire immediatamente lo sgombero dei territori ancora occupati in modo da poter rendermi garante della completa adesione del popolo italiano alla politica che noi giudichiamo utile di attuare nell'interesse dei due Paesi.

Le mie richieste riguardano Fiume e Zara.

Quanto alla prima città chiedo il formale impegno che attraverso i lavori della Commissione paritetica si possa giungere ad una sistemazione dello Stato che, pur concedendo agli interessi economici jugoslavi la necessaria durevole garanzia, assicuri quella italianità di Fiume che è stata causa di tante dolorose vicende e di tante dure controversie. Giudico questa condizione indispensabile al mantenimento di rapporti amichevoli fra i due Stati. Con questa sistemazione

Fiume può rappresentare la ragione ed il punto di avvicinamento e di collaborazione dei due Stati, mentre, diversamente, diventando piattaforma di tutti gli intrighi, essa costituirebbe il pomo della discordia, di cui si varrebbero abilmente

interessati elementi esterni per fomentare le ostilità fra i due Paesi. Quanto alla città di Zara chiedo che le sia concesso a titolo di respiro l'isola di Ugliano.

Queste concessioni contrariamente a quanto si potrebbe supporre, e cioè, che, dando luogo a nuove lunghe trattative, sarebbero ragione di un conseguente l'invio dello sgombero della terza zona dalmata, rappresenterebbero invece il mezzo più rapido per giungere alla definitiva soluzione, dandomi l'opportunità di sciogliermi dall'impegno assunto dal mio predecessore, e che non potevo non rispettare, di sottoporre cioè gli accordi alla ratifica parlamentare.

In tal caso, quando nella forma che il vostro Governo ritenesse più opportuna mi fosse data la formale assicurazione dell'accoglimento delle mie richieste, passerei senz'altro con la sola ratifica del Governo alla esecuzione degli accordi, procedendo allo sgombero entro il dicembre corrente. E ciò che a mio giudizio dovrebbe importare al Governo di Belgrado più che l'evacuazione, sarebbe il mio assoluto impegno dell'immediata applicazione della politica di amicizia nei modi e ai fini, anche immediati, che il Governo di Belgrado intendesse realizzare.

Qualora invece il Governo di Belgrado non aderisse alle mie richieste sarei costretto a procedere per le vie normali, quali erano state precedentemente tracciate ed essendo pur disposto a fare del mio meglio, non potrei garantire che i risultati potrebbero a lunga scadenza l'iuscire conformi ai nostri desideri. Malgrado che io non intenda riaprire il Parlamento prima della fine di gennaio, sono disposto a convocarlo, anche prima, unicamente per discutere gli accordi di Santa Margherita.

Non posso però affrontare la discussione e sollecitare l'approvazione del Parlamento senza che il Governo di Belgrado s'impegni a dare alle stipulazioni di Rapallo quella giusta interpretazione che scaturisce dal testo e dallo spirito con cui furono concluse, risolvendo anche con lo spir,ito amichevole rispondente a quello che gli accordi intendono realizzare, tutti i casi pendenti in relazione al disposto dell'art. 7 del Trattato. Questi casi danno ragione alla corrente estrema che sostiene che l'Italia non abbia l'obbligo di eseguire i patti di Rapallo dimostrandosi la Jugoslavia inadempiente.

La Legazione di Belgrado è perfettamente al corrente di tutti questi casi ed è naturalmente a vostra disposizione per giungere con la rapidità che si ritenesse del caso agli accordi.

Credo cosi di avere esposto in modo leale e preciso i miei intendimenti: spetta ora al Governo di Belgrado di farmi conoscere quale via intenda prescegl!iere e mettermi in condizione di effettuare l'evacuazione dei territori ancora occupati.

Il Senatore Contarini che è perfettamente al corrente del mio pensiero potrà aggiungervi a voce tutti quegli schiarimenti che vi sembrerebbe utile di avere sui vari argomenti.

9 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, E AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 2842. Roma, 4 dicembre 1922, ore 1,30.

(Per Parigi e Londra). Telegramma di Garroni n. 52/17 (1). Ho telegrafato a Garroni.

(Per Losanna). Suo telegramma n. 52/17.

(Per tutti). Mi rendo conto della resistenza che V. E. incontra. La questione dell'equa partecipazione italiana alle concessioni in Turchia fu in massima se non naturalmente nei dettagli, risoluta affermativamente nelle mie conversazioni di Losanna; ma era prevedibile che ci fosse opposta ogni difficoltà per dare il minimo valore possibile all'impegno stesso. In tale situazione non vedo ostacoli a che

V. E. possa apertamente e personalmente intrattenere sull'argomento Curzon e Barrère, precisando loro come in linea di principio la cosa dovrebbe essere fuori discussione e che di conseguenza ove essi persistano nella loro attitudine dilatoria saremmo costretti a dedurre ch'essi vengono meno ad un preciso impegno. Noi non riteniamo indispensabile che le conversazioni dei tecnici a Losanna concludano sui dettagli di questa già riconosciuta partecipazione ed ammettiamo ch'esse possano essere anche continuate in altra sede; ma stimiamo necessario che esse diano intanto una forma concreta all'impegno preso in via di massima.

Quanto alla questione dei mandati sarebbe stato forse più opportuno non accennare colla Delegazione francese che si era stabilito di concludere le conversazioni a Londra prima di rUornare sull'argomento a Parigi.

Dal suo telegramma rilevo l'assoluta necessità di giungere ad una definitiva risoluzione circa il nostro generico atteggiamento nelle varie questioni nei riguardi dell'Intesa e perciò sollecito anche la risposta chiesta a Londra a mezzo del Marchese della Torretta. Disgraziatamente il mio ,incontro coi primi ministri di Francia e della Gran Bretagna sembra destinato a trattare semplicemente la

questione delle riparazioni e la mancanza di Lord Curzon mi renderà più difficile di potere in tale occasione giungere ad un chiarimento completo. Cercherò nondimeno di fare quant'è possibile perchè comprendo che al punto in cui stanno le cose a Losanna, sarebbe indispensabile ormai avere una norma sicura per il nostro atteggiamento.

Nel frattempo, quando verranno alla discussione in Conferenza questioni in cui la nostra attitudine può assumere un valore per le tesi degli Alleati e in cui viceversa non vi sia coincidenza di interessi politici fra noi e loro, V. E. adotterà un ·contegno di riserbo che li conduca a rendersi conto dell'importanza della nostra collaborazione. Naturalmente questo contegno deve divenire più reciso in quelle questioni in cui fosse in giuoco un interesse anche indiretto ita

liano. Informo di tutto i R. Ambasciatori a Parigi e Londra, perchè svolgano da parte loro analoga aZiione. (Per Parigi). Parli Quai d'Orsay secondo le stesse direttive astenendosi dal toccare la questione dei mandati.

(Per Londra). Aggiungo che approvo la redazione delle sua nota {l) e mentre riferendomi al terz'ultimo alinea della stessa (2) tengo a chiarire bene che la partecipaz·ione sul piede di parità fu già ottenuta da me a Losanna, prego l'E. V. di insistere presso il Foreign Office a norma delle istruzioni date a Garroni per avere al più presto quella conferma concreta dell'impegno di Losanna in cui dovrebbe sostanzialmente consistere la risposta inglese.

(l) Pubb!ic&to al n. 189.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8189/58/21. Losanna, 4 dicembre 1922, ore 18,45 (per. ore 21).

Mentre mi riservo inviare col corriere di stasera dettagliata relazione circa odierna seduta su questione degli Stretti, richiamo attenzione dell'E.V. su comunicato della Stefani redatto da questa delegazione ed 'in cui vengono riportati principali punti della discussione e tesi sostenuta dalle delegazioni turca russa bulgara e romena. Tono discussione è stato particolarmente vivace e per quanto Curzon si sia riservato esporre jn ulteriore seduta punto di vista degli alleati è già chiaramente risultata divergenza tra quello britannico e quello russo che è stato accettato in massima da delegazione turca e che basandosi sul principio di completa ed illimitata sovranità della Turchia sugli stretti tende in sostanza a ristabilirvi integralmente statu quo ante bellum. Particolarmente notevole è stata ferma dichiarazione di Curzon, in risposta a voto formulato da Cicerin per pronta partenza da zona degli strettoi delle forze alleate attualmente ivi concentrate, costituendo tale presenza un elemento di fatto del quale dovrà tenersi massimo conto nella conferenza. Malgrado reiterato invito di Curzon di precisare in dettaglio punto di vista turco su questione, Ismet Pascià si è rifiutato di farlo, limitandosi ad insistere su principio generico rispetto sovranità Turchia, dichiarando quest'ultima potrà soltanto prendere in esame do!llande altri stati interessati ad assicurare libertà traffico commerciale stretti. Avendo allora Cicerin invitato formalmente Gran Bretagna Francia e Italia esprimere loro vedute, e non già assumere atteggiamento di arbitri coattivi, Curzon ha dichiarato sarebbe scorretto fare tale esposizione prima di sentire direttamente interessati come rivieraschi ed ha tolto bruscamente seduta (3).

(l) -Il progetto relativo è pubblicato in allegato al n. 145. Il testo presentato da Della Torretta venne da questi trasmesso per conoscenza a Roma con rapporto n. 2958/1324 in data 30 novembre. (2) -Nel progetto qui pubblicato è l'ultimo alinea. (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. uu. s. 8191/59/22. Losanna, 4 dicembre 1922, ore 22,20 (per. ore 1,15 del 5). Conformemente alle istruzioni contenute nel telegramma n. 2842 (l) mi sono recato presso Curzon ed ho cercato di spiegargli la convenienza di un definitivo e cordiale chiarimento della nostra situazione di fronte agli alleati per quanto riguarda questione orientale in relazione con le intese intervenute tra V. E. Poincaré e lui stesso a Territet Losanna. Prendendo occasione della questione degli Stretti gli ho spiegato come la delegazione italiana si trova in qualche imbarazzo in quanto giorno per giorno vede venire in discussione questioni che toccano i più gravi interessi italiani e tali questioni si trovano ad essere compromesse sovente 'in modo non soddisfacente per noi dato spirito conciliativo cui si è finora inspirata. Ho aggiunto che pur con la migliore buona volontà Delegazione non poteva aderire a dichiarazioni concordi degli alleati per gli Stretti se non aveva prima ricevuto un qualche affidamento circa la questione di principio sottoposta agli alleati o istruzioni da parte V. E. Si trattava infatti di questione che toccava importantissimi nostri ·interessi mercantili forse non sempre coincidenti con interessi britannici. Curzon ha cominciato col dire di non essersi reso conto della vera portata della r·ichiesta di V. E. così in materia di mandati che di concessioni. Perciò aveva pregato V. E. di fare pervenire una nota al Foreign Office. Se non che aveva notato con sorpresa che, con la sua nota, Della Torretta invece di precisare le richieste italiane domandava in sostanza al Governo britannico di concretare esso stesso una formula. Ha poi, con violenza di espressioni che mi sono trovato costretto a ribattere con tanta cortesia quanta fermezza, dichiarato non poteva ammettere modo procedere della delegazione italiana la quale ogni giorno fa comprendere che non può dare decisamente sua adesione al fronte unico alleato se non sono risolte questioni che nulla hanno a che fare con la conferenza e debbono essere trattate in altra sede. Alla mia volta ho osservato: a) che per la prima occasione sentivo parlare della richiesta di una formula per quanto riguarda principio partecipazione mandati mentre da molti giorni Della Torretta ha presentato al Foreign Office nota ufficiale; b) che quanto a questioni economiche noi non domandiamo in realtà che qualche cosa da sostituire agli impegni presi dagli alleati verso di noi in passato e ultimamente nel marzo a Parigi. Domanda rappresenta con tutte le argomentazioni del caso la sostanziale delusione di tutte legittime aspirazioni dell'Italia per ciò che riguarda tutela dei suoi interessi in Oriente dell'equilibrio mediterraneo. Ed ho osservato che se nostre domande non hanno preso una forma più precisa ciò è stato appunto per evitare impiantare discussioni durante conferenza, ciò che avrebbe potuto dare

impressione contraria nostro desiderio di voler forzare la mano agli alleati. Domandando quindi solo affidamenti di principio da tradurre più tardi in accordi

pratici noi davamo larga prova fiducia verso gli alleati. Nella concitazione dei discorsi Lord Curzon ha detto anche di non considerare questione delle isole chiusa, secondo dichiarazioni fatte pubblicamente da V. E. Ho risposto nettamente che V. E. la considerava per parte sua esaurita con le dichiarazioni inserite a verbale nella seduta del 20 novembre scorso (l) e che non erano state oppugnate. In conclusione Curzon tornando alla questione degli Stretti mi ha pregato telegrafare a V. E. che dato andamento preso dalla discussione nella conferenza riteneva di dover esprimere domani stesso opinione degli alleati. Avrebbe consentito rinviare a dopo domani solo nel caso avesse potuto contare sulla adesione dell'Italia. In caso contrario si sarebbe visto nella necessità fare dichiarazioni solo a nome dell'Inghilterra e Francia.

Considerando che V. E. nella seduta del 20 novembre a Losanna (l) ha in massima accettato il punto del Memorandum Curzon (2) relativo alla libertà degli stretti, e che praticamente tale libertà è suscettibile di molte modificazioni a seconda dei casi della sua relazione, la delegazione si permette di proporre a V. E. di volerla telegraficamente, o meglio ancora telefonicamente, ma comunque con la massima urgenza, autorizzare ad aderire alle dichiarazioni generali che Lord Curzon intende fare. Quanto alla questione di principio ancora indecisa Lord Curzon mi ha dichiarato che il Governo britannico, che ha la massima considerazione per V. E. e perfettamente conosce come il Governo da lei presieduto tenga saldamente il potere col consenso generale della opinione pubblica, è disposto a con&iderare più rapidamente possibile delle formule precise che gli vengano sottoposte (3).

(l) Pubblicato al n. 198.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 2847. Roma, 4 dicembre 1922, ore 22,30.

Prego informare codesto Governo che sarò a Londra nove corrente. Passerò da Parigi otto corrente arrivando ore 9,15 e ripartendo ore 12. Non desidero alcuna manifestazione al mio passaggio.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 2850. Roma, 4 dicembre 1922, ore 22,30.

Telegramma di V. E. n. 1209 (4). Pregola ringraziare Foreign Office a nome mio per cortese ospitalità offertaci. Arriverò costì otto corrente ore 19,50.

Sarò accompagnato dal mio Capo di Gabinetto Barone Russo, dal cav. Pansa, dai seguenti tecnici:

S. E. Salvago Raggi » Conti Rossini » Lodi Fè

da tre archivisti e da due uscieri (1).

(l) -I termini della questione si trovano riassunti nel documento pubblicato al n. 145 e nel relativo allegato. (2) -Pubblicato in allegato al n. 120. (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra. (4) -Trasmesso il 1° dicembre, nor. pubblicato, .con cui Della Torretta comunicava l'invito del Foreign Office che Mussolini fosse ospite del governo inglese durante il suo prossimosoggiorno a Londra. Il telegramma non risulta trascritto nè nei registri della serie normale nè in quelli della serie di gabinetto.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8204/1279. Parigi, 5 dicembre 1922, ore 20,20 (per. ore 7,30 del 6).

Barrère ha telegrafato a Poincaré che ieri Garroni accompagnato da Gran Visir si recò presso Curzon ·insistendo perchè prendesse in esame a Losanna questione partecipazione dell'Italia su piede uguaglianza ai mandati ed alle intraprese economiche degli alleati in Oriente. Garroni avrebbe anche detto a Curzon che qualora tale desidel'io dell'Italia non fosse preso in considerazione delegazione italiana avrebbe dovuto astenersi dal partecipare alla discussione del problema degli Stretti.

Curzon si sarebbe risentito piuttosto vivacemente dichiarando che la conferenza non poteva assolutamente occuparsi di alcuna questione al di fuori del suo programma e concludendo che qualora Delegazione Italiana non avesse partecipato alla discussione circa gli Stretti, al più tardi mercoledì mattina, la si sarebbe effettuata in assenza di essa. A tale riguardo Quai d'Orsay pure affermando di ignorare che sia intervenuta una intesa tra S. E. Mussolini e Poincaré circa partecipazione italiana ai mandati ed alle intraprese economiche suddette e pur dichiarando condividere il modo di vedere inglese circa incompetenza della Con· ferenza occuparsi della suddetta questione, mi fa sapere che in massima Governo francese è disposto a stipulare in altra sede un accordo sulla base del progetto (2) comunicatomi da Garroni e con opportune revisioni circa suoi dettagli. Quai d'Orsay osserva però che a tale accordo si contrappongono due obbiezioni:

l) I diritti acquisiti delle intraprese francesi già esistenti le quali naturalmente dovrebbero essere escluse dal progettato consorzio.

2) La libertà dei cittadini francesi di creare in avvenire nuove intraprese al di fuori del consorzio stesso. Quai d'Orsay osserva che esistono nel territorio ottomano molti beni e molte aziende appartenenti agli ex nemici, la disposizione e l'attribuzione dei quali alle varie Potenze alleate ed ai loro sudditi non potrebbero essere definite senza essere sottoposte previamente all'esame della Commissione delle Riparazioni. Non ho potuto ancora vedere oggi Poincaré occupa·

tissimo alla Camera dei Deputati. Per mezzo del suo Capo di Gabinetto e di Negretti gli ho fatto pervenire mie preoccupazioni per le conseguenze che l'atteggiamento degli alleati avrebbe potuto avere sul programma di politica generale dell'Italia (l).

(l) -Con telegramma gab. 3, trasmesso da Milano il 5 dicembre, Mussolini informava Della Torretta che si sarebbe trattenuto a Milano fino alle ore 14 del 7. (2) -Cfr. il n. 154 e la relativa nota 3.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1222. Londra. 6 dicembre 1922. ore 0,40.

Telegramma di V. E. 2842 (2). Sottosegretario di Stato reggente Foreign Office ha r.icevuto da Lord Curzon la risposta alla mia nota del 26 novembre. Data delicatezza ed importanza argomento Crowe mi ha commentato ver

balmente ed a titolo personale tutto il pensiero di Curzon mentre a titolo ufficiale si è limitato a rimettermi un memorandum redatto sulle ,informazioni di Curzon e contenente soprattutto il riassunto delle conversazioni avute ·COn V. E. a Losanna.

Crowe ha voluto seguire questa procedura per evitare una nota formale la quale avrebbe dovuto contestare nostre affermazioni e lasciare trasparire sfavorevoli impressioni Curzon.

Memorandum di cui invio copia (3) per corriere può intanto riassumersi così nei punti principali:

l) che V. E. fece riserve circa questione mandati Siria, Mesopotamia, Palestina ma che convenne essere siffatte questioni esclusivamente interalleate;

2) che pertanto V. E. convenne che qualora questione mandati sia sollevata alla conferenza Losanna tre potenze alleate debbano rifiutarsi discuterla con turchi. Che però Italia conserva intera libertà esprimere sue vedute o fare indipendenti proposte sia con Gran Bretagna che con Francia;

3) che conseguentemente V. E. accennò disposizioni Italia assumere responsabilità per esercizio mandati senza tuttavia proposta formale partecipazione (è singolare che memorandum aggiunga senza apparente connessione che V. E. « non fece neppure cenno a Palestina »);

4) che pertanto restò inteso che le proposte concrete sarebbero state da

V. E. sottoposte al Foreign Office a mio mezzo;

5) che ciò stante asserzioni contenute in mia nota che cioè Curzon abbia riconosciuto necessità soddisfare domande ita1iane per mandati e consacrare in scambio di note intese raggiunte circa tale questione principio sarebbero inesatte;

6) che circa Dodecanneso atteggiamento britannico •in seno conferenza ha già soddisfatto delegazione italiana. Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

(l) -Il telegramma fu trasmesso a Roma, Milano e Losanna. Il testo pubblicato è quello pervenuto a Roma. (2) -Pubblicato al n. 198. (3) -Pubblicato al n. 211.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1223. Londm, 6 dicembre 1922, ore 0,\40.

Dopo avermi riassunto punti principali di tale memorandum Crowe mi ha confidato che Curzon è rimasto assai malamente impressionato dall'apparente circostanza che noi volessimo oggi mercanteggiare nostra solidarietà con alleati sul fronte di Losanna. Ha tenuto poi a rilevare che Curzon intende tenere assolutamente divisi negoziati secondo loro speciale natura e che ritiene che questione relativa a pace con la TurchJa è affatto diversa da quella concernente regolamento interessi intercedenti fra alleati. Ciò stante sopravvenuto malinteso era di natura piuttosto grave e delicata e tale che egli doveva fare appello sua azione personale affinchè equivoco venisse chiarito ed ogni malinteso dissipato. Ho risposto a Crowe che le comunicazioni da me ricevute àa V. E. erano cosi chiare e precise da non poter spiegarmi come un equivoco possa essere sorto tra i due ministri. Ho ribadito nostro punto di vista e parlato della necessità della tutela dei nostri interessi in Oriente. Ho detto infine che avrei fatto il possibile per chiarire situazione ma che in ogni caso condizione essenziale per un qualsiasi mio tentativo in tal senso doveva essere intesa formale di un rapido favorevole esame da parte governo britannico delle proposte che V. E. avanzerebbe. Dopo discussione Crowe finì col dichiararmi che se noi avessimo formulato concrete e ben determinate domande esse sarebbero state studiate rapidamente con spirito amichevole.

Da quanto precede parmi poter concludere:

l) che malgrado divergenze di interpretazione la mia nota del 26 novembre rimane sempre un documento ufficiale che fissa in modo preciso punto di vista del R. Governo e nostre esigenze nella questione orientale;

2) che insistenza di Curzon e Crowe sulla assoluta necessità di tenere separati i due negoziati conferma appieno miei timori e mie osservazioni comunicate a V. E. con mio telegramma segreto n. 1196 (2);

3) che pertanto allo scopo evitare fermamente pericolo che pace orientale si concreti nelle sue linee principali prima che un formale impegno alleati non sia preso in riconoscimento di nostri interessi, occorrerebbe uscire rapidamente

dall'equivoco con l'avanzare precise richieste atte ad effettuare asserita nostra compartecipazione;

4) che nel frattempo occorrerebbe che nostro atteggiamento a Losanna appaia come ossequente alla formula del fronte unico alleato ma nel fatto si inspiri strettamente all'andamento ed ai risultati eventuali di negoziati paralleli italo-inglesi.

(1) -Questo telegramma, come il seguente, fu trasmesso a Milano e a Losanna. Il testo pubblicato è quello pervenuto a Losanna. (2) -Trasmesso alle ore 23 del 27 novembre e pervenuto alle ore 10,50 del 28, non pubblicato, nel quale, riferendosi al colloquio con Crowe di cui al n. 166, diceva che • esperienza dimostra che il Governo britannico ricorre sovente alla dilazione nell'adempimento sue promesse una volta assicuratasi immediata collaborazione altrui •.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8225/63/26. Losanna, 6 dicembre 1922, ore 12,15 (per. ore 20).

Conforme autorizzazione datamene con telegramma di V. E. n. 6 (l) ho aderito a che Lord Curzon continuasse a parlare in nome di tutti e tre gli alleati nelle sue dichiarazioni fatte stamane in seduta commissione su questione stretti. Già precedentemente iersera non mancai di fargli sapere (a mezzo Tyrrel e di Rumbold perchè di ciò rimanesse traccia) che nostra adesione doveva interpretarsi come conseguenza della nostra fiducia nelle sue affermate disposizioni a prendere in serio benevolo esame nostra domanda relativa ai mandati ed agli accordi economici (2).

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8222/980. Vienna, 6 dicembre 1922, ore 16 (per. ore 19,35).

Ho comunicato a questo Ministro degli Affari Esteri telegramma V. E.

n. 2832 (3). Egli ringrazia buone disposizioni R. Governo. Camera ha approvato legge garanzia, dentro mese anche Parlamento cecoslovacco farà lo stesso. Lungi da me l'intenzione influenzare decisioni di V. E. e del Ministro del Tesoro circa facoltà del R. Governo dare garanzia prestito Lega Nazioni mediante decreto legge. Domando solo se non si potrebbe trovar modo non essere ultimi nel concederla. Dato impegno Ginevra dato che se noi la neghiamo Cecoslovacchia Francia e Inghilterra si sono già dichiarate disposte addossarsi nostra quota garanzia sembra impossibile rifiutarla. D'altra parte con arrivare ultimi si afferma in questa opinione pubblica impressione che l'Italia è trascinata dalle Potenze e che verso questo Paese dopo Ginevra stia facendo politica a rime obbligate.

(l) -Trasmesso .da Milano il 5 dicembre alle ore 14,10. Esso venne trasmesso anche a Roma, dove fu copiato nella serie dei telegrammi normali sotto il numero 8194. (2) -Il telegramma fu trasmesso a Roma, Parigi e Londra. Come sempre quando non si avverte il contrario, il testo pubblicato è quello pervenuto a Roma. (3) -Trasmesso il 3 dicembre alle ore 1,30, non pubblicato, col quale Mussolini dava notizia di una conversazione da lui avuta col ministro di Austria a Roma in merito al progettato prestito italiano al governo austriaco.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 13. Milano, 6 dicembre 1922, ore 21,10 (per. mattina del 7).

A parziale modifica del mio telegramma 3 {l) partirò da Milano domani mattina 7 corrente ore 9 e 50. Sarò Losanna stesso giorno dalle ore 18 alle 5 del mattino, giungerò a Londra ore 23,40 giorno 8 corrente (2).

Prego fissare pure camera per Capitano Fasciolo funzionario ufficio stampa Presidenza Consiglio.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8233/518. Atene, 6 dicembre 1922, ore 22 (per. ore 6,20 del 7).

Giornali commentano largamente incontro di V. E. (3) con Nincich formulando apprensione circa eventualità nuova intesa italo jugoslava possa basarsi su appoggi Italia sbocco serbo Salonicco in compenso miglior assetto Adriatico per l'Italia.

Tale linguaggio stampa con abituale intonazione antitaliana e certamente di ispirazione governativa può avere scopo provocare dichiarazione da parte di Roma e Belgrado ma non dissimula perplessità greca circa amichevoli promesse jugoslave specialmente in presenza dimissioni Pasic e nonostante recente viaggio Politis Belgrado e conseguente accordo commerciale per Salonicco firmato recentemente (4).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. s. 1226. Londra, 6 dicembre 1922.

Mi riferisco mio telegramma segreto n. 1214 (5).

Crowe mi ha detto risultare al Foreign Office che Francia sta lavorando

attivamente perchè in Grecia si arrivi allo stabilimento di un regime repub

blicano allo scopo di farlo cadere sotto l'influenza francese. La pubblicazione

dei documenti segreti intrapresa dal Matin tende a demolire Lloyd George Veni.zelos e prestigio britannico e va messa in relazione con tale lavorio francese. Crowe mi ha detto anche risultargli che Venizelos è contrario ad ogni cambiamento di regime.

Questa nuova situazione che si va creando in Grecia e l'acuirsi della lotta

di influenze colà fra Inghilterra e Francia ha qui prodotto una specie di arresto

nelle correnti anti elleniche ed avverse all'attuale governo greco. Mi è stato

dato anche rilevare che al Foreign Office si parla meno degli «assassini greci :.

e si comincia a tenere un atteggiamento come di riserva e attesa.

Conoscendo che nei riguardi della politica greca questo ammiragliato spiega notevole influenza ho cercato di indagare quale fosse in quegli ambienti attuale tendenza. Mi risulta che passato il primo momento di indignazione verso la Grecia anche all'Ammiragliato comincia a farsi strada idea che per la solita ragione di predominio navale nel Mediterraneo orientale occorre tenere sempre Grecia sotto propria influenza e perciò non dare troppo peso agli odierni avvenimenti continuando la solita politica. Missione navale britannica in Grecia infatti che pareva dovesse essere richiamata resterà invece ad Atene.

Di questo atteggiamento dell'Ammiragliato occorre tener conto nella que

stione del Dodecanneso rispetto alla quale esso ha sempre cercato di influire in

modo decisivo sul Foreign Office.

Tendenza ad un cambiamento di disposizioni verso Grecia da me notata presso gli organi ufficiali non trova però finora riscontro nella maggioranza opinione pubblica e stampa. Continuerò a vigilare e a riferire a V. E. (1).

(l) -Cfr. la nota l a p. 134. (2) -I verbali della conferenza di Londra, svoltasi dal 9 all'll dicembre, sono pubblicati nel Libro Verde n. 112, presentato alla Camera il 26 febbraio 1923. (3) -Si intenda: di Contarini. (4) -Il telegramma fu ritrasmesso a Mussolini a Losanna col n. 2880, partito il 7 dicembre alle ore 15. (5) -Pubblicato al n. 191.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. s. 3047/1376. Londra, 6 dicembre 1922.

Facendo seguito al mio rapporto segreto n. 2958/1324 del 30 novembre

u. s. (2) ed in relazione al mio telegramma di iersera n. 1222 (3) indirizzatoLe a Milano, onoromi trasmettere all'E. V. copia del memorandum britannico relativo alla questione segnata in oggetto (4).

ALLEGATO.

MEMORANDUM DI CROWE A DELLA TORRETTA

Dal seguente riassunto delle conversazioni avvenute tra Lord Curzon e il Presidente del Consiglio Italiano, risulta chiaramente che le impressioni dell'On. Mussolini sullo scopo e il risultato di quelle conversazioni, esposte dall'Ambasciata Italiana nella sua nota del 26 novembre, sono basate, in certi particolari essenziali, su di un completo malinteso delle vedute e delle intenzioni del Governo di S. M. esposte dal Segretario di Stato. La questione dei mandati fu discussa in tre circostanze. La prima, nell'incontro dei tre Ministri a Territet il 19 novembre quando, secondo il processo verbale registrato, l'On. Mussolini • fece delle riserve riguardo alla questione dei mandati in Siria, Irak e Palestina tra la Francia, l'Italia e l'Inghilterra • ma • ammise che era una questione che riguardava gli Alleati e non la Turchia •. La seconda occasione fu nelle discussioni avvenute a Lol'anna la mattina del 20 novembre: dopo una serie di discorsi del Marchese Garroni si giunse all'accordo che la questione dovrebbe essere • lasciata aperta fra le tre Potenze, ma non deve essere sollevata nè dalla Turchia, nè con essa •, alla quale proposta l'On. Mussolini diede il suo consenso. Ciò significa chiaramente che mentre l'On. Mussolini, esplicitamente, era d'accordo che se la questione dei mandati venisse sollevata alla Conferenza, essa incontrerebbe il rifiuto delle tre Potenze alleate di discuterla con la Turchia perchè al di fuori del compito della Confe

renza stessa, l'Italia si conserverà intera libertà di esporre le sue proprie vedute e di fare qualsiasi proposta indipendente tanto alla Gran Bretagna che alla Francia, a seconda del suo desiderio. La terza occasione fu quando, probabilmente in seguito a questo impegno, l'On. Mussolini spiegò le sue vedute sulla questione dei mandati in una lunga conversazione con Lord Curzon il 21 novembre. L'On. Mussolini parlò lungamente, sebbene vagamente della partecipazione italiana ai mandati; non spiegò a quali speciali mandati egli si riferiva, non fece neppure il nome, per esempio, della Palestina. Accennò che l'Italia potrebbe essere disposta ad assumere la sua parte delle responsabilità militari e finanziarie derivanti dai mandati, ma non spiegò esattamente di quale forma di partecipazione egli intendeva parlare.

Lord Curzon, rispondendo, dopo di aver delineata la storia dei mandati e spiegati gli obblighi derivanti verso la Lega delle Nazioni, espresse l'opinione che tale soggetto non poteva essere trattato vantaggiosamente a Losanna tra lui e l'On. Mussolini, ma suggerì che questi dopo più ampio studio della questione, presentasse per iscritto al Foreign Offi.ce, col tramite dell'Ambasciatore Italiano a Londra, qualsiasi proposta egli desiderasse avanzare. L'On. Mussolini accettò questa proposta.

Non vi è perciò nessun fondamento alla dichiarazione contenuta nella nota dell'Ambasciata Italiana che cioè Lord Curzon fu convinto dall'On. Mussolini della necessità di soddisfare le richieste italiane riguardo ai mandati, pur riservandosi il diritto di stabilire una forma pratica di partecipazione italiana, e che ha inoltre acconsentito a che l'accordo su di una questione di principio fosse concretato da uno scambio di note fra i due Governi. Non solo Lord Curzon non si riservò il diritto di stabilire una forma pratica di partecipazione italiana ai mandati, ma dichiarò apertamente che non aveva proposte da fare perchè non aveva nessuna idea quale forma di partecipazione il Governo italiano desiderasse o provasse di essere fattibile. Egli aggiunse che toccava perciò al Governo italiano di presentargli le sue proposte. Ancor meno egli suggerì di concretare con uno scambio di note un accordo su di una questione di principio che, in se stesso, non era stato nè ammesso nè definito; quello che fece, fu di suggerire uno scambio di vedute col tramite del corpo diplomatico riconosciuto.

Riguardo alla questione del Dodecanneso, basta soltanto dire che quando la questione fu presentata alla discussione della Conferenza di Losanna, Lord Curzon riuscì ad impedire che essa fosse sollevata coi turchi, e per ciò ottenne una calda espressione di gratitudine dal Delegato Italiano Marchese Garroni.

(l) -Il telegramma fu trasmesso a Milano e a Losanna. Il testo pubblicato è quello in partenza da Londra. (2) -Non pubblicato, in quanto contenente il testo della nota presentata da Della Torretta a Crowe il 26 novembre la cui minuta è stata da noi pubblicata in allegato al n. 145. (3) -Pubblicato al n. 204. (4) -Conversazioni Mussolini-Curzon a Losanna.
212

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8246/1105. Mosca, 7 dicembre 1922, ore 7,15 (per. ore 5,20 dell'B).

Commissariato Affari Esteri mi comunica oralmente che tutti i provvedimenti Governo russo per interruzione commerciale con l'Italia sono stati ritirati. Pertanto porti sono riaperti a bandiera italiana. Altre attività italiane riprendono libertà d'azione. Attendo conferma dalle provincie. Prego comunicare Losanna.

213

IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. p. c. 2717/725. Bucarest, 7 dicembre 1922.

In seguito alla pubblicazione fatta dall'Agenzia « Rador » di notizie, che hanno qui prodotto cattiva impressione, ho creduto opportuno mandare alla Delegazione Italiana Losanna seguente telegramma:

« Telegramma da Losanna dell'Agenzia telegrafica romena Rador riferisce Delegazione Italiana avrebbe sostenuto contro alleati e contro Romania punto di vista turco-russo questione stretti.

Sarebbe opportuno V. E., se non vi vede inconvenienti, si lamentasse con Duca attitudine Rador.

Per parte mia a più riprese ho già fatto rimostranze essendo Agenzia sussidiata Governo romeno. Essa è sempre piuttosto ostile Italia e connessa con Agenzie Parigine a noi poco favorevoli».

Ripeto questo telegramma a V. E. per corriere per economia spese telegrafiche.

214

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VASSALLO

T. 8255/986. Vienna, 8 dicembre 1922, ore 13 (per. ore 17,30).

Telegramma V. E. n. 2843 (1).

Ho avuto iersera con Cancelliere lunga conversazione circa Porticina. Egli assicura che al Ministero Esteri non vi è traccia della petizione dell'ex cancelliere Schobert essendo essa stata data a voce e che Schobert non avrebbe potuto impegnarsi cedere parte del territorio dello Stato senza almeno la riserva dell'approvazione Parlamento Vienna e del Landstag Carinzia. È appunto in considerazione della collaborazione necessaria di queste due assemblee che Cancelliere ritiene assolutamente da escludere cessione di quel territorio dietro compenso denaro. Quello che egli può prendere in considerazione nell'intento di far cosa grata al R. Governo è una permuta fra l'Italia e Carinzia di urt territorio equivalente. A tal fine egli inizia subito pratiche coll'autorità Carinzia per conoscere quale potrebbe essere striscia di territorio italiano sulla frontiera che sarebbe da esso considerato come compenso sufficiente per territorio Carinzia desiderato dall'Italia. Cancelliere si è riservato darmi risposta. Intanto poichè Governo e Parlamento Carinzia in mano socialisti e tedeschi nazionalisti sono di alquanto difficile tolleranza, Cancelliere prega provvedere a che stampa italiana non parli dell'eventualità cambio materiale stabilito. Cancelliere mi ha detto che spera per questa via riuscire intento. In ogni caso resterebbe sempre aperta offerta da parte Governo Federale all'Italia dell'affitto del territorio necessario stazione ed annessi che Governo Federale sarebbe pronto liberare da ogni privato interesse espropriando ogni proprietà privata prima di affittarlo all'Italia.

(l) Trasmesso il 4 dicembre alle ore 15, non pubblicato, col quale Vassallo impartiva all'Orsini Baroni istruzione di far pressioni sul governo austriaco per convincerlo della cessione all'Italia del territorio di Porticina, contro un compenso in denaro.

215

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8257/68/30. Losanna, 8 dicembre 1922, ore 16,35 (per. ore 20,15).

Nella seduta di stamane della prima Commissione si è verificato colpo di scena già preveduto, quando Ismet Pascià nel rispondere al noto progetto alleati per regime Stretti, dopo avere in forma generica riaffermato principio fatto nazionale relativo sovranità turca sugli stretti e necessità garantire sicurezza Costantinopoli, si è poi addentrato nell'esame delle singole proposte lasciando chiaramente vedere disposizioni concilianti e distaccandosi sostanzialmente da tesi russa coll'ammettere che rive stretti non debbano essere fortificate e che (salvo limitazioni al tonnellaggio sulle quali evidentemente possibile giungere ad un accordo) navi da guerra estere possano penetrare nel Mar Nero. Turchia accetta inoltre piena libertà traffico commerciale in pace ed anche in guerra sotto limitazione di uso in caso fosse essa stessa belligerante, e propone istituzione commissione internazionale tipo danubiana per controllare tale libertà traffico. Alle dichiarazioni turche hanno fatto seguito quelle della Romania Jugoslavia Grecia e della stessa Bulgaria le quali in blocco compatto hanno accettato integralmente termini progetti alleati. Cicerin visibilmente sconcertato da quanto, secondo impressione generale, costituisce prodromo della defezione turca alle imposizioni russe e del ritorno a quella politica di accordi con la Gran Bretagna la cui probabilità avevo già avuto a più riprese occasione di segnalare a cotesto Ministero prima della mia recente partenza da Costantinopoli, ha voluto ancora strenuamente sostenere propria tesi, già esposta; tentando riguadagnare terreno perduto cattivandosi la Romania col dichiarare formalmente la Russia pronta a prendere iniziativa di studi con altri stati rivieraschi del Mar Nero per accordi di demilitarizzazione marittima o di natura analoga, tali da garantirne reciproca sicurezza da ogni attacco per mare. Discussione sarà ripresa oggi nel pomeriggio dopo esame degli esperti circa richiesta turca, ma rilevasi intanto che Curzon non nasconde sua viva soddisfazione per innegabile successo riportato di fronte tenace tentativo del suo oppositore di avvincere Turchia completamente alla Russia (1).

216

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VASSALLO

T. GAB. 8293/27. Londra, 9 dicembre 1922, ore 16 (per. ore 19,25 del 10).

Ho telegrafato al R. Ministro a Budapest quanto segue: « Commissione delle riparazioni procede valutazione beni di Stato trasferiti col Trattato Trianon e devonsi interpretare art. 208 e 191 dello stesseo trattato. È sorta questione se

fra i suddetti beni debbansi comprendere le scuole e gli ospedali che non erano proprietà della Amministrazione Comune della Monarchia ma appartenevano separatamente all'Austria e all'Ungheria. Nostro interesse conforme a quello del Governo Ungherese è che siano escluse dalla valutazione soltanto le scuole e gli ospedali dell'Amministrazione Comune.

c: Prego ottenere da codesto Governo che siano telegrafate d'urgenza a Rappresentante Ungherese Parigi istruzioni di appoggiare la tesi italiana nell'apposito comitato della Commissione delle Riparazioni che procede alla valutazione dei beni di Stato nei territori trasferiti».

(l) Il telegramma fu trasmesso a Londra, Parigi. Costantinopoli e Roma. Il testo pubblicato è quello pervenuto a Roma.

217

MEMORANDUM DI MUSSOLINI SULLE RIPARAZIONI E SUI DEBITI INTERALLEATI (l) (Ed. in L. V., 112, pp. 27-30)

Londra, 9 dicembre 1922.

Prima di venire a Londra mi ero permesso di chiedere di conoscere il piano di discussione dei problemi, che dovevano formare la materia della presente riunione. Desideravo di sapere se si sarebbe trattato di affrontare un as~tto particolare e contingente del problema delle riparazioni, come potrebbe essere quello di un rinnovo più o meno lungo della moratoria alla Germania, che scade fra poco, o se si sarebbe affrontato in pieno il problema delle riparazioni, per dargli una soluzione integrale e definitiva. Dal momento che ci siamo riuniti a Londra credo che dobbiamo prendere l'impegno solenne e reciproco di rion separarci prima di avere assolto il nostro compito, che è quello di decidere nelle linee di massima il problema delle riparazioni, lasciando ai delegati che si riuniranno a Bruxelles o altrove, il compito di fissarlo nei suoi termini concreti.

Tutti i popoli d'Europa attendono con ansietà quasi angosciosa i risultati di questa riunione e questa ansietà aumenta ogni giorno a causa della crisi economica che diviene sempre più grave.

Dopo 4 anni dall'armistizio, la situazione generale dell'Europa non è migliorata. Essa ci presenta due aspetti: quello economico, che è sempre grave, e quello politico, che segna un progresso vers<> la normalità della coscienza sociale. Negli anni 1919-20 parve per un momento, coi tentativi comunisti di Budapest e di Monaco di Baviera, coll'occupazione delle fabbriche in Italia, coll'offensiva bolscevica contro la Polonia e con numerose rivolte locali in Germania, che l'ondata bolscevica avrebbe seriamente minacciato quel complesso di istituti giuridico-politico-economici, che formano la base della civiltà occidentale. Oggi, il pericolo rappresentato da questa specie di epidemia spirituale è potentemente attenuato. Ad evitare però una ricaduta, è necessario togliere la vita economica europea dallo stato di incertezza in cui si trova da 4 anni, incertezza che fa sentire i suoi effetti dannosi tanto nelle classi industriali, come in quelle operaie.

Gli sforzi fatti da tutte le Potenze per tenere in piedi l'Austria, dimostrano che sarebbe enormemente pericoloso per tutti non esclusi gli Stati più ricchi, al di qua e al di là dell'Atlantico, di allargare lo stato di quasi caos in cui versa gran parte dell'Europa Centrale. Questo stato di caos non è che il risultato della politica del dopoguerra che è dominata dal problema delle riparazioni. L'Italia che si trova in condizioni particolarmente difficili, che ha sostenuto nella guerra comune carichi assai gravi e sacrifici ingenti di uomini e di ricchezze, è particolarmente interessata al problema delle riparazioni. La Delegazione italiana afferma in tesi quasi pregiudiziale che per risollevare la Germania non sarebbe giusto e sarebbe infinitamente iniquo di rovinare l'Italia, la Francia, il Belgio e gli alleati minori; e che perciò non si può prescindere parlando di riparazioni dal problema dei debiti interalleati.

Il pensiero del Governo italiano che ho l'onore di rappresentare può riassumersi in questi termini: l) rigetto di ogni soluzione che sia soltanto parziale o dilatoria del problema;

2) impossibilità assoluta per l'Italia di rinunziare a qualsiasi delle sue riparazioni, salvo che un'equa sistemazione da parte dell'Inghilterra dei suoi crediti verso gli alleati, permetta a costoro di rinunciare in favore della Germania alla corrispettiva quota parte delle riparazioni.

La speranza di una siffatta sistemazione è legittimata dalla nobile e alta funzione di equilibrio e di moderazione esercitata dall'Inghilterra sulla vita del continente europeo, dallo stato d'animo di molte parti dell'opinione pubblica inglese e anche dalla nota Balfour che il Governo e il popolo italiano hanno considerato e salutato come l'avviamento all'invocata soluzione radicale del problema.

Il Governo italiano chiede lealmente e francamente questa sistemazione da parte inglese, basandosi su quest'ordine di considerazioni:

a) il Governo italiano pensa che i debiti interalleati, come è stato già osservato, siano di natura del tutto particolare, e non possano essere considerati alla stregua dei debiti comuni;

b) il Governo britannico e gli uomini più eminenti della finanza e del commercio inglesi si rendono perfettamente conto che l'Inghilterra non può umanamente esigere il pagamento di questi debiti senza precipitare gli alleati nel baratro della crisi politica e del fallimento economico, la qual cosa avrebbe immediate e gravi ripercussioni su tutta l'Europa, compresa l'Inghilterra.

Il Governo italiano ritiene che con il suo gesto l'Inghilterra risolleverebbe subito la situazione economica degli alleati e della Germania * ed eviterebbe, forse, sul terreno politico-militare quell'alleanza russo-tedesca che si profila all'orizzonte e che può rappresentare un enorme non lontano pericolo per la pace europea *.

3) Regolamento dei residui pagamenti tedeschi accordando una moratoria e facilitando i prestiti alla Germania con modalità e garanzie da stabilirsi in altra sede (1).

Premesse queste considerazioni di indole generale la Delegazione italiana ha l'onore di presentare le seguenti proposte: l) Le Potenze alleate convengono che i buoni C debbono essere pagati mediante: a) il valore dei beni di Stato ceduti dall'Austria e dall'Ungheria (art. 208 Trattato di Saint-Germain e 191 del Trianon);

b) l'ammontare delle riparazioni, che l'Austria e l'Ungheria dovranno pagare secondo quanto verrà fissato, in più del valore dei beni ceduti (art. 179 del Trattato di Saint-Germain e art. 163 del Trattato del Trianon);

c) l'ammontare delle riparazioni dovute dalla Bulgaria;

d) la compensazione dei vari crediti riconosciuti dalla Commissione delle riparazioni in favore della Germania da imputarsi al conto del debito capitale, quali:

il valore dei beni di stato ceduti;

la differenza fra il valore accreditato alla Germania per le navi mercantili consegnate in esecuzione dell'annesso III e il valore di cui le Potenze creditrici sono addebitate (art. 12 dell'Accordo finanziario interalleato di Parigi dell'H marzo 1922);

una parte del valore delle miniere della Sarre (art. 9 dello stesso accordo); il valore dei cavi sottomarini, ecc.;

e) la compensazione dei debiti che la Francia, l'Italia e gli altri Stati aventi diritto a riparazioni hanno contratto con l'Inghilterra durante e per la guerra. L'eventuale soprappiù sarà abbonato nel caso di un'equa sistemazione dei

debiti interalleati verso l'America (l). 2) Il debito tedesco delle riparazioni sarà così ridotto ai buoni della serie A e B vale a dire a 50 miliardi di marchi oro. 3) Una moratoria di due anni sarà accordata alla Germania per il pagamento dei 50 miliardi (buoni A e B).

4) Il Governo tedesco si impegna di ottenere prima del 15 gennaio 1923 che le banche e le industrie tedesche garantiscano il collocamento di un prestito per un minimo di 3 miliardi di marchi oro.

(ll Questo impiego dell'eventuale soprappiù dei Buoni C a scopo di sistemare i debiti verso l'America, non era preveduto nell'edizione originale del progetto italiano, e vi fu introdotto successivamente, nel corso della stessa Conferenza di Londra.

L'edizione originale diceva:

Omissis

l) Le Potenze alleate rinunciano a favore della Germania a tutti quei Buoni C che non siano stati pagati mediante: a) il valore dei beni di Stato ceduti dall'Austria e dall'Ungheria (art. 201} Trattato di Saint-Germain e 191 del Trianon);

b) l'ammontare delle riparazioni che l'Austria e l'Ungheria dovranno pagare secondo quando verrà fissato, in più del valore dei beni ceduti (art. 179 del Trattato di Saint-Germain e art. 173 del Trattato del Trianon);

c) l'ammontare delle riparazioni dovute dalla Bulgaria;

d) la compensazione coi vari crediti riconosciuti dalla Commissione delle Riparazioniin favore della Germania, e da imputarsi al conto del debito capitale, quali:il valore dei beni di Stato ceduti; la differenza fra il valore accreditato alla Germania per le navi mercantili consegnate

in esecuzione dell'annesso III e il valore di cui le potenze creditrici sono addebitate (art. 12 dell'Accordo finanziario interalleato di Parigi dell'Il marzo 1922);e) la compensazione dei debiti che la Francia, l'Italia e gli altri Stati aventi diritto a riparazioni hanno contratto coll'Inghilterra durante e per la guerra;2) il debito tedesco delle riparazioni sarà cosi ridotto ai buoni della serie a) e b) vale a dire a cinquanta miliardi di marchi oro.

Omissis

(Nota del documento).

10 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

Sul prodotto di questo prestito si preleverà una somma di 500 milioni di marchi oro, che verrà attribuita al Governo tedesco e destinata alla stabilizzazione del marco in conformità delle proposte fatte dai periti riuniti nel mese di novembre scorso dal cancelliere Wirth. Quanto resterà dal prodotto del prestito sarà destinato alle riparazioni (1).

5) Tale prestito sarà garantito da una parte di quei redditi che attual

mente costituiscono la garanzia delle riparazioni.

La Commissione delle Riparazioni acconsentirà che i sottoscrittori siano

garantiti con priorità su tali redditi (art. 248 del Trattato di Versailles).

6) Le potenze che hanno diritto alle riparazioni potranno domandare alla Germania di continuare le consegne in natura (carbone, materie coloranti, ecc.) in conformità degli allegati alla parte VIII del Trattato di Versailles e delle condizioni e dei prezzi indicati in tali allegati.

Dette consegne in natura saranno pagate alla Germania sulla quota partE del prestito dovuto annualmente a ciascuna delle potenze ricevitrici.

7) Durante il periodo· della moratoria la Commissione delle Riparazioni e il Comitato delle Garanzie nell'esercizio dei loro poteri che saranno anche rinforzati, se del caso, sorveglieranno che il Governo tedesco prenda tutte le misure necessarie per la stabilizzazione del marco, per l'esecuzione delle riforme finanziarie richieste dal Comitato di garanzia per ristabilire l'equilibrio del bilancio, sopprimendo le spese non indispensabili (sopratutto quelle relative ai lavori pubblici), assicurando il più gran rendimento possibile delle imposte, e arrestando l'inflazione monetaria.

8) La Germania quando sarà terminato il periodo in parola e il suo credito ristabilito, riprenderà il pagamento delle riparazioni per mezzo di prestiti che s'impegna fin d'ora di contrarre.

(l) Presentato da Mussolini alla conferenza interalleata di Londra nella prima seduta del 9 dicembre 1922.

(l) Fin qui il testo della minuta, redatta in francese, è di pugno di Mussolini.

218

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VASSALLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A LONDRA

T. 2897. Roma, 9 dicembre 1922, ore 21,30 (per. ore 12 del 10).

Sotto auspici Banca Italia si è costituito Sindacato banche italiane allo scopo sottoscrivere due milioni corone oro Buoni Tesoro per opzione un milione azioni istituenda Banca emissione austriaca. Funzionario Banca Italia partito Vienna per concretare operazione con la quale secondo affidamenti avuti da Governo austriaco dovrebbe essere assicurata all'Italia perfetta parità trattamento altri Stati garanti nel Consiglio Amministrazione della Banca. Per la presidenza di

Omissis

4) Nel più breve termine possibile la Germania contrarrà un prestito di tre o quattromiliardi di marchi oro di cui una parte sarà utilizzata per la stabilizzazione del marco e peril suo miglioramento in conformità delle proposte fatte dai periti riuniti a Berlino dal cancelliere Wirth.

L'altra parte sarà ripartita durante il periodo della moratoria tra gli alleati aventi diritto a riparazioni. Questa somma sarà dedotta dal debito tedesco capitale tenendo conto del fatto che gli alleati ricevono un pagamento in anticipo (valore attuale).

Omissis

(Nota del documento).

detta Banca di fronte attività spiegata da Francesi ed Inglesi e per mantenere parità fu dichiarato al Governo austriaco che Italia opponevasi nomina qualunque straniero che non fosse italiano. Governo austriaco ne ha preso atto ed ha in ricambio «fatto appello all'aiuto del Governo italiano e del presidente Commissione di Controllo per piazzamento dei due prestiti austriaci all'estero».

Onorevole Beneduce presidente Commissione di Controllo pur prestando volenterosamente sua collaborazione ha dichiarato non poter assumere iniziativa corrispondente suo ufficio presidente per la delicatezza stessa dell'attuale sua posizione, mentre per agire efficacemente sopra nostro Ministero del Tesoro credo convenga che ragioni politiche siano prospettate con l'autorità di V. E.

Poichè nomina del gestore sembra imminente ed a Vienna si preannunzia incontro segretario generale Lega Nazioni con Zimmermann allo scopo di affermare sua autorità e trattare questione presidenza Banca d'emissione, sembra opportuno che questione di Beneduce venga definita in modo che presidente Commissione Controllo possa senz'altro esplicare tutta la sua azione allo scopo di riprendere una parte di quella posizione affermata a Verona e compromessa a Ginevra.

Per la presidenza della Banca nostro ufficio rileva opportunità fare ogni sforzo per attribuirla all'Italia, facendo valere quella preminenza di interessi che stessa Lega Nazioni non ha potuto negare e dando senza prendere alcun impegno formale un generico affidamento di appoggio per collocamento prestito e:stero. Nomina presidente Banca avrà luogo venticinque corrente ma ogni giorno più si intensificano pressioni da parte francese e inglese. Nell'interesse nostro ed austriaco che presidenza sia attribuita ad un italiano, Biancheri ha intrattenuto questo Ministro d'Austria a titolo esclusivamente personale. Per fare passo formale in tal senso attendo sue istruzioni con suo consentimento poter dare generico affidamento di appoggi per collocamento prestito.

(l) Il progetto italiano diceva originariamente:

219

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A LONDRA

T. RR. 71/32. Losanna, 9 dicembre 1922.

Lunghe conversazioni avute mi hanno accertato essersi qui determinata una situazione più grave di quella che io avevo giudicato per cui nostra Delegazione si trova di fronte ad una assoluta e concorde resistenza delle Delegazioni inglese e francese ad ogni sua azione. Cerco di fare quanto è in me per tentare di migliorare tale situazione ma così stando le cose V. E. dovrebbe approfittare sua presenza Londra per intrattenere Bonar Law anche sugli accordi che si riferiscono alla sistemazione ·questioni orientali essendomi stato confermato in modo assoluto che a Lord Curzon non dispiace che queste questioni siano oggetto di conversazioni fra V. E. e il primo Ministro britannico e che Ella troverebbe in genere costì le migliori accoglienze. A proposito delle questioni economiche mi è stato anche detto che V. E. potrebbe utilmente chiedere a Bonar Law di essere messo in relazione col Ministro del Commercio per sollecitare suo intervento presso intraprese britanniche allo scopo di accordarsi con gruppi italiani. Quanto ai francesi alla cui azione attribuisco molta parte della situazione contraria qui determinatasi credo che siano ispirati al concetto di attendere atteggiamento Italia nella questione riparazioni per assumere definitivo contei:nO a nostro riguardo. Giudicherà quindi V. E., a seconda delle circostanze che costì si determineranno, se sia miglior consiglio parlare delle questioni concernenti l'Oriente prima, nel corso, o dopo le trattative per le riparazioni. Ritengo tuttavia che sia più conveniente ai fini generali della politica che V. E. intende attuare, di parlarne sempre dopo di essersi inteso con Bonar Law.

Ho avuto con Tyrrel lunga discussione circa nota presentata dal Marchese Della Torretta ed ho chiarito che solo punto in cui poteva forse esservi una non esatta riproduzione di quanto qui era stato convenuto riguardava questione mandati e consisteva nelle parole «diretta e di parità » dopo la parola «partecipazione». Gli ho dimostrato la poca importanza che aveva tale punto della nota esponendogli chiaramente il vero punto di vista di V. E. sulla questione dei mandati in termini pressappoco identici a quelli contenuti nel memorandum (l) che doveva essere e non fu presentato a Lord Curzon. Ho concluso che dato il pensiero di V. E. non mi sembrava difficile se vi fosse stata un po' di buona volontà giungere all'accordo. Intanto mi è stato assicurato in modo assoluto che dei mandati non sarà fatta menzione nel trattato che si debba ·concludere a Losanna e sarebbe quindi escluso in qualunque caso che noi dovessimo qui assumere impegni o responsabilità in proposito. Tyrrel mi ha anche assicurato che è assoluto proponimento di Lvrd Curzon di non ammettere discussione sui mandati se la volessero sollevare.

Debbo richiamare ad ogni buon fine l'attenzione di V. E. che nella nota al Foreign Office la quale aveva effettivamente il solo scopo impiantare conversazione costì su questione mandati è fatto nel penultimo periodo anche cenno della nostra richiesta circa questioni economiche. Qualora perciò conversazioni si dovessero svolgere a Londra anche su tale tema bisognerebbe premettere che nostra richiesta di massima in proposito non incontrò a Losanna alcuna obiezione nè da parte Delegazione inglese nè da parte di quella francese.

Sono costretto rimanere qui anche giornata di domani per avere su queste questioni ultimi colloqui ed anche per procurarmi l'opportunità di discorrere coi Delegati russi che, come V. E. avrà rilevato dai resoconti della nostra Delegazione, sono stati impegnati tutto il giorno in serie discussioni.

220

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A LONDRA

T. RR. 77/35. Losanna, 9 dicembre 1922.

Ho avuto stasera un colloquio con Curzon che era assolutamente fuori di sè avendo ricevuto notizia degli attacchi personali mossigli dalla Camera dei Lord per la politica greca. Suo stato di nervi era tale che riusciva più difficile

del solito trovare la maniera di penetrare nelle sue stereotipate distinzioni tra questioni che riguardano alleati e l'atteggiamento da tenere qui verso i turchi.

Però ha finito per affermare che egli preferisce questioni da risolvere relativamente alla Conferenza di Losanna, cioè quella dei mandati e delle condizioni economiche, siano praticamente trattate attraverso Foreign Office per mezzo di Crowe. Credo che in fondo ciò non sia un male perchè non essendo Bonar Law al corrente di tali questioni di carattere particolare sarebbe probabile il determinarsi di qualche nuovo equivoco o malinteso. Tutto ciò premesso ritengo indispensabile che Marchese Torretta profittando presenza V. E. a Londra possa mettere Crowe perfettamente al corrente di tutta la situazione. Telegraferò più tardi altre notizie.

(l) Cfr. l'allegato al n. 145.

221

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A LONDRA

T. R. 78/36. Losanna, 10 dicembre 1922.

Barrère come risultato della nostra conversazione mi ha promesso di telegrafare a Poincaré per disporlo favorevolmente all'intesa con V. E. e sono sicuro si mostrerà qui meno intransigente, ma parto con la convinzione che inglesi e francesi hanno il programma di cercare di tenerci a bada fino alla conclusione della Conferenza. Comunque non è possibile pensare a nessuna decisione senza attendere il risultato delle conversazioni che si svolgono costì. Se Governo francese non rimanesse soddisfatto risultato colloqui circa riparazioni, ritengo che difficilmente Barrère potrebbe contiimare a fare questa politica di stretta unione con Inghilterra che rappresenta anche nelle sue linee estreme una sua politica personale. In tal caso la posizione della Delegazione italiana verrebbe certamente ad avvantaggiarsene ed a valorizzarsi specialmente nei riguardi dell'Inghilterra.

222

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, PIACENTINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 8341/111. Addis Abeba, 11 dicembre 1922, ore 18 (per. ore 14,15 del13).

Mi viene trasmesso da Asmara numero unico pubblicato dal Fascio Eritrea dieci novembre contenente programma del fascismo Eritreo. Senza entrare nella questione non di mia competenza ed interesse il numero unico deplora debolezza vari governi Eritrea nel non aver saputo e voluto occupare Etiopia. Tale affermazione è antitetica con dichiarazioni di V. E. esposte nel comunicato pubblicato dal Sottosegretario di Stato Presidenza del Consiglio 16 novembre scorso: « Caposaldo fondamentale nostra azione politica Africa Orientale resta mantenimento rigorosa integrità Etiopia», dichiarazione che ha prodotto presso questo Governo e presso tutti i grandi Capi più simpatica e più felice impressione. Oltre a ciò occorre considerare speciale mentalità governanti etiopici che con ansioso interessamento seguono tutte le manifestazioni concernenti Etiopia da qualunque paese provengano ma più specialmente dalle Potenze confinanti Italia Francia Inghilterra. Durante tre anni mia permanenza Addis Abeba ho cercato con tutte le mie forze togliere dall'animo del Governo etiopico sospetto di sentimenti radicati sulle intenzioni Italia occupare Etiopia o per lo meno Tigrè. Risultato di questo lavoro tenace paziente inspirato assoluta lealtà, è stato distruzione ogni sospetto questo Governo a nostro riguardo, importanti concessioni industriali che languivano in vana attesa da sette otto anni sono state ottenute ed ora prosperano alla testa di ogni altra industria europea questo Paese. Terreno è così ben seminato per ulteriori concessioni industriali commerciali ad italiani secondo concetto da V. E. esposto nel suddetto comunicato: « Intendiamo promuovere con Etiopia attraverso Eritrea attraverso Somalia i più intensi fecondi rapporti commerciali ». Si aggiunga a ciò che rapporti buoni e fiduciosi oggi esistenti fra l'Italia Etiopia sono ottime garanzie per la sicurezza frontiera nostre colonie italiane le quali come rispettivi Governatori possono attestare non hanno avuto quest'ultimo anno nessuna preoccupazione di frontiera da parte Etiopia. Dato questo stato delle cose, affermazione sia pure generosa ma certamente inopportuna per impressione e preoccupazione che certamente porte

rebbero presso questo Governo, per sobillare, nostri numerosi nemici gelosi in Addis Abeba, parmi sia da evitarsi, nell'interesse pace ed economia nostre Colonie italiane Africa Orientale; assicuro intanto aver già fatto quanto potevo per evitare ogni impressione su questo Governo da suddette manifestazioni Eritrea.

Accenno infine che nostra occupazione Tigrè costituirebbe, secondo mia esperienza e meditazione, doloroso errore per l'Italia. Prego V. E. far comunicare S. E. Ministro Colonie.

223

IL MINISTRO A VARSAVIA, TOMMASINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8309/317. Varsavia, 11 dicembre 1922, ore 20,41 (per. ore 1,15 del 12).

Narutowicz si è recato stamane dinanzi Assemblea Nazionale per prestare giuramento. Tutta la destra era assente. Da tre giorni gruppi di nazionalisti vanno facendo dimostrazioni ostili al nuovo Presidente. Stamane si è prodotto qualche disordine non grave. Agitazione è assolutamente artificiale. Più di una volta gli stessi dimostranti sono anche venuti dinanzi Legazione acclamare Italia fascismo e V. E. Mi sono costantemente rifiutato riceverli e mostrarmi.

224

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III

T. s. n. Londra, 11 dicembre 1922.

Tre sedute. Nella prima di esse ho presentato un memorandum (l) nel quale sostengo che per migliorare situazione generale europea occorre mettere sullo stesso piano il problema dei debiti e quello delle riparazioni nel senso di condonare alla Germania la somma condonata dall'Inghilterra agli Alleati.

Alla fine della prima seduta tanto Bonar Law quanto Poincaré erano entrati in quest'ordine di idee. All'inizio della terza seduta è stata presa in esame la nota mandata dalla Germania (2) e dopo due ore di discussione tutti ci siamo trovati d'accordo nel ritenere inaccettabili le proposizioni contenute nella nota stessa che è una delle solite note vaghe e dilatorie.

Ho reinvestito la Conferenza con le proposte contenute nel mio memorandum che è l'unico piano concreto presentato alla Conferenza. La discussione è stata così condotta al cuore del problema per cui nella giornata di domani la Conferenza dovrà condurre o all'accordo o alla rottura. Questa seconda ipotesi mette in fiero allarme tutta l'opinione pubblica inglese.

Ho l'onore di significare a V. M. che in caso di rottura nessuna responsabilità per eventuale catastrofiche conseguenze potrà essere attribuita all'Italia la quale unica nazione dell'Intesa si è presentata a Londra con un programma definito anche nei minuti particolari.

Stamane a mezzogiorno sono stato ricevuto a Buckingham Palace da S. M. Re Giorgio il quale ha avuto espressioni assai amabili per V. M. e per l'Italia (3).

225

IL CONSOLE A SPALATO, UMILTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8315/279. Spalato, 12 dicembre 1922, ore 13,30 (per. ore 17,35).

Questa Banca Commerciale spalatina costituita di soli capitali di cittadini italiani locali ha ricevuto comunicazione da locale Naradina-Bank essere stato ritirato totalmente suo credito di risconto per dinari un milione duecento cinquantamila. Tale ordine viene da Centrai Narodna Belgrado. Mentre mi riservo per rapporto delucidare meglio questione, suggerisco opportunità far presente

• con preghiera di darne visione a s. E. Vassallo e a Giannini per opportuno orientamento stampa romana •.

Prima di lasciare Londra Mussolini inviava il seguente telegramma a Margherita Sarfatti a Milano:

• Parto domani martedì contando fermarmi qualche ora Milano giornata solito mercoledì. Indirizzare domani ambasciata Parigi dettagliato telegramma commenti giornali milanesi torinesi fine conferenza. Serbatemi articolo Rensi alquanto sembrami eccessivo. Mitissimo clima londinese fattomi completamente guarire tosse. Letto vostro articolo venerdì troppo elogiativo Medardo Rosso. Vecchio amico colpito stasera ricaduta solito male magia. Assolutamente impossibile sperare guarigione assoluta se non traverso quotidiana intelligente assidua assistenza grazie auguri fervidi devoti saluti •.

Governo jugoslavo questo negato credito risconto senza alcuna motivazione e solo per impedire di lavorare anche a questa Banca italiana potrebbe indurre nostro Governo a rappresaglie verso numerose succursali banche jugoslave in Italia ciò che io credo avrebbe dovuto già cominciarsi da parte nostra di fronte continue ingiustificate misure per limitare sempre più vita delle nostre aziende in Dalmazia.

(l) -Pubblicato al n. 217. (2) -Pubblicata nel Libro Verde n. 112 cit., pp. 53-55. (3) -Copia del telegramma fu trasmessa in pari data al segretario generale Contarini
226

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VASSALLO

T. 1233. Londra, 12 dicembre 1922, ore 14,35 (per. ore 21,15). Comunico telegramma di S. E. Presidente del Consiglio per S. E. Contarini: «Ho comunicato a Marchese della Torretta suo telegramma 35 da Losanna (1). Anche io sono d'avviso che trattative per sistemazione interessi italiani

nel vicino Oriente debbano oramai essere condotte a Londra. Ho dato in conseguenza opportune istruzioni al Marchese Della Torrett::t. Prego comunicare

S. E. Garroni. Firmato Mussolini ».

227

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VASSALLO, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. 2907. Roma, 12 dicembre 1922, ore 15. Secondo notizie qui giunte Albanesi Ciamoria sarebbero vittime sistematiche persecuzioni da parte autorità greche, spossessati con violenza loro beni e costretti emigrare. Questo Ministero ha ragione di temere che ove tali eccessi si protraggano Governo albanese intenda accettare gravi misure ritorsione contro elementi greci in suo territorio. Prego V. S. far comprendere riservatamente codesto Governo suo stesso

interesse non dare occasione siffatta eventualità, la quale potrebbe portare a complicazioni che soprattutto in questo momento conviene alla Grecia evitare.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8345/524. Atene, 12 dicembre 1922, ore 21,30 (per. ore 22,55 del 13). Giornale Estia dice aver potuto assodare che pubblicazioni antielleniche della stampa italiana di questi giorni dovute al lavorìo antipatriottico dell'entourage dell'ex Sovrano. Tale elemento sarebbe riuscito mettersi in contatto

coi circoli stampa italiani ai quali fornirebbero elementi per campagna contro il governo rivoluzionario.

(l) Pubblicato al n. 220.

229

IL MINISTRO A VARSAVIA, TOMMASINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8351/320. Varsavia, 13 dicembre 1922, ore 17,30 (per. ore 21).

Narutowicz a cui ho comunicato stamane telegramma n. 2910 (l) mi ha incaricato trasmettere a V. E. i suoi vivi ringraziamenti. Le felicitazioni gli sono evidentemente giunte tanto più gradite in quanto i suoi avversari avevano fatto continuo abuso del nome di lei e del fascismo per vilipenderlo. Egli mi ha detto in via confidenziale che appena informato che la sua candidatura era stata posta ufficialmente all'Assemblea Nazionale si è recato per consiglio da Pilsudski il quale lo ha esortato a non ritirarla e ad accettare Presidenza se eletto. Non si dissimula difficoltà a cui va incontro ma crede di non poter sottrarsi adempimento del suo dovere verso la Patria. Mi ha assicurato che continuerà adoperarsi per stringere sempre più rapporti amichevoli fra Italia e Polonia e spera che V. E. collaborerà con lui a tal uopo.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, FRASSATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 8376/275. Berlino, 15 dicembre 1922, ore 1,20 (per. ore 11,50).

Posso rispondere immediatamente suo telegramma n. 53 (2) perchè da molto tempo mi ero posto stesso quesito. Ho avuto colloqui con tutti i principali capi organizzazioni operaie. Questi mi hanno assicurato che nel caso occupazione francese della Ruhr minatori si metterebbero sciopero. Se questo proposito possa essere effettuato sotto dominazione baionette francesi e soprattutto sotto· la minaccia mancanza pane mi pare molto dubbio. Partiti nazionali di estrema destra sono d'opinione meglio occupazione che esaspera estremamente rapporti franco-tedeschi, che situazione attuale la quale conduce Germania rovina sia pure lenta ma sicura. Poichè Francia sotto un pretesto qualsiasi oggi o domani fatalmente occuperà bacino della Ruhr meglio, essi dicono, la crisi scoppi immediatamente. Loro motto è preferire morire senza paura che vivere di timore. Partito socialista maggioritario, partito democratico centro, notevole parte stesso Volkspartei, sua ala sinistra, sono d'opinione che occupazione Ruhr recherebbe conseguenze politiche ed economiche che non possono essere precisate nella loro entità ma che certamente saranno gravissime. Pertanto, in questo momento, specialmente per parte dei socialisti maggioritari e centro si spinge Governo germanico fare tutte le possibili concessioni su riparazioni per evitare supremo_ disastro Germania, disastro che secondo questi circoli politici si manifesterebbe

in principio in un arresto della produzione industriale indi disoccupazione estesa la quale potrebbe anche essere a sua volta causa di sommosse la cui entità non è possibile misurare. Queste idee sono condivise da tutto attuale Gabinetto il quale, debole come è, potrebbe con facilità essere travolto. Wirt mi disse qualche sera fa che occupazione Ruhr può minacciare la stessa unità Germania. Tutti i circoli industriali sono contrarissimi perchè Ruhr sotto controllo francese significa nella migliore ipotesi il carbone a prezzo più elevato. Ritengo perciò affermazione Poincaré infondata a meno non si debba riferire ad una voce corsa qualche tempo fa e poi smentita che Stinnes ed altri proprietari di bacini carboniferi della Ruhr non avrebbero visto mal volentieri occupazione francese perchè essa avrebbe innanzi tutto garantito la proprietà che pareva essere minacciata dai progetti di socializzazione attribuiti al Gabinetto Wirt ma che furono poi abbandonati dagli stessi socialisti i quali di quando in quando vi ritornano più per onor·e di firma che per profonda convinzione. Ad ogni modo con attuale Gabinetto ogni pericolo socializzazione è scomparso. Si aggiungeva allora che Stinnes e compagni da una occupazione francese Ruhr avrebbero risparmiato sulle minori imposte. Può darsi che queste notizie abbiano avuto allora fundamento però la conoscenza che ho di Stinnes mi induce ad escludere che in lui il proprietario possa vincere il patriota. In ogni caso le voci recate da Poincaré a Londra si possono ritenere isolate ed interessate. Per me non posso che ripetere quanto da un anno e mezzo scrivo nei rapporti: occupazione militare e controllo economico della Ruhr da parte Francia sarebbe grave iattura per l'Italia. Data natura prevalentemente economica bacino Ruhr non faccio distinzione fra occupazione militare o controllo economico. Chi ha il controllo della Ruhr nella realtà ne è padrone. Oggi ebbi colloqui con nuovo Ambasciatore di Francia Margerie. Ho ricevuto impressione, che credo esatta, abbia avuto dal suo Governo incarico indagare quali sono probabili conseguenze occupazione Ruhr da parte suo Paese. Mi disse che arrivato può dirsi ieri non conoscendo nè lingua nè ambiente incontra qualche difficoltà farsi opinione sicura. Indagherà più profondamente e poi riferirà Governo francese. Come prima impressione non esclude che popolo tedesco, depresso come è, possa anche sopportare senza possibile reazione questo nuovo colpo. Mi pare egli personalmente non entusiasta questa eventuale delibera

zione. Ambasciatore del Giappone invece formula fosche previsioni; suo parere è quindi diviso Ministro di Svezia, Ministro di Svizzera, Ministro Serbia. Stesso Ministro Czecoslovacco in lunga conversazione mi confidò avere notizia privata da Parigi che Poincaré deciso occupazione. Egli ritiene questo passo un terribile colpo portato ricostruzione europea e prevede il peggio per la Germania. Ambasciatore d'Inghilterra è assente ma spesse volte espresse opinione che occupazione Ruhr è grave errore politico. Prevedere quello che avverrà immediatamente dopo occupazione Ruhr credo appartenga più campo profezie che quello diplomazia. Poichè quando un popolo è nelle condizioni depresse in cui travasi attualmente popolo tedesco forti colpi possono avere opposta reazione o collasso o reazione vigorosa. Lasciando campo profezie per attenersi realtà può per conseguenza sicura affermarsi che occupazione Ruhr o immediata o in avvenire relativamente vicino avrà conseguenze più catastrofiche per pace e avvenire Europa.

(l) -Trasmesso 1'11 dicembre alle ore 22,30, non pubblicato, col quale Vassallo inviava a Narutowicz le felicitazioni di Mussolini per la sua ·assunzione a presidente della repubblica polacca. (2) -Non rinvenuto.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. s. 8397/94/48. Losanna, 15 dicembre 1922, ore 17,55 (per. ore 20,35).

Telegramma di Maissa n. 776 (1).

Non ritengo pel momento conveniente andata di Denari ad Angora giacchè data anche grande difficoltà comunicazioni che non ci permetterebbe mantenere indispensabile unità di condotta sua presenza colà costituirebbe un vincolo per la libertà di azione a Losanna di fronte alla Delegazione turca. Ho d'altra parte avuto negli ultimi giorni diverse conversazioni private con Ismet Pascià al corso delle quali abbiamo abbastanza dettagliatamente esaminato questione concessioni economiche che Turchia potrebbe accordarci in Anatolia. Risultato raggiunto finora consiste nella dichiarazione fatta da Ismet che il Governo di Angora sarebbe disposto prendere in considerazione benevola domande che gli presentassero gli Italiani per costruzioni ed esercizio del porto di Trebisonda e ferrovia Trebisonda-Erzerum nonchè altra ferrovia allacciante frontiera persiana con Trebisonda. Ismet Pascià mi ha poi anche offerto di considerare eventuali proposte italiane per costruzione del porto di Mersina purchè a condizioni più vantaggiose di quelle già avanzate da società francesi; ma su questo secondo punto mi sono mantenuto molto riservato non volendo per ovvie ragioni compromettere di fronte alla Francia validità accordo tripartito, nè potendo d'altra parte accennare con Ismet all'accordo stesso. Avendo io inoltre accennato ad altre concessioni fra quelle enumerate nel noto accordo sottoscritto nello aprile scorso con Izzet Pascià, Ismet si è riservato risposta in merito per altro momento. Per concessioni Trebisonda sto esaminando con Nogara convenienza e tecnica e finanziaria della proposta per averne norma nell'ulteriore condotta delle trattative, le quali dovevano essere poste anche in relazione coll'atteggiamento che assumeranno a nostro riguardo successivo andamento di questa conferenza, tanto i turchi quanto gli alleati. Per ciò che concerne Mossul pur non risultando ancora essere giunti ad intesa diretta turco-inglese mi consta da varie fonti essere in corso attive conversazioni al riguardo. Ho parlato per ogni evenienza ad Ismet dei nostri intendimenti partecipazione quei petroli e ne ebbi in massima soddisfacenti dichiarazioni pel caso che rimanga alla Turchia disponibilità di tali giacimenti. Considero assolutamente necessario mantenere massima segretezza sulle conversazioni in corso con Ismet anche perchè non abbia ad interpretarle come contratto che vincola nostro atteggiamento durante la conferenza. Dato tutto quanto precede credo opportuno che pur senza informare Denari del contenuto del presente telegramma, Maissa lo inviti a persi

stere per ora nella sua risposta dilatoria a Fethi Bey (2).

(l) -Trasmesso da Costantinopoli il 13 dicembre alle ore 20 contemporaneamente a Roma e Losanna, non pubblicato, col quale Maissa comunicava il permesso concesso dal governo turco all'ing. Denari di recarsi ad Angora per condurvi trattative economiche. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Costantinopoli.
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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VASSALLO, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, PIACENTINI

T. 2943. Roma, 15 dicembre 1922, ore 23.

Suo telegramma n. 111 (1).

Approvo Sua azione. V. S. ne tragga occasione ripetere nette :franche dichiarazioni che politica africana R. Governo si fonda su scrupoloso rispetto integrità indipendenza Etiopia facendo comprendere che nota affermazione contenuta programma fascio eritreo è priva qualsiasi importanza politica.

233

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 2946. Roma, 16 dicembre 1i~22, ore 20,30.

Incaricato d'Affari Albania mi ha interessato vivamente, a nome suo Governo, affinchè codesta Delegazione appoggi punto di vista albanese c:irea ripartizione debito pubblico ottomano.

Non essendo questo Ministero in possesso tutti elementi necessari per giudicare pdrtata tale richiesta, prego V. E. telegrafarmi se ciò le sembri possibile, tenuto conto anche nostra situazione verso Turchia.

Sarebbe conveniente in ogni caso comportarsi in modo da non urtare Governo albanese (2).

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, SUMMONTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8415/654. Belgrado, 16 dicembre 1922, ore 20,30 (per. o·re 1,55 del 17).

Pasich che aveva restituito iel'i mandato è stato oggi nuovamente incaricato formazione Ministero. Non essendo stata possibile intesa con democratiei ha costituito Gabinetto radicale con rappresentanza gruppo agrario sloveno e mussulmani. Tale Ministero non potrà avere maggioranza Camera (che sarà sciolta) ed è destinato ad acuire lotte partiti ma rappresenta per noi soluzione migliore allontanando per ora combinazione gruppo democratico e blocco croato. Nincich conserverà Esteri, Lazzaro Marcovic Giustizia ed interim Commercio, Vasich Interni, Liuba Jovanovich Cultura.

(l) -Pubblicato al n. 222. (2) -Con telegramma n. 8462/102/55, trasmesso il 19 dicembre alle ore 24 e pervenutoalle ore 2 del giorno successivo, non pubblicato, Garroni comunicava che, pur essendo impossibile aderire alla richiesta albanese, la delegazione italiana a Losanna si era adoperata perchèl'onere finanziario gravante sull'Albania venisse diminuito.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8409/1759. Parigi, 16 dicembre 1922, ore 20,45 (per. ore 0,25 del17).

Discussione avvenuta ieri alla Camera dei Deputati anzichè chiarire ha aggravato equivoco in cui si dibatte Poincaré nella questione delle riparazioni e dei pegni produttivi. La Camera dei Deputati con un voto pletorico gli ha confermato ripetutamente mandato di trattare con gli alleati tale questione, ma nello stesso tempo ha applaudito nella sua maggioranza dichiarazioni con le quali Tardieu si è manifestato contrario ad ogni occupazione nel bacino della Ruhr. Opinione politica si manifesta sempre più divisa su tale argomento e se da una parte facilita al Presidente del Consiglio accoglienza di una soluzione più mite conforme a quella da V. E. sostenuta nel convegno di Londra, dall'altra gli toglie prestigio lo diminuisce di forza all'interno e lo svaluta come negoziatore nelle trattative. Signor Seydoux che pochi giorni fa mi dichiarava senz'altro indispensabile occupazione come unico mezzo di pressione efficace sulla Germania oggi non escludeva che potesse essere preso in considerazione altro pegno equivalente. Signor Peretti poi si mostrava preoccupato circa le possibilità di un accordo ritenendo che difficilmente Inghilterra avrebbe annullato suoi crediti verso gli alleati. Egli pensava che l'Inghilterra si proponesse piuttosto di offrire una riduzione ed una sospensione di pagamento in cambio di un regolamento definitivo delle riparazioni. Come V. E. faceva giustamente notare a Londra problema delle ripara:z;ioni diventa sempre più un problema politico anzichè finanziario, anche perchè è da prevedere che qualunque regolamento sia per essere adottato esso non potrà essere mantenuto dalla Germania la cui capacità a pagare dipende ora ad ogni modo dal successo delle misure che si proporrebbero per la stabilizzazione del marco. La tesi sostenuta a Londra dall'Italia quale appare dalle dichiarazioni fatte da V. E. al Consiglio dei Ministri ha avuto qui la maggiore pubblicità e molta parte della opinione pubblica vi è favorevole considerandola come una proposta che tiene anche in giusto conto gli interessi francesi. Vedrò domani mattina il Presidente del Consiglio.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. R. 2950. Roma, 17 dicembre 1922, ore 3.

Opinione pubblica italiana ha impressione da me condivisa che discorsi involuti Bonar Law (l) rappresentino un passo indietro delle dichiarazioni reiteratamente fatte a me e ·che Lei ricorda. Può essere che si tratti di tattica parlamentare.

Ad ogni modo prego V. E. procurare di sapere nella maniera più posstbilmente categorica quali sono le precise idee del Governo inglese e domandare se il memorandum italiano (l) potrà essere o no base delle discussioni di Parigi (2).

(l) Al parlamento inglese.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. R. 2951. Roma, 17 dicembre 192.2, ore 3.

Dai discorsi di Poincaré non si capisce quali siano le precise intenzioni della Francia. Come ho dichiarato in Consiglio dei Ministri, stimo assolutamente necessario che ai sia una preparazione diplomatica al Convegno di Parigi.

Prego quindi V. E. di informarsi per sapere se :il Governo francese reputa ancora possibile riprendere discussione sulle basi del memorandum italiano di Londra.

Attendo comunicazione telegrafica (3).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8418/1762. Parigi, 17 dicembre 1922, ore 14,40 (per. ore 19,40).

In una conversazione che ho avuto testè circa programma. della Francia nelle prossime trattative sulle riparazioni Poincaré mi ha detto che non intendeva dipartirsi dalla posizione presa a Londra e perciò nota a V. K Egli pertanto era d'accordo con la linea esposta nel suo memorandum in quanto riteneva doversi accogl:iere concetto di rimpiazzare i debiti alleati con l'obbligazione «C».

A questo riguardo però considerava che una parte di questa obbligazione dovesse essere riservata per farne più tardi oggetto di pagamento del debito americano. Era però ben inteso come egli aveva dichiarato alla Camera dei Deputati, che da questo rimaneggiamento non dovevano uscire diminuiti crediti della Francia verso la Germania. Per quanto riguarda i pegni trovava che la proposta di V. E. poteva formare una base di discussione. Egli vi era anzi interamente favorevole ma ne richiedeva estensione ad alcuni centri del bacino della Ruhr come Essen e Bochum. Non si trattava di una occupazione militare ma di mandarvi alcuni ingegneri e doganieri appoggiati da un piccolo gruppo gendarmi. Non si nascondeva naturalmente difficoltà che avrebbe sollevato l'In

ghilterra la quale si sarebbe probabilmente opposta in generale allo stabi

limento di un cordone doganale. Poincaré mi ha detto sperava che con queste

dichiarazioni V. E. avrebbe avuto una idea chiara del programma della Francia

che era in molte parti dei suoi punti concordato con quello da Lei formulato.

Avendo chiesto a Poincaré se aveva avuto sentore di un eventuale intervento americano contrario ad una estensione territoriale dei pegni, mi ha detto che fino a questo momento non era pervenuto all'Ambasciata americana di Parigi nessun cenno che facesse prevedere tale intervento. Ha aggiunto a questo proposito che la Germania lavora attivamente in America ed in Europa per disgiungere gli alleati. Dovevasi perciò attendere nuove proposte dalla Germania. Ambasciatore di Germania poi gli aveva già fatto intravede~e la possibilità di un accordo diretto fra la Germania e la Francia. Egli credeva anzi che la Germania avrebbe tra giorni fatto un passo ufficiale in questo ordine di idee. Naturalmente la Franc·ia con la sua consueta lealtà si sarebbe rifiutata di entrare in siffatte trattative senza informarne prima l'Inghilterra e l'Italia. Parlando dell'attitudine dell'Inghilterra riguardo alla cancellazione dei debiti Poincaré, contrariamente a quanto mi aveva detto ieri Peretti, si è mostrato piuttosto ottimista probabilmente in seguito nuove informazioni dell'Ambascdatore di Francia Londra. Per quanto riguarda però i debiti americani avrebbe ricercato una formula che non gli togliesse le armi per ottenere migliori condizioni dalla America nel regolamento dei propri debiti.

(l) -Pubblicato al n. 217. (2) -Tale convegno era stato fissato per il 2-4 gennaio 1923 nel corso d<ell'ultima riunione tenuta a Londra. Cfr. Libro Verde n. 112 cit., pp. 57-62. (3) -La minuta è di pugno di Mussolini.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8419/1763. Parigi, 17 dicembre 1922, ore 14,40 (per. ore 19,25).

Ho ripreso con Poincaré conversazione avuta 'ieri con Peretti relativa al nostro progetto in sostituzione tripartito (1). Poincaré mi ha confermato essere pronto a discuterlo subito a Londra o a Parigi o a Roma, secondo preferenza Governo italiano. Egli tendeva sopratutto a non allarmare delegazione turca e questo era solo motivo della sua opposizione anche esso fosse discusso a Losanna. Mi ha detto anche che Curzon si era manifestato contrario a che discussione avvenisse in Conferenza. Vi era inoltre difficoltà di dover conferire speciali poteri al Delegato francese con un decreto che avrebbe dovuto necessariamente essere reso pubblico e che non avrebbe mancato di allarmare Turchia. Gli ho risposto che questa difficoltà poteva essere girata potendo Barrère trattare nella sua qualità di Ambasciatore a Roma ed ho aggiunto che Curzon secondo le mie informazioni avrebbe in un secondo tempo modificato suo atteggiamento. Poincaré mi ha detto infine che avrebbe dato istruzioni

Barrère di trattare con la nostra Delegazione Losanna dopo di essersi assicurato che l'Inghilterra era tempestivamente disposta a farlo. Poincaré mi disse infine che avrebbe a tal fine presentito telegraficamente Curzon (1).

(l) Cfr. il n. 154 e la relativa nota 3.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BUDAPEST, CARACClOLO

T. 2956. Roma, 17 dicembre 1922, ore 15.

Telegrammi nn. 415 e 444 (2).

V. S. può assicurare codesto Presidente che io mi rendo conto delle difficoltà finanziarie dell'Ungheria e che sono animato dalle migliori disposizioni per favorire la sua ricostruzione economica, compatibilmente però con la tut•ela degli interessi italiani i quali esigono che i diritti nostri alle riparazioni ungheresi siano trattati nel quadro generale delle riparazioni dovute dagli stati ex nemici e del condono dei nostri debiti verso gli stati alleati od associati.

Anche il conte Nemes mi ha parlato della venuta del conte Bethlen ed io pur promettendo che lo avrei visto con piacere gli ho spiegato le ragioni per le quali nello stesso interesse dell'Ungheria era opportuno che il Presidente del Consiglio ungherese si recasse prima a Parigi dove fra l'altro ha. sede la Commissione delle Riparazioni. Conte Nemes ha mostrato di condividere pienamente mio modo di vedere e promesso di sollecitarlo al suo Governo. Circa fascismo italiano ed ungherese mi riferisco precedenti mie dichiara:doni che confermo (3).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8438/1764. Parigi, 18 dicembre 1922, ore 20,15 (per. ore 0,15 del 19).

Fino a questa sera nessuna notizia è venuta confermare intervento americano. In questi circoli politici si tende a credere che la consultazione avvenuta a Washington sia stata provocata anzichè dalla possibilità di offrire un prestito, da un appello disperato della Germania che ha prospettato come imminente il proprio collasso al quale America non potrebbe restare indifferente. Le proposte che la Germania si preparerebbe a fare direttamente alla Franeia consi

sterebbero in una somma variante da 15 a 20 miliardi di marchi oro circondate

da tali condizioni (quale tra le altre ritiro delle truppe alleate dalla Renania)

per cui sarebbe impossibile al Governo francese di accettare.

Loucheur che è venuto a vedermi questa sera per parlarmi della situazione

mi ha detto che aveva avuta una conversazione con Lord Derby secondo cui

Inghilterra non si troverebbe in grado di consentire alla cancellazione completa

del suo credito. Egli aveva pertanto discusso collo stesso Lord Derby per una

formula con la quale Gran Bretagna cancellerebbe una parte soltanto del suo

credito facendo dipendere l'altra parte da pagamento della Germania. Era questa

la formula alla quale aveva alluso Poincaré nel discorso che io ho avuto con lui

ieri mattino (mio telegramma 1762) (1). Loucheur mi ha detto che egli concor

dava col pensiero di V. E. che occorresse mettere a profitto il periodo che ci

separa dalla prossima riunione per una preparazione diplomatica che permet

tesse al prossimo convegno una rapida e definitiva soluzione.

In questo senso egli ha parlato anche a Poincaré.

Segue altro telegramma sulla mia conversazione con Loucheur sia per quanto

riguarda occupazione della Ruhr sia per quanto concerne rapporti economici fra

Italia e Francia (2).

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna. (2) -Il primo è stato pubblicato al n. 115. Il secondo non è stato rinvenuto. (3) -Cfr. il n. 115.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, FRASSATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 8442/276. Berlino, 18 dicembre 1922, ore 21,25 (per. ore 0,30 del19).

Ho avuto stamane colloquio durato un'ora con Ministro Hermes sul problema delle riparazioni. Egli ritiene infondato ottimismo che domina questo momento giornalismo uomini politici nonchè alcuni circoli di borsa. Non ritiene problema riparazioni sia giunto maturazione tale da legittimare speranza definitiva soluzione. Naturalmente Germania sarebbe ben lieta che si venisse ad una soluzione radicale ma notizie che egli ha ricevuto da diverse parti sp~cialmente da Washington e Parigi escludono questa possibilità, piuttosto ci si dovrà appagare soluzione intermedia che dia tempo ambienti politici..... sempre più. Mia osservazione che soluzione intermedia sotto certi rapporti presenta difficoltà non minori anzi maggiori soluzione definitiva specialmente per attinenza che dovrebbero avere industrie tedesche Hermes ammise ciò essere vero. Malgrado ciò ritiene non superabili difficoltà politiche che oggi devono superarsi per raggiungimento definitiva soluzione. Aggiunse che nessun Gabinetto potrebbe accettare occupazione Ruhr anche se questa occupazione invece che con bajonette dovesse farsi con ingegneri. A questo proposito mi ha espresso timore che l'Italia aderisca o almeno non contrasti progetto francese occupazione economica Ruhr. Hermes crede suo dovere avvertire Governo italiano come già avver

11 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

tito Londra Parigi che sarebbe errore politico credere che attuale o qualsiasi altro gabinetto potrebbe accettare fatto compiuto. Tutto il RE!ichstal!: mondo politico finanziario industriale unanime respingono decisamente quab:iasi impegno sulla Ruhr. Hermes mi disse che egli è stato questi ultimi mesi colui che più si è mostrato conciliante e che ha sempre sostenuto anche contro parere socialisti che bisogna fare massimo sacrificio massime concessioni Intesa per dimostrare coi fatti buona volontà Germania. Ma nè lui nè nessun altro potrebbero dare ulteriori pegni. In questo caso non rimarrebbe Germania che dire Intesa: Amministrate voi con la forza nostro paese perchè noi non possiamo più oltre amministrarlo. Quali conseguenze politico-sociali potrebbero derivarne è chiaro.

(l) -Pubblicato al n. 238. (2) -Cfr. il telegramma n. 8451/1767, pubblicato al n. 246.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 4019. Roma, 18 dicembre 1922, ore 22,10 (per. mattim~ del 19).

Stamane è venuto da me l'Ambasciatore sir Graham il quale mi ha parlato della probabile visita di S. M. Giorgio V al Re. Io gli ho detto che questa visita era gradita anche a S. M. Vittorio Emanuele e si è convenuto ehe l'epoca propizia per questa visita potrebbe essere la prima decade del prossimo mese di marzo. Avendomi l'Ambasciatore sir Graham chiesto se l'accoglienza sarebbe stata cordiale ed entusiastica io gli ho risposto .che certamente il Re d'Inghilterra giungendo a Roma in visita ufficiale per la prima volta, sarebbe stato ac-colto con assoluta cordialità ed entusiasmo tanto dalle sfere ufficiali quanto dal popolo italiano. Non ho mancato però di dirgli che se nell'intervallo fossero risolte talune questioni di ordine secondario pendenti fra noi. e l'Inghilterra l'accoglienza al Sovrano inglese avrebbe avuto anche una tonalità più alta. Ho finito per parlare del Giubaland. Come Le dissi a Lond:ra La prego di riprendere questa questione e di condurla a termine prima dell'epoca fissata per il viaggio di Giorgio V evitando accuratamente che parlando del Giubaland si parli anche del Dodecanneso. Sono due questioni che la politica italiana in questo momento intende di tenere assolutamente separate. Gradirò sollecitamente notizie in proposito.

244

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. 4028. Roma, 19 dicembre 1922, ore 13 (per. sera del 19).

Per svolgere pratiche presso Foreign Office circa questione Mediterraneo orientale ritengo utile V. E. abbia qui uno scambio di idee dE!finitivE~. Pregola quindi anticipare sua venuta. Telegrafi giorno arrivo.

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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8467/11252. Parigi, 19 dicembre 1922, ore 20,40 (per. ore 23,15). Stamane delegato inglese mi ha intrattenuto sul progetto di V. E. circa riparazioni chiedendo spiegazioni su alcuni punti esaminando con me conseguenze pratiche proposte in esso contenute. Mi ha detto che egli era stato incaricato dal suo Governo di approfondire progetto italiano. Più tardi ho conferito Delegato belga che mi ha detto seguenti precise parole: «Signor Theunis reduce da Londra mi ha dichiarato la sola cosa che rispondeva dalla Conferenza di Londra era il progetto Mussolini e che l'unico documento con cui si presenterà alla Conferenza di Parigi sarà il progetto Mussolini :.. Anche delegato belga mi ha chiesto molteplici chiarimenti circa progetto italiano e specialmente circa sistema proposto per annullamento buoni «C:~>. Egli in massima è favorevole progetto. Ho saputo poi confidenzialmente che alla tesoreria inglese si elabora un progetto da sottomettere Conferenza Parigi. Bonar Law ha pregato Bradbury delegato inglese Commissione riparazioni di recarsi Londra per esaminare suo progetto corrente settimana. Bradbury afferma che progetto inglese è inspirato a grande generosità verso alleati tenendo Governo inglese a fare risultare che per abbandonare suoi crediti non richiede compensazione buoni «C:~>, che alleati dovranno annullare nella parte non soddisfatta per proporzione debiti Germania sua capacità. Delegato mi ha detto anche che gli risulterebbe, ciò che contrasterebbe con altra versione, che Poincaré sarebbe disposto desistere pretese garanzie occupazione Ruhr, malgrado ciò sia contrario punto di vista Presidente Millerand. Maggioranza francese sarebbe contraria occupazione. Domani comincerò con rappresentante francese, a titolo privato, conversazioni per ac

cordo se possibile circa questione garanzie giusta istruzione di V. E. Prego fare comunicare presente telegramma S. E. Salvago-Raggi.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8451/1767. Parigi, 19 dicembre 1922, ore 21,30 (per. ore 0,10 del 20). Seguito mio 1764 (1). Nella conversazione che ho avuto con Loucheur gli ho domandato effettivamente se egli pensava che Poincaré fosse deciso come ripetutamente mi aveva assicurato prendere possesso di alcuni centri del bacino della Ruhr anche contro parere degli Alleati. Loucheur mi ha risposto affermativamente e mi ha chiesto il mio parere al riguardo. Gli ho detto ritenere che opinione pubblica in Italia non ci fosse favorevole. Ciò era da ricercarsi nel fatto che gran parte della

nostra economia è fondata sul mercato tedesco. Occupazione dei centri della Ruhr essendo ritenuta tale da togliere ogni possibilità di prossima ricastituzione

alla Germania non poteva lasciare indifferente i nostri centri industriali e commerciali. L'Italia non poteva considerare neppure come trascurabile H malumore che avrebbe suscitato in Inghilterra ed America il nostro appoggio alla Francia nella presa in possesso di quel pegno. Governo italiano aveva preso una posizione di larga simpatia per i reclami della Francia ma io stesso non mi sarei sentito consigliarle di andare oltre. Per farlo avrebbe dovuto provare alla opinione pubblica italiana che la sua adesione era compensata da vantaggi equivalenti che al momento attuale io non avrei saputo indicare. Loueheur mi disse che egli si rendeva perfetto conto del mio punto di vista e che si sarebbero spiegati perfettamente i limiti del nostro appoggio. Aggiunsi allora che questa eventuale limitazione non poteva avere nessuna influenza sui rapporti fra i due paesi i quali dovevano invece continuare a ricercare insieme tutti i punti di accordo possibili in materia economica in modo da mettere le basi di una solidarietà. Avvenire dell'Europa si presentava sotto colore particolarmente oscuro. Da una parte un eventuale fallimento della Germania avrebbe precipitato le condizioni economiche dell'Olanda e degli Stati scandinavi e dall'altra gli Stati della Piccola Intesa non presentavano una compagine abbastanza solida per resistere a forti burrasche. La situazione della Polonia era anch'essa tutt'altro che felice. Per queste considerazioni io prevedevo che azione comune della Francia e dell'Italia avrebbe potuto presentarsi in un avvenire non molto lontano come indispensabile. Era compito degli uomini di Stato di prevedere gli avvenimenti lavorando fin d'ora a preparare atmosfera necessaria. Vedevo pertanto la mia azione a Parigi come destinata a svolgersi in due fasi distinte: la prima, l'attuale, limitata negli appoggi da parte dell'Italia nella forma finora

assunta ma corroborata da accordi economici che consentissero una collaborazione metropolitana e coloniale déi due paesi; l'altra da designarsi a seconda degli eventi che tutti speravamo non avessero a verificarsi. Dissi anche all Signor Loucheur che a tale proposito io avevo avuto conversazioni col Signor Poincaré e col Signor Seydoux a titolo puramente personale per cercare di assodare progettato programma da me esposto (certamente attraente nelle sue linee generali) fosse possibile di precisioni e di attuazione. Signor Loucheur mi disse che avrebbe concorso con la sua influenza personale e con la sua esperienza per la realizzazione di piani che trovava conformi agli interessi della Francia e dell'Italia.

(l) Pubblicato al n. 241.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 8473/1239. Londra, 19 dicembre 1922, ore 22 (per. ore 14,10 del 20).

Telegramma di V. E. n. 2950 (1).

Confermo miei telegrammi n. 1236 e 1237 (2). Sono in grado di confermare che punto di vista inglese circa problema riparazioni rimane immutato e quale fu manifestato da Bonar Law nell'ultima riunione dei quattro Preslldenti del Con

siglio. E cioè: l) che Gran Bretagna addiverrà alla rinunzia di tutti o parte dei suoi crediti solo quando sarà sicura di una sistemazione pacifica e generale di tutto il problema delle riparazioni; 2) che Gran Bretagna non andrà a Bruxelles

o altrove se nella riunione di Parigi del 2 gennaio non sarà raggiunto accordo fra alleati.

Mi risulta anche che Gran Bretagna ha intenzione non solo di non prendere parte ad una eventuale azione militare francese nel bacino della Ruhr ma anche di opporvisi. Mi risulta egualmente che al Foreign Office si lamenta il fatto che Poincaré lascia intendere a Parigi che Inghilterra nell'eventualità di occupazione della Ruhr si limiterebbe a non pigliarvi parte senza però opporvisi.

Al Foreign Office si è informati che linea di condotta del Governo francese sarebbe la seguente: Se gli alleati non raggiungessero accordo pel 15 gennaio Governo francese chiederebbe alla Germania di entrare in possesso delle dogane assumere controllo delle finanze ecc. Qualora però Governo tedesco vi si opponesse, Francia imporrebbe sua volontà con operazioni militari in direzione di Essen.

Quanto al memorandum italiano Crowe mi ha detto che esso nelle clausole che riguardano i pegni e le garanzie riproduce punti già esaminati dagli alleati in altre occasioni e accolti sfavorevolmente sia perchè giudicati insufficienti dal punto di vista finanziario sia perchè vessatori dal punto di vista politico. Egli non crede perciò che esso possa essere preso a base discussione.

Procurerò conoscere pensiero più preciso Bonar Law ma mi permetto sottoporre concetto che progetti del genere di quelli presentati da V. E. vengono discussi e valutati con risultato pratico solo dagli esperti tecnici che si conformano nel loro giudizio alle direttive politiche dei rispettivi governi. Ciò stante sarebbe opportuno conoscere l'avviso dei vari rappresentanti alla Commissione delle Riparazioni onde dedurre se il Memorandum italiano potrà essere o no base delle discussioni di Parigi.

(l) -Pubblicato al n. 236. (2) -Allude al telegramma n. 8369/1236, trasmesso U 14 dicembre alle ore 14,05 e pervenuto alle ore 0,45 del giorno successivo; e il telegramma n. 8383/1237, trasmesso il 15 dicembre alle ore 2,48 e pervenuto alle ore 18,45 dello stesso giorno. I telegrammi, non pubblicati, si riferiscono all'atteggiamento del governo inglese nei confronti del probl•~ma delle riparazioni.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 1240. Londra, 19 dicembre 1922, ore 22,55 (per. ore 10,20 del 20). Ho avuto cura di intrattenere Crowe a varie riprese sui noti interessi orientali. Ho cercato: l) di valorizzare il fatto che noi malgrado arresto trattative iniziate Losauna e noti malintesi abbiamo tuttavia scrupolosamente tenuto al fronte unico rispetto ai turchi; 2) di prospettare chiaramente che riserve di V. E. circa mandati erano dovute al fatto evidente che l'Italia non aveva finora ottenuto alcun compenso nei rispetti dei mandati attribuiti alle altre due Potenze alleate; 3) di dedurne che occorreva ricercare d'accordo tali compensi in concessioni adeguate. Ho accennato con discrezione che concessioni già ottenute dall'Italia relativamente al mandato britannico su Palestina non mi parevano di grande portata

e che in ogni caso bisognava estenderle alla Mesapotamia e svilupparle adeguatamente; che nella Mesopotamia vi sono zone in cui sia per opere di irrigazione che di bonifica mano d'opera italiana pare la più adatta per lo sfruttamento e che quindi poteva considerarsi loro cessione ad imprese italiane; che per petroli di Mesopotamia doveva considerarsi partecipazione italiana, e che in genere vi erano altri lati e questioni che mi riservavo approfondire e quindi esporgli.

In seguito a queste conversazioni Foreign Office mi ha rimesso un progetto di nota contenente gli impegni che l'Inghilterra è disposta ad assumere perchè Italia possa esplicare in Mesopotamia quella attività che si è già assicurata in Palestina. Invio per corriere copia memorandum inglese (l) per<c:hè venga da

V. E. esaminato onde procedere poi ad uno scambio di note tra qut!sta R. Ambasciata ed il Signor Curzon. Segnalo all'E. V. a questo proposito che con raggiunto accordo con Gran Bretagna per la Mesopotamia viene anche a cad<ere la sospensiva del Governo francese alla concessione di analoghi vantaggi in Siria.

Per quanto riguarda la questione dell'esercizio dei mandati dalle mie conversazioni ho trovato impressione che se R. Governo desiderasse assumere interamente la responsabilità e le spese per l'esercizio del mandato in Mesopotamia non si potrebbe escludere a priori possibilità ottenerne dall'Inghilterra la cessione. Escludo però la possibilità di ottenere una forma qualsiasi di divisione territoriale del mandato già confermato o di compartecipazione politica o amministrativa. Tale mia impressione trova conferma nel fatto che sia nei due rami del Parlamento che nella stampa vi è vivissima agitazione contro il prolungarsi dell'esercizio del mandato che costa al Governo più di 100 milioni di sterline all'anno richiede presenza truppe di cui Inghilterra non può disporre e che infine preoccupa per manifestazioni del Governo locale spesso antibritanniche. Riguardo poi a cessione di terreni in Mesopotamia Crowe ha :accennato che bisognerebbe determinare esattamente zone per studiarne possibilità sia in relazione al regime locale della proprietà sia riguardo alle suscettibillità degli indigeni. Quanto ai petroli Crowe affermò che il Governo britannico non aveva nulla in contrario a che Compagnia italiana entri in relazione con quella inglese per speciale combinazione finanziaria e che pertanto non vedeva come Governo potesse direttamente soddisfare mia domanda. Esposti cosi sommariamente miei primi approcci resto in attesa istruzioni di V. E. per passi ufficialli e definitivi quali non potranno aver luogo eventualmente che dopo prossime feste.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8464/100/54. Losanna, 19 dicembre 1922, ore 23,20 (per. 01"e 2,10 del 20).

Seguito mio telegramma n. 98/52 (2). Curzon ha iniziato odierna seduta della I Commissione col dichiararci senz'altro respinto il progetto russo come del tutto inaccettabile essendo basato sul

principio chiusura stretti diametralmente opposto a quello proclamato dagli alleati. Ha aggiunto che dichiarazione addizionale russa circa proposta Conferenza tra Stati rivieraschi non modifica suddetta decisione perchè confermante implicitamente ammissione che Mar Nero dovrebbe considerarsi come mare chiuso. Ha quindi esaminato partitamente emendamenti proposti dai turchi classificandoli nel loro insieme come di sostanziale modificazione del progetto alleato e, dopo aver riaffermato rappresentare tale progetto limite massimo delle concessioni cui potevano giungere alleati in favore Turchia, ha concluso dichiarando recisamente essere inammissibile procedere ulteriore discussione e necessario quindi che Delegazione turca esprima categoricamente e senza indugio se accetta suddette condizioni. In particolare, rispondendo ad eccezioni sollevate da Ismet circa inefficacia delle proposte garanzie politiche tramite Lega delle Nazioni le quali secondo punto di vista turco dovrebbero essere sostituite da formale impegno collettivo ed individuale delle potenze firmatarie di intervenire materialmente per opporsi ad ogni eventuale tentativo di violazione delle zone di demilitarizzazione, ha fermamente dichiarato che nessuno dei governi alleati sarebbe disposto ad assumere simile impegno ed ha osservato che se delegazione turca non apprezza portata della garanzia supplementare offertale su tipo della formula adottata per isole Aland in aggiunta ad implicita garanzia derivante da art. 10 dello statuto della Lega delle nazioni, sarà libera di rinunziarvi a proprio danno. Cicerin ha risposto con gran violenza a dichiarazione Curzon rigettante progetto russo, sostenendo nuovamente e diffusamente rappresentare adozione di tale progetto collettivo mezzo garantire pace mentre quello alleato essere solamente ispirato da precisa ostilità alla Russia e dall'intento di portare Turchia alla mercè delle potenze più forti sul mare. Dopo aver pubblicamente richiamato attenzione della delegazione turca su tranello tesole col miraggio della lega della nazioni che ha ancòra tacciato servile strumento nelle mani di qualche potenza, ha concluso in favore delle proposte pacifiste russe appellandosene enfaticamente ai contribuenti dei vari stati sui quali soltanto ricadrà peso della rinnovata tendenza militarista di cui è espressione il regime degli stretti che si vuole applicare dagli alleati. Duca, il rappresentante bulgaro (in assenza di Stamboliski improvvisamente partito, assicurasi in seguito minaccia di un attentato) e Spalaikovitch si sono quindi ancora una volta dichiarati completamente favorevoli all'adozione del progetto alleato facendo rilevare inoltre il delegato jugoslavo necessità chiudere prontamente questa discussione già troppo prolungatasi sotto pena svalorizzare capacità lavoro della Conferenza di fronte opinione pubblica mondiale. Ismet Pascià mostrandosi alquanto impressiOnato aveva chiesto 48 ore per rispondere, ma Curzon approfittando della sua esitazione ha assunto atteggiamento anche più fermo dichiarando in modo categorico discussione regime stretti doversi chiudere domani. A rafforzare tale attitudine egli ha inviato subito dopo la seduta ammiraglio e generale inglesi a prendere commiato da Ismet Pascià che hanno informato partirebbero oggi stesso per Londra, dove essi si vantavano poi negli ambienti della Conferenza di aver aggiunto la loro opera presso rispettivi uffici di mobilitazione, il che potrebbe essere eventualmente necessario in caso non si venga domani ad una conclusione. Sono molto divise le opinioni circa risposta che darà domani delegazione turca ma si ritiene in generale che Ismet Pascià, non potendo accettare

controllo nè volendo apparire essere stato a provocare rottura, c:ercherà far di

tutto per ottenere sostanziale modifica prima di rifiutare definitivamente.

Malgrado ostentata intransigenza di Curzon a scopo intimidatorio non si

stima d'altra parte che questo ultimo sia veramente deciso ad una rottura nel

caso turchi non rispondano con esplicita accettazione. Ad ogni modo provocherò

riunione privata con Curzon e Barrère per esaminare situazione prima della

seduta di domani. Sembra intanto anche evidente che Curzon cerchi di fare di

tutto per stringere almeno su qualcuno degli argomenti che può interessare la

Gran Bretagna prima del Convegno di Parigi 2 gennaio onde approfittare nel

maggior grado possibile della acquiescenza addirittura servile c:he continua a

dimostrargli Barrère (1).

(l) -Non rinvenuto. (2) -Telegramma n. 8444/98/52, trasmesso il 19 dicembre alle ore 3 e pervenuto alle ore 11,50 dello stesso giorno, non pubblicato, relativo alle discussioni in seno alla conferenza sul problema degli Stretti e al contrasto fra la tesi inglese e quella russa.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8482/1243. Londra, 20 dicembre 1922, ore 9,30 (per. ore 3 del 21).

Telegramma di V. E. n. 2980 (2). Non mi risulta che Curzon abbia mutato suo atteggiamento circa sede negoziato. Mio parere è che bisognerebbe evitare Losanna.

V. E. conosce perfettamente le suscettibilità di Curzon il quale tiene in modo tutto particolare a che non sia stabilita alcuna connessione fra pace con turchi e sistemazione interessi interalleati. È necessario quindi togliergli ogni pretesto per non addivenire ad una rapida conclusione ed a tale proposito permettomi ricordare mio telegramma segreto n. 1196 del 27 novembre (3).

Ciò pertanto a me sembra che trattative possano svolgersi a Parigi ma alla condizione che vi sia presunzione di trovare presso quel governo un terreno favorevole.

Desidero infine far presente a V. E. che non ho mancato nelie mie conversazioni con Crowe di preparare il terreno. facendogli replicatamente rilevare interesse tutto specialè per sistemazione interessi italiani in Anatolia.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8468/104/57. Losanna, 20 dicembre 1922, ore 16,40 (per. ore 19,20).

Mio telegramma n. 100/54 di ieri (4).

In colloquio privato che ebbi ieri sera tardi con Ismet Pascià scopo di ricercare terreno conciliazione per attenuare aspra situazione creata dalla attitudine

vo accordo, il n. 154 e la relativa nota 3.

il 26 novembre, 11er la quale cfr. l'allegato al n. 145.

di esagerata intransigenza assunta Improvvisamente ieri da Curzon, ml rimase impressione che Delegazione turca si considerasse nell'impossibilità di cedere su diversi punti della questione Stretti e specialmente su quello del controllo. Stamane presto mi recai da Barrère che condivise pienamente mio parere circa grave responsabilità che sarebbe derivata dall'associarci incondizionatamente alla troppo avventata linea di condotta di Curzon il quale di propria iniziativa e malgrado miei reiterati consigli aveva dato quasi carattere di ultimatum alle sue dichiarazioni. Barrère si è quindi subito recato con me da Curzon ed insieme gli abbiamo fatto capire necessità modificare suo atteggiamento nella seduta che avrà luogo oggi nel pomeriggio. Pur senza dichiararlo apertamente Curzon ha lasciato vedere di rendersi conto della fondatezza delle nostre osservazioni. Barrère ed io crediamo probabile che effettivamente Curzon trovi oggi maniera di evitare di giungere ad una crisi ma non è totalmente da escludere che possa ancora lasciarsi trascinare da uno dei suoi soliti scatti di risentimento improvviso.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli. (2) -Trasmesso il 20 dicembre alle ore 14,30, non pubblicato, col quale Mussolini espri.. meva il suo punto di vista favorevole a risolvere, con trattative interalleat•e da condurre a Parigi, la questione relativa alla sostituzione dell'accordo Tripartito. Cfr., sullo schema di nuo (3) -Telegramma di gabinetto trasmesso alle ore 23 e pervenuto alle ore 10,50 del 28, non pubblicato, col quale Della Torretta esprimeva il timore che il governo inglese volesse opporre un fin de non recevoir alle proposte italiane contenute nella nota presentata a Crowe (4) -Pubblicato al n. 249.
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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 8492/1015. Vienna, 20 dicembre 1922, ore 19 (per. ore 23,15). Pantaleoni mi prega telegrafare quanto segue: «Francia e Inghilterra trascinando Cecoslovacchia esigono nomina belga loro fiducia alla Presidenza banca emissione austriaca e ricattano Austria minacciando di non sottoscrivere 80 milioni che sono urgentemente necessari far fronte spese stato. Affermai a questo Ministro Affari Esteri Ministro Finanze e Cancelliere presentare non solo formale opposizione nomina straniero e volere un austriaco ma farne condizione sine qua non della nostra partecipazione opera ricostruzione Austria perchè esigenza franco-inglese non essere prevista protocollo e consistere asservimento Governo austriaco politica stranieri perchè praticamente banca emissione è organo istituto governativo. Ho detto considerare come ricatto esigenza Francia e Inghilterra se non bluff poichè Parlamenti Jn.glese e cecoslovacco hanno già approvato garanzia prestito 630 milioni corone oro che serviranno rimborsare subito 130 milioni buoni Tesoro di cui 80 attualmente sono ultimati. Essendo punto debole, rilevato anche da Seipel, che Parlamenti inglese e cecoslovacco avevano già approvato garanzia prestito dei 630 mentre approvazione Parlamento italiano ancora mancava ma quella francese era imminente replicai noi non aver bisogno Parlamento, essere ciò nostro affare interno e basta adesione Mussolini il quale se la vedrebbe poi pro forma col Parlamento e ritenere poter avere da Mussolini, in sostituzione provvisoria decisione Parlamento, nelle 24 ore approvazione garanzia prestito alle condizioni previste dalle trattative intese e convenzione precedente. Seipel mi rispose egli sarebbe assai più forte nell'opporsi ricatto se quest'approvazione italiana venisse nelle 24 ore. Tesi italiana che indipendenza politica dell'Austria non vada distrutta mediante presa possesso da parte stranieri dei posti direttivi della politica economica è naturalmente gradita. Per la tutela dei prestiti bastano

vigilanza Zimmermann e pegni. Fulcro della posizione sta tutto nella impellenza bisogni austriaci di avere 80 milioni corone oro adesso per poter vivere fino a quando prestito sarà collocato, e crederei spezzeremo ricatto se potessimo assumere concorso negli 80 milioni corone oro nella misura degli altri o far subito per esempio un prestito di 20 milioni di lire italiane per seJl mesi. Questo Ministro Italia ha assistito e concorso a tutte conversazioni. Concludendo: l) Urgente qui approvazione di Mussolini a garanzia prestito 630 milioni in luogo Parlamento. Se questa approvazione non si ha subito anche prima che venga quella della Francia non ci resta voce in capitolo. 2) Urgente farmi conoscere se devo rimangiarmi conditio sine qua non e trasformarla in platonica opposizione nomina stranieri. 3) Se possiamo offrire aiuto 20 milioni lire italiane a 6 mesi. Occorre decidere nelle 24 ore. Pantaleoni :..

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IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8503 (1). Belgrado, 21 dicembre 1922, ore 19,30 (per. ore 24). Alcuni giornali principalmente il Vreme hanno. pubblicato questi giorni articoli violenti a proposito pretese minacce dirette contro il R.egno S. H. S. da parte dell'Ungheria appoggiata dall'Italia fascista. Avendo attirata l'attenzione Nincich egli dichiarò essere spiacente ma non possiede armi contro stampa cpposizione che attacca aspramente anche il Governo. Aggiunse che tale campagna aveva preso alimento da notizie di un accordo fra Ungheria e Baviera

nel quale si farebbe cenno dell'eventuale aiuto dell'Italia in caso di conflitto con la Jugoslavia.

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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8521/11331. Parigi, 21 dicembre 1922, ore 19,50 (per. o·re 0,10 del 22). Progetto nota da comunicare Governo bulgaro redatta d'accordo con questa Delegazione da rappresentanti interalleati per incarico Conferenza degli Ambasciatori fonde concetto tre proposte italiana francese inglese ma si inspira tono più energico proposta italiana e contiene comminatoria finale applicazione sanzioni già concertate fra Governi conforme nostro intendimento. Nota sarebbe comunicata a Ministro bulgaro in Parigi da Presidente Conferenza Ambasciatori a nome non solo Grandi Potenze ma di tutte Potenze interessate riparazioni bulgare. In pari tempo sarebbe comunicato Governo bulgaro Commissione interalleata per rialzare prestigio di questa. Progetto nota accompagnato da rapporto circa sanzioni destinato ad essere trasmesso Governi. Sanzioni consisterebbero in occupazione dogane marittime Varna e Burgas per parte personale Commissione interalleata protetta da distaccamenti sbarcati da navi francese italiana inglese. Se Governo bulgaro continuasse rifiutare a Commis

sione interalleata diritto percezione proventi doganali su intero territorio dovrebbe procedersi occupazione dogane terrestri protetta da distaceamenti militari

Stati confinanti. Rapporto termina sottoponendo Governi opportunità fare a Losanna presso Delegazione bulgara passi nello stesso senso con avvertimento che esecuzione clausola circa accordo sbocco Mar Egeo sarà tenuta sospesa finchè Bulgaria per suo conto non si conformi clausola circa riparazioni. Tale concetto riproduce quanto ebbi onore esporre verbalmente e che V. E. approvò. Conferenza Ambasciatori rinviò sua decisione per chiedere istruzioni Governi. Dato accoglimento punto di vista italiano e necessità porre fine condizioni penose in cui trovasi Commissione interalleata per atteggiamento Governo bulgaro suo riguardo, prego V. E. volere inviare istruzioni Ambasciatore per approvazione testo nota riservando ove occorra Governi esame diretto delle varie sanzioni. Prego inoltre voler comunicare nostra rappresentanza Losanna fin da ora che qualsiasi concessione potrà essere fatta alla Bulgaria circa sbocco su Egeo, rimarrà sospesa fintanto che Bulgaria non abbia eseguito obblighi riparazioni.

Spedisco copia nota e rapporto (1).

(l) Manca il numero di protocollo particolare.

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8505/1018. Vienna, 21 dicembre 1922, ore 20 (per. ore 23,55).

Consiglio dei Ministri ha accolto soluzione problema presidenza banca secondo formula Seipel di cui telegramma n. 1017 (2). Austriaco Reich Direttore Boden Credit è stato nominato Presidente della nuova banca ed è stato deciso officiare belga Jansen e accettare per un tempo limitato sue funzioni di «aggiunto.» (3).

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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8520/11332. Parigi, 21 dicembre 1922, ore 20,50 (per. ore 0,30 del 22). Faccio seguito al mio telegramma 11252 (4). Ieri sera ho visto Seydoux al Qual d'Orsay ed a titolo privato ho discusso circa natura e portata garanzia progetto V. E. A seguito spiegazioni date egli mi ha dichiarato ritenere suo Governo essere in massima soddisfatto delle proposte lamentando tuttavia che gestione dogane non produrrebbe che marchi carta. Ho spiegato il modo con cui si può ottenere conversione prodotti doganali in divisa estera valendosi

ufficio licenze esportazioni di Ems. Su questo punto come sui proventi effettivi delle garanzie proposte da V. E. invio memoria esplicativa (5). Seydoux aggiunse

che Poincaré avrebbe forse chiesto anche facoltà riscuotere prodotti tasse su estrazione carbone pari 40 % valore produzione. Feci osservare che questo prodotto difficilmente sarebbe convertibile in divisa estera ma che in ogni caso simile proposta potrebbe esaminarsi. Da tutto il colloquio risulterebbe abbandonato il proposito di occupare Ruhr potendo opinione pubblica francese trovarsi soddisfatta del controllo fiscale miniere della Ruhr ammesso dallo stesso progetto italiano. Seydoux si è impegnato di conferire con Poin,~aré e comunicarmi se pensiero capo del Governo è conforme idee da lui espostemi nel quale caso egli stesso fisserebbe con Poincaré un colloquio per maggiormente precisare azione con intervento R. Ambasciatore e mio. S. E. Romano Avezzana cui ho riferito conversazione con Seydoux mi ha detto ritenere anche lui esatta mia impressione circa occupazione militare pur ritenendo che Poincaré insisterà per un accerchiamento doganale della Ruhr. Intanto miei colloqui con delegato inglese mi hanno fatto constatare che difficilmente Inghilterra adotterebbe progetto V. E. se non si trovasse modo di ridurre cifra debiti tedeschi al di sotto dei 50 miliardi. Non ritenendo che V. E. possa modificare suo progetto anche riguardo Francia avrei studiato per avvicinarci punto di vista inglese seguente formula che dovrebbe seguire immediatamente ultimo paragrafo progetto V. E.: se la Germania si libererà con anticipazione dell'ammontare delle sue obbligazioni versamenti che essa effettuerà saranno destinati alla riduzione del suo debito capitale scontato al tasso del 10 %, se i versamenti saranno fatti in un periodo non eccedente i 10 anni; al tasso del 15 % se i versamenti saranno fatti in un periodo non eccedente i sei anni; al tasso del 20 % se i versamenti saranno fatti in un periodo non eccedente i quattro anni.

Analoga formula venne già adottata nei progetti di Parigi e di Boulogne e accolta sia dalla Francia come dall'Inghilterra. Si tratta di un beneficio da concedere alla Germania secondo gli usi commerciali e che spingerebbe Germania a liberarsi subito dalle sue obbligazioni. D'altra parte è evidente vantaggio tesorerie alleate per realizzare sollecitamente loro crediti. Introduzione tale formula nel progetto ed il completamento delle clausole cirj~a i pegni produttivi che avvicinano sensibilmente i due punti di vista francese e inglese facilitano consensi che a mio avviso dovrebbero ormai riunirsi su progetto di V. E.

Pregola telegrafarmi se posso predisporre la redazione testo unico progetto nelle due lingue in modo che V. E. possa averlo pronto al suo arrivo a Parigi e farne nuova distribuzione prima della seduta.

(l) -Non pubblicati. (2) -Telegramma n. 8495/1017, trasmesso il 21 dicembre alle ore 16 e pervenuto alle ore 19,50 dello stesso giorno, non pubblicato, col quale il Pantaleoni comunicava la soluzione del problema nei termini qui riassunti. (3) -Il quale ultimo rifiutò la carica. Cfr. una lettera che, tornato a Roma a missione ultimata, il Pantaleoni indirizzò a Mussolini in data 25 dicembre, non pubblicata. (4) -Pubblicato al n. 245. (5) -Non pubblicata.
257

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO

T. 3001. Roma, 21 dicembre 1922, ore 24.

Approvo azione svolta da V. E. e pregola persistere lavoro avvicinamento opposti disegni non essendo mia intenzione allontanarmi nuovamente da Roma

ee non mi risulta preventivo accordo Alleati sui punti più importanti che furono già oggetto discussione Londra. Nulla osta V. E. predisponga sin d'ora testo progetto con aggiunta di cui suo telegramma 11332 (1).

258

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1246 (2). Londra, 21 dicembre 1922.

Sarò Roma sabato.

259

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CONSOLE A MALTA, ROCCO

D. 71216/50. Roma, 21 dicembre 1922.

Ho letto con molta attenzione il Suo rapporto (3) sulla situazione nell'Isola di Malta e sui sentimenti che denunziano un risveglio della coscienza nazionale italiana nel popolo maltese quale conseguenza del rinnovamento generale della nazione italiana.

Ne sono particolarmente lieto e La prego di tenermi informato di tutti gli sviluppi che questo movimento, ancora allo stato crepuscolare, potrà avere in seguito.

260

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. u. 2987. Roma, 22 dicembre 1922, ore 2,10.

D'accordo con Ministero Tesoro.

Telegramma n. 1015 (4).

Mantengo l'impegno assunto dal mio predecessore con la firma del protocollo di Ginevra e per dare all'Austria una prova tangibile del nostro interessamento alla sua ricostruzione economica sono disposto a provvedere alla approvazione della garanzia dell'Italia a favore dell'Austria mediante decreto legge che potrà divenire senz'altro esecutivo.

Prego darne notizia al Cancelliere. Coll'occasione la S. V. vorrà dichiarare al cancelliere che il Governo italiano mantiene formale opposizione alla nomina di un Presidente della Banca Emissione che sia di nazionalità straniera non

italiana. E per affermare quella preminenza degli interessi italiani in Austria che la Lega delle Nazioni ci ha riconosciuto domandiamo che la Presidenza stessa sia dal Governo austriaco affidata ad un italiano. A questa esplicita e formale condizione, d'accordo col Ministro del Tesoro sono pronto a far subito all'Austria un prestito di venti milioni di lire italiane da rimborsarsi non oltre sei mesi nel prestito generale.

Prego esprimersi subito nel senso di cui sopra col cancelliere e darne notizia a Pantaleoni per sua norma di condotta.

(l) -Pubblicato al n. precedente. Poichè Mussolini era già a conoscenza del telegramma, vl é un evidente errore nell'ora di arrivo di questo o nell'ora di partenza del successivo. (2) -Il telegramma non risulta trascritto nè nella serie normale nè in quella di gabinetto.Il testo pubblicato è quello in partenza da Londra. (3) -Allude al rapporto n. 830/86 in data 18 novembre 1922, non pubblicato. (4) -Pubblicato al n. 252.
261

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 8545/1248. Londra, 23 dicembre 1922, ore 19,40 (per. ore 5,25 det 24).

Telegramma di V. E. n. 2985 (1).

Ho avuto stamane lunga conversazione con nuovo Direttore Generale della 'l'esoreria circa questione riparazioni. Nostro discorso fu confidenziale. Se ho ben compreso linguaggio impreciso mio interlocutore, Tesoreria intenderebbe raggiungere una soluzione generale e definitiva della questione sulle basi principali: l) Che l'ammontare totale riparazioni venga ridotto al solo ammontare dei buoni A e B, qualora non si facciano pagare alla Germania gli interessi dei suoi debiti, o, nel caso contrario, ad una somma intorno ai 40 miliardi marchi oro. 2) Che non siano imposti alla Germania oneri reali i quali diminuirebbero la sua capacità a rimettersi in piedi ed a inspirare fiducia ai capitalisti esteri. 3) Che la Germania si obblighi a provvedere con adeguata legislazione migliorare risanamento finanziario con la stabilizzazione del marco e con l'equilibrio del suo bilancio. La realizzazione di queste tre proposte produrrebbe sicuramente l'ambiente adatto per l'emissione del prestito internazionale (c~ui forse parteciperebbe l'America) il quale potrebbe solo assicurare l'effettivo pagamento delle riparazioni come sopra indicate.

Cosicchè le disposizioni britanniche circa condono debiti sarebbero in relazione all'avveramento di questo piano generale. La Gran Bretagna ciOQ intende condonare i debiti interalleati indipendentemente dall'annullamento dei buoni ma esclusivamente in correlazione ad una sistemazione generale <:he possa valere a ridurre ammontare riparazioni, a rimettere in piedi Germania, a risanare bilancio e produrre condizioni favorevoli all'emissione del prestito internazionale.

Secondo mio interlocutore Francia resterebbe invece ancora in un atteggiamento negativo. Essa desidererebbe sempre: l) Che il condono britannico dei debiti fosse in relazione con l'abbuono dei buoni C. 2) Che le garanzie dovrebbero consistere in pegni reali se non addirittura nell'occupazione dei beni demaniali tedeschi. 3) Che il controllo dovrebbe essere esercitato non già da un corpo di tecnici internazionali ma invece mercè un controllo effettivo di natura giurisdizionale. 4) Che la moratoria debba essere preceduta dallo stabilimento del controllo effettivo.

n contenuto del telegramma inviatogli dal D'Amelio qui pubblicato al n. 245.

Scarse informazioni ho raccolto circa speranze più o meno fondate che qui si riporrebbero nell~America. Ho impressione tuttavia che si conti sull'intervento americano (forse Morgan) qualora si raggiungano indicate condizioni per la emissione del prestito.

Mi è stato infine smentito che la Francia abbia fatto qualsiasi nuova proposta sia a mezzo Lord Derby recentemente andato Parigi sia di questo Ambasciatore di Francia.

(l) Trasmesso n 21 dicembre alle ore 19, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava

262

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3006. Roma, 23 dicembre 1922, ore 24.

D'Amelio mi ha telegrafato (l) riassunto progetto nota collettiva concordata. Riservandomi esaminare testo inviatomi da V. E. per corriere e non ancora pervenutomi informo sin d'ora che approvo in massima nota al Governo bulgaro da farsi beninteso con passo collettivo nonché approvo sanzioni concordate ad eccezione però ingerenza distaccamenti militari Stati confinanti per proteggere eventuale occupazione dogane terrestri. Mentre proventi doganali terrestri appaiono scarsa importanza è certo che presenza in territorio bulgaro distaccamenti militari Stati confinanti potrebbe dar luogo complicazioni che è assolutamente nell'interesse di tutti di evitare.

Prego poi V. E. di voler adoperarsi affinché Alleati raggiungano accordo pure circa sanzioni per quanto possibile avanti notifica nota collettiva anche ritardandola eventualmente qualche giorno onde evitare minaccia sanzioni non venga poi seguita da loro effettiva applicazione.

Telegrafo nostra Delegazione Losanna acciocché sia edotta dell'utilità che sia sospesa qualsiasi concessione sbocco Egeo sino a che Bulgaria non adempia obblighi riparazioni; ed appena mi sarà nota approvazione altri governi nota collettiva darò definitive istruzioni per comunicazione alla Delegazione bulgara di cui al telegramma di D'Amelio sempreché fatta anche da Delegazione francese ed inglese collettivamente.

263

L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, BARBARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 1714/704. Praga, 23 dicembre 1922.

Ho potuto constatare che i giornali italiani hanno dato un certo peso alla ripercussione che hanno avuto in questo paese le dichiarazioni del deputato Friedrich nel suo discorso programma in occasione della costituzione del fascio

magiaro. Bisogna constatare che di esso a fondo si occuparono, tra questi pm importanti organi politici, solo la «Narodni Politika » e qualche giornale di minore importanza. L'articolo della «Narodni Politika » mette infatti in rilievo quale pericolo costituisca per l'Europa la predicazione dell'irredentismo magiaro, sostenuta, com'è, da tutto un programma pratico che implica necessaria minaccia ai popoli limitrofi e dimostra esistere ancora nell'Europa centrale un nemico permanente della pace. Se i magiari dovessero perseverare in tale linea di condotta sarebbe fatale la loro punizione da parte degli Stati interessati.

Ma se la stampa non volle attribuire al discorso di Friedrich eccessiva importanza, sta però di fatto che la costituzione del fascio magiaro ha suscitato molte preoccupazioni in questi circoli politici e parlamentari, i quali mettono in relazione la nuova levata di scudi di Hlinka e dei suoi seguaci (del partito popolare slovacco) con le affermazioni nazionaliste magiare. Da tutti i rapporti che questa R. Legazione ebbe l'onore di spedire al R. Ministero, in argomento alle condizioni politiche della Slovacchia e della Carpato-Russia, si rileva facilmente come il movimento autonomista, anzichè diminuire d'intensità, continua ad aumentare in modo piuttosto allarmante. Se grave è il problema delle relazioni tra tedeschi-boemi e cechi nella Repubblica, molto più assillante è la questione slovacca. Infatti nella loro lotta contro i tedeschi i cechi possono contare sulla simpatia della Francia e sull'indifferenza anglo-italiana; e non è esclusa la possibilità di un compromesso soddisfacente per entrambe le parti. La questione slovacca invece presenta pericoli d'ogni genere: anzitutto oltre al partito irredentista magiaro che vorrebbe il distacco della Slovacchia dalla Hepubblica per unirsi all'Ungheria, questo governo si trova innanzi all'opposizione ormai divenuta irrimediabile degli slovacchi, che furono sempre considerati come discendenti della stessa stirpe donde derivano le loro origini i cechi. Mentre pertanto il problema dell'irredentismo magiaro si dovrebbe risolvere coll'applicazione degli accordi, che legano le potenze partecipanti alla Piccola Intesa, il movimento autonomista slovacco esorbita dai casi contemplati dall'alleanza. Dal punto di vista poi morale, la sollevazione slovacca contro l'unione alla Repubblica costituisce di fronte al mondo civile europeo una condanna dei metodi usati dai passati e dagli attuali governanti cechi nell'amministrazione della Slovacchia. Ove questa ottenesse la propria effettiva autonomia graviterebbe fatalmente entro l'orbita economica magiara essendo completamente artificiali tutti i nessi finanziari e commerciali che la legano attualmente alla Boemia. Oltre i tradizionali vincoli, che univano Presburgo a Budapest durante il vecchio regime, biso~na tener presente la sua stessa situazione geografica ed il fatto delle scarse comunicazioni ferroviarie e rotabili tra la Boemia e la Slovacehia. Non v'ha dubbio che l'autonomia rafforzerebbe in Slovacchia le tendenze magiarofile della popolazione.

Il fascismo ungherese è considerato pertanto doppiamente pericoloso, poichè potrebbe dar anche modo in un determinato momento all'Ungheria di agire di sorpresa in Slovacchia senza coinvolgere la responsabilità del governo di Budapest, il quale potrebbe magari sconfessarne eventualmente l'azione. È forse per tale ragione che da molte parti si insiste presso Benès per promuovere un passo ufficiale diretto, o meglio ancora collettivo (dei tre Governi della Piccola Intesa), a Budapest onde ottenere lo scioglimento del fascio.

Non ho sino ad ora conferma di una tale mossa diplomatica da parte di questo Ministero degli Affari Esteri.

La simpatia che il popolo ungherese cerca di dimostrare all'Italia in ogni occasione ed il fatto che il fascio ungherese nel suo programma s'inspira ai principi che hanno servito di base al potente fascio italiano destano gravi diffidenze anche nei riguardi nostri. A ciò contribuirono pure le dichiarazioni del conte Apponyi riportate dal « Pester Lloyd:. nei suoi numeri del 12 e 14 dicembre a proposito del problema delle riparazioni: «L'Italia costituisce la sola speranza ungherese. Non tanto la simpatia che ci ha manifestato in questi ultimi tempi, quanto il suo stesso interesse deve guidare l'Italia ad appoggiare l'Unl.. gheria in queste questioni. Obbligare l'Ungheria a far fronte alle riparazioni sarebbe un indebolirla a tal punto da minacciarne l'indipendenza. L'Italia ha bisogno d'un'Ungheria forte per regolare le proprie pendenze con la Jugoslavia. Se un indebolimento dell'Ungheria potrebbe accomodare alla Piccola Intesa, esso non potrebbe convenire all'Italia la cui potenza diminuirebbe in proporzione dell'abbattimento ungherese:..

Furono pertanto registrate con vero compiacimento le dichiarazioni fatte da

V. E. a Londra, dalle quali risultava che l'Italia reclama integralmente la propria parte nelle riparazioni dovutele dall'Austria, dalla Bulgaria e dall'Ungheria ed il contraccolpo deprimente, che esse hanno avuto nella stampa ungherese.

Malgrado l'aggravarsi delle preoccupazioni di questi governanti per gli avvenimenti odierni ungheresi non mi pare di scorgere, pel momento, sintomi tali che possano indicare l'intenzione di procedere ad atti energici di qualsiasi specie; poichè mancherebbe ad essi, almeno sino ad oggi, quella necessaria preparazione di propaganda a mezzo di stampa o di pubbliche dichiarazioni da parte di uomini politici da farli apparire quasi una necessità all'opinione pubblica. Nè credo che senza una preventiva intesa con Jugoslavia e Romania (e forse anche Polonia) la Cecoslovacchia oserebbe intraprendere passi irrimediabili contro l'Ungheria che potrebbero comprometterla definitivamente.

Non ho potuto controllare la notizia dell'eventuale passo a Budapest per ottenere lo scioglimento del fascio essendo assenti da Praga tanto l'Incaricato d'Affari ungherese, che si trova in campagna in Slovacchia, quanto il Ministro di Romanfa che si recò a Carlsbad per una settimana.

(l) Con telegramma pubblicato al n. 254.

264

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 11425. Parigi, 24 dicembre 1922, ore 0,45 (per. ore 4).

Nel colloquio odierno che ho avuto con Seydoux, il quale aveva riferito a Poincaré esito del precedente mio colloquio (1), mi si è formata impressione che su tutte le parti del progetto di V. E. è facile accordo e che qualche difficoltà

12 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

esiste ancora circa garanzie, desiderando Poincaré, oltre quelle suggerite nel progetto italiano, quelle sui proventi doganali della Ruhr sequestro proventi della tassa sul carbone. Avendo fatto fra l'altro osservare che nuove garanzie domandate da Poincaré rendono sempre più difficile assentimento del Governo inglese, che trova già eccessive quelle da noi proposte, Seydoux mi ha pregato parlare direttamente con Poincaré per spiegargli più efficacemente nostro punto di vista. Ho pregato S. E. Romano Avezzana recarci insieme da Poinc:aré anche per mantenere unità d'azione. Il R. Ambasciatore ritiene dover avere previa autorizzazione che chiede a V. E. e che attende d'urgenza in modo che colloquio con Poincaré possa aver luogo martedi.

Prego V. E. voler interessare R. Ambasciatore a Berlino assumere informazioni su progetto tedesco in corso e comunicarle anche direttamente a questa Delegazione per poterne tener conto nelle trattative in corso (1).

(l) Cfr. il telegramma pubblicato al n. 256.

265

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BERNA, GARBASSO

T. 3011. Roma, 24 dicemb·re 1922, ore 14.

Com'ella sa trattative commerciali svizzere procedono assai faticosamente verso la conclusione. Bisogna affrettarle anche sul terreno politico vincendo resistenza circa certificati d'origine e divieti importazioni nonchè ricordando al dipartimento federale affari esteri mio recente atteggiamento circa campagna ticinese inscenata giornale ambrosiano. Politica italiana è perfetta cordiale amicizia colla Svizzera; occorre che Berna faccia altrettanto e le relazioni fra due paesi saranno perfette ogni lato.

266

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO

T. 3015. Roma, 24 dicembre 1922, ore 22.

Suo telegramma n. 11425 (2). Concordo con V. E. sull'apprezzamento che nuove richieste Poincaré rendono sempre più difficile eventuale consenso Governo inglese. Sarà pertanto

utile che Ella si rechi da Poincaré per svolgere nostro modo di vedere. Mi parrebbe opportuno che a tale colloquio non prendesse parte il R. Ambasciatore per evitare che intervento di questo possa impegnarci eccessivamente in vista delle transazioni cui dovessimo addivenire nelle trattative prossime con il Governo inglese.

Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Berlino nel senso da Lei richiesto (1).

(l) -Con telegramma riservato n. 8582/286, trasmesso il 26 dicembrE> alle ore 21 e pervenuto alle ore 4,10 del giorno successivo a Mussolini che ne aveva fatto richiesta, il consigliere d'ambasciata a Berlino Guarneri comunicava le informazioni da lui assunte sul progetto tedesco, ancora in fase incerta. Il telegramma non è stato pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 264.
267

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. R. 3017. Roma, 25 dicembre 1922, ore 13.

Nel corso di un colloquio ho detto oggi a questo Ministro d'Austria che sarei stato lieto di avere una conversazione con il Cancelliere.

Non sono entrato in particolari perchè l'epoca e le modalità sono da concordare preventivamente e quando le circostanze politiche consentiranno di attuare la visita ·COn utilità ed offriranno la possibilità di dare ad essa un reale contenuto.

268

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8563/536. Washington, 25 dicembre 1922 (per. ore 20,50).

Giornali pubblicano telegramma da Praga in cui si parla di pretesa convenzione l!lilitare segreta tra i fasci italiani e ungheresi per reciproco aiuto in caso di guerra con Jugoslavia con l'approvazione dei Governi rispettivi. Si assicura che Governo italiano fornisce armi e munizioni ai fasci ungheresi.

Attendo istruzioni eventuale smentita.

269

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8569/115/63. Losanna, 25 dicembre 1922, ore 23,45 (per. ore 2,30 del 26).

Ho testè avuta lunga conversazione con Lord Curzon circa andamento lavori tre sottocommissioni da me presiedute, due delle quali dipendono dalla sua commissione. Nella circostanza Lord Curzon mi ha dichiarato esser deciso

p. -178, nota l.

darci massimo appoggio nelle questioni capitolazioni e nazionalità che interessano noi principalmente. Noto che in generale egli mi ha fatto impressione esser piuttosto preoccupato, per informazioni pervenutegli, nel senso che la delegazione russa sarebbe riuscita influire seriamente sulla delegazione turca inducendola a resipiscenze in merito all'atteggiamento conciliante già da questa assunto nella questione degli Stretti. Lord Curzon ha concluso tale accenno colle seguenti testuali parole: «Le cose non vanno affatto bene per noi». Ritengo si debba ravvisare una ·certa relazione fra questo stato d'animo del mio interlocutore e le sue incoraggianti dichiarazioni a riguardo di questioni che ci stanno più a cuore (1).

(l) -Con telegramma n. 3013, trasmesso il 24 alle ore 22. Per la risposta di Berlino cfr.
270

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8581/11488. Parigi, 26 dicembre 1922, ore 20,30 (per. ore 22,50).

Oggi delegazione francese, malgrado premure ufficiose fatte in senso contrario, ha chiesto denunzia a Governi alleati volontaria mancanza Germania nelle consegne legname in conto riparazioni 1922. Tale mancanza era stata unanimemente riconosciuta dagli esperti alleati e confermata dopo audizioni rappresentanti Governo germanico. Alla su accennata volontaria mancanza si opponeva recisamente delegato inglese. Dopo vivace discussione durata due sedute ho indotto ·collega inglese a riconoscere in via di fatto la mancanza della Germania agli obblighi di consegna e su questo punto si è raggiunto unanimità. Sulle conseguenze di tale constatazione i pareri sono stati divisi giacchè delegati francese e belga sostenevano che Governi dovessero applicare sanzioni previste paragrafi 17 e 18, annesso 2°, parte 811 Trattato di Versailles mentre delegato inglese sosteneva che Commissione dovesse al massimo applicare penale prevista al momento in cui le ordinazioni furono passate alla Germania e che consistevano in pagamento in danaro da parte della Germania valore legname non consegnato. Per attenuare .conflitto che poteva essere grave alla vigilia Conferenza interalleata, ho sostenuto che, mentre la denunzia della mancanza della Germania deve farsi ai Governi alleati, questi devono tener presente che Commissione delle Riparazioni stabilì che, in caso di mancanze oggi verificatesi, le sanzioni sarebbero state puramente quelle di carattere finanziario suddette. Tale mia proposta è stata accolta a maggioranza, delegato inglese essendosi astenuto. Con altro mio riferirò circa ·Colloquio che avrò stasera con Poincaré e stato trattative preliminari Conferenza. Prego comunicare a S. E. Salvago-Raggi.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra e Costantinopoli.

271

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8587/11492. Parigi, 26 dicembre 1922, ore 23 (per. ore 13,15 del 27).

Stamane collega belga reduce da Bruxelles mi ha assicurato che da informazioni avute dal suo governo sembrerebbero aumentare probabilità accordo. Formula che circoli inglesi preferirebbero per soddisfare esigenze Poincaré circa garanzie sarebbe quella di permettere che regime doganale attuale Renania si estenda alquanto in profondità per assicurare maggiormente risultato economico. Stasera Poincaré mi ha personalmente detto che progetto di V. E. quale egli lo comprese parlando con Marchese Salvago-Raggi a Londra soddisfa quasi completamente sue aspirazioni. Avendogli chiarito che progetto italiano non comprende accerchiamento doganale interno che renderebbe difficile consenso inglese, egli mi ha dichiarato dover insistere nella sua idea, ma non ritiene che tale sua domanda possa cagionare insuccesso conferenza. Egli soggiunse che sua linea doganale interna comprenderebbe alcuni bacini carboniferi contenenti miniere private le quali non potrebbero esportare carbone senza pagare dazio in natura che assicurerebbe all'Italia, più di ogni altro interessato, alla Francia e al Belgio 'carbone riparazioni. Avendo domandato quale speranza abbia che tale sua proposta sia accolta dagli inglesi, egli mi ha detto che vi sono trattative in corso mediante le quali egli assicura Inghilterra che prezzi carbone saranno stabiliti in modo da non pregiudicare produzione inglese. Circa regolamento buoni C e riduzione debiti Germania a 50 milioni Poincaré ha già esaminato con vivo interesse formula aggiuntiva progetto di

V. E. che riduce debito residuale in caso pagamenti anticipati. È mia impressione che egli accetti tale clausola, che porterebbe residuo debito tedesco a somma che, secondo R. Ambasciata Londra ha telegrafato V. E. (l), corrisponderebbe intenzioni del Governo inglese. Ci11ca infine moratoria, prestito tedesco interno, e successivo prestito estero, Poincaré non eleverebbe obiezioni a progetto di V. E. A tale riguardo riferisco che, secondo informazioni qui giunte da Berlino, Cancelliere Cuno avrebbe ottenuto adesione di una parte industriali tedeschi al prestito interno. Poincaré ha espresso suo rincrescimento aver letto nei giornali che V. E. dubita venire Parigi se un accordo di massima non sia prima raggiunto. Egli ritiene che accordo si può raggiungere discutendo con reciproco spirito condiscendenza e conta su azione personale di V. E. Prego comunicare S. E. Salvago-Raggi.

(l) Cfr. il telegramma pubblicato al n. 247.

272

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 1785. Parigi, 26 dicembre 1922 (per. il 27)

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 4160 (1).

Questo Ministro degli Affari Esteri al quale ho fatto rilevare pericoli che potevano derivare per le relazioni franco-italiane dalla tendem:a meno amichevole che si era andata ultimamente manifestando in alcuni giornali francesi nei riguardi del Governo di V. E. mi ha assicurato che adopererà tutta la sua influenza dove gli è possibile esercitarla per modificare nel senso da noi desiderato l'atteggiamento dei detti giornali.

Ho pure attirato attenzione del Ministro Esteri sul fatto che la virulenza dei fogli comunisti e anche di qualche organo della nostra colonia potrebbe esacerbare lo spirito di parte di alcuni elementi esaltati e provocare incidenti anche gravi. Ho pregato pertanto che l'azione da me invocata fosse spiegata con la maggiore efficacia e che in ogni modo la stampa fosse consigliata a non dare rilievo a tali incidenti qualora essi venissero a verificarsi.

273

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. c. 5211/1009. Belgrado, 26 dicembre 1922 (per. ii 3 gennaio 1923).

Riferimento telegramma posta Gabinetto n. 4011/172 (2). Ho avuto oggi il primo colloquio ufficiale con questo Ministro degli Affari Esteri da dopo la presentazione d.elle lettere credenziali.

Il signor Nincic mi dichiarò che, nonostante gli attacchi di gran parte della

stampa che lo accusa di eccessiva remissività verso l'Italia, intendeva prose

guire lealmente la linea di condotta che si era tracciata come quella che meglio

risponde ai reali interessi dei due Paesi. Accennando alla lettera di V. E. (3)

disse di avere apprezzato lo spirito conciliante cui essa si ispira e che farebbe

tutto il possibile per facilitare il compito di imprimere alle relazioni itala

jugoslave quel carattere di cordialità e di stabilità che sembra essere nei pro

positi del nuovo Governo nazionale. Tuttavia, circa la prima parte doveva ripe

termi quanto già disse al Senatore Contarini, che cioè nessuiJL uomo politico

sarebbe in grado di fare accettare una revisione del Trattato di Rapallo che

sanzioni una qualsiasi alienazione territoriale. Per contro si dichiarò pronto

• Vedo che i giornali autorevoli stampa francese Intransigeant e altri si sono imbarcati in una campagna ambigua contro il Governo attuale. Ho impressione che tutto mondo sinistra voglia creare ambiente morale difficile nuovo Governo. Pregola informare di ciò Governo francese richiamando sua attenzione su gravi pericoli che tale atteggiamento può

suscitare sulle relazioni franco-italiane •.

ad esaminare le varie questioni pendenti assicurandomi che, ove non risultino in contrasto colle disposizioni del Trattato di Rapallo, assumerebbe l'impegno di risolverle nel più breve termine possibile. Al che risposi che i nostri reclami appunto si basano sulla inosservanza delle disposizioni di quell'accordo come mi 'proponevo di dimostrare allorchè avrei terminato l'elenco di dette questioni che combinammo di esaminare in dettaglio fra qualche giorno.

A prova delle intenzioni che animano l'attuale Governo il signor Nincic mi annunziò la sostituzione del Governatore della Dalmazia, signor Metlicic, con un elemento serbo noto per la sua imparzialità e ligio alle direttive del Governo, come pure la nomina di un generale per la Dalmazia al di fuori della politica e dei partiti.

Dal canto suo insinuò che sarebbe opportuno un cambiamento nella nostra rappresentanza consolare in Dalmazia perchè, cosi si espresse, « occorrono uomini nuovi nelle nuove situazioni».

Gli risposi che avrei segnalato al R. Governo tale suo desiderio osservando tuttavia come gli attuali R. Consoli non avrebbero mancato di seguire, come per il passato, le direttive superiori e che quindi era da escludere qualsiasi azione personale in contrasto con gli interessi politici generali.

(1) Ecco il testo del telegramma, che si pubblica qui in nota, essendo privo di data:

(2) -Non rinvenuto. (3) -Pubblicata al n. 197.
274

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, PIACENTINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8585/113. Addis Abeba, 27 dicembre 1922, ore 10,30 (per. ore 16).

Mi riferisco telegramma di codesto Ministero n. 2943 (1).

Ho avuto colloquio interessante con l'imperatrice di Etiopia e con Ras Tafari. Su loro richiesta ho lungamente spiegato origine necessità essenza recenti avvenimenti cui eco aveva qui prodotto vivissima impressione. Presi occasione per tornare a mia volta su argomento del programma fascista Eritrea che potrebbe impressionare popolazione etiopica oltre confine causare eventuale agitazione indigeni eritrei. Ras Tafari consenziente imperatrice mi ha risposto queste parole: « Data amicizia italo-etiopica non è dubbio che l'Italia terrà sempre Addis Abeba suo rappresentante il quale nella sua condotta verso il Governo etiopico dovrà sempre eseguire istruzioni Governo italiano. Dunque sino a quando per ordine di Roma rappresentante italiano in Etiopia non muterà attitudine e parole sino ad oggi manifestate Governo etiopico sarà sempre convinto che nulla di mutato vi sarà nelle buone relazioni itala-etiopiche malgrado tutto quanto si possa dire fare scrivere in libri o giornali da italiani o da stranieri». Per la sicura profonda conoscenza che ho di Ras Tafari posso affermare la sincerità e la verità di tali dichiarazioni. Tuttavia esistendo realmente campagna anti-italiana in alcuni focolai eritrei stabilitisi in Etiopia, non mancherò tener desta attenzione Governo etiopico passando poi tali istruzioni al mio successore.

(l) Pubblicato al n. 232.

275

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI MINISTRI A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, E A BUDAPEST, CARACCIOLO, E ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. 3028. Roma, 27 dicembre 1922, ore 15. (Per Praga e Budapest). R. Ambasciata Washington telegrafa quanto segue: «Giornali ... (come da telegramma 8563/536) » (1).

Ho risposto: (Per tutti). Si tratta di notizia già pubblicata e da noi smentita. Comunque

V. E. è autorizzata a dichiarare nella maniera più assoluta e formale che non esiste alcuna convenzione o intesa fra fascisti ungheresi e italiani i quali hanno idealità ed attività esclusivamente nazionali. Governo italiano è ed intende essere di un perfetto lealismo (2).

276

IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. R. 8604/462. Budapest, 27 dicembre 1922, ore 21 (per. o1·e 2,45 del 28). Dopo domani avrà luogo funzione religiosa per morte Presidente Repubblica Polacca. Mi si dice che Ministro di Francia avrebbe fatto passi presso questo Ministro di Polonia per ottenere durante funzione un posto privilegiato come riconoscimento protezione francese sui cristiani in Oriente. Ministro d'Inghilterra è venuto a vedermi per intrattenermi in proposito. Mi ha detto non avere istruzioni da Londra ma sapere che Governo italiano e quello britannico si erano nonostante già accordati per non accettare riconoscimento di un simile privilegio. Egli doveva allontanarsi per una partita

di caccia ma avrebbe lasciato istruzioni al suo segretario nel caso Ministro di Francia insistesse in una simile pretesa di non intervenire al funerale. Prego

V. E. volermi inviare d'urgenza ordini.

277

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO

T. u. 3043. Roma, 28 dicembre 1922, ore 22. Telegramma S. V. 462 (3).

R. Governo non può riconoscere al Ministro di Francia alcun diritto a posto privilegiato. Prego dichiararlo esplicitamente a codesto Ministro di Polonia aggiungendo che ove pretesa fosse mantenuta S. V. si asterrà dall'intervenire funzione (4).

(l) -Pubblicato al n. 268. (2) -In calce al telegramma proveniente da Washington Mussolini aveva annotato di suo pugno: c Smentisca ancora una volta nella maniera più energica e formale. La politica estera italiana è di un lealismo perfetto. Mus. •. (3) -Pubblicato al n. precedente. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Varsavia.
278

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VASSALLO, ALL'INCARICATO DI AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, E AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 3042. Roma, 28 dicembre 1922, ore 22,15.

R. Ministro Budapest telegrafa (l):

«Riservato. Ministro d'Inghilterra mi ha confidato suo collega in Belgrado di passaggio per Budapest gli avrebbe detto che Nincic era molto irritato contro Ungheria. Pretenderebbe che Governo ungherese sta facendo grandi preparativi militari e organizzando depositi di armi e munizioni. Ordigni di guerra sareb-. bero spediti dalla Germania via Danubio e dai fascisti italiani a quelli ungheresi via Tarvis.

Mi sono affrettato smentire energicamente tale frottola da parte italiana dicendo che V. E. non aveva m~i voluto aver relazioni di qualsiasi sorta coi fascisti ungheresi, e che Presidente Bethlen mi aveva detto esser molto contrario ai fascisti ungheresi perchè erano ostilissimi al suo Governo.

Ministro Hohler mi ha detto non averci mai creduto e che d'accordo col delegato militare inglese avrebbe scritto in tal senso a Londra. Colonnello Guzzoni che ho varie volte interrogato a proposito preparativi militari in Ungheria mi ha assicurato non constargli l'esistenza di tali preparativi. Però pur non essendovi sintomi palesi è mia impressione personale che dato lo spirito bellico magiaro il Governo cerca non trovarsi impreparato ad ogni evenienza».

Approvo dichiarazione di Castagneto per ciò che concerne attività fascisti italiani. (Per Belgrado). Prego telegrafarmi Suo pensiero per ciò che concerne impressioni di Nin:::ic riguardo Ungheria.

279

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8640/290. Berlino, 29 dicembre 1922, ore 7,20 (per. ore 22,15).

Ho veduto il Cancelliere che mi ha detto che insuccesso proposte di accomodamento formulate dal Governo germanico (2) non l'incoraggiava a presentarle questa volta per iscritto. Secondo lui l'unico modo d'intendersi sarebbe che alla Germania fosse concessa opportunità di una discussione verbale nella quale interesse nei riguardi degli alleati di essere in qualche modo pagati e della Germania di liberarsi dall'incubo delle riparazioni dovrebbe servire di base sicura per una intesa. Si doleva che tale opportunità non fosse mai stata offerta alla Germania; e mi ha fatto discretamente intendere che se V. E. potesse prendere iniziativa di una simile proposta egli ne sarebbe vivamente riconoscente (3).

(l) -Con telegramma n. 8603/461, partito il 27 dicembre alle ore 21 e pervenuto il 28 alle ore 2,40. (2) -Al convegno interalleato di Londra del 9-11 dicembre. (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi.
280

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3047. Roma, 29 dicembre 1!122, ore 14,50.

Telegramma di V. E. n. 1776 (1).

A proposito della richiesta f~tta da questo Ministro di Jugoslavia a nome suo Governo e quelli cecoslovacco e romeno stimo opportuno ricordarle che tale richiesta deve considerarsi in relazione alla convenzione antiasburgica stipulata a Rapallo tra Italia e Jugoslavia che fu poi formalmente estesa alla Cecoslovacchia. È quindi naturale che per la questione della registrazione alla Lega delle Nazioni dell'impegno antiasburgico imposto all'Ungheria dalla Conferenza degli Ambasciatori, la Piccola Intesa si sia rivolta all'Italia come tramite per un'azione verso le Grandi Potenze. Ciò spiega come Governo francese non abbia ricevuto una comunicazione diretta. È nostro interesse valerci della circostanza che la Piccola Intesa si è a noi rivolta per affermare questo tramite.

Per sua norma aggiungo che il Governo inglese dal canto suo ci ha fatto sapere che considerava l'impegno antiasburgico come avente c:arattere internazionale da essere registrato alla Lega delle Nazioni, ma che di fronte alla obiezione ungherese che la Piccola Intesa non avesse titolo a domandare questa registrazione aveva dato istruzioni al proprio Ambasciatore a Parigi di portare la questione alla Conferenza degli Ambasciatori pur preferendo che in via ufficiosa il Governo ungherese fosse indotto ad effettuare la registrazione di propria iniziativa.

Acciocchè V. E. si renda esattamente conto del punto di vista inglese le

spedisco per posta copia della nota inglese (2).

Concordo nel modo di vedere del Governo inglese che del resto è conforme sostanzialmente a quanto fu detto in via preliminare al Ministro di Jugoslavia quando venne a parlarmi a nome suo e dei Governi cecoslovacco e romeno.

281

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 3051. Roma, 29 dicembre 1922, ore 20.

Con mio telegramma n. 2987 (3) informavo V. S. che eravamo pronti conce

dere all'Austria un prestito di venti milioni di lire italiane da convertirsi in

Buoni Tesoro terzo Francia da collocarsi all'estero e garantiti dal prestito gene

rale se Austria dal canto suo ci avesse attribuita la Presidenza della nuova

Banca Emissione.

Avvenimenti sorpassarono nostra proposta e alla Presidenza fu nominato

austriaco Reich e ad latere belga Jansen. Avendo questi rifiutato carica sa

remmo disposti riprendere in esame prestito venti milioni se fosse creato un Vice Presidente Banca e carica assegnata ad Italia.

Di ciò è stato fatto cenno a questo Ministro d'Austria perchè lo segnalasse a suo Governo e ne informo V. S. perchè in ragione difficoltà che incontra prestito austriaco colga favorevole occasione per appoggiare proposta.

(l) -Telegramma n. 8508/1776, trasmesso il 21 dicembre alle ore 22,25 e pervenuto alle ore 0,40 del giorno successivo, non pubblicato, relativo al punto di vista del governo francese sulla convenzione antiasburgica. (2) -Non pubblicata. (3) -Pubblicato al n. 260.
282

IL CONSOLE A BASTIA, DE VISART, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 196/94. Bastia, 29 dicembre 1922.

Ho l'onore di segnalare all'E. V. il processo di segregazione che si va iniziando in Corsica contro la madre patria, quella che si incomincia a chiamare «La Madrigna ~.

La Francia infatti dà poca importanza a quest'isola nel rapporto delle cure che dovrebbe prodigarle; ne ha invece per essa per la sua situazione geografica, come semenzaio d'uomini per i suoi possedimenti coloniali, servendosi di questi isolani per i combattimenti in climi inospitali. La popolazione della Corsica, che, secondo gli antichi storici raggiungeva forse il milione, scesa a 300.000 abitanti prima della guerra, si trova ora ridotta, secondo l'ultimo censimento di quest'anno a soli 281.959 sopra una superficie di 8.756 kmq. Va poi sempre diminuendo la parte coltivata nell'isola; già considerata un granaio di cereali; la macchia invade dappertutto, specialmente dopo la diminuzione della nostra emigrazione agricola, che esercitava la medesima influenza salutare del « Gulf stream ~ sulla fertile Erinni; la costa orientale infine è infestata dalla malaria causa di febbri sotto le forme più maligne; scarse al bisogno sono le ferrovie. Non si può così negare che il malcontento che serpeggia contro l'amministrazione francese sia in buona parte giustificato, specialmente dopo l'esempio di quanto fa il nostro Governo per la vicina Sardegna, che il Presidente della Camera di Commercio di Bastia non mancò di ricordare al Presidente della Repubblica quando fu qui di passaggio nel maggio scorso.

L'autonomia incomincia quindi ad avere seguaci sempre più ardenti e numerosi, malgrado la sorda opposizione del Governo francese. Si è cosi costituito ora il « Partitu Corsu d'Azione~; questi ha dovuto depositare alla Prefettura d'Ajaccio, in omaggio alla legislazione francese, il proprio Statuto pubblicato nel giornale A Muvra, che accludo (1). Segnalo a V. E. gli articoli 11, 12, 13, 14 di detto Statuto per i quali la Corsica non dovrebbe più oltre essere un dipartimento francese come gli altri ed avere oltre un'Università corsa, l'insegnamento della lingua e della storia corsa, fin dalle scuole primarie.

Ma oltre a tali scopi palesi il Partito d'Azione mirerebbe ad altri scopi che non ha rivelati alle Autorità, come l'istituzione di porti franchi a Bastia ed a Ajaccio colla soppressione della Dogana francese, perchè il rilevamento dell'isola avverrebbe solamente ottenendosi in franchigia tutti i prodotti di

cui è bisogno; il partito vagheggia poi ancora l'erezione di un monumentiJ, mediante sottoscrizione, ai caduti di Pontenuovo, dove precipitò, dopo strenua difesa, l'indipendenza corsa sopraffatta dalle forze esuberanti del Re di Francia, ed infine il decentramento amministrativo, l'estensione dei poteri del Conseil Général (Deputazione Provinciale) e delle libertà comunali.

Tale movimento autonomo ha così varie analogie con quello irlandese. Per ogni comune, come nelle colonie dove sono elementi corsi, si provvede quindi già a creare delle sezioni del Partito d'Azione. Una d<elle prime sue direttive dovrà essere quella della protezione della lingua corsa. La scuola pubblica francese ha soppresso la lingua italiana che era prima in fiore nell'isola; ma non è riuscita a fare sparire il 'corso come linguaggio del popolo. Questo dialetto che il Tommaseo proclamava il migliore fra quelli italiani, come quello che più s'assomiglia al toscano, impera ancora sovrano nelle campagne e nei borghi e nemmeno fu soffocato dalla sovrapposizione dell'influenza francese presso le persone più colte, presso i funzionari sui quali si fonda la dominazione come il funzionarismo fu già a suo tempo uno dei capisaldi della dominazione austriaca.

Giova poi notare che non esiste del resto vera simpatia fra corsi e francesi: i francesi sono piuttosto tollerati dai corsi che danno loro il soprannome di «pinzuti », mentre ho sempre notato nei francesi avversione personale verso il corso.

Comunque sia la questione dell'autonomia contemplata nel mio presente rapporto mi sembra tale da giustificare il nostro interesse per quanto passivo, non potendo noi essere indifferenti ad una lotta combattuta a nome della civiltà da un popolo, il quale potrebbe essere nel centro del Mediterraneo l'anello naturale di congiunzione fra le razze latine. I corsi col movente dell'autonomia, dopo d'avere largamente versato il loro sangue nell'interesse e per la grandezza della Francia non fanno del resto propaganda di separatismo e d'irredentismo. Chiedendo l'autonomia si battono solo per la difesa e lo sviluppo della loro vita economica ed intellettuale e della loro lingua contro la politica d'assorbimento, di sfruttamento e d'abbandono alla quale debbono soggiacere. Essi rivendtcano dopo tutto la propria lingua e la propria civiltà soffocate dalla dominazione francese, come nemmeno l'Austria e l'Ungheria praticavano nelle provincie irredente, dove l'italiano era persino considerato lingua ufficiale.

Trasmetto il presente rapporto colla posta italiana per il tramite sicuro del nostro piroscafo «Sassari » ed in doppio originale, per il caso V. E. stimasse opportuno di darne comunicazione alla R. Ambasciata in Parigi col corriere diplomatico.

(l) Manca.

283

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8657/1800. Parigi, 30 dicembre 1922, ore 0,05 (per. ore 6,30).

I telegrammi miei e di D'Amelio hanno informato V. E. sulla impostazione della discussione che avrà luogo a Parigi, la quale sarà ripresa quasi allo stesso punto in cui fu lasciata a Londra. Linea generale di condotta dell'Italia nel corso

della discussione è nitidamente tracciata dal memorandum di V. E. (l) che dovrebbe raccogliere in massima adesione sia della Francia che dell'Inghilterra. Non è superfluo però considerare fin da ora le conseguenze di una rottura dei negoziati. Poincaré ha già dichiarato, ed in questo è sostenuto dall'opinione pubblica più che dal Parlamento, che egli in tal caso agirebbe da solo. Parmi difficile che dall'Inghilterra e da noi stessi possa ammettersi una occupazione del bacino della Ruhr da parte della Francia senza che ne abbia mandato dagli alleati. Può pertanto verificarsi una reazione da parte dell'Inghilterra e forse anche dell'America talmente forte da provocare una crisi ministeriale in Francia; ma può anche darsi che l'Inghilterra assuma una attitudine passiva nella persuasione che la Francia da questa occupazione anzichè vantaggi abbia a ritrovarne danno. Tale decisione da parte dell'Inghilterra ci lascerebbe nel dubbio se seguirla in siffatto atteggiamento ovvero avendo fatto già così notevoli concessioni in materia di pegni al punto di vista francese, non ci convenga assumere una attitudine che ci permetta di trarne tutto il possibile vantaggio. È opinione di molti, da me più volte rdferita a V. E., che la Germania si avvii verso una situazione gravissima. Occupazione bacino della Ruhr potrebbe precipitare tale situazione, ma non è neppure impossibile che essa determini un accordo tra la Francia e la Germania in uno sforzo disperato degli industriali tedeschi per salvare se stessi ed il Paese da una totale rovina. Gli approcci fatti recentemente da Stinnes sono un sintomo da non trascurare. V. E. sa pure che esistono in Francia vaste correnti favorevoli ad un accordo franco-tedesco. Pur conservando la riserva necessaria perchè la nostra decisione sia presa dopo aver accertato atteggiamento dell'Inghilterra e dell'America, ritengo debba tenersi presente anche questa eventualità affinchè la nostra attitudine sia tale da non escluderci dal parteciparci qualora trovassimo conveniente farlo.

284

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 3057. Roma, 30 dicembre 1922, ore 15. Mentre gravi cure Governo richiedono in questo momento mia presenza in Italia notizie sinora pervenutemi non dimostrano presunzione che possa raggiungersi rapidamente, come mi augurerei, accordo fra tesi alleate. E sembrando che sia perciò necessaria una lunga preparazione sono spiacente che a questa non possa prender parte. Ho in conseguenza incaricato marchese della Torretta che ha partecipato discussioni Londra di rappresentarmi al prossimo convegno di Parigi e prego V. E. di unirsi a lui. Prego inoltre V. E. di darne comunicazione

al Governo francese e rappresentargli mio rincrescimento rimanere lontano da riunione Capi Governi alleati.

(l) Pubblicato al n. 217.

285

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8695/11639. Parigi, 30 dicembre 1922, ore 21,1S (per. ore 22).

In seguito colloqui avuti con Delegazioni e Rappresentanti francese ed inglese al fine di avvicinare maggiormente diversi punti di vista prego autorizzarmi introdurre nel nuovo testo progetto di V. E. (l) anche seguenti due modifi.cazioni di forma.

Prima modificazione. La lettera E dell'art. l sarebbe così modificata. (Comincia, nuovo testo) :

«Mediante ....... di una parte dei detti buoni uguale all'ammontare dei debiti contratti durante o a causa della guerra dalla Francia Italia ed altri Stati aventi diritto a riparazioni con la Gran Bretagna e dei quali questa consente a non reclamare il pagamento> (finisce il testo).

V. E. sa che Inghilterra tiene moltissimo che non si parli di effettiva compensazione tra buoni C e debiti interalleati verso Inghilterra stessa. Seconda modificazione. Ultimo alinea dell'art. l sarebbe così modificato. (Comincia testo):

«Sull'eventuale rimanenza dei buoni C nessun pagamento potrà essere richiesto da una delle Potenze Alleate che nel caso America domandi alla stessa Potenza il pagamento del debito che essa ha contratto durante la guerra o a causa della guerra > (finisce il testo).

Tale formula darebbe assicurazione agli inglesi che Germania non sarà richiesta del pagamento dei restanti buoni e mi risulta che sarebbe massima accolta dal Quai d'Orsay.

Qualora V. E. non venga di persona, come tuttora spero, il progetto con le modificazioni apportate dovrebbe essere a mio avviso ripresentato dalla Delegazione Italiana alla Conferenza con nota di accompagnamento indicante progetto di V. E. potersi considerare come base negoziati e che nel progetto sono state introdotte alcune modificazioni per avvicinare differenti punti di vista.

Prego risposta urgente.

286

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8700/547. Washington, 30 dicembre 1922 (per. o~re 18,55 det 31).

Mio telegramma n. 542 (2).

Ad illustrazione discorso Hughes giornali pubblicano comunicato ufficioso emanato dal presidente Harding nel quale idee del Governo sono precisate e riassunte nei punti seguenti:

l) Qualora prossimo convegno Parigi fallisse nel suo intento trovare soluzione questione riparazioni, Governo Stati Uniti suggerisce convocazione Confe

renza internazionale di economisti e finanzieri designati da Potenze interessate. Governo americano sarebbe disposto inviare esso pure suoi rappresentanti.

2) Simile conferenza di tecnici non potrebbe in alcun caso aver luogo a Washington perchè dovrebbe occuparsi solo questione riparazioni nella quale Stati Uniti non sono interessati direttamente, mentre sarebbe esclusa questione debiti.

3) Stati Uniti non intendono affatto assumere veste di arbitri o mediatori per fissazione ammontare riparazioni nè vogliono apparire come sostenitori Germania; ma essi desiderano semplicemente provocare una decisione imparziale di uomini tecnici su punto fondamentale della questione, cioè capacità pagamento Germania.

4) Ai delegati delle varie potenze dovrebbe essere concessa la più ampia libertà di giudizio. Conclusioni della Conferenza non impegnerebbero governi se non saranno da questi sanzionati ed approvati.

A mio parere con questa mossa Governo americano, se pur non direttamente (perchè vuole evitare opposizione che un intervento attivo incontrerebbe in Senato), viene in sostanza ad offrire occasione per assicurare sua partecipazione attiva nella sistemazione questioni economiche Europa.

Al Senato discorso Hughes incontrò favorevole accoglienza anche da parte oppositori amministrazione, tanto che stesso Senatore Borah ritirò sua mozione (mio telegramma n. 541) (1).

Commenti stampa generalmente ottimistici. Circoli finanziari New York accolto proposta con palese favore. Mercato finanziario e cambi compreso tedesco chiusosi notevolmente al rialzo.

(l) -Pubblicato al n. 217. (2) -Telegramma n. 8688/542, privo di data di partenza e pervenuto alle ore 23,30 del 30 dicembre, non pubblicato, col quale il Caetani annunciava il prossimo diseorso di Hughes ad una Associazione culturale americana.
287

L'INCARICATO D'AFFARI A TEHERAN, GALANTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8703/44. Teheran, 31 dicembre 1922, ore 8,30 (per. ore 20,30).

Di fronte persistenti pressioni russe si prevedono dimissioni del Ministero. Non sarà vittoria principi bolscevichi. Si rinforzerà corrente nazionalista unico portato nuove idee nei paesi musulmani.

288

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 8699/1806. Parigi, 31 dicembre 1922, ore 14,30 (per. ore 19).

Questo Ambasciatore di Germania mi ha detto che domani cancelliere tedesco pronuncierà Amburgo un discorso in cui esporrà linea generale delle proposte tedesche. Cancelliere dirà che le proposte che Governo tedesco è disposto a fare per regolare definitivamente le riparazioni sono state elaborate con l'accordo completo di tutti gli esponenti principali dell'industria ed agricoltura. Sebbene costoro abbiano espresso dubbio che tali proposte sorpassino le capacità

dicembre, non pubblicato, relativo alla discussione fatta nel senato sulla propo.sta Borah, favorevole ad un più attivo intervento americano nella questione delle riparazioni.

della Germania, hanno finito per darvi loro adesione. Governo germanico offrirebbe tutte le garanzie desiderabili per lanciare un prestito internazionale. Dettagli di queste garanzie dovrebbero essere discussi con i Governi ed i prestatori di denaro. Tutti i capi della industria si sono dichiarati pronti per facilitare lancio di questo prestito offrendo garanzie ragionevoli. Cancellliere dirà che esita a pubblicare delle cifre viste accoglienze che tale sistema ha avuto in passato, ma si dichiara pronto a sottoscrivere il progetto tedesco a Parigi e di dare necessarie spiegazioni. Aggiungerà che industria tedesca è favorevole a collaborazione economica con tutti gli altri paesi e sopratutto con la Francia. Dirà che la Germania deve però porre delle condizioni a quelle proposte di regolamento definitivo e cioè trattamento della Germania dal punto di vista economico sul piede di eguaglianza perfetta; attenuare occupazione dei paesi renani, evacuazione delle tre città di Diisseldorf Duisburg e Ruhrort occupate eecezionalmente al di fuori dei Trattati di Versailles. Governo germanico invierà a Parigi come delegato Signor Bergmann il quale è incaricato di esporre progetto tedesco e dare spiegazioni necessarie qualora ne sia richiesto. Comunicazione di quanto precede sarà fatta domani con maggior precisione a V. E. dall'Ambasciatore di Germania a Roma e contemporaneamente a Poincaré. Governo germanico esprimerà desiderio che R. Governo si faccia iniziatore od appoggi proposta che il signor Bergmann sia chiamato a spiegare progetto tedesco dinanzi Convegno di Parigi.

(l) Telegramma n. 8634/541, senza data di partenza e pervenuto alle ore 18,15 del 29

289

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 3065. Roma, 31 dicembre 1922, ore 15.

Ove non ostino superiori interessi Conferenza prego V. E. disporre perchè Nogara si rechi tosto Parigi per note trattative accordo economico (1). Marchese della Torretta qui di passaggio ha espresso anch'egli suo avviso :favorevole immediato inizio discussione colà approfittando presenza di Crowe al convegno per riparazioni e favorevoli disposizioni ambiente francese comunicate da Romano precedenti telegrammi. Attendo assicurazione (2).

290

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE DELLA TORRETTA, A PARIGI

T. 3072. Roma, 31 dicembre H22, ore 20,30.

Risposta tel. D'Amelio n. 11639 (3). Autorizzo introdurre nuovo testo progetto due modificazioni proposte al fine di avvicinare maggiormente diversi punti di vista.

Mie occupazioni, dedite in questo momento al riassetto del bilancio ed alla riforma della burocrazia, non mi permettono di allontanarmi dall'Italia nell'attuale presunzione che a Parigi non si addivenga subito ad una definitiva sistemazione del problema delle riparazioni.

Concordo con la S. V. che il nostro progetto (l) possa essere ripresentato alla Conferenza con nota di accompagnamento indicante che progetto dovrebbe potersi considerare base negoziati spiegando che alcune modificazioni vi sono state introdotte nell'intento avvicinare diversi punti di vista.

Debbo però avvertire che Bonar Law pel tramite di questo Ambasciatore mi ha preannunziato la presentazione da parte del Governo britannico di un progetto completo e dettagliato che tratterebbe l'insieme del problema delle riparazioni e del risanamento finanziario della Germania ed in pari tempo la questione dei debiti interalleati europei. In questa situazione qualora effettivamente il progetto inglese affronti radicalmente la soluzione della questione dei debiti e ciò in modo corrispondente ai nostri interessi ed al punto di vista da noi sostenuto, poichè in tale materia è solo il Governo britannico che può dire per la sua speciale situazione di creditore la parola decisiva, riterrei non opportuno che per una questione procedurale si potesse render più lunghe e complicate le conversazioni nell'intento di real!izzare le eventuali buone disposizioni del Governo britannico.

Dovremmo però insistere sul nostro progetto come base di discussione nel caso che il contenuto del progetto inglese non affrontasse sostanzialmente la soluzione della questione dei debiti.

(l) -In sostituzione del Tripartito. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi. (3) -Pubblicato al n. 285.
291

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. GAB. s. 4342. Roma, 31 dicembre 1922, ore 21,30.

Gelaleddin è venuto a dirmi che da notizie da lui ricevute sembrerebbe che costi il giorno 4 p. v. sarebbe fatta una specie di mtimazione ai turchi minacciando una completa rottura qualora non volessero addivenire all'immediata firma di un trattato di pace. Mi ha chiesto di conoscere confidenzialmente quale sarebbe stato in tal caso l'atteggiamento dell'Italia, aggiungendo che qualora egli potesse l'iiferire che saremmo disposti ad aiutare il Governo di Angora anche con una azione prudente e non assolutamente palese, egli riteneva potesse essere questa opportuna occasione per ottenere concessioni vantaggiose dalla Turchia nel campo economico. Mi sono riservato di rispondergli asserendo di non essere perfettamente a corrente dell'ambiente della Conferenza e degli intendimenti delle varie Delegazioni, ed egli mi ha fatto premure perchè la mia risposta non tardasse tropp'oltre. Abbenchè la démarche di Gelaleddin debba essere considerata con molte cautele, ho ritenuto opportuno di riferirla a V. E. acciocchè lio sia messo in condizioni di poter rispondere con piena cognizione di causa.

13 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

I tre punti in cui secondo Gelaleddin la Delegazione turca non può transigere sarebbero i seguenti: l) Questioni attinenti alle capitolaz:ioni, abbenchè abbia mostrato di rJ.conoscere che molto difficilmente si sarebbe giunti ad una rottura per questioni in cui era sempre possibile trovare una formula transattiva. 2) Questione della Tracia occidentale per la quale i turchi insisteranno nell'effettuazione del plebiscito o di un sistema di autonomia. 3) Questione di Mossul nella quale non è possibile al Governo di Angora di transigere perchè l'ostilità delle popolazioni condurrebbe anche all'assassinio degli stessi membri del Governo. Questa terza questione insomma rappresenterebbe anche dn considerazione dell'atteggiamento inglese la vera ragione della rottura. Gelaleddin mi aggiunse che appena avesse luogo la rottura i kemalisti ricomincerebbero la guerra in Asia anche contro l'Inghilterra.

Sarei grato a V. E. se volesse telegraficamente informarmi in via confidenziale di quanto risulta alla Delegazione italiana su queste questioni e sul presumibile atteggiamento delle altre Delegazioni.

(l) Pubblicato al n. 217.

292

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 295. Berlino, 31 dicembre 1922.

Più che per il desiderio di conformarmi ordine che V. JB:. volle darmi che nell'idea di potere dopo quattro giorni passati Berlino scrivere cose da me veramente comprese riassumo brevemente prime impressioni qui desunte sul problema riparazioni. Nota dominante è quella dell'incerto. Come tutti orgogliosi cade piedestallo delle loro illusioni se non sanno accettare lloro nuova condizione normale non riescono abituarsi idea essere divenuti quasi popolo soggetto e di dover prendere misure pratiche per ottemperare dettami altri paesi. Quindi temporeggia cerca dilazionare quanto possibile nella speranza si direbbe qualche impreveduto avvenimento che valga liberarlo dalla catena che gli si è stretta ai piedi. Necessità però fare qualche sforzo per uscire situazione che ogni giorno diventa più penosa si presenta più impellente; discussioni interminabili che in questi giorni si sono avute fra Governo e rappresentanti finanze, industria commercio ne sono prova. Senonchè risultato tali discussioni è quello appunto che era atteso dato stato animo sopra descritto; Governo germanico oggi invece parlare chiaro e di far conoscere risultato tanto e così lungo convegno tergiversa nuovamente e si limita chiedere essere ammesso una discussione verbale coi suoi creditori. Malafede dicono molti; incapacità ed impotenza direi piuttosto io; fatti a mio avviso andrebbero osservati con cura e con vero spirito di pace anzichè con quel residuo dì spirito di ostilità che domina ancora in gran parte in Europa. Perchè o si tratti malafede o di impotenza come io piuttosto credo certo si è che la rovina morale materiale della Germania si avanza a gran passi ed essa trascinerà seco altri rovina materiale morale. Per ciò che concerne Italia in special modo, essa non deve secondo me dimenticare che la salvezza della Germania rappresenta sua propria salvezza. Uno stato vive di forza e di equilibrio e l'Italia

ora e per molto tempo ancora deve vivere di equilibrio. La Germania per ciò che concerne interessi nostri è stata fino troppo battuta nè credo che dobbiamo permettere che sia ancora di più umiliata e disfatta. Qualsiasi sacrificio materiale da parte nostra mi pare poca cosa rispetto a questo interesse massimo che la Germania possa riprendere in Europa non certo posto di prima ma quello che naturalmente le compete. Fra i dissidi anglo-francesi dei quali naturalmente si fa molto caso qui mi pare comprendere chiaramente che la Germania serbi fiducia nell'Italia e in modo speciale nel nuovo Governo dopo conosciuta tutta la forza derivantegli da un immane movimento della parte più eletta della nostra Nazione. A questo concetto generale farò seguire ove V. E. lo desideri quei suggerimenti pratici nostra azione risanatrice Germania che mi potrà venire man mano in mente colla maggiore conoscenza che verrò ad acquistare uomini e cose di questo Paese.

293

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI PARIGI, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 17/1. Parigi, 2 gennaio 1923, ore 19,15 (per. ore 24).

Al principio della seduta Signor Poincaré dopo aver dato comunicazione alla Conferenza dei passi fatti dal Governo germanico a Washington circa nota proposta di impegno reciproco di non far la guerra per trenta anni (1), ha informato che il Governo tedesco si era rivolto a lui quale Presidente della Commissione delle Riparazioni chiedendo che il Delegato tedesco alla Commissione delle Riparazioni venisse ascoltato per fornire dati e schiarimenti. Conferenza è stata unanime nel decidere senza discussione che non era il caso di prendere in considerazione passo tedesco a Washington e di soprassedere quanto alla decisione di ammettere o non delegato tedesco a venire avanti alla Conferenza.

Seguì una animata discussione sui mancamenti tedeschi nelle consegne in natura e sulla nota deliberazione della Commissione delle Riparazioni in proposito. Poincaré finì coll'impegnarsi a non provocare altre decisioni della Commissione delle Riparazioni per i mancamenti da parte del Governo tedesco nella consegna del carbone e dell'azoto già secondo lui avvenuta ed a non prendere alcuna misura nei riguardi della Germania fino alla fine della Conferenza. Poincaré ha presentato in seguito un progetto di regolamento delle riparazioni il cui testo viene dato in extenso alla stampa.

Conformemente alle istruzioni di V. E. ho presentato alla Conferenza Suo progetto con nota di accompagnamento e con modifica nel senso indicato nel telegramma di V. E. del primo corrente (2) che viene egualmente dato in extenso alla stampa. I tre progetti sono stati oggi discussi e tanto Poincaré che Bonar Law ed io ci siamo limitati a brevi commenti esplicativi.

Si è convenuto di tornare riunirei domani alle tre perchè le varie Delegazioni avessero il tempo esaminare i diversi progetti ed esprim•~re il proprio parere in proposito.

Mi riservo telegrafare parere della Delegazione italiana sui progetti francese ed inglese non appena ne sarà compiuto esame.

(l) -Cfr. il documento seguente e il Libro Verde n. 112 cit., pp. 66-67. (2) -In realtà il telegramma, qui pubblicato al n. 290, è del 31 dicembre.
294

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 19/7. Parigi, 2 gennaio 1923, ore 21,15 (per·. ore 2 del 3). Nella seduta di oggi tenuta dai primi Ministri Poincaré riferendosi a quella parte discorso del Cancelliere Cuno che alludeva ad una proposta tedesca fatta per mezzo di altre Potenze per garantire Francia da ogni pericolo di guerra ha dichiarato che effettivamente 18 dicembre scorso Segretario di. Stato americano Hughes aveva informato Ambasciatore di Francia Washington di una proposta presentatagli dall'Ambasciatore di Germania Wedfeldt secondo cui Governi di Germania Inghilterra Francia e Italia avrebbero dovuto impegnarsi per un certo periodo di tempo a non far la guerra senza esservi autorizzati da un plebiscito. Hughes aveva detto che qualora la Francia avesse espresso intenzione ad entrare in questo ordine di idee egli avrebbe chiesto all'Ambasciatore di Germania di mettere per iscritto la sua proposta. Giorno 21 Hughes comunicava all'Ambasciatore di Francia una formula scritta che suonava ad un dipresso nel senso sopra menzionato e cioè che i governi in questione si impegnavano solennemente fra di loro e promettevano agli Stati Uniti d'America di non far la guerra per un periodo di trenta anni senza una consultazione popolare ciò che praticamente l'avrebbe resa impossibile. Poincaré aveva risposto che proposta sprovvista qualsiasi clausola militare non offriva alla Francia nessuna garanzia poichè ogni giorno poteva avvenire che la Germania con una attiva propaganda fondata sullo spirito di rivincita ottenesse dalla sua popolazione consenso ad una nuova guerra. Gli impegni di cui alla formula proposta dalla Germania erano già inclusi nell'articolo 10 Trattato di Versailles che non aveva limite di tempo ed ai cui

benefici e oneri Germania avrebbe partecipato non appena ammessa nella Società delle Nazioni. Secondo la costituzione francese diritto dichiarazione di guerra

o di concludere pace spettava alle Camere e per trasferire questo diritto al popolo convocato per plebiscito occorreva una modificazione della costituzione.

Segretario di Stato americano non aveva infatti fatto intravedere alcuna possibilità di un impegno anglo americano per garantire la Francia. da eventuali aggressioni.

Per questo motivo egli trovava che proposta tedesca non poteva formare oggetto di negoziati e doveva considerarla come una manovra diretta a influire opinione pubblica alla vigilia Conferenza.

Bonar Law ha accolto questa dichiarazione con termini che mi hanno lasciato impressione che condividesse punto di vista Poincaré. Ma mi riservo riferire nuovamente dopo la pubblicazione del processo verbale.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI PARIGI, DELLA TORRETTA

T. u. 18. Roma, 2 gennaio 1923, ore 23,30. Ambasciatore di Germania è venuto a comunicarmi in via confidenziale richiesta suo Governo che Bergmann venga ammesso alla Conferenza per esporvi piano tedesco e rispondere alle eventuali obbiezioni. Mi ha chiesto se Governo italiano fosse disposto ad appoggiare tale domanda. Gli ho risposto che avevo telegrafato in senso favorevole all'accoglimento di tale domanda. Debbo far presente che Italia per suoi tradizionali principi non può assumere

pregiudizialmente atteggiamento contrario alla richiesta del Governo di Berlino. Lascio tuttavia alla E. V. di comportarsi secondo le circostanze consiglino.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI PARIGI, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 42/2. Parigi, 3 gennaio 1923, ore 16,15 (per. ore 20,50). Faccio seguito al mio telegramma di ieri (l) inviando breve riassunto dei progetti francese ed inglese. Attuale progetto francese si inspira evidentemente a quello di V. E. abbandonando gran parte di quelle garanzie che V. E. escludeva a Londra. Nella prima parte propone compensazione debiti interalleati con buoni

C spettantile se altre Potenze si uniformano. Dimentica che parte buoni C sono già soddisfatti da pagamenti già effettuati da Germania ed altri paesi vinti come

V. E. più esattamente precisa nel suo progetto. Progetto francese aggiunge che rimanenza debiti germanici 50 miliardi potranno essere ridotti come è pure indicato nel progetto italiano nel caso di pagamenti anticipati. Nella seconda parte progetto francese specifica obbligo che Germania deve assumersi per restaurare sue finanze e stabilizzare marco aumentando poteri comitato garanzie e commissione delle riparazioni come V. E. proponeva. Nella terza parte Governo francese concede come progetto italiano due anni moratoria durante la quale vieta effettuazione prestazioni in natura ma non indica precisa misura. Stabilisce quindi le garanzie per moratoria e cioè controllo sulle foreste renane e miniere carbone della Ruhr .conforme progetto di V. E. ma aggiungendo facoltà giurisdizionale per tali scopi alla Commissione renana. Altre garanzie sono: l) prelevamento divisa straniera sulle esportazioni tedesche provenienti dai territori attualmente occupati e da bacino della Ruhr..Queste garanzie già erano state sugierite da V. E. 2) Riscossione proventi doganali sull'attuale frontiera renana ed in alcuni uffici principali della Ruhr. Queste garanzie già erano state anche parte del progetto italiano. 3) Riscossione della tassa sulla produzione del carbone nei territori occupati e nel bacino della Ruhr. Progetto francese calcola proventi di tali garanzie ascenderebbero a circa un miliardo di marchi oro al

l'anno. Nella quarta parte progetto stabilisce che nel caso di nuovi mancament1 della Germania si occuperà il distretto di Essen e di tutta la parte del bacino della Ruhr secondo progetto del Maresciallo Foch. Si stabilirebbe inoltre cordone doganale ad est del territorio occupato.

Il progetto inglese data sua artificiosa complicazione tecnica riesce difficile a riassumersi senza diminuire ancora sua già scarsa chiarezza. Sostanzialmente punti principali sono: l) Debito tedesco è ridotto a 50 miliardi pagabili in capitale nel 1954 e producente interessi del 4 per cento dal 1927, del 5 per cento dal 1931. Se Germania rimborsasse nei primi prossimi anni totale debiti mediante prestito il valore attuale del debito verrebbe considerato a 30 miliardi. Inoltre progetto prevede creazione tribunale imparziale composto di un membro nominato da commissione delle riparazioni ed uno da Governo germanico che dovrebbe scegliere il terzo il quale in caso di disaccordo sarà scelto da Presidente degli Stati Uniti. Questo tribunale sarà chiamato a decidere se la Germania nel 1933 sia in condizione di emettere altra serie di buoni per un importo di 17 miliardi come compenso di interessi non corrisposti nei primi anni sulla serie prima. 2) Progetto inglese accorda moratoria per i primi quattro anni durante i quali Germania dovrà solo dare piccola quantità di carbone alla Francia ed all'Italia. Tale moratoria è concessa senz'alcuna garanzia produttiva. Solo in caso di inadempienza del nuovo programma si prevedono sanzioni da decidersi alla unanimità che potranno giungere anche alla occupazione militare. 3) Qualora si accettino integralmente proposte suddette progetto inglese concede annullamento crediti interalleati alla condizione che il nostro oro come quello francese depositato in Inghilterra sia ceduto all'Inghilterra; che l'Italia ceda all'Inghilterra il primo miliardo e mezzo che riscuoterà dalla Germania e la Francia ceda circa tre miliardi e che infine tutte le obbligazioni della seconda serie siano messe in pool per pagare i debiti americani. Progetto inglese prevede inoltre costituzione di un consiglio di controllo finanziario in Germania composto di quattro membri nominati dall'Inghilterra dalla Francia dal Belgio e dall'Italia e da due membri rispettivamente nominati dagli Stati Uniti e da una potenza neutrale europea. Consiglio sarà presieduto da Ministro delle finanze germanico il quale voterebbe solo in caso di parità di voti.

Con prossimo mio telegramma riferirò impressioni della Delegazione ed attitudine che si propone tenere. Prego informare Ministro del Tesoro.

(l) Pubblicato al n. 293.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI PARIGI, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 53/4. Parigi, 3 gennaio 1923, ore 22,15 (per. ore 2 del 4).

In principio dell'odierna seduta Poincaré ha con lungo discorso durato oltre due ore criticato minuziosamente progetto inglese adducendo argomenti di ordine giuridico e politico pei quali Governo francese non può prendere progetto britannico come base della discussione della Conferenza. Non lo riassumo perchè

dato in extenso all'Agenzia Havas. Delegazione belga venuta a Parigi con disposizioni piuttosto favorevoli verso eventuale proposta britannica avendo constatato che progetto britannico imponeva al Belgio gravi sacrifici senza sufficienti contropartite si è schierata senza restrizioni da parte francese esprimendo parere che qualora divario fra i vari punti di vista fosse tale da renderli irreconciliabili sarebbe desiderabile si venisse ad un più modesto accordo limitato alla moratoria. Attesa l'ora tarda e per rispondere anche al desiderio manifestatomi in via confidenziale dalla delegazione britannica di esaminare le obiezioni fatte dai francesi al proprio progetto, ho chiesto la chiusùra della seduta e rinvio a domani esposizione nostro punto di vista. Cosi Poincaré, che Bonar Law hanno accettato. Il primo Ministro britannico tuttavia ha fatto alcuni rilievi alle critiche francesi fatte da Poincaré al suo progetto. La delegazione italiana si propone domani di fare dimostrazione di quei punti del progetto britannico che nuocciono agli interessi italiani e di mettere in evidenza tutte quelle parti del nostro progetto che

noi tuttora consideriamo potrebbero formare base di transazione fra le opposte posizioni prese dalle delegazioni britannica e francese.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI PARIGI, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 54/3. Parigi, 3 gennaio 1923, ore 22,30 (per. ore 2 del 4).

La prima impressione ricevuta dagli organi tecnici della Delegazione italiana sul progetto inglese è che esso non sia conforme ai nostri interessi. Per quanto si riferisce alle riparazioni si obietta quanto segue: il progetto accorda una moratoria di quattro anni durante la quale Italia non potrebbe prendere che qualche consegna di carbone in misura limitatissima. In tal modo il contributo che annualmente le riparazioni hanno portato al bilancio italiano verrebbe ridotto a somma di poca importanza e influirebbe sul deficit del nostro bilancio. Dopo il periodo della moratoria l'Italia non potrebbe neppure contare su notevoli pagamenti da parte della Germania perchè, come si dirà appresso, ciò che potrebbe ricevere dovrebbe essere ceduto all'Inghilterra per il regolamento dei debiti. Se poi si tiene conto che con i pagamenti anticipati la Germania può ridurre il suo debito, secondo il progetto inglese, fino a venticinque miliardi, sui quali l'Italia deve prendere il 10 per cento, si può ritenere che per i compensi all'Inghilterra e per le piccole quantità di carbone ricevute durante la moratoria l'Italia non toccherebbe quasi più nulla sulle riparazioni tedesche. Si aggiunga che il progetto inglese col nuovo piano di pagamento fa sparire completamente le esistenti categorie di buoni e quindi toglie all'Italia la prima

del 25 per cento che aveva sui buoni C quale pagamento da parte degli altri Stati ex nemici e ci espone anche al pericolo di dover pagare i beni trasferiti e i debiti di liberazione senza quelle concessioni che furono ottenute nei precedenti accordi interalleati e specialmente in quello dell'li marzo 1922, concessioni che sono annullate senza alcun corrispettivo.

Per quanto riguarda i debiti interalleati si osserva che: l'l[nghilterra per annullarli esige l'incameramento del nostro oro depositato alla Banca d'Inghilterra e che da quanto qui risulta, sarebbe del valore di mezzo miliardo. So che il nostro Tesoro contesta che questo oro sia stato dato in garanzia dei nostri debiti ma l'accettazione del progetto inglese significherebbe anche il riconoscimento della tesi inglese circa la natura del deposito. Inoltre Inghilterra chiede che l'Italia ceda un miliardo e mezzo dei versamenti della Germania secondo il nuovo piano delle riparazioni e che abbandoni tutti gli eventuali suoi crediti verso gli alleati quali Romania, Cecoslovacchia, ecc. In tal modo mentre l'Italia praticamente non riceverebbe quasi nulla dalla Germania dovrebbe pagare parte dei suoi debiti all'Inghilterra e rinunzierebbe senza compensi ai suoi crediti verso gli alleati. Questo pagamento poi parziale dei debiti inglesi pregiudicherebbe enormemente nostri rapporti verso America che potrebbe pretendere almeno una soddisfazione dei suoi crediti mentre progetto di V. E. coll'ottenere il condono dei debiti inglesi agiva favorevolmente sulla sistemazione di quelli americani. Come ciò non bastasse progetto inglese pone come altra condizione del condono parziale dei debiti interalleati che gli alleati s'impegnino ad appoggiare le proposte inglesi per liquidare i debiti di riparazioni dell'Austria, Ungheria, Bulgaria il che significa abbandono riduzione massima dei nostri crediti anche verso detti Stati.

In quanto progetto francese dopo le dichiarazioni di Poincaré fatte a Londra vi è stata una seria evoluzione delle proposte francesi verso progetto italiano. Se si eccettuano alcune esagerazioni in materia di garanzia ed il preteso intervento dell'Alta Commissione renana nella Ruhr, con diritti del resto limitati, anche l'insieme delle altre parti è conforme nostro punto di vista.

Le accennate esagerazioni in materia di garanzie sembrano non doversi considerare come disposizioni essenziali del progetto.

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IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DEGLI ESTERI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI (A C)

T. s. n. Roma, 3 gennaio 1923 (per. il 4).

Suo 546 (1). L'atteggiamento di d'Annunzio verso il partito fascista è improntato a viva simpatia. Casagrande, grande compagno di d'Annunzio e decorato medaglia oro, ha dichiarato Giornale di Roma esservi molta gente cui missione consiste crear dissidi, fra d'Annunzio e Mussolini. Affermò che nessuna parola od atto di d'Annunzio sono intervenuti contro fascismo. Chiasso fatto attorno infeHce frase «schiavismo agrario» attribuita d'Annunzio non aveva ragione d'essere perchè mai d'Annunzio inteso pronunziare simile frase con allusione fascismo agrario mai voluto confondE!re movimento

cosi nobile alto nettamente nazionale come movimento fascista con asservimento

ignobile degno altri tempi altri partiti.

D'Annunzio pur non essendo fascista non è contro partiti nazionali e persegue scopo trarre gli anti nazionali nella sua orbita profondamente nazionale. Qualche critica all'azione svolta isolatamente e localmente da qualche singolo fascio può aver dato origine alla leggenda che d'Annunzio sia contro fasci. Contegno d'Annunzio non ha valso sfatare siffatta leggenda anzi suo atteggiamento negativo in confronto ai fasci l'ha avvalorata.

Mai d'Annunzio presterassi avvalorare forze anti nazionali contro fascismo rappresentante forze nazionali, ma trovo questo giustificato appunto che a d'Annunzio fassi ed anche io gli faccio: come mai non ha sentito necessità dire parola chiara franca esplicita che valga mostrare a tutte forze più o meno oblique la sua buona opinione fascismo sua ammirazione opera immensa grandiosa italianissima compiuta fascismo, prima salvando Italia bolscevismo rovina poi governandola polso fermo sicuro.

D'Annunzio non deve non può dimenticare che veri legionari fiumani sono gli stessi della marcia su Roma. Attorno a d'Annunzio agitansi molte figure molti figuri che dividerò in tre gruppi: primo gruppo chiamerò gruppo Koselecchi composto persone degnissime magnifico passato guerresco che rispecchiano abbastanza da, vicino idee del poeta e stanno con lui diretto contatto. Secondo gruppo chiamerò gruppo innominabile composto persone che tutto vogliono tranne bene di d'Annunzio e dell'Italia. Disgraziatamente anche i componenti questo gruppo, pur non rispecchiando idee del poeta, sonvi molto vicini. Essi agiscono nome interessi non chiari e carità di patria consiglia di non occuparsi più a lungo di questa gente. Terzo gruppo chiamerò Baldesi D'Aragona o socialista cercante affannosamente riaffermare antica lauta greppia perduta e camuffare loro cattiva merce con irrifiutabile marca d'Annunzio.

Non credasi che questi camuffatori riusciranno fargli compiere atti inconsiderati intempestivi perchè qualunque sia l'azione che vorrà intraprendere la diretta unificazione delle forze del lavoro, questa unione avverrà senza dubbio su una base nazionale dopo esatta valutazione degli uomini e dei programmi.

Concludendo ripeto profondo convincimento che d'Annunzio non è avversario fascismo non svolgerà mai sua azione contro partito nazionale come quello fascista.

(l) Telegramma di gabinetto riservato, privo di data di partenza e pervenuto il 31 dicembre 1922, non pubblicato, col quale il Caetani domandava informazioni sull'atteggiamentodi d'Annunzio nei confronti del fascismo.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI PARIGI, DELLA TORRETTA

T. 35. Roma, 4 gennaio 1923, ore 12,15.

Ricevuto suoi telegrammi n. 3 e 4 (1). Progetto inglese per le considerazioni da V. E. esposte e che Governo condivide, è inaccettabile. Circa svolgimento

successivo conferenza voglia orientarsi secondo circostanze emergenti meglio consiglino tenendo conto possibilità fondere pareri diversi sul progetto italiano (1).

(l) Pubblicati ai nn. 297 e 298.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 72/14. Londra, 4 gennaio 1923, ore 15,25 (per. ore 23).

Ho raccolto ieri sera e stamane assai pessimistiche impressioni circa Conferenza di Parigi. Si torna a dire che qualora essa dovesse fallirE~ Inghilterra si disinteresserebbe il più possibile della politica continentale tornando al suo isolamento. Gabinetto conservatore maggioranza conservatori allla Camera sarebbero condizioni favorevoli a tale divisamento. Avendo io aceennato a tutte le altre questioni pendenti e specialmente a Losanna, mi è stato risposto che ormai per l'Inghilterra Losanna è una partita di pura perdita dovendosi fare colà quotidiane concessioni senza in fondo nulla ottenere. Mi è stato anzi accennato a Mossul come una questione divenuta anglo-turca con tutte le conseguenze di una siffatta circostanza. Si intendeva prospettata cosi eventualità che gli alleati non partecipassero ad un conflitto anglo-turco per appartenenza Mossul. Parmi opportuno aggiungere che tali punti di vista mi sono stati esposti in sfere non ufficiali ma in stretta comunicazione con le medesime. Intanto tutti i giornali eccetto Daily Mail sostengono stamane politica Bonar Law alla Conferenza di Parigi esprimendo tuttavia generica speranza che eventuale fallimento Conferenza possa non produrre rottura intesa.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI PARIGI, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 4/6. Parigi, 4 gennaio 1923, ore 22,45 (per. ore 2,10 del 5).

In conformità di quanto ho telegrafato a V. E. ieri tenendo presente direttive pervenutemi telefonicamente e con telegramma n. 35 (2), Delegazionè italiana ha fatto oggi dichiarazione di cui al mio telegramma di ieri (3) per rilevare i punti in cui progetto inglese ledeva interessi italiani ponendo susseguentemente in rilievo quella parte del progetto di V. E. che consideravamo potesse conciliare opposte tendenze. Di quanto sopra ho rilasciato promemoria scritto che comunicai quindi alla stampa in conformità del sistema adottato dalle altre Delegazioni. Bonar Law a sua volta depose un memorandum in risposta alle cri·

tiche fatte ieri da Poincaré al suo progetto e chiese un rinvio a domani sia perchè fossero esaminate dalle Delegazioni le sue contro-dichiarazioni sia per esaminare egli stesso memorandum italiano. Poincaré interruppe vivacemente dichiarando ritenere inutile ogni ulteriore discussione. Il dissidio fra punto di vista francese e inglese gli pareva tale da rendere inutile una ulteriore discussione essendo ormai certo che mentre Francia non poteva assolutamente consentire moratoria alla Germania senza pegni, Inghilterra lo escludeva nettamente. A questo punto ha dichiarato che dopo Conferenza di Londra egli aveva fatto tutti gli sforzi per modificare il suo progetto nella parte riguardante le garanzie in modo da avvicinarlo sempre più al progetto Mussolini e che credeva che ormai non vi fosse quasi alcuna differenza fra il progetto francese e quello italiano. Ma esclude i pegni di qualsiasi importanza. In tal modo discussione non poteva essere ripresa a meno che Inghilterra non dichiarasse ammettere punto di vista francese. La cattiva impressione prodottasi da questo atteggiamento giusto di Poincaré e le insistenze di Bonar Law portarono ad una sospensione di una parte della seduta. Riapertasi la seduta Poincaré dichiarò che l'esame del memorandum presentato da Bonar Law non aveva modificato in nulla il suo punto di vista e Bonar Law rispose convenire non esservi possibilità di intesa. Questa impossibilità già era constatata dalla Delegazione italiana che nell'intervallo tra le due sedute aveva inutilmente cercato indurre la Delegazione inglese a ripiegarsi sul progetto italiano o su altra forma conciliativa.

(l) -La minuta è di pugno di Mussolini. (2) -Pubblicato al n. 300. (3) -Pubblicato al n. 298. La dichiarazione è pubblicata nel Libro V11rde n. 112 cit., pp. 148-151.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI PARIGI, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 4/7. Parigi, 4 gennaio 1923, ore 22,45 (per. ore 2,10 del 5).

Conferenza quindi si è chiusa con seguente dichiarazione di Bonar Law: « Il Governo di S. M. dopo avere esaminato con la maggiore attenzione le proposte francesi è nettamente di avviso che queste proposte qualora fossero messe in esecuzione non solo non riuscirebbero a raggiungere i risultati cui si mira, ma avrebbero probabilmente delle conseguenze gravi e persino disastrose

· sulla situazione economica dell'Europa. In queste condizioni Governo britannico non può associarsi a queste nè assumere alcuna responsabilità al riguardo. Allo stesso tempo il Governo di S. M. tiene ad assicurare il Governo della Repubblica che pur deplorando estremamente che esista una divergenza di opinioni inconciliabile su di una così seria questione i sentimenti di amicizia non solo del Governo britannico ma, come questo ne è convinto, del popolo britannico nei riguardi del Governo e del popolo francese restano immutabili».

Poincaré: « Il Governo della Repubblica ha da parte sua esaminato colla maggiore attenzione e rigorosissimamente proposte britanniche e tanto più le ha studiate quanto più ha dovuto riconoscere che esse importeranno una riduzione considerevole dei crediti francesi, uno sconvolgimento del Trattato di Versailles. Perciò gli era impossibile accettare una simile soluzione. Il Governo della Repubblica deplora vivamente di non aver potuto mettersi d'accordo col Governo britannico su questa grave questione.

Ringrazia il Governo britannico delle sue dichiarazioni amichevoli e può dargli assicurazione che malgrado questa differenza di vedute sentimenti del Governo della Repubblica e della Nazione francese verso Inghilterra rimarranno invariabilmente cordiali:).

Torretta: «Delegazione italiana esprime il suo rincrescimento che gli sforzi da essa sinceramente fatti per raggiungere accordo fra gli alleati sopra una questione cosi grave non siano stati coronati da successo. La Delegazione italiana si rende interprete del proprio Paese manifestando la convinzione che la constatazione del disaccordo non influirebbe sui sentimenti cordialità di amicizia esistenti fra gli alleati e esprime speranza che anche su stesse questioni si possa più tardi raggiungere un accordo».

Poincaré si è unito a questa ultima parte della dichiarazione italiana. Belgio ha fatto dichiarazioni analoghe alle nostre.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 88/16. Parigi, 5 gennaio 1923, ore 14,40 (joer. ore 18,35).

Ho concorso n~ll'atteggiamento assunto dalla Delegazione italiana e che ha preso forma nella dichiarazione letta dal Marchese della Torretta nella seduta finale Conferenza, perchè ho ritenuto che la proposta inglese pr,esentata e pubblicata senza permettere agli Alleati alcun previo esame fosse inaccettabile. Se noi vi avessimo aderito, avremmo rinunziato a tutte le riparazioni cosi della Germania che degli altri Stati ex nemici, ai pagamenti in natura ed alla riserva di oro depositata presso Gran Bretagna contro cancellazione del solo debito verso Inghilterra restando scoperto verso l'America e rinunziando di fronte ad essa a quel principio di correlazione fra debiti e riparazioni dal quale noi non possiamo derogare così nei riguardi dell'Inghilterra che degli Stati Uniti. Politicamente poi progetto inglese sopprimeva la Commissione delle riparazioni, istituiva un controllo preponderante anglo-americano in Germania e ci privava di ogni ingerenza in Austria, Ungheria, Bulgaria togliendoci ogni ragione di partecipare. autorevolmente nella politica europea centrale e nei Balcani. Svolgimento della Conferenza è stato tale da permetterei prendere una posizione che in nessun modo compromette la libertà del R. Governo nell'atteggiamento che esso crederà prendere prudentemente poichè ciascuno dei tre Governi interlocutori è rimasto sulle posizioni risultanti dai rispettivi progetti e noi non abbiamo fatto alcuna manifestazione che possa essere considerata come adesione al progetto francese in quelle parti in cui si distacca dal nostro. Vi è quindi materia per quei negoziati a cui io facevo allusione nel mio telegramma 1800 del 29 dicembre scorso (1), quando prevedevo che la Conferenza non giungesse a conseguire

accordo tra la Francia ed Inghilterra e che questa ultima anzichè reagire preferissè prendere atteggiamento passivo lasciando alla Francia la responsabilità ed i rischi di una eventuale occupazione. Inizio di questa nuova fase deve essere considerata come imminente. Signor Bergmann lnon fu ricevuto dalla Conferenza perchè fin dai primi momenti della riunione apparve palese l'impossibilità di un accordo, e perchè la discussione lasciando da parte esame tecnico dei progetti, si è imperniata esclusivamente sul lato politico dei medesimi. Bergmann è latore dei progetti interessanti sui quali riferirò dopo di essermi accertato che Salvago-Raggi non lo abbia già fatto. Egli ritiene che le sue proposte potrebbero aver fornito elementi ad un accordo mediante conversazioni private, e non concorso turbare subitamente atmosfera conferenza. Ha avuto speciale peso la rinunzia ai suoi diritti di priorità chiesti dall'Inghilterra al Belgio ed incameramento delle riserve auree francesi ed italiane preteso dalla Tesoreria britannica come pegno delle riparazioni. Queste riserve figurano rispettivamente all'attivo dei bilanci Banca di Francia e della Banca d'Italia e la dichiarazione inglese, se mantenuta, verrebbe ad infirmare l'autenticità di questi bilanci e porterebbe agli azionisti di quegli istituti un pregiudizio di cui Governi sarebbero completamente i responsabili. A titolo di semplice informazione aggiungo che il signor Theunis mi ha detto confidenzialmente che qualora la Francia si decidesse ad occupare la Ruhr, Belgio sarebbe stato obbligato seguirla.

(l) Pubblicato al n. 283. In realtà il telegramma è del 30 dicembre.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 90/140/81. Losanna, 5 gennaio 1923, ore 19,10 (per. ore 0,40 del 6).

Stamane ci siamo riuniti con Delegato francese presso Curzon per discutere circa convocazione commissione allo scopo affrettare lavori conferenza. Curzon ha detto ritenere che rottura negoziati Parigi non debba avere ripercussione ed influenza su trattative Losanna, anzi che il fatto di non aver potuto raggiungere accordo su questione Europa Centrale deve maggiormente persuadere Governi inglese e francese (non ha menzionato Governo italiano) a procedere qui in una stretta intesa verso la pace, al che Barrère ha risposto condividere pienamente tale parere. Curzon si è !agnato della lentezza lavori Conferenza ed ha esposto opportunità procedere con maggiore risolutezza verso turchi per determinare una situazione netta nelle diverse questioni su cui si continua a discutere nelle sotto commissioni con un risultato negativo.

Queste sollecitazioni di Curzon sono evidentemente in relazione con naturale preoccupazione che turchi cerchino di trarre partito dalla situazione incerta derivante alla Intesa dalla rottura di Parigi per migliorare la loro situazione a Losanna. Data però la maggiore difficoltà che si presenta ora per trovare un terreno di intesa coi turchi nelle ancora numerose e gravi questioni tuttora insolute, mi sembra da parte nostra non si debba tralasciare di considerare la eventualità che in caso di una crisi acuta o di una rottura della conferenza di f...osanna Inghilterra attui il suo piano di evacuare Costantinopoli e concentrare tutte le sue forze nella penisola di Gallipoli dove rimarrebbe in una forte situazione per premere su Turchia e rimanere sugli Stretti conservando padronanza di questa grande via marittima internazionale. Per questa eventualità ed in considerazione dei nostri vitali interessi in Oriente e nel Mar Rosso debbo fare presente a V. E. come sia opportuno prendere fin da ora accordi con Governi inglese e francese perchè alla occupazione Penisola Gallipoli partecipino anche nostre truppe su piede eguaglianza con quelle inglesi. Ed a questo scopo sarei di parere che bisognerebbe essere pronti ad aumentare i nostri effettivi al momento eventuale della occupazione di Gallipoli per avere il maggiore possibile equilibrio di forza cogli Alleati ciò che ci darebbe modo di reclamare necessaria adeguata parità di diritti (1).

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 126/8. Vienna, 6 gennaio 1923, ore 13 (per. ore 18,30).

Alla presenza Ministro Affari Esteri ho portato iersera al Cancelliere assicurazione da lui molto gradita del vivo interesse che V. E. ha per Austria e della ferma decisione di Lei di adoperarsi nei limiti del possibile e in armonia con particolari interessi italiani ricostruzione e ulteriore sviluppo questa Repubblica. Parlando della iniziativa del Governo austriaco recare innanzi Comitato austriaco esame ristabilimento economico-commerciale Austria con Stati vicini gli dissi che credevo mio dovere non nascondere che essa aveva prodotto da noi impressione sfavorevole. Anzitutto non si riteneva conforme spirito accordo Renner Nitti che Governo austriaco si sia messo su quella strada senza dare tempo al R. Governo far conoscere, nello stesso interesse fine perseguito, suo avviso eventuali operazioni. In secondo luogo era apparso a Eloma prematuro cominciare a parlare ricostituzione economico-commerciale quando si è lungi dalla realizzazione credito internazionale base fondamentale ricostruzione Austria. In terzo luogo lasciando al Governo austriaco giudicare se sia proprio mezzo migliore per garantire quello che resta Austria propria indipendenza affidare Comitato Lega delle Nazioni direttive riassettamento suoi rapporti economici-commerciali, R. Governo non era certo disposto senza esame preventivo e senza preliminari cautele presentarsi quella riunione e fare oggetto discussione la sistemazione rapporti suddetti fra l'Italia e l'Austria. Cancelliere Ministro Affari Esteri che da telegramma di codesto Ministro d'Austria avevano già conosciuto questo nostro modo di vedere hanno cercato contrastare mie osservazioni rilevando:

1) Iniziativa non ricadeva a loro avviso sotto dettato accordo Roma trattandosi non di accordo politico. 2) Preliminare scambio di idee non avrebbe potuto avere luogo sòlo ron Governo austriaco.

3) A spingere Governo austriaco agire con sollecitudine hanno contribuito pressioni circoli austriaci interessati ripresa esportazione e proteste governi vicini fra i quali quello italiano contro regime divieti di importazione e altre limitazioni libertà scambi.

4) Governo austriaco aveva preso via Ginevra appunto per chiamare Italia partecipare accordo che articolo 222 Trattato S. Germano limita Cecoslovacchia, Ungheria.

5) A indurre Governo austriaco rivolgersi fiduciosamente Lega Nazioni aveva contribuito oltre disillusione sofferta da Cancelliere a Verona gli incitamenti avuti Ginevra da Benes e da membri Delegazione italiana. Sono di Schanzer le parole ricordate da Seipel essere Lega delle Nazioni paravento dietro il quale Potenze interessate possono mettersi d'accordo per soluzione problema austriaco.

Seipel ha aggiunto che argomento non è ancora all'ordine del giorno quindi Italia può opporsi. Del resto egli ha oggi dichiarato Commissione parlamentare Affari Esteri che la strada per riassetto rapporti economico-commerciali coi vicini è quella dei Trattati di commercio. Ho replicato Cancelliere facendogli notare essere opportuno dal punto di vista della sua posizione parlamentare alquanto scossa di non esporsi ad una dichiarata opposizione a Ginevra da parte Italia tanto più perchè interpretavo sue ultime parole come barlume dubbio interno sulla bontà cammino preso. Al che mi ha chiesto: Cosa fare? Gli ho risposto sembrarmi consigliabile al più presto una franca esauriente conversazione fra i due governi in una riunione sugli scopi da conseguire da una parte e dall'altra a Ginevra e sulla eventualità positiva o negativa colà potrà presentarsi. Cancelliere ha accolto subito questo mio suggerimento ed ha convenuto nel ritenere opportuno Schuller si rechi a Roma conferire con V. E. prima Ginevra, sia pure nascondendo agli occhi del pubblico scopi di questo viaggio sotto manto studiare preparativi ripresa negoziati commerciali.

Schuller partirà giovedì sera 11 corrente per Roma dove arriverà sabato. Conforme intese farò contemporaneamente partire questo Addetto Commerciale, del che prego avvisare Ministero del Commercio.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra e Costantinopoli.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 137/24. Londra, 6 gennaio 1923, ore 21 (per. ore 2,55 del 7 ). Daily Telegraph riporta articolo della Tribuna rilevandone dure espressioni antibritanniche. Stesso giornale in altro articolo definisce linea di condotta italiana ostile all'Inghilterra quanto quella francese e spiega tale orientamento con compromesso itala-francese per Turchia. Westminster Gazette rileva peri

colo deprezzamento franco e lira. Altri giornali riportano voci «da Parigi » che l'Italia ed il Belgio sarebbero disposti formare nuovo blocco continentale.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 138 (1). Parigi, 6 gennaio 1923, ore 22,15 (per. ore 4 del 7).

Ho avuto stamane una conversazione con Seidoux allo scopo chiarire situazione risultante dalla rottura Conferenza come dalle ulteriori decilsioni che V. E. crederà prendere a riguardo. Ho detto che mentre Commissione delle Riparazioni era stata richiesta dal suo Presidente Barthou di constatare inadempienza da parte Germania delle prestazioni in natura come quella che a differenza dell'uguale constatazione fatta per legname poteva dar luogo a sanzioni, ritenevo che parallelamente dovesse esser presa in esame risposta da dare alla Germania alla sua domanda di moratoria fatta il 14 novembre scorso (2). Mi pareva che Conferenza essendo terminata sopra un disaccordo che versava in parte su questione della moratoria non potevamo dissuadere Governi da fare ciò che poteva portare ad una delucidazione da parte Germania sopra una questione nella quale Italia e Francia avevano manifestato di aver soluzione vicina ma non identica. Era soltanto da questo chiarimento che il R. Governo poteva, a mio avviso personale, prendere norma per stabilire le proprie decisioni. Seidoux mi ha risposto che egli concordava nel mio modo di vedere e mi avrebbe fatto conoscere pensiero di Poincaré in proposito. Ho informato di questa mia conversazione Salvago-Raggi col quale siamo rimasti d'accordo che ne avrebbe parlato a Barthou e che gli avrebbe anche chiesto se aveva nulla in contrario a che egli (SalvagoRaggi) prendesse contatto a titolo personale col sig. Bergmann o in caso partenza di questi coi rappresentanti tedeschi nella Commissione delle Riparazioni, allo scopo di conoscere le condizioni che sarebbero state accettate dalla Germania per la concessione della moratoria. Salvago-Raggi ha trovato Barthou consenziente sui predetti due punti. Egli cercherà questa sera di mettersi in relazione coi delegati tedeschi. Benèhè il Governo francese si dichiari disposto ad accogliere qualsiasi nostra domanda per ciò che riguarda i rifornimenti di carbone come per la nostra partecipazione stretto controllo civile che E!SSO si propone di installare a Essen e Bochum sulle dogane e sugli altri pegni indicati nel suo progetto, e benchè, avendo noi rigettato progetto anche perchè d privava delle forniture e tendeva a disinteressarci da ogni ingerenza negli afl'ari dell'Europa Centrale, possa presumersi che convenga seguire in massima linee indicate dal progetto di V. E., tuttavia non farò alcun passo che possa pregiudicare le decisioni di V. E. al riguardo. A titolo informazione riferisco che nelle riunioni Commissione delle Riparazioni odierne signor Bradbury delegato inglese ha espresso opinione che un accordo tra Francia Inghilterra poteva ancora verificarsi. V. E. non ha certamente bisogno dei miei suggerimenti, ma ciò che mi sembra sopratutto da evitare è un atteggiamento che possa laseiarci isolati in un momento così critico della situazione europea.

(l) -n telegramma è privo di numero di protocollo particolare. (2) -Vedine il testo nel Libro Verde n. 112 cit., pp. 7-8.
309

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 45/22. Berlino, 6 gennaio 1923.

Nei vari telegrammi da me inviati alla E. V. dal mio arrivo a Berlino fino a ieri, ho cercato di riassumere con quella maggior chiarezza e completezza che mi erano concesse dalla poca conoscenza ed esperienza della situazione in questo paese, i primi discorsi uditi e le prime impressioni riportate sul problema delle Riparazioni. Le cose a Parigi hanno precipitato con una tale rapidità che quegli spunti di idee di piani di previsioni che mi era stato dato raccogliere, perdono ormai ogni valore, il passato non conta più e gli spiriti si preoccupano soltanto del pauroso avvenire. Conviene dire che qui, fino ad ora almeno, la notizia della rottura dei negoziati di Parigi è stata accolta con molta calma e quasi con un senso di sollievo per essere usciti da uno stato di incertezza più penoso della realtà stessa. Ormai la Germania sembra adattarsi all'inevitabile, ad una ulteriore avanzata delle forze francesi e forse anche (si crede) italiane e belghe, alla presa di possesso di altri territori germanici e ad una specie di controllo completo ed umiliante di tutta la vita economica del paese quale, asseriscono molti giornali, non si è mai conosciuto dalla Turchia nei tempi in cui aveva maggior forza il sistema delle capitolazioni. Questa acquiescenza a cose che uno Stato libero e civile non si sarebbe mai preveduto potesse accettare, viene spiegata col fatto che la Francia prima di giungere a queste sue estreme prepotenze, ha avuto cura di disarmare la Germania in modo che non le può passare in mente nessuna velleità di resistenza. D'altra parte molti si consolano affermando, e forse fondatamente ritenendo, che la Francia non trarrà nessun profitto da questa sua azione, che le Riparazioni non saranno pagate e che, nel più lontano avvenire, nessuno può dire ciò che in ultima analisi succederà. Il signor di Rosenberg riassumendomi la dolorosa impressione da lui provata al momento in cui ebbe la notizia della rottura di Parigi, mi disse: c entriamo nel terzo atto del grande dramma. Il primo fu la guerra; il secondo è stato il periodo susseguito alla guerra in uno stato intermedio fra questa e la pace; il terzo si inizia ora con una azione violenta della Francia; che cosa porterà il quarto? ».

Rispetto all'Italia non credo di dover nascondere all'E. V. che le notizie giunte da Parigi le quali danno l'impressione di una più o meno completa solidarietà del nostro Paese con la Francia, hanno qui recato una certa delusione. Si riteneva, non so bene su che basi e con quanto fondamento, che l'Italia avrebbe preferito stringersi in questa occasione all'Inghilterra o, quanto meno, assumere una attitudine neutra ed indipendente. Alcuni giornali, quegli stessi in sostanza che cercano di spiegare il dissidio fra Francia ed Inghilterra come

una semplice apparenza sotto la quale si nasconde un abbandono della Germania alla Francia in compenso dell'abbandono della Turchia all'Inghilterra, attribuiscono alla attitudine dell'Italia il segreto motivo di concessioni che la Francia avrebbe fatto ad essa nella questione adriatica.

14 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

Forzata rassegnazione, resistenza passiva, speranza in un migliore avvenire e sopratutto assoluta inazione caratterizzano la Germania in questo grave momento. E qui è il punto grave a suo carico. Credo che anche c:oloro che, per motivi di indole generale, più ritengono che sia da sconsigliare ogni azione violenta contro la Germania, non possono però sostenere che la Germania abbia fatto in questi giorni quel tanto che pur doveva esserle possibile per mettersi sul solido terreno di un debitore che mostrandosi pronto e volenteroso a pagare tutto ciò che gli è possibile, ha poi diritto a pazienza e clemenza da parte del creditore. Dai miei numerosi telegrammi credo che V. E. avrà riportato la stessa impressione che io derivai dalle conversazioni che furono la base dei telegrammi medesimi; che cioè qui si faceva poco o niente, e che in un momento di tanta importanza per l'avvenire del Paese tutti, Governo, industriali, commercianti ed anche, per quella parte che la concerne, pubblica opinione si dimostravano poco volenterosi ed ancor meno capaci di giungere a delle conclusioni pratiche ed esaurienti. Questo senza dubbio ha avuto molto peso nei risultati negativi della Conferenza di Parigi, e ben si spiega che sopratutto la Francia che per motivi abbastanza evidenti mira ad una azione immediata, non abbia trovato nessuna difficoltà a far buon giuoco della irresolutezza e della evidente incapacità della Germania ad opporsi ai suoi piani.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 67. Roma, 7 gennaio 1923, ore 17,

Bisogna seriamente richiamare attenzione governo francese su atteggiamento stampa francese sinistra. Combattere diffamare partito movimento fascista significa, oggi, combattere diffamare Stato e Nazione italiana. Questa campagna che non esito a chiamare stolta può determinare pericoloso stato d'animo vasti strati popolazione italiana. Ricatto sindacati nizzardi contro locale sezione fascista può avere ripercussioni riviera italiana. È tempo che stampa francese riconos~a inesorabilità fatto compiuto. Gradirò risposta.

311

II MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 157/4. Bucarest, 7 gennaio 1923, ore 21,30 (per. ore 2 dell'B).

Ministro degli Affari Esteri Duca telegrafa sarà Roma giovedl. 11 corrente. Qui tutti Ministri assenti causa festa. Ho cercato però ancora :far intendere Presidente del Consiglio che sarebbe opportuno Duca fosse accompagnato da esperto finanziario per discutere a fondo varie questioni e si trattenga Roma tempo necessario considerando che è rimasto Parigi tre settimane.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 153/28. Parigi, 7 gennaio 1923, ore 22,15 (per. ore 2,15 dell'B).

Mio telegramma odierno (1).

Sottoposto esame di Peretti un progetto di memorandum in virtù del quale collaborazione economica dell'Italia e della Francia in Turchia verrebbe disciplinata mediante costituzione di un sindacato franeo-italiano, secondo il noto progetto Nogara (2).

Contenuto del memorandum è stato in massima adottato. Quanto alla parte politica ho osservato che trattandosi di un accordo a due era inopportuno il riferimento all'aceordo tripartito e che tale riferimento sarebbe tornato sgradito alla Turchia. Peretti eonvenne pienamente nelle mie osservazioni e venne stabilito di comune accordo che invece di ricorrere alla forma del memorandum, il quale riehiederebbe di essere poi reso integralmente di pubblica ragione, la intesa fra i due Governi verrebbe constare: l) da uno scambio di lettere nelle quali il contenuto del memorandum sarebbe riprodotto; 2) da uno scambio pure di lettere per constatare che intesa rappresenta nei riguardi della Francia e dell'Italia l'accordo tripartito; 3) di una dichiarazione dei due Governi da ren· dere di pubblica ragione dovendo i due sùrriferiti scambi di lettere rimanere per qualche tempo riservati. Mi riservo trasmettere testo di questi ultimi per avere benestare di V. E. Nella giornata di domani i tre documenti sopra indicati saranno sottoposti all'esame di Peretti. Accordo resta materialmente per espressa stipulazione aperto all'Inghilterra sulle basi di perfetta uguaglianza.

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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T.l58/200. Parigi, 8 gennaio 1923, ore 13 (per. ore 17).

Marchese della Torretta avrà riferito a V. E. che ritenendo nostro interesse sollecita definizione condizioni moratoria onde evitare interruzione consegna germanica, avevo divisato mettermi in rapporti subito con Bergmann per vedere se possibile venire ad intese su soluzione informata, per quanto riguarda moratoria, al progetto di V. E. Delegato francese informato di questa mia intenzione mi ringraziò ritenendo potesse riuscire utile per facilitare sistemazione generale, ma rappresentanti germanici mi informarono Bergmann già partito perchè Governo germanico dopo risultato conferenza ritenne inopportuno tratta,re con alleati.

Rappresentanti germanici pur apprezzando mie intenzioni dichiararono ritenere che Governo germanico non intendeva trattare a meno che non si sospenda dichiarazione inadempienza tedesca per consegna carbone nell'anno 1922, ciò che non dipende da me, e colleghi francese e belga non concederebbero. Ho ritenuto opportuno informare di quanto precede V. E. anche pel caso creda informarne codesto Ambasciatore di Germania.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Cfr. il n. 154 e la relativa nota 4.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 162/31. Parigi, 8 gennaio 1923, ore 19 (per. ore 23). Mio telegramma n. 28 (1).

Giovedi con Nogara e salvo le modifiche che potrebbero essere rese necessarie dalle osservazioni del Quai d'Orsay proporrei:

l. Per ciò che riguarda la dichiarazione da rendere pubblica, a un dipresso la formula seguente:

c Les Gouvernements de France et d'Italie, étant désireux de sauvegarder et développer les intérets économiques qu'ils ont en Turquie, sont tombés d'accord que ce but pourrait etre atteint par une collaboration des groupes représentants les intérets sus mentionnés.

Ils ont décidé en conséquence de favoriser par les moyens à leur disposition des négociations entre les groupes en question en vue d'harmon:iser leurs efforts sur une base de parfaite égalité et sans exclusion des groupes financiers d'autre nationalité intéressés au meme titre. Les deux Gouvernements en adoptant ce programme se sont inspirés au respect absolu des droits s:ouverains de la Turquie, au besoin de rétablir avec ce pays des relations économiques et comm.erciales toujours plus étendues et au désir de contribuer à son développement le plus rapide possible >.

2. Per ciò che riguarda lettere da cui risulterebbe che accordo suddetto è l'applicazione del tripartito, la formula seguente:

« Monsieur le Président. J'ai l'honneur de me référer aux lettres qui ont été échangées avec V. E. en date d'aujourd'hui pour vous confirmer que la constitution du syndicat français-italien prévu aux dites lettres sera considerée pour ce qui concerne nos deux Gouvernements comme la réalisation de l'accord particulier du 28 mars 1922. Dans le cas où les efforts dans le sens sus mentionné resteraient sans résultat les deux Gouvernements se concerteront à nouveau entre eux en vue d'assurer par d'autres moyens le respect des engagements réciproques qui découlent de l'accord en date 10 aoù.t 1920 dit accord tri-partite >.

Le lettere necessarie da scambiarsi relativamente all'applicazione dell'accordo mediante costituzione del sindacato franco-italiano aperto alla adesione dell'Inghilterra riprodurrebbero tutte le clausole contenute nel progetto Nogara già noto a V. E.

(l) Pubblicato al n. 312.

315

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 183/35. Parigi, 8 gennaio 1923, ore 23,30 (per. ore 6,30 del 9).

Ho fatto a Poincaré vive rimostranze nel senso del telegramma di V. E.

n. 67 (l) circa atteggiamento stampa francese sinistra e sindacato comunista nizzardo. Presidente del Consiglio mi ha detto che lamento poteva riferirsi piuttosto stampa di provincia che a quella di Parigi e che avrebbe inviato circolare a tutti i Prefetti perchè provvedessero con speciale riguardo al Dipartimento Alpi Marittime. Gli ho allora segnalato deplorevoli articoli del 30 dicembre scorso e 5 dell'Europe Nouvelle ispirati sentimenti ostili Governo italiano e calunniosi anche per Marchese della Torretta. Poincaré mi ha detto che avrebbe chiamato direttore della rivista signor Millet sul quale egli aveva modo influire. Poincaré ha osservato che i numerosi articoli da noi lamentati erano stati anche inspirati da sudditi italiani residenti in Francia e che erano quasi tutti comparsi su giornali di pochissimo tiraggio e di nessuna importanza. Per quanto riguarda poi sindacato nizzardo egli aveva preso tutte le precauzioni necessarie e in questa occasione mi ha espresso speranza che S. E. De Vecchi sia stato soddisfatto dell'accoglienza ricevuta e delle disposizioni prese a suo riguardo dalle autorità francesi.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 77. Roma, 8 gennaio 1923, ore 24.

Suo telegramma n. 28 (2). Esprimo mia soddisfazione per raggiunta intesa con codesto Governo circa collaborazione economica in Turchia ed approvandone la forma mi riserbo dare benestare alle lettere. Bisogna però tener presente che Crowe era già informato della presenza a Parigi di Nogara per trattare l'accordo economico a tre sul piede di parità nei riguardi Turchia in base alle conversazioni iniziate a Territet. Perciò richiamo attenzione V. E. su convenienza di non dar ragione al Governo britap.nico di opporci che in seguito al risultato della Conferenza per le riparazioni noi abbiamo cominciato per concludere un accordo a due colla Francia con l'intendimento di non cessare al tempo stesso l'intesa col Governo inglese. Sembrami opportuno che V. E. parli in proposito francamente con il signor Poincaré dichiarando che a mio giudizio non riterrei opportuno nell'interesse stesso della Francia che essa dimostrasse di esser la prima a compiere atti che potrebbero poi nell'opinione pubblica inglese giustificare atteggiamento di

6eparazione da parte quel Governo. Dovrebbesi di conseguenza rinviare dichiarazione pubblica dei due Governi la quale conferirebbe un definitivo carattere bilaterale dell'accordo, aspettando che il Governo inglese informato dell'intesa si pronunci circa la sua adesione.

(l) -Pubblicato al n. 310. (2) -Pubblicato al n. 312.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 187/42. Parigi, 9 gennaio 1923, ore 18 (j:>er. ore 21,45).

Telegramma di V. E. n. 77 (1).

È opinione di Nogara riportata dai suoi negoziati a Losanna, ed è anche mia impressione ricevuta dalle conversazioni con Crowe a Parigi, ed a cui partecipò anche Marchese della Torretta che Governo britannico non solo non aderirebbe in questo momento all'accordo convenuto fra noi e Governo francese, ma cercherebbe di procrastinarlo se non di farvi ostruzionismo. D'altra parte per le ragioni già accennate nel mio telegramma precedente n. 20 (2) e cioè che la somma degli interessi in Turchia appartiene a gruppo francese, l'accordo ha un contenuto che risolve in gran parte nostre aspirazioni in As.ia Minore dove all'infuori della nostra zona non esiste più un tronco ferroviario che ci possa venire concesso. Inoltre l'accordo non è connesso colla questione delle riparazioni ma dipende da trattative precedenti anche all'accordo di Londra e da una adesione ottenuta dal Governo francese assai prima convegno Parigi. L'accordo con la Francia (che non esclude affatto la Jcutura cordiale collaborazione dell'Inghilterra) è conseguenza del rifiuto dell'In1~hilterra stessa di trattare ·circa applicazione del tripartito prima conclusione della pace a Losanna. Tale rifiuto fu confermato da Curzon a cui ne feci parlare qui a Parigi in occasione della sua venuta per incontrarsi con Bonar Law e quindi alla vigilia del convegno Capi di Governo e dallo stesso Crowe che non volle nemmeno prendere visione del progetto Nogara come di cosa intempestiva. Per queste considerazioni mi sembra pericoloso rimandare conclusione dell'accordo fino a che Inghilterra abbia fatto conoscere una adesione che ha già negato. Inghilterra dovrebbe considerare come un atto sufficientemente riguardoso, tale da eliminare ogni aspetto di azione poco amichevole, la comunic:azione dell'accordo prima della sua pubblicazione. A questa comunicazione potrebbe aggiungersi la dichiarazione (risultante dal testo stesso del documento) che Inghilterra può aderire quando voglia all'accordo stesso ovvero fare un separato negoziato al riguardo quando ritenga il momento opportuno. Nogara riparte questa sera per Losanna e potrebbe essere incaricato di fare colà presso Curzon passo che V. E. giudicasse tuttora necessario.

(l) -Pubblicato al n. precedente. (2) -Allude al telegramma n. 109/20 trasmesso il 5 gennaio alle ore ~:1,25 e pervenutoalle ore 3 del giorno seguente, non pubblicato, col quale dava notizia dell'inizio delle trattative itala-francesi per l'accordo economico.
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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 206/17. Vienna, 9 gennaio 1923, ore 19,40 (per. ore 23,15).

Ho veduto Ministro degli Affari Esteri e Schuller di ritorno Budapest. Resta fissata partenza Schuller per Roma 10 corr. sera scenderà Hotel Russia

o presso il Ministro d'Austria. Conta rimanere Roma fino a quando si recherà riunione Ginevra. Se la riunione Comitato della Lega delle Nazioni avesse avuto luogo Parigi come pareva ad un dato momento, Cancelliere non vi si sarebbe recato a meno di esplicito ilwito. Egli è però tuttora deciso recarsi Ginevra. Questo Ministro Affari Esteri mi ha detto essere, secondo lui, preferibile parlare meno possibile del viaggio Schuller. Se sarà inevitabile farne parola nella stampa verrà detto che si reca a Roma per risoluzione questione connessa entrata in vigore accordo concluso Conferenza Roma. Schuller a sua volta mi ha detto non essere stata intenzione addivenire Ginevra ad accordo preciso internazionale per sistemare rapporti economico-commerciali coi vicini, ma che pensiero che aveva consigliato Cancelliere prendere quella strada è stato quello di prevenire un inevitabile invito da parte di Benes iniziare trattative sulla base dell'art. 222 e di chiamare Italia a partecipare simile discussione. Del resto egli condivide opinione utilità scambio d'idee diretto anche perchè Governo austriaco possa vedere chiaramente quali sono idee e direttive del R. Governo, per lui indecifrabili dopo Verona, nonostante ripetuti tentativi per essere su ciò illuminato. Riuscita o meno dell'iniziativa del consigliere federale sta nelle mani del Governo italiano. Ma egli non sarebbe affatto preoccupato se dimostrandosi quell'iniziativa irrealizzabile si convenisse limitarsi concludere trattato commercio. Soltanto è da attendersi che il Governo cecoslovacco quando gli sembri opportuno si valga dell'art. 222. Per questo egli conta parlare costà molto francamente nella speranza di trovare altrettanta franchezza e fiducia.

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 207/20. Vienna, 9 gennaio 1923, ore 19,40 (per. ore 0,30 del 1O). In relazione comunicato pubblicato da Agenzia telegrafica su risultato visita Cancelliere Budapest da notizie confidenziali mi risulta che tanto Cancelliere quanto Ministro Esteri sono e si mostrano molto soddisfatti accoglienza loro fatta e conversazioni avute. Tutti gli accordi di cui parla comunicato sono ancora allo stato preparazione e lo stesso trattato di commercio da tempo pronto non è stato ratificato perchè manca approvazione parlamento ungherese che sarà richiesto quanto prima. Convenzione arbitrato che sarà del genere di quelle firmate a Lany sarà comunicata a Roma e Praga prima di essere formalmente conclusa. Quanto a situazione generale Ministro Affari Esteri mi ha riferito lamenti uditi Budapest circa difficoltà che Governo ungherese incontra per

venire ad accordi sia pure esclusivamente commerciali con Belgrado Bucarest Praga. Dirigenti politica ungherese si sono espressi con Cancelliere con i termini più rassicuranti su direttive della loro politica, invece ne~:li altri circoli politici Cancelliere ha constatato permanenza costante pensiero ricuperare territorio perduto. Egli si è ben guardato dal seguire su questo terreno coloro che cercavano avere da lui dichiarazioni.

Cancelliere poi ha tratto impressione che tra fascisti ungheresi e associazioni similari Austria Baviera rapporti sono molto stretti e esiste continuo scambio di idee e di propositi (1).

320

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 196/147/88. Losanna, 9 gennaio 1923, ore 19,45 (per. ore 22,45).

Avant'ieri è partito per Sofia Signor Mollof, membro questa Delegazione bulgara per sottoporre esame proprio Governo un progetto di convenzione fra Bulgaria Grecia e Alleati circa Dedeagatch. Questo progetto, di eui invio copia per corriere (2), nelle linee generali consiste nella cessione Bulg:aria per cento anni di una zona di tre chilometri a Dedeagatch in completa ammilnistrazione sia dal punto di vista economico che polizia locale, mentre amministrazione ferro· viaria sarebbe affidata a Commissione Internazionale. Progetto fu reCI.atto da esperti inglesi e approvato da francesi. Esperti italiani si limitarono dichiarare che lo avrebbero sottoposto ai capi loro Delegazione. Riferendomi al telegramma di V. E. n. 3007 (3) prego telegrafarmi se nel caso Bulgaria accettasse progetto convenzione e delegazioni inglese e francese lo approvassero anche nostra Delegazione possa o meno associarsi. Quantunque motivi esposti nel telegramma suddetto siano pienamente giustificati sarebbe in realtà difficile per noi rimanere assolutamente isolati nella questione (4).

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

TELESPR. 140. Losanna, 9 gennaio 1923.

Il Cav. Guisi ha potuto procurarsi copia di un telegramma diretto dal Signor Worovskij all'Ambasciata di Russia a Berlino 1'8 .novembre 1922 e che il Dipartimento politico del Cantone di Vaud aveva intercettato.

Poichè questo telegramma contiene osservazioni che possono interessare tanto S. E. il Presidente quanto anche Lei, che considera con speciale attenzione la questione delle nostre relazioni con la Russia, credo utile trasmettergliene qui acclusa una ·Copia.

Non è da escludere che anche altre Delegazioni abbiano potuto procurarsi copia del telegramma stesso.

al n. 254.

ALLEGATO.

" "

WOROVSKIJ A CICERIN

Copia di un telegramma a firma Worovskij diretto a Mosca da Roma in data 8 novembre 1922. Lo stesso telegramma venne trasmesso da Mosca a Berlino per conoscenza dei membri della Delegazione russa in viaggio per Losanna.

Non si sa come sia riuscito il Dipartimento Politico del Cantone di Vaud ad avere una copia del telegramma medesimo che, a sua volta, il cav. Guisi è riuscito ad intercettare.

• Je peux maintenant compléter par un rapport détaillé ma courte communication télégraphique d'hier au sujet de mon entrevue avec Mussolini.

c Mussolini m'a reçu d'une manière excessivement aimable, beaucoup plus aimable que Facta et Schanzer qui ont toujours eu peur de la terrible voix de Mussolini. Il est évident qu'il est plus facile pour un Gouvernement révolutionnaire comme celui de Mussolini, un Gouvernement qui ne dépend de personne (samodovléyustchi), de s'entendre avec le Gouvernement soviétique, qui est lui meme extérieure il ne se souciait aucunement de la forme d'un gouvernement d'un tel ou tel pays, mais qu'il cherchait des alliés là où il pouvait les trouver. La Russie et l'Italie sont liées par des intérets communs dans la mer Noire, en partie dans les Balcans et principalement en Orient où la France et l'Angleterre ont profité de la faiblesse des autres Etats et ont accaparré tout. Il considère la Mission Sovietique comme un intermédiaire utile et nécessaire dans la matière des rapports avec Moscou et il fera tout son possible pour fixer définitivement à la mission son caractère diplomatique qui correspondrait aux intérets et au prestige d'un si grand pays comme la Russie. A ma question si cette dernière declaration pourrait etre considérée comme une tendance vers la reconnaissance officielle des Soviets, Mussolini a répondu affermativement.

c Mussolini m'a prié de transmettre son salut cordial au Gouvernement de Moscou, lequel cherche comme l'Italie, de défaire la situation privilégiée de divers Etats. Il attend avec grand impatience les propositions pratiques de nostre Narcomindel (Min. Aff. Etrang.) lesquelles, il espère, pourront créer une collaboration stable entre la Russie et l'Italie dans les questions orientales.

• Au sujet de la Conférence de Lausanne, Mussolini a dit ce qui suit:

Il n'y a pas de doute qu'à cette conférence comme à tant d'autres, la France et l'Angleterre finiront par s'entendre entre elles et que de nouveau elles partageront entre elles les plus gros morceaux du butin. L'ltalie ne peut pas admettre une telle situation. Il considère la Russie comme un allié nature! et il escompte surtout la médiation russe dans les pourparlers séparés entre l'Italie et les tures, des pourparlers qu'il pourra définir d'une manière plus précise après qu'il aura reçu les propositions sus mentionnées du Narcomindel.

La déclaration de Mussolini pose de nouveau la question de notre participation à Lausanne. Cette participation est maintenant plus nécessaire que jamais. Nous pouvons compter fermement sur Mussolini. A part cela, les pourparlers de notre Narcomindel avec Mussolini pourront avoir une grande influence sur le développement de notre situation juridique à l'étranger.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Budapest. (2) -Non pubblicata. (3) -È il telegramma col quale Mussolini trasmetteva a Garroni il testo qui riassunto (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Sofia, Parigi e Londra.
322

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. 92. Roma, 10 gennaio 1923, ore l.

Secondo notizie riservatissime comunicate a questo Ministero Greci preparerebbero colpo di mano sulla Maritza dove avrebbero disponibili sessantamila uomini con obbiettivo Costantinopoli. Truppe turche non essendo in caso resistere si ritirerebbero sulla città. Colpo di mano dovrebbe aver luogo domani.

Prego avvicinare immediatamente cotesto Governo e chiedere se non ritiene opportuno fare altro passo d'urgenza ad Atene per diffidare quel Governo desistere da tali intendimenti. Aggiungo sua riservata notizia che dicesi Comando inglese faciliterebbe tentativo greco (1).

323

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. R. 95. Roma, 10 gennaio 1923, ore 3,30.

Il Marchese Della Torretta mi ha riferito la conversazione da lui avuta il 5 corr. con Poincaré e di cui l'E. V. è stato informato. Presentandosene l'occasione Ella vorrà ringraziarlo per le sue amichevoli dichiarazioni che corrispondono sostanzialmente a quelle fatte dal Quai d'Orsay all'E. V. di cui al suo telegramma del 6 corrente (2). Prendo atto che egli si è dichiarato disposto ad accogliere qualsiasi nostra proposta per la nostra partecipazione al controllo civile che esso si propone installare nei bacini carboniferi della Ruhr, sulle dogane e sugli altri pegni indicati nel progetto francese nonchè qualsiasi nostra proposta circa rifornimenti di carbone.

In seguito a ciò credo opportuno precisare a V. E. per sua opportuna norma punto di vista del R. Governo nei riguardi della situazione creatasi dopo la conferenza.

È per noi indispensabile premunirei contro il pericolo che possa crearsi una cooperazione economico finanziaria franco-germanica e con la nostra esclusione a nostro danno. A questo riguardo le dichiarazioni su acce·nnate appaiono in massima soddisfacenti, ma occorrerà che l'E. V. vigili con la massima accortezza affinchè a tale affermazione di principio faccia seguito una corrispondente attuazione pratica.

La nostra adesione immediata alla richiesta d'invio di tecnici italiani per il controllo del bacino carbonifero della Ruhr è prova del nostro intendimento di continuare in quella direttiva che ci accostò alla conferenza alla tesi francese, ma non risultandoci finora in modo preciso il limite del programma francese verso la Germania insolvente, pur riaffermando nostra solidarietà in questa prima fase, dobbiamo riservare all'esame delle circostanze successive la misura di questa solidarietà. Nè dobbiamo dimenticare che bisognerà tener conto dell'atteggiamento inglese nell'ulteriore svolgersi dell'azione della Francia.

Credo opportuno aggiungere che la situazione che va creandosi in Oriente per la sua inevitabile connessione cogli avvenimenti odierni sul Reno può influire sull'atteggiamento degli alleati nelle varie questioni pendenti.

Il presente telegramma fa seguito con numero successivo.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche ad Atene e Losanna. (2) -Pubblicato al n. 308.
324

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. R. 96. Roma, 10 gennaio 1923, ore 3,30.

Seguito telegramma n. 95.

Credo poi utile esporre a V. E. pensiero fondamentale del Governo italiano acciocchè ella possa trarne norma per esprimere Poincaré nostre idee di massima sulla situazione quale è venuta determinandosi dopo insuccesso conferenza

di Parigi. Governo italiano approva solidarietà morale e tecnica con la Francia, solidarietà che logicamente dipende dal fatto di avere respinto il progetto inglese, e da cui può derivare il cosi detto fronte unico continentale.

Il Governo italiano sente lealmente l'obbligo di manifestare al Governo francese i suoi dubbi e i suoi timori sulla utilità pratica di operazioni di carattere militare; le sue preoccupazioni sulle conseguenze d'ordine sociale dovute all'azione interferente delle organizzazioni socialiste e finalmente la convinzione che l'avanzata nella Ruhr non risolve ma potrebbe piuttosto complicare ed esasperare il problema delle riparazioni. Di fatto l'avanzata nella Ruhr non sposta i termini fondamentali della situazione. La Germania quasi certamente non modificherà, anzi cercherà di aggravare il suo atteggiamento negativo. Bisogna prospettarsi il problema nelle sue linee storiche non in quelle della immediata contingenza.

Il problema riparazioni-debiti oggi come ieri, termine di un binomio inscindibile, poteva avere una soluzione inglese se l'Inghilterra avesse accettato il memorandum italiano, ma ora con l'assenteismo inglese il problema non può avere che una soluzione diretta con la Germania cioè mediante un accordo continentale nel quale, poste talune condizioni deve entrare anche la Germania stessa.

L'azione dell'Italia potrebbe dirigersi a prospettare questa soluzione continentale del problema, soluzione che è già affiorata in talune zone dell'opinione pubblica francese. Italia, Belgio, Francia, Germania, dovrebbero costituire il blocco continentale d'ordine economico, i cui vantaggi sono evidenti. È ovvio che per essere ammessa in questo blocco la Germania dovrebbe impegnarsi a pagare un congruo numero di miliardi. Ciò sarebbe forse un mezzo di porre un freno alle correnti di programmi economici inglesi mentre una splendid isolation potrebbe alla fine riuscire forse assai pericolosa per l'esistenza dell'Impero britannico stesso. Questo sindacato economico occidentale potrebbe anche iniziare

o favorire un utile atteggiamento nei riguardi della Russia mentre potrebbe forse assicurare insieme con la prosperità un lungo periodo di pace all'Europa. Nè vi è dubbio che questa intesa economica avrebbe le migliori impressioni in America.

Prego V. E. di voler tenermi informato assiduamente su svolgime1,1to situazione.

325

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 215/33. Londra, 10 gennaio 1923, ore H (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 92 (1). Ho veduto immediatamente Crowe. Questi mi ha detto che il Governo britannico ha fatto fare recentemente passi molto energici sia presso il Governo greco e sia presso la Delegazione greca a Losanna e che pertanto egli non vede nè scopo nè opportunità ripeterli nuovamente. Crowe mi ha detto poi che bisognerebbe escludere un'azione immediata dei greci. Governo inglese sa bene che questi ultimi stanno preparandosi militarmente da tempo ma preparativi sembrano diretti a fronteggiare la sola evenienza che a Losanna non si raggiunga la pace.

326

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 16/37. Londra, 10 gennaio 1923, ore 21,15 (per. o1·e 4,25 dell'11).

Essendosi messa conversazione su tono del tutto privato e confidenziale Crowe mi ha parlato lungamente stamane del convegno di Parigi e del problema generale delle riparazioni. In succinto Crowe ha detto che il Gov,erno britannico aveva creduto presentare un assai meditato e completo piano per la restaurazione europea la cui principale base è la stabilizzazione del marco. Di fronte a questa cosi netta volontà inglese affermatasi anche a costo di gravi sacJrifici finanziari, Bonar Law aveva trovato nei francesi un rifiuto assoluto di discutere ed una determinazione altrettanto inflessibile di imporre la loro alternativa. A Crowe duoleva assai che gli altri due alleati e specialmente Italia si fosse disposta contro proposta britannica. Ora il piano inglese era e rimane anche esso ben definito benchè Governo britannico non intenda in alcuna guisa allargare l'ambito del dissenso e le sue conseguenze. Nello stesso tempo egli teneva a dirmi che esecuzione del piano francese non avrebbe prodotto alcuna influenza sul contenuto del piano britannico. Ho cercato allora di indagare immediata intenzione britannica. Crowe è stato vago. Tuttavia mi è sembrato dover comprendere che truppe inglesi sarebbero rimaste a Colonia limitandosi a non permettere che alcun fatto nuovo si produca nel territorio di loro occupazione; e che circa la permanenza o meno dei rappresentanti britannici diverse commissioni, una decisione definitiva in realtà non è ancora stata presa. Quanto a evenienze poi che saranno per prodursi in seguito occupazione francese, Crowe dic:eva che sarebbero esaminate nel quadro generale della situazione speciale che avesse deter

minato. Nel proseguo della conversazione Crowe si è mostrato assai scettico sui risultati dell'azione francese. Osservava che qualunque pressione militare ovvero anche qualsiasi eventuale intesa franco-tedesca non avrebbe in definitiva potuto contribuire alla vera e definitiva soluzione dell'enorme problema. Egli mi ha anche accennato che a Parigi si era rimasti di accordo che la somma eventualmente ricuperata dai francesi per il fatto della loro azione unilaterale sarebbe stata divisa fra gli alleati secondo antico limite.

Infine riferisco a V. E. che Crowe appariva profondamente contrariato.

(l) Pubblicato al n. 322.

327

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 243/12. Atene, 10 gennaio 1923, ore 23 (per. ore 8,55 deU'll).

Mio telegramma n. 8 (1).

Ministro di Francia ha convocato me e collega inglese per informarci avergli suo Governo comunicato telegramma da Costantinopoli secondo cui avrebbe destato serio fermento colà notizia che truppe greche avrebbero passato Maritza a sud di Adrianopoli predisponendosi a possibile azione su Costantinopoli. De Marcily avendo avuto istruzioni concertarsi con rappresentanti Italia Inghilterra per nuovo passo presso il Governo greco inteso a ostacolare siffatto proponimento ci ha chiesto se eravamo disposti associarci con l'urgenza del caso a tale nuovo passo. Incaricato d'Affari inglese ha subito dichiarato che in base alle istruzioni precedentemente ricevute dal suo Governo egli si riteneva autorizzato a ripetere passo senza attendere nuove istruzioni. Dal canto mio trovando nel telegramma di V. E. n. 51 (2) sufficienti elementi per interpretare il pensiero dell'E. V, e data la dichiarazione dell'Incaricato d'Affari inglese ho ritenuto ne~ cessario associarmi senz'altro ai colleghi alleati considerando inopportuno un eventuale ritardo nell'azione di questa Legazione che non doveva apparire meno urgente mancando di contemporaneità.

328

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 237/53. Parigi, 11 gennaio 1923, ore 0,10 (per. ore 3,35).

È intendimento del Governo francese di porre missione di controllo per carbone della Ruhr in un primo tempo sotto la dipendenza del Comandante

delle forze militari. Attuandosi poi ulteriore programma connesso colla moratoria, missione passerebbe alla dipendenza dell'Alta Commissione renana; Governo francese ritiene di poter affidare tale compito all'Alta Commissione sopra menzionata avendo ragione di credere che Inghilterra non vi si oppoiTebbe ma continuerebbe a farne parte assumendo stessa situazione rappresentante americano e cioè quella di osservatore o qualche cosa di analogo. Della benevola neutralità britannica Governo francese avrebbe scorto prova nella nessuna opposizione fatta al passaggio delle truppe francesi attraverso la zona inglese. Ritornando alla Commissione della Ruhr progetto francese darebbe agli ingegneri alleati voto proporzionato alla quantità carbone spettante ai sei paesi. Ciò metterebbe praticamente direzione nelle mani della Francia, il che potrebbe convenire se preferiamo non metterei troppo in evidenza. Un'altra formula sarebbe quella di affidare ciascun alleato direzione di una distinta zona mantenendo però alle missioni sempre carattere interalleato.

Francesi dirigerebbero con concorso belga ed italiano zona carbone Ruhr. Belgio zona carbone Aix-la-Chapelle. Noi zona Lignit Rohm che si trova sulla sinistra Reno già occupata. Questo secondo progetto, benchè di :Eatto nulla toglierebbe all'uguaglianza dei nostri diritti nelle 3 commissioni, ]potrebbe forse essere male interpretato dall'opinione pubblica italiana quasi che ci attribuisse uno speciale interesse nelle ligniti. Prego farmi conoscere urgenza formula prescelta da V. E. affinchè io possa farne oggetto di uno scambio di lettere col Quai d'Orsay.

(l) -Allude al telegramma n. 156/8 trasmesso il 7 gennaio, non pubblicato, col quale metteva al corrente Mussolini di un passo fatto d'accordo coi ministri francese e inglese ad Atene, presso il governo greco per indurlo a desistere da propositi di aggressioni nei confronti della Turchia. (2) -Trasmesso alle ore 24 del 5 gennaio, non pubblicato, con cui Mussolini autorizzava il De Facendis a compiere il passo di cui alla nota precedente.
329

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 246/48. Parigi, 11 gennaio 1923, ore 0,10 (per. ore 9,30).

Telegramma di V. E. n. 95 (1). Le considerazioni che ho sottoposti) a V. E. da oltre un mese riguardo ad una situazione che si è svolta secondo mie previsioni, derivavano da una doppia preoccupazione. La prima di tener conto nella nostra azione alcuni atteggiamenti dell'Inghilterra e dell'America. La seconda di non rimanere isolati o assenti nel caso che la situazione stessa conducesse a un diretto negoziato fra. la Germania e la Francia. Le saggie decisioni di V. E. rispondono alle superiori necessità della nostra politica. Non mancherò seguire con la dovuta attenzione svolgersi avvenimenti per segnalare all'E. V. punti che, nel nostro interesse, debbano essere tutelati. Per il momento a questo riguardo, a mezzo comm. Dell'Abbadessa, ho fatto qui venire nostri Delegati nella zona renana, definendo la situazione che i nostri ingegneri dovranno avere presso Commissione Controllo degli ingegneri

franco-belgi che sono in procinto partire per Essen e sottoporrò a V. E. istruzioni che dovrebbero essere loro impartite. Continua al numero successivo.

(l) Pubblicato al n. 323.

330

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 247/49. Parigi, 11 gennaio 1923, ore 0,10 (per. ore 4,15).

Il presente telegramma fa seguito a quello portante il numero precedente.

Apprezzamento di V. E. e sua sicura visione degli avvenimenti mi ha comunicato con telegramma 96 (l) corrispondono mio apprezzamento quale risulta anche dalla mia precedente corrispondenza telegrafica. Ho sempre considerato come sconsigliabile ogni azione militare nella Ruhr, sia per contraccolpo che avrebbe potuto avere in Inghilterra e in America che per gli ostacoli che avrebbero dovuto portare ad una adeguata soluzione della questione riparazioni mediante un accordo franco tedesco italiano. Anche la mia azione attraverso SalvagoRaggi e conseguenti sue conversazioni con delegati tedeschi sono state informate a tale concetto. Nei termini sopradetti mi sono sempre espresso cosi con Poincaré che coi coraggiosi funzionari del Quai d'Orsay ed i principali uomini politici francesi allo scopo definire limiti della nostra eventuale solidarietà. Questa solidarietà è venuta necessariamente ad accentuarsi per insuccesso Conferenza di Parigi ed il rigetto del progetto inglese. Tuttavia oggi che la Francia e Belgio in conseguenza dell'astensione inglese hanno deciso di fare appoggiare la commissione di controllo che andrà domani mattina Essen dall'invio di truppe, che pur non sanando una occupazione di carattere politico, rivestono quello di una operazione militare che varca confini della Ruhr, mi è stato agevole manifestare preoccupazioni di V. E. per le conseguenze che possono derivarne. Non avendo potuto vedere Poincaré, atteso urgenza della situazione, ho dato comunicazione di tale punto di vista a Peretti con preghiera di informarne Presidente Consiglio. Mentre questo passo riveste la maggiore opportunità non ritengo che avrà alcun effetto sulle decisioni già prese nascostamente. Soldati francesi e belgi oltrepasseranno linea del Reno per fare una dimostrazione laterale a nord ed a sud del bacino della Ruhr ed accompagnare missione controllo Essen. Peretti mi ha detto a titolo personale, che però rispecchia concetti del Governo francese, che senza questa precauzione di ordine militare non era possibile assicurare esecuzione pacifica della missione affidata alla Commissione controllo. Peretti, al quale ho già ripetuto quanto ho esposto più volte a Poincaré in merito ad un accordo con la Germania per la questione riparazioni, mi ha assicurato come me l'ha assicurato anche più volte Presidente Consiglio che tale accordo è pure desiderato dal Governo francese. Eccettuate vicende imprevedibili cui può dar luogo sviluppo della situazione tengo presenti direttive delineate da V. E.

(l) Pubblicato al n. 324.

331

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 249/50. Parigi, 11 gennaio 1923, ore 0,10 (per. ore 4,15).

Riassumo nota presentata dal Governo francese a questo Ambasciatore di Germania identica a quella che Governo belga ha presentato al rappresentante tedesco Bruxelles: c A causa inadempienza constatata dalla Commissione riparazioni nella consegna della legna e del carbone alla Francia Governo francese ha deciso invio nella Ruhr di una missione di controllo composta di ingegneri e dotata dei poteri necessari per sorvegliare azione del Sindacato del carbone e per assicurare, per mezzo degli ordini che il Presidente della Commissione darà tanto al Sindacato come ai servizi tedeschi dei trasporti, stretta applicazione dei programmi fissati dalla Commissione Riparazioni nonchè per prendere tutte le misure necessarie per il pagamento delle riparazioni. Governo italiano ugualmente deciso di farvi partecipare ingegneri italiani. Questa missione avrà i poteri definiti dai documenti annessi. Governo francese tiene a dichiarare che esso non intende procedere in questo momento ad una operazione d'ordine militare nè ad una occupazione di carattere politico. Esso non farà entrare nella Ruhr che le truppe necessarie a salvaguardare missione e garantire esecuzione del suo mandato. Nel caso però che per una manovra qualunque operazione dei funzionari della missione e l'installazione delle truppe fossero ostacolate o compresse e qualora autorità locali cagionassero, sia per la loro azione sia p1er la loro astensione, turbamento alla vita economica della regione, sarebbero prese immediatamente tutte le misure coercitive e tutte le sanzioni ritenute necessarie».

Documento annesso n. l. Ingegneri e funzionari della missione avranno pieni poteri per farsi dare dagli o~gani amministrativi, Camera Commercio, operai industriali ecc. tutte le informazioni di statistica o quelle che crederanno domandare. Il diritto di circolazione su tutta l'estensione dei territori occupati di penetrare negli uffici miniere officine stazioni ecc. e di consultare i documenti contabili e statistici. Personale amministrazioni tedesche rappresentanti telegrafi industria dovrà sotto pena di sanzioni severe mettersi a loro intera disposizione ed eventualmente agli ordini che riceveranno dal Capo della Missione. Quest'ultimo avrà qualità per prescrivere ogni modificazione agli stati di ripartizione del combustibile e di vagoni e di imbarcazioni carichi del medesimo.

Documento annesso n. 2. A partire undici gennaio 1923 i programmi di ripartizione del carbone e del coke stabiliti o eseguiti dal sindacato carbone saranno sottomessi alla approvazione della missione che potrà modificarli se lo riterrà necessario. Questo programma dovrà comportare la consegna integrale delle quantità per i paesi dell'Intesa e per territori occupati sulla sinistra del Reno e dovrà soddisfare ai bisogni dei nuovi territori occupati. Con questa riserva nulla è modificato in principio alla ripartizione generale del combustibile attualmente in vigore. In caso infrazione si prescriveranno sanzioni. Testo nota comunicata da Governo francese e belga ai rappresentanti tedeschi sarà trascritto popolazione del bacino della Ruhr.

332

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 250/13. Washington, 11 gennaio 1923, ore 1,53 (per. ore 14,10). Mi riferisco mio telegramma Gab. n. 6 (1). Confermo che ambienti governativi e classi dirigenti si trovano in predispo

sizione d'animo favorevole verso Italia il che potrebbe anche giovarci in eventuali operazioni finanziarie. Autorità dimostrano apertamente simpatia personale e desiderio trattare amichevolmente le questioni per giungere a rapido ed utile risultato. Perchè tali contatti possano essere proficui è necessario però che io sia confidenzialmente tenuto al corrente degli intendimenti ed azioni del R Governo ed in grado di dare all'occorrenza tempestive informazioni ed opportuni accenni provocando particolari comunicazioni da parte uomini Stato americani. Notizie Ufficio Stampa come quella di cui telegramma n. 199 (2) sono inutili perchè generiche e quasi sempre già sorpassate oppure riguardanti argomenti che non interessano americani. Ventitrè corrente mi sarà offerto New York banchetto 700 coperti con intervento principali autorità cospicue personalità mondo bancario. Prego telegrafarmi se può interessare nel mio discorso dia rilievo a qualche punto speciale.

333

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 270/59. Parigi, 11 gennaio 1923, ore 21,30 (per. ore 4,15 del12).

Non ho potuto vedere oggi Poincaré occupato discussione Camera Deputati ma ho già incominciato alcuni sondaggi affinchè egli sia preparato a considerare soluzione continentale del problema così come è prospettato da V. E. nel suo telegramma n. 96 (3). Tutti questi giornali hanno riportato comunicato finora senza commenti. Accenno fattone dalla stampa italiana non vi ha dubbio che trova corrispondenza in larghe correnti della politica e dell'opinione pubblica francese. Una nostra azione non può però utilmente incominciarsi prima che sia chiarita situazione prodottasi dalla occupazione Ruhr così nei riguardi dell'Inghilterra che in quelli della Germania. Attitudine tedesca è momentaneamente ribelle a qualsiasi rigidità sostenuta in ciò dall'Inghilterra e dall'America e non è certo che la Germania anche sotto la pressione francese voglia negoziare al di fuori di quei due Paesi dal cui appoggio finanziario dipende sua liberazione. Nè è sicuro che la Francia stessa per quanto lo desideri ritenga giunto il momento di farlo. Costituzione di un blocco franco-italiano-tedesco rappresenterebbe tale pericolo per l'Inghilterra che questa non potrebbe restare indifferente alla sua realizzazione. Pur avendo di mira raggiungimento di un blocco continentale come quello

15 - Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

che effettivamente risolverebbe problema della pace e della economia europea, mi sembra per ora preferibile limitare azione diplomatica italiana al raggiungimento di un accordo sempre sulla questione riparazioni, azione che non sveglierebbe diffidenze e che potrebbe comprendere gli elementi di una unione continentale. Da persona autorevole e bene informata mi viene riferito che Poincaré avrebbe in animo, dopo la definizione della questione della moratoria da parte della Commissione Riparazioni e la presa di possesso dei pegni che quella designerà, di riunire una nuova Conferenza a Parigi per riesaminare questione riparazioni. Dall'America oltre Italia Belgio sarebbero invitate a parteciparvi anche Inghilterra e Germania.

(l) -Allude al telegramma gab. n. 9/6, pervenuto il 6 gennaio, non pubblicato, nel quale diceva quanto ripetuto più dettagliatamente in questo telegramma. (2) -Non rinvenuto. Allude forse al telegramma da noi pubblicato, senza registrazione di protocollo, al n. 299. (3) -Pubblicato al n. 324.
334

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDAHI

T. GAB. 6 bis. Roma, 11 gennaio 1923..

Nel mondo finanzialrio italiano è giunta la notizia che Banehe germaniche visti gli avvenimenti attuali prelevano loro disponibilità presso banche italiane assegnandole banche svi:~zere. Prego V. E. di voler intervenire d'urgenza presso codesto Governo acciocc:hè esso spieghi ogni sua azione per impedire che tali prelevamenti a danno banche italiane avvengano. Ella farà presente come malgrado inviti pressanti rkevuti dalla Francia il Governo italiano si è finora limitato all'invio di due Ingegneri in una Commissione di carattere civile al solo scopo di mantenere i contatti in quanto che il Governo italiano non ha modificato il suo atteggiamento contrario a occupazioni d'ordine politico militare. Faccia però egualmente compr<endere che se malgrado questa condotta dell'Italia, la Germania assumesse ingilustamente verso di essa un contegno di ostilità cercando di arrecare maggior danno alla sua economia, il Governo italiano sarebbe costretto a ricorrere all'applicazione di ogni possibile misura di difesa e di rappresaglia.

335

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 253/12. Washington, 11 gennaio 1923 (per. ore 17,15 del 12).

Mio telegramma Gab. n. 7 (1).

Azione dell'Italia a sostegno della Francia non è chiaramente intesa in America ignorandosene portata. Risentimento contro Francia è vivissimo e può riflettersi su Italia. Sar·ebbe essenziale avere indicazioni precise sui motivi e portata della nostra azione nonchè sulla nostra attitudine e intenzioni rispetto alle proposte americane contenute nel discorso del signor Hughes (mio tel. J>42) (2)

che acquistano sempre maggiore importanza perchè accolgono in massima consensi della maggioranza entrambi partiti.

(l) -Allude al telegramma della serie normale n. 171/7, pervenuto alle ore 23 dell'8 gennaio, non pubblicato, del quale il presente è sostanzialmente una ripetizione più dettagliata. (2) -Cfr. la nota 2 a p. 190.
336

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 108. Roma, 12 gennaio 1923, ore 2.

Suo telegramma n. 53 (1).

Intendimento Governo francese di porre missione di controllo per carbone Ruhr sia pure in un primo tempo sotto dipendenza comandante forze militari muta completamente carattere civile detta missione per cui partecipazione ingegneri italiani fu richiesta. Non credo perciò poter acconsentire dopo aver esplicitamente manifestato mio giudizio circa inefficacia misure militari e possibilità che queste aggravino situazione e sulla convenienza che siano evitate anche nell'interesse della Francia.

Se Governo francese ritiene utile che suoi funzionari civili tengano contatto con le sue Autorità militari, potrà ciò ottenere impartendo agli uni ed alle altre opportune istruzioni, ma è necessario che Commissione controllo rimanga formalmente indipendente da ogni ingerenza militare.

Opportunità che Commissioni carboni Ruhr vengano dipendere Alta Commissione renana sarà esaminata allorchè operazioni assumeranno carattere pegno in seguito concessione moratoria.

Per quanto concerne misure che Governo francese intende adottare circa gestione miniere stimo che in via preliminare V. E. debba al più presto ottenere impegno dal Governo francese:

a) che ci vengano annualmente forniti gli stessi quantitativi di carbone riconosciuti sinora dalla Commissione Riparazioni;

b) in caso di eventuali negoziati francesi o franco-belgi da una parte e tedeschi dall'altra, sia fra Stati che fra gruppi finanziari, nessuna combinazione possa aver luogo senza che l'Italia vi possa concorrere in modo da prevenire ogni pregiudizio a nostre industrie dipendenti per acquisti da quelle francotedesche che stabilissero fra loro una qualsiasi solidarietà di interessi.

Le due formule suggerite dal Governo francese di cui al suo telegramma

n. 53 sono da escludersi.

A parte quella per cui avremmo la direzione delle ligniti che ci interessa scarsamente, osservo per l'altra che valore dei voti in seno Commissione della Ruhr non dovrebbe essere diverso da quello in seno alla Commissione Riparazioni se le sanzioni oggi in questione si devono intendere, come il Governo francese mostra di volere, quali una derivazione della clausola del Trattato.

Per tutte le questioni tecniche di cui al presente telegramma autorizzo V. E. a introdurre varianti nelle mie istruzioni se d'accordo con la delegazione italiana Commissione Riparazioni.

(l) Pubblicato al n. 328.

337

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI MINISTRI A BUDAPEST, CARACCIOLO, E A SOFIA, ALDROVANDI

T. 110. Roma, 12 gennaio 1923, ore 2.

Questo Ministro di Romania informa per incarico suo Governo per iscritto che si verificano da qualche giorno movimenti di truppe ungheresi verso frontiera romena, con ripristino di una linea ferroviaria abbandonata, che contemporaneamente si segnala recrudescenza agitazione minoranze ungheresi in Transilvania, apparizione di bande bulgare in Dobrugia e movimenti inusitati di truppe russe sul Dniester, che queste manifestazioni sembrano avere scopo intimidazione per paralizzare Romania. in caso complicazioni orientali. Lahovary ha aggiunto che eccitazione in Ungheria è giunta al punto che difficilmente Governo ungherese potrà dominarla se non è frenata a tempo e che governo romeno considera necessario ed urgente che tre Governi Piccola Intesa procedano ad un'azione diplomatica edl a misure militari concomitanti per impedire aggressione ungherese e bulgara. Truppe di copertura romene sono state inviate verso frontiera e Governo romeno si rivolge a Roma Parigi e Londra perchè intervengano d'urgenza a Budapest e Sofia affinchè misure rapide ed efficaci siano adottate per disarmare effettivamente Ungheria e Bulgaria e manifestare volontà impedire turbamento paee in Oriente.

Prego tenersi in stretto contatto con i suoi colleghi ed agire in perfetto accordo con loro (1).

338

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE BOSDARI, A WASHINGTON, CAETANI, A BRUXELLES, RUSPOLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. 112. Roma, 12 gennaio 1923, ore 2.

Credo necessario di :riassumere a V. E. per opportuna sua norma di condotta lo svolgersi degli avvenimenti dj questi giorni, in relazione all'atteggiamento dell'Italia:

Governo italiano riehiesto 7 corrente di partecipare con teenici propri all'invio nella Ruhr di una missione di controllo delle operazioni di :ripartizione del carbone e per la stretta ~pplicazione dei programmi fissati dalla Commissione Riparazioni ha dato sua adesione di massima, inviando senz'altro alcuni ingegneri.

R. -Governo preoccupandosi però dei limiti del programma francese ha fatto conoscere di riservare all'esame delle circostanze successive, la misura della sua solidarietà. Ha voluto tuttavia informare il Governo francese lealmente del suo avviso circa l'efficacia di misure militari coercitive ritenendo che esse anzichè risolvere possono esasperare il problema delle riparazioni.

Fra le contraddittorie notizie dei giornali di avanzata e di spedizioni militari è poi venuta al Governo italiano la comunicazione di una notifica che Francia e Belgio facevano contemporaneamente alle 16 del 10 corrente (1). In essa è detto che in seguito all'inadempienza della Germania per le forniture di carbone e di legname era stato deciso l'invio nella Ruhr di una missione di ingegneri e di funzionari allo scopo di sorvegliare l'azione del Kohlensyndicat. Veniva aggiunto:

a) che detta missione aveva poteri per ottenere ogni informazione utile dagli organi competenti penetrando negli uffici per consultare qualsiasi documento e con diritto che personale amministrazione e gruppi si tengano a sua disposizione;

b) che detta Commissione industriale regolerà i programmi di ripartizione;

c) che frattanto i Governi francese e belga facevano entrare nella Ruhr le truppe necessarie a salvaguardare la missione e a garantire l'esecuzione del suo mandato, minacciando misure coercitive e sanzioni qualora il compito della medesima oppure l'istallazione delle truppe venissero ostacolate. Mentre che Governo italiano stava per dare istruzioni al R. Ambasciatore a Parigi di ribadire le sue dichiarazioni e il suo punto di vista, questi telegrafava essere intendimento del Governo francese di porre missione civile ingegneri sotto dipendenza Comandante truppe militari (2).

Ho immediatamente telegrafato a Parigi (3) per osservare che tale dipendenza mutando completamente il carattere civile missione di controllo, non poteva consentirsi, insistendo sulla convenienza che misure coercitive in genere siano evitate nell'interesse medesimo della Francia.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra, Bucarest, Vienna, Praga e Belgrado.
339

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI,

T. P. u. 295/398. Parigi, 12 gennaio 1923, ore 14,30 (per. ore 17,50).

Ho avuto comunicato ufficiosamente progetto fra intesa per moratorie. Tale progetto non è ancora approvato definitivamente da Poincaré che sta ora esaminandolo e spero paterne telegrafare sunto completo stasera. Intanto però credo opportuno indicarne linee generali.

Progetto accorderebbe moratoria per due anni, come V. E. proponeva, durante i quali Germania pagherebbe seicento milioni marchi oro consegna in natura e quattrocento in divisa estera.

Per 1924 commissione riparazioni si riserverebbe aumentare tale pagamento se risultasse capacità Germania per effetto di altri provvedimenti che moratoria esige e che indicherò in appresso. Somme necessarie per tale pagamento nel 1923 non sarebbero prelevate dal bilancio ma procurate mediante prestito interno da eseguirsi da banchieri e colonie che provvederebbero pure mezzo miliardo marchi oro per stabilizzazione col concorso Reich Bank valuta tedesca, secondo progetto degli esperti berlinesi.

Questa parte del progetto francese s'inspira al progetto di V. E. Governo germanico poi dovrebbe impegnarsi a stabilire pel l o marzo monopoli alcool, tabacchi, zucchero, caffè, ed altri, da affidare industria privata e cedere ferrovie industria privata come spesso industriali tedeschi proposero per renderle produttive.

Tali monopoli ed esercizio ferrovie si svolgerebbero sotto il controllo finanziario del Comitato garanzie il quale tratterrebbe a disposizione del Governo germanico, ma come dei crediti alleati, somme che concessionari dovrebbero versare quale immediato eompenso all'inizio delle concessioni. Nessun altro pegno sarebbe richiesto. Mi riservo fare commenti e proposte di eventuali modifiche quando trasmetterò, spero stasera, testo definitivo.

(l) -Cfr. il n. 331. (2) -Cfr. il n. 328. (3) -Cfr. il n. 336.
340

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. uu. 124. Roma, 12 gennaio 1!123, ore 15,30.

Ampiezza e carattere operazioni militari francesi nella Ruhr nonchè atteggiamento germanico inquietano pro!fo;ndamente l'opinione pubblica italiana. Dalle notizie a nostra conoscenza appare che il territorio occupato è assai più vasto di quanto si era fatto credere e nessun dubbio ormai sussiste nel pubblico sul prevalente carattere militare dell'operazione. Rinnovo i miei dubbi su l'utilità della medesima. I risultati finora acquisiti sono i seguenti: ritiro degli ultimi scaglioni di truppe americane; accentuazione dell'assenteismo inglese; ricostruzione del blocco regionale germanico con manifèstazioni, quali quella della giornata di lutto nazionale, significative; fuga del Kohlensyndicat; fornita l'occasione alla Germania di accusare gli alleati di violazione del Trattato di Versailles e aumento dello stato d'incertezza morale ed economica che paralizza la vita europea. Ciò considerato io credo che compito dell'Italia, anche e vorrei dire soprattutto nell'interesse della Francia, sia quello di insistere perchè dopo l'occu· pazione militare che così ~~rande perturbamento ha suscitato nel mondo si cerchi il mezzo per addivenire ad un accordo diretto continentale limitato ora al tema moratoria e riparazioni. Questo accordo non dovrebbe essere interpretato in senso anti-inglese, anche se Inghilterra fosse in un primo tempo ufficialmente estranea alla sua elaborazione.

In base a quanto sopra le ho esposto per opportuna norma Ella vorrà avere d'urgenza un colloquio col signor Poincaré, riconfermandogli il nostro punto di vista, dal quale non è possibile allontanarci e facendogli comprendere che egli farebbe male a forzare la situazione in modo da far diventare più grave e manifesta la nostra diversità di atteggiamento (1).

341

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. 120. Roma, 12 gennaio 1923, ore 16,30.

Pel discorso ch'ella pronuncerà banchetto offertole 23 corrente (2), fissi i seguenti punti: l) L'ordine interno è completamente ristabilito in Italia. 2) Tutte le milizie di partito sono state sciolte e quella fascista passa agli ordini dello Stato. 3) Il Governo non è dittatoriale perchè non ha sciolto il Parlamento, al quale verranno sottoposti nel prossimo febbraio i grandi problemi di ordine internazionale, fra gli altri le convenzioni Washington. 4) Rispetto leale ai trattati e politica equilibrio europeo. 5) Rigide economie e tagli energici alla burocrazia. 6) Aumento delle entrate e maggiore produttività operaia: gli scioperi cessati da tre mesi completamente. 7) Speranza che gli Stati Uniti apriranno un varco più largo alla emigrazione nostra qualificata. 8) Riconoscimento che i debiti vanno pagati quando ci sia la possibilità di farlo. 9) Invito agli Americani di visitare l'Italia per controllare che l'ordine e la tranquillità sono assoluti.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A WASHINGTON, CAETANI, A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A BRUXELLES, RUSPOLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. u. 126. Roma, 12 gennaio 1923, ore 18,30.

Ambasciatore di Germania ha presentato ieri sera nota di protesta contro Francia e Belgio per l'invio nella Ruhr di commissione controllo accompagnata da truppe necessarie per sorvegliare attività sindacati carboniferi e sotto la direzione del Generale francese Degoutte.

Nella nota, l'esistenza dell'inadempienza viene negata, ma a prescindere da ciò l'azione franco-belga viene considerata una violazione di trattato perchè: l) le omissioni di forniture possono giustificare soltanto richiesta di pagamenti della parte rimanente non fornita; 2) il trattato non ammette sanzioni territoriali; 3) le sanzioni non possono essere prese che dalle Potenze collettivamente.

La nota chiude dicendo che sino a ·Che dura tale stato contrario alle convenzioni, la Germania non può fornire positive prestazioni a quelle potenze che hanno condotto all'attuale stato di cose.

(l) -La minuta è di pugno di Mussolini. Il testo fu trasmesso anche a Washington,Londra, Berlino e Bruxelles, con telegramma n. 144, in data 13 gennaio. (2) -Cfr. il n. 332.
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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 319/44. Londra, 12 gennaio 1923, ore 22,35 (per. o1·e 8,50 del 13). Telegramma di V. E. n. 110 (1). Crowe mi ha parlato lungamente della situazione in Romania. Premesso che non dava soverchia importanza alle esagerate voci romene di concentramenti e di preparativi militari ungheresi e bulgari sulle due frontiere, ha detto che fatto vero era che situazione degli ungheresi di Transilvania è divenuta insostenibile e che Governo e autorità romene non fanno nulla per modificare inumana e pericolosa compressione. Crowe è poi d'avviso che realmente minaccia si trovi o sia in preparazione sulla frontiera russa di Bessarabia giacchè i Russi sono in fermento nella speranza di complicazioni orientali. Crowe ricordava vagamente un passo romeno analogo a quello dal Lahovary a V. E. Poteva però dirmi di certo che aveva fatto telegrafare ai rappresentanti

britannici a Budapest e Sofia di tenersi a contatto coi colleghi alleati e procedere d'accordo.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 323/45. Londra, 12 gennaio 1923, ore 22,35 (per. ore 9,15 del13). Alla fine dell'odierno colloquio, sempre parlandomi a titolo confidenziale, Crowe mi ha chiesto se io avessi letto discorso Poincaré al Senato. Ho creduto dover rispondere negativamente. Allora Crowe me lo riassunse ampiamente mostrandomi suo vivo disappunto. Egli ha citato: l) il fatto che Poincaré avesse ripetuto testualmente dalla Tribuna dichiarazioni da lui fatte in segreto nella conferenza e senza neppure una parola delle obiezioni e della replica del Rappresentante britannico; 2) che Poincaré aveva sostenuto che il piano britannico sovvertiva il trattato di Versailles annullando Commissione delle riparazioni e sostituendole un nuovo organo presieduto con voto deliberativo dallo stesso Ministro delle Finanze tedesche senza dire una parola delle ampie spiegazioni inglesi che Crowe mi ha ripetute; 3) che tutta la mobilitazione dà la prova di nessun riguardo verso Governo di Londra. Crowe ha notato che nel suo discorso Poincaré aveva rilevato il fatto della piena solidarietà dell'Italia e del Belgio e di conseguenza l'isolamento britannico. Io ho replicato che vi era stato e vi era soprattutto un elaborato piano italiano Mussolini. Che del resto V. E. aveva pure illustrato suo pensiero nel convegno di Londra, aggiungendo che punto di vista italiano

era ben manifesto nel senso che misure militari coercitive, anzichè facilitare e contribuire alla soluzione del problema, possono invece esacerbarlo. Crowe

intraprese allora a parlare delle misure militari francesi. A Parigi era stato a lui stesso parlato dell'invio di esperti tecnici nella Ruhr con funzioni ben limitate e si era sollecitato invio anche di esperti britannici, ma egli, Crowe, aveva mostrato che le proposte costituivano la causa artificiosamente creata per nascondere l'impolitica e lungamente premeditata occupazione militare. Ciò stante Delegazione britannica aveva rifiutato aderirvi. Ho detto ingegneri italiani erano stati ·Certamente inviati al solo scopo manifestato dai francesi; e cioè, come egli stesso accennava, a partecipare alla missione puramente civile per controllo produzione carbone ed esecuzione delle deliberazioni della Commissione delle riparazioni. Ho soggiunto che mi recavano pertanto sorpresa tanto maggiore notizie tendenziose contraddittorie che leggevo pure in qualche giornale inglese. Crowe ha continuato ·COl dire che d'altra parte deliberata occupazione francese mostrava rispondere ad un piano premeditato anche per il fatto che essa subordinatamente presa in seguito a due omissioni germaniche di poca entità (carbone legna) e non per il fatto più grave che avrebbe potuto giustificare meglio la grave misura e cioè lo spirare della mora col 15 gennaio. Ho ripetuto a questo punto che il R. Governo ha sempre insistito sull'assoluta convenienza di evitare misure coercitive e ciò anche nell'interesse stesso della Francia. Ho chiesto poi se deliberazioni del Consiglio dei Ministri di ieri erano quelle che avevo raccolto ripetute genericamente (mio telegramma n. 42) (1). Crowe ha risposto che aveva approvato lucida dichiarazione fatta da Bonar Law a Parigi senza formulare alcuna nuova protesta o nota esplicativa. Ha detto quindi enfaticamente che Governo britannico malgrado questo non desidera affatto allargare dissidio nè portare alcuna scossa all'Intesa. Restava tuttavia sempre il pericolo che una soluzione integrale sia resa ancor più difficile del baratro che si apre col deprezzamento del marco e delle valute alleate specie del franco.

Prego V. E. perdonarmi se insisto su carattere confidenziale assoluto delle mie conversazioni con Crowe.

(l) Pubblicato al n. 337.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI

T. 129. Roma, 12 gennaio 1923, ore 24.

Suo telegramma 4 (2).

In relazione dichiarazioni signor Jaspar per cui Governo francese e belga si proporrebbero di muovere un appello alla Germania per indurla a fare nuove proposte, prego V. E. di dare il suo appoggio all'azione di codesto Governo nel senso suaccennato.

A Parigi, dove ho riferito suo telegramma, ho dato analoghe istruzioni (3).

(l) -Allude al telegramma n. 266/42 trasmesso alle ore 22 dell'H gennaio e pervenuto alle ore 4,15 del 12, non pubblicato, col quale dava notizia della decisione del governo inglese di non reagire per il momento alla iniziativa francese di occupazione della Ruhr. (2) -Allude al telegramma n. 287/4, trasmesso alle ore 18,55 dell'H e pervenuto alle ore 5,10 del 12, non pubblicato, col quale il Ruspoli comunicava l'intenzione franco-belga di indurre la Germania a nuove proposte prima di procedere alle sanzioni. (3) -Con telegramma n. 127, trasmesso in pari data, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 317/63. Parigi, 13 gennaio 1923, ore 1,15 (per. ore 6,05).

Telegramma di V. K 108 {1).

Ho veduto oggi Poincaré al quale ho osservato cattiva impressione prodotta dalla informazione fornitami dagli uffici del Quai d'Orsay e da me riferita a V. E. che cioè missione controllo nella Ruhr sarebbe in un primo tempo messa alla dipendenza del Comandante delle forze militari. Ho fatto osservare che la partecipazione degli ingegneri italiani era stata richiesta per una Commissione di controllo di carattere civile e che nell'interesse stesso della Francia era indispensabile che essa conservasse tale carattere. Forze militari che purtroppo Governo francese aveva ritenuto inviare nella Ruhr dovevano conservare carattere di scorta ed essere incaricate soltanto di assicurare ordine non fosse turbato. Governo italiano poi non poteva in ogni modo consentire che i suoi ingegneri fossero alla dipendenza delle Autorità Militari. Poincaré mi ha risposto che era beninteso che le varie missioni alleate dipendevano direttamente dai Governi rispettivi e che egli avrebbe tenuto maggior conto delle osservazioni fatte da

V. E. per cui avrebbe c:onsiderato opportunità di fare della Commissione di Controllo francese un organo indipendente e civile alla diretta dipendenza del Governo limitando compito delle truppe al servizio sicurezza. In questa stessa occasione Poincaré mi ha detto che egli desiderava vivamente intavolare una conversazione con la Germania come aveva pubblicamente dichiarato alla Camera dei Deputati ieri e che aveva avuto anche sentore di un mutamento dell'opinione pubblica inglese per cui non riteneva impossibile a questa conversazione partecipasse anche la Gran Bretagna. Sulle altre parti del telegramma sopra accennato riferirò domani avendo ricevuto soddisfacenti assicurazioni per quanto riguarda punti A e B ma tuttora in discussione drca parità d'l voti in seno alla Commissione della H.uhr.

347

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 338/6. Bruxelles, 13 gennaio 1923, ore 19,05 (per. ore 23,20).

Telegramma di V. E. 129 (2).

Jaspar mi ha detto non risultargli che missione ingegneri italiani nella H.uhr debba secondo il pensiero Poincaré essere posta sotto dipendenza Comandante truppe e che tale dipendenza Belgio non avrebbe accettato. Avendogli espresso soddisfazione di V. E. nel prendere conoscenza proposito da lui mani· festato rivolgere appello al Governo germanico prima di procedere innanzi

nelle sanzioni per indurlo a fare nuove proposte, mi ha risposto sperare tale intenzione non venga contrastata da atteggiamento troppo violento di resistenza e di protesta da parte Germania. Jaspar mi ha pure accennato all'intendimento espresso dal Governo germanico nella sua nota di protesta rifiutare prestazioni alla Francia ed al Belgio continuandole agli altri Alleati osservando essere evidente intento della Germania gettare in tal modo pomo della discordia tra gli alleati.

(l) -Pubblicato al n. 336. (2) -Pubblicato al n. 345.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 19/16. Berlino, 13 gennaio 1923, ore 21,25 (per. ore 23,30).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 6 bis (l) .

Fatta comunicazione a questo Ministro degli Affari Esteri. Grato Governo italiano per atteggiamento moderato assunto presenti circostanze e desideroso che esso possa continuare, egli mi ha promesso fare ogni sforzo possibile perchè ritiro capitali tedeschi Banche italiane venga cessare. Mi ha promesso che farà comunicazione al riguardo, già oggetto mie conversazioni in questi giorni con questo rappresentante del Banco di Roma e del Credito Italiano in seguito alle quali mi ero permesso fare V. E. suggerimento di che a mio telegramma 11 (2) per cui richiamo attenzione di V. E.

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IL MEMBRO DELLA SEGRETERIA GENERALE DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA DEI LAVORATORI CRISTIANI, GIANNITELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. 125. Roma, 13 gennaio 1923.

È certo a conoscenza del Ministero degli Affari Esteri come la scrivente Confederazione abbia più volte avuto occasione di esprimere il suo pensiero e di precisare il proprio punto di vista intorno al problema delle riparazioni che, nel suo generale prevalente carattere economico e nei suoi aspetti molteplici, non può non interessare al più alto grado i lavoratori e, quindi, le organizzazioni sindacali.

Specialmente in occasione delle misure prese dalla Commissione Militare Interalleata di controllo contro il gruppo delle « Deutsche Werke » noi inviammo alle LL.EE. il Presidente del Consiglio, il Ministro per gli Affari Esteri e il

Ministro per il Lavoro e la Previdenza Sociale del tempo, un diffuso memoriale nel quale, oltre a trattare la speciale questione accennata, riaffermavamo in rapporto all'intero problema delle riparazioni il nostro concetto decisamente favorevole ad una soluzione che escludesse ogni sanzione e tenesse invece soprattutto conto degli indissolubili legami di solidarietà che uniscono tutto l'edificio dell'economia europea.

Così anche in occasione della Conferenza di Genova e, più ancora, dell'ultima precipitosa discesa della valuta germanica, noi avemmo a richiamare l'attenzione del Governo sulle gravi conseguenze di una politica delle riparazioni che non avesse tenuto conto di tali concetti; e ciò per tacere di altri numerosi atteggiamenti da noi assunti al riguardo e che-per l'eco avuta nella stampa non possono essere sfuggiti alla vigile attenzione del Ministero degli Affari Esteri.

Noi abbiamo perciò seguito con il maggiore compiacimento l'opera di conciliazione che alla Conferenza di Parigi e nei successivi negoziati. il Governo di

V. E. ha svolto.

Non sappiamo, al momento in cui scriviamo, se sia lecito ancora nutrire fondate speranze sul favorevole esito di tali trattative: la marcia delle truppe francesi sembra infatti costituire ormai il fatto compiuto, di fronte al quale non possiamo purtroppo tacere tutta la nostra preoccupazione, che è preoccupazione di una parte notevole dei lavoratori italiani.

L'ufficio centrale della Confederazione Internazionale dei Sindacati Cristiani, che ha sede ad Utrecht (Olanda), ci ha telegrafato nei termini seguenti:

« Occupazione Ruhr significa minaccia pace mondiale impedisce riconciliaZIOne dei popoli prego se possibile far passi presso vostro Governo per sottoporre questione riparazioni alla Lega delle Nazioni -Serrarens ».

Riteniamo che la proposta dei nostri amici, nell'opportunità della quale pienamente conveniamo, meriti di essere esaminata con la maggiore benevolenza.

Ove la Società delle Nazioni non debba definitivamente rinunciare alla esplicazione di quelle funzioni che i Trattati di Pace le affidavano e non debba venir meno ai compiti per cui sorse in mezzo alla legittima aspettazione dei popoli, ci sembra che non possa rimanere assente nel momento attuale e tanto meno ignorata dai governi.

L'obbligo di non ricorrere alle armi se non in casi eccezionali, esplicitamente sancito nel preambolo del Patto della Società, costituisce un preciso dovere degli Stati e riassume lo spirito informatore del Patto stesso, tendente ad evitare nuovi conflitti e nuove guerre.

I popoli, i cui governi redassero e sottoscrissero il Covenant, certo pensarono al ;orgere di un'istituzione la quale avrebbe sollevato l'umanità stanca e spossata, bisognosa di pace e di lavoro, dal pericolo di altre lotte e di altre stragi; ma quale delusione tremenda non proverebbero oggi essi se la Società si dimostrasse incapace non solo a dirimere nuove controversie, ma finanche a risolvere quelle derivanti dagli stessi trattati di pace?

Il problema delle riparazioni e particolarmente quello attuale della Ruhr sono problemi prevalentemente economici sui quali non può e non deve essere impossibile raggiungere una soluzione, che nell'ambito della Lega delle Nazioni più facilmente certo potrebbe essere trovata.

Se il Governo di V. E. vorrà prendere un'iniziativa in questo senso, non soltanto avrà reso un servigio alla causa di tutti i lavoratori, ma avrà anche benemeritato dell'intera Eul'Opa, il cui faticoso cammino verso un assetto di equilibrio economico e politico subisce oggi un nuovo più brusco arresto.

Questo il voto che le organizzazioni sindacali cristiane d'Italia fervidamente esprimono in quest'ora irave, guardando fiduciose all'opera di V. E.

(l) -Pubblicato al n. 334. (2) -Allude al telegramma n. 232/11, trasmesso alle ore 10,15 del 10 gennaio e pervenutoalle ore 24 dello stesso giorno, non pubblicato, col quale consigliava che, per render possibiligli affari tra Italia e Germania, il governo italiano facesse una dichiarazione • analoga a quelle dell'Inghilterra e del Belgio rispetto articolo 18 annesso 2 parte ottava del trattato di Versaglia •.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 348/68. Parigi, 14 gennaio 1923, m·e 1,10 (per. ore 5,30).

Telegramma di V. E. n. 124 (1).

In conformità alle istruzioni di V. E. mi sono procurato un abboccamento con Presidente del Consiglio per riconfermagli preoccupazione di V. E. sugli effetti delle operazioni militari nella Ruhr e gli ho detto che solidarietà morale e tecnica già consentita dall'Italia oltre limiti delle sue intenzioni non poteva essere continuata che alla condi;!:ione di iniziare una conversazione con Germania allo scopo di giungere ad un accordo generale sulle riparazioni. Informazioni ricevute da Bruxelles circa una ·conversazione fra Jaspar ed il nostro Ambasciatore accennavano che questa fosse pure intenzione del governo francese. Gli sarei stato grato se egli avesse potuto confermarlo poichè in tal caso potevo assumere informazioni appoggio del Governo italiano. Aggiunsi anche che quantunque non ne avessi mandato credevo di interpretare pensiero di V. E. esprimendo possibilità di un nostro sondaggio a Berlino a questo riguardo. Poincaré mi ha risposto che dopo occupazione Essen e Bochum per assicurarsi con l'una la prestazione carbone e coll'altra quella del coke, governo francese non prospettava altra operazione e sanzione. Informazioni che egli aveva ricevuto su Essen erano delle più rassicuranti, così gli operai che gli industriali erano in pacifico e quasi cordiale contatto con Commissione ingegneri come potevano farne fede nostri rappresentanti. Lo stesso sarebbe avvenuto a Bochum dove Municipalità e gli industriali attendevano arrivo Commissione per domani o lunedì al più tardi. Partenza sindacati da Essen e Bochum aveva una importanza non grande poichè detti sindacati stavano già per sciogliersi di fronte agli industriali liberi. Quanto a trattative con la Germania mi ripeteva che questo era il suo più gran desiderio ma che non poteva insistere troppo su ciò per non ottenere risultato opposto. Attitudine degli industriali di Essen e Bochum eominciava già influire su Berlino ed egli riteneva che fra sei o sette giorni sarebbe maturato terreno per negoziati.

Stinnes aveva fatto chiedere se qualora venisse nella zona di occupazione avrebbe potuto subito circolare. Poincaré gli aveva fatto rispondere che sarebbe molto bene ricevuto e che, direttamente o per interposta persona, avrebbe volen

tieri parlato con lui. Mi ringraziava dei buoni uffici ai quali ben volentieri avrebbe ricorso non appena essi potevano essere impiegati con speranza di risultato. Egli considerava sicuro successo a breve scadenza dellla sua politica, successo che si sarebbe riversato anche sull'Italia a condizione di lasciare agli avvenimenti di svolgersi. Notizie che aveva ricevuto dall'America erano anche rassicuranti. Hughes in una conversazione avuta coll'Ambasciatore di Francia gli aveva bensì manifestato di aver poca fiducia nel risultato azione intrapresa dalla Francia ma aveva nello stesso tempo detto che era nel suo buon diritto di eseguirla. Anche sulla attitudine dell'Inghilterra gli pervenivano notizie sempre più soddisfacenti. Nel chiudere conversazione ho tenuto a precisare nuovamente posizione dell'Italia così come l'ho formulata nella prima parte presente telegramma aggiungendo che mi sarei tenuto in contatto con lui per giungere al punto in cui si sarebbe potuto intavolare con la Germania negoziati ai quali è subordinata la nostra ulteriore collaborazione.

(l) Pubblicato al n. 340.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. P. RR. 354/69. PaTigi, 14 gennaio 1923, ore 1,10 (per. ore 8,25). Mi rendo perfettamente conto dell'effetto che malgrado assicurazione pacifica della Francia l'occupazione militare della Ruhr ha potuto produrre nell'opinione pubblica italiana che a tale occupazione è stata sempre contraria, come pure della delicatissima situazione in cui venne a trovarsi R. Governo per il fatto

della nostra partecipa:done tecnica alla Commissione Controllo della Ruhr. Tuttavia opinione pubblica e la stampa italiana dovrebbero considerare:

l. Che l'occupazione della Ruhr è stata sempre da noi sconsigliata e che progetto presentato da V. E. a Londra aveva tra gli altri scopi quello di evitarla risolvendo questione della moratoria con pegni situati sulla sinistra Reno. Occupazione fu perciò decisa indipendentemente da noi, nè si vede come avremmo potuto impedirla quando non vi sono riusciti nè Inghilterra nè America. La ferma decisione di questo Governo di includere fra i pegni della moratoria distretti della Ruhr è stata segnalata da me al mio arrivo in Francia e non avrebbe potuto essere evitata che per opera della sola Inghilterra se avesse aderito al progetto di V. E. Governo italiano non ha rimproveri da farsi al riguardo.

2. Opinione pubblica e stampa italiana debbono pure considerare che il progetto inglese non em accettabile per le ragioni già note e che fu respinto con unanime consenso.

Stando così le cose, V. E., a mio avviso, ha ben provveduto agli interessi italiani facendo partecipare degli ingegneri italiani alla Commissione della Ruhr. Sarà possibile al R. Governo assicurare in tal modo all'Italia la partecipazione a trattative di qualsiasi specie che pur dovranno farsi per risolvere problema tedesco ed ha evitato un isolamento che l'avrebbe messa in disparte. Non ha in nulla compromesso quella libertà di azione per la quale io ho potuto oggi dichiarare a Poincaré che la continuazione della nostra solidarietà nata dal rigetto delle proposte inglesi, era subordinata al tempestivo inizio di negoziati

con la Germania anche se in un primo tempo l'Inghilterra fosse assente. Ogni nervosità da ~arte stampa e dell'opinione pubblica italiana non può derivare se non da un incompleto apprezzamento della situazione. Questa nervosità può compromettere quei vantaggi che potremmo ritrarre dalla situazione ed occorrerebbe quindi calmarla pur conservando il riserbo che ci impone un'azione tuttora in potenza.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 358/70. Parigi, 14 gennaio 1923, ore 1,10 (per. ore 8,25). Facendo seguito al mio n. 63 (1), col quale ho riferito colloquio con Poincaré relativo al carattere civile della Commissione ingegneri nella Ruhr, debbo aggiunger a tale riguardo che la dichiarazione fatta oggi dal Generale francese Ozette sono esplicite in questo senso. Il Generale dopo di aver indicato che aveva una missione economica a compiere, ha soggiunto che essa consiste nel permettere installazione degli ingegneri e dei tecnici ai loro posti. Nostro rappre· sentante a Essen, ingegnere Mongini, comunica telefonicamente con Delegazione italiana Commissione Riparazioni ed informa che Commissione Ingegneri agisce autonomamente e che disposizioni prese nei colloqui avuti con industriali si svolgono a parte da ogni ingerenza militare. Per stabilire modo con cui mis· sione potrà deliberare ho d'intesa con Poincaré messo in rapporto d'Amelio con Seydoux. Essi sono rimasti d'accordo che Seydoux sottoporrà a Poincaré una nota verbale in cui si conferma carattere civile ed autonomo della missione tecnica degli ingegneri. Quanto allo statuto di questa fu stabilito che esso sarà più tardi redatto d'accordo fra i Governi dopo che sarà conosciuto numero dei tecnici che ciascun Governo invia e precisato loro compito nelle diverse forme di esplicazione e che frattanto ingegneri dipendono dai singoli Governi. Seydoux proporrà anche a Poincaré creazione di un piccolo comitato residente a Parigi costituito da Seydoux e da un nostro rappresentante che potrà essere d'Amelio. Seydoux ha soggiunto prevedere che più tardi missione tecnica potrà passare alla dipendenza dell'alta Commissione renana perchè vi sono stati passi dell'Inghilterra in tal senso, la qual cosa farebbe sperare un ravvicina

mento inglese alle misure adottate. Nella Commissione renana noi abbiamo Dell'Abbadessa che delibera a parità di condizioni con gli altri colleghi.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 385/97. Mosca, 14 gennaio 1923, ore 16,30 (per. ore 4,05 del 15).

Sono rese pubblica ragione diverse manifestazioni di solidarietà politica di questo Governo comunista con stato e nazionalismo tedesco.

Kalinin Presidente Comitato Esecutivo dei Soviet di tutte le Russie ha firmato manifesto con cui Governo russo protesta indignato contro Francia e contro pace di Versailles, difende diritto sovrano popolo tedesco ed avverte nazioni europee che si minaccia un più grande spargimento di sangue.

Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista pubblica proclama invitante proletariato europeo ostacolare azione francese con scioperi e dimostrazioni.

Non saprei precisamente fino a che punto questa Ambasciata germanica collabori con Governo russo e fino a che punto si spingano istruzioni suo Governo. Ad ogni modo circoli direttivi russi calcolano che situazione presente porterà ad un ulteriore scompaginamento europeo e sono pronti portarvi il loro contributo se situazione lo renderà efficace, pur astenendosi finora da ogni atto e posizione impegnativa.

(l) Pubblicato al n. 346.

354

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. uu. 168. Roma, 14 gennaio .1923, ore 19,30.

Bisogna trovar modo far pubblicare dai giornali smentita circa erratissime tendenziose interpretazioni stampa inglese per atteggiamento Italia questione Huhr. Atteggiamento italiano è molto più vicino quello inglese che a francese. Mai si è .proposto da ,parte italiana blocco continentale anti-inglese proposta assurda per evidentissime ragioni, sibbene esercitato azione moderatrice verso Francia. Insieme Consiglio propone accordi con Germania il che non contrasta affatto atteggiamento serbato Inghilterra. Pregola richiamare vivamente attenzione Foreign Office su tali pubblicazioni che partono da premesse assolutamente fantastiche e che possono turbare relazioni fra due popoli. Governo inglese che dovrebbe essere a giorno grazie sue comunicazioni e a quelle Ambasciatore inglese a Roma su reali intenzioni Governo italiano avrebbe dovuto già intonare stampa inglese sE~condo verità fatto documentata. Prego agire massima sollecitudine possibile.

355

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. 170. Roma, 14 gennaio 1923, ore 23,30.

Suo telegramma riservatissimo n. 45 (1).

Nei miei telegrammi precedenti specialmente ai nn. 112 e 168 (2) ho accennato agli argomenti che rispondono alle osservazioni non giustificate del sig. Crowe. Non è concepibile sua affermazione che isolamento Gran Bretagna possa sotto

qualsiasi punto di vista attribuirsi comunque all'Italia. È piuttosto il Governo inglese che con il suo atteggiamento di assoluto disinteressamento dopo la Conferenza di Parigi ha messo l'Italia in una situazione difficile e delicata. Malgrado che l'Italia si trovi e per le sue finanze e per la questione del carbone in una posizione ben diversa dall'Inghilterra, il Governo italiano non ha esitato a differenza del Governo inglese a svolgere azione di freno e di moderazione sia nei riguardi della Germania sia soprattutto nel premere acciocchè il Governo francese non facesse altri passi di distacco verso Governo inglese. Il R. Governo ha dovuto consentire l'invio di due suoi ingegneri al controllo civile dei bacini carboniferi della Ruhr per.chè non avendo l'Italia materie prime era assolutamente indispensabile premunirsi contro il pericolo ancora sovrastante di una intesa economico finanziaria franco-germanica a sua danno e dalla quale essa venisse assolutamente esclusa.

D'altronde fin da quando ho assunto la responsabilità del Governo ho manifestato l'intendimento di realizzare più intimi accordi con la Gran Bretagna e questi miei intendimenti confermo malgrado che da parte britannica si siano avute sinora soltanto favorevoli accoglienze formali. L'Italia non può non provvedere alla tutela dei propri interessi e finchè non sia realizzata come desideriamo un'intima collaborazione anglo-italiana, è necessario che il R. Governo provveda per conto suo secondo le circostanze meglio lo consiglino nel suo partieolare interesse.

Vossignoria si valga di questi concetti per chiarire sollecitamente nostre direttive che non sembrano siano giustamente valutate da codesto Governo (1).

(l) -Pubblicato al n. 3-!4. (2) -Pubblicati ai nn. a38 e 354.
356

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 414/61. Londra, 15 gennaio 1923, ore 20 (per. ore 2,10 del 16).

Telegramma di V. E. n. 170 (2).

Crowe oggi non si è recato al Foreign Office perchè in procinto di partire per Losanna dove mi è stato detto che resterà qualche giorno. Data sua assenza ho parlato con Sottosegretario di Stato Lindsay che regge attualmente Foreign Office svolgendo _con precisione ed ogni maggior rilievo concetti indicatimi da

V. E. a completo chiarimento nostro punto di vista.

Lindsay mi ha ringraziato vivamente delle mie comunicazioni aggiungendo che articolo del Times di sabato scorso era stato una vera sorpresa per il Foreign Office.

Ho raccomandato a Lindsay di vigilare sulla stampa britannica perchè fantastiche notizie non vengano a turbare rapporti italo-inglesi dicendogli che

pari data.

16 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

contavo anzi sulla sua opera. Lindsay ha accolto senza altro mi.a raccomandazione con parole amichevoli. Circostanza che Curzon, Crowe 'e Tyrrel siano assenti dal Foreign Office rende mia opera qui assai difficile.

(l) -n telegramma fu trasmesso anche a Washington e Berlino, con numero 173 in (2) -Pubblicato al n. precedente.
357

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 422179. Parigi, 15 gennaio 1923, ore 21,30 (per. or·e 3,20 del 16).

Come V. E. conoscerà già a quest'ora, prelevamento del carbone nel distretto della Ruhr da parte Commissione Controllo non si è effettuato secondo previsioni ottimistiche del signor Poincaré. Rifiuto degli industriali dietro istruzioni da Berlino di consegnare carbone dovuto per le riparazioni alla Francia e al Belgio, anche contro pagamento, è stato poi preso come motivo per estendere occupazione nel bacino. Ho avuto oggi sulla aggravata situa•:ione una conversazione con questo Ambasciatore d'Inghilterra al quale ho fatto notare come resistenza a oltranza del Governo di Berlino non fosse nell'interesse della Germania. Governo germanico vi provvederebbe meglio approfittando delle dichiarazioni fatte da Poincaré per una apertura dei negoziati. Se una tale conversazione fosse iniziata senza ritardo troverebbe certo l'Italia, e non dubitavo anche l'Inghilterra, disposte esercitare un'opera conciliativa. Qualora invece Governo francese fosse costretto atti repressione sarebbe stato assai più difficile ottenere sgombero delle sue truppe dal bacino, e a poco a poco si stabilirebbe una stato di fatto probabilmente tollerato dalle altre Potenze che finirebbe per rovinare completamente Germania. Esprimevo speranza che Inghilterra avrebbe fatto osservare a Berlino conseguenze dell'atteggiamento intransigente assunto. Tale atteggiamento era destinato a creare a tutti dei prossimi gravissimi imbarazzi ma poteva essere esiziale alla Germania. Crowe mi ha chiesto se questo punto di vista era stato esposto da V. E. all'Ambasciatore d'Inghilterra a Roma o dall'Ambasciatore d'Italia a Londra. Gli ho risposto che il mio discorso non esprimeva che il mio pensiero personale.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 21/22. Berlino, 15 gennaio 1923' (per. il 16).

Ho considerato attentamente telegrammi di V. E. nn. 105 {1), 14il (2) e 144 (3) in cui Ella ha voluto espormi suo punto di vista per una collaborazione economica

fra l'Italia e la Francia, Belgio e Germania nello intento di rimediare alla perturbazione prodotta dall'azione franco-belga nella Ruhr e alla conseguenza ormai derivatane dalla scissione dell'Inghilterra dalla vita politica e economica del continente. Concetto degno dell'alto pensiero politico militare di V. E. ma che non mi sembra attuabile nel momento presente per le seguenti ragioni: l) In tutta politica dopo guerra nonostante ogni dichiarazione in con

trario, la Francia non appare aver avuto altro in mente che annientare Germania,

ben sapendo che se non profittava attuale momento storico occasione favorevole

non si sarebbe più presentata. Imposizione alla Germania di complicate ed in

gran parte inattuabili condizioni economiche altro scopo non ebbe che di pro

curare il facile pretesto a questa azione. Dubito assai che la Francia possa

dalla nostra influenza essere tratta ad un'opera economica di ricostruzione in

collaborazione colla Germania.

2) Anche se non esistesse questo evidente e ben definito ed ormai vigorosamente iniziato piano politico della Francia, le passioni politiche fomentate dai discorsi parlamentari, dalla stampa, dalla stessa azione militare iniziata, e che non credo si arresti che giunta alle sue estreme conseguenze, sono state troppo eccitate perchè da una parte e dall'altra si possa dar ascolto a proposte basate sul ·calcolo e sulla ragione. Contrariamente a certe teorie, in dati momenti conta più sull'umanità la passione che l'interesse e credo che oggi siamo in uno di questi tali momenti.

3) L'Italia oggi ha interesse a salvare Germania dall'odio della Francia. Se Italia permette sterminio Germania si troverà davanti ad un'Europa su cui padronanza Francia sarà assoluta e siccome sua posizione ed anche sua natura non le permettono un'assenteismo del genere di quello dell'Inghilterra ed anche meno di quello della Spagna, l'Italia (giunta, come pare debba giungere la politica francese, alle sue estreme conseguenze) resterà in una dipendenza assoluta dalla Francia. Poco carbone e poco danaro ottenuto oggi a rimorchio di questa, non compenserebbero certo tale indegno avvenire. V. E. ha rifiutato saggiamente associarsi azione militare francese. Nella sua alta coscienza, nella forza politica che deriva a V. E. dal consenso della parte migliore nostro paese troverà certo mezzo arrestare tale azione che, se indizi di questi giorni non mentono, dilagherà senza limiti come del resto anche V. E. teme. Solo dopo fermata furia francese che minaccia tanta nuova rovina Ella potrà legare suo nome ad una opera di ricostruzione economica che nell'attuale regime di violenza non potrebbe, credo, trovare nessuna solida base.

(l) -Trasmesso alle ore 17 dell'll gennaio, non pubblicato, col quale ven:iva comunicato al De Bosdari e al Caetani il testo dei telegrammi pubblicati ai nn. 323 e 324. (2) -Trasmesso alle ore 15,15 del 13 gennaio, non pubblicato, col quale veniva comunicato al De Bosdari, al Caetani, al Preziosi e al Ruspoli parte del telegramma pubblicato al n. 346. (3) -Trasmesso il 13 gennaio, non pubblicato, col quale veniva comunicato al De Bosdari, al Preziosi, al Ruspoli e al Caetani il testo del telegramma pubblicato al n. 340.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

D. s. n. Roma, 15 gennaio 1923.

Nei miei recenti telegrammi alla R. Ambasciata a Londra ho svolto alcuni concetti noti d'altronde a V. E. per chiarire il nostro atteggiamento nel problema delle riparazioni nonchè in relazione a talune situazioni che appaiono

possibili come conseguenza della linea di condotta seguita dalla Gran Bretagna.

Credo opportuno fissarli qui sotto:

a) La Gran Bretagna si è dipartita dall'Italia con la presentazione di un progetto per le riparazioni che la danneggiava nei riguardi dei suoi crediti senza darle un adeguato compenso nell'abbuono dei debiti; con la sua rigidezza dinnanzi alle possibili modificazioni del progetto; più tardi con l'astensione voluta e dichiarata da quella collaborazione che le potenze avevano fino a quel momento mantenuto per la soluzione del problema.

Come è stato già esposto nel telegramma n. 96 (l) il problema riparazioni debiti è un binomio inscindibile e deve trovare con la compensazione dei suoi elementi la soluzione del problema delle riparazioni. Per contro eon l'assenteismo inglese il problema tende ad una soluzione riparazioni indipendente se pure possibile da quella dei debiti e mira quindi ad una intesa diretta fra gli alleati creditori e la Germania debitrice. In questo senso deve apparire la possibilità di un blocco economico continentale del quale è stato fatto cenno in questi giorni.

Sta pertanto all'Inghilterra di impedire che questa soluzione si delinei prendendo parte all'azione tendente al regolamento ed all'equilibrio delle opposte tendenze come ne ha dato esempio l'Italia agendo in modo che non può non corrispondere agli intendimenti inglesi.

b) L'Inghilterra deve rendersi conto che l'Italia priva com'è di materie prime non può rimanere indifferente alla stessa guisa della Gran Bretagna quando i bacini carboniferi che hanno alimentato finora i suoi mezzi di comunicazione e le sue industrie passano dal controllo industriale della Germania a quello di altri Stati.

La partecipazione al controllo civile era una necessaria e doverosa cautela da parte del Governo italiano.

Pertanto mentre da una parte la soluzione del problema riparazioni progettata dalla Gran Bretagna non soddisfa le legittime aspettazioni dell'Italia, dall'altra nessun aiuto viene offerto a questa, per toglierla dalla dipendenza economica in cui si trova rispetto alle Potenze ·che stanno per avere il monopolio delle materie prime sul continente.

Ma non solo nel campo economico ma bensì anche in quello politico l'Italia si domanda dove l'Inghilterra le sia venuta incontro per una composizione degli interessi rispettivi e se essa Inghilterra non abbia invece troppo spesso atteso di poter imporre le sue condizioni.

L'Italia vede bensì possibile un vasto campo di intese di ordine economico e politico tra di essa e la Gran Bretagna, vede l'interesse che si avrebbe ad accordarsi con lei ma l'apparente incomprensione dei suoi bisogni da. parte dell'Inghilterra la spinge in attesa che questa si decida ad un più maturo esame dei medesimi, a considerare le possibili intese con altre Potenze continentali.

(l) Pubblicato al n. 324.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 460/83. Parigi, 16 gennaio 1923, ore 21,30 (per. ore 3,40 del17).

Ho finora sempre tenuto separate conversazioni che ho avute con gli elementi tecnici del Quai d'Orsay per eventuale accordo economico tra Italia e Francia allo scopo di non menomare in nulla libertà di decisioni del R. Governo in un momento così delicato della situazione internazionale. Comunicato agenzia Havas riferisce corrispondenza da Parigi al giornale Mondo nel quale si trovano indiscrezioni su queste mie conversazioni e si afferma che l'Italia cerchi trarre partito dal momento per un accordo franco-italiano che includa così il territorio metropolitano che coloniale. Qualora V. E. lo ritenga necessario ai fini della sua politica può sicuramente far rettificare tale informazione nel senso che lo

scambio d'idee che avviene giornalmente fra i due Governi relativamente alla questione della Ruhr è indipendente dallo svolgimento di quegli studi che i due Governi normalmente conducono per stabilire il loro rapporto economico su basi sempre più larghe e più fattive.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. RR. 192. Roma, 17 gennaio 1923, ore 1.

Incaricato d'Affari di Francia è venuto a comunicarmi che gli industriali della Ruhr hanno dichiarato di aver ricevuto ordine dal Governo del Reich di non consegnare più carbone. Il Governo francese osserva che il Cancelliere Cuno non si contenta più di rifiutare di pagare agli industriali il carbone delle riparazioni ma impone a questi di non ·Consegnarne più. Il rifiuto di pagare, esso osserva, costituiva già una mancanza al trattato, ma il rifiuto di consegnare costituisce una mancanza anche più grave. Poincaré domanda alla Delegazione francese Commissione Riparazione di far constatare ciò. È inammissibile, egli aggiunge, che la Germania prenda pretesto da misure applicate a cagione di una inadempienza per commettere nuove mancanze e violare audacemente il trattato. Il Governo francese domanda la solidarietà di quello italiano per la constatazione alla Commissione Riparazioni.

D'altra parte il R. Ambasciatore a Berlino telegrafa (l): « Commissario di Stato per il carbone ha emanato divieto di fornire carbone e cock alla Francia ed al Belgio anche nel caso di pagamento anticipato. In seguito a tale divieto Commissione ingegneri avrebbe dato ordine di dare carbone per riparazioni ma proprietari miniere avrebbero dichiarato non intendere conformarsi a questo ordine».

Dalle notizie che precedono V. E. si renderà certamente conto della nostra delicata situazione in quanto non è possibile non riconoscere alla Commissione Riparazioni la constatazione di nuove mancanze da parte della Germania, mentre abbiamo da essa l'assicurazione che il carbone sarà continuato a fornire all'Italia (1).

Telegrafo a Berlino (2) per cercare di dissuadere Governo tedesco dall'inoltrarsi più oltre nella via della rappresaglia che può indubbiamente condurre ad uno stato di tensione irreparabile prima di avere accertato in ogni. modo impossibilità di giungere comunque ad accordi, sperando ancora che Governo inglese possa unire i suoi sforzi ai nostri per tentare di giungere ad un accomodamento.

Intanto V. E. vorrà regolarsi in modo da non negare la nostra solidarietà nel punto di vista francese evitando per quanto possibile che le dichiarazioni del nostro delegato nella Commissione Riparazioni aggravino la nostra posizione vis-d-vis della Germania sino al punto da sospendere la fornitura di carbone.

Si tenga in contatto con Salvago.

(l) Con telegramma n. 416/23, trasmesso alle ore 9,15 del 15 gennaio e pervenuto alle ore 2,20 del 16, non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 195. Roma, 17 gennaio 1923, ore 1. Ho comunicato alla R. Ambasciata a Londra Suo telegramma n. 79 (3). Ho aggiunto non aver difficoltà che speranza espressa da V. E. eirca possibile azione Inghilterra a Berlino fosse presentata al Foreign Office a nome Governo italiano che volentieri vi coopererebbe per quanto gli è possibile. Naturalmente occorrerebbe agire con la massima urgenza. Ho poi telegrafato a Bosdari di collaborare nei limiti delle nostre possibilità

all'azione di quel suo collega britannico qualora questi ricevesse d:al suo Governo istruzioni in proposito (4).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI MINISTRI A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, E A BUDAPEST, CARACCIOLO

T. 201. Roma, 17 gennaio 1923, ore 3.

Questo Ministro d'Ungheria è venuto a dirmi che Francia ed Inghilterra hanno fatto o stanno per fare a Bucarest un passo allo scopo di tranquillizzare Ungheria resa inquieta dalle notizie di concentramenti militari romeni alla frontiera e di chiamata alle armi in Romania.

Ho risposto che non avevo notizia di questo passo perchè da un telegramma della R. Ambasciata a Londra (5) risultava che Governo inglese aveva semplice

mente dato istruzioni di tenersi a contatto coi colleghi alleati, ed il Ministro degli Affari Esteri d'Ungheria aveva detto al Principe Castagneto che i Gabinetti di Londra e Parigi avevano inviato consigli di moderazione a Bucarest. Per conto mio trovandosi in Roma il Ministro degli Affari Esteri di Romania lo avevo formalmente intrattenuto sulla situazione ungaro-romena ed egli mi aveva contestato nel modo più esplicito le notizie di fonte ungherese e comunque assicurato che la Romania non intendeva di fare alcunchè che potesse turbare la pace. Per quanto cadesse con ciò la ragione dell'inquietudine ungherese non ho mancato di dare al sig. Duca dei consigli di moderazione.

(l) -L'assicurazione era comunicata dal De Bosdari con telegramma n. 445/25, trasmesso alle ore 17 del 16 gennaio e pervenuto alle 20,45 dello stesso giorno, non pubblicato. (2) -Con telegramma n. 202, trasmesso alle ore 3 del 17 gennaio, non pubblicato. (3) -Pubblicato al n. 357. · (4) -La comunicazione a Londra e Berlino venne fatta con telegramma n. 196, trasmesso in pari data, non pubblicato. (5) -Pubblicato al n. 343.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 512/30. Berlino, 17 gennaio 1923, ore 8,35 (per. ore 7,10 del18). Telegramma V. E. n. 202 (1). Fatta comunicazione questo Ministro Affari Esteri. Pur mostrandosi grato interessamento R. Governo non ha esitato dichiararmi che fintantochè dura e si estende occupazione militare franco-belga, Governo germanico persisterà nel suo divieto fornire carbone a quei due paesi. Se Governo germanico si allontanasse da questa linea condotta approvata dal Parlamento e da tutto il paese avverrebbe suo immediato rovescio. Governo germanico aderendo promessa fatta (che oggi mi è stata formalmente ripetuta per scritto) continuerà fornitura carbone all'Italia finchè ciò sarà possibile ma Rosenberg prevedeva che l'azione violenta delle autorità francesi, come ha già fatto diminuire in questi giorni più del 25 per cento produzione la farà presto cessare del tutto. Difatti egli prevedeva che a poco a poco tutta la direzione verrà imprigionata o allontanata dai francesi e ·Che operai si rifiuteranno lavorare sotto direzione straniera ed a solo vantaggio estero. Giunte cose a questo punto Governo germanico sarà costretto cessare fornitura all'Italia come ugualmente cesseranno per la Germania stessa. Rosenberg mi ha parlato a lungo del pericolo che, accelerandosi sempre. più marcia dei francesi verso l'interno ed uscendo così dai 50 chilometri zona neutra ed entrando dove esistono guarnigioni tedesche, truppe possano venire contatto e ne nasca qualche incidente. Governo germanico ha preso tutte le misure per n sollecito ritiro guarnigioni ma potrebbe non giungere in tempo, visto celerità marcia invasione. Ho creduto opportuno dare conto di questo mio passo all'Ambasciatore d'Inghilterra n quale mi ha assicurato essere senza istruzioni del suo Governo. Non riteneva però che questo si sarebbe indotto darle nel senso da noi desiderato, parendo esso Governo della opinione che, giacchè non si era potuto trattenere la Francia ed il Belgio

dall'invadere n suolo germanico, si dovesse lasciare cose andare per la loro china senza assumere con consigli od intervento ulteriori responsabilità.

(l) Cfr. la nota 2 a p. 24t!.

365

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI

T. 22<1. Roma, 17 gennaio 1923, ore 23,30. Ambasciatore di Germania mi comunica quanto segue: « Per evitare incidenti tra la popolazione germanica, profondamente agitata in seguito alla occupazione della Ruhr, il Governo germanico ha pregato che i membri della Commissione di Controllo interalleata attualmente vogliano usare ogni possibile riserva, rinunziando alle azioni di controllo e di ispezione e non mostrandosi in divisa, perchè il Governo non è in grado di garantire incondizionatamente la loro sicurezza. Qualora avvenissero degli incidenti, il Governo germanico deplorerebbe particolarmente se dovessero venire implicati degli ufficiali italiani. Esso sarebbe estremamente grato al Governo italiano se volesse far valere la propria influenza presso la Commissione interalleata nel senso che venga osservata la riserva domandata dal Governo germanico». Prego V. E. di dare istruzioni ai nostri controllori affinchè le raccomandazioni del Governo germanico siano tenute presenti, in considerazione della delicata situazione in cui l'Italia si trova nel contrasto franco-tedesco. Non ho poi difficoltà affinchè V. E. si valga della Sua influenza presso la Commissione interalleata affinchè la condotta dei suoi componenti sia tale da

evitare ogni incidente, le cui conseguenze nell'attuale momento possono essere particolarmente gravi.

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L'INCARICATO D'AFFARI A FIUME, RODDOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 24 bis/1581. Fiume, 17 gennaio 1923. Host Venturi riferendosi incarico avuto da V. E. mi ha ,pregato far pervenire a V. E. seguente telegramma: «Nuclei profughi dalmati residenti e collocati Fiume sono riusciti mettersi capo dei sindacati nazionali e entrare come fattori più importanti direzione fascio. Loro intendimento creare stato animo contrario applicazione Trattato Rapallo e accordo Santa Margherita. Prima iniziare attacchi Legazione Susmel per incarico Segretario fascio Fattovich ha chiesto alla Legazione quindici mila lire. Giornale Popolo di Fiume che ha pubblicato articolo firmato Tonsa era finanziato dal Rito Scozzese per mezzo Prodam che organizzava militarmente la disciolta guardia nazionale per tentare prendere potere Stato. Avvenuta crisi e individuati colpevoli Prodam sospese finanziamenti e biasimò articolo Tonsa. De Poli ritirate dimisssioni in seguito pressioni Roddolo e promesse fatte delegato Steiner a nome direzione del partito. Dubito che locale fascio così com'è composto mancando disciplina possa mantenere promessa. Tonsa impiegato comunale licenziato in seguito pubblicazione articolo a causa minaccia rappresaglia squadristi è stato richiamato in servizio. De Poli molto sfiduciato e depresso ha espresso dubbio poter restare

ancora dominare attuale carica date condizioni mentalità paese vigilia applicazione Trattato. Oggi quattro membri direttorio fascio fecero pressione per .convincere

Lasinio nuovo segretario politico iniziare campagna ostile Steiner e provocare suo allontanamento. Tutti gli altri partiti calmi. Legionari indirizzano lettera benvenuto Steiner. Non ho fiducia soluzione della crisi, temo nasconda altre sorprese come .tutte le volte che siamo alla vigilia soluzione questione Fiume che sembra ledere certi interessi. Venturi».

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 517/95. Parigi, 18 gennaio 1923, ore 1,25 (per. ore 4,45).

Col telegramma n. 182 {l) V. E. si è compiaciuta informarmi di aver aderito partecipare alla presa di possesso del pegno foreste demaniali nella Renania. Ora Governo francese chiede nostra partecipazione alla presa di possesso delle dogane.

Si può prevedere che successivamente Governo francese prenderà possesso a titolo sanzioni di tutti i pegni riservati alla concessione della moratoria. È da supporsi che con questo metodo Governo francese intenda porre Governo germanico di fronte al fatto compiuto quando Commissione delle Riparazioni 31 gennaio dovrà concedere moratoria alla Germania. Quanto precede ho fatto rilevare oggi a Peretti osservando che con tale sistema veniva ad annullare la funzione della Commissione delle Riparazioni sottraendole la materia stessa della discussione per la moratoria.

Non vi ha alcun dubbio che la situazione diventi sempre più delicata.

Da un discorso avuto con Ambasciatore d'Inghilterra questa mattina desumo che Inghilterra non crede ancora giunto momento di far passi a Berlino. D'altra parte la Germania sembra tuttora decisa a chiqdersi in una resistenza passiva che solleva a suo favore l'opinione pubblica mondiale per cui anche i nostri uffici non otterrebbero per il momento alcun risultato, a meno che le mie informazioni a questo riguardo risultino inesatte per comunicazioni direttamente inviate a V. E. da Berlino.

La Francia poi è obbligata dagli stessi ostacoli che si oppongono al suo piano a perseverarvi.

Ciononostante permangono ancora i motivi che ci hanno indotto nella politica sino ad ora seguita; motivi che consistono principalmente nel fatto che mentre Inghilterra può rientrare nel giuoco non appena ne mostra il desiderio, qualsiasi tentennamento da parte dell'Italia la escluderebbe definitivamente senza alcun corrispettivo. Questa nostra politica non può essere neppure presa in cattiva parte dalla Germania a cui non dovrebbe dispiacere la presenza di un elemento moderatore in un conflitto che ha assunto carattere così aspro e pericoloso.

Avvenire è così oscuro che qualsiasi previsione sarebbe azzardata. Siamo di fronte ad una situazione critica che diventa sempre più eminentemente politica e finchè non sopravvengano avvenimenti atti a chiarire non ci resta che mantenerci fermi nella posizione presa che mi sembra logica e prudente.

(l) Trasmesso alle ore l del 17 gennaio, non pubblicato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI

T. 228. Roma, 18 gennaio 1923, ore 2,30. L'ambasciatore di Germania è venuto a farmi la seguente comunicazione: «L'azione franco-belga nella Ruhr prende ogni giorno delle proporzioni più vaste e di carattere puramente militare. Le truppe franco-belghe sono arrivate a Dortmund, avendo già oltrepassata la zona neutra dove, in seguito al Trattato di Versailles, la Germania non può mantenere alcuna forza militare. Quindi, oltrepassata questa linea, le truppe franco-belghe dovranno aspettarsi di trovare delle truppe tedesche. II Governo tedesco ha comunicato quanto sopra ai Governi francese e belga e prega in pari tempo il Governo italiano di avvisare esso pure i suddetti Governi affinchè l'avanzata si arresti, facendo notare tutto il pericolo dell'attuale situazione». Prego V. E. di voler comunicare d'urgenza quanto precede a codesto Governo attirando la sua attenzione sulla gravità della comunicazione che accenna alla possibilità di un conflitto armato fra truppe franco-belghe e truppe tedesche. Ella vorrà far notare da parte mia che l'assofuta inazione della Gran Bretagna di fronte ad una situazione grave non può trovare sufficiente giustificazione nella divergenza di vedute circa le riparazioni, giacchè pur conservando il suo punto di vista il Governo britannico potrebbe, come tenta di fare il Governo italiano, cercare di spiegare opera persuasiva presso i due contendenti. Ed è certo che con il suo assenteismo il Governo di Londra assume una grave responsabilità di fronte all'Europa ed all'umanità intera. Spero ancora che Governo inglese voglia associarsi ad una azione moderatrice a Berlino ed a Parigi

per scongiurare il pericolo che si giunga ad una catastrofe. Attendo sue comunicazioni.

369

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI

T. 230. Roma, 18 gennaio 1923, ore 2,30. Situazione nella Ruhr nonchè eventualità di più vaste complicazioni orientali rendono sempre più delicata posizione Italia, dato il carattere e la portata dell'adesione italiana alla tesi francese e dati i rapporti italo-tedeschi. Compito e interesse supremo dell'Italia è che la situazione nella Ruhr sia al più presto risolta anche perchè mancata o diminuita produzione di quel bacino carbonifero potrebbe influire gravemente su ferrovie Marina e industria italiana. I quindici giorni di tempo prima della scadenza della nuova dilazione devono essere utilizzati per risolvere o avviare soluzione problema. L'azione diplomatica dell'Italia non può essere non orientata a determinare

il più rapidamente possibile una soluzione pacifica dell'attuale conflitto. Mentre Ambasciatore italiano a Parigi opera nel senso di frenare l'azione militare della

Francia, mentre Ambasciatore italiano a Londra ha ricevuto nuove e più pres· santi istruzioni per sollecitare Inghilterra ad uscire dal suo assenteismo, è necessario che V. E. esplichi analoga azione in senso pacifico e conciliatore nei confronti della Germania. V. E. deve significare al signor Cuno che resistenza tedesca offre motivi per accentuare azione francese in senso sempre più militare e politico. Solo l'apertura di negoziati che riportino questioni sul terreno prettamente economico riparazioni, può evitare tentativo smembramento territorio tedesco vagheggiato taluni circoli militaristi nazionalisti francesi. Se Governo tedesco entra questo ordine idee, Governo italiano intensificherà sua azione presso Governo francese per indurlo accettare apertura negoziati, su basi da stabilire. Prego informarmi telegraficamente risultato passo (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. u. 529/76. Londra, 18 gennaio 1923, ore 15,25 (per. ore 24).

Appena ricevuto telegramma di V. E. n. 228 (2) ho fatto immediatamente a Lindsay precisa comunicazione di V. E. Lindsay mi ha dichiarato che doveva sottoporre comunicazione di cui realizzava tutta la portata al Primo Ministro non avendo egli autorità per darmi una risposta precisa al riguardo. Nel corso della conversazione ho parlato a Lindsay ·Con ogni efficacia rilevandogli a più riprese come Governo britannico col suo assenteismo assume gravissima responsabilità di fronte al mondo intero. Ho colto ancora una volta occasione per ripetere che Governo italiano a differenza di quello britannico ha cercato sempre di esercitare un'azione di moderazione sulla Germania e sopratutto sulla Francia per impedire un suo maggior distacco dalla Gran Bretagna. Ho quindi usato ogni più calda insistenza per rappresentare urgente necessità che Gran Bretagna esca dal suo attuale isolamento e completo assenteismo rappresentando pericolo della gravissima situazione attuale. Come opinione puramente e strettamente mia personale aggiungo che Lindsay mi ha fatto oggi una impressione diversa che ieri nel senso cioè che egli considera in modo più adeguato gravità situazione e pericolo insito in essa anche in relazione all'atteggiamento bri· tannico.

371

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. 239. Roma, 18 gennaio 1923, ore 19 (per. il 19).

Valendosi nel modo pm opportuno di considerazioni analoghe a quelle esposte nei miei telegrammi alla R. Ambasciata a Londra e specialmente in

quello n. 229 (1), mi sembrerebbe assai conveniente che V. E. intervenga insistendo anche presso codesto Governo per indurlo a svolgere azione moderatrice per scongiurare i pericoli gravissimi della presente situazione.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra. (2) -Pubblicato al n. 368.
372

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 246. Roma, 18 gennaio 1923, ore 23,30.

L'incaricato di Affari di Francia mi ha presentato una nota verbale del seguente tenore:

«I Governi alleati avendo deciso di procedere allo sfruttamento delle foreste demaniali e comunali nei territori renani, in vista di assicurare le consegne di legname, il Governo della Repubblica stima che una notificazione speciale deve essere indirizzata a questo riguardo al Governo tedesco. Questa notificazione potrebbe essere concepita nei termini seguenti: ' In ragione della inadempienza da parte della Germania di eseguire le consegne di legname previste dal programma della Commissione delle Riparazioni, inadempienza debitamente constatata dalla stessa Commissione, il Governo francese farà procedere allo sfruttamento delle foreste demaniali e comunali situate nei territori renani, in modo d'assicurare le consegne di cui si tratta'.

Il Governo della Repubblica indirizzerebbe questa nota all'Ambasciata di Germania a Parigi, accompagnata da una semplice lettera d'invio. Conformemente alle istruzioni del suo Governo, l'Ambasciata di Francia ha l'onore di domandare al R. Ministero degli Affari Esteri, se il R. Governo sarebbe disposto ad inviare una nota analoga all'Ambasciata di Germania a Roma».

Ho dichiarato a questo Incaricato d'Affari di Francia di essere disposto a fare subito la comunicazione all'Ambasciata di Germania accennando soltanto ad una azione di controllo civile e tecnico secondo l'adesione da me data. Ho aggiunto che non avrei difficoltà di aderire ad una notifica per l'azione di sfruttamento qualora però fossero prima fra di noi fissati la portata ed i limiti di questa azione.

Gli ho detto di rendermi conto dei motivi per cui la Francia era stata dall'atteggiamento tedesco costretta a modificare il carattere dell'azione da lei prestabilita nella notifica fatta a Berlino unitamente al Belgio ma che ritenevo indispensabile, anche perchè molto utile nei riguardi della posizione di diritto della Francia, di far precedere l'odierna comunicazione da altra in cui la Francia diffidasse il Governo tedesco di essere costretta a modificare il programma primitivo a causa della resistenza incontrata.

Ho spiegato che questa poteva essere propizia occasione per la Francia per chiarire in modo assolutamente definitivo i suoi intendimenti ed il suo programma, assicurando che, costretta a modifi.care il suo primitivo piano per l'atteggiamento tedesco, i suoi provvedimenti di carattere militare sono esauriti coll'assicurare lo sfruttamento delle miniere e dei boschi e mostrandosi sempre

disposta ad ammettere che lo sfruttamento possa essere riassunto dai tedeschi qualora essi si impegnino di adempiere alle loro obbligazioni. In tal modo il Governo francese taglierebbe corto a tutte le notizie che si propalano artificiosamente, riuscirebbe a guadagnarsi un maggiore favore nell'opinione pubblica mondiale, permettendo anche di dare una maggiore efficacia alle pressioni che potrebbero esercitarsi sul Governo tedesco.

Questo suo atteggiamento gioverebbe poi anche molto di fronte al Governo

inglese in quanto, dichiarandosi chiuse le operazioni e determinandosi una si

tuazione di una certa stabilità, esso dovrebbe essere indotto nel suo stesso

interesse ad uscire dall'isolamento.

(l) Trasmesso alle ore 2,30 del 18 gennaio, col quale Mussolini comunicava il testo del telegramma qui pubblicato al n. 368 a Washington, Parigi, Bruxelles e Berlino.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. s. 15. Roma, 18 gennaio 1923. (Per Londra). ComunicaLe testo telegramma mandato Ambasciatore italiano a Parigi. (Per tutti). Data perdurante gravità situazione dovuta reciproca intransigenza francese tedesca, nonchè pericolo ulteriori complicazioni sino all'irreparabile, ritengo opportuno che V. E. indaghi immediatamente se sarebbe gradita Governo Parigi formale azione conciliativa Italia. Le basi potrebbero essere le seguenti: l) Ritiro immediato delle truppe franco-belghe dal bacino della Ruhr qualora da parte della Germania si accetti controllo interalleato sui pegni produttivi secondo il memorandum italiano di Londra. 2) Una moratoria adeguata per i pagamenti in danaro da stabilirsi dalla Commissione delle Riparazioni prima del 31 gennaio. 3) La sollecita convocazione di una Conferenza interalleata per riesaminare il problema globale debiti-riparazioni secondo la situazione determinatasi in questi ultimi tempi. Voglia farmi conoscere colla più rapida sollecitudine risultati passo. (Per Londra). Voglia V. E. indagare con la massima sollecitudine se Governo britannico sia in massima disposto ad associarsi ad una proposta di me

diazione italiana. Nel caso favorevole Ella potrebbe approfondire se Inghilterra disposta aderire basi proposte Italia.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 36/78. Londra, 19 gennaio 1923, o1·e 21 (per. ore 6,30 del 20).

Telegramma di V. E. 228 (1). In seguito a comunicazione fatta ieri da Preziosi in conformità istruzioni di

V. E. Foreign Office gli ha oggi comunicato che ieri stesso Ambasciatore d'In

ghilterra Berlino aveva telegraficamente trasmesso testo della comunicazione tedesca ai Governi francese e belga identica a quella già pervenuta a V. E. Lord d'Abernon aggiungeva inoltre che Ministro degli Affari Esteri tedesco aveva dato assicurazioni che sarebbe stato evitato ogni contatto truppe nel caso avanzata franco-belga e che anzi erano state date istruzioni autorità militare tedesca evitare ogni contatto con truppe franco-belghe. Ciò stante il Ministro britannico aveva incaricato Graham informare V. E. che Governo britannico era ancora del parere che nessun utile risultato poteva essere raggiunto con intervento al momento attuale.

Avendo cercato indagare quale fosse vera causa assenteismo britannico pure in così grave momento mi è risultato essere determinato da due ragioni principali:

l) che non si crede a Parigi siasi oggi disposti a fare favorevole accoglienza a tentativo di intervento; 2) che si teme azione inglese possa non solo fallire ma fare anche ricadere sul Governo britannico risentimento e disappunto.

Vedrò domani Bonar Law e non mancherò indagare se sia il caso formulare proposta mediazione italiana, di cui al telegramma di V. E. Gabinetto Ministro 15.

(l) Pubblicato al n. 368.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 579 (1). Washington, 19 gennaio 1923 (per. ore 12,20 del 20).

In esecuzione istruzioni V. E. (2) ho conferito oggi 19 ore 15 con Segretario di Stato esponendogli utilità che America esercitasse opera persuasione Parigi e Berlino perchè sforzi di V. E. possano condurre risultati utili; Segretario di Stato rispose: l) che Governo Stati Uniti ha già espresso sua opinione sulla più opportuna soluzione questione delle riparazioni (3), soluzione che la Francia non ha voluto seguire e su cui Italia non si è mai pronunciata. Governo Stati Uniti intende per ora appoggiare piano riparazioni proposto da qualsiasi degli stati interessati. 2) Governo Stati Uniti non intende intrattenersi in una questione concernente applicazione trattato Versailles di cui non fu firmatario. 3) Che Governo Stati Uniti non è alieno dal dare istruzioni al suo Ambasciatore a Parigi di manifestare privatamente al Governo francese, il quale tiene ora la chiave della situazione, il suo vivo desiderio che si addivenga ad una pacifica soluzione della questione. Segretario di Stato mi ha pregato di ben chiarire a

V. E. che tale sua eventuale raccomandazione non si dovrebbe in alcun modo interpretare come passo ufficiale od ufficioso da parte Stati Uniti. Alla mia insistenza che venisse appoggiata azione pacificatrice italiana Segretario di Stato rispose sempre evasivamente colla forma di ·cui al punto terzo. Segretario di Stato ritornò sulla tesi già altra volta espressami che non sarà male che la Francia apprenda per esperienza che il metodo coercitivo da essa adottato non può condurre ad una soluzione del problema riparazioni.

(l) -Manca il numero di registrazione particolare. (2) -Cfr. il n. 371. (3) -Cfr. il doc. n. 286.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 37/102. Parigi, 20 gennaio 1923, ore 2,25 (per. ore 5).

Credo opportuno come contributo agli apprezzamenti di V. E. sulla situazione generale di esporla quale mi si presenta guardata da Parigi riassumendola nei seguenti punti:

l) La Francia è ingaggiata in una partita da cui non può più recedere. Essa considera indispensabile alla sua stessa conservazione un affievolimento tale della Germania che questa non possa realizzare il piano di rivincita che le si attribuisce; piano indispensabilmente fondato sopra una alleanza russa di cui furono poste le basi a Rapallo. Con il ritardo che frappone a riaprire le conversazioni con l'Intesa la Germania perde un tempo prezioso per riportare problema dal campo politico in quello economico delle riparazioni;

2) Di questo errore fondamentale della Germania è responsabile in parte forse involontariamente l'Inghilterra. Esitazione dell'Inghilterra nel 1914 determinò guerra mondiale. Suo atteggiamento ambiguo di oggi può essere causa di una catastrofe dell'Europa. Perchè è sostanzialmente la speranza dell'appoggio inglese che trattiene la Germania dall'aprire i negoziati;

3) Influenza dell'Inghilterra in questa fase della situazione si esercita inoltre per un fatto di cui essa ha perfetta conoscenza e cioè che anche una conversazione tra la Francia e la Germania sarebbe sterile poichè senza l'Inghilterra mancherebbe il finanziamento di qualsiasi accordo;

4) Per questa stessa ragione una nostra mediazione non può avere esito favorevole fintanto che l'Inghilterra si asterrà. Essa poi è immatura anche nei riguardi della Francia, e cioè fino a quando questa opinione pubblica non ne risenta la necessità.

5) La situazione è tale che per cinquanta per cento può essere misurata.

L'altra metà dipende da elementi imprevedibili che si rileveranno con lo

svolgimento degli avvenimenti. Intendimento che a meno di un intervento inglese

o americano che sembra sempre più problematico la Germania dovrebbe finire per cedere e sottostare a condizioni ben più dure di quelle di cui ai progetti così francese che italiano. Possono però verificarsi reazioni in Germania ed intervento russo e neutri di cui è impossibile prevedere conseguenze nè a quale atteggiamento costringerebbero così l'Inghilterra che l'Italia;

6) Atteggiamento dell'Inghilterra non può essere che di attesa sulle posizioni già assunte senza oltrepassarle. E perciò giustamente V. E. si adopera precisarle. Non essendoci dato di influire sugli avvenimenti in una maniera decisiva non può essere scopo della nostra politica che quello di salvaguardare i nostri interessi qualunque siano gli eventi a seconda che si presenteranno;

7) Qualsiasi movimento intempestivo non può che compromettere i frutti della politica sino ad ora seguita. La nostra autorità non può che accrescersi mantenendo un assoluto riserbo, cosi sull'apprezzamento della situazione attuale che su quelle che potranno essere le nostre ulteriori decisioni. Tutto quello che l'Italia doveva dire nell'interesse generale della pace V. E. lo ha detto.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 38/104. Parigi, 20 gennaio 1923, ore 2,25 (per. ore 6).

Telegramma di V. E. Gab. segreto n. 15 (1). Ho veduto questa sera Poincaré per indagare quali accoglienze Governo francese avrebbe fatto ad una azione conciliativa dell'Italia sulle basi da V. E. indicate nel telegramma n. 15. Ma ho potuto constatare che le disposizioni del Governo francese siano tali per cui debba considerarsi prematura azione che

V. E. si propone di spiegare in tal senso. Poincaré mi ha detto che qualora governo germanico fosse disposto presentare proposte che ritenesse accettabili dagli alleati non avrebbe dovuto ricorrere ad una mediazione la quale avrebbe avuto per scopo principale di dividere gli alleati stessi ma doveva presentare tale proposta così all'Italia che alla Francia ed al Belgio nonchè all'Inghilterra che non, poteva essere esclusa dalla conversazione. Era poi bene inteso che tale proposta non sarebbe mai potuta essere accolta se avesse posto come condizione della conversazione il ritiro immediato delle truppe e la rinunzia ai pegni. Riconoscimento dei pegni così come risultavano in massima nel progetto di V. E. rinforzato dal controllo sulle miniere della Ruhr doveva essere fuori discussione. Poincaré ha aggiunto che il tempo non era maturo per una mediazione. Si trattava di manovra germanica, e tentativi dello stesso genere erano fatti anche in Inghilterra e presso di lui. Egli riteneva tuttora che la Germania dovesse indirizzarsi direttamente all'Intesa. In questo suo apprezzamento era sostenuto dalla convinzione che la Germania avrebbe finito per capitolare. La Germania doveva aver sentore che l'Inghilterra non era disposta ad appoggiarla nella sua resistenza. L'Ambasciatore di Germania a Londra aveva avuto a questo proposito una lunga conversazione con Bonar Law il quale gli aveva confer

mato i sentimenti di amicizia rispettosa e la sua intenzione di non incoraggiare la Germania. Riteneva anzi che queste sue disposizioni l'Inghilterra avesse fatto conoscere a Berlino. Il governo tedesco aveva potuto avere una prova di queste disposizioni dell'Inghilterra nell'atteggiamento tenuto dalla Gran Bretagna in occasione della presa di possesso delle dogane nella Renania alla quale si era pure manifestata contraria nel convegno di Londra. Il Commissario britannico nella Renania non solo non si era opposto ma aveva cordialmente facilitato nella zona occupata dalle truppe inglesi l'assunzione delle dogane tedesche da parte della Francia dell'Italia e del Belgio. Egli (Poincaré) era poi convinto che la fermezza ostentata dalla Germania non fosse reale e che sarebbe stata di durata tanto più corta quanto maggiore fosse l'unità di fronte presentata dagli alleati. Era significativo che la Camera non avesse concesso al Gabinetto Cuno i pieni poteri ri,chiesti per attuare la politica di resistenza iniziata. Il voto finale avrebbe avuto luogo il 25 ma egli aveva assicurazioni da Berlino che la domanda dei pieni poteri sarebbe stata respinta.

Non ho creduto di insistere affinchè V. E. potesse vagliare le obiezioni fatte dal P;residente Consiglio francese. Mi riservo fare alcune considerazioni sui tre punti indicati come base di una eventuale mediazione specialmente sul numero 2 il quale andrebbe ad esclusivo vantaggio del Belgio. Poincaré non si è peritato dichiarare le occupazioni militari dovevano considerarsi terminate definitivamente a meno di un imprevedibile attacco a mano armata della Germania. E~li aveva con rincrescimento oltrepassato la zona neutra fissata dal Trattato di Versailles ma le autorità militari avevano creduto necessario di prendere possesso di Dortmund come nodo che comandava le reti ferroviarie della Ruhr e perchè colà anche si trovavano le sorgenti dell'energia elettrica di Bochum.

(l) Pubblicato al n. 373.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 595/36. Berlino, 20 gennaio 1923, ore 6,20 (pe1·. ore 23,30).

Nella nota di Poincaré in risposta a quella dell'Incaricato d'affari germanico del 17 corrente (l) è di nuovo (come nella prima comunicazione già fatta con mio telegramma n. 12 (2) menzionato il concorso dell'Italia; nella contro-replica tedesca questo annunzio non è raccolto. Rosenberg già la prima volta mi disse che finchè sarà possibile non menzionerassi azione italiana riguardo occupazione Ruhr nei documenti ufficiali.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 44/82. Londra, 20 gennaio 1923, ore 10 (per. ore 1,25 del 21).

Telegramma V. E. Gab. segreto 15. Ho visto oggi Bonar Law e l'ho intrattenuto lungamente sulla gravità dell'attuale situazione e dei pericoli che ne potrebbero derivare per le ulteriori possibili complicazioni. Ho accennato alla responsabilità cui potrebbero andare incontro gli alleati assistendo passivamente al precipitare degli avvenimenti. Ho soggiunto che R. Governo cominciava a porsi quesito se non fosse il caso nell'interesse generale di intraprendere qualche passo per vincere la reciproca intransigenza francese e tedesca. Bonar Law mi ha risposto che quanto avveniva oggi

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17 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

nella Ruhr era stato dal Governo inglese perfettamente previsto fin dalla Conferenza di Londra. Ha rilevato che il governo francese malgrado avvertimenti avuti avrà voluto ad ogni costo cacciarsi nella presente avventura e che quindi Governo britannico non aveva per ora affatto intenzione di intraprendere da solo o con altri qualsiasi passo. Aggiunse che nelle attuali circostanze bisognava lasciare svolgere gli avvenimenti perchè francesi si convincano di aver sbagliato indirizzo e politica. Concluse affermando che oltre ritenere la situazione non matura per una qualsiasi azione degli Alleati, era anche persuaso che a Parigi una tale azione riuscirebbe oggi sgradita. Avendo io chiesto quale fosse il suo pensiero ed il suo eventuale atteggiamento nel caso risultasse che una tale azione potesse non riuscire sgradita a Parigi, egli mi ha risposto che ciò non avrebbe potuto influire sulla linea di condotta fin'ora seguita e che ad ogni modo non era il caso di esaminare fin da ora questa eventualità. Ho chiesto allora se per evitare maggiori complicazioni e diminuire pericolo insito situazione egli non credesse esercitare azione moderatrice a Berlino. Bonar Law mi ha risposto governo britannico ricevuto assicurazioni da Berlino che governo germanico eviterà ogni eventualità di conflitto, non credeva dover neppure intervenire a Berlino.

Di fronte a questo atteggiamento così reciso del Primo Ministro non ho creduto dover spingere la conversazione fino parlare delle proposte esaminate contenute nel telegramma di V. E. cui rispondo. È mia impressione che Bonar Law col persistere nel suo assenteismo spera che si produca una situazione tale da obbligare la Francia a rivolgersi Londra per essere aiutata a venire fuori da una difficoltà e senza imporre in definitiva a tutti alleati quella soluzione od alcunchè di simile sul probiema delle riparazioni che non trovò successo alla Conferenza di Parigi. Mi è parso anche poter dedurre che Bonar Law per l'esecuzione di questo programma conta anche sulla possibilità di un cambiamento di Governo in Francia. Ciò stante sembrami che pel momento e sempre quando non si produrrà nuova grave emergenza sia in primo luogo da escludere la possibilità che il Governo britannico si associ ad una proposta mediazione italiana.

(l) -Vedi comunicazione fatta la sera del 17 dall'Ambasciatore di Germania oggetto del telegramma n. 228. (Nota del documento). (2) -Allude al telegramma n. 231/12, trasmesso alle ore 10,15 del 10 gennaio e pervenutoalle ore 0,30 dell'H, non pubblicato, relativo alla-nota franco-belga al governo tedesco di cui al n. 331.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 45/109. Parigi, 20 gennaio 1923, ore 20 (per. ore 3 deL 21). Faccio seguito mio telegramma n. 104. Per il caso che si presenti eventualità che nostra mediazione divenisse opportuna, sia per una maggiore remissività della Germania sia per evitare difficoltà in cui venga a trovarsi la Francia, credo opportuno sottoporre a V. E. alcune considerazioni circa i tre punti contenuti nel suo telegramma segreto n. 15.

Punto 1). Non sembra possibile che la Francia ed il Belgio possano accettare trattative che si iniziano con preventivo impegno ritiro truppe, per quanto ciò

sarebbe preferibile. Sarebbe preferibile forse capovolgere formula nel senso che la Germania accettasse controllo economico e tecnico sulle miniere sulle foreste e sulle dogane come sanzione e garantisse sicurezza e funzionamento degli organi all'uopo ora costituiti (l) considererebbero (l) scopo che ha necessaria occupazione militare (l) ragioni per le quali certamente Germania insisterebbe per preventivo ritiro truppe risiedono nelle precedenti esperienze fatte, tanto in occasione occupazione delle teste di ponte di Duisbourg, Ruro (1), Di.isseldorf che per l'Ufficio licenze che (l) le quali vennero mantenute anche dopo cessate le ragioni che hanno provocato quelle sanzioni. La formula da me suggerita per ritiro truppe dovrebbe soddisfare la Germania perchè implicanti un impegno collettivo degli Alleati.

Punto 2). Moratoria sembra difficile (l) abbinata ad una eventuale mediazione. Essa è di competenza Commissione delle Riparazioni, la quale potrà discuterla nella (1). Nella moratoria quale sarà concordata dalla Commissione Riparazioni è probabile non saranno contemplate (l) collettive già (l) applicate dai Governi sotto la forma di sanzioni. Tale circostanza renderebbe meno difficile adesione dell'Inghilterra al progetto di moratoria. Ad ogni modo poi moratoria non potrebbe comprendere notevole pagamento in denaro, data situazione monetaria, ma piuttosto consegne in natura. Una moratoria sulla base modesti pagamenti in denaro non ci conviene, sia posta eventualmente come uno dei capisaldi della nostra mediazione, giacchè qualsiasi pagamento germanico in denaro fino circa mezzo miliardo marchi oro comporterebbe Belgio per estinguere sua priorità.

Punto 3). Una conferenza interalleata potrebbe essere certamente uno degli scopi principali della eventuale mediazione perchè essa sola potrebbe trasformare sanzioni impegni e fissarne data e modalità di cessazione esaminando nel suo insieme tutto il problema riparazioni collegate con quello dèi debiti interalleati come V. E. lo ha proposto alla conferenza di Londra. Questa concessione è necessaria per mantenere fermo principio delle riparazioni e dei debiti interalleati. Tale conferenza però non potrebbe aver luogo senza una accurata preparazione diplomatica che ne assicuri successo. Una (l) nelle stesse condizioni di quella tenuta a Parigi in (l) sarebbe oltremodo pericolosa.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 610/43. Budapest, 20 gennaio 1923, ore 21,30 (per. ore 2 det 21).

Presidente del Consiglio mi ha fatto chiamare stasera per informare V. E. che Ministro d'Ungheria in Romania ha avuto colloquio con Ministro Duca e che questi gli avrebbe detto non considerare risoluto incidente occorso con Romania e che tra breve avrebbe fatto in proposito una comunicazione ufficiale. Duca avrebbe anzi soggiunto: « non cercate invocare protezione Italia perchè

io ritorno da Roma e sono a conoscenza che non l'otterrete». Da fonte ineccepibile Bethlehn avrebbe saputo che mobilitazione e preparativi romeni sulla frontiera ungherese continuerebbero. D'altra parte gli risulterebbe che Piccola Intesa avrebbe intenzione fare un nuovo passo e invito Governo ungherese:

l) Disarmo completo;

2) scioglimento società segrete e irredentiste; altrimenti occuperebbe militarmente parte del territorio d'Ungheria. Bethlehn mi ha soggiunto che Commissione ·di controllo poteva affermare sullo stato militare dell'Ungheria ma per la seconda questione non poteva tollerare una intromissione nella politica interna del suo paese. Conte Bethlehn mi ha incaricato pregare vivamente V. E. di volere con la sua alta autorità intervenire presso il Governo romeno per impedire un passo che non avrebbe altro scopo che di umiliare senza nessun motivo la Ungheria (1).

(1) Gruppo indecifrato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 605/83. Londra, 20 gennaio 1923, ore 22 (per. ore 1,25 del 21).

Avendo visto oggi Bonar Law ho creduto necessario chiedergli se Governo britannico avesse accolto con tutta l'incredulità che meritava la notizia di un piano italiano per blocco continentale anti-britannico. Primo Ministro mi ha risposto con fermezza che non occorreva spendere neppure una sola parola per smentire quella voce. A tale riguardo credo utile informare V. E. che da informazioni assunte mi è risultato che la sgradevole impressione qui causata dalla suddetta notizia è stata esclusivamente prodotta dal fatto che giornali inglesi avevano riportato analoga voce raccolta e pubblicata quasi contemporaneamente da vari giornali italiani, circostanza questa che fece qui supporre una parola d'ordine italiana.

Devo segnalare a tale proposito che delicata situazione venuta a crearsi è stata rapidamente oltrepassata mercè intelligente attività spiegata dall'incaricato di affari Preziosi sia nei tali circoli politici che nella stampa e presso Foreign Office.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. s. 17. Roma, 20 gennaio 1923. Suo telegramma Gabinetto segreto n. 104 (2). Riservando inviarLe ulteriori istruzioni mi affretto osservare di non ren

dermi conto come dalla comunicazione fattagli da V. E. in base al mio telegramma n. 15 (3), Poincaré abbia potuto avere impressione che proposta di media

zione partisse dalla Germania. Se così fosse stato ne avrei fatto esplicito cenno nel mio telegramma per informarne lealmente Governo francese. Trattasi semplicemente, come ho telegrafato, di un mio pensiero maturatosi a causa della gravità della situazione. Di tale mio pensiero ho soltanto dato comunicazione alla R. Ambasciata a Londra perchè indagasse disposizioni Governo britannico, ma non ne ho nemmeno data notizia alla Ambasciata a Berlino. Naturalmente non avrei voluto fare pratiche di qualsiasi genere colà senza essere perfettamente d'accordo con Governo francese. Voglia vedere subito Poincaré e chiarire.

(l) -Con telegramma n. 281, trasmesso alle ore 15 del 21 gennaio a Bucarest, Praga,Belgrado e Budapest, non pubblicato, Mussolini dava consigli di moderazione al governoungherese, sottolineando la • necessità che statu quo danubiano-balcanico non sia turbato ». (2) -Pubblicato al n. 377. (3) -Pubblicato al n. 373.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. s. u. 18. Roma, 20 gennaio 1923.

In relazione mio telegramma odierno n. 17 (l) credo opportuno ad ogni buon fine chiarire per togliere ogni possibilità di equivoco che istruzioni al R. Ambasciatore a Berlino, di cui al mio telegramma n. 230 (2), furono da me date, come risulta dal testo del telegramma, allo scopo di far pressione sul governo tedesco per indurlo ad entrare in una via di moderazione e di conciliazione. Nel telegramma invece diretto a V. E. col n. 15 (3) accennavo formalmente ad una proposta di mediazione.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

TELESPR. 180. Losanna, 20 gennaio 1923.

Mio telespresso n. 156 del 16 corr. (4).

Il sig. Cicerin ha oggi diretto alla Presidenza della Conferenza di Losanna una nuova nota, della quale pregiomi rimettere copia qui unita per chiedere ufficialmente comunicazione del progetto definitivo redatto dagli Alleati per regolare la questione del futuro regime degli Stretti, secondo quanto riferii col sovracitato mio telespr. n. 156.

Il tono di vibrata protesta della nota stessa è dovuto alla recisa resistenza di Curzon, Presidente della Commissione che tratta questo argomento, di accondiscendere alle reiterate domande verbalmente fatte dalla Delegazione russa negli scorsi giorni per essere messa subito a conoscenza del documento in parola. La

(4' Non pubblicato.

ragione di tale resistenza, che in realtà non appare completamente fondata, è da ricercarsi nella tema che i Russi non avessero ad approfittare dell'intervallo che ancora ha da intercedere fino al giorno della prossima riunione plenaria della Commissione, per intrigare presso i Turchi allo scopo di dissuaderli dall'accettare il progetto concretato dagli Alleati. D'accordo con Barrère abbiamo persuaso il Delegato britannico a soddisfare la richiesta russa, ed è in corso di redazione una nota collettiva di risposta a quella qui allegata di Cicerin (l), con la quale lo si informa che il progetto di cui è caso gli verrà comunicato con sufficiente precedenza per rispetto alla riunione della Commissione che dovrà discuterlo, perchè la Delegazione russa abbia il tempo di studiarlo a suo agio.

Mi riservo di trasmettere col prossimo corriere all'E. V. copia della risposta suddetta.

(l) -Pubblicato al n. precedente. (2) -Pubblicato al n. 369. (3) -Pubblicato al n. 373.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 127/40. Berlino, 20 gennaio 1923.

Come risulta dalle comunicazioni telegrafiche che ho avuto l'onore di fare all'E. V., il Cancelliere Cuno, dopo avere accolto con gratitudine le aperture che, d'ordine di V. E., io ebbi a fargli per riprendere, se possibile, la trattazione della questione delle Riparazioni sopra un terreno strettamente economico, ponendo cosi un termine alla azione franco-belga che da quel terreno evidentemente si distaccava, si è ora chiuso in silenzio. Da due giorni ho atteso che egli mi invitasse a recarmi da lui per udire le decisioni che egli disse voler prendere con matura riflessione, ma quell'invito non mi è ancora giunto. Nel frattempo mi sono pervenute le notizie trasmessemi da Londra che il Governo britannico non aveva l'intenzione in questo momento di intavolare conversazioni con Berlino; e nei giornali di stamane leggo una nota che non manca di carattere ufficioso, nella quale il Governo germanico smentisce che aperture di nessun genere gli siano state fatte dal Governo italiano. Queste circostanze mi hanno fatto esitare dal sollecitare di mia iniziativa la mancata intervista col Cancelliere Cuno; e profitto della partenza del corriere per esporre brevemente alla E. V. le ragioni che mi inducono a dubitare che al momento presente a noi sia possibile di giungere a pratiche conclusioni conversando con questo Governo.

Per ciò che riguarda la Francia, ho già avuto l'onore di esporre a V. E. il mio modo di vedere. Considero già da molto tempo, e gli avvenimenti di questi giorni non fanno che confermarmi nella mia opinione, che l'invasione della Ruhr risponda ad un piano politico da gran tempo premeditato il quale ha poco o nulla a ·che vedere col problema delle Riparazioni. Dal tono della stampa e, per quanto mi è dato di comprenderlo dél: qui, da tutta l'attitudine del Governo francese, risulta chiaro che questo è soddisfatto di avere ormai mano libera nella sua linea di condotta. Quali siano i suoi intenti precisi, fin dove intenda di andare, a che punto si arresterà, è oggi prematuro dire; ma è certo che dall'armi

stizio in poi la Francia, con seguito di idee e con perseveranza che, qualunque ne sia l'intento, non si possono non ammirare, ha seguito il piano di stabilire una dominazione sulla Germania che tolga a questa ogni possibilità di risorgere e di pensare ad una rivincita. Vi è chi dice che essa pensi alla costituzione di uno Stato della Renania che dovrebbe servirle di protezione contro ogni futura azione tedesca; alcuni pensano poter essere divisamento della Francia la separazione della Baviera dallo Stato germanico; altri infine prevedono lo stabilimento di un controllo francese su tutta l'amministrazione tedesca, e questi ritengono che l'avanzata militare non si fermerà fino a Berlino. È inutile fare ipotesi e previsioni, perchè gli avvenimenti camminano così rapidi che in pochissimo tempo vedremo la realtà. Quello che è certo si è che oggi non vi è forza in Europa che possa opporsi ai divisamenti francesi, e temo e mi pare anche di vedere che le nostre rimostranze a Parigi siano accolte coll'indifferenza che accompagna un'azione ormai inefficace e tardiva.

Quanto all'Inghilterra, la sua condotta dal Congresso di Parigi in poi è certo misteriosa nè si può spiegare se non ricorrendo ad elementi estranei. Mi permetto di fare l'insinuazione che la spiegazione possa trovarsi in un altro campo, e cioè nell'orientale. Sono poco informato di quanto accade alla Conferenza di Losanna, a Costantinopoli, nell'Asia Minore, in Siria e in Palestina; ma mi sembra pur da lontano di riscontrare un cambiamento. nelle relazioni francoinglesi in quel campo della politica. Fino dal tempo che io ero nel lontano ma pure abbastanza chiaro punto di osservazione dell'Isola di Rodi, mi era parso di comprendere che ci si avviasse a gran passi ad una specie di mercato anglofrancese, le cui poste sarebbero state la Germania da una parte e la Turchia dall'altra. Dovendo scegliere, l'Inghilterra che suole far politica alla giornata, è abbastanza naturale che abbia preferito di avere mano libera nelle sue relazioni con Costantinopoli e con Angora; ed abbia perciò, riluttante ma rassegnata, pagato il prezzo di lasciare alla Francia mano libera nella Germania. Il fatto indiscutibile si è che l'Inghilterra si disinteressa ora dei problemi dell'Europa, e che ormai sarebbe pericolosa illusione il contare su di essa per un appoggio ai nostri interessi e divisamenti in questa parte del mondo.

La psicologia politica della Germania è più complessa e più difficile a comprendere; ma ben riflettendo, non mi pare assurdo di venire alla conclusione che anche essa desideri ben poco negoziare nelle attuali contingenze. Vi è innanzi tutto il fatto positivo e ben chiaramente osservato in questi ultimi tempi, che essa ha fatto poco o nulla di serio in tale ordine di idee. Quanto alla spiegazione di tale attitudine essa non mi pare troppo difficile a constatare. Nella sua attuale debolezza e disorientamento, la Germania sa benissimo che in qualsiasi negoziato essa dovrebbe subire condizioni di paese vinto, come le è accaduto dal Trattato di Versailles in poi. Perchè negoziare in simili condizioni, e perchè non piuttosto nelle dolorose contingenze del momento, non attendere che l'azione violenta e, almeno nei particolari, irriflessiva in gran parte della Francia, non produca uno stato di fatto più favorevole per la Germania? Condizioni peggiori del momento presente non è possibile immaginare, e siccome, per legge costante della Storia, dall'estremo male nasce uno stato migliore, credo che la Germania, nella sua attuale disperazione, sconti volentieri questa even

tualità del futuro; e che perciò non si presti volentieri a conversazioni ed a

negoziati cbe non potrebbero avere altro risultato che di ribadire le sue catene, e ciò con suo formale consenso.

L'Italia è effettivamente l'unico Paese che abbia, per le contingenze presenti ed anche più per le future, un vero interesse a trattative con la Germania. Ma isolata, come essa si trova oggi, in questo suo interesse, è ben difficile per essa lo sperare di poter giungere a pratici risultamenti colla sua unica azione. Tutto ciò io espongo a V. E. perchè ritengo mio dovere di farle presenti le difficoltà che oggi ci stanno davanti; ma mi preme di aggiungere che se V. E. lo desidera, io impiegherò lo stesso, e nonostante ogni mio convincimento, ogni mio sforzo per indurre questi uomini di Stato a ritornare sul terreno dei negoziati e delle conversazioni, cercando di persuaderli che questa loro presente politica negativa e catastrofica potrebbe condurli a mali maggiori, perchè nel male non vi è limite alcuno.

Quale sia la situazione interna della Germania dopo iniziata la spedizione della Ruhr, credo che risulti abbastanza chiaro dalle mie quotidiane relazioni telegrafiche. A quanto si può oggi giudicare, la resistenza di tutto il Paese alla azione francese non verrà meno. Certo le condizioni economiche, commerciali, ed industriali si sono di un tratto aggravate, ma non siamo certo ancora giunti alle estreme conseguenze. Dalla paralisi dei trasporti ferroviari e fluviali, dagli scioperi, dalle disoccupazioni, dagli incidenti individuali e collettivi, tutte cose al momento in cui scrivo solamente iniziate e che potranno prendere svolgimenti infiniti ed indefiniti, può nascere uno stato di cose le cui ripercussioni sociali e politiche è impossibile prevedere nel momento attuale. Dal di fuori giungono paurose notizie di irrequietudine e di mobilitazioni nella Polonia, nell'Ungheria, negli Stati Baltici e nella Jugoslavia. Tutto si agita tutto è incerto ed irrequieto. La responsabilità morale della Francia è immensa, ma essa non sembra preoccuparsene, ed appare lieta e soddisfatta, dopo contrasti durati quattro anni, di potere finalmente, sia pure a costo della rovina estrema della Germania e di tutto ciò che questa rovina potrà trarre seco, di aprire finalmente le ali alla sua dominazione, alla sua egemonia su tutta l'Europa.

Se ho un consiglio da dare, in questo terribile momento, al Governo, questo altro non può essere che una prudente aspettativa, allontanando ogni idea di azioni che, a mio parere, sarebbero oggi o preposte o premature.

Continuerò con ogni possibile diligenza ad informare V. E. di tutti i singoli fatti che possano illuminarla sul momento opportuno per riprendere efficacemente una nostra azione.

(l) Non pubblicata.

387

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 285. Roma, 21 gennaio 1923, ore 18.

Sono imminenti conferenze conclusive per sistemazione Si.idbahn integrando convenzione preliminare Venezia. Riunione avrà luogo Roma 5 febbraio prossimo (mio telegramma n. 151) (1).

Progetto sistemazione tecnica amministrativa e finanziaria Sudbahn fu recentemente concordato a Vienna fra Delegati e Stati interessati. Dopo accordo Vienna, codesto Governo sostituì propri delegati. Su richiesta nuovo delegato jugoslavo, Ministro Abramovic, rappresentanti Sudbahn si sono recati costà per spiegargli progetto già concordato.

Interessi del Governo jugoslavo e del Corpo funzionari Sudbahn sono contrari agli interessi italiani. Ministro Abramovic ha personalmente tendenze diverse da quelle dei precedenti delegati jugoslavi coi quali si raggiunse accordo. Governo francese che ha interesse vedere risolta questione nel senso concordato si è impegnato agire presso codesto Governo per indurlo approvare progetto accordo.

Prego pertanto V. S. informarsi d'urgenza presso codesto Ministro di Francia se ha ricevuto istruzioni nel senso suddetto, e in caso affermativo associarsi alla di lui azione in quanto questa tenda conseguire approvazione progetto accordo. In caso contrario prego V. S. agire indipendentemente procurando avere da codesto Governo dichiarazione di adesione al progetto.

Qualora V. S. desiderasse chiarimenti tecnici potrà rivolgersi rappresentanti Sudbahn diretti dal Presidente Fall attualmente trovantisi Belgrado.

Data assenza nostri tecnici costà è anche opportuno che V. S. cerchi accattivarsi animo predetti rappresentanti Sudbahn procurandosi occasione di accertare con prudenti indagini se essi realmente difendono presso codesto Governo progetto concordato oppure se approfittando assenza nostri Delegati essi si limitino sostenere debolmente nostro punto di vista e lascino intravedere possibilità diversa soluzione.

In fine se ella vedesse che Governo jugoslavo esita fornire dichiarazione di adesione al progetto voglia adoperarsi onde non sia pregiudicata decisione di codesto Governo circa suo atteggiamento a Roma senza previo ascolto nostri delegati.

Pregola telegrafarmi in proposito facendomi eventualmente conoscere se

V. S. ritiene che intervento diretto costà nostri delegati tecnici possa riuscire efficace.

(l) Trasmesso alle ore 24 del 13 gennaio a Belgrado e Budapest, non pubblicato, che dava notizia della prossima riunione a Roma.

388

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 297. Roma, 22 gennaio 1923, ore 2.

Incaricato d'Affari di Francia ieri 20 corrente mi ha fatto la seguente comunicazione verbale:

« Il commissario tedesco della Kohlenkommission ha dichiarato di continuare la collaborazione per la consegna di carbone all'Italia, mentre si rifiutava di collaborare alle consegne per la Francia e Belgio. Questa differenza di trattamento è stata sfruttata negli ambienti tedeschi della Ruhr come indizio di una diversità di atteggiamento rispetto alla Germania tra Italia da una parte e Francia e Belgio dall'altra.

Poincaré si dichiara sicuro che dopo le prove date dal Signor Mussolini del suo desiderio di agire di concerto con Francia e Belgio, l'Italia non entra per nulla in questa decisione della Kohlenkommission, che è certamente una manovra tedesca per cercare di rompere l'unità degli alleati. Poincaré aggiunge: Ringraziando il Signor Mussolini delle decisioni che ha prese a proposito del carbone, delle foreste e delle dogane, desidero segnalargli amichevolmente l'inconveniente di questa manovra tedesca. Siccome il carbone è necessario all'Italia esso le sarà ad ogni modo consegnato; e il Governo francese spera che il Signor Mussolini farà tutto quello che dipende da lui per mostrare a Berlino che il giuoco non riesce ».

Ho dichiarato al Signor Charles Roux che l'Italia non entrava per nulla in questa diversità di atteggiamento del Commissario tedesco della Kohlenkommission, ma che era una naturale conseguenza del fatto di non aver inviate truppe.

Comunque questa comunicazione mostrava ancor meglio la necessità di venire al chiarimento della situazione da me già precedentemente chiesto secondo risulta dal mio telegramma a V. E. n. 246 (1).

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 657/184/116. Losanna, 22 gennaio 1923, ore 18,20 (per. ore 22).

Miei telegrammi nn. 173/107 e 174/108 (2).

Bompard ritornato da Parigi mi ha ora dettagliatamente confermato quanto risulta dalle informazioni della R. Ambasciata a Parigi e cioè che Poincaré non concorda nei progetti di Curzon verso turchi circa presentazione progetto trattato e sospensione conferenza in attesa decisione Governo Angora. Poincaré pensa che con tale procedura, anche non volendolo, si arriva in fatto ad una rottura ciò che egli non desidera massimamente in questo momento di grave preoccupazione germanica. Governo francese desidera arrivare in qualsiasi modo alla pace coi turchi e non concorda con metodo Curzon che pur dichiarando di non volere guerra rischia molto giungervi col sistema adottato nelle trattative, coi suoi preparativi bellicosi e con quelli dei greci in Tracia che, seppure non promuove, egli certamente non vede con dispiacere. Poincaré è insomma d'avviso che non si debba ricorrere ad atti od a riunioni teatrali (così le definisce) che possano condurre ad una rottura coi turchi, ma ha fatto presente essere invece necessario continuare in amichevoli trattative. Non si dissimula d'altra parte difficoltà che derivano dal contegno dei turchi sempre intransigenti. Vorrebbe in

zione turca.

conclusione arrivare a massima concessione per avere la pace e se conferenza non giunge a questo risultato, trovare espediente qualsiasi per aggiornarla senza venire rottura. Circa principale questione da trattare, Francia è disposta concedere piccola guarnigione con qualche cannone chiesto dai turchi per Gallipoli; annuisce ad attribuire isola Tenedos e Imbros alla Turchia sotto riserva di qualche vincolo amministrativo che tenga conto della grande maggioranza greca della popolazione dette isole; concede Turchia Karagac e la ferrovia per quel tratto che corre sul suo territorio. Sulle questioni finanziarie accetta decorrenza dalla data armistizio Mudros per attribuzione quota capitale e pagamento annualità debito pubblico per i territori distaccati dalla Turchia. Concorda nella proposta da farsi ai Turchi di pagare complessivamente agli alleati e ad altri danneggiati 15 milioni lire turche oro a titolo riparazioni. Da altri colloqui avuti prima con Curzon, Bompard ebbe impressione che questi sia rimasto assai contrariato dalle informazioni dategli sugli intendimenti di Poincaré. Mi riservo riferire nuovamente dopo che tra delegazioni alleate si sarà stabilito accordo circa ulteriore procedura lavori conferenza (1).

(l) -Pubblicato al n. 372. (2) -Allude ai telegrammi nn. 485/173/107 e 523/174/108, trasmessi rispettivamente alle ore 2,10 e 16,45 del 18 gennaio e rispettivamente arrivati alle ore 3,30 e 18,10 dello stesso giorno, non pubblicati, coi quali dava notizia della decisione di Curzon di aggiornare la conferenza di Losanna e preparare un nuovo progetto di trattato da sottoporre all'accetta
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IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 665/24. Praga, 22 gennaio 1923, ore 19,40 (pe1·. ore 0,10 del 23).

Telegramma di V. E. n. 270 (2).

Benes mi ha detto condividere perfettamente punto di vista di V. E. non essere possibile ricostruzione economica Austria senza una intesa di essa con l'Italia e Cecoslovacchia. In tutte le questioni austriache, finchè Italia e Cecoslovacchia non procederanno d'accordo sulla stessa via, vi sarà sempre qualcuno che avrà interesse ad accreditare discordie e rivalità inesistenti ed a compromettere risanamento Austria. Partendo da questa profonda convinzione, Benes mi ha detto non solo che darà istruzioni delegato cecoslovacco comitato austriaco per raggiungimento preventiva intesa su linea di condotta comune da seguire davanti Lega Nazioni, ma mi ha formalmente dichiarato che Cecoslovacchia non farà mai alcun passo nelle questioni riguardanti l'Austria senza consultare preventivamente l'Italia e tentare di mettersi d'accordo con noi. Circa idea riduzione generale tariffa egli è pronto a discuterla come ogni altra che possa apparire utile alla causa, pur riconoscendo che può trattarsi di un'arma a doppio taglio e che bisognerà che ai sacrifizi che i singoli Stati si imporranno, corrispondano in altri campi eventuali vantaggi. Si riserva però di esaminare la proposta con gli Uffici competenti. Ha aggiunto che sarà meno facile ottenere adesione Jugoslava economicamente meno sviluppata e più indipendente, ma che,

ln caso di difficoltà, si potrebbe profittare della prossima visita di Seipel a Belgrado per cercare di vincerle ed egli non mancherebbe di adoperarsi in tal senso presso Governi Alleati. Malgrado ritardo convocazione Ginevra, sulla cui precisa data non aveva fino ad oggi avuto alcuna comunicazione, Benes ritiene poco probabile che la situazione generale gli consenta allontanarsi da Praga.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli. (2) -Trasmesso alle ore 23 del 20 gennaio, non pubblicato, nel quale Mussolini esprimevala convinzione che una intesa con l'Italia e la Cecoslovacchia era indispensabile per la ricostruzione economica dell'Austria.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 672/39. Berlino, 22 gennaio 1923, ore 22 (per. ore 1,50 deL 23).

Miei telegrammi nn. 34 e 35 (1).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha invitato ad un colloquio con lui. Ha scusato il Cancelliere di non potermi ricevere per una lieve indisposizione. Mi ha detto quest'ultimo quattro giorni sono stati impiegati in consultazioni fra lui il Cancelliere ed altre autorità competenti per vedere di giungere a dar una risposta concreta alle mie aperture. Mi ha riassunto le conclusioni, come V. E. vedrà, negative, di tali consultazioni. Governo germanico si trova in piena armonia col desiderio espressogli, da V. E. di mettere un termine alla situazione creata dalla avanzata franco-belga, situazione che diventa ogni giorno più grave e minaccia di scuotere tutta Europa nelle sue fondamenta politiche ed economiche. Ringraziò dei passi. fatti in Inghilterra la cui collaborazione appare indispensabile per un regolamento duraturo. Governo germanico è pronto in ogni momento opportuno a negoziati ragionevoli, ma ora che azione franco-belga perturba tutta la vita economica del paese, anche per motivi strettamente tecnici appare impossibile il trattare. Nessuno può sapere o prevedere che cumulo di rovine la Germania troverà al termine dell'azione franco-belga in modo da togliere possibilità valutare oggi quello che saranno i resti della potenzialità economica della Germania. Ad opinione Governo germanico non è possibile sotto una pressione militare condurre negoziati economici utili, accettabili al popolo tedesco ed atti a rappacificare effettivamente Europa. Secondo profonda persuasione Governo germanico delle trattaUve sulle riparazioni promettono buon successo soltanto dopo che si sia definitivamente rinunziato ad ogni politica sanzioni e pegni e che alla Germania sia offerta opportunità svolgere proprio piano per la soluzione problema sul piede di perfetta uguaglianza. Governo germanico sa quanta importanza annette Governo italiano ritorno Europa a condizioni economiche normali e spera che ad esso riuscirà distogliere Francia e Belgio finchè è ancora tempo da una impresa disastrosa per tutti e che non può non condurre Europa ad una catastrofe economica. Riprodotte presso che letteralmente parole Rosenberg, altro non mi resta che attendere ulteriori comunicazioni che V. E. volesse ordinarmi.

(l) Allude ai telegrammi nn. 576/34 e 575/35, trasmessi entrambi alle ore 9,10 del 19 gennaio e pervenuti rispettivamente alle ore 10,30 e 9,30 del 20, non pubblicati, relativi alle pressioni italiane per arrivare a un accordo nella questione della Ruhr.

392

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 676/129. Parigi, 23 gennaio 1923, ore 2,15 (per. ore 6).

Mio telegramma n. 111 (1).

Preambolo che Poincaré ha proposto di porre alle lettere da scambiarsi per l'accordo in sostituzione del Tripartito (2) è il seguente: « I recenti avvenimenti che si sono svolti in Europa ed in Oriente hanno dimostrato ancora una volta che esiste fra l'Italia e la Francia una somiglianza d'interessi politici e che è facile rendere più intima fra i due governi collaborazione prevista dai trattati di pace.

Lo stesso avviene nel campo economico ove commercianti ed industriali dei nostri due paesi troveranno sempre più un vantaggi.o reciproco a combinare loro sforzi. Il Governo italiano («Il Governo francese» nella amabilità francese) considera che esso ha il dovere di favorire questa tendenza.

Le conversazioni che hanno avuto luogo allo scopo di stabilire una collaborazione economica in Turchia offrono ai due Governi una prima occasione di manifestare le loro intenzioni. Al punto a cui sono giunte queste conversazioni è utile di precisarne il programma».

Segue testo dell'accordo concordato da Nogara.

Ho creduto chiedere istruzioni a V. E. prima di addivelbire allo scambio delle lettere perchè surriferito preambolo accennerebbe ad un riconoscimento di politica generale sulla quale soltanto V. E. può pronunciarsi.

393

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 678/130. Parigi, 23 gennaio 1923, ore 2,15 (per. ore 7).

Telegramma di V. E. riservatissimo n. 295 (3).

Nella conversazione che mi sono procurato per eseguire istruzioni di cui al telegramma di V. E. n. 246 (4~, Presidente Consiglio mi aveva detto che si sarebbe astenuto dal fare qualsiasi· notifica a questa Ambasciata di Germania relativa allo sfruttamento delle foreste renane e che si sarebbe messo d'accordo con V. E. Non essendo stato possibile di rivederlo a causa dei suoi numerosi impegni mi sono recato da Peretti per dirgli che V. E. rimaneva sempre del parere esposto all'Incaricato d'Affari di Francia e che pertanto io ritenevo necessario di

riassumere ancora una volta pensiero di V. E. nei seguenti termini: Governo italiano si rendeva conto che la resistenza tedesca avesse obbligato la Francia a modificare carattere del piano primitivo che consisteva soltanto nel prendere controllo amministrativo del1e miniere e delle foreste come sanzioni ai più evidenti mancamenti della Germania. Governo italiano aveva già avuto assicurazione datami più volte da Poincaré che le misure d'ordine militare prese a cagione della resistenza tedesca non mutavano in nulla piano primitivo al quale l'Italia aveva aderito. Governo italiano riteneva che in occasione della decisione di sfruttamento foreste o in qualunque altra circostanza (se era troppo tardi) fosse notificata alla Germania che la modificazione del programma della Francia era motivato dalla resistenza incontrata. Governo italiano pensava anche che in questa circostanza fosse utile precisare che la ripresa dell'esercizio delle miniere e delle foreste da parte della Germania non dipendesse che dagli impegni di eseguire suoi obblighi da parte della Germania stessa. Questa mia comunicazione essendo stata verbale, qualora V. E. lo creda, può anche meglio precisarla in una nota a codesta Ambasciata francese. Peretti mi ha detto che ne avrebbe riferito al Presidente del Consiglio ma che non trovava nella richiesta di V. E. nessuna difficoltà che fosse in contraddizione alle vedute del Governo francese.

(l) -Allude al telegramma n. 612/111, trasmesso alle ore 22,50 del 20 gennaio e pervenuto alle ore 3,40 del 21, non pubblicato, col quale dava notizia delle modalità relative all'accordo economico franco-italiano in sostituzione del Tripartito. (2) -Cfr. i nn. 312 e 314. (3) -Trasmesso alle ore 0,30 del 22 gennaio, non pubblicato, col quale Mussolini sollecitava Romano Avezzana a fare sul governo francese pressioni nel senso del telegramma qui pubblicato al n. 372. (4) -Pubblicato al n. 372.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 690 (1). Berlino, 23 gennaio 1923, ore 13 (per. ore 17,30).

Nel mio telegramma n. 39 (2) ho voluto affrettarmi a riassumere quella parte della mia conversazione con Ministro Esteri che concerneva più specialmente i passi ordinati dall'E. V. Ma la conversazione toccò vari altri punti di cui credo utile riassumere i principali e più importanti. Rosenberg mi parlò a lungo dell'attitudine dell'Inghilterra. Egli spiega attuale astensione inglese col fatto dei molteplici e complicati rapporti che quel Paese ha colla Francia in tutte le parti del mondo e. soprattutto, ha egli sottolineato, nel prossimo Oriente, il che coinciderebbe con quanto ho accennato nel mio rapporto 40 (3). Data questa molteplicità di interessi talora comuni, talora contrastanti, e data assoluta decisione della Francia di venire ad una energica ed immediata azione contro la Germania, questa non poteva ragionevolmente aspettarsi ad una opposizione inglese ai piani della Francia. La neutralità quindi, sia pure benevola, dell'Inghilterra era quanto la Germania nelle attuali circostanze potesse aspettarsi di più favorevole. Anche gli attuali rapporti di debitore a creditore che intercedono tra Inghilterra e America spiegano come l'Inghilterra abbia ora dovuto astenersi da ogni politica attiva perchè da una parte le era impossibile di agire senza America e d'altra parte ad essa non conveniva concertare con l'America

un piano d'azione comune senza prima avere regolato i propri debiti. Rosenberg sembrava quindi ritenere che le cose si fossero presentate nel modo più naturale e più prevedibile nè dimostrava credere che per il momento almeno si potessero mutare. Rosenberg ha poi molto insistito sulla calma e tranquillità che nelle presenti circostanze ha dimostrato antecedente Governo sia da parte autorità sia popolazione intera. Quando uno si trova sull'orlo dell'abisso l'ultima cosa che può ancora salvarlo è la calma ed il sangue freddo. Aggiunse però che il Governo germanico era risoluto a non lasciare passare una sola violazione dei trattati e del diritto internazionale e mi ha accennato che non è da escludere che quanto prima si venga ad una vera e propria rottura di relazioni diplomatiche colla Francia e Belgio. Quanto alla reazione contro le prepotenze francesi il Governo si è limitato ad emanare ordini già noti ai propri funzionari ma mi ha assicurato che esso Governo non è intervenuto in nessun modo nelle decisioni dei direttori delle miniere private e ancora meno in quelle degli operai. Uno sciopero generale non è affatto nei desideri del Governo germanico.

(l) -Manca il numero di protocollo particolare. (2) -Pubblicato al n. 391. (3) -Pubblicato al n. 386.
395

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI DI PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 691/731. Parigi, 23 gennaio 1923, ore 13 (per. ore 20).

Stamane Delegazione francese ha comunicato alle altre delegazioni in via officiosa, perchè possano prendere direttive dai rispettivi Governi prima della discussione ufficiale, il piano per la moratoria da accordare alla Germania per il biennio 1923-1924. Ne riassumo il contenuto: Piano è composto di due parti. Prima parte contiene il progetto di decisione della Commissione delle Riparazioni:

a) Si comincia dichiarando che la Commissione Riparazioni non ritiene dover sentire riguardo al progetto di moratoria i rappresentanti del Governo germanico poichè ritiene sufficienti conversazioni avute sull'argomento a Berlino con Ministro precedente.

b) Vengono poi fissati i pagamenti da farsi dalla Germania durante il biennio della moratoria sia a titolo riparazioni che delle armate di occupazione nella cifra complessiva di 2 miliardi e mezzo di marchi oro e in divisa accettata dal Comitato di Garanzia ed un miliardo e mezzo in consegne in natura. Germania deve inoltre continuare pagamenti per restituzione ufficio compensazione e requisizioni per conto delle armate in territori occupati. I tre miliardi possono nel corso del biennio essere aumentati dalla Commissione se ne riscontrasse la possibilità da parte del bilancio germanico. La differenza fra i pagamenti di moratorta e la somma dovuta in base allo stato dei pagamenti costituirà una obbligazione che Germania dovrà corrispondere cogli interessi del 5 per cento nelle annualità dal 1925 al 1930. Moratoria viene accordata alla condizione che Germania accetti integralmente e si impegni formalmente entro il 15 febbraio eseguire tutte le stipulazioni che sono contenute nel progetto

di lettera al Cancelliere Germania che costituisce la seconda parte del piano francese. La lettera al Cancelliere premette:

a) che i due miliardi e mezzo da versarsi durante la moratoria, aumentati di mezzo miliardo da destinarsi alla stabilizzazione del marco, dovranno essere forniti mediante un prestito dall'industria tedesca che riceverebbe dal Governo una eguale somma di rendita perpetua i cui interessi non saranno esigibili se non nel caso e quando Germania abbia soddisfatto a tutte le sue obbligazioni annuali per il servizio dei suoi debiti all'estero;

b) che i pegni presi dai Governi alleati, sia in seguito delle inadempienze della Germania sia in conseguenza della attitudine da essa assunta contro la prima sanzione adottata, dovranno restare nelle mani degli Alleati durante tutto il periodo della moratoria a garanzia dell'esecuzione da parte della Germania delle sue obbligazioni. I rappresentanti dei Governi Alleati si sostituiranno ai funzionari tedeschi per l'esazione delle dogane, delle tasse di esportazione e dell'imposta sul carbone, e percepiranno in divisa estera il 25 per cento delle esportazioni versandole al Comitato di Garanzia;

c) che la Germania deve assoggettarsi senza reticenze all'esercizio di un controllo effettivo che senza sostituirsi ai servizi amministrativi consenta al Comitato garanzie di efficacemente sorvegliare ed intervenire nelle gestioni finanziarie amministrative.

Segue col numero successivo.

396

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI DI PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 707/732. Parigi, 23 gennaio 1923, ore 17 (per. ore 21,40). Seguito del n. 731. La lettera al Cancelliere continua coll'esposizione del programma di riorga

nizzazione delle finanze tedesche che il Governo deve impegnarsi attuare. Secondo tale programma tutte le spese straordinarie devono sopprimersi finchè non si verifichino eccedenze sulle disponibilità necessarie alla esecuzione degli obblighi di trattati. Tutti i crediti sul Reich e sugli Stati germanici saranno sottoposti a revisione per essere di regola consolidati in rendita perpetua emessa dal Reich; in nessun caso potranno essere pagati prima riparazioni.

Tutte le sovvenzion.i a carattere politico ed economico saranno soppresse. Per creare delle nuove risorse il programma prevede 1.\n prelevamento sul capitale del Reich e degli Stati da una parte, e sul capitale dei privati dall'altra. A tal fine:

a) il Reich dovrà procedere alla creazione di monopoli come il tabacco, i fiammiferi, l'alcool, il sale, lo zucchero, il petrolio e la benzina. Tali monopoli dovranno essere oggetto di concessione, come pure dovranno concedersi all'industria privata esercizi industriali da designarsi dalla Commissione delle Riparazioni. Gli Stati germanici dovranno affittare le loro miniere foreste e saline. Questi atti di concessioni e contratti di affitto importeranno i pagamenti da parta del concessionario di una somma fissa pagabile all'atto del contratto e di un reddito annuo, ambedue fissati in oro;

b) il Reich si farà rimettere dei titoli rappresentanti il quarto del valore attuale delle imprese industriali e commerciali e tutti i beni immobili. Questi titoli daranno diritto per priorità su qualunque altro diritto o credito passato

o futuro. I proprietari saranno compensati con rendita perpetua sul Reich. Seguono altre clausole sulla evasione dei capitali, sulla stabilizzazione del marco e sulla indipendenza dal Governo del Reich. Banche verrebbero sottoposte al controllo del Comitato Garanzie.

Tali clausole sono in gran parte le stesse che furono per il passato comunicate al Governo tedesco ed hanno carattere tecnico. La lettera al Cancelliere finisce significando all'obbligo di aderire al programma e di procurarsi l'impegno degli industriali relativi al prestito entro il 15 febbraio. Ho voluto riassumere d'urgenza il progetto francese non appena pervenutomi e sto preparando un telegramma con le prime osservazioni che la lettura del progetto mi ha suggerito e che spedirò in giornata.

397

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI DI PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 716/749. Parigi, 23 gennaio 1923, ore 22,10 (per. ore 3 del 24).

Mi riferisco ai miei telegrammi nn. 731 e 732 (1). Esaminato più minutamente progetto francese mi sembra che la prima parte contenente progetto di decisione per la moratoria si potrebbe con certe modificazioni prendere come base di discussione; la seconda parte invece contenente lettera al Cancelliere tedesco porta tali richieste che certamente non saranno accolte dall'Inghilterra e che non potrebbero obiettivamente esaminate essere approvate dalla Commissione delle Riparazioni. Le modificazioni principali che si dovrebbero in ogni modo proporre al progetto di decisione sarebbero: a) abolire i pagamenti in danaro o almeno ridurli a cifra minima fissando ad un miliardo all'anno le consegne in natura nelle quali però dovrebbero conteggiarsi le restituzioni che sommano a 350.000.000 in cui Italia concorre con sei milioni soltanto; b) eliminare dal progetto qualunque accenno al pagamento di spese per gli uffici di compensazione e per le requisizioni in territori occupati ed altri che vi sono accennati; c) togliere la possibilità lasciata alla Commissione delle riparazioni di un aumento indeterminato dei pagamenti di moratoria durante biennio; d) eliminare il diritto di veto che sarebbe accordato al comitato di garanzia sulla formazione del bilancio germanico. Introdotte le suddette modificazioni, del progetto di decisione non resterebbe che la proposta di un prestito da farsi dall'industria, quale V. E. sugge

18 -Documenti diplomatici -Serle VII -Vol. I

riva, però quando Germania era in diverse condizioni, vi era speranza di evitare la occupazione della Ruhr, e concessioni considerevoli quali la riduzione del debito globale. Questo per ciò che riguarda il progetto di decisione: ad obiezioni anche più gravi dà luogo l'esame della lettera al Cancelliere.

l. È gravissima la ratifica che si chiede alla Commissione delle Riparazioni delle sanzioni quali si trovano attuate senza indicarne la vera natura e senza ridurle a semplice controllo tecnico amministrativo come era indicato nel progetto di V. E.

2. -È ugualmente grave la proposta di assumere la gestione diretta delle dogane delle imposte di esportazione e delle imposte sulle quali progetto di V. E. stabiliva un semplice controllo. 3. -La richiesta di speciali provvedimenti concernenti i rapporti finanziarii fra il Reich ed i singoli stati, sembra contrastare con la costituzione tedesca. 4. -Il dovere per la Germania di costituire a monopolio la vendita di certi prodotti e di concedere alla industria privata le ferrovie ed altri servizi pubblici a semplice richiesta della Commissione delle riparazioni non è soltanto contrastante colla realtà della vita economica del paese ma può trovarsi in conflitto con rispetto alla sovranità dello stato germanico.

In generale tutto il controllo è costituito in modo da equiparare la Germania all'Austria nelle condizioni in cui si trova in seguito agli accordi di Ginevra. Per tali considerazioni la seconda parte del piano francese non potrebbe essere discus!;a dalla Commissione senza preventiva radicale trasformazione, ma io dubito molto che almeno in questi giorni la Francia aderirebbe apportare al suo progetto tali trasformazioni. Infatti V. E. si renderà facilmente conto che oggi il Governo francese tiene principalmente a vedere approvata la clausola con la quale si tende a far ratificare dalla commissione delle riparazioni le misure applicate nella Ruhr e Renania. Nel conflitto che indubbiamente anche su questo punto sorgerà fra la Delegazione britannica e la francese, quella italiana dovrà prendere posizione e se da un lato sarebbe senza dubbio difficile approvare le altre principali clausole del progetto, anche più delicato apparisce l'associarsi a quella che avrebbe come risultato di fare assumere alla commissione delle riparazioni la responsabilità delle misure prese nella Ruhr. Non ci si può nascondere d'altro canto la portata politica che avrebbe in questo momento un nostro distacco dalla Francia e dal Belgio qualora per la insistenza francese per fare adottare il suo progetto si dovesse venire ad una votazione. Forse perchè mosso da analoghe considerazioni il Delegato belga mi confidava in via strettamente riservata di avere suggerito oggi al suo Governo di agire presso quello francese perchè questo consenta ad un rinvio di qualche settimana. Egli ritiene che in un prossimo avvenire il senso di stanchezza che gli sembra cominciare a notare nei centri finanziari francesi potrà influire su questo Governo in modo da fargli cogliere la occasione che. la Commissione delle Riparazioni potrebbe fornire di conversazioni conclusive con delegati autorevoli germanici. Mentre egli ritiene che attualmente tali conversazioni anche se la Germania vi consentisse sarebbero dall'attuale stato d'animo francese ridotte in limiti tali da impedirne qualsiasi risultato.

Prego V. E. volermi comunicare d'urgenza pensiero del R. Governo perchè io possa regolarmi nei primi contatti coi colleghi.

(l) Pubblicati ai nn. 395 e 396.

398

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 716-bis/36. Washington, 23 gennaio 1923 (per. ore 10,20 del 24).

Giornali pubblicano oggi telegramma da Monaco che 70 ingegneri italiani diretti Ruhr furono fermati in Baviera e obbligati retrocedere. A titolo informazione comunico che opinione pubblica permane ancora incerta motivo originario nostro atteggiamento e finalità nonostante miei comunicati ufficiosi alla stampa: Pubblico giudica che nostro appoggio alla Francia in seno alla Commissione Riparazioni è in contraddizione con riprovazione dell'occupazione militare e mezzi coercitivi. Opinione pubblica si afferma sempre più contraria attitudine Francia. Senatore Borah ne approfitta e per motivi politici tenta in Senato attaccare amministrazione attuale per sua attitudine riguardo avvenimenti europei.

399

L'INCARICATO D'AFFARI A STOCCOLMA, DEPRETIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 739/10. Stoccolma, 24 gennaio 1923, ore 16,20 (per. ore 2,30 del25).

Branting che ho visto oggi mi ha confermato la sua partenza per Parigi. Parlandomi della occupazione francese della Ruhr, mi ha fatto intendere che a suo avviso la Francia vuole tirare troppo la corda. Approva invece la politica dell'Italia, politica che dice sempre ispirata a sentimenti di pacificazione. In generale egli è pessimista; come è noto, non vuole rendersi conto dei sacrifizi fatti dagli alleati, influenzato da Mosca e Berlino. La pressione russa è forte; egli senza appoggio permette una campagna nei periodici del suo paese a danno dell'intesa ed in special modo contro il fascismo che in questo paese non è

stato compreso.

400

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 734/189/121. Losanna, 24 gennaio 1923, ore 19 (per. ore 23).

In una riunione di oggi alla quale ha voluto dare carattere speciale importanza quantunque intima, Curzon ha esposto a Bompard ed a me suo definitivo programma. Esso consisterebbe in poche altre riunioni di sottocommissioni. seguite dalla comunicazione del trattato alla Delegazione turca e quindi in una seduta plenaria conferenza per accennare a quali risultati si sia arrivati e quali le proposte che con disposizioni del progetto di trattato vengono fatte alla Delegazione turca perchè essa e la Grande Assemblea di Angora possano prendere definitive decisioni, Conferenza verrebbe intanto aggiornata e le Delegazionl alleate dovrebbero partire lasciando qui una modesta rappresentanza burocratica come segno che si tratta aggiornamento e non di chiusura. Curzon quantunque con forma assai corretta è stato assai vibrato contro Poincaré osservando che non comprende sua opposizione alla seduta plenaria conferenza e che manifesti suoi timori rottura varranno a rendere più baldanzosi turchi. Circa metodo da seguire per presentazione trattato ai turchi evitando forma solenne tenuta da Poincaré, sarebbe stato in massima accettata proposta mia che ciascuna delle tre Commissioni riferisca per quella parte che la riguarda e che nella stessa seduta presidenza dichiari che sulle proposte ricevute i turchi comunicheranno a suo tempo loro decisioni. La conferenza dovrebbe intanto essere aggiornata; Bompard si è però riservato di telegrafare a Poincaré. Lavori conferenza dopo avere proceduto piuttosto lentamente vengono ora precipitati per la fretta di Curzon di finire col 31 corrente per essere a Londra per l'apertura del Parlamento. Senza questa premura, era felicissimo che si dovesse esaurire coi turchi discussione sugli argomenti non ancora trattati, che a discussione esaurita Delegazioni Alleate dovessero formulare loro decisioni e su queste preparare poi articoli del trattato da proporre ai turchi per venire ad accordi o ad una formula qualunque che non suonasse guerra, nel caso di dissenso. Discussione di ieri per Mossul che è finita colla dichiarazione di Curzon che avrebbe fatto appello alla Lega Nazioni per applicazione dell'articolo 11 delle norme che ne regolano funzioni ha imbaldanzito turchi che credono potere dedurre da questa decisione che loro nemica Inghilterra tema le complicazioni. Su questo contesto essi ritengono di potere essere più forti che mai nelle loro pretese.

401

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI DI PARIGI, SALVAGO-RAGGI

T. 344. Roma, 25 gennaio 1923, ore l.

Ho preso visione con molto interesse dei suoi telegrammi ai nn. 731, 732 e 749 (l) e concordo nelle sue osservazioni e nelle sue proposte di modifiche al progetto di moratoria francese aggiungendole che al punto in cui stanno le cose potrebbesi prolungare periodo moratoria a quattro anni in compenso di maggiori pagamenti in natura.

Comprendo ed apprezzo preoccupazioni di V. E. circa possibilità assunzione da parte della Commissione delle riparazioni della responsabilità delle misure prese nella Ruhr. Delegazione italiana dovrà in massima regolarsi secondo direttive da Lei esposte tenendo presente sopratutto che R. Governo mentre vuole evitare in questo momento distacco dalla Francia, non può ammettere di assumere corresponsabilità di misure alle quali non ha aderito e che anzi ha

fin da principio esplicitamente sconsigliato. Tenga anche presente nelle questioni

singole che Governo italiano intende in genere conformarsi alle linee esposte

nel suo memorandum presentato a Londra specialmente per ciò che concerne

le garanzie. Sembrami anzi che la discussione su questa parte del progetto

francese potrebbe prestarsi a chiarire i limiti e la portata degli intendimenti

della Francia circa le misure da adottare a titolo di pegno durante la moratoria,

ciò che riterrei conveniente anche nel suo interesse, per chiarire la sua posi

zione di diritto nei riguardi dell'opinione pubblica mondiale.

Sarà utile che V. E. si mantenga in costante contatto col Barone Romano

Avezzana in modo che la loro azione si svolga in assoluta connessione.

(l) Pubblicati rispettivamente ai nn. 395, 396 e 397.

402

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 346. Roma, 25 gennaio 1923, ore 1.

Testo preambolo proposto da Poincaré oltrechè portata di politica generale cui gravità giustamente fu rilevata dalla E. V. offre anche inconveniente immediato di non prestarsi opportunamente per il suo marcato carattere bilateral<> come introduzione ad un atto il quale nell'intenzione delle parti contraenti deve poter rimanere aperto all'adesione inglese ove questa abbia ad effettuarsi. Per quanto tale adesione possa anche non avvenire e per questo indubbiamente accordo colla Francia, rappresenti già notevoli tutela nostri interessi di penetrazione in Turchia, è tuttavia evidente opportunità che accordo stesso si concreti in termini tali da poter essere presentato Inghilterra dando la minima possibile impressione di un accordo a due che tenda eventualmente a far senza di lei. Continuo a ritenere che, anche tenendo presente situazione generale e specie sul Reno, la Francia abbia forse anche più di noi interesse a non dare questa impressione, come già telegrafai precedentemente a V. E.

È quindi opportuno V. E. faccia di nuovo presente a Poincaré questa obiezione, mettendo specialmente in luce il valore che essa ha per gli stessi interessi francesi sia generali in Europa che particolari in Anatolia.

È quindi evidente che per queste considerazioni la scelta definitiva della formula del preambolo dovrebbe dipendere in sostanza dall'adesione o meno dell'Inghilterra all'accordo: poichè tale eventualità, determinando di fatto il carattere e l'estensione dell'accordo, determina di conseguenza anche quello del preambolo medesimo. Pare quindi al R. Governo che la migliore soluzione e insieme la più riguardosa per l'Inghilterra sarebbe di addivenire alla firma o allo scambio delle note lettere lasciando in sospeso il preambolo, il quale verrebbe definitivamente redatto appena si conoscano le decisioni inglesi o regolandosi a secondo della loro natura.

Attendo notizia sui risultati suo colloquio con Poincaré (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Londra e Losanna.

403

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 350. Roma, 25 gennaio 1923, ore 2,20.

Suo telegramma espresso 170 (1). Prego darmi dettaglio su natura riluttanza Governo inglese per inclusione articolo Dodecanneso nel progetto di Trattato.

404

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 744/156. Parigi, 25 gennaio 1923, ore 4 (per. ore 8,35).

Ho accennato stasera a Poincaré che a mio parere progetto moratoria presentato alla Commissione Riparazioni dal Delegato francese non corrispondesse più alla situaztone. Comprendevo il suo desiderio di vedere legalizzate dalla Commissione le sanzioni prese trasformandole in pegni, ma non vedevo quale portata poteva avere anche una decisione della Commissione in questo senso con una votazione di maggioranza senza il concorso inglese e con la Germania decisa a rifiutare. Trovavo che Commissione Riparazioni doveva essere tenuta in riserbo per discutere il progetto quando vi fosse stata possibilità esaminare in comune anche con la Germania tutto il problema delle riparazioni. Ritenevo essenziale non perdere di vista che tutto quanto avveniva dovesse svolgersi nell'ambito del trattato giudicando sommamente pericoloso di uscirne. Occorreva pertanto non sminuire autorità della Commissione spingendola a decisioni destinate a rimanere senza effetto. Poincaré mi ha risposto che anche a lui si era presentata questa obiezione ma che non sapeva come si sarebbe potuto lasciar trascorrere il 31 gennaio senza accordare la moratoria. Al mio suggerimento se non credesse possibile un altro rinvio come quello che egli aveva spontaneamente già proposto, mi ha detto che ciò gli pareva difficile e che forse era piuttosto da prendere in considerazione di lasciare perimere i termini piuttosto che accordar moratoria. La Germania naturalmente non avrebbe eseguito pagamenti, ma quando si fosse persuasa di dover cedere, avrebbe avanzato una domanda

che avrebbe dato alla Commissione l'opportunità di esaminare col consenso di tutti la questione. Questo discorso non ha avuto nessun carattere neppure ufficioso ed è con questa riserva che lo riferisco a V. E.

(l) Spedito il 18 gennaio, non pubblicato. Rispetto alla questione del Dodecaneso il Garroni scriveva: • L'articolo 15 del progetto di Trattato concernente il Dodecanneso non è stato mai presentato alla Delegazione turca poichè, come è noto all'E. V., la questione del Dodecanneso non è venuta finora in discussione. Si è potuta però, malgrado alcune riluttanze del Delegato inglese nel Comitato di coordinazione, fare in modo che venisse introdotta questa disposizione nel progetto di Trattato nella stessa forma in cui era contenuta nel Trattato di Sèvres •.

405

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 745/154. Parigi, 25 gennaio 1923, ore 4 (per. ore 9,50).

Al pranzo che ha avuto luogo stasera all'Eliseo Poincaré mi ha detto di essere stato informato in via ufficiosa americana che V. E. aveva fatto passi presso il Governo di Washington richiamando attenzione sul carattere militare dell'azione francese nella Ruhr ed invitandolo a intervenire presso Francia allo scopo anche presentare proposte per pacificazione e componimento della situazione. Hughes avrebbe risposto che America non aveva veste per intervenire non avendo ratificato Trattato Versailles e nel far pervenire a Poincaré notizia del passo fatto dall'Italia e della risposta data, aveva accennato alla ben nota proposta della .Commissione dei banchieri come quella che a suo avviso poteva risolvere questione riparazioni, progetto che la Francia aveva già respinto e che non sarebbe disposta ad accogliere. Poincaré non mi ha nascosto un senso di rincrescimento per un passo che se egli non avesse ben conosciuto sentimento di buona amicizia di V. E. avrebbe potuto essere interpretato come un incitamento agH Stati Uniti ad esercitare una pressione sulla Francia in un momento in cui essa difende non solo i suoi diritti ma anche quelli degli alleati. Se gli Stati Uniti avessero aderito Governo francese si sarebbe trovato nella spiacevole necessità respingere l'intervento. Poincaré ha aggiunto che egli è stato sempre deferente a tutte le osservazioni che V. E. gli aveva fatw per cui mi aveva ripetutamente dato assicurazione che le truppe della Ruhr non rappresentavano una occupazione militare ma erano state destinate dapprima a garantire sicurezza della Commissione controllo e susseguentemente a mantenere ordine nel territorio ed a provvedere alla esecuzione, nei limiti del possibile, delle decisioni della Commissione stessa. Egli sperava che V. E. si sarebbe convinta che nella partita impegnata uno scacco della Francia avrebbe avuto per tutti conseguenze incalcolabili. Per cui era fiducioso che V. E. permanesse nell'attitudine presa. Egli non intendeva allargare operazioni nè prendere decisioni diverse da quelle sino ad ora adottate senza esservi assolutamente costretto ed in tal caso non avrebbe mancato di informare V. E. in tempo opportuno. Qualora Italia non ritenesse di poter seguire la Francia anche nella fase attuale egli non avrebbe considerato come poco amichevole una nostra leale dichiarazione. Il dissenso con l'Inghilterra non aveva turbato buoni rapporti di questa nazione con la Francia. Ho risposto a Poincaré che io non ero al corrente di alcun passo del R. Governo a Washington ma non dubitavo che se esso fosse avvenuto era stato informato a sentimenti leale amicizia per la Francia e che avrei riferito a V. E. il discorso da lui tenutomi.

406

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 747/147. Parigi, 25 gennaio 1923, ore 4 (per. ore 10,30).

Mio telegramma n. 89 (1).

Nella seduta d'oggi della Conferenza Ambasciatori, Ambasciatore d'Inghilterra ha dichiarato che Governo britannico non crede opportuno presentare Governo bulgaro nota collettiva (il cui testo ho inviato con telegramma posta del 21 dicembre) (2) se non a condizione di sopprimere gli ultimi due paragrafi ossia di eliminarne qualsiasi accenno a sanzioni. Lord Crowe ha aggiunto che Governo britannico non ritiene neanche opportuno fare dipendere da arrendevolezza Bulgaria in tema di riparazioni una maggiore condiscendenza delle potenze nella questione di Dedeagatch. Infine di fronte ad un passo testè fatto presso Conferenza Ambasciatori da queste Legazioni di Grecia, Romania e Jugoslavia per protestare contro eventuale concessione di ulteriore mora alla Bulgaria ha detto che tale passo era prematuro non trattandosi di fare tale concessione. Cambon ed io abbiamo fatto osservare che soppressione di accenno a sanzioni renderebbe praticamente inutile la nota collettiva e che divergenza di vedute britannica incoraggerebbe sempre più Bulgaria nella sua resistenza a pagare. Tuttavia, dopo lunga discussione e traendo motivo da disposizioni concilianti di cui, secondo recente telegramma di Corsi, sarebbe animato Stambuliski, sono riuscito a fare decidere che Governo bulgaro sia informato dal Presidente Conferenza Ambasciatori per il doppio tramite di questa Legazione di Bulgaria e della Commissione interalleata a Sofia che data severità delle sanzioni progettate a suo riguardo in caso di persistenza nell'ostruzionismo di fronte alla Commissione interalleata, Conferenza Ambasciatori lo invita a mettersi. d'accordo rapidamente con la Commissione predetta circa stato dei pagamenti (3).

407

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, Al MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 365. Roma, 25 gennaio 1923, ore 20.

Governo austriaco si è rivolto alla Lega delle Nazioni perchè a complemento azione spiegata finanziariamente voglia iscrivere ordine del giorno Consiglio lega scambio di vedute sopra possibilità di un riavvicinamento economico. E poichè mossa austriaca aveva allarmato anche Signor Benes ho potuto chiarire che egli concorda nel nostro punto di vista giudicando preferibile un accordo

diretto fra gli Stati maggiormente interessati e cioè Italia, Cecoslovacchia e Jugoslavia a qualunque soluzione attraverso la Società predetta. Per tentare qualunque azione in questo senso era necessario persuadere l'Austria a non insistere in modo esplicito nella sua domanda. D'accordo con Benes ho quindi fatto venire a Roma Capo sezione austriaco Schuller col pretesto di riprendere le trattative per accordo commerciale italo-austriaco. Dalle conversazioni avute si è riusciti a persuadere Signor Schuller convenienza per l'Austria di tentare prima un accordo diretto a quattro e si è comunque riconosciuta l'utilità di avere uno scambio di idee a Parigi in occasione riunione del Consiglio per stabilire quali trattative debbano farsi fra i quattro Stati e quale linea di condotta sia da tenere nel Consiglio della Lega quando venga in discussione il problema economico dell'Austria. Signor Benes si è dichiarato perfettamente d'accordo con noi. A completa conoscenza del pensiero di lui trascrivo telegramma della R. Legazione a Praga n. 665/24 (1).

Invio per corriere corrispondenza scambiata al riguardo.

Ritengo di somma importanza politica che Governo jugoslavo invii subito un tecnico di sua fiducia a Parigi allo scopo di prendere parte alle conversazioni che avranno ivi luogo con Luciolli, Di Nola, Schuller e i delegati cecoslovacchi allo scopo di esaminare la possibilità di un accordo commerciale a quattro. Attendo riscontro telegrafico (2).

(l) Allude al telegramma n. 510/89, trasmesso alle ore 1,35 del 18 gennaio e pervenuto alle ore 6 dello stesso giorno, non pubblicato, col quale comunicava l'ostilità dell'Inghilterraad inviare al governo bulgaro la nota collettiva comminante sanzioni.

(2) Cfr. il n. 254.

(3) Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna.

408

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 775/192/124. Losanna, 25 gennaio 1923 (per. ore 21,35).

Mio telegramma n. 189/121 (3).

Dopo colloquio avuto ieri con Bompard, Curzon ha fatto di propria iniziativa redigere e circolare tra Delegazioni alleate piano giornaliero dei lavori per la prossima settimana dal quale risulta intendimento consegnare aL turchi progetto del trattato nonchè susseguente partenza delle Delegazioni da Losanna per il giorno due febbraio. La conoscenza di tale documento ha prodotto stamane forte impressione negli ambienti della Conferenza essendo stato interpretato come frutto dei convincimenti delle Potenze invitanti essere inevitabile una rottura. Bompard ed io ci siamo quindi subito recati da Curzon e gli abbiamo fatto intendere come fosse andato al di là di quanto convenuto ieri e conseguente opportunità chiarire pubblico effettivo spirito dei proponimenti alleati. Si è allora redatto di comune accordo un comunicato per le varie delegazioni, ma del quale si è data contemporanea conoscenza alla stampa, smentendo decisione rompere e dichiarando anzi che qualora delegazione turca non si consideri in grado di firmare senz'altro trattato che le sarà presentato, delegazioni delle Potenze invitanti saranno pronte concederle tempo necessario per prenderlo in considerazione.

Si conclude dichiarando che in tale caso, pure allontanandosi da Losanna per il detto periodo durante il quale la conferenza verrebbe aggiornata, i delegati delle Potenze alleate saranno pronti a ritornarvi non appena sicuri di potervi ultimare con successo i propri lavori. Avendo Poincaré lasciato al criterio di Bompard il modo di regolarsi per la consegna del trattato ai turchi, abbiamo convenuto con Curzon che ne verrebbe data loro preventiva comunicazione lunedì 29 e che se ne discuterebbe quindi con loro ufficialmente mercoledì 31 in riunioni delle tre commissioni che si succederanno nel corso della stessa seduta. Circa partenza che Curzon ha invitato per il 2 febbraio in dipendenza delle proprie esigenze parlamentari e della campagna giornalistica che lo richiama all'ordine, Bompard ed io ci siamo espressamente riservati di effettuarla per quanto ci riguarda eia· scuno in giorno di propria scelta ed a seconda delle istruzioni dei rispettivi governi. Ciò anche per eliminare impressione di una partenza in blocco che verrebbe interpretata come imposta dall'Inghilterra (1).

(l) -Pubblicato al n. 390. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi. (3) -Pubblicato al n. 400.
409

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 776/193/125. Losanna, 25 gennaio 1923, ore 20,20 (per. ore 22,40).

Telegramma di V. E. n. 346 (2). Pur essendosi questa delegazione strettamente attenuta alle istruzioni di

V. E. nel senso non parlare agli inglesi delle trattative economiche in corso con la Francia, debbo far presente ad ogni buon fine che i ripetuti viaggi di Nogara a Parigi avendo richiamata l'attenzione di questa delegazione britannica, essa deve ora avere intuito qualche cosa sui risultati ottenuti. Nell'attesa della firma dell'accordo economico colla Francia questa Delegazione italiana è stata costretta a non desistere dalla sua rir.hiesta di includere nella parte finanziaria del trattato con la Turchia una clausola che surrogasse opportunamente l'articolo 239 del trattato di Sèvres, malgrado le pressioni in tal senso delle delegazioni francese ed inglese. Informo che essendo oggi le stesse pressioni state rinnovate per bocca di Curzon, gli ho confermato non poter l'Italia rinunziare a veder garantiti per trattato i propri diritti economici riconosciutile dall'accordo tripartito e dall'accordo di Parigi del marzo 1922 senza che qualche cosa di equivalente le sia stato prima praticamente accordato dagli alleati. Pur senza nulla eccepire sulla giustezza di tale mia osservazione Curzon ha insistito meco perchè chiedessi al

R. Governo autorizzazione desistere dalla inclusione della clausola anzidetta nel presente trattato. Mentre ho riferito quanto precede per semplice dovere d'ufficio, manterrò la clausola stessa fino a quando non sia stato sottoscritto l'accordo di Parigi la cui firma urgerebbe sotto questo riguardo potesse effettuarsi sollecitamente (3).

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli. (2) -Pubblicato al n. 402. (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra.
410

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 786/97. Londra, 25 gennaio 1923, ore 22,25 (per. ore 10,30 del 26).

I passi da me preannunziati col mio telegramma n. 93 (l) sono stati fatti oggi da Ambasciatore d'Inghilterra a Parigi. Al Foreign Office mi è stato detto che Governo britannico in tono amichevole ma nello stesso tempo molto fermo aveva fatto intendere a Poincaré che se Governo di Londra aveva ammesso nel settore occupato dalle truppe inglesi che si eseguissero le sanzioni imposte ai tedeschi per quanto riguarda dogane, il paese invece non tollerava nessun'altra eventuale sanzione per quanto concerneva questione inerente carboni e legnami. In risposta ad analoga mia domanda mio interlocutore ha detto che una tale divisione era stata artificiosamente fatta per chiudere noto incidente di Colonia e prendere reciso atteggiamento per il futuro nei riguardi delle due nuove contingenze. Ambasciatore d'Inghilterra a Parigi ha fatto altresì rilevare che mentre Governo britannico non intendeva ostacolare esecuzione del piano che il Governo francese aveva creduto intraprendere nella Ruhr esso non avrebbe invece tollerato alcuna azione francese che potesse essere di natura trascinare in definitiva Gran Bretagna nell'attuale conflitto. Analoga comunicazione è stata fatta a questo Ambasciatore di Francia direttamente da Bonar Law il quale gli ha inoltre aggiunto che se la Francia non avesse evitato ogni difficoltà al Governo britannico questi avrebbe ritirato senz'altro truppe inglesi. Da quanto precede e da altre informazioni risulta che atteggiamento britannico non ha subito cambiamento di sorta e che disposizioni delle sfere ufficiali restano tuttora nella direttiva che la Francia debba apprendere a sue spese errore commesso nell'intraprendere azione militare nella Ruhr. Ho impressione che tanto al Foreign Office che nella stampa si comincia a valorizzare adeguatamente politica seguita in questa occasione dal Governo italiano. Si comincia ad intender precisa natura e limite della nostra solidarietà con la Francia. Allorchè siffatto chiarimento, al quale dedico tutti i miei sforzi, sarà profondamente penetrato in questo Governo si può presumere che in tale momento si potrà ritrovare fra l'Italia e l'Inghilterra un comune terreno per un'azione concorde da esplicare in rispondenza al maturarsi della situazione ed allo svolgimento degli avvenimenti.

411

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 369. Roma, 25 gennaio 1923, ore 24.

Telegramma V. E. n. 19 (2). Risulta dai verbali delle sedute tenute a Vienna che delegato jugoslavo

diede propria adesione alle singole conclusioni delle questioni che venivano in discussione e dichiarò di aver informato proprio Governo appoggiando accettazione del progetto concordato. Presidente riassumendo nella seduta finale 2 dicembre pensiero di tutti i delegati significava che «signori rappresentanti dei singoli governi hanno dichiarato in base a questa discussione di approvare le risultanze e di volerle appoggiare nel miglior modo presso i loro governi».

Infine nel comunicato ufficiale redatto d'accordo fra tutti i delegati è detto che «dopo profondo esame di tutto il complesso delle questioni è stato possibile raggiungere un accordo di massima riguardo tutti i punti di essenziale importanza » e più appresso «i funzionari governativi sottoporranno il risultato delle discussioni all'approvazione dei loro governi».

In quanto al rinvio della Conferenza prego far rilevare al Signor Nincic che altre delegazioni, hanno già risposto aderendo all'invito e che non riterrei conveniente spostare la data della riunione per richiesta del Governo jugoslavo. Come ho già formalmente dichiarato al Signor Antonievitch alla riapertura della Camera che avrà luogo il giorno 6 presenterò gli accordi di Santa Margherita perchè siano subito discussi e ratificati. Sarebbe utile che contemporaneamente venisse definitivamente conclusa convenzione per la Siidbahn alla quale sono legati tanti interessi economici mentre al contrario farebbe cattiva impressione il sapersi in quei giorni che questione non possa essere definita a causa dell'opposizione jugoslava.

(l) -Allude al telegramma n. 726/93, trasmesso alle ore 23,15 del 24 gennaio e pervenuto alle ore 0,25 del 25, non pubblicato, col quale annunciava imminente un passo del governoinglese presso quello francese, perchè le misure coercitive adottate in Renania non fossero applicate nel territorio occupato dalle truppe inglesi. (2) -Allude al telgramma n. 692/19, trasmesso alle ore 22 del 23 gennaio e pervenutoalle ore 1,15 del 24, non pubblicato, col quale il Negrotto Cambiaso informava delle resistenze opposte dal governo di Belgrado alla conclusione di un accordo per la questione della Siidbahn e della sua richiesta di rinviare la convocazione di una conferenza indetta a tal fine a Roma.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. CONF. Losanna, 25 gennaio 1923. La Conferenza sta per sospendere i suoi lavori senza aver raggiunto quei maggiori risultati che potevano sperarsi. Lord Curzon conscio della forza sua come Ministro degli Affari Esteri, e di quella del suo Paese, e fidente nella remissività assoluta del Primo Delegato francese sig. Barrère, è stato poco facile ad accogliere consigli sull'andamento dei lavori della Conferenza, ed ha quindi voluto regolarli a modo suo. E questo non mi parve sempre il migliore perchè vi furono periodi di convulsa attività, anche poco riguardosi verso le parti avversarie, seguiti poi da altri di prolungata inattività. E non sempre le trattative si ,sono svolte con quella intensità di discussione che vale a dirimere le difficoltà, ma si sono arrestate su argomenti importanti alle prime controdeduzioni che furono presentate. L'attuale periodo poi è quello che appare specialmente anormale. Esaurite le discussioni pubbliche e private per venire ad una intesa si sarebbe dovuto tentare un ultimo sforzo per ridurre al minimo le questioni insolute. In base ai risultati ottenuti si sarebbe dovuto concretare uno schema di trattato, discuterlo fra le Delegazioni alleate e poi presentarlo ai Turchi per le definitive loro risoluzioni.

Invece non fu così. Lord Curzon assillato dalle esigenze sue parlamentari e dalle polemiche della stampa inglese sulla prolungata sua assenza dalla Capitale, ha precipitato nelle risoluzioni della Conferenza. E non vi fu modo di ridurlo a miglior consiglio perchè alle eccezioni di Bompard (che ha qualche differenza di atteggiamento in confronto di Barrère), ed a quelle mie, egli, pur mantenendo

forma severamente cortese, ha finito col dichiarare che colla sua Delegazione sarebbe partito ad ogni modo non potendo e non volendo continuare oltre per ragioni di dignità e di convenienza in discussioni che il più delle volte finiscono con ferme ripulse da parte dei Turchi, atteggiantisi da vincitori coi vinti.

Tralasciando di osservare che a questa situazione ci ha condotti la politica inglese che già aveva convertito l'Armistizio di Mudras in quello di Mudania, debbo convenire che realmente la Delegazione turca non ha favorite le trattative, sia colle esigenze sue senza confini, sia prestandosi, volente o nolente, al giuoco della Delegazione russa e della greca, desiderose entrambe della guerra e non della pace. La desiderano i russi consci che da essa può derivare una maggiore influenza del bolscevismo, la considererebbe come un mezzo di rivincita sua il Venizelos che colla guerra nutre la speranza di consolidare a mezzo di una possibile rivincita in Tracia il Governo suo rivoluzionario.

Ed a rendere la Delegazione turca anche più esigente di quanto già non lo fosse prima ha influito l'affare della Ruhr che ha aperte nuove crepe nella compagine nostra interalleata. La risposta secca ed incisiva data per Mossul da Ismet Pachà a Lord Curzon, ·che questa volta, contro il solito, dava tempo ai turchi per riflettere sulla sua proposta di Arbitrato, ne è la prova. Ed a confermare maggiormente i turchi nella loro intransigenza è valso pure il fatto che Lord Curzon dopo la sua carica su Mossul ha finito per rimettersene ad un Arbitrato, e che ·caduta questa proposta, è venuto alla conclusione che se ne appellerà, pur da solo, alla Società delle Nazioni.

Ad ogni modo su questo passato, su queste tendenze, su questi propositi, è ora inutile discutere. Al momento bisogna venirne al programma sospensivo, di Curzon. Egli procedendo, come sempre, a modo suo, o per condiscendenza altrui, o per l'impossibilità di venire a contrasti che riproducano a Losanna quelli di altri luoghi, ha fatto un comunicato sull'ordine dei lavori e sulle conclusioni della prossima settimana, da dare l'impressione più di una rottura che non di un aggiornamento della Conferenza. È intervenuta la rettifica, ma sta in fatto che entro una settimana un progetto di trattato sarà presentato ai turchi perchè qui o ad Angora lo esaminino, con riserva di risposta per la riconvocazione della Conferenza.

In attesa di questa decisione credo che ·converrà al R. Governo esaminare che cosa convenga fare in Turchia.

Lord Curzon ha regolata la Conferenza secondo esigenze di sua politica Interna e più ancora su quelle della sua politica estera. A questa, come già ho osservato, noi dobbiamo di essere oggi prigionieri dei turchi che avendo battuto i greci sostenuti principalmente dall'Inghilterra, considerano di aver vinto non solo questi ma noi tutti. Del suo Ellenofilismo il Curzon non è guarito ancora.

Ha trascinato la Conferenza in attesa della preparazione greca in Tracia Occidentale, ed ora che la crede a buon punto coi 100.000 uomini, a detta di Venizelos, rompe gli indugi e pensa che invece di continuare a discutere sia meglio attendere gli eventi. Si è sbagliato sempre nel suo Ellenofilismo e può essere che si sbagli ancora nel pensare che i 100.000 greci possano eventualmente attraversare la Tracia Orientale, giungere a Ciatalgia e di là muovere su Costantinopoli.

Qualunque cosa possa avvenire, pare che converrebbe agli Alleati semplificare la loro situazione nella Capitale Turca. Della sospensione della conferenza si potrebbe profittare per ritirare le nostre truppe da quella città per non trovarsi coinvolti in qualche episodio bellico turco o greco che sia. Non so se tale programma è già quello inglese. Ma se essi pure volessero uscirne per ritirarsi a Gallipoli, noi si dovrebbe seguirli colà e con contingente di uomini maggiore di quello che è in questo momento in Tur·chia, per affermazione del concetto che ci guida nel prendere posizione negli Stretti. Non credo che colà si correrebbe rischio altrettanto grave di essere coinvolti in azioni belliche. E d'altra parte la penisola di Gallipoli, data l'importanza della flotta inglese, si può difendere relativamene con pochi uomini a terra.

Messa in chiaro la nostra situazione col liberarci dall'incubo di Costantinopoli, si potrebbero attendere con maggior tranquillità gli eventi. Non essendo in contrasto palese coi turchi si potrebbero regolare con essi le nostre pendenze, e venire ·con ciò ad avere un interesse relativo nella ripresa della Conferenza.

Lord Curzon nella sua propensione direttiva ed esecutiva aveva fissato anche il giorno della partenza delle Delegazioni alleate da Losanna. Bompard ed io ci siamo riservati libertà di decisione al riguardo, anche e specialmente per attendere i provvedimenti dei nostri rispettivi Governi. Niun dubbio che i Delegati debbano partire perchè non sarebbe conveniente la loro permanenza se gli altri partano. E d'altra parte su questa partenza si sarebbe in massima convenuto con Curzon, dovendo togliere il sospetto di disaccordo, o di volontà di rimanere per intrighi di qualsiasi genere. Solo che noi pensiamo che non si debba dare alla partenza il carattere teatrale che sarebbe stato nelle viste di Curzon e che avrebbe impresso al fatto una caratteristica di speciale importanza e di rottura coi turchi.

Se nulla osta da parte di V. E. io partirei tre o quattro giorni dopo Curzon e verrei a Roma per conferire. In attesa della ripresa della Conferenza potrebbe qui rimanere una rappresentanza nostra che mi riservo di proporre a seconda di quanto faranno inglesi e francesi.

413

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DELLE RIPARAZIONI DI PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 817/853. Parigi, 26 gennaio 1923, ore 19,25 (per. ore 2,35 del 27).

Ieri mattina inaspettatamente Delegazione francese ha presentato a Commissione Riparazioni proposta modificare suo progetto moratoria con clausole che ne approvano portata rendendo ancora più difficile eventualità di accordo in seno alla Commissione delle Riparazioni.

Intanto però Ambasciatore del Belgio faceva presso Governo francese passo nel senso da me indicato nei miei telegrammi nn. 749 del 23 corr. e 771 del 24 corr. (1). In seguito a ciò ed a nuove insistenze della Delegazione belga con la quale mi ero mantenuto in contatto per rinviare ogni discussione sulla moratoria, delegato" francese si recava da Poincaré e nella serata ci informava Governo francese avrebbe consentito ad un rinvio della discussione sul suo progetto soltanto se Commissione delle Riparazioni avesse preso decisione constatando che dichiarazione fatta dal Governo germanico con sua lettera 13 gennaio di non voler eseguire più alcun pagamento a Francia e Belgio costituiva una « inadempienza generale » ed equivaleva ad implicito ritiro della domanda di moratoria per cui una discussione sui termini della moratoria non aveva più ragione.

Convinto della necessità di evitare in questo momento distacco dalla Francia e di non poter aderire ad alcuni dei punti essenziali del progetto francese di moratoria per le ragioni rilevate da V. E. nel suo telegramma n. 344 (2) e ritenendo come mio collega belga inutile ogni ulteriore tentativo indurre Governo francese a consentire un nuovo rinvio della dilazione già accordata fino al primo febbraio, ho finito ad acconsentire alla soluzione progettata dalla Francia purchè fossero modificati punti e che fosse specialmente precisato che «inadempienza generale » riguarda esclusivamente Francia e Belgio. Delegato inglese, pur ripetendo che ~~i sarebbe astenuto in qualsiasi decisione, mi dichiarava consentire nella opportunità di una soluzione che evitasse discutere nelle attuali circostanze qualsiasi progetto di moratoria e specialmente quello francese.

Nella seduta di oggi alla proposta francese delegato inglese ha osservato che pur dovendo astenersi per ragioni di principio dal votare la constatazione di inadempienza, però conveniva che « nelle attuali condizioni dei rapporti fra Germania da una parte e Francia e Belgio dall'altra la concessione di una moratoria non sarebbe possibile, che una comunicazione alla Germania in tal senso doveva farsi e che per conseguenza lo stato dei pagamenti restava in vigore dal primo gennaio 1923 ».

Malgrado insistenze delegazione belga perchè Commissione Riparazioni dichiarasse inadempienza avere carattere generale ottenni con l'appoggio del Presidente che venisse constatata inadempienza generale limitata alla Francia e Belgio. Come di consueto Commissione delle Riparazioni comunicherà sua decisione ai Governi con lettera che trasmetterò costà appena avrò ricevuta.

414

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 376. Roma, 26 gennaio 1923, ore 20.

Suo telegramma n. 154 (3). Rincrescimento dimostratole da Poincaré a proposito di un preteso passo da me fatto presso il Governo di Washington non può non dipendere se non dalla

forma adoperata nella comunicazione fatta a Parigi di tale notizia forse per trarne occasione di riappoggiare la proposta della Commissione dei banchieri già respinta dalla Francia. V. E. ha benissimo risposto al signor Poincaré in quanto che, per ciò che ci riguarda, trattasi di una azione assai generica svolta dall'Ambasciata italiana a Washington. Ella vorrà chiarire al signor Poincaré che quell'Ambasciata come quella di Londra è stata da me tenuta al corrente della situazione e dei pericoli che essa presenta per l'atteggiamento assunto dalla Germania, quando si giunse all'occupazione di Dortmund. Vorrà aggiungergli che fu da me in conseguenza incaricata di richiamare l'attenzione del Governo degli Stati Uniti sulla gravità di tale situazione, e di chiedergli se esso non ritenesse come me opportuno di uscire dall'atteggiamento d'indifferenza. La conversazione del nostro Ambasciatore non riuscì ad un risultato concreto. V. E. avrà rilevato dal telegramma 337 (l) la risposta del Governo degli Stati Uniti e come sia stato appunto esso a parlare di sola azione presso il Governo francese con osservazioni non molto simpatiche per la Francia. Le aggiungo che mi decisi ad autorizzare la conversazione del nostro Ambasciatore allo scopo di metter bene, avendomi egli riferito che nei circoli americani vi era un grande sentimento di irritazione contro la Francia.

V. E. troverà modo in questa occasione di far rilevare al signor Poincaré necessità di stare molto in guardia contro le informazioni date da terzi che possono travisare in un momento così delicato qualche circostanza dando luogo a pericolosa ripercussione.

(l) -Il primo è pubblicato al n. 397. Il secondo, non pubblicato in quanto ripete quantodetto nel precedente a proposito del passo belga, è il telegramma n. 723/771, trasmesso alle ore 13 del 24 gennaio e pervenuto alle ore 17 dello stesso giorno. (2) -Pubblicato al n. 401. (3) -Pubblicato al n. 405.
415

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. 380. Roma, 26 gennaio 1923, ore 20.

Telegramma di V. E. n. 36 (2). Mancata ammissione operai italiani nella Ruhr, che del resto vi si dirigevano indipendentemente dagli avvenimenti correnti, fu intesa solo, secondo chiarimenti fornitimi da questo ambasciatore di Germania, ad impedire che arrivo operai stranieri accrescesse eccitazione animo operai tedeschi. Incidente destituito qualsiasi importanza. Circa pretesa contraddizione nostro atteggiamento, mi riferisco miei telegrammi e confido opportuna opera V. E. rettificare giudizi codesta stampa, cui non sarà nemmeno sfuggito come Inghilterra, pur disinteressandosi ufficialmente conflitto franco-tedesco, non si oppone applicazione sanzioni nella zona occupata dalle truppe inglesi che rimangono sul Reno. Codesta opinione pubblica dovrebbe rendersi conto difficoltà nostra posizione in attuale critico stato delle cose, che non fuggiamo ma affrontiamo per la legittima tutela dei nostri interessi e a pro di una opera di freno e di moderazione presso le due parti contendenti.

(l) -Trasmesso alle ore 14 del 24 gennaio, non pubblicato, col quale veniva comunicato a Parigi, Londra e Berlino il telegramma qui pubblicato al n. 375. (2) -Pubblicato al n. 398.
416

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 391. Roma, 26 gennaio 1923, ore 24. Prego comunicare Ministro Attolico il quale arriverà Hotel Maurice domani: «Circa probabile azione Branting condivido opinione segretario generale e sua che Consiglio esprima semplicemente desiderio di una ripresa di contatti fra Inghilterra Italia Francia e Belgio. Sarei anzi favorevole che tale proposta

fosse fatta se si fosse sicuri del suo successo. A tale concetto pregherò ad ogni modo l'On. Salandra di ispirare sua

azione~.

417

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 826/169. Parigi, 27 gennaio 1923, ore 2 (per. ore 4,30). Benchè il Governo francese ed i circoli politici, obbedendo alla parola d'ordine ricevuta, continuino a dimostrarsi ottimisti, è fuor di dubbio che operazione nella Ruhr così come era stata concepita e preconizzata da Poincaré, vale a dire come una operazione che avrebbe incontrato limitata resistenza e che avrebbe trovato acquiescenti così le masse operaie che gli industriali, deve considerarsi fallita per l'attiva resistenza opposta e suscitata dal Governo germanico. La Commissione di controllo ha avuto scarsa occasione di funzionare e fino ad ora solamente 9000 tonnellate carbone han potuto essere inviate in Francia ed in Belgio mentre quello destinato alla Germania vi è pervenuto in misura anche maggiore di prima e le officine locali hanno aumentati i loro depositi. Quantunque scarse notizie situazione dal territorio occupato sembra che atteggiamento tolleranza delle autorità e delle truppe desiderose soprattutto di evitare la responsabilità di repressioni cruente abbia non solo determinato insuccesso dell'operazione dal punto di vista delle consegne ma imbaldanziti gli animi al punto da mettere autorità francesi in grave imbarazzo. Questa situazione non potendo essere continuata sono allo studio nuove misure che si prevede possano specialmente consistere nell'accerchiare e nel bloccare miniere della regione considerandosi Governo francese deciso a mantenere assicu. razioni date di non procedere ad altre occupazioni di territorio. Nessuna decisione verrà presa prima del ritorno del Generale Weygand la cui designazione ad Alto Commissario pare per il momento almeno sia una voce priva di fondamento. Non vi è poi alcun segno che indichi nè dalla parte della Francia n è da quella della Germania intenzione di cedere. Dato atteggiamento dell'America dove il governo è impotente a prendere decisione poichè qualunque essa fosse avrebbe contro di sè almeno metà della opinione pubblica e data persistenza dell'atteggiamento neutrale assunto dal Governo inglese il quale anzi, come già informato, ha definito oggi le relazioni

in cui debbono trovarsi verso l'Alta Commissione renana le autorità militari della zona occupata dalle proprie truppe, il duello franco-tedesco può protrarsi

19 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

per alcune settimane e forse per mesi se non sopravvengono altri avvenimenti. Notizie che si hanno qui dalla Russia confermano assenza truppe alla frontiera polacca. Questa prima fase per quanto incresciosa sta per chiudersi dando luogo ad una situazione ancora più grave. Fino a questo momento abbiamo tutti evoluto nei limiti legali del trattato ciò che ha permesso che gli avvenimenti si siano svolti senza dichiarazione di ostilità e violazione patente del trattato stesso. In base ad esso Inghilterra è rimasta neutrale, ·la Francia ha occupato legalmente Ruhr come sanzione dei mancati pagamenti e noi abbiamo aderito alle sanzioni con una partecipazione morale e tecnica che ci consente seguire eventi e di tutelare i nostri diritti. Germania stessa in base al trattato può combattere senza dichiarazione di guerra con i mezzi a propria disposizione occupazione del suo territorio. Trattasi di una colossale finzione che però non può continuare indefinitamente e dalla quale purtroppo non si vede l'uscita. La stanchezza delle due parti potrebbe forse ad un certo momento consentire la mediazione ma se questa possibilità venisse meno si dovrà pure affrontare eventualità che le riparazioni debbano essere decisamente abbandonate e che nasca uno stato di cose tale da portare implicitamente ad una modificazione del trattato. È per questo motivo che io ritengo ci convenga mantenere le posizioni prese senza deviarne e senza oltrepassarle per non precluderei una via di uscita. Per quanto grave sia la situazione occorre prenderla quale è e continuare a considerarla con calma. Qualora poi il conflitto di cui sopra dovesse protrarsi io ne vorrei profittare per cercare di definire con la Francia alcune delle nostre più importanti questioni come quella del carbone nonchè quella della Tunisia e della eguaglianza di trattamento nelle colonie. Per iniziare tale opera mi sarebbe di grande aiuto ricevere ancora una volta assicurazioni che anche in questa seconda fase nostra politica in massima continui nell'indirizzo finora seguito e che V. E. concordi nei miei apprezzamenti, tanto più che Ella dispone di maggiori elementi per giudicare se sia conforme non solo agli interessi contingenti dell'Italia ma anche alle linee generali della sua politica.

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IL MEMBRO DELLA COMMISSIONE DI CONTROLLO PER LA RENANIA, DELL'ABBADESSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 865/521. Coblenza, 27 gennaio 1923, ore 20 (per. ore 23,30). A seguito disordini verificatisi oggi zona belga con intervento truppe che hanno cagionato due morti, Alta Commissione ha deliberato stasera proclamare stato di assedio nel settore di Mors. Benchè misura sia stata adottata con poteri ordinari Alta Commissione, e perciò senza bisogno nostro intervento, ho creduto tuttavia dover ripetere che alla deliberazione non prendevo alcuna parte. Commissario inglese si è astenuto. Sciopero ferroviario dichiarato Coblenza. Continua

dappertutto e si accentua ostilità funzionari cui Governo germanico ha anticipato tre mesi di stipendio per metterli in grado di resistere (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi.

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IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 54/24. Bucarest,. 27 gennaio 1923, ore 21,30 (per. ore 1,25 del 28). Ho potuto vedere soltanto oggi Duca che è stato ammalato d'influenza. Gli ho parlato nel senso istruzioni datemi dal Segretario Generale e gli ho consegnato promemoria relativo (1). Duca dal canto suo ripetuto sunto sue conversazioni con V. E. e con Contarini. In conclusione egli mi ha detto che Governo romeno è estremamente desideroso di accentuare intime relazioni politiche col~ l'Italia e dispostissimo giungere ad un accordo politico anche in forma scritta a condizione però che il contenuto non sia in contraddizione con trattative ed accordi che legano Romania ad altri Stati Piccola Intesa, Polonia ed in genere Grandi Alleati. Duca è perfettamente d'accordo nel considerare che è naturale e opportuno simile accordo tra Italia e Romania dati interessi politici che sono fattori permanenti di unione fra i due Paesi. Egli è stato lieto constatare nella conversazione con V. E. che non esisteva nessuna diffidenza o ostilità dell'Italia verso Jugoslavia e Cecoslovacchia e che in queste condizioni era naturale che Italia che aveva certo accordi con altri Stati della Piccola Intesa ne avesse anche con Romania che più naturalmente deve costituire il tratto di unione tra Italia e Piccola Intesa. Quanto ad altre questioni d'ordine economico-finanziario, Duca mi ha detto che Governo è dispostissimo venire ad accordi che sono nell'interesse dei due Paesi i quali in molti punti si completano. Che però, come egli aveva già a V. E. dichiarato a· Roma, questi accordi non dovevano essere in contraddizione con le necessità economiche nazionali del Governo romeno o con gli altri accordi esistenti tra Romania e altre maggiori Potenze. Avendo io vivamente insistito perchè si esca buona volta da questo frasario e si giunga a conclusioni positive, Duca mi ha promesso di darmi entro pochissimi giorni risposta precisa almeno per una parte delle questioni. lo non mancherò d'insistere ogni giorno, ma prego telegrafarmi se V. E. desidera che si sistemino tutte le questioni pendenti prima di parlare della questione politica e di poterla discutere. Se invece V. E. crede conveniente discutere fin da ora anche accordo politico pregherei darmi qualche indicazione sulla forma che V. E. preferirebbe

dare ad esso. Naturalmente la discussione di questo contemporaneamente, faciliterebbe la discussione sulle questioni economiche.

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IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DEGLI ESTERI, GIANNINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. 420. Roma, 27 gennaio 1923, ore 24. Ultime manifestazioni più importanti politica italiana denunziano crescente

consolidamento governo fascista. Presidente Consiglio ha parlato a maestranze operaie automobilistiche e tipografiche di Roma acclamatissimo. Corporazioni

nazionali fasciste raccolgono ormai fra lavoratori cantieri e officine milioni operai e hanno trasportato Roma loro sede. Esse marciano di conserva con governo nazionale. Ripetute dichiarazioni ufficiali capo Governo hanno preavvisato politica che Governo fascista intende fare e che non sarà mai di reazione anti operaia sia dal lato economico che dal lato sociale. Altro elemento importante consolidazione Governo Mussolini è dato da adesione grande associazione nazionali combattenti che raccoglie un milione iscritti in tutta Italia mutilati e invalidi arditi e di tutte le associazioni veterani patrie battaglie compresa quella garibaldini. Dei partiti politici partito liberale e democratico sociale hanno rinnovato loro adesione governo. Mentre scioglimento guardia regia non ha dato luogo incidente di rilievo speciale, col primo febbraio tutte milizie di partito saranno soppresse. Provvedimento è stato già accettato da tutti mentre procedesi inquadramento di una sola milizia per sicurezza nazionale cui ufficiali sono nominati dal Re. Situazione economica tende migliorare e dimostra fatto che lira italiana non ha subito contraccolpi fortissimi della crisi generale provocata da intervento francese nella Ruhr.

Ultime deliberazioni consiglio ministri in materia burocrazia e amministrazione generale ispirata al più chiaro liberismo alleggeriranno notevolmente bilancio Stato: a ciò contribuiranno notevoli provvedimenti di ordine finanziario già votati e accettati con patriottico slancio. Regime !iberista introdotto negli affitti non ha cagionato nessun disordine: sono intervenuti accordi su tutta linea grazie azione governo e generale fiducia che tutte categorie cittadini hanno verso senso giustizia governo e suo capo. Incidenti violenti sono sempre più sporadici. Parlamento riaprirassi sei febbraio per approvare tutte convenzioni Washington e ratificare accordi Santa Margherita e altri trattati commerciali recentemente conclusi. Mentre all'interno governo Mussolini fa politica di raccoglimento economie disciplina persegue all'estero politica equilibrio e pace.

(l) Cfr. l'allegato al n. 422.

421

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

TELESPR. uu. 213. Losanna, 27 gennaio 1923.

Suo telegramma n. 350 del 25 gennaio corrente (1).

Mi affretto a chiarire l'accenno fatto nel mio telespresso n. 170 del 18 gennaio (2) circa alcune riluttanze non del Governo (come è detto nel telegramma di V. E. cui rispondo) ma del Delegato inglese nel Comitato di Coordinazione, sig. Nicholson, per l'inserzione nel progetto di trattato della clausola relativa alla cessione del Dodecanneso dalla Turchia all'Italia nella stessa forma in cui tale disposizione era stabilita all'art. 122 del trattato di Sèvres.

L'E. V. ricorderà come nella seduta interalleata tenutasi a Losanna il giorno precedente l'apertura della Conferenza Ella ammise la formula con

tenuta nel memoriale Curzon che cioè «la Turchia dovesse cedere le isole agli

alleati i quali ne avrebbero poi disposto come meglio avessero creduto» ma

dichiarò esplicitamente che accettava tale formula solo in quanto essa era

naturalmente connessa nei riguardi degli Alleati con l'art. 8 del patto di Londra,

se~ondo cui gli Alleati stessi riconoscevano all'Italia l'intera sovranità sulle

isole del Dodecanneso.

In risposta al telegramma di V. E. n. 2798 del 29 novembre u. s. (l) telegrafai a codesto Ministero il 5 dicembre (mio telegramma n. 60/23) (2) che mi proponevo accordarmi con le Delegazioni alleate perchè quando venisse discussa in Conferenza la questione del Dodecanneso esse mi sostenessero nel respingere l'eventuale richiesta turca condizionante la cessione di dette isole. Ciò feci infatti ed in tale occasione parlando con Lord Curzon dell'argomento gli dissi che quando si giungerebbe alla redazione del progetto di trattato sarebbe stato necessario inserirvi l'identica disposizione contenuta nel trattato di Sèvres, cioè la formula di cessione delle isole dalla Turchia all'Italia e non una formula di cessione delle isole stesse dalla Turchia agli Alleati. Malgrado infatti la esplicita riserva fatta da V. E. alla accettazione da parte nostra di quest'ultima formula, era certo preferibile che nel trattato di Losanna non vi fosse relativamente al Dodecanneso una disposizione diversa da quella del trattato di Sèvres. E ciò sia nei riguardi della opinione pubblica e sia anche per le difficoltà future che poteva eventualmente far sorgere per noi una formula di cessione delle isole dalla Turchia agli Alleati. Lord Curzon finse di non ricordare che nel trattato di Sèvres esisteva l'art. 122, ma finì col dirmi che se nel predetto trattato si trovava una simile disposizione avrebbe fatto il possibile per conservarla nel trattato di Losanna.

Quando però venne costituito il Comitato coordinatore del Trattato ed il Delegato italiano del Comitato stesso, Guariglia, chiese che venisse riprodotto l'art. 122 del Trattato di Sèvres, il Delegato inglese Nicholson, pur non facendo sostanziali obbiezioni, affermò che Lord Curzon non era ancora deciso a dare a ciò la sua adesione e che egli Nicholson non poteva dare quindi il suo definitivo consenso senza avere prima ottenuto quello di Lord Curzon, che si sarebbe però studiato di persuadere ad accondiscendere alla nostra domanda.

Pur essendo convinto che queste riserve fossero probabilmente più che ad altro dovute ad un eccesso di zelo da parte del Nicholson, Guariglia gli dichiarò che per parte sua non era autorizzato ad ammettere una formula diversa da quella dell'art. 122 di Sèvres, ed in un privato colloquio insistette sulla necessità di non sollevare obbiezioni alla nostra domanda adducendo ben comprensibili ragioni di opportunità e per lo spirito di amicizia con il quale la questione doveva essere trattata fra le due Delegazioni. Il Delegato inglese cessò in tal modo dall'insistere sulle sue riserve e l'articolo venne inserito nel progetto di trattato nella forma da noi desiderata.

Essendo stato tale progetto sottoposto all'esame di Lord Curzon e non avendomi questi fatta nessuna obbiezione e nemmeno allusione alla questione

del Dodecanneso, devesi ritenere che egli abbia definitivamente accettata la formula secondo cui le Isole vengono cedute dalla Turchia all'Italia.

Ad ogni buon fine credo però utile informare V. E. che Guariglia mi riferisce di aver avuto l'impressione, nel suo colloquio con Nicholson, che Lord Curzon non abbia esattamente interpretato il senso della nota (l) circa il Dodecanneso direttagli il 3 novembre scorso dal Governo italiano. In tale nota si concludeva infatti che « l'Italia conviene nell'ammettere che l'assetto progettato nell'agosto 1920 era il risultato dell'accordo fra gli alleati ed è disposta a riesaminare con essi il problema nel suo complesso per giungere ad una nuova sistemazione».

Questa nostra dichiarazione era naturalmente in rapporto con un esame generale della situazione, come del resto è esplicitamente affermato nel periodo susseguente a quello sopra citato e che comincia chiaramente con le parole: «Ma un riesame della situazione è indispensabile e perciò il Governo italiano..... etc. ».

Senonchè è parso a Guariglia che in buona o in mala fede gli Inglesi tendano ad accettare la suddetta dichiarazione contenuta nella nota italiana separatamente dall'esame generale della situazione e cioè che essi pretendono scorgervi un impegno incondizionato del R. Governo ad entrare in discussione col Governo inglese circa il Dodecanneso. E tale discussione sembra anche si vorrebbe cercare di riprendere da parte inglese una volta chiusi i lavori della Conferenza di Losanna.

Una tale interpretazione può essere forse anche dovuta ad una inesatta traduzione della nostra nota, giacchè Guariglia mi dice che non gli è sembrato che il testo inglese mostratogli fosse esattamente corrispondente all'italiano, quantunque però egli non abbia potuto confrontare i due testi.

Ad ogni modo Guariglia per non complicare le cose si astenne completamente dal fare qualsiasi accenno alla nota italiana ed a parlare del merito della questione del Dodecanneso, limitandosi ad insistere nei termini più sopra riferiti perchè fosse riprodotto integralmente nel progetto di trattato di Losanna l'art. 122 del Trattato di Sèvres.

(l) -Trasmesso alle ore l, a firma Contarini, non pubblicato, col quale venivano chieste le precisazioni di cui al presente telespresso. (2) -Non pubblicato. (l) -Trasmesso alle ore l, non pubblicato, col quale Mussolini invitava Garroni a far sì che la delegazione turca non suscitasse difficoltà in merito alla cessione del Dodecanneso. (2) -Allude al telegramma n. 8201/60/23, trasmesso alle ore 19,10 e pervenuto alle ore 20,10, non pubblicato.
422

IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 202/47. Bucarest, 27 gennaio 1923.

Facendo seguito al mio telegramma n. 24 (2) ho l'onore di confermare a V. E. che ho ieri intrattenuto il signor Duca sul desiderato riavvicinamento politico ed economico italo-romeno. Non avevo potuto farlo prima, perchè il Ministro era stato vari giorni in letto coll'influenza.

Conformemente alle istruzioni impartitemi mi sono intrattenuto solo oralmente della opportunità di un accordo politico, mentre per le questioni economiche, private ecc. di cui urge la sistemazione, ho rimesso al signor Duca i due promemoria dei quali accludo copia.

Il Ministro mi ha assicurato delle migliori disposizioni del Governo romeno. Avendo io insistito con molta energia nel senso che sarebbe veramente venuto il momento di uscire dal solito frasario e di arrivare a conclusioni pratiche, egli mi ha promesso che il Consiglio dei Ministri si occuperebbe di queste nostre domande subito e che sperava potermi dare una risposta in questa settimana.

ALLEGATO.

MARTIN FRANKLIN A DUCA

[Bucarest, 26 gennaio 1923].

Pour rendre possible, selon le vif désir des deux Gouvernements, une plus gran-· de intimité de relations italo-roumaines, il est nécessaire tout d'abord que le Gouvernement Roumain donne une solution satisfaisante dans la question d'égalité de traitement dans les exprol)riations de Bessarabie, et dans une application libérale des autres lois d'expropriation (voir Memorandum ci-joint); et qu'il prenne des mesures pour régler les questions financières, de façon à dissiper l'atmosphère peu !avorable produite par les graves pertes et dommages subis du fait de l'inacomplissement du Gouvernement Roumain. Ces questions ont été éxposées per le Ministre des Finances d'Italie à son Excellence Monsieur Duca à Rome: Dettes de Guerre -Bons du Trésor -Estampillage -Crédits pour le payement des contre-torpilleursCrédits de la Banque d'Italie à la Légation de Roumanie à Rome -Payement à la Maison Pattison -Payement des intérets de la dette publique roumaine en Italie.

On devrait ensuite établir des ententes sur les points suivants: RELATIONS coMMERCIALES. -Il faudrait arriver à des accords commerciaux provvisoires pour faciliter les relations commerciales entre les deux pays et notamment l'échange de matières premières roumaines avec les produits manifacturés italiens, en attendant de pouvoir conclure de véritables traités de commerce. Il serait entre autres choses nécessaire que le Gouvernement Roumain s'engage à permettre l'exportation d'une certaine quantité de pétrole brut destiné exclusivement à la raffinerie de Fiume pour les fournitures de la Marine Royale Italienne. Il serait aussi urgent que le Gouvernement Roumain ratifie, le plus tot possible, la plus grande partie des accords préparés aux Conférences de Porto Rose, Rome et Gratz, et qui ont précisément pour but de faciliter les rapports économiques entre les Etats signataires.

COLLABORATION INDUSTRIELLE. -Une collaboration industrielle et agricole semble essentielle dans l'intéret des deux pays; l'Italie en apportant machines, main d'reuvre spécialisée, capacités techniques, pourrait grandement contribuer à la mise en valeur minière, forestière, agricole, etc. du pays et assurer ainsi une reconstruction plus rapide de l'économie roumaine.

Le premier pas dans cette voie devrait consister dans une assurance concrete par laquelle le Gouvernement Roumain s'engagerait à réserver à l'Italie une participation dans l'organisation pour la mise en valeur des terrains pétrolifères roumains.

En attendant la solution du problème complexe, le Gouvernement roumain devrait faciliter aux italiens, qui ont déjà des exploitations minières en Roumanie d'étendre leurs travaux (ratification des contracts d'exploitation, autorisation de sondages, etc.).

Enfin le Gouvernement Roumain devrait admettre la participation d'éléments techniques et d'entreprises italiennes à l'actuation des grands travaux publics qui se rendront nécessaires pour la réalisation de la reconstruction du pays.

Annexe.

MEMORANI>UM SUR LES EXPROPRIATIONS EN ROUMANIE

I. -La question plus délicate et plus grave est celle des propriétés italiennes en Bessarabie. Le Gouvernement Italien ne peut pas admettre que les Italiens soient traités moins bien que les Anglais et les Français seulement parce que le Gouvernement Italien a reconnu l'annexion de la Bessarabie avec empressement fraterne! sans mettre de conditions; ce serait plutòt une raison de traiter les italiens mieux que les autres en reconnaissance de l'empressement mis par le Gouvernement Italien.

Le Gouvernement Italien est confiant qu'il suffit de poser cette question pour rejoindre une solution équitable.

II. -Pour ce qui regarde le territoire de l'ancien Royaume il est de toute urgence que le Gouvernement Roumain garantise au moins l'application des attenuations prévues dans la loi meme qui est pourtant si préjudiciable aux intérets des étrangers et en contradiction aux principes d'égalité de traitement assurée pourtant aux italiens par les traités italo-roumains. Sans soulever la question génP.rale le Gouvernement Italien demande au Gouvernement roumain de faire au moins appliquer les facilitations prévues par la loi et cela notamment dans le cas des propriétés du Prince Ruspoli de Poggio Suasa et du Baron Economo.

III. -Pour ce qui regarde les provinces ex austro-hongroises les autorités locales ont procédé en considérant tous les étrangers comme des absentéistes alors que leur cas aurait dii etre examiné comme il est fait pour les sujets roumains; les memes principes appliqués pour les sujets roumains devraient etre appliqués pour les étrangers; une procédure différente serait en flagrante contradiction avec les traités de paix. La Légation Royale n'a cessé de demander que les propriétés de la Baronne de Monte! en Bucovine ne soient pas soumises à la procédure d'expropriation avant que les conditions de la propriété soient examinées par le Gouvernement centrai avec l'intervention de la Légation d'Italie. Il est de toute urgence que le Ministère Royal des Affaires Etrangères intervienne pour assurer le respect des traités.

(l) -Pubblicato in allegato al n. 70. (2) -Pubblicato al n. 419.
423

IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 55/27. Bucarest, 28 gennaio 1923.

Presidente del Consiglio mi ha detto Duca gli aveva riferito sue conversazioni con V. E. Egli è lietissimo del desiderio del Governo italiano di riprendere vecchia tradizione per intime relazioni ·COlla Romania. Naturalmente Bratiano non ha mancato, secondo sua abitudine, di sostenere che quelle relazioni si erano raffreddate perchè Italia aveva avuto politica oscillante verso la Romania durante e dopo la guerra con incoraggiamento all'Ungheria al tempo di Romanelli e poi del Burgenland e con certa attitudine poco amichevole per la Piccola Intesa. Si lamentò ancora certa nostra attitudine verso la Russia Conferenza di Genova. Concluse era lieto che linguaggio franco di V. E. avesse dissipato nubi. Mi disse Romania doveva essere per l'Italia ponte con Piccola Intesa e mondo slavo. Al che risposi scherzando che parola ponte non mi piaceva perchè ponte serve a far passare la gente e che non era nostro interesse fare passare troppo lo slavismo. Egli rispose subito che questo non era certo neppure interesse della Romania per la quale lo slavismo era pericolo assai maggiore che per l'Italia.

Egli intendeva ponte di comunicazione pacifica, ma ciascuno rimanendo al suo posto. Mi assicurò che Consiglio Ministri avrebbe in questi giorni esaminate varie questioni prospettate Roma ed egli avrebbe poi preso istruzioni dal Re. Ho

impressione che questo Governo è desideroso di una intesa politica, ma che farà ancora molte difficoltà per risolvere punto economico. Come ho telegrafato ieri, se V. E. crede darmi qualche più precisa istruzione per eventuale accordo politico ciò mi servirà anche per spingere trattative altre questioni.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 444. Roma, 29 gennaio 1923, ore 15,30.

Telegramma di V. E. n. 97 {1). Nell'opera di valorizzazione del nostro atteggiamento politico, e a fine di trovare un comune terreno per un'azione concorde con codesto Governo, V. E. potrà opportunamente far rilevare a titolo personale, come l'attitudine assunta dal Governo e dalle popolazioni tedesche, specie operaie da un lato, e la conseguente astensione dell'azione francese dall'altra, diminuendo sempre più le possibilità di operazioni tecniche, ed aumentando ed intensificando il numero ed il carattere delle operazioni politico-militari, tendono a ridurre la funzione dei nostri tecnici a quella di semplici osservatori, sicchè la collaborazione italiana, che fin da principio fu limitata allo stretto campo tecnico, trova sempre minore attuazione o non la trova affatto. Di contro l'attitudine assunta dall'Inghilterra nei riguardi dell'avanzata francese, continuando essa a mantenere in Germania le proprie truppe e, dato il consenso nella zona inglese all'esplicazione, pur con le più recenti restrizioni, delle operazioni degli alleati, ·Conferisce al suo «assenteismo», di fronte al crescente carattere militare dell'azione francese, contenuto più largo di quello che il Governo di Londra annuncia nelle sue dichiarazioni. E il linguaggio tenuto dall'Ambasciatore d'Inghilterra a Parigi a quel Governo (Suo telegramma surriferito) mi sembra la riprova che costì ci se ne renda perfettamente conto. Indubbiamente esiste dal lato politico una vicinanza di attitudine fra Italia e Inghilt-erra maggiore che non tra Italia e Francia, aumentata dall'accentuarsi delle misure franco-belghe, e che il verificarsi del ritiro delle truppe inglesi dal Reno potrebbe rendere ancora maggiore; giacchè non può dissimularsi il valore politico della presenza di truppe, se anche essa si ricollega ad una situazione anteriore al presente conflitto. L'Inghilterra, che per questo fatto si trova un punto più in là di noi, qualora la eventualità del ritiro si avverasse, verrebbe ad avere, come l'Italia, soltanto dei rappresentanti o degli osservatori sul Reno. È invece da considerare il divario tecnico fra i due Governi, circa il modo di risolvere sul terreno pacifico il problema delle riparazioni e dei debiti. Ma tale divario, le dure vicende di questi giorni, coi loro pericoli gravissimi, dovrebbero indurre a considerare con maggiore buona volontà per supe

rarlo allo scopo di completare quel riavvicinamento dei due punti di vista italiano e inglese, che sta operando già la forza degli avvenimenti.

V. E. sa come da parte mia sia sempre stato fermo intendimento di realizzare in genere una più estesa collaborazione con l'Inghilterra, e come in questo intendimento io permanga. Non sarà quindi da parte del Governo italiano che verranno posti ostacoli per giungere ad un completo riavvicinamento dei punti di vista italiano e inglese nelle presenti delicate contingenze e conseguire una opinione concorde che potrebbe immensamente giovare alla causa della pace.

(l) Pubblicato al n. 410.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 901/201/131. Losanna, 29 gennaio 1923, ore 17 (per. ore 19,40).

Mio telegramma posta n. 203 del 24 corr. (1). Nel progetto di trattato che sarà presentato oggi ai turchi è stato riprodotto integralmente l'artcolo 121 del trattato di Sèvres mediante il quale Turchia rinunzia a tutti i diritti e privilegi che in virtù del trattato Losanna 12 ottobre 1912 erano stati riservati al Sultano in Libia. Benchè di tali diritti e privilegi non avessi trovato menzione nella copia Trattato Losanna posseduto da questa Delegazione dovevo supporre che essi fossero stabiliti in qualche documento annesso al predetto trattato o che la copia esistente non fosse esatta poichè è da ritenere che i negoziatori italiani del trattato di Sèvres si siano pienamente garantiti con l'articolo 121 da ogni pericolo di dubbie interpretazioni. Credetti però per dissipare ogni dubbio ed a scarico di responsabilità di dover chiedere col suddetto telespresso copia disposizioni in questione. Mentre attendo risposta da codesto Ministero segnalo che nel progetto di trattato è stata pure introdotta una disposizione del seguente tenore: «Governo ed autorità turche non potranno per qualsiasi motivo esercitare alcun potere giurisdizionale in materia politica legislativa amministrativa fuori del territorio turco sui sudditi di un territorio posto sotto la sovranità o protettorato di altre potenze firmatarie del presente trattato o sui sudditi di un territorio distaccato dalla Turchia. Resta inteso che presente Trattato lascia inalterate prerogative spirituali autorità religiose diverse confessioni». Potendo secondo alinea di tale articolo trovarsi forse in contraddizione con l'abolizione dei privilegi Sultano in Libia di cui all'articolo 121 Trattato Sèvres, nel caso che tali privilegi non fossero stabiliti dal Trattato Losanna del 1912 o da documento annesso ad esso, interpello d'urgenza Ministero Colonie per aver desiderabile conferma che con riproduzione articolo 121 Trattato Sèvres restano tutelati sufficientemente nostri interessi.

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 928/181. Parigi, 29 gennaio 1923, ore 23,32 (per. ore 3 del 30).

Telegramma di V. E. n. 346 (1). Poincaré deferente alle osservazioni di V. E. ma tenendo allo stesso tempo a dare all'accordo una impronta di maggiore cordialità e caratterizzarlo come inizio di altro accordo similare, mi ha pregato di presentargli una formula che possa essere di soddisfazione di V. E. Mi permetto suggerire la seguente che non gli sottometterò prima di averne ricevuto approvazione di V. E. con le modifìcazioni che Ella riterrà opportune: « Gli avvenimenti che si sono svolti in Europa ed in Oriente hanno dimostrato ancora una volta la cordialità dei rapporti esistenti fra l'Italia e la Francia e che è facile rendere più intima la collaborazione prevista dai trattati di pace fra la Francia, Italia e Inghilterra ~. Il resto come nel precedente mio telegramma n. 129 (2). Poincaré non ha difficoltà a che sia data previa comunicazione dell'accordo all'Inghilterra.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CONSOLE A BASTIA, DE VISART

T. GAB. R. 22. Roma, 29 gennaio 1923.

Suo 16 gennaio 1923, n. 14 (3).

In relazione alle richieste fatte dal Partito corso d'azione, partecipo a V. S.:

l) sono in massima favorevole alla creazione delle borse di studio, ma desidero sapere precisamente quante dovrebbero essere ed in quali condizioni dovrebbero esser concesse per assicurarci che siano date utilmente;

2) sono già in corso trattative con la Dante per la creazione di una sezione costì. La terrò informata di quanto si concluderà;

3) sono favorevole all'invio gratuito dei grandi giornali e riviste italiane, ma occorre che siano indicati nominativamente coloro a cui devono esser diretti e si sia sicuri che l'invio riuscirà loro gradito;

4) per quanto concerne gli aiuti al giornale Mura, si è già provveduto come gli interessati non ignorano.

Occorre appena che io richiami la particolare attenzione di V. S. sulla discrezione e l'oculatezza che è necessario spiegare in tali trattative, per evitare qualsiasi lieve incidente, che potrebbe avere conseguenze serie (4).

(3} Non pubblicato.
(l) -Pubblicato al n. 402. (2) -Pubblicato al n. 392. (4) -La bozza del telegramma è di pugno di Mussolini.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 59/203!133. Losanna, 30 gennaio 1923, ore 0,20 (per. ore 6).

Mio telegramma n. 202/132. Linea di condotta di Curzon tende a mio avviso a strozzare Conferenza con grave pericolo definitiva rottura. Il timore deriva anche da parzialità con cui fu raffazzonato Trattato non sempre in armonia con l'avvenuta discussione. Il testo fu distribuito soltanto iersera alle Delegazioni alleate ed oggi verrà trasmesso ai turchi i quali, è lecito supporlo, non si decideranno approvarlo. Ho impressione che Curzon per suggestione Venizelos riornando alla sua ostinata grecofila politica, confidi in un successo militare greco che possa offrire migliori basi per ulteriori trattative con i turchi. Esaminando attuale situazione Conferenza non pare che essa presenti già gli estremi per escludere accordo. Circa le grosse questioni delle quali si è occupata Conferenza e che formano capo saldo della pace va rilevato che: l) quella concernente regime crediti è virtualmente risolta. Sussistono alcune divergenze che potranno essere composte; 2) quella relativa alla protezione minoranze è positivamente regolata; 3) quella delle nazionalità è a posto; 4) quella del regime economico capitolazioni è in sostanza risolto. Rimangono divergenze che potranno essere essicurate; 5) quella dei problemi finanziari sia per la remissività di Barrère verso Curzon sia per le sopravvenute indisposizioni fisiche e politiche di quello, non è stato sufficientemente approfondito, ma tutto lascia ritenere che dati propositi concilianti Governo francese, il più interessante, non sarà impossibile pervenire ad accordo. Lo stesso ordine di fatti si presenta forse per l'indennità di 15 milioni lire turche oro che gli alleati vogliono per danni guerra. Anche su ciò non è escluso che si possa giungere ad una intesa mediante ulteriore transazione. Restano in conclusione due punti importanti su cui dissidio appare irreducibile: l) Questione capitolazioni giudiziarie civili e penali; 2) Questione Mossul. In quanto alla prima nutro speranza che una nuova formula da me escogitata e che mi sono riservato di proporre al momento opportuno, possa essere accolta da turchi. In caso contrario si penserà ad altro ma comunque si dovrebbe giungere ad intesa. Per quello eh~ concerne la seconda credo che difficoltà potrebbe essere girata se questione invece di essere devoluta Società delle Nazioni nella quale turchi giustamente non hanno fiducia, potesse essere sottoposto ad un arbitrato autorevole ed imparziale. Non è improbabile mi riesca indurre turchi a tale soluzione. Di fronte a questo quadro della situazione parmi che sarebbe un grave errore lasciare andare Conferenza al fallimento senza provocar~ qualche altro serio tentativo per salvaria. Sono condizioni evidenti per riuscire: l) Che si eviti la rottura tenuta coi procedimenti di Curzon; 2) Che sebbene questo, reclamato dalle esigenze politiche del suo paese, parta per Londra alla fine della settimana, la Conferenza ·continui i suoi lavori con un metodo più razionale e più spicciativo. Assenza Curzon, chiunque possa essere suo rimpiazzante come delegato eliminando il maggiore ostacolo ad ogni serio e pratico lavoro spianerebbe la via

allo svolgimento del programma. Mi sono interessato e mi interesso in questo senso. Tanto Bompard che Child desiderosi essi pure che non si giunga inconsultamente alla rottura ed alle sue rovinose conseguenze, l'uno come parte attiva, l'altro moralmente interessato, con me concordemente agiscono allo stesso fine. Interessa per il momento che alla seduta della Conferenza in cui verrà presentato ufficialmente trattato ai turchi Ismet Pascià invece di togliere i ponti con una ripulsa recisa, chiede breve periodo per riflettere del che si approfitterebbe per accordarsi sulla continuazione e conclusione dei lavori. Se Curzon vorrà ugualmente porre in atto suo proposito annunziato e confermato con molto rumore di voler partire insieme alla sua delegazione, Bompard ed io siamo intesi di dirgli che chiediamo istruzioni ai nostri governi rispettivi i quali potrebbero ritenere conveniente di concertarsi con quello briannico in presenza nuova situazione. Comunque abbiano a volgersi le cose ritengo che le circostanze impongano il tentativo di scongiurare, a prezzo anche di qualche sacrificio nel futuro trattato il grave danno di una ripresa bellica greca turca di cui non si possono prevedere le conseguenze e che qualunque possa esserne il risultato comprometterebbe i nostri interessi di carattere politico ed economico maggiormente in Oriente.

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IL MINISTRO A BUCAREST, MARTIN FRANKLIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 60/33. Bucarest, 30 gennaio 1923, ore 21,30 (per. ore 5,10 del 31).

Presidente del Consiglio Bratiano mi ha oggi chiamato e mi ha pregato di comunicare quanto segue e di spiegarlo poi meglio a V. E. quando passerò costì. Egli è felice che V. E. sia disposto chiarire questioni politiche interessanti due paesi ed è prontissimo a studiare accordi politici che vadano anche fino ad alleanza. Ha ricordato a questo proposito alleanza con l'Italia stata constantemente programma partito liberale romeno fino dal tempo suo padre e dal contatto con Mazzini e Cavour. Intero punto di vista senza previa alleanza politica deve essere accompagnato dalla maggiore intimità relazioni economiche. Considera collaborazione su questo terreno sarebbe massimamente utile ai due paesi. Dichiarò appena si potrà cominciare Romania serio lavoro ricostruzione paese sarà lieto fare esaminare colla maggiore benevolenza proposte che verranno da Italia. Mi disse essere certo suo Governo riserverà alle iniziative italiane una accoglienza almeno altrettanto favorevole a quella fatta ad altre. Mi ha ripetuto Governo romeno desidera Italia partecipi futura combinazione per sfruttamento petrolio. Romania ha energicamente protestato contro quelle potenze che coll'accordo

S. Remo volevano fare di essa un feudo economico almeno per i petroli. Qualsiasi Governo romeno seguirà stessa politica perchè nessuno vorrà adattarsi specie protettorato economico di una o due potenze. Quindi qualsiasi Governo riserverà parte anche all'Italia (questo è esatto perchè tutti i Ministri che si sono succeduti nei tre anni e mezzo del mio soggiorno qui mi hanno dato stessa assicurazione). Ciò premesso Bratiano ha però dichiarato che egli non può pren

dere in questo momento un impegno scritto che dovrebbe avere una certa preci· sione. Una dichiarazione vaga non avrebbe maggior valore dell'impegno orale verbale che ci fa e ci ripete. Un fatto preciso in materia così vasta come quello dei petroli che potrà avere le soluzioni più diverse non si può fare. Ha concluso pregando chiedere a V. E. di non insistere. Quanto questioni secondarie di cui si è parlato a Roma mi ha detto raccomanderà ai Ministri di occuparsene e se è possibile darà soddisfazione ai nostri desiderata. Ma la Romania attraversa in questo momento una triplice crisi politica economica e morale. La costituzione è ancora da approvare. Tutto l'ordinamento fiscale è in trasformazione. La valuta è bassissima probabilmente per opera di speculatori che vorrebbero strozzarp la Romania per obbligarla a cedere a condizioni per essa disastrose le sue risorse naturali. In questo momento il Governo non può risolvere nè regolare rapidamente le sue pendenze. Molto si è già fatto ma molto resta da fare. Gli Stati amici della Romania debbono quindi !asciarle un respiro ancora di qualche mese. Conoscendo il carattere del Signor Bratiano, credo che per il momento non è possibile fargli mutare parere. Cercherò in questi ultimi giorni di ottenere sistemazione delle questioni secondarie.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 961/206/135. Losanna, 31 gennaio 1923, ore 3 (per. ore 6,35).

Mio telegramma n. 202/132 (1). In conformità mie suggestioni, Ismet Pascià ha deciso chiedere alla seduta di domani dopo la presentazione ufficiale progetto trattato una settimana di tempo per esaminarlo più attentamente e concretare sue conclusioni. Ismet avendo fatto parte oggi di tale suo proposito a Bompard, questi ed io stasera ne abbiamo informato Curzon che se ne è dimostrato sorpreso ed ha male accolto la cosa tacciandola di abituale espediente turco per guadagnar tempo senza costrutto. Curzon ha detto non credeva ritornare sulle decisioni prese e che per conseguenza egli e la sua Delegazione sarebbero partiti. Ha aggiunto che ne avrebbe informato subito suo Governo e che si riservava fare occorrendo sue dichiarazioni personali nella seduta di domani. Non avendo egli consentito modificare suoi intendimenti ad onta delle nostre osservazioni soprattutto circa effetto sfavorevole opinione pubblica a che sia autorizzata breve dilazione, Bompard ed io gli abbiamo dichiarato che avremmo al caso riferito ai nostri Governi per quella intesa che dovesse intervenire fra Roma Parigi e Londra e per avere istruzioni. È sempre più nostro convincimento che precipitosa partenza Curzon non debba compromettere ultimi tentativi che potrebbero avere

favorevole risultato. Convengono in tale nostra opm10ne non solo delegati britannici ma anche altri elementi della Conferenza; può anzi ritenersi che Curzon venga al momento a trovarsi isolato nella sua direttiva.

(l) Allude al telegramma n. 915/202/132, trasmesso alle ore 23,10 del 29 gennaio e pervenuto alle ore 0,30 del 30, non pubblicato, col quale dava notizia della presentazione del progetto di trattato.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 470. Roma, 31 gennaio 1923, ore 15,30.

Il presente telegramma fa seguito a quello precedente n. 468 (1).

In merito alla richiesta belga, che spero inesattamente riferita da Ruspoli, debbo ricordare che voto favorevole Delegato italiano per le constatazioni dell'inadempienza generale collegata all'atteggiamento assunto dal Governo germanico con la sua nota 13 gennaio, non era stato preventivamente da me autorizzato. Nè riesco a rendermi conto del significato e della portata che si vorrebbe dare a codesta comunicazione di avvertimento al Governo germanico.

Dagli ultimi suoi telegrammi deduco che Ella si rende perfettamente conto del punto di vista del Governo che cerca di fare il possibile, nella delicatezza della situazione, per la tutela degli interessi italiani. V. E. saprà quindi regolarsi secondo le circostanze meglio consentono. Le confermo che ancor oggi Regio Governo, pur non ritenendo possibile un distacco dalla Francia, vuole in modo assoluto evitare qualsiasi corresponsabilità negli avvenimenti.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 472. Roma, 31 gennaio 1923, ore 17,30.

Suo telegramma n. 181 (2).

V. E. vorrà ringraziare Poincaré della deferenza che dimostra nel riconoscere fondatezza mie obbìezioni. Gli faccia osservare che obbiezioni medesime non si riferiscono tanto a questa o quella formula di redazione quanto e necessariamente alla opportunità e convenienza di redigere un qualsiasi preambolo prima di aver comunicato l'accordo all'Inghilterra. Gli aggiunga che riterrei utile di evitare formule generiche, quali dovrebbero essere di necessità redatte se dovessero adattarsi tanto all'adesione quanto alla non adesione inglese.

Tale momento di sospensione non può sollevare dubbiezze da parte francese essendo chiaro che prima della pubblicazione dell'accordo un preambolo dovrà

essere aggiunto, mentre d'altra parte in caso di adesione inglese saremmo costretti poi ad inserzioni o modificazioni che per necessità cambierebbero la natura

e la portata della redazione attuale.

(l) -Trasmesso alle ore 10,45 del 31 gennaio, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava la richiesta del governo belga, trasmessagli dal Ruspoli, perchè il governo italiano si associasse alla dichiarazione franco-belga relativa alla necessità di bloccare l'invio del carbone della Ruhr in Germania. (2) -Pubblicato al n. 426.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 975/208/137. Losanna, 31 gennaio 1923, ore 17,30 (per. ore 20).

Prego vivamente V. E. di sollecitare, se possibile, la firma dell'accordo economico col Governo francese perchè questa Delegazione sarà certamente esposta alla pressione delle Potenze Alleate e dell'America, le quali domanderanno che venga abbandonata la clausola relativa al controllo delle concessioni rimaste nel testo del Trattato su nostra richiesta e di ottenere sanzione dell'applicazione del Tripartito da parte nostri alleati. La delegazione Turca ha protestato violentemente contro questa clausola che essa considera lesiva dei suoi diritti sovrani.

Anche l'America, come è noto, ha sollevato obiezioni che hanno necessitato da parte tre Potenze alleate la dichiarazione fatta d'accordo con Child nella seduta plenaria del 27 gennaio del mantenimento in Turchia del principio della porta aperta. Data questa situazione, mentre si domanda agli Alleati ed alla Turchia reciprocità concessioni la nostra intransigenza sarebbe inopportuna ed insostenibile. Essa non disporrebbe favorevolmente verso l'Italia i Governi di Parigi e di Londra ed irriterebbe la Turchia. Riguardo quest'ultima è interesse italiano di primo ordine quello di uscire da questa pace in buone relazioni colla Turchia e quello di non dare occasione agli alleati di alienarci la simpatia della delegazione turca. Il mantenimento della clausola è un diritto riconoscibile dagli Alleati, ma esso non servirà a darci le concessioni.

Prego quindi V. E. di autorizzarmi ad abbandonare la clausola in questione

la quale rappresenta agli occhi della Turchia e dell'America un ostacolo all'ac

cordo sul trattato di pace. Potrà esaminarsi comunque l'opportunità di fare

presente a Parigi e Londra variazione suggerita da Nogara colla sua lettera del

14 gennaio n. 751 (1).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 990/197. Parigi, 31 gennaio 1923, ore 20,45 (per. ore 0,45 del 1 febbraio).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha rimesso copia di nota che Governo francese ha deciso consegnare questa sera all'incaricato di Affari di Germania

per notificargli decisione presa di sospendere dal l febbraio ogni invio di carbone dalla Ruhr nella Germania non occupata. Governo belga rimetterà nota analoga alla Ambasciata di Germania a Bruxelles. Comunicazione francese con la quale mi è stata rimessa tale nota enumera ragioni che hanno indotto Governo francese e Governo belga ad adottare tale misura, necessaria per rendere possibile approvvigionamento carbone Governi alleati e riva sinistra Reno ed aggiunge essere stato convenuto col Governo belga di autorizzare passaggio attraverso Germania non occupata vagoni carbone destinato all'Italia anche a rischio di vedere Germania impadronirsi tali vagoni. Governo belga e francese tengono essenzialmente a dare all'Italia tale testimonianza di amicizia e sarebbero ben felici se il R. Governo volesse dal canto suo consegnare analoga nota all'Ambasciata germanica a Roma. Testo della nota alla Germania è stato telegrafato dal Quai d'Orsay a Charles Roux al quale codesto Ministero può richiederlo. Ne invio tuttavia traduzione riassuntiva con telegramma portante numero successivo (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra e Costantinopoli. La lettera di Nogara cui si allude nel testo non è stata pubblicata.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1000/209/138. Losanna, 31 gennaio 1923 (per. ore 4,45 det 1 febbraio).

Stamane ebbe luogo lunghissima riunione al corso della quale tennero successive sedute le tre Commissioni per accompagnare ·comunicazione alla Delegazione turca delle varie parti del progetto di trattato corrispondente ai rispettivi lavori. Curzon ha parlato pel primo rammentando scopo essenzialmente pacifico conferenza e respingendo energicamente mal celata insinuazione che da taluno potesse comunque desiderarsi rottura. Ha poscia enumerato sensibili concessioni accordate alla .Turchia nelle questioni territoriali, militari e degli stretti, facendo rilevare come situazione fatta col presente progetto di trattato sia estremamente vantaggiosa per rispetto a quello che avrebbe potuto lontanamente sperare riferendosi al trattato Sèvres. Sarebbe certamente desiderabile, ha osservat-o, poter presentare alla Delegazione turca progetto di cui tutte le clausole favorevoli rappresentano scapito di un accordo intervenuto, ma dato ormai eccessivo prolungamento necessità lavoro, essere divenuto indispensabile nell'interesse di tutti venire ad una conclusione il che ha prodotto necessità riassumerla a fondo per presentare testualmente il punto di vista più conciliante cui potessero giungere gli Alleati con sincero sentimento di essere stati giusti nel proporre accordo completamente onorevole alla Turchia. Ha concluso esprimendo speranza che Ismet Pascià conscio del vero supremo interesse del proprio Paese accetterebbe senz'altro il trattato anche tenendo conto del non disprezzabile vantaggio derivante alla Turchia dall'ausilio sincero che le accorderebbe allora e per l'avvenire Inghilterra con rinnovato spirito cordiale amicizia; ma

20 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

ha soggiunto che se invece Ismet Pascià chiedesse una breve dilazione per considerare partitamente il progetto (bene inteso senza idea di riaprire discussione nuova Conferenza alla quale egli Curzon certamente si rifiuterebbe di partecipare), sarebbe pronto a ritornare a Losanna al momento opportuno per firmare questo Trattato.

Seguì subito seduta della seconda Commissione da me presieduta. Enumerate ancora una volta concessioni accordate dagli AHeati alla Turchia col raffronto per il proposto periodo transitorio precedente alla discutibile abolizione delle capitolazioni per rispetto al regime sin qui praticato, ho osservato come a tale nostra concessione non avessero finora corrisposto alcune controproposte concrete da parte della Delegazione turca e nell'intento di lasciare chiaramente l'impressione che non fosse da escludere l'accoglimento di una proposta transazione turca, ho fatto marcatamente rilevare necessità di un reciproco riavvicinamento per raggiungere un punto centrale di accordo nell'interesse supremo di quella pace da tutti invocata.

Bompard finalmente in seduta della terza Commissione ha a sua volta caldamente raccomandato ai turchi di accettare il proposto trattato facendo rilevare come spirito ugualmente conciliativo abbia animato Alleati anche nella parte finanziaria ed economica con rinunzia a rimborso spese occupazione, con limitazione risarcimento danni guerra a soli 15 milioni di lire turche oro, con riduzione del debito pubblico turco, facendo così a Turchia situazione straordinariamente privilegiata in confronto delle Potenze invitanti che hanno invece veduto proprio debito estero tremendamente accresciuto per rispetto anteguerra. Seguirono dichiarazioni di Child e del delegato giapponese, romeno e jugoslavo, tutte variamente intonate a raccomandare ad Ismet accordo nell'interesse pace. Assai brevemente rispose quindi Ismet Pascià dichiarando non avere delegazione turca avuto tempo materiale per esaminare progetto cosi recentemente presentatole e chiedendo pertanto settimana di studio prima dare risposta definitiva. Al corso di tale periodo, soggiunse, Delegazione turca sarebbe stata lieta potere continuare Losanna conversazioni private con quelle delle Potenze invitanti.

A questo punto Curzon ha annunziato breve sospensione seduta prima rispondere alla richiesta turca. Ha avuto quindi luogo riunione privata prolungatasi oltre un'ora alla quale hanno partecipato solo delegati Potenze invitanti ed in cui si è discusso dichiarazione da farsi. Curzon ha cominciato col premettere che in base al preteso accordo intervenuto fra noi si dovesse solidariamente respingere domanda di Ismet Pascià informandolo senz'altro che gli si accordava tempo presentare accettazione o ripulsa trattato sino venerdì, giorno in cui Delegazioni Alleate avrebbero lasciato Losanna. Ne è seguita conversazione nutrita e vivace fra Curzon Bompard e me nella quale il primo ha aspramente sostenuto punto di vista e proposito suoi mentre noi due abbiamo con non minore fermezza respinto tali affermazioni. Tanto Bompard che io abbiamo insistito essere impossibile respingere richiesta dilazione sollecitata da Ismet senza esporci al rischio di rottura ed a riprovazione opinione pubblica. Curzon ha ribattuto

avere ragione ritenere che se Alleati si mostrassero inflessibili nella circostanza, turchi firmerebbero trattato quale ad essi presentato. Gli abbiamo opposto che le nostre informazioni ci inducevano a credere il contrario. Non sono valse a rimuoverlo dal suo intendimento nè la suggestione che, se dovesse assolutamente partire venerdì, egli poteva lasciare a Losanna Crowe e Rumbold per partecipare alle ulteriori conversazioni, nè la considerazione che non conveniva per una differenza di tre o quattro giorni di correre il rischio rottura. Non essendo stato possibile metterei d'accordo ed a scopo di mascherare di fronte conferenza, fin dove possibile, lo screzio, è stato convenuto che Curzon dichiarerebbe solo in nome proprio alla seduta, che impedito dai suoi impegni di prolungare troppo permanenza Losanna rinvierebbe partenza sua e Delegazione britannica non oltre sabato sera, limite massimo che potrebbe accordare per risposta turca.

Solo per il caso Ismet insistesse sulla settimana richiesta, Bompard ed io ci siamo riservati chiedere istruzioni ai nostri Governi. Riassuntasi seduta conferenza è tosto risultato evidente dal linguaggio moderato e cortese impiegato da Curzon che non si era combattuto invano la battaglia. Curzon certo per avvicinarsi al punto di vista di Bompard e mio ha informato Delegazione turca essere disposto rinviare partenza a domenica sera e sinanco ai primi giorni settimana ventura nella fiducia che seguite ed utili conversazioni da tenersi nel frattempo varranno ad escogitare accordo definitivo soddisfacente. Curzon senza darsene l'aria ha in sostanza capitolato di fronte nostra resistenza. Il che vuol dire che si è superato dopo opera di persuasione già svolta nei giorni scorsi sui turchi un altro grosso ostacolo allo svolgimento del programma riassunto nel mio telegramma n. 202/132 (1). Ora ci metteremo con lena all'opera mediante contatti privati diretti con la Delegazione turca per profittare della breve dilazione ai fini di evitare rottura e giungere al desiderato accordo completo (2).

(l) Non pubblicato.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1011/230. Mosca, 1 febbraio 1923, ore 0,20 (per. ore 17,10).

Telegramma di V. E. n. 413 (3).

Situazione interna russa d'oggi non rende possibile rivoluzione. Potere bolscevico è tuttora assoluto in quanto non v'è nessuna organizzazione di opposizione. Tanto è questo evidente che escluderei informazione Ministro Polonia provenga nei termini in cui è data da Mosca. Disagio politico attuale del bolscevismo proviene da inattuabilità del suo programma rivoluzionario in Europa non da situazione interna. Crisi politica interna potrebbe derivare allo stato delle cose da crisi interna al potere comunista combinata con continuazione del disfacimento amministrazioni delle finanze stato e con intervento di fattori occasionali.

(l) -Cfr. la nota l a p. 302. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli. (3) -Trasmesso alle ore 24 del 27 gennaio, non pubblicato, col quale Mussolini chiedeva conferma di una notizia comunicatagli dal ministro di Polonia a Roma, secondo cui la Russia si preparava a sostenere una imminente rivoluzione in Germania.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. 492. Roma, l febbraio 1923, ore 1,20.

(Per Losanna). Suo telegramma n. 135 (1). In attesa di conoscere definitivo procedere di Curzon dopo seduta odierna ho telegrafato Torretta informandone Parigi.

(Per Parigi e Londra). Garroni telegrafa in data 31:

Tel. n. 961 (1).

(Per Parigi). Ho dato a Torretta di conseguenza seguenti istruzioni:

(Per tutti). V. E. voglia subito intrattenere Bonar Law sulla situazione che si sta creando a Losanna informandolo che R. Governo la riterrebbe difficile, ma non disperata e che confida malgrado le notizie riferite da Losanna che tale modo di vedere sia condiviso dal Governo Britannico.

(Parigi e Londra). Nel far ciò si valga elementi forniti da Garroni nel telegramma in data 30 (2) che Le trasmetto col tel. Gab. n. 24.

(Per tutti). Aggiunga che R. Governo non crede dover vedere nella partenza di Curzon e di parte Delegazione inglese se non sospensione temporanea della Conferenza per dar modo alla Delegazione turca di esaminare progetto trattato sottopostole ed a cui si è riservata dare risposta, il che del resto corrisponde esattamente al piano concretato a suo tempo fra delegazioni alleate quando decisero sottoporre ai Turchi schema completo del Trattato. Concluda clie a parere nostro eventuale ripresa ostilità greco-turche è cosa tanto esiziale interessi europei e gravida pericolo in Asia e Balcani che devesi esprimere ogni ulteriore sforzo possibile per evitarla. Informi del suo passo collega francese e mi comunichi quanto risponderà Bonar Law. Parigi informato.

(Per Parigi). Mi informi sulle intenzioni francesi e se corrispondano comunicato Havas trasmessole da Garroni con telegramma n. 136 (3).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1004/198. Parigi, l febbraio 1923, ore 1,30 (pe1·. ore 9,55).

Faccio seguito al mio telegramma n. 197 (4). Sunto nota rimessa dal Governo francese all'Incaricato d'affari di Germania a Parigi: Con comunicazione del 17 gennaio Ministero degli Esteri ricordò allo

Incaricato d'Affari di Germania che nuove misure prese dai Governi francese e belga, con cooperazione Governo italiano, per indurre Germania a consegnare carbone dovuto Francia non avevano affatto carattere intenzionale. Tali misure, come fu notificato il 10 gennaio a Governo germanico, sono state prese in seguito alla constatazione fatta dalla Commissione riparazioni dei mancamenti Germania in consegne legnami e carbqne dovuti alla Francia. Ma attitudine assunta dagli industriali della Ruhr, su istruzioni impartite Governo del Reich, ha posto le autorità alleate nell'impossibilità di agire «à l'aimable » e le ha costrette a requisire carbone che doveva essere consegnato ed a effettuare deviamenti indispensabili. Governo germanico ha cominciato col dichiarare proprietari miniere che esso non avrebbe pagato il carbone consegnato alleati in mancanza riparazioni e quando capo missione ingegneri ha fatto conoscere che Governi alleati erano disposti pagare direttamente carbone esso ha proibito ai proprietari stessi consegnare carbone anche dietro pagamento. Ostruzionismo del Governo germanico è andato sempre crescendo. Il 16 gennaio commissione Riparazioni haconstatato mancanza concernente carbone e bestiame per riparazioni e per restituzioni ed il 26 stesso mese ha dovuto notificare Governo germanico carenza generale germanica suoi obblighi verso la Francia ed il Belgio. Infine Governo germanico, per istruzioni date e per continue istigazioni presso funzionari ferrovie poste telegrafi e telefoni nella Ruhr e sulla riva sinistra del Reno rischia provocare disorganizzazione sfruttamento miniere ed officine Ruhr. In queste condizioni della carenza generale della Germania, constatata dalla Commissione delle riparazioni, Governo francese agendo, in virtù del paragrafo 18 annesso 2° parte Sa trattato di pace, informa Governo germanico che a partire l o febbraio nessuna spedizione carbone coke avrà luogo da zona occupata verso resto Germania. Il tutto sotto riserva di nuove sanzioni in caso di necessità.

(l) -Pubblicato al n. 430. (2) -Pubblicato al n. 428. (3) -Non rinvenuto. (4) -Pubblicato al n. 434.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1021/61. Berlino, 1 febbraio 1923, ore 8,45 (per. 01'e 22,40). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha parlato della nota francese che gli era giunta in quel momento concernente chiusura della Ruhr per ogni esportazione del carbone verso Germania. Mi ha detto che la zona abbraccia oltre 200 chilometri e che per il momento sarebbe stata guardata da soldati e non da guardie di finanza delle quali non vi era ancora un numero sufficiente. A suo avviso la chiusura potrà essere efficace per qualche giorno ma alla lunga prevede che si potrà organizzare trasporto deludendo la sorveglianza. Aveva avuto una lunga conversazione con Tjssen al quale aveva ripetuto che il Governo tedesco non desidera sciopero generale. Migliore tattica sembra sciopero parziale

e dove lavoro non era sospeso attendere ad operazioni secondarie. Alla mia richiesta se avvenimenti di questi giorni, che sopratutto con l'espulsione di

centinaia e centinaia di impiegati aveva completamente disorganizzato amministrazione civile Ruhr, . avevano indotto Governo germanico a credere che si dovesse modificare in qualsiasi modo presente attitudine, mi ha risposto perentoriamente che ciò era impossibile. Su questo argomento si sono fatte circolare in questi giorni voci di crisi di Gabinetto che condurrebbe potere persona più in condizione di cedere ma queste voci non trovavano conferma e per ora il Governo di Cuna sembra ancora salvo. Poichè nella nota francese si accenna nuovamente alla collaborazione italiana, ho avuto occasione precisare meglio la nostra collaborazione a senso di quanto V. E. mi volle dire nel suo telegramma 462 (1). In generale effetti azione francese Ruhr manifestansi con parvenza di varie difficoltà trasporti e servizi pubblici abbastanza lentamente ma non modo impressionante. Prevedono però tutti che situazione, continuando le cose a procedere cosi, diverrà grave, forse anche intollerabile, e darà luogo disordini dovuti disoccupaziMe e miseria. Rimedio tale inconveniente però non esiste o non si sa trovare.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, CARACCIOLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 1023/53. Budapest, l febbraio 1923, ore 14,20 (per. ore 20,35).

Ministro di Francia mi ha detto di aver saputo che Ministro Duca si è recato in Italia per rassicurarsi circa presumibili accordi tra Italia e Ungheria.

V. E. l'avrebbe assicurato della inesistenza di tali accordi. Ho saputo pure da fonte seria che Ministro di Romania avrebbe intrattenuto Segretario della Legazione di Francia circa una eventuale occupazione militare sul Tibisco, nel caso di inadempienza del pagamento riparazioni da parte Ungheria come è stato fatto dalla Francia nella Ruhr. Segretario francese avrebbe risposto essere due questioni assolutamente differenti e che perciò tale occupazione era inattuabile. Screzio fra Potenze Grande Intesa ha suscitato specialmente nella Piccola Intesa un atteggiamento alquanto provocante e continue insinuazioni contro opera Commissione militare controllo; si vede chiaramente intenzione Piccola Intesa volerne far parte. In questi ultimi tempi sono aumentate cupidigie di altre conquiste territoriali da parte Romania che vorrebbe estendersi fino al Tibisco per ottenere una frontiera facilmente difendibile. D'altra parte Governo ungherese è molto preoccupato della situazione generale e ieri ha dichiarato a mezzo del Ministro degli Affari Esteri ad interim che non ammetterà mai delegati mili

tari Piccola Intesa nella Commissione militare interalleata di controllo perchè contrario stipulazione trattato di pace (vedere mio telegramma 52) (2).

(l) -Trasmesso alle ore 23,30 del 31 gennaio, non pubblicato, col quale Mussolini ribadiva il punto di vista del governo italiano sulla partecipazione, limitatamente civile e tecnica, alle operazioni nella Ruhr. (2) -Allude al telegramma n. 983/52, trasmesso alle ore 21,30 del 31 gennaio e pervenutoalle ore 2,30 del giorno successivo, non pubblicato, relativo ai rapporti fra l'Ungheria e la Piccola Intesa.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. RR. 495. Roma, 1 febbraio 1923, ore 15.

Suoi telegrammi n. 169 (l) e 194 (2).

Concordo pienamente nelle considerazioni di V. E. che mi dimostrano come Ella sia perfettamente al corrente del punto di vista del R. Governo che, nella difficile e delicata situazione che attraversiamo, sopratutto si preoccupa di essere in grado di provvedere alla tutela degli interessi italiani in ogni possibile evenienza. Occorre quindi tenere sempre pre.sente come, dato l'atteggiamento dell'Inghilterra e dell'America, l'Italia debba scrupolosamente evitare di assumere una qualsiasi corresponsabilità nelle misure coercitive politico-militarl che Francia e Belgio sono ormai costrette ad accettare nella Ruhr e nella Renania. La Francia non può lamentarsi di ciò nè accusarci di doppiezza in quanto noi abbiamo sempre in proposito mantenuto il più esplicito e costante atteggiamento diffidando al riguardo il Governo francese ancor prima che il semplice invio di truppe fosse deciso, dichiarando ritenere tali misure dannose anche nell'interesse della Francia stessa.

Ciò chiarito e rimanendo ben fermo, non posso che approvare il Suo intendimento di cercare di approfittare delle attuali circostanze per tentare di definire con codesto Governo alcune delle nostre questioni più importanti. V. E. aggiunge che gli sarebbe di grande aiuto ricevere ancora una volta assicurazioni che anche in questa seconda fase nostra politica continuasse in massima nell'indirizzo finora seguito. Non ho nessuna difficoltà a chiarire con V. E. che continuerò a sostenere fin quando e per quanto sarà possibile la tesi italiana prospettata con il mio memorandum a Londra; e io non ho alcuna intenzione di distaccarmi da questa tesi che inizialmente stabilì i punti di .contatto con la tesi francese, e quindi il distacco in parte già avvenuto per la procedura seguita dalla Francia potrebbe aumentare per il susseguente suo atteggiamento e per avvenimenti estranei alla mia volontà. Comunque per decidere circa la possibilità di una qualsiasi formazione formale impegnativa, mi occorrerebbe di conoscere azitutto da V. E. quale sarebbe il Suo pensiero circa la portata e la forma da dare a questo impegno.

A questo proposito debbo rilevare come nel secondo dei Suoi telegrammi sopra citati Ella prospetti la possibilità di una vittoriosa pressione dell'opinione pubblica francese sugli organi di Governo qualora l'azione del sig. Poincaré non riuscisse ad una conversazione con la Germania per raggiungere una soluzione concitlativa. Ma questa possibilità è una ragione in più per costringerci a rimanere in un'attitudine di riserbo verso l'odierno atteggiamento della Francia, a fine di evitare che ci venga più tardi quasi rimproverato da }!arte francese la nostra precedente acquiescenza, mettendoci naturalmente al di fuori delle possibili intese franco-tedesche. Mentre per una nostra opera in pro di un ono

revole componimento tra Francia e Germania, il carattere di moderazione dell'attitudine italiana sarebbe maggiormente apprezzato e valorizzato anche in Francia, il giorno in cui le correnti d'opinione pubblica contrarie alla presente intransigenza di Poincaré dovessero rafforzarsi e prevalere.

In queste circostanze converrà quindi che l'E. V. agisca con la massima prudenza e segua con la più viva attenzione tutti i movimenti dell'opinione pubblica francese, per potere al momento opportuno regolare la nostra condotta secondo consiglieranno meglio la valutazione dei nostri interessi particolari e di quelli generali della pace.

(l) -Pubblicato al n. 417. (2) -Telegramma n. 955/194, trasmesso alle ore 20,40 del 30 gennaio e pervenuto alle ore 3 del 31, non pubblicato, relativo ai rapporti franco-tedeschi.
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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1025/1010. Parigi, 1 febbraio 1923, ore 17,45 (per. ore 22). Notizia pubblicata stamane dai giornali di colloquio Poincaré-Barthou circa non avvenuto pagamento da parte Governo germanico rate scadute ieri mi fa considerare non impossibile eventualità delegazione frartcese constatazione questo mancamento malgrado avesse ufficiosamente lasciato intendere che quella del 16 gennaio fosse ultima di tali richieste che essa farebbe. Per quanto sarebbe preferibile non venisse fatta tale richiesta credo che se fosse inevitabile votazione io dovrei associarmi; perchè data speciale natura di tribunale indipendente da considerazioni politiche che il trattato conferisce alla Commissione delle riparazioni, il non associarmi a constatare fatto materialmente vero assumerebbe portata politica e molto più accentuata che continuare ad associarmi. Infatti mio voto contrario a constatazione inadempienza oppure mia astensione (che per regolamento Commissione riparazioni equivale voto contrario) avrebbe senza dubbio per risultato di significare distacco dalla Francia che col suo telegramma 344 del 25 gennaio (l) V. E. mi ha detto voler ora evitare. Ho voluto ad ogni modo profittare del tempo che vi sarebbe questa volta prima di un'eventuale richiesta per pregare V. E. di telegrafarmi d'urgenza se attitudine R. Governo rimane la stessa o se vede opportunità di un mutamento che però tengo a ripetere avrebbe significato di completo abbandono della Francia. Informo infine che somme le

quali Germania avrebbe dovuto consegnare per ieri spettavano per ragioni sua priorità al Belgio.

443

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1016/60. Berlino, 1 febbraio 1923, ore 20,40 (per. ore 22,40).

Ho chiesto a questo Ministro Affari Esteri che notizie avesse sulla situazione politica nei piccoli paesi che toccano la Germania ed in quelli dell'Oriente.

Mi ha detto che cattivo esempio della Francia aveva senza dubbio portato in quei piccoli centri politici molta eccitazione, ma che per il momento non vedeva pericolo guerra sopratutto perchè, a quanto gli constava (e ciò coinciderebbe colle informazioni ricevute dall'E. V.) Polonia sembra completamente tranquilla. Di alleanze a scopo di prossima guerra egli non aveva conoscenza sicura, ma non ha escluso che Ungheria debba oggi considerarsi come elemento più turbolento e da cui più facilmente possa derivare dei pericoli. Ho cercato farlo parlare sull'attitudine della Russia, ma questo è argomento sul quale tutti i tedeschi sembrano tenuti ad un grande riserbo. Non sarà sfuggito a V. E. notizia ratifica trattato di Rapallo e si annunzia anche prossimo soggiorno di Cicerin a Berlino. Anche Ambasciatore di Germania a Mosca ha passato qui qualche giorno. Tutto ciò fa ritenere che intelligenze e scambi di idee non manchino fra Germania e Russia. Certo non si tarderà molto a veder più chiaro nell'argomento.

(l) Pubblicato al n. 401.

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IL MINISTRO A SOFIA, ALDROVANDI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1035/30. Sofia, 1 febbraio 1923, ore 21,30 (per. ore 8 del 2). Ho già avuto comunicazione indiretta determinazione presa a Parigi 25 corrente circa nota a Governo bulgaro per riparazioni. Opposizione Inghilterra prendere sanzioni contro la Bulgaria che difficilmente rimarrà segreta, diminuirà od annullerà effetto nota stessa per quanto redatta termini energici. Si porrà dunque nuovamente problema adozione mezzi per costringere Bulgaria pagamento. Azione navale isolata franco italiana sarebbe certamente efficace ma non sarebbe priva di inconvenienti ed è da chiedersi se essa non provocherebbe anche azione Stati confinanti che credo sia nostro preponderante interesse evitare. Ritengo migliore consiglio premere su Governo britannico che sarà comunque vincolato da nota deliberata 25 corrente, rilevando che comunque prestigio in Bulgaria sarà diminuito se potenze non faranno rispettare loro volontà ripetutamente espressa e finora tenuta in nessun caso da Stamboliski. Questo Ministro di Francia si è lamentato con collega britannico e meco del contegno meno rigido verso Stamboliski tenuto disformemente suoi predecessori da delegato britannico che ha assunto questo anno presidenza Commissione interalleata. Ministro di Francia lo segnala al suo Governo perchè sia inviato monito a Londra. Non credo necessario data poca entità fatto rimproverato al delegato britannico fare passo formale su questo punto a Londra anche se Francia lo farà, ma sarà opportuno seguire anche a questo proposito conversazioni franco inglesi e indagare fino a che punto atteggiamento benevolo assunto da Inghilterra verso Bulgaria e già risultante nel memoriale presentato da Bonar Law a Parigi corrisponda ad atteggiamento provocato da ragioni di

politica generale ed in specie in confronto questione riparazioni germaniche ed in confronto situazione bulgara in un eventuale conflitto turco britannico.

445

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 515. Roma, 2 febbraio 1923, ore 10.

Telegramma di V. E. n. 1010 (1).

Sarebbe certo desiderabile che richiesta francese non venisse fatta; ma dati

i precedenti se essa avvenga, sono d'avviso che, nella presente situazione Ella

si associ constatazione inadempienza.

446

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1052/44. Atene, 2 febbraio 1923, ore 17,30 (per. ore 19,50).

Telegramma del R. Console Canea n. 16 (2).

Coi telegrammi per posta nn. 16 e 18 (3) ho trasmesso a V. E. copia delle note

verbali da questa legazione dirette al Governo greco per protestare contro inci

denti Canea e per chiedere dopo la prima risposta dataci ed in seguito istruzioni

di V. E. che inchiesta ordinata fosse condotta con imparziale sollecitudine e

rigore necessario. Ho ripetutamente ed ancora oggi sollecitato pratica presso

Ministero degli Affari Esteri ove mi venne assicurato essere oggi stesso tele

grafato Canea per commento inchiesta.

Riferendomi ultima parte telegramma Bartolucci mi permetto sperare nel

l'approvazione di V. E. ritenendo che in presenza della grave eccitazione animi

regnante in tutto questo Paese nostra azione debba essere ferma ed energica

ma tanto più serbarsi calma e serena tenendo anche conto della anormalità dei

rapporti fra Governo greco e questa R. Legazione che pure è in dovere di fron

teggiare adeguatamente serie e numerose controversie di varia natura.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DEGLI ESTERI, GIANNINI

T. 1054/218/145. Losanna, 2 febbraio 1923, ore 20,30 (per. ore 24).

Debbo richiamare tutta l'attenzione di codesto Ufficio su modo deplorevole con cui quasi tutti i giornali italiani riportano resoconti conferenza Losanna mettendo specialmente in valore opera delegazione francese ed inglese e dando

quasi nessun rilievo all'opera della delegazione italiana alla quale in realtà si deve principalmente se è stata evitata rottura e naufragata conferenza. Telegrammi « Stefani » redatti da questa Delegazione e nei quali si cerca mettere in luce tutta la importanza degli sforzi che essa compie quotidianamente per giungere alla pace sono trascurati dai nostri giornali che pubblicano invece ampie notizie circa attività altre delegazioni. Segnalo in particolar modo che malgrado comunicato « Stefani » seduta 30 gennaio veramente decisiva per sorti conferenza esponesse chiaramente azione delegazione italiana i giornali italiani hanno dato unicamente risultato a discorsi ed azioni Curzon e Bompard. Prego provvedere efficacemente perchè inconveniente non abbia a ripetersi curando sopratutto che nostra stampa si inspiri a notizie di fonte italiana invece che di straniera ed abbia intenzione più consona nostri interessi e nostro prestigio.

(l) -Pubblicato al n. 442. (2) -Non pubblicato, relativo ad una dimostrazione promossa dal governo greco contro il consolato italiano. (3) -Non pubblicati.
448

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1071/113. Londra, 2 febbraio 1923, ore 22,40 (per. ore 9,45 del 3).

Al Foreign Office si è persuasi che Delegazione turca a Losanna abbia pieni poteri per firmare pace cogli alleati ma che esiti ancora a prendere una decisione contando sopra tutto sopra discordie degli alleati stessi per ottenere condizioni più favorevoli. Atteggiamento del Governo francese è qui vivamente criticato e non si arriva a stabilire la verità dei fatti circa le note comunicazioni fatte da Poincaré al Governo di Angora. Prevale un senso di grande sfiducia di sospetto e di stanchezza nei riguardi della Francia.

Anche circa nostro atteggiamento verso Turchia si nutre qui qualche apprensione manifestata da accenni di giornali e da velate allusioni fatte al Foreign Office.

Ho reagito colla maggiore energia sia in conversazione con reggente del Ministero Affari Esteri, sia con alcuni autorevoli rappresentanti della stampa. Ho detto che divergenza ora prodottasi a Losanna fra Delegazione italiana e Delegazione britannica era stata circa il miglior metodo da adottare per giungere alla conclusione della pace avendo noi sostenuto essere probabile arrivare alla firma da tutti desiderata che poteva invece essere ostacolata dalla pericolosa brusca partenza di Curzon; che dissentire in un metodo era completamente nelle nostre facoltà e diritto ed in perfetta armonia col concetto del fronte unico alleato. Conseguentemente non era lecito di attribuirci tendenza qui ritenuta azione separata.

In seguito a questa mia azione stampa ha modificato linguaggio ed al Foreign Office mentre mi è stato smentito di aver nutrito diffidenza circa nostro atteggiamento si è manifestato compiacimento per le mie affermazioni (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna.

449

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 71/109. Londm, 2 febbraio 1923 (per. il 3). In seguito alla pubblicazione di un comunicato ufficioso circa visita Sovrani d'Inghilterra ai Sovrani d'Italia redatto in forma piuttosto vaga ho creduto doverne accennare al Segretario di S. M. nelle cui attribuzioni rientra organizzazione visita Sovrani. Egli mi ha detto che in seguito accenni fatti nei giornali italiani sulla visita in Italia ed alle domande conseguentemente rivoltegli da giornalisti inglesi aveva preso ordini suo Sovrano per le informazioni da dare al pubblico e S. M. gli aveva ordinato di fare un comunicato nei termini. nei quali è comparso. Dal corso della conversazione ho avuto impressione che questa Corte considerava ancora ufficiosa comunicazione intervenuta fra codesto Ambasciatore e V. E. e che per procedere oltre fissare visita definitivamente si aspettava passo da parte nostra ed a ciò è dovuta forma vaga del comunicato. Ho creduto allora poter dire che a Roma da cui venivo direttamente avevo appreso che il nostro Augusto Sovrano aveva ricevuto con viva soddisfazione annunzio visita Sovrani Inghilterra e che le LL. MM. erano lietissime avere ospiti a Roma Sovrani Inghilterra. Lord Stamfordham allora avrebbe immediatamente trasmesso ai suoi Sovrani questa mia considerazione dopo di che si sarebbe ufficialmente e definitivamente fissata visita che era vivissimo desiderio delle LL. MM. già da gran tempo fare alla nostra Corte. In seguito a questa conversazione Stamfordham mi ha ieri sera diretto lettera particolare che riassumo qui appresso: « Dopo nostra conversazione ho parlato telefonicamente col Re a Sandringan. S. M. ha ricevuto invito da parte dei Sovrani d'Italia che il mio Re e la mia Regina sono lieti di accettare. A causa matrimonio Duca York non è possibile alle LL. MM. lasciare Inghilterra fin dopo fine aprile, ma se conv,enisse ai Sovrani d'Italia, LL. MM. sarebbero felici venire a Roma al principio maggio. Il Re e la Regina d'Inghilterra saranno Londra lunedì prossimo e spero poter prendere allora accordi definitivi. Nello stesso tempo prego V. E. spiegare ai Sovrani d'Italia ragioni che fanno suggerire per la visita mese di maggio ed accertarsi se tale

mese conviene ai vostri Sovrani>. Resto in attesa delle comunicazioni che V. E. vorrà inviarmi d'urgenza.

450

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1062/218. Parigi, 3 febbraio 1923, ore 0,25 (per. ore 3,30). Telegramma di V. E. n. 472 (1). Poincaré desideroso di fare cosa gradita a V. E. ha rinunziato al preambolo

per cui domani procederò scambio note nei termini già conosciuti da V. E. senza alcuna modificazione. Ho avvertito Losanna.

(l) Pubblicato al n. 432.

451

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1066/222. Parigi, 3 febbraio 1923, ore 0,35 (per. ore 4,05).

Corrispondente agenzia Havas da Londra ha telegrafato che Agenzia Reuter afferma avere ricevuto per tramite di questa Ambasciata britannica una nota nella quale Governo francese dichiara riservarsi diritto aprire con la Turchia negoziati separati in caso di fallimento conferenza Losanna. Peretti cui ho chiesto chiarimenti al riguardo mi ha detto che giorni fa Crowe parlando con Poincaré della Conferenza di Losanna gli chiese amichevolmente modo di vedere del Governo francese circa attuale deficienza del patto di alleanza del 4 settembre 1914. Poincaré gli rispose con lettera particolare esprimendogli parere che patto suddetto era stato concluso in occasione della grande guerra contro l'Impero germanico e i suoi alleati e che quindi non gli sembrava fosse operativo nei riguardi del conflitto greco-turco e delle trattative di Losanna che hanno scopo di risolverlo. Peretti ha aggiunto a guisa di commento che dopotutto se Inghilterra non credeva poter concludere pace con la Turchia la Francia non doveva per questo considerarsi indefìnitivamente obbligata ad astenersi dal concluderla per conto suo.

452

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 531. Roma, 3 febbraio 1923, ore 1.

Ambasciatore d'Inghilterra mi rimette una nota di risposta (l) alle osservazioni italiane al progetto inglese presentato a Parigi. Graham mi ha aggiunto che il Governo britannico si scusava molto per il ritardo frapposto nel presentare queste controsservazioni.

Sarebbe molto utile che V. E. si procurasse una copia di questa nota in data 22 gennaio per inviarmi al più presto le sue considerazioni e che altra copia ne facesse pervenire al Marchese Salvago per conoscere anche le osservazioni di dettaglio della Delegazione italiana alla Commissione riparazioni.

453

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 538. Roma, 3 febbraio 1923, ore 12,30.

Mio telegramma n. 525 (2).

Non ho bisogno di rilevare dal telegramma del R. Ambasciatore a Parigi trasmessole con quello succitato come la gravità della situazione e dei suoi pericoli siano ormai compresi anche in vaste correnti dell'opinione pubblica francese e come ciò possa far apparire meno lontana la possibilità di un onorevole com

ponimento. Non è certo al Governo Britannico nè all'Italiano che potrebbe convenire il verificarsi prospettato nel suaccennato telegramma di una intesa franco germanica di carattere economico finanziario al di fuori degli altri Paesi alleati, considerata ormai da una parte, non priva di influenze, dell'opinione pubblica francese, come una delle possibili soluzioni del conflitto.

Conviene al nostro come al Governo inglese che la soluzione del problema tenga nel debito conto gli interessi italiani e britannici, nelle importanti questioni economico finanziarie attualmente in giuoco. Quella vicinanza di attitudini fra l'Italia e Inghilterra che segnalavo con mio telegramma n. 444 all'E. V. (l) nei riguardi del lato politico si rafforza così con la considerazione dell'interesse economico dei due Paesi, ciò che dovrebbe facilitare la realizzazione di quel completo avvicinamento dei punti di vista italiano ed inglese, di cui al mio telegramma succitato. A questo proposito V. E. troverà certamente utile di tener conto delle osservazioni inglesi fatte in risposta a quelle italiane al progetto britannico presentato alla Conferenza di Parigi e di cui al mio telegramma n. 531 (2).

(l) -Non pubblicata, in quanto riassunta implicitamente nell'allegato al n. 510. (2) -Trasmesso alle ore l dello stesso giorno, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava al Della Torretta il telegramma di cui alla nota 2 a p. 311.
454

IL MINISTRO A DURAZZO, DURAZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1086/37. Durazzo, 3 febbraio 1923, ore 12,30 (per. ore 18,40).

Seguito mio telegramma n. 33 e telegramma di V. E. n. 474 (3).

Questo Ministro Esteri mi manifestò ieri suo grave imbarazzo per questione sollevata da scelta consigliere finanziario inglese. Mi disse anzitutto che il Governo albanese desidera ora soltanto consigliere finanziario neutrale sia perchè non può pagarne altri, sia perchè non è il caso pensare a riforme e sviluppo altri rami attività statale finchè finanza non sia assestata e finchè proventi dello Stato non siano assicurati ed aumentati. Circa nostra domanda affidamento perchè almeno in avvenire uno o due consiglieri siano italiani, Ministro Esteri mi disse essergli stato fatto comprendere che in tal caso Jugo~ slavia chiederà che uno degli organizzatori, preferibilmente quello per la gendarmeria, sia jugoslavo, e che il Governo albanese non potrebbe considerare senza seria preoccupazione tale eventualità. Risposi che piano primitivo di limitare scelta a cittadini piccoli Stati neutri era il solo che avrebbe potuto evitare che scelta consigliere divenisse oggetto di competizioni politiche e che per tale motivo stesso governo albanese avrebbe potuto e voluto forse ancora insistere perchè scelta organizzatori compreso il finanziario venisse fatto entro limiti. Che se ciò non fosse possibile, in seguito a nomina definitiva Patterson, Governo albanese allo scopo di prevenire proposta organizzatore jugoslavo potrebbe chiedere che scelta futuro consigliere venisse limitata a cittadini Grandi Potenze che

albanese.

col loro riconoscimento avevano creato esistenza Stato albanese. Ministro Esteri oppose che in tal caso Consigliere estero avrebbe ripetuto esperimento della Commissione Internazionale di controllo àell914 che lasciò qui infausta menwria per gara di influenze politiche fra i vari Commissari delle Grandi Potenze. Replicai che in tal caso nostra esclusione non sarebbe ammissibile perchè porrebbe proprio noi che abbiamo maggiori interessi politici ed economici in Albania in stato di inferiorità. Tenni stesso linguaggio con Sedreholm che come al solito rispose con frasi vaghe ed inconcludenti; e con Ministro Americano che, in seguito telegrammi da Ginevra venne a chiedere mio punto di vista nel quale egli consenti. Conclusione pratica di tutto ciò sarebbe probabilmente che verrebbe intanto inviato Patterson e che in seguito il governo albanese si guarderebbe bene dal chiedere altro consigliere. Ciò stante, e visto che non abbiamo ottenuto affidamenti cui avevamo subordinato nostro consenso a nomina Patterson mi domando se non sarebbe meglio soprassedere; tanto più che per capace e rispettabile che sia Patterson, egli non potrebbe evitare di agire in istretta intesa con questo Rappresentante britannico noto per sue scarsissime simpatie verso Italia e che mantiene troppi stretti rapporti con Commissione Società Nazioni.

Questa è quasi una succursale della Legazione d'Inghilterra. Le cose sono giunte al punto che Sedreholm e prima di lui Moltke si sono occupati per concessione petrolio ad anglo-persiana, circostanza sulla quale questo Ministro Esteri non si è astenuto dall'esternarmi confidenzialmente sua meraviglia.

(l) -Pubblicato al n. 424. (2) -Pubblicato al n. 452. (3) -Il primo (telegramma n. 889/33) del 28 gennaio, il secondo del 31 gennaio, entrambi non pubblicati e relativi alla nomina dei consiglieri forestieri nella pubblica amministrazione
455

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1105/222/149. Losanna, 3 febbraio 1923, ore 20,35 (per. ore 23).

Miei telegrammi 202/132 (l) e 209/138 (2).

A mia iniziativa ebbe ieri luogo presso Curzon riunione delegati alleati assistiti dai rispettivi esperti. Esaminate le ultime concessioni da fare ai turchi, continuando a dimostrarsi Curzon il meno ragionevole per sua eccessiva intransigenza, si fini per decidere, cedendo a pretese di quest'ultimo, che stamane si sarebbe comunicato per iscritto ad Ismet Pascià definitiva decisione degli alleati. Considerato però che tale procedura avrebbe a&sunto di fronte turchi aspetto di ultimatum, recatomi nuovamente ieri sera da Curzon riuscii indurlo che predetta comunicazione si facesse invece verbalmente accompagnandola dagli opportuni chiarimenti. Intanto ieri stesso nel pomeriggio venne discussa e concretata dagli esperti giuridici, sulla base del mio progetto di cui al mio telegramma citato 132 e tenendo anche conto di una proposta inglese una formola transazionale per

regtme capitolazione giudiziario, formula che concili il rispetto sovranità turca col minimo indispensabile garanzia per gli stranieri. Contemporaneamente esperti finanziari fissavano nuove clausole in materia di loro competenza. Stamane delegati delle potenze invitanti riunitisi presso Curzon hanno ricevuto Ismet Pascià cui hanno dato comunicazione verbale ciascuno per la parte concernente la propria commissione delle definitive modificazioni a favore Turchia. Su regime militare, Curzon astenendosi da ogni accenno Mossul, si è dichiarato che Alleati rinunziano fissare effettivi massimi che turchi potranno mantenere in Tracia. Per capitolazioni ho esposto sensibili vantaggi per Turchia della formula Alleati la quale escludendo partecipazione giudici stranieri a tribunali turchi prevede soltanto assistenza di alcuni consiglieri legisti esteri per riforme giudiziarie ed amministrazi<me giustizia. Per quanto riguarda visita domicilio a stranieri essa dovrà essere fatta a domicilio col semplice consenso dei consiglieri legisti. Bompard a sua volta ha esposto le ulteriori concessioni cui si sono decisi Alleati in materia finanziaria e principalmente cioè: l) soppressione art. 58 del progetto di trattato che implicava definitiva rinunzia turchi a pretendere riparazioni dalla Grecia lasciando cosi aperto diritto Turchia far valere in seguito suoi reclami; 2) riduzione della somma globale da pagarsi dalla Turchia agli Alleati per risarcimento danni guerra da 15 a 12 milioni lire turche oro; 3) soppressione delle disposizioni contemplate dall'art. 60 del progetto di trattato circa controllo concessioni e loro proventi. Infine Curzon a nome di tutti ha informato Ismet avere Alleati deciso dare attestato deferenza Turchia aggiungendo il preambolo trattato solenne riaffermazione principi sovranità ed indipendenza di essa. Ismet si è in complesso mantenuto riservatissimo limitandosi interloquire soltanto su

questione finanziaria.

Sul citato punto 2 egli si è mostrato insoddisfatto anche della nuova riduzione proposta e tornando sulla nota richiesta di rimborso dei 5 milioni di lire sterline anticipate dalla Turchia in conto navi da guerra e poi confiscate dal Governo inglese, ha proposto compensare ogni reclamo per danni, abbandonando a loro predetti 5 milioni di lire sterline più i saputi 5 milioni di lire turche oro, provenienti dalla Germania ed attualmente depositati a Londra ed a Parigi ossia praticamente riducendo a 10 milioni la cifra totale delle Riparazioni. Curzon si è rifiutato discutere della cosa. Sembrerebbe che turchi annettano per considerazioni di politica interna grande importanza a tale riduzione specialmente in quanto essa eliminerebbe necessità accennare nel trattato ad una qualsiasi indennità.

Circa il punto 3 (riferisco con telegramma a parte n. 221/148) (l), Bompard non ha mancato di accentrare ·che il ritiro della clausola controllo concessioni era dovuto allo spirito conciliativo del Governo italiano; Ismet me ne ha seduta stante ringraziato. Da ultimo Curzon Bompard ed io abbiamo successivamente fatto appello ad Ismet perchè in base alle nuov·e concessioni accettasse ormai trattato.

Ismet ha insistito presso Curzon perchè fosse lasciata intera settimana dilazione già richiesta mercoledì scorso per avere il tempo ponderare decisioni.

Curzon allora dichiarando recisamente dover partire a qualunque costo domani sera domenica ha invitato Ismet dare sua risposta domani mattina per potere senz'altro procedere alla firma del trattato nel pomeriggio. Ismet si è quindi congedato senza pronunciarsi.

(l) -Telegramma n. 915/202/132, trasmesso alle ore 23,10 del 29 gennaio e pervenuto alle ore 0,30 del 30, non pubblicato, col quale il Garroni dava notizia della redazione del testo del trattato di pace con la Turchia. (2) -Pubblicato al n. 435.

(l) Telegramma n. 1106/221/148, trasmesso alle ore 23 del 3 febbraio e pervenuto alle ore 24 dello stesso giorno, non pubblicato.

456

IL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SALANDRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1098/225. Parigi, 3 febbraio 1923, ore 21,15 (per. ore 1 del 4).

In seguito vivace opposizione Delegato Francia, nomina consigliere finanziario Albania è stata rimessa ad un comitato composto di Balfour Viviani Salandra e Branting.

Delegati albanesi hanno molto insistito per la nomina immediata Patterson, ma dei diritti accennati menomo impegno neppure futuro per altro Consigliere. In queste condizioni ho appoggiato rinvio anche perchè Viviani ha esplicitamente accennato interessi petroli che avrebbero motivato proposta Patterson.

Più tardi mi ha spiegato privatamente che Patterson avrebbe rappresentato interessi Banca Anglo Persiana che lavora ovunque per monopolizzare petroli.

Anche Poincaré che ho veduto più tardi ha detto essere comune interesse evitare monopolio petroli che ci renderebbero impotenti in conflitto eventuale. Riterrei opportuno impartire istruzioni Durazzo perchè assumesse informazioni sollecitamente circa reale portata sospetto francese. Aggiungo per mio conto che da parte inglese mi si sono fatte troppe zelanti insistenze Patterson ma Balfour ha dichiarato in Consiglio che Governo inglese non si interessava di questa candidatura.

457

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 1113/120. Londra, 3 febbraio 1923, ore 22,20 (per. ore 8,20 del 4).

Malgrado irritazione permanente al Foreign Office per atteggiamento Francia nei riguardi della politica di Oriente esso compie ogni sforzo per attenuare effetto delle notizie diffuse nella stampa circa nota comunicazione Poincaré. Mi risulta che Foreign Office ha dato in tal senso riservate istruzioni ai giornalisti ufficiosi. Atteggiamento Foreign Office trova spiegazione nelle direttive di Curzon che cercherebbe sempre di approfondire meno possibile dissidio con la Francia. Tale atteggiamento ha contrasto con quello di Bonar Law come ne è prova articolo Times da me ieri segnalato col mio tel. 118 (l) (ho saputo oggi che tale articolo è stato corretto dal suo Gabinetto soltanto per accentuarne maggiormente asprezza

21 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

nei riguardi della Francia). Assenza di Curzon agevola tendenza di Bonar Law il quale pare sia riuscito ad attrarre dalla sua parte altri membri del Gabinetto che seguendo pensiero di Curzon si mostravano piuttosto favorevoli alla Francia. Mi viene anzi riferito da persona di fiducia che Bonar Law avrebbe già ottenuto consenso dei suoi colleghi alla sua decisione di presentare a Poincaré nel caso pace Losanna non fosse firmata una nota formale per l'assetto debiti francesi verso Inghilterra con invito ad immediato pagamento interessi. Situazione pertanto si presenta assai grave nonchè complicata dal dissidio politico fra Primo Ministro e Curzon. Mi sembra superfluo segnalare all'E. V. delicatezza nostra situazione e opportunità togliere ogni apparenza che atteggiamento italiano abbia potuto menomamente incoraggiare turchi qualora questi non firmino pace. Mi riferisco pertanto al mio telegramma n. 113 (1).

(l) Non pubblicato.

458

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1115/121. Londra, 3 febbraio 1923, ore 22,20 (per. ore 8,20 del 4);

Mio telegramma n. 97 (2).

Ho continuato assiduamente opera di chiarimento e valorizzazione del nostro atteggiamento politico relativamente alla situazione creatasi in seguito azione francese nella Ruhr valendomi anche argomenti suggeriti da V. E. e contenuti nel suo telegramma 444 (3). Il lento processo di comprensione avanti ad una nuova compl·essa situazione così caratteristica in questo paese va svolgendosi con sensibile progresso. Comprensione è andata formandosi più rapidamente nella City ove ad una prima tendenza di associare la lira italiana al franco francese in relazione alla supposta completa solidarietà itala-francese, si è costituita e riaifermata tendenza a separarne il posto. Mentre franco ribassa sensibilmente quasi giornalmente, lira italiana resta ferma. Eminenti membri della colonia italiana che vivono negli affari, mi confermano che mondo finanziario intende ora perfettamente nostro atteggiamento e ne intravedono vicinanza con punto di vista inglese, ed a ciò attribuiscono antica diversa valutazione dei cambi. Egualmente principali rappresentanti della stampa hanno ora una più esatta visione politica di V. E. Anche al Foreign Office si intende ormai che se abbiamo avuto coi francesi uno speciale punto di partenza prodotto sopratutto dalla inaccessibilità del progetto inglese circa riparazioni, dissentiamo da essi quanto a azione militare e sanzioni. Debbo però ricordare che sono assenti dal Foreign Office tanto Ministro Esteri che i due sottosegretari di Stato Crowe e Tyrrell e non conosco il loro pensiero in proposito. Intanto però Signor Lindsay che regge per ora Foreign Office, e che riferisce a Curzon e a Bonar Law, in seguito alle mie replicate conversazioni, dimostra ora di avere una più esatta comprensione della nostra politica. Iersera egli si è mostrato già persuaso della vicinanza di atteggiamento tra l'Italia e Inghilterra. Ammise che Italia o Inghilterra o tutte e due insieme

ad un momento dato possono essere chiamate a spiegare una azione per la sistemazione della questione che tiene ora Europa in così grande agitazione. Esaminammo quindi attuale situazione ed egli concluse che atteggiamento dell'Inghilterra circa Ruhr rimane per ora immutato perchè situazione non è ancora matura per esplicare una azione di componimento, ma se si presentasse momento favorevole « sarebbe criminale » !asciarlo passare senza adoperarsi per porre fine a questo stato di cose. A mia esplicita analoga domanda, mi rispose che anche questo era il pensiero di Bonar Law. Dal corso della conversazion~ ho potuto poi precisare che «situazione maturata» ed «occasione favorevole», secondo il suo pensiero significano un appello da parte della Germania persuasa alla fine che coll'attuale atteggiamento va a sicura completa rovina ed un appello della Francia persuasa di non potere raggiungere colla azione militare gli scopi economici che si era prefissa. Non mancherò continuare ad ·adoperarmi nel senso indicatomi da V. E. di vigilare e riferire.

(l) -Pubblicato al n. 448. (2) -Pubblicato al n. 410. (3) -Pubblicato al n. 424.
459

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 547. Roma, 3 febbraio 1923, ore 23,30.

Mio telegramma n. 545 {1).

Riferendomi ai negoziati col Governo francese circa noto accordo economico colla Turchia credo opportuno richiamare attenzione V. E. sul mio telegramma n. 346 (2) e susseguente in data 31 gennaio che qui trascrivo:

Tel. 472 a Parigi (3).

Quest'ultimo rispondeva al seguente telegramma di Romano in data 29 gennaio: T el. 928 di collezione ( 4). Tale scambio corrispondenza dimostra con quanta fermezza R. Governo abbia

voluto evitare qualsiasi atto che potesse significare o essere interpretato come attitudine di distacco verso la Gran Bretagna anche in materia di proprio urgente e speciale interesse e come anche in quest'occasione abbia data prova del suo intendimento di volere stabilire dei rapporti più intensi con la Gran Bretagna. È ben noto infatti che accordo itala-francese anche senza adesione inglese poteva esser·e considerato sufficiente salvaguardia nostra posizione economica in Turchia data forte prevalenza interessi francesi su quelli inglesi colà, e d'altra parte nostre insistenze presso Poincaré per non dare all'accordo alcun carattere bilaterale avrebbero potuto mettere in pericolo conclusione stessa dell'accordo che pure tanto ci premeva. V. E. potrà trarre intanto occasione da quanto sopra per attirare opportunamente l'attenzione di codesto Governo sul nostro modo di procedere per valorizzare linea di condotta lealmente seguita dal R. Governo nei riguardi Inghilterra.

(l) -Trasmesso in pari data, non pubblicato, col quale Mussolini informava Della Torretta del contenuto dell'accordo economico italo-francese in sostituzione del Tripartito. (2) -Pubblicato al n. 402. (3) -Pubblicato al n. 432. (4) -Pubblicato al n. 426.
460

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, POINCARÉ, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

L. Parigi, 3 febbraio 1923. J'ai l'honneur d'accuser réception de vos trois lettr·es de ce jour {1). Au point où sont arrivées les conversations, poursuivies au sujet de la réalisation d'une collaboration économique en Turquie entre les groupes financiers français et italien, le Gouvernement français pense, camme le Gouvernement italien, qu'il serait utile d'en préciser le programme. Les droits souverains de la Turquie doivent etre respectés et les propositions de nos deux Gouvernements doivent s'inspirer de ce principe. En outre, pour éviter en pareille matière une rivalité qui serait préjudiciable aussi bien au développement régulier des intérets des particuliers qu'à celui des intérets de la Turquie, il est nécessaire de mettre autant que possible en commun les efforts des groupes financiers de nos deux pays, qui s'intéressent spécialement aux affaires du Proche-Orient. C'est dans cet esprit que le Gouvernement français propose la constitution, à parts égales, d'un Syndicat franco-italien (Holding Company) dont le programme pourrait etre le suivant: l) Le Syndicat· s'efforcera de centraliser la réorganisation financière et industrielle des chemins de fer en Turquie et de réaliser l'unification de leur exploitation. Notamment: a) il entreprendra des négociations pour s'assurer le contròle de l'exploitation des chemins de fer de l'Anatolie et de Bagdad; b) il pourra s'entendre avec les Sociétés qui, sous 1e contròle allié, exploitent actuellement des chemins de fer en Turquie, en vue de prendre des intérets dans Ieurs entreprises, étant entendu que les participations accordées au Syndicat dans ces Sociétés, ne devront pas entrainer de modification dans le contròle des dites Sociétés; c) il s'emploiera à obtenir, par entente avec les groupes intéressés, que les concessions de nouvelles lignes ferrées (non encore exploitées), y compris celles qui, sans etre encore régulièrement octroyées, ont fait l'obj.et de négociations et d'accords entre le Gouvernement ottoman et les Gouvernements alliés, soient exploitées sous son contròle. 2) Les groupes participants pourront, après accord préalable avec le Syndicat, obtenir directement ou indirectement Ies nouvelles concessions de chemins de fer dont l'obtention était également visée par le Syndicat. Dans ce cas, le Syndicat aura un droit de préférence pour l'exploitation de ces concessions. 3) Les concessions concernant les ports et les quais qui desservent ou

desserviront les lignes de chemins de fer auxquelles le Syndicat se trouvera intéressé, rentreront dans le cadre des opérations du Syndicat qui pourra en

poursuivre la réorganisation ou l'exploitation dans des conditions analogues à celles prévues pour les chemins de fer et compte tenu des droits des Sociétés existantes.

4) Le Syndicat recherchera la coordination des intérets particuliers que les participants possèdent ou qu'il pourront acquérir directement ou indirectement dans le Bassin d'Héraclée, en ce qui concerne aussi bien l'exploitation des mines que la construction des moyens de transport et d'embarquement.

5) Le Syndicat déploiera ses efforts pour obtenir des concessions de pétrole en Turquie et pour participer à toute entreprise ayant pour objet le transport et le raffinage du pétrole à laquelle il jugera bon de s'intéresser.

6) Chacun des groupes participants aura toute liberté pour solliciter et pour obtenir en Turquie des concessions d'autre nature que celles qui ont été envisagées ci-dessus: notamment des concessions de navigation fluviale ou lacustre, d'irrigation ou d'entreprises agricoles, de production et de transport d'énérgie électrique, ainsi que d'exploitations forestières. Ils devront en informer le Syndicat qui, le cas échéant, pourra traiter avec les concessionnaires en vue de l'exploitar.ion de leurs concessions.

7) Tout en sauvegarriant le principe d'une bonne exploitation industrielle, le Syndicat devra toujours s'inspirer dans son activité financière, administrative, technique et commercialq. du principe de la représentation proportionnelle des intérets particuliers de r:haque groupe dans chacune des Sociétés qu'il contròlera.

8) Dans les six mois qui suivront la ratification du Traité de paix, le Syndicat se constituira en Société anonyme. Les statuts et règlements de cette Société seront fixés d'un commun accord entre les participants.

Telles sont les grandes lignes du programme du Syndicat proposé dont la création est désirée par les deux Gouvernements qui inviteront les représentants des groupes français et italien à entrer en rapports pour arreter d'un commun accord les conditions techniques de la constitution du Syndicat.

Bien que sa constitution ait été favorisée par les deux Gouvernements, le Syndicat ne pourra pas prétendre à un appui diplomatique exclusif en Turquie.

Cette entente sera portée à la connaissance du Gouvernement Britannique. Il est d'or et déjà entendu que le Syndicat réservera explicitement aux groupes britanniques le droit de participer au Syndicat, aux memes conditions que les groupes français et italien.

Conformément au désir que m'exprime V. E., j'ai l'honneur de vous confirmt>r l'accord du Gouvernement français sur ce qui précède.

(l) Non pubblicate, in quanto identiche alla presente e alle due successive.

461

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, POINCARÉ, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

L. Parigi, 3 febbraio 1923.

Me référant à l'échange de lettres concernant la formation du Syndicat franco-italien, j'ai l'honneur de faire les déclarations suivantes:

l) Je prends acte de ce que votre Gouvernement a pris connaissance de l'artide lO de l'Accord franco-turc signé à Angora le 20 octobre 1921 et relatif au chemin de fer de Bagdad et n'a aucune objection à formuler au sujet de l'établissement d'une Société française pour l'exploitation des lignes de chemin de fer de Bagdad qui se trouvent à l'est de Bozanti-Han.

2) L'artide 5 du projet de Syndicat ne vise pas les pétroles de la région de Mossoul qui font l'objet de négociations spéciales.

462

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, POINCARÉ, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

L. Parigi, 3 febbraio 1923.

J'ai l'honneur de me référer aux lettres qui ont été échangées avec V. E., en date d'aujourd'hui, pour vous confirmer que la constitution du Syndicat franco-italien prévue par lesdites lettres sera considérée par nos deux Gouvernements comme la réalisation, au point de vue économique, de l'accord particulier du 25 mars 1922.

Dans le cas où leurs efforts dans ce sens resteraient sans résultats, les deux Gouvernements se concerteraient à nouveau pour assurer par d'autres moyens le respect des engagements réciproques qui découlent de l'accord du 10 aoiìt 1920 dit Accord Tripartite.

463

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1126/245. Parigi, 5 febbraio 1923, ore 1,40 (per. ore 5,30).

Telegramma di V. E. n. 495 riservato (1).

Ringrazio l'E. V. per l'accoglienza fatta alle mie considerazioni e per interpretazione che ha loro dato. Non consiglierei infatti mai V. E. a lasciarsi coinvolgere in situazione pericolosa sopratutto nel momento in cui è intenta a riorganizzare lo Stato ed a restaurare finanza. Ringrazio V. E. pure per essersi compiaciuta chiarirmi che continuerà sostenere fino a quando sarà possibile la tesi italiana prospettata col suo memorandum di Londra. A questo riguardo però debbo notare che la posizione presa con quel memorandum è stata parzialmente modificata dagli avvenimenti che sono seguiti al rigetto della proposta inglese. Tale rigetto infatti portò alla esecuzione del piano francese di installazione controllo sulle miniere della Ruhr. Oggi situazione derivatane per l'Italia mi sembra salvo diverso suo apprezzamento la seguente: adesione al controllo civile per le miniere della Ruhr dove abbiamo inviato ingegneri. Adesione alla que

stione delle dogane della Renania. Adesione alla questione delle foreste della Renania, benchè riguardo a questo punto sussista una controversia non ancora interamente chiarita.

A questa adesione noi abbiamo fatto le seguenti riserve: abbiamo espresso in tempo opportuno nostra preoccupazione per le misure militari con le quali la Francia ha creduto di garantire controllo delle miniere della Ruhr pur dichiarando che non si tratta di occupazione militare.

Abbiamo dichiarato che la nostra partecipazione era morale e tecnica e non estesa alle misure di carattere politico e di coercizione provocate dalla resistenza tedesca. Queste limitazioni rappresentano il nostro proposito di non lasciarsi trascinare oltre i limiti tracciati dalla nostra posizione. In tali limitazioni risiede la nostra libertà di decisione di fronte ad avvenimenti che probabilmente non si verificheranno, ma a cui non possiamo rinunziare. Su questo soggetto io ho chiaramente parlato al Governo francese ed anche ieri ho ripetuto a Poincaré che opinione pubblica e la tutela dei grandi interessi del paese non ci consentivano andare oltre la posizione presa.

Ma la situazione già esistente è sufficiente a legittimare conversazioni per ragionevole accordo di carattere eèonomico tra la Francia e l'Italia. Non ci si può fare rimprovero se noi cogliamo le situazioni favorevoli per rafforzare la nostra ascesa e favorir·e sviluppo. Accordo economico per l'Oriente testè firmato, è frutto in gran parte di questa situazione. Sono grato a V. E. di avermi confermato che anche questo è il suo modo di vedere. Per le considerazioni sopra esposte io non saprei consigliare a V. E. di fare alcuna dichiarazione speciale riferentesi alla seconda fase della situazione cui accennava il mio telegramma 169 (1). Le assicurazioni che io mi permettevo di domandare a V. E. erano per mia norma personale e mi basta che Ella mi confermi il proposito di restare fermi sulla posizione presa così nelle sue adesioni che nelle sue limitazioni. Tutto al più V. E. nelle dichiarazioni politiche, se credesse opportuno di farne alla camera, potrebbe non insistere troppo sopra tali limitazioni per non dare impressione di pentimento e di titubanza che potrebbe, se malamente interpretata, svalutare la situazione di cui vogliamo giovarci. Del resto benchè la nostra partecipazione al controllo ed ai pegni sia stata definita come tecnica e morale, non cessa di essere una partecipazione politica ed economica che rappresenta la garanzia dei nostri diritti ed interessi; posizione che ci conviene perciò mantenere a meno che avvenimenti di speciale importanza non ci consiglino di rinunziarvi. Per cui, prima di tutto, non mi sembra necessaria dichiarazione maggiormente impegnativa ed esplicativa della nostra posizione verso la Francia nei riguardi della presente fase della sua controversia colla Germania. Egli è certo che qualora la trattazione di qualche accordo economico per la Tunisia si rendesse possibile, Governo francese cercherà di indurci a formule aventi carattere politico.

Converrà allora esaminarle per escluderle qualora esse fossero di natura impegnativa e non rispondenti alla situazione generale dell'Europa.

(l) Pubblicato al n. 441.

(l) Pubblicato al n. 417.

464

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1128/225/151. Losanna, 5 febbraio 1923, ore 3,15 (per. ore 7) Mio telegramma n. 222/149 (1). Oggi alle ore 13 Ismet ci ha comunic~to per iscritto risposta turca a nostra proposta di ieri. Dopo aver riaffermato vivo desiderio Turchia giungere conclusione pace ed enumerato concessioni già consentite per avviciRarsi punto di vista alleato dichiara: l) rinunzia possesso Karagach !asciandola quindi alla Grecia; 2) rinunzia richiesta mantenere guarnigione nella penisola Gallipoli; 3) accetta istituzione amministrazione locale nelle isole di Imbros e Tenedo; 4) accetta integralmente clausole relative Dodecanneso (art. 15 progetto trattato) quantunque tali clausole non fossero state pubblicamente discusse in commissione; 5) accetta esclusione questione Mossul dal programma Conferenza rimandando relativa decisione ad accordo da intervenire divettamente fra Inghilterra e Turchia entro un anno; 6) accetta fare dichiarazioni ufficiali ai portatori debito pubblico ottomano impegnarsi Turchia mantenere obblighi derivanti da decreto di Mouharrem; 7) accetta proposta alleata circa ripartizione debito pubblico e mantenimento in funzioni suo Consiglio Amministrazione escludendo Germania e Austria da organizzazioni finanziarie turche; 8) rinuncia ai cinque milioni lire turche oro sequestrati dagli alleati ed ai cinque milioni di lire turche oro confiscatile per le navi da guerra più due milioni per interessi a condizione che dal canto loro Alleati considerino così soddisfatta ogni loro richiesta risarcimento danni di guerra (richiesta come è noto già ridotta globalmente a soli dodici milioni di lire turche oro); 9) richiede inclusione Trattato di apposita clausola per stabilire principio di una congrua somma per riparazioni da pagarsi dalla Grecia; 10) richiede soppressione dal Trattato della clausola relativa obbligo della Turchia di consentire per cinque anni agli Alleati tassa del cabotaggio; 11) richiede sostituzione della formula ieri proposta dagli Alleati pel regime giudiziario in Turchia con altra formula dalla quale risulti che i Consiglieri legisti incaricati collaborare all'Amministrazione della giustizia anzichè scelti su elenchi proposti dalla Corte dell'Aja lo sieno a solo beneplacito della Turchia e con tassativa esclusione di sudditi delle Potenze belligeranti, e che nessuna ingerenza tali consiglieri possano avere nella polizia giudiziaria come visita domicilio, arresto, arbitrato, ecc.; 12) propone che si firmasse subito pace basandosi sulle questioni sulle quali si sarebbe così raggiunto accordo rimandando ad ulteriori trattative soluzioni delle rimanenti questioni tuttora insolute tra cui in blocco tutta la parte delle clausole economiche (assai importanti per tutti gli Alleati ma specialmente per francesi). Riunitesi immediatamente tre Delegazioni invitanti per esaminare controproposte turche mi sono trovato subito d'accordo con Curzon e Bompard necessità primordiale stabilire fermamente non doversi scindere diverse questioni ma

discutere cumulativamente coi turchi (ciò anche allo scopo di evitare possibilità che pace potesse eventualmente considerarsi conclusa esclusivamente su clausole

interessanti principalmente l'Inghilterra e sulle quali accordo risultava prati

camente interv,enuto, lasciando le altre insolute). Decisosi quindi con sempre

maggiore spirito conciliativo aderire richieste turche di cui ai nn. 9 e 10, si è

considerata invece impossibile adesione alle richieste contenute nei punti 12

e 13 concernenti partecipazione giudiziaria e clausole economiche. Intervenuti

quindi delegati turchi alla riunione che è durata intero pomeriggio presso Curzon,

quest'ultimo Bompard ed io abbiamo loro esposto col maggiore calore e mettendo

in opera ogni mezzo di convinzione in nostro potere vantaggi delle ulteriori con

cessioni loro accordate, equanimità delle ultime proposte alleate ed enorme

responsabilità personale che assumerebbero Ismet ed altri Delegati Turchi re

spingendo trattato per questioni ormai di lieve importanza per loro. Turchi

sono rimasti assolutamente irremovibili malgrado ogni nostra più intensa esor

tazione e malgrado Curzon (cui condotta oggi è stata della maggiore correttezza

e solidarietà verso Alleati) avesse dichiarato dovere a qualunque costo partire

stasera e concedere in precedenza adesione di principio, ed ha finito col ritirarsi

quasi bruscamente dalla sala. Allo scopo allora di non tralasciare alcun mezzo

per salvare tale grave situazione abbiamo incaricato Bompar<;l e Montagna di

fare un supremo tentativo conciliante presso turchi ottenendo in pari tempo

da Curzon che qualora risultato fosse stato favorevole egli avrebbe rimandato

partenza per firmare. Bompard e Montagna essendosi adoperati col massimo

impegno e cortesia a persuadere turchi dell'irreparabile errore che commette

vano erano già riusciti ad accordarsi per il regime giudiziario su di una formula

che si avvicinava molto a quella presentata dai turchi e di cui al punto 12 su

esposto. Per le clausole economiche di fronte all'insistenza turchi nostri Rappre

sentanti avevano offerto di consentire a stralciarle dal Trattato per ulteriori

negoziati, venendo così praticamente ad accettare punto di vista turco, quando

con improvvisa ed inaudita resipiscenza lsmet Pascià, probabilmente influenzato dai suoi consiglieri coi quali si era ritirato a deliberare, ha fatto altezzosamente conoscere a Bompard e Montagna che ritirava senz'altro quanto aveva già concesso. In tali condizioni non essendo più possibile nè dignitosa ogni ulteriore insistenza essi si sono allontanati recandosi alla stazione ove già mi trovavo con Curzon che era pronto alla partenza e che egli ha allora effettuato insieme tutta la sua Delegazione.

Impressione prodotta dal pazzesco agire dei turchi è enorme, mentre d'altra parte viene da tutti riconosciuto che Alleati e specialmente Delegazione Italiana hanno dato prova massima moderazione e fatto ogni sforzo per giungere desiderata soluzione. D'accordo con Bompard (il quale ha istruzioni da Parigi di separarsi amichevolmente dai turchi in modo da non escludere possibilità di una ripresa eventuale delle trattative in luogo e tempo opportuno) faremo avvicinare ancora domani mattina Ismet per tramite interposta persona onde conoscere suo vero stato d'animo che stasera appariva in preda ad anormale esaltazione e riservomi tenere subito informata V. E. In ogni modo salvo ordini contrari V. E. predispongo tutto per lasciare Losanna con Delegazione italiana mercoledì a meno che nell'intervallo eventuale mutamento dei turchi consigliasse prolungare soggiorno (1).

(l) Pubblicato al n. 455.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli. Il suo contenuto è pubblicato, notevolmente modificato, nel Libro Verde n. 114, presentato al Parlamento il 31 maggio 1923, pp. 135-137.

465

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1158/249. Parigi, 5 febbraio 1923, ore 23 (per. ore 2,30 del 6).

Poincaré mi ha dato lettura di un telegramma ricevuto da Bompard relativo all'accordo intervenuto oggi così per la questione delle capitolazioni che per quella delle concessioni fra Ismet Pascià e la Delegazione italiana e francese. Poichè Inghilterra aveva nella mattinata di ieri raggiunto l'accordo sui puntt che la interessavano, la pace doveva considerarsi come possibile e dipendeva esclusivamente dalla Gran Bretagna. Gli ho domandato come mai dopo tutte le istruzioni che egli aveva dato a Bompard fosse stato possibile che la rottura dichiarata ieri sera fosse avvenuta sulla questione delle capitolazioni. Mi ha detto che la spiegazione datagli da Losanna era seguente:

Nella mattinata erano state discusse le questioni di Karagac e di Gallipoli. Tali questioni mediante appoggio Delegazione italiana e francese erano state risolte soddisfacentemente per l'Inghilterra. Nel pomeriggio invece aveva avuto luogo discussione per le concessioni e le capitolazioni. Alle ore 9 di stasera tanto Bompard che Montagna avevano dovuto dichiarare non aver potuto raggiungere l'accordo. Curzon si era già recato alla stazione e senza voler sentire parlare di altro tentativo era partito. Poincaré ha aggiunto che in previsione della rottura Inghilterra si stava già preparando alla .guerra e che truppe inglesi erano già partite dall'Egitto.

466

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 73/226/152. Losanna, 5 febbraio 1923. Mio telegramma n. 225/151 (1). Delegazione turca di fronte imminente pericolo definitiva rott~ra si mostrava stamane assai preoccupata e depressa. Ismet Pascià e Riza Nur mi hanno spontaneamente fatto sapere per interposta persona essere dolenti che stato di nervosismo nel quale si trovava iersera Delegazione turca abbia loro impedito di considerare con dovuta ponderazione approcci conciliativi condotti da Bompard Montagna. Hanno riconosciuto essere deplorevole che pace possa non essere conclusa per divergenze solo sulle due questioni del regime giudiziario e delle clausole economiche. Si sono pertanto dichiarati pronti accettare per la prima questione la formula finale da loro respinta iersera; e quindi firmare anche subito trattato

stralciandone parte economica su cui si aprirebbero ulteriori trattative sia a Losanna sia in qualsiasi altro luogo credessero designare gli alleati.

Quanto precede è stato poi riferito personalmente da Ismet a Bompard che trovandosi nello stesso albergo lo ha visto stamane prima partire per Parigi con maggior parte propria delegazione. Ismet ha dichiarato inoltre a Bompard sua intenzione recarsi Angora ma è stato poi chiarito in nuovo colloquio con mio fiduciario che delegazione turca sarebbe desiderosa rimanere Losanna essendo solo costretta allontanarsene in seguito partenza di tutte le altre delegazioni. Mi consta che Child col quale ci teniamo scambievolmente al corrente, intrattiene dal canto suo attive conversazioni Ismet per tentare eventuale accordo. È tuttora in funzione a Losanna Segretariato Generale Conferenza il che assume importanza anche in relazione alla dichiarazione che avrebbe fatto Ismet ad alcuni giornalisti che resta in vigore Convenzione Mudania fino quando non sia stato ufficialmente dichiarato alla Turchia rottura Conferenza. Non mi sono recato personalmente da Ismet per ovvia riservatezza del momento; d'altra parte egli mi ha chiesto di essere ricevuto qui e l'attendo nel pomeriggio (1).

(l) Pubblicato al n. 464.

467

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1162/227/153. Losanna, 5 febbraio 1923, ore 23,30 (per. ore 1,25 del 6).

Mio telegramma n. 226/152 (2).

Sono stati ora a vedermi Ismet Pascià e Riza Nur. Essi mi hanno confermato presso a poco quanto già mi avevano fatto sapere stamane insistendo specialmente sul fatto di essere pronti ultima formula capitolazioni. Trattando poi dello stralcio dal trattato delle clausole economiche hanno però accennato sebbene in modo vago alla convenienza di discutere anche qualche altra questione. Ho ritenuto allora necessario fare loro chiaramente comprendere che non avrei potuto consentire farmi intermediario presso Curzon e Bompard per procedere ad una riunione finale in cui avrebbe dovuto avere luogo firma del trattato, se dovesse comunque rimanere dubbio che delegazione turca volesse trovare appiglio per riaprire discussione su altre questioni. Ho pertanto chiesto ad Ismet dichiarazione scritta essere egli pronto firmare trattato accettando formula concordata per capitolazioni e con solo condizione stralcio clausole economiche da riservarsi ad ulteriori negoziati. Pur non opponendo reciso rifiuto lsmet mi ha detto considerare preferibile un suo viaggio ad Angora (della probabile durata di 15 giorni) per consultare suo Governo. Non ho mancato rappresentargli il grav·e pericolo che potrebbe derivare da una così lunga assenza stante soprattutto situazione in Grecia e presenza forze elleniche presso la Maritza. Ismet Pascià nel !asciarmi nei termini più cordiali non mi ha espresso sua definitiva decisione ma ritengo assai probabile egli non desista dal suo proposito recarsi

Angora partendo domani con propria Delegazione. Avendomi ripetutamente domandato conoscere se dovesse considerarsi definitiva rottura conferenza ho risposto non essere tale mia opinione. Giudicherà V. E. se rion convenga in considerazione della grande importanza che i turchi dimostrano annettere alla condizione che conferenza non sia definitivamente rotta (soprattutto in relazione validità convenzione Mudania) fare rappresentare a Parigi e Londra opportunità mantenere con ogni mezzo carattere di semplice sospensione trattative di Losanna in attesa definitiva decisione turchi. Partirò domani mattina con Montagna direttamente per Roma. Resto delegazione lascierà Losanna mercoledì dovendo provvedere chiusura uffici (1).

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli. (2) -Pubblicato al n. precedente.
468

COMUNICAZIONE VERBALE DELL'INCARICATO D'AFFARI FRANCESE A ROMA, CHARLES-ROUX, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

(Traduzione)

Roma, 5 febbraio 1923.

Il Sig. Poincaré ha incaricato l'Ambasciata di Francia a Roma di parlare nuovamente a S. E. Mussolini (2) delle opportunità di una Nota da indirizzarsi dal Governo italiano al Governo germanico. Questa nota sarebbe analoga, senza essere identica, a quella che i Governi francese e belga hanno indirizzata al Governo germanico prima di procedere alla chiusura della frontiera della Ruhr. il signor Poincaré fa osservare che la resistenza tedesca, che si è sicuri di infrangere, cadrà tanto più presto quanto maggiore sarà la solidarietà che gli Alleati dimostreranno. Questa solidarietà si manifesterebbe più chiaramente se il Governo italiano rivolgesse al Governo germanico una nota riproducente le argomentazioni di quella franco-belga, che, cioè, la resistenza della Germania e le sue progressive inadempienze a tutti gli impegni finanziarii ed economici del trattato hanno avuto per conseguenza sanzioni egualmente progressive, e particolarmente l'interruzione delle comunicazioni tra la Ruhr ed il rimanente territorio tedesco.

Il signor Poincaré ricorda che la Francia e il Belgio si sono di buon grado adoperati (ont bien volontiers apporté toute complaisance) per permettere il passaggio in Germania dei treni di carbone destinati all'Italia; e che il Governo francese si è applicato a migliorare il rifornimento dei carboni dell'Italia, mediante la produzione delle miniere della Sarre.

Il signor Poincaré aggiunge che il giorno in cui l'azione comune degli alleati abbia raggiunto il risultato desiderato, l'Italia parteciperà ai vantaggi di questo risultato. Sembra dunque opportuno che essa contribuisca ad affrettarlo in quanto

è possibile, affermando la sua parte di responsabilità nell'azione comune.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi e Costantinopoli. (2) -Con nota verbale presentata da Charles-Roux 1'8 febbraio, non pubblicata in quantoriassunta nella presente comunicazione.
469

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. s. 585. Roma, 6 febbraio 1923, ore 0,30.

Telegramma di Garroni n. 152 (1).

Prego V. E. informare d'urgenza cotesto Governo che date le intenzioni espresse dalla Delegazione turca occorre a mio giudizio lasciare da parte qualsiasi considerazione di suscettibilità nell'interesse supremo di ristabilire la pace in Oriente, ed approfittare senza indugio delle favorevoli disposizioni perchè si addivenga immediatamente alla firma del Trattato a Losanna (2).

470

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, GARRONI

T. GAB. s. 586. Roma, 6 febbraio 1923, ore 0,30. Suo telegramma n. 151 (3). Questa Ambasciata di Francia mi comunica d'urgenza telegramma del suo

Governo diretto a Londra in cui osservando che unico punto rimasto in litigio è quello delle capitolazioni, aggiunge che Ismet Pascià avrebbe dichiarato ieri che per conto suo non esiste rottura Conferenza finchè questa non gli sia ufficialmente comunicata e che nel frattempo armistizio Mudania è sempre in vigore. Propone quindi che Segretariato Generale Conferenza indirizzi a Ismet Pascià una nota del tenore seguente:

«Potenze invitanti si riservano esaminare punto rimasto in litigio, dichiarano che non considerano negoziati siano rotti e sperando che un accordo possa intervenire sul punto sopradetto si riservano entrare prossimamente in comunicazione colla Delegazione Turca a tale scopo ».

Abbenchè la condotta dei Turchi non appaia molto conseguente e riguardosa, se la situazione ne consente la possibilità, il R. Governo desideroso di esperire ogni sforzo per la pace acconsente aderire anche questo nuovo passo quando siavi anche adesione inglese (4).

471

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1165/46. Atene, 6 febbraio 1923, ore 2 (per. ore 6,30).

Venizelos avrebbe fatto conoscere qui necessità dimissioni attuale Governo e formazione nuovo Gabinetto con esclusione elemento rivoluzionario. Avrebbe

inoltre rappresentato opportunità procedere alle elezioni generali appena possibile. Da conversazione con Collega inglese ho compreso che direttive di Venizelos siano state favorevoli a un consiglio esplicito da parte Delegazione inglese a Losanna. Governo greeo infatti si mostra ansioso poter ristabilire rapporti normali anglo-greci. Direttore Generale Ministero Affari Esteri si recò giorni fa da Bentinck per vedere in qual modo potrebbe essere raggiunto tale scopo. Bentinck gli fece conoscere modo di vedere di Curzon nel senso Grecia dovrebbe per intanto fare elezioni e formare Governo costituzionale. Situazione viene ora a complicarsi con rottura conferenza Losanna e non è per il momento possibile prevedere a quali avvenimenti interni si possa andare incontro. Plastira di ritorno da Losanna conferirà oggi con Pangalos a Salonicco il quale, a quanto mi viene riferito, non sembra molto disposto ad ascoltare istruzioni Atene (1).

(l) -Pubblicato al n. 466. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Costantinopoli e Losanna. (3) -Pubblicato al n. 464. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra e Costantinopoli.
472

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1167/48. Atene, 6 febbraio 1923, ore 2 (per. ore 6,30). In questi giorni avevo fatto pervenire al Ministero Esteri mie vive rimostranze per linguaggio di certa stampa riguardo Italia. Giornale Politia pubblica oggi intervista data al corrispondente Associated Press dal Ministro Affari Esteri il quale tra l'altro avrebbe dichiarato che Grecia desidera stabilire ottimi rapporti con Italia e dichiara risolute nel modo più amichevole questioni italagreche pendenti. Giornale commentando col solito formulario dice che tale è il desiderio di tutta la Nazione ellenica cui realizzazione dipende soprattutto che

nel componimento di siffatte questioni dovrebbe tenersi presente principio di nazionalità al quale essa deve sua unità.

473

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, ARLOTTA

T. 592. Roma, 6 febbraio 1923, ore 14.

(Per tutti). Questa Ambasciata di Francia mi trasmette d'urgenza proposta di Poincaré che a mezzo Segretariato Generale Conferenza sia notificato ad Ismet Pascià che i governi alleati sono pronti inviare di nuovo ed immediatamente dei plenipotenziarii a Losanna per firmare Trattato alle note condizioni della formula concordata per capitolazioni e stralcio questioni economiche da regolarsi in seguito. Prego comunicare cotesto Governo che R. Governo aderisce proposta e propone anzi che un funzionario per ciascuna Potenza fra quelli che ancor riman

gono a Losanna sia autorizzato firmare subito nel modo che risulterà più pratico un documento da cui risulti raggiunto accordo sul trattato, salvo inviare tosto plenipotenziarii per firma regolare. Ho dato a Losanna istruzioni in questo senso.

(Per Losanna). Prego regolarsi in tal senso se necessarie istruzioni perverranno ai colleghi alleati prima partenza lsmet Pascià. Se del caso Delegazione sospenda partenza (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Losanna.

474

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 574. Roma, 6 febbraio 1923, ore 18.

(Per Parigi). Ho telegrafato a Torretta:

(Per Londra e Parigi). Suo telegramma n. 125 (2).

Scambio lettere fra Romano e Poincaré avvenuto sicchè accordo francoitaliano è perfezionato. Non sono ancora in possesso testo definitivo lettere che contengono progetto Nogara e mi riservo farle comunicare a V. E. per le analoghe trattative da intavolarsi Londra. È però intanto opportuno che V. E. notifichi cotesto Governo avvenuto accordo, specificando chiaramente che esso è stato redatto dai due Governi colla esplicita intenzione di entralJlbi e specialmente nostra ch'esso debba venir perfezionato dall'adesione inglese e divenire un accordo a tre com'era il tripartito a cui esso si sostituisce. Quest'Ambasciata di Francia è stata da me informata dell'invio di tali istruzioni a V. E.

(Per Parigi). Prego inviare direttamente a Torretta testo dell'accordo.

475

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 606. Roma, 6 febbraio 1923, ore 24.

Oggi ho presentato accordi Santa Margherita dinnanzi Parlamento chiedendo discussione urgenza. Faccia notare che Governo fascista mantiene la sua parola ma esige che altri faccia altrettanto (3).

476

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, VASSALLO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. 614. Roma, 6 febbraio 1923, ore 24.

In seguito sollecitudine Governo ha avuto luogo oggi alla riapertura Camera dei Deputati discussione e approvazione disegni di legge per ratifica quattro convenzioni di Washington e cioè: l) limitazione armamento navale. 2) Prote

zione neutri e non combattenti in mare ed impiego gas. 3) Indipendenza Cina e parità commercio. 4) Revisione tariffe doganali cinesi.

Dichiarazioni favorevoli all'approvazione sono state fatte dal Governo il quale ha affermato per bocca del Presidente che proposta ratifica caratterizza linee generali politica estera di pace del Governo fascista.

Voglia V. E. mettere in rilievo premura Governo e consentimento Camera per i suddetti accordi.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Costantinopoli. (2) -Telegramma n. 1168/125, trasmesso alle ore 21,55 del 5 febbraio e pervenuto alle 6 del giorno successivo, non pubblicato, col quale Della Torretta chiedeva l'invio del testo dell'accordo economico itala-francese in vista di analoghe trattative col governo inglese. (3) -La minuta del telegramma è di pugno di Mussolini.
477

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, ARLOTTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1195/232/158. Losanna, 7 febbraio 1923, ore 0,30 (per. ore 3).

Telegramma di V. E.· n. 592 (l) e istruzione telefonica odierna.

Ho veduto lungamente Ismet Pascià insieme ad altri delegati turchi ed ho confermato quanto a loro aveva già chiaramente spiegato Marchese Garroni e Montagna non doversi in alcun modo interpretare partenza di essi per Roma quale intendimento del R. Governo di considerare rottura conferenza ma essere tale partenza motivata da logica opportunità conferire con V. E.

Ho aggiunto che tale punto di vista mi veniva confermato anche da conversazione telefonica avuta oggi stesso con codesto Ministero.

Ismet mi ha con molta insistenza domandato se potesse ritenere che Francia e Inghilterra considerassero come non avvenuta rottura definitiva conferenza ma semplice sospensione con conseguente mantenimento in vigore convenzione Mudania ed ha subito spontaneamente aggiunto preghiera dichiarare in suo nome all'E. V. essere assai riconoscente dell'atteggiamento conciliante ed amichevole sempre dimostrato nel corso questa conferenza dal R. Governo verso Turchia nonchè dichiarare ufficialmente a V. E. che fino a quando non gli verrà comunicato dalle potenze invitanti rottura conferenza, Turchia la considererà per conto suo semplicemente sospesa. Ho risposto per la prima parte (basandomi anche quanto mi aveva dichiarato poco prima Segretario Generale della Conferenza il quale com'è noto è funzionario francese) che nulla poteva indurre a ritenere che la Francia considerasse conferenza rotta dato che Segretario Generale continuava a funzionare con pieno assentimento di Bompard e per quanto concerne Inghilterra ho osservato che esplicita dichiarazione di Curzon all'atto della presentazione del progetto di trattato era stata nel senso egli dovesse rientrare a Londra per ragione di ufficio ma respingendo intenzione di rottura. Pur senza parlargli esplicitamente della progettata comunicazione ufficiale di cui al citato telegramma di V. E. n. 592, ho fatto comprendere (uniformandomi a quanto aveva fatto già per suo conto il mio collega francese) che attive conversazioni in tal senso erano in corso tra Roma, Parigi e Londra prendendo parte efficacissima Governo italiano. Ripetendogli quindi quanto già ampiamente dimostratogli da S. E. Garroni ho fatto nuovamente rilevare ai Delegati turchi la enorme responsabilità

che si assumerebbero abbandonando Losanna prima che una probabile comunicazione ufficiale dei tre Governi nel senso indicato avesse il tempo materiale di giungervi ed ho richiamato attenzione sui gravi pericoli che potrebbero derivare da una sospensione così prolungata come quella risultante da un viaggio ad Angora insistendo caldamente perchè attendessero almeno un paio di giorni a partire. Ho rilevato come secondo ogni probabilità col progetto comunicazione si verrebbe in sostanza a riportare situazione esattamente alle condizioni desiderate dai turchi accettando punto di vista espresso nelle loro controproposte finali consegnate agli alleati domenica 4 corrente ed ho quindi, come di mia iniziativa, ma aggiungendo che intendevo riferirne a V. E. per metterla con precisione al corrente del modo di vedere della Delegazione turca al momento attuale, posto nettamente quesito se in presenza di un eventuale immediato assentimento delle tre Potenze alleate firmare subito nelle condizioni indicate al termine del telegramma di V. E. n. 592 essi sarebbero stati pronti mantenere quanto da loro medesimi dichiarato due giorni or sono. Ismet Pascià e Riza Nur, pure protestando rispettare propri impegni e svolgendo lunghe per quanto poco plausibili considerazioni in appoggio necessità per loro recarsi Angora, hanno finito coll'affermare che punto di vista turco era in massima di firmare per gli argomenti sui quali si era raggiunto accordo di principio ma che parecchi erano ancora punti controversi sia come sostanza che come redazione oltre a quelli concernenti clausole economiche. La realtà è che intenderebbero riaprire discussione oltre che su indicata parte economica anche su questioni finanziarie che sarebbero di capitale importanza specialmente per i francesi e possibilmente su ogni punto sul quale non si sia raggiunto accordo anche nel dettaglio. Ismet Pascià ha concluso lunghissimo colloquio con rinnovarmi sue dichiarazioni di speciale deferenza e riconoscenza verso Italia, verso V. E. e delegazione italiana confermandomi, malgrado ogni mia insistenza intesa fargli ritardare partenza, necessità assoluta per principali delegati turchi partire domani mattina per Angora via Trieste Bucarest, strada scelta per evitare passaggio per zona greca. Mi ha quindi autorizzato dichiarare formalmente all'E. V. che a maggior riprova del fatto che egli considera conferenza semplicemente sospesa lascerebbe a Losanna una parte della propria delegazione con a capo Mustafa Cherif già Ministro turco, il quale, mi ha detto, avrebbe incarico di tenersi a contatto con rappresentanti alleati qui rimasti. Ha deplorato partenza oggi avvenuta dell'ultimo segretario inglese che ancora trovavasi Losanna. Mi ha dichiarato infine che ritorno dei delegati turchi a Losanna avverrebbe non appena fosse comunicato nelle consuete forme (ossia attraverso Segretario Generale) convocazione di una eventuale nuova seduta della conferènza. A domanda da me rivoltagli in tal senso Ismet non ha escluso totalmente che se tale convocazione gli giungesse ancora a Bucarest egli possa subito di lì tornare a Losanna. Informo ad ogni buon fine

V. E. per il caso intendesse far pervenire loro qualche comunicazione che delegati turchi passeranno domani sera mercoledì per Venezia e Trieste con Orient Express. Impressione generale qui che intensa azione esplicata da delegazione russa abbia avuto peso nelle determinazioni turche si giudica confermata stasera da comunicato ora dato alla stampa ed al Segretariato Generale secondo cui suddetta Delegazione considera soltanto sospesa conferenza, questione stretti sempre aperta ed attende nuove convocazioni per il tramite Worovski a Roma.

22 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

Mio collega francese il quale è in costante comunicazione telefonica con Parigi, ha spontaneamente ammesso parlando con me che data pace virtualmente conclusa su tutti gli argomenti interessanti Inghilterra e data formula ormai concordata per regime giudiziario, sospensione negoziati debba considerarsi in pratica avvenuta su questioni di principale interesse francese.

(l) Pubblicato al n. 473.

478

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 610. Roma, 7 febbraio 1923, ore 1,30.

Suo telegramma n. 120 (1). Con riferimento alla segnalazione possibilità domanda inglese alla Francia per il pagamento dei debiti non occorre rilevare come le ragioni politiche, nelle quali domanda pare trovare ragion d'essere secondo Bonar Law, non esistono affatto per quanto riguarda l'Italia che ha sempre tenuto verso l'alleanza inglese un ben diverso contegno. Nella questione della Ruhr attitudine italiana e inglese si avvicinano molto come rilevasi con mio telegramma 444 (2). Circa la questione Oriente ho già segnalato a V. E. con mio telegramma 547 (3) attitudine italiana nei riguardi delle trattative con la Francia per l'accordo Nogara che prego valorizzare senza indugio. Ultimi avvenimenti di Losanna possono poi fornirle propizia occasione per attirare attenzione Governo britannico sull'assoluta lealtà della azione italiana a proposito della pace con la Turchia. Governo italiano non ha mai costì nascosto sue vedute sull'assetto del problema orientale fin dall'epoca dell'armistizio colla Turchia e sua urgente necessità di giungere per interessi commerciali italiani alla pace e ai buoni rapporti colla Turchia stessa; conseguentemente Governo britannico è in condizione di apprezzare al suo giusto valore il fatto che mai una volta Governo italiano abbia compiuto minimo atto che potesse interpretarsi come azione isolata eventualmente diretta ad acquistarsi favore turco ed ha invece sempre proceduto nei suoi sforzi per conseguimento pace con senso squisitamente vigile dell'unione e solidarietà col Governo britannico. E ciò sebbene non ci sia stato dato poter ottenere dall'Inghilterra nessuna di quelle intese atte a realizzare salvaguardia nostri interessi in Oriente che avevamo chiesto prima dell'inizio conferenza.

R. Governo gradirebbe che tale atteggiamento fosse almeno riconosciuto dal Governo britannico e che anche questa parte orientale della nostra politica nel momento attuale completasse agli occhi del Governo stesso quadro generale della nostra politica, diretta sì a salvaguardare nostri interessi vitali ma sempre in armonia con gli interessi generali dell'Intesa ed in piena e leale solidarietà coll'Inghilterra (4).

(l) -Pubblicato al n. 457. (2) -Pubblicato al n. 424. (3) -Pubblicato al n. 459. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi.
479

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1219/50. Belgrado, 7 febbraio 1923, ore 15 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. n. 606 (1).

Ho comunicato a Nincic notizia presentazione convenzione Santa Margherita al Parlamento facendo noto che Governo nazionale fascista esige mantenimento obblighi da parte Jugoslavia come esso ha tenuto parola. Nincic mi ha incaricato ringraziare caldamente V. E. assicurandomi che sua aspettativa non sarà delusa. Governo S. H. S. intende inaugurare una nuova era di rapporti « non solo normali ma veramente cordiali con l'Italia che ora rappresenta una forza nel mondo ».

Aggiunse che Pasic desidererebbe incontrarsi fra qualche tempo con V. E. in Italia, forse a Venezia, per una scambio di vedute generali sui rapporti politici e su stretta collaborazione tra i due paesi. Che frattanto sarebbe urgente addivenire alla conclusione trattato Commercio. Nella sua conversazione Nincic espresse la sua ammirazione, che so essere sincera, sull'opera compiuta da

V. E. e dal fascismo durante pochi mesi di Governo.

480

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1253/262. Parigi, 7 febbraio 1923, ore 22 (per. ore 2,50 dell'B).

Governo francese non nasconde sue serissime preoccupazioni per la piega che può prendere questione oriente. Si ritiene che ormai la chiave della situazione risieda a Londra dove però il Gabinetto sembra dividersi fra le tendenze di Lord Curzon e quelle degli altri suoi colleghi. Si teme che di questa debolezza del Gabinetto inglese si avvantaggino le Amministrazioni dove prevarrebbero elementi ligi a Lloyd George e favorevoli alla tesi della distruzione totale della Turchia. Mentre in Inghilterra si attribuisce il fallimento della Conferenza di Losanna alle tendenze separatiste che la Francia avrebbe dimostrato durante negoziati, la Francia e Poincaré specialmente s'industriano a riversarne la colpa sull'Inghilterra. Ma allo stato attuale delle cose il Governo francese ritiene che tale controversia sia oziosa poichè la differenza di metodo non implicava una diversità di fine e cioè il raggiungimento della pace. Conseguentemente a questa sua finalità il Governo francese si dichiara pronto ad unirsi alla Inghilterra in tutti quegli atti che possono contribuire a raggiungerla ma non la seguirebbe se fossero diretti a riaccendere la guerra. Le circostanze attuali suggeriscono un riavvicinamento dell'Inghilterra, della Francia, dell'Italia allo scopo considerare insieme la situazione per risolverla

d'accordo in qualsiasi eventualità. Il disaccordo delle tre Potenze aumenta i rischi di una conflagrazione di cui non si può misurare l'estensione e la ripercussione nello scacchiere occidentale. Nè si può immaginare un'azione isolata dell'Inghilterra la quale se sopraffatta lascerebbe in pericolosa posizione anche l'Italia e la Francia; se vincitrice le escluderebbe dall'Oriente Mediterraneo. Inoltre solo l'unione delle tre Potenze può forse trattenere gli Stati balcanici dal partecipare ad un eventuale conflitto al quale per i legami che si vanno ristabilendo fra le Potenze slave non resterebbe estranea questa volta la Russia. Molto si è abusato in questi ultimi tempi delle riunioni dei Capi di Governo ma non vi è dubbio che la situazione odiernà, se non avviene una pronta chiarificazione, è tale da suggerire uno scambio di vedute fra i capi responsabili delle tre Potenze, se tuttavia il Governo britannico non si rifiuti avendo già deciso la sua linea di condotta.

(l) Pubblicato al n. 475.

481

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1256/265. Parigi, 7 febbraio 1923, ore 22 (per. ore 2,25 dell'B).

Ho avuto una conversazione con ingegner Davio che ho fatto venire per poche ore allo scopo di essere direttamente informato della situazione nella Ruhr. Da quanto egli mi ha detto e da informazioni raccolte da altre fonti appare come il conflitto tra la Francia e la Germania possa, come io avevo fatto prevedere nel mio tel. 169 (1), prolungarsi ancora per parecchie settimane forse per mesi. A parte i gravi inconvenienti che derivano dal boicottaggio degli impiegati ai servizi postali telegrafici e telefonici il problema che massimamente ostacola il successo dell'operazione franco-belga è quello dei trasporti. La fittissima rete ferroviaria che copre il territorio della Ruhr occupa ben 60.000 agenti tedeschi e data la delicatezza dei congegni corrispondenti alla densità delle reti ferroviarie si calcola che occorrerebbe per esercirle un numero di ferrovieri francesi almeno superiore di un terzo a causa della loro scarsa pratica. I cinque mila ferrovieri inviati dalla Francia non sono riusciti a rimettere in azione le linee da essi occupate per la interdipendenza che dette linee hanno con il resto della rete ferroviaria. Difatti nessuna spedizione di carbone ha potuto essere eseguita verso la Francia e il Belgio. Mentre lo spirito di opposizione si mantiene fermo fra gli impiegati statali che obbediscono agli ordini di Berlino l'azione degli operai che lavorano nelle miniere è sino ad ora pacifica anche perchè non sobillati a sollevazioni dagli agenti tedeschi che ritengono sufficiente agli scopi del Governo l'ostruzionismo ferroviario. Le autorità militari e civili francesi considerano come una opera di lungo corso il ristabilimento di condizioni normali. In questa fase la situazione degli ingegneri italiani che fanno parte della Commissione di Controllo è relativamente facile. Mentre ai funzionari addetti al carbone dovuto per le riparazioni sono fatte le maggiori facilitazioni così da parte tedesca che da parte

francese, circa la capacità di resistenza da parte della Germania mi si è fatto osservare che la maggior parte del carbone della Ruhr era consumato dalle officine locali e che solo circa 3 milioni di tonnellate al mese venivano importate in Germania. A questa deficienza la Germania cercherebbe di riparare con un contratto che mi si dice essa abbia concluso con la Polonia per l'ammontare di circa l milione di tonnellate al mese. Questa notizia però è contraddetta nei circoli francesi. Verrebbe inoltre intensificata la produzione del carbone in Alta Slesia, si intensificherebbe l'uso della lignite polverizzata e si provvederebbe ad acquisti di carbone in Inghilterra. Infine la Germania avrebbe accumulato scorte sufficienti così per l'industria che le ferrovie varianti da 40 giorni a tre mesi. Gli inconvenienti della Germania verrebbero accresciuti qualora la Francia eseguisse la minaccia di bloccare anche l'uscita verso la Germania dei prodotti metallurgici ma in tal caso potrebbe aversi una ripercussione nella Ruhr stessa di scioperi e movimenti operai.

(l) Pubblicato al n. 417.

482

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, ARLOTTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

TELESPR. 260. Losanna, 1 febbraio 1923.

Mi riferisco al telespresso n. 236 in data 30 gennaio u. s. (l) col quale

S. E. Garroni ha rimesso a V. E. il progetto del Trattato di Losanna.

La Delegazione ellenica ha a tale progetto fatte le osservazioni contenute nella Nota n. 1041 in data 29 gennaio u. s. (allegato l) diretta ai Presidenti delle Delegazioni Alleate; fra tali osservazioni ci interessa direttamente il punto 3°, relativo al Dodecanneso.

Il Segretariato Generale della Conferenza aveva approntato in data 3 corr. l'unito progetto di risposta (allegato Il), in cui il testo del penultimo alinea era stato preparato da questa Delegazione. Tale progetto di risposta aveva ottenuto l'approvazione francese; e si attendeva quella della Delegazione britannica, che non è poi stata data a causa del rapido susseguirsi degli avvenimenti e della partenza della Delegazione stessa la sera del giorno 4.

Giudicherà V. E. se ed in qual modo sia ora il caso di dare seguito alle osservazioni circa il Dodecanneso contenute nella nota ellenica (2).

ALLEGATO l.

NOTA DI VENIZELOS A GARRONI

1041. Lausanne, le 29 janvier 1923.

Monsieur le Président, La Délégation hellénioue à la Conférence de Lausanne a l'honneur d'exprimer ses remerciements aux Délégations des trois Puissances invitantes pour la Communication du projet de traité de paix et des documents annexes, qui lui a été faite hier soir.

Elle se permet de présenter à ce sujet les remarques suivantes:

l) ZoNES DÉMILITARISÉES. -La Grèce avait dédaré accepter la fixation de ses frontières avec la Turauie, comme elles étaient tracées par le Traité de Sophia du 26 Septembre 1915 entre la Bulgarie et la Turquie, dans leur partie longeant la Maritza. Comme cependant, par l'artide 2 du chapitre des • clauses territoriales • du présent traité, il y a une modification de cette frontière, qui laisse à la Turquie

• la station à laquelle aboutit actuellement l'embranchement du chemin de fer spécialement construit pour desservir la ville d'Adrianople • sur un point situé sur la rive droite de la Maritza, la Délégation Hellénique a l'honneur de remarquer, en y attirant la sérieuse attention des Délégations des Puissances invitantes, que la question des zones démilitarisées, établies à l'est et à l'ouest de la Maritza, en vertu du • projet de Convention concernant les frontières de Thrace •, prend de ce chef un aspect nouveau. En effet, la Grèce, acceptant l'étendue respective des zones démilitarisées en auestion, avait en vue aue la Turquie n'étant pas établie sur la rive droite de la Maritza, il lui serait facile de prévenir une agression éventuelle de la part des forces turques, par la destruction du pont reliant les deux rives de ce fleuve en cet endroit. Mais du moment qu'il est permis à la Turquie de s'établir sur la rive droite de la Maritza, -la délimitation actuelle des zones démilitarisées, établies par la Convention susmentionnée, met la Grèce dans une situation d'infériorité marquée. La Délégation Hellénique insiste donc que les zones démilitarisées soient fixées de manièle à égaliser la situation respective des deux pays ou par une restriction de la zone démilitarisée grecque, à l'ouest de la Maritza, ou bien par une extension de la zone démilitarisée turque, à l'est de cette rivière.

2) lLEs. -La Délégation Hellénique regrette vivement de voir que, par l'artide 14 du Traité, les iles d'Imbros et de Ténédos demeurent sous la souveraineté turque. Elle a déjà à plusieures reprises, exposé devant la Conférence les raisons militant pour le transfert de ces iles à la souveraineté grecque. La Grèce occupe les iles en question depuis dix ans. Leur population est essentiellement, et pour Imbros exdusivement, grecque. D'autre part la démilitarisation complète de ces iles leur fait perdre tout caractère de menace pour les Détroits.

La Délégation Hellénique serait heureuse que la dause du projet de traité concernant les iles, soit modifiée dans ce sens. Si cependant les Puissances invitantes ne considéraient pas possible de faire droit à cette juste demande de la Délégation Hellénique et croyaient devoir conserver la souveraineté de ces iles à la Turquie, il est indispensable que les garanties d'administration spéciale octroyées, par l'artide 14 du projet de traité de paix, à la population grecque d'Imbros et de Ténédos, soient complétées par l'exemption de cette population du service militaire. Sans une pareille garantie il est à craindre que les habitants de ces deux iles ne soient forcés de partir pour se soustraire à cette obligation, devenue un instrument d'oppression contre les populations chrétiennes, restées en Turquie et les autres garanties assurées à ces populations redeviennent ainsi illusoires.

3) DoDÉCANÈSE. -La Délégation Hellénique n'a pas d'objection à formuler contre l'artide 15 du projet de Traité, en vertu duquel la Turquie s'engage à renoncer en faveur de l'Italie à tous ses droits et titres sur les iles du Dodécanèse, énumérés dans cet artide. Elle considère la procédure suivie comme juste. Elle fait rappeler cependant qu'un traité non ratifié entre l'ltalie et la Grèce, sur la question de l'attribution définitive de ces iles, existe et elle réserve le droit du Gouvernement Grec, une fois la Turquie s'étant désistée de ses droits sur ces iles, d'engager dans un esprit amicai les conversations nécessaires pour la détermination de leur sort. Le Gouvernement Hellénique, faisant cette réserve compte sur l'esprit de justice et d'équité de tous et surtout du Gouvernement Italien pour donner à la question des iles du Dodécanèse une solution conforme au principe des nationalités et aux engagements déjà intervenus.

4) AMNISTIE. -La Délégation Hellénique par sa lettre sub n. 1035 et en date du 27 Janvier 1923, adressée aux Délégations des Puissances invitantes, a eu

l'honneur d'exposer à celles-ci le point de vue du Gouvernement Hellénique sur la question de l'indusion dans la dédaration d'amnistie des délits se rapportant à la conduite militaire des habitants non musulmans de Grèce. Comme la Délégation Hellénique a eu l'honneur de l'exposer par cette lettre, le Gouvernement Grec se trouve dans l'impossibilité de donner une amnistie pour les crimes et délits d'ordre militaire, si ce n'est pour ceux commis par des musulmans.

La Délégation Hellénique considérant inutile de répéter les arguments, déjà exposés dans sa lettre précitée, renouvelle la dédaration du Gouvernement Hellénique et a l'honneur de demander en conséquence une modification de l'artide 1 du • projet de dédaration relative à l'amnistie • à annexer au traité de paix dans le sens indiqué dans cette lettre.

Veuillez agréer, Monsieur le Président, les assurances de ma considération la plus haute.

E. K. VENIZELOS.

ALLEGATO II.

PROGETTO DI NOTA ALLA DELEGAZIONE GRECA

Lausanne, le 3 février 1923.

Par sa lettre du 29 janvier, Son Excellence M. Venizelos a fait part aux Présidents des Délégations britannique, française et italienne des observations auxquelles donnait lieu de sa part le Projet de Traité ainsi que les conventions annexes. Ces observations portent sur la zone démilitarisée de part et d'autre de la Maritza, sur le régime des iles, d'lmbros et de Ténédos, sur l'artide 15 relatif au Dodécanèse, ainsi que sur l'amnistie.

Le Secrétariat Général a l'honneur de faire connaitre à la Délégation hellénique la réponse commune des Présidents de la Conférence à ces observations.

En ce qui concerne les deux premiers points, les Présidents de la Conférence esiiment qu'il serait inopportun de reprendre à l'heure présente la discussion avec la Délégation turque sur cette question.

Quant au Dodécanèse, du moment que la Délégation hellénique n'a pas d'objection à formuler contre l'artide 15 du projet de Traité, les Délégations britannique, française et italienne sont d'avis que les questions soulevées à ce sujet par cette Délégation ne sont pas du ressort de la Conférence et qu'elle n'a pas qualité pour les examiner.

La question de l'amnistie, d'autre part, a déjà fait l'objet d'amples discussions et les Délégations ci-dessus nommées ne croient pas pouvoir modifier leur manière de voir à ce sujet.

(l) -Non pubblicato. (2) -Il testo del telespresso fu inviato per conoscenza anche a Costantinopoli, Parigi, Londra, Atene e Rodi.
483

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. GAB. S. PRECEDENZA ASSOLUTA 642. Roma, 8 febbraio 1923, ore 23.

Invio qui di seguito traduzione del promemoria in data 5 febbraio n. 136 rimesso ieri da Antonievich: «Riferendosi al promemoria del 29 gennaio 1923

n. 85 (1), il Ministro dei Serbi-Croati e Sloveni a Roma ha l'onore di comunicare a S. E. il Signor Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri del

Regno d'Italia che egli ha ricevuto un telegramma dal signor Nincic circa le comunicazioni fatte al Signor Ministro d'Italia a Belgrado del seguente tenore:

l) Non esiste alcuna difficoltà per la riapertura delle poche scuole italiane in Dalmazia particolarmente di quella a Spalato, la quale si confermerà successivamente alle stipulazioni delle Convenzioni concluse a questo effetto. Ordini necessari sono dati alle autorità competenti per far evacuare al più presto i locali adoperati per l'innanzi e di metterli a disposizione delle scuole suddette. È necessario pertanto che la società «Lega Nazionale» a titolo di proprietaria dello stabile avente la sua sede centrale fuori del Regno, si conformi al più presto alle leggi del Paese circa tali Società onde possa per l'avvenire continuare a amministrare liberamente i suoi immobili.

2) Ordini sono del pari dati circa la confraternita di Santo Spirito e l'alloggio della Chiesa che le sarà messo a disposizione. 3) Quando all'uso della lingua italiana da parte dei cittadini italiani, divenuti tali per opzione, vedere il promemoria del 29 gennaio.

4) La tassa di soggiorno sarà applicata agli optanti italiani nella stessa misura e nella stessa maniera applicata ai cittadini serbo-croati-sloveni in Dalmazia.

5) Misure necessarie sono prese affinchè siano revocate le interdizioni delle concessioni economiche che fossero state in opposizione all'art. 7 del Trattato di Rapallo. Il Ministro del Commercio ha dato formale consenso di riprenderle in considerazione e di risolverle all'articolo suddetto ».

Il presente telegramma fa seguito con quello portante il numero successivo.

(l) Non pubblicato.

484

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. GAB. S. PRECEDENZA ASSOLUTA 643. Roma, 8 febbraio 1923, ore 23.

Seguito del telegramma recante il numero precedente.

« 6) Le misure per l'incasso delle tasse e imposte durante l'occupazione italiana della Dalmazia sono soppresse. Su questo punto si procederà secondo gli accordi conclusi appena le convenzioni siano ratificate e messe in vigore.

7) I Ministri competenti sono pregati di esaminare con spirito favorevole i casi degli interessi italiani nelle Società: « Sufid », «Eteinbeid », « Giulini ». Il sequestro non esisteva per la «Sufid » tranne che per una piccola parte e ciò formalmente. Questa Società dovrà conformarsi alle stipulazioni della sua concessione nei riguardi dello Stato prima rispetto all'Austria, ed ora rispetto al Regno dei Serbi-Croati e Sloveni.

8) Quanto alle concessioni avute da certe società italiane da parte dell'antico Governo montenegrino, e ai debiti presso le Banche Italiane i1 Governo Reale è disposto di iniziare al più p-resto l'esame e di regolarli; ciò che del resto ha già cominciato. Esso liquiderà tale questione indipendentemente dalla ratifica e dalla applicazione degli accordi conclusi perchè essi sono di natura del tutto differente.

9) Il cambio del resto delle corone s1 effettuera mevitabilmente secondo l'Accordo concluso appena le Convenzioni siano ratificate e messe in vigore.

10) Le relazioni telegrafiche tra Zara e Spalato e Zara e Lagosta via Snokvitze potranno essere ristabilite regolarmente appena l'evacuazione della terza zona sia effettuata ».

!'Il presente telegramma fa seguito con quello recante il numero successivo.

485

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. GAB. S. PRECEDENZA ASSOLUTA 644. Roma, 8 febbraio 1923, ore 23.

Seguito del telegramma recante il numero precedente.

« 11) Il Governo Reale è disposto a riconoscere le Agenzie per l'evacuazione a Curzola e Lesina col titolo di Agenzia Consolari se il Governo Reale d'Italia avrà permesso reciprocamente l'apertura di analoghe Agenzie da parte del Governo serbo-croato-sloveno a Gorizia e Pisino.

12) Le opere d'arte che durante la guerra sono state asportate da Trieste e che si trovano attualmente nel Museo « Rudolfinius » a Lubiana saranno restituite come è previsto dalla Convenzione speciale circa il riparto degli archivi e di altri documenti.

13) Per la quistione concernente gli Avvocati vedere il promemoria del 29 gennaio.

14) Il Ministero delle Finanze prenderà in favorevole considerazione i casi delle Banche Italiane in Dalmazia. È necessario che esso venga informato in modo più dettagliato delle difficoltà nelle quali queste Banche si trovano.

15) Le questioni dell'art. 15 del promemoria del Governo Reale d'Italia saranno esaminate dal Ministero del Commercio con la più grande benevolenza. In tutti i casi esse troveranno la loro migliore e definitiva soluzione nel nuovo Trattato di Commercio le cui negoziazioni finali cominceranno automaticamente con la ratifica e la messa in vigore delle Convenzioni concluse».

486

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI

T. 658. Roma, 9 febbraio 1923, ore 13,30.

R. Ambasciata a Londra deve averle fatto pervenire copia della risposta inglese alle osservazioni presentate dalla Delegazione Italiana nella terza riunione della Conferenza di Parigi sulle proposte britanniche. Dacchè ora Governo inglese intende pubblicare insieme coi verbali della Conferenza di Londra e Parigi e coi documenti annessi, anche questa risposta inglese, ho risposto a questo Ambasciatore d'Inghilterra che non vi avrei fatto obbiezioni purchè mi fosse dato il tempo di preparare una controreplica italiana da figurare pure nella suddetta pubblicazione.

Prego V. E. sentito anche il R. Ambasciatore a Londra di preparare e spedirmi d'urgenza un progetto di controreplica che esaminerò insieme con il Collega delle Finanze per fissarne poi i termini definitivi.

Dal punto di vista politico è importante che nella pubblicazione figuri una controrisposta italiana in quanto ci risulta che in essa figurerà anche una controrisposta francese (1).

487

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA

T. 666. Roma, 9 febbraio 1923, ore 20.

È possibile che motivi apparenti i quali hanno condotto a sospensione Conferenza Losanna non siano i soli e sostanziali. Vari indizi lascerebbero poi supporre che atteggiamento britannico e turco sia influenzato da desiderio sistemare una situazione politica che li interessa ambedue sebbene a titoli diversi nei riguardi della Russia cui contegno causerebbe tanto a Gran Bretagna che a Turchia preoccupazioni specialmente per la questione degli stretti.

Interessa al R. Governo di conoscere quanto vi sia di vero in queste indicazioni e prego pertanto V. E. di indagare cautamente in proposito e riferirmi.

488

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1327/142. Londra, 9 febbraio 1923, ore 20,40 (per. ore 2,30 dellO).

Telegramma di V. E. n. 531 (2).

Foreign Office avendo dovuto farne fare seconda ristampa ha potuto inviarmi solo ieri sera due copie della replica inglese alle osservazioni presentate dalla Delegazione italiana alla Conferenza di Parigi per le riparazioni. Stante urgenza mentre ho inviato a Salvago-Raggi una copia del documento mi sono messo in diretta comunicazione con lui stesso perchè pervenga a V. E. il più presto possibile contro-replica contenente osservazioni di Salvago-Raggi e mie.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra. (2) -Pubblicato al n. 452.
489

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA

T. 685. Roma, 10 febbraio 1923, ore 24.

Suoi telegrammi nn. 99 e 100 (1).

Attacchi stampa turca e discorso Kemal contro di noi assolutamente ingiustificati. Italia ha completamente rinunciato clausola sul controllo concessioni che poteva interessarla provocando ringraziamenti e felicitazioni delegazione turca. Le altre clausole finanziarie ed economiche su cui turchi fanno tuttora riserve interessano in primo luogo Francia ed in secondo luogo Inghilterra. Circa capitolazioni, sforzi Delegazione italiana continuati fino all'ultimo momento avevano condotto ad una formula che dà piena soddisfazione all'assoluta indipendenza giudiziaria dei turchi e che era stata anch'essa accettata. Durante tutto il corso della conferenza la Delegazione turca ha trovato massimo amichevole appoggio presso Delegazione italiana come può testimoniare Delegazione turca medesima. Nel corso conferenza sottocommissioni che raggiunsero accordo completo furono quelle presiedute dal delegato italiano Montagna.

Prego valersi di quanto sopradetto per opportune rettifiche campagna giornalistica contro di noi.

490

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI

T. 689. Roma, 10 febbraio 1923, ore 24.

L'Ambasciatore di Germania mi ha presentato il seguente promemoria: « A causa del blocco dei trasporti del carbone e del coke dal territorio della Ruhr la situazione in Germania in riguardo al combustibile e alle comunicazioni ferroviarie è molto tesa. Il numero dei treni pei viaggiatori è stato diminuito del 20 % ed i trasporti di merci sono ristretti sensibilmente. La Germania quasi non dispone ora che della propria lignite e del carbone importato dall'estero. L'importazione del coke dall'Inghilterra è impossibile nel momento attuale.

Le forniture del coke dovute all'Italia in conto riparazioni nell'ammontare di 6000 tonn. finora sono eseguite dalla Bassa Slesia. In considerazione dell'attuale situazione economica della Germania il Governo germanico intende attuare in futuro dalla Ruhr le consegne di coke spettanti all'Italia, ciò che corrisponderebbe ai desideri dell'Italia stessa, che ci ha ·espressi già nel principio del 1922. I proprietari ed operai nonchè le amministrazioni ferroviarie della Ruhr riceverranno gli ordini relativi dal Governo germanico».

È chiaro che il Governo germanico spinto dalle imprescindiùili r.ecessità della situazione cerca di assicurarsi la produzione di coke della Bassa Slesia lasciando all'Italia di correre l'alea dell'attuale situazione nella Ruhr. Senonchè con la disposizione di cui alla nota germanica per cui l'Italia dovrebbe d'ora innanzi ricevere soltanto dalla Ruhr il coke che le spetta, le consegne relative sarebbero ridotte a quantità insignificanti.

È necessario quindi che nessuna modifica venga apportata da codesto Governo circa le dette provenienze, se migliorando la qualità debba diminuire considerevolmente la quantità del combustibile. Ciò che interessa al R. Governo è che le forniture di coke si mantengano regolari.

Prego V. E. di esprimersi in questo senso con codesto Governo.

(l) Allude al telegramma n. 1298/99, trasmesso alle ore 18 dell' 8 febbraio e pervenutoalle ore 14,30 del 9, e al telegramma n. 1299/100, trasmesso alle ore 16 dell'8 febbraio e pervenuto alle ore 15 del 9, non pubblicati, coi quali Maissa comunicava il benevolo atteggiamento assunto dalla stampa turca e da Kemal pascià nei confronti dell'Inghilterra e la loro ostilità nei confronti dell'Italia e della Francia.

491

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI., ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 693. Roma, 11 febbraio 1923, ore 15.

Suo telegramma n. 253 (1).

Accordo fra gruppi franco-belgi e tedeschi può facilitare soluzione del grave problema attuale, ma non sfuggiranno a V. E. gravi ripercussioni che accordo fra industrie carbonifere e metallurgiche franco-tedesche cui non sarebbero estranei grossi interessi inglesi, avrebbero per l'economia italiana e quanto allarmerebbero nostra opinione pubblica. E già nel telegramma 108 (2) segnalavo essere indispensabile che nessuna combinazione potesse aver luogo con esclusione dell'Italia.

Richiamo l'attenzione dei nostri istituti di credito e delle nostre più importanti associazioni industriali, rappresentando loro la necessità di venire a conoscenza per conto proprio delle trattative che sarebbero in corso, accertare per quanto è possibile la probabilità del loro successo ed avviare i migliori mezzi affinchè abbia luogo una eventuale loro partecipazione.

V. E. non tralascerà intanto di assicurarsi circa la realtà e la serietà di simili trattative e vorrà agire in modo che al momento opportuno si possa chiedere al Signor Poincaré di esercitare azione appropriata sui suoi gruppi finanziari ed industriali allo scopo di riservare una debita parte all'industria ed alla finanza italiana nei proposti accordi appoggiando così l'azione che li sollecito a svolgere direttamente.

Questo passo rientrerebbe in quell'azione che V. E. si proponeva di intraprendere presso codesto Governo quanto Ella mi indicava con suo telegramma

n. 169 (3).

(l) -Non rinvenuto. (2) -Pubblicato al n. 336. (3) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra. Quanto al telegramma n. 169, è pubblicato al n. 417.
492

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. GAB. S. PRECEDENZA ASSOLUTA 708. Roma, 11 febbraio 1923, ore 22. Con riferimento al promemoria di Antonievich rimesso a V. S. con telespresso n. 237 del 5 corrente (l) le comunico seguenti definitive controproposte in conformità delle quali intendo sia redatto testo delle note: l) Mi accontento impegno cotesto Governo a presentare subito progetto legge purchè avvocati possano intanto esercitare professione in via di concessione graziosa fino approvazione legge; 2) Secondo capoverso dà impressione che uso della lingua venga limitato ai soli rapporti con autorità statali. Esso perciò deve essere modificato come segue: « Sarà particolarmente garantito agli italiani per opzione il diritto di rivolgersi nella propria lingua alle autorità amministrative di ogni specie nella Dalmazia come pure ai Tribunali amministrativi competenti per la Dalmazia »; 3) Intendo che agli archivi relativi all'epoca napoleonica sia riservato puramente e semplicemente lo stesso trattamento che a quelli relativi alla dominazione veneta, come stabilito dall'art. 3t della Convenzione; 4) Non basta promessa codesto Governo «fare del suo meglio» ma occorre impegno preciso come quello da me proposto;

5) e 6) Stanno bene. Segue telegramma per altre questioni.

493

IL PADRE TACCHI VENTURI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. P. Roma, 11 febbraio 1923. Mi reco a dovere di parteciparle che, avendo ieri sera riferito all'Eminentissimo Cardinale Segretario di Stato i colloqui da me avuti ier l'altro con l'E. V. e con S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione, Sua Eminenza fu ben lieta d'intendere che le voci pervenute circa il testo del Catechismo non fossero esatte e che l'Onorevole Ministro consente nel riconoscere che l'idoneità dei maestri per impartire l'insegnamento religioso sia riconosciuto dalla competente autorità Ecclesiastica. L'Eminentissimo ha sommamente caro che non rimangano ignoti a V. E. i sensi di grato animo per la soluzione di una questione che non poteva non tenere ansioso il Santo Padre, al quale, mentre io scrivo, saranno foo:-se già state comunicate le rassicuranti notizie. Nel medesimo tempo consapevole della benevolenza e dell'alto senno politico dell'E. V., sta fiducioso aspettando siano accolte le suppliche dei Vescovi dell'Istria e delle nuove Provincie per la nazionalità

italiana da concedersi ai Sacerdoti da essi raccomandati e pei quali intendono di rendersi mallevadori che non abuseranno del beneficio loro elargito.

(l) Non pubblicato.

494

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1415/63. Belgrado, 12 febbraio 1923, ore 20,20 (per. ore 21,20).

Nesich a nome del Presidente del Consiglio e del signor Nincich ancora ammalato mi ha pregato esprimere e V. E. viva soddisfazione e ringraziamenti per ratifica accordo Santa Margherita che ha prodotto nell'opinione pubblica impressione favorevolissima. Aggiunse che negoziati per trattato di commercio potrebbero essere ripresi prestissimo a Roma quando R. Governo ne manifesti desiderio e che ufficio competente del Ministero del Commercio jugoslavo ritiene che trattato stesso possa essere compiuto in poco più di tre settimane.

495

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. S. 25. Roma, 12 febbraio 1923, ore 21.

È mio intendimento sistemare nel più breve termine possibile tutti residui diplomatici colle varie Potenze. Ciò spiega approvazione da me chiesta e forse imposta accordi Santa Margherita destinati sistemare Adriatico.

Coll'Inghilterra restano fra l'altro Dodecanneso e Giubaland. Prima di intavolare con codesto Governo discorsi in proposito desidero conoscere urgenza suo avviso su convenienza o meno di sollecitare subito definizione ormai annose questioni avendo cura di tenerle assolutamente distinte (1).

496

L'AMBASCIATORE A TOKIO, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1431/9. Tokio, 12 febbraio 1923, ore 21,15 (per. ore 4,25 del 13).

Notizie telegrafiche desiderate da V. E. circa situazione e possibilità possono riassumersi come appresso (ma sui singoli argomenti riferirò con rapporto) ispirate a sincera cordialità. Simpatia qui esistente verso nostro Paese deriva da ormai antica tradizione da raffronti di analogia storica e dal ricordo delle dimostrazioni pro-Giappone durante due guerre giapponesi, cinese e russa. Inoltre cordiali rapporti fra due corti e accoglienza amichevole Casa Reale a Principe e personalità diverse lasciarono vivo ricordo in questo Paese ove sentimento monarchico è assai sensibile. Tutto ciò forma base propizia per coltivare intimità dei rapporti. Però scarsezza degli interessi politici attuali italiani in Estremo

!l) Le parole «avendo cura di tenerle assolutamente distinte » sono state aggiunte sulla minuta di pugno di Mussolini.

Oriente in raffronto a quelli di altre Grandi Potenze rende oggi difficile dare un contenuto fattivo e di pratici negoziati alla nostra politica verso questo Paese. Ultimo negoziato politico col Giappone avvenne a proposito adesione Italia alla quadruplice pel Pacifico e terminò con la nota di questo Governo in data 9 marzo u. s. annessa al rapporto n. 55 del 10 marzo 1922 nettamente negativa di cui prego V. E. prendere conoscenza. Decisione però non dipendeva da solo Giappone. Rapporti itala-giapponesi possono considerarsi anche in relazione prossime competizioni economiche internazionali in Cina e Siberia. In quelle regioni situazione Giappone è oggi preponderante. Sarebbe da esaminarsi se compatibilmente con altre esigenze di politica generale sia possibile orientare nostra azione politica in modo ottenere appoggio Giappone ad iniziative economiche italiane. Occorrerebbe però che tali iniziative fossero praticamente prospettate. In linea generale nostra situazione ed influenza in Giappone dipenderà dal valore della nostra attività economica. Intensificazione degli scambi, spirito di intrapresa privata delle nostre ditte, creazione di una banca che permetta fare operazioni in lire italiane oggi appena nominalmente quotate, creazione appena possibile di una linea di navigazione, costituiscono fattori essenziali di un programma di azione. In questi paesi apparizione bandiera mercantile è elemento affermazione non solo economica ma politica. Germania ha già ristabilito tre linee commerciali di cui una da Genova.

Aviazione data a francesi e inglesi. Addetto Militare mi dice nessuna probabilità fare accettare istruttori italiani,

periodo istruttori stranieri passato; Governo giapponese assume solo meccanici di paesi dove acquista apparecchi, scelta che dipende in gran parte da addetti militari giapponesi all'estero, ma oggi Francia ha sostituito Germania nel campo militare e resta predominante nel campo navale.

Ho avuto colloqui cordialissimi con Ministro Affari Esteri riaffermante ottime relazioni italo-giapponesi. Ministro mi promise suo intero appoggio collaborazione per migliorare scambi commerciali. Principe Reggente essendo assente non ancora ristabilito da grave malattia la presentazione credenziali avrà luogo fra paio di settimane.

497

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1430/147. Londra, 12 febbraio 1923, ore 22,45 (per. ore 11 del 13).

A proposito delle voci corse di preparativi militari da parte della Russia in relazione all'attuale situazione generale ed in specie riguardo al conflitto franco-tedesco ho creduto opportuno indagare quanto risultasse in proposito al Foreign Office. Dalle mie indagini è apparso che notizie di cui si è qui in possesso sono saltuarie e contraddittorie. Tuttavia dall'insieme delle informazioni si può dedurre: l) Unità esercito russo sarebbero state ridotte di numero ma in compenso le rimanenti sarebbero state meglio armate e equipaggiate; 2) Non risulterebbe alcun concentramento o speciali preparativi mil-itari alla frontiera polacca.

Ho cercato ugualmente indagare con speciale riguardo al telegramma di

'V. E. n. 666 (l) circa attuali rapporti russo-turchi. Malgrado riservatezza che ho dovuto riscontrare nei miei interlocutori su questo argomento ho potuto rilevare tuttavia come al Foreign Office si ritenga che rapporti russo-turchi sarebbero attualmente tutt'altro che cordiali, e che questione stretti divide i due stessi Governi molto più profondamente di quanto non sia apparso a Losanna. Ho tratto infine impressione che questa circostanza non sia ultima causa del manifestarsi al Foreign Office di un certo ottimismo nei riguardi di una non lontana conclusione di pace con la Turchia.

498

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1437/151. Londra, 12 febbraio 1923, ore 22,45 (per: ore 11 del 13).

Telegramma di V. E. n. 693 (2).

Credo opportuno ad ogni buon fine ricordare che Poincaré in un colloquio avuto meco a Parigi alla fine della Conferenza per le riparazioni, nel manifestarmi sua soddisfazione per atteggiamento tenuto dal R. Governo in quell'occasione, mi disse essere sua intenzione di agire in nome e per conto degli alleati per tutti quei vantaggi che avrebbero eventualmente ricavato dalla sua azione nella Ruhr, e che in particolare nei riguardi dell'Italia Governo francese avrebbe sempre tenuto nella dovuta considerazione le sue necessità economiche. In altra conversazione lo stesso Poincaré ebbe a dirmi che l'accordo tra industrie carboniere e metallurgiche franco-tedesche «era cosa necessaria e fatale».

Da informazioni raccolte nella City mi è risultato che poco tempo fa trattative fra gruppi finanziari francese e tedesco erano state riprese per uno scambio di azioni fra le varie compagnie, ma che esse non approdarono essendosi chiesto da parte francese di venire in possesso della maggioranza delle azioni stesse.

Questi circoli finanziari sono molto interessati al raggiungimento di un accordo franco-tedesco di tal genere, una parte considerevole del capitale investito nella Ruhr essendo come è noto di appartenenza inglese.

499

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 734. Roma, 12 febbraio 1923, ore 23.

Suo telegramma n. 138 (3). Non sembra conveniente muovere da parte nostra obiezioni alla pubblicazione del libro bianco.

Detta pubblicazione, limitandosi verbali ufficiali, potrebbe forse servire al

Governo inglese per far risaltare tesi che insuccesso conferenza è dovuto alle

questioni economiche e specie capitolari cui si tiene costì a conferire carattere

meno interessante per la Gran Bretagna mentre questioni specificatamente inglesi

risulterebbero concluse. Basta a tale scopo il fatto che estreme fasi della confe

renza, in cui Bompard e Montagna avevano ottenuto da Ismet Pascià adesione al

progetto definitivo per le capitolazioni e stralcio questioni concessioni, non sa

rebbero a risultare dalle pubblicazioni dei verbali.

Sarebbe utile quindi che V. E. potesse prendere conoscenza del libro bianco

prima ancora della sua pubbLicazione, cosa a cui non dovrebbero esservi obbie

zioni da parte del Foreign Office trasmettendomi notizie sulla sua compilazione

e sue impressioni al riguardo di quanto dissi sopra.

(l) -Pubblicato al n. 487. (2) -Pubblicato al n. 491. (3) -Telegramma n. 1289/138, trasmesso alle ore 2,50 dell' 8 febbraio e pervenuto alle ore 8,10 del 9, non pubblicato, relativo al progettato Libro Bianco inglese sulla Conferenza di Losanna.
500

IL SEGRETARIO FEDERALE DI BOLOGNA, BARONCINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. P. Bologna, 12 febbraio 1923. Ti mando una lettera inviatami da monsignor conte Testi Rasponi perchè credo che essa possa interessarti. Il Testi Rasponi appartiene ad una nobile famiglia di Ravenna; fu interventista ed è fascista della prima ora. È praticissimo di cose... Vaticane perchè è stato 5 anni a quella Segreteria di Stato. Ebbe anche importantissimi incarichi all'Estero: a Parigi ed in America. Ritengo che monsignor Testi Rasponi potrà renderti ottimi servigi per la politica Vaticana così come ne ha resi a me per stabilire ottimi rapporti fra il fascismo bolognese e l'Arcivescovo di Bologna che è oggi un nostro amico fidato e che ha già destituiti diversi parroci... troppo popolari. Il Barluzzi, che ha scritto a Testi-Rasponi, è Segretario Capo dell'Archivio della Segreteria di Stato ed è uomo di fiducia del Cardinale Gasparri. Se posso esserti utile -per questo affare -non risparmiarmi e non risparmiare neppure monsignor Testi Rasponi che sarà felice se potrà renderti qualche servigio e se potrà consigliarti ed aiutarti per far opera di propaganda e di convinzione presso i Vescovi onde far si che l'Episcopato dell'Italia sia italiano, cosi come quello della Francia è francese e quello dell'Inghilterra è inglese e quello della Germania è tedesco non ostante che la religione di Stato sia la protestante. E poichè i vescovi italiani costituiscono la maggioranza assoluta dei Vescovi della Chiesa Romana, così una influenza del Governo Italiano sull'Episcopato italiano ci darebbe il decisivo predominio del Concilio Ecumenico che si convocherà forse nel 1925 e che è il solo organo che può modificare (pressochè radicalmente) l'atteggiamento del Vaticano presso cui esercitano ancora speciale influenza i governi stranieri. Come vedi sono quasi diventato... un diplomatico Vaticano.

Se ti posso giovare sono a tua disposizione e sono anche disposto -se occorresse -a dire che ho agito di mia testa e senza autorizzazioni.

23 - Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

ALLEGATO.

TESTI RASPONI A BARONCINI

L. CONF. Bologna, 10 febbraio 1923.

Dopo il nostro colloquio nella sera che Lei venne a cena da me insieme a Baccolini, io scrissi (14 dicembre) ad un amico di Roma che conversando con Lei ed essendosi toccati argomenti politici, il discorso era caduto anche sulla possibilità di un maggior accosto del fascismo alla Gerarchia ecclesiastica, nel senso di indirizzarla a più spiccato carattere nazionale, lasciando così ai Cattolici, che per gli interessi religiosi, troverebbero organismo più adatto nella Unione Cattolica Italiana, la possibilità di non trovarsi in dissidio con le loro coscienze, se appartenessero anche a quei partiti nazionali che non hanno programma antireligioso.

Aggiungevo poi che questo concetto che fu già espresso dal Papa in una sua lettera dell'Ottobre scorso, potrebbe, a mia veduta, realizzarsi cautamente con un accosto non alla Santa Sede, per ovvie ragioni di ordine internazionale, ma all'Episcopato Italiano che, può dirsi, è il solo che in conseguenza del dissidio fra i due poteri si sia tenuto sempre lontano da ogni contatto col Governo del proprio paese.

Questa, concludeva, la traccia di un programma da studiarsi con molta ponderazione, e chiedeva, qualora vi si fosse scorto qualche cosa di buono e non urtante con altre direttive, se avessi potuto, presentandosene la occasione, tentare di arroser il terreno col mio amico Baroncini, per vedere se qualche germoglio spuntasse.

Circa metà di gennaio mi giunse la lettera che già Le mostrai, dove si diceva

che si era presa in considerazione la cosa e che mi si riservava una risposta.

Ed ecco quanto ora confidenzialmente mi si scrive:

Roma, 2 febbraio 1923. Gentilissimo Monsignore, in risposta alla Sua confidenziale del 14 dicembre passato, S. E. il Cardinale Gasparri mi ha incaricato di scriverLe, che Ella faccia pure qualche passo nel senso e nei limiti indicati nella Sua lettera, cioè arroser il terreno. Cordiali saluti G. Barluzzi.

Il ritardo a rispondere mi lascia capire che la mia proposta è stata studiata e forse anche discussa, ed io non trovo migliore modo di arrosement che quello di comunicare a Lei questo documento che mi sembra molto importante.

Se Lei crede che io non lo farei inutilmente, potrò meglio sviluppare il mio pensiero, che del resto si riassume in questo: La politica ecclesiastica all'estero è considerata dovunque importantissimo affare interno, e in tutte le Nazioni cattoliche è il Presidente del Consiglio o il Ministro degli Affari interni che la regola, restando demandati a quello degli Esteri i rapporti con la S. S. Così i Vescovi sono sempre in stretto contatto coi loro Governi, mentre tra noi, causa il dissidio, ogni rapporto fu limitato ad affari di semplice amministrazione, sbrigati da funzionari del Ministero di G. G.

Invece rapporti diretti almeno coi Metropolitani che presiedono l'Episcopato delle diverse regioni, offrirebbero motivo di riavvicinamento e di chiarificazione. L'attuare tale progetto non mi pare impossibile ed il pretesto per favorirlo potrebbe trovarsi, per esempio, nel desiderio di chi dirige lo Stato, di conoscere per informazione diretta gli interessi e le condizioni delle diverse dizioni metropolitiche. Nessun Vescovo però romperebbe la vecchia tradizione di astensionismo, senza il permesso della S. S., la quale se nella sua internazionalità resterebbe esclusa, viceversa con delicatissimo gioco da condursi molto abilmente, vi sarebbe compresa, perchè il Papa è anche il Vescovo di Roma, il Metropolitano del Lazio e il Primate d'Italia.

Resterebbe sempre dopo ciò, il problema delle Congregazioni religiose sulle quali, colla legge del 1866, il Governo perdette ogni influenza, e che, mentre venivano dichiarate soppresse, rifiorivano invece moltiplicandosi.

Con questo di peggio, che rimaste cosi indipendenti dalla giurisdizione episcopale e dall'autorità dello Stato, che le ignora, godono di grandissima influenza nel Governo universale della Chiesa, e purtroppo in molte di esse non spira vento di italianità. Ma anche su questo argomento potrebbe discutersi e la soluzione non sarebbe difficile a trovarsi.

In tutto ciò però, occorre tempo e prudenza, avendo a che fare con..... la Segreteria di Stato vaticana, e sopratutto preme che non ne sappia niente Don Sturzo, che vedrebbe cessata ogni ragione di essere del suo partito.

Se di più desidera, me lo dica.

Fascisticamente

Aff.mo e dev.mo

A. TESTI RASPONl

501

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1426/299. Parigi, 13 febbraio 1923, ore 0,25 (per. ore 4,25).

Telegramma di V. E. n. 710 (1).

Poincaré al quale ho dichiarato oggi che era intendimento del Governo Ital,iano di agire nella questione orientale d'accordo cogli Alleati mi ha incaricato ringraziare V. E. per tale comunicazione che corrispondeva anche alle direttive del Governo francese dimostrando ancora una volta concordanza di vedute e di interessi fra i due Governi. Non perciò avrebbe mancato tenersi in stretto contatto con V. E. EgLi considerava poi che qualora non fosse possibile evitare la riapertura dello stato di guerra con la Turchia, l'Italia e la Francia dovevano procedere d'intesa con l'Inghilterra anche per garantire propri interessi. Riteneva infatti che l'Inghilterra anche se lasciata sola avrebbe finito per avere ragione della resistenza turca installandosi definitivamente a Gallipoli ed in Anatolia ed espellendo dalla Turchia la Francia e l'Italia se queste si fossero separate da essa nel momento più pericoloso. Non vi era poi dubbio che la Francia se attaccata dalla Turchia avrebbe risposto. Circa il comunicato agenzia Reuter di questa mattina che faceva cenno di un nuovo termine posto alla partenza delle navi da Smirne esso derivava da una indiscrezione avvenuta a Londra di una conversazione da lui stesso fatta pervenire al Gabinetto Inglese e a quello di Roma in seguito a telegrammi ricevuti dal Colonnello Mongin da Angora. N o tizia successivamente ricevuta dallo stesso ufficiale ne avevano attenuata tale portata ed attualmente avevano luogo a Costantinopoli conversazioni che potevano far sperare in una soluzione più soddisfacente. EgLi aveva poi appreso che Curzon aveva inviato una lettera a Ismet Pascià a Constantinopoli colla quale si dichiarava pronto firmare la pace nei termini concordati Losanna dopo sua partenza. Il passo di Curzon era stato fatto di sua iniziativa senza consultare Governo Francese. Egli aveva perciò incaricato il proprio Ambasciatore a Londra di assumere informazioni al riguardo parendogli necessario di ev,itare passo isolato e di procedere d'accordo.

(l) Trasmesso alle ore 23 dell' 11 febbraio, non pubblicato, relativo al proposito manifestato dal governo turco di difendersi con le armi contro qualunque gesto di forza dell'Intesa.

502

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1427/304. Parigi, 13 febbraio 1923, ore 0,25 (per. ore 4,25).

Telegramma di V. E. n. 693 (1).

Governo francese con nota del 15 gennaio scorso diretta a questa Società si è impegnato perchè « nel caso di conversazioni sia tra il Governo francese ed il tedesco che tra industriali dei due paesi, Governo italiano ne venga immediatamente informato e possa partecipare a tali conversazioni se ne esprime il desiderio». Per il momento non ho ricevuto conferma delle trattative che secondo voci a più riprese diffuse sarebbero state in procinto di iniziarsi tra gLi industriali francesi e tedeschi. Non mancherò di seguire attentamente la situazione per essere in grado non appena mi risultasse in principio di negoziati di Jnformare V. E. e di richiamare su di essi attenzione del Governo Francese qualora trascurasse di darmene comunicazione. Non appena poi V. E. mi avrà informato che i nostri gruppi finanziari sono disposti a partecipare agli eventuali accordi farò passi opportuni perchè tale partecipazione venga ammessa come conseguenza degli affidamenti r,isultanti dalla nota sopramenzionata. La partecipazione a questi eventuali negoziati o del Governo o dei nostri gruppi finanziari è necessaria, anche se questi gruppi non fossero in grado o non trovassero la convenienza a investire capitali, allo scopo di vigilare che non si formino combinazioni nocive agli interessi nostri.

503

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1428 (2). Parigi, 13 febbraio 1923, ore 0,25 (per. ore 4,25).

Telegramma di V. E. n. 666 (3).

Le stesse indicazioni da V. E. date telegramma cui rispondo sono pervenute anche a Barrère, mancano però elementi per confermarle o negarle. Attitudine inesplicabile tenuta negli ultimi giorni della Conferenza di Losanna da Ismet Pascià il quale evidentemente desiderava firmare trattato di pace ma che v,i si sottrasse all'ultimo momento, la sua riluttanza a dare spiegazioni di qualsiasi genere a Duca e Diamandy in occasione del suo passagg,io Bucarest farebbero ritenere che siano state esercitate ad Angora pressioni le quali si riattaccano certamente ad una azione spiegata dalla Russia d'accordo probabilmente con Berlino. Tale è pure H pensiero di Poincaré il quale relativamente alla Russia mi ha detto anche secondo le informazioni attinte dallo Stato Maggiore francese si era propensi a ritenere che essa andava politicamente consolidandosi ma mili

tarmente affievolendosi. La Russia pertanto non essendo considerata in grado di impegnarsi in una azione militare contro la Polonia e la Romania adempirebbe ai suoi obblighi verso Germania cooperando a creare difficoltà e possibilmente provocare una nuova guerra in Oriente servendosi Turchia. Solidarietà che si andava sempre più manifestando fra Berlino, Mosca ed Angora avrebbe portato come conseguenza una migliore intesa tra l'Inghilterra la Francia e l'Italia contro il pericolo comune.

(l) -Pubblicato al n. 491. (2) -Manca il numero di protocollo particolare. (3) -Pubblicato al n. 487.
504

IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1445/50. Praga, 13 febbraio 1923, ore 14,30 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. n. 731 (1). Stampa locale si è limitata finora dare annunzio puro e semplice approvazione accordo Santa Margherita senza commenti nè sul fatto nè sulle dichiarazioni di

V. E. alla Camera dei Deputati (2). Mi viene riferito che Capo ufficio stampa di questa Legazione jugoslava impressionato da questo silenzio ha insinuato che avvenimento non sia riuscito molto gradito in questi circoli politici perchè si teme che ristabilimento cordiali rapporti tra Italia e Jugoslavia possa pregiudicare e diminuire posizione Cecoslovacchia a Belgrado obbligandola a passare in seconda linea. Non ho elementi per affermare se questa impressione sia esatta. Con me Benes si è mostrato molto soddisfatto approvazione accordo Santa Margherita riconoscendo che eliminare tensione tra Italia e Jugoslavia costituisce prezioso contributo pace tranquillità Europa Centrale.

505

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1462/158. Londra, 13 febbraio 1923, ore 23 (per. ore 2,15 del14).

Telegramma di V. E. n. 658 (3).

Curzon non si è ancora definitivamente pronunciato circa richiesta di V. E. che nella pubblicazione de.i documenti Conferenza di Parigi sulle riparazioni sia inclusa una replica italiana alla risposta inglese del 22 gennaio alle dichiarazioni della Delegazione italiana. Mi r·isulta che sola difficoltà che egli ha messo innanzi è ristrettezza del tempo. In seguito mie insistenze che sulla pubblicazione figuri una controrisposta italiana alla replica britanni.ca, Capo Ufficio competente Foreign Office mi ha fatto sapere aver suggerito una proposta transazionale nel senso di eliminare dalla pubblicazione sia replica britannica che contro replica italiana; ho motivo credere che tale suggerimento sarà adottato da Curzon.

(l) -Trasmesso alle ore 23 del 12 febbraio a Praga, Bucarest, Varsavia, Parigi e Londra, non pubblicato, col quale Mussolini chiedeva ragguagli sulle reazioni di quegli ambienti politici alla ratifica dell'accordo di S. Margherita. (2) -Fatte nella seconda seduta del 10 febbraio 1923. (3) -Pubblicato al n. 486.
506

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1466/314. Parigi, 14 febbraio 1923, ore 0,20 (per. ore 2,15).

Telegramma di V. E. n. 731 (1).

Come V. E. avrà certamente rilevato dai miei due ultimi bollettini stampa giornali francesi hanno riportato sunto del discorso da Lei pronunciato alla Camera dei Deputati sulla politica estera con intonazione simpatica. Alcuni v'i hanno aggiunto commenti dì notevole ampiezza anche essi in senso favorevole. Sobrietà di questo commento è dovuta per una parte al fatto che attenzione pubblica è polarizzata verso la Ruhr e verso l'Oriente ma è dovuto sopratutto ad un senso di riguardo verso V. E. e verso l'opinione pubblica italiana che si vuole lasciare libera in quelle evoluzioni, sperando che l'Italia voglia compiere un riavvicinamento verso Francia. Questa linea condotta è dettata alla stampa da unanime sentimento cosi del Governo che di tutti i circoli politici responsabili. Questi giudicano decisioni prese da V. E. di fare ratificare gli accordi di S. Margherita come una solenne manifestazione della politica di realizzazioni che Ella persegue. Ai circoli francesi erano ben note conseguenze disastrose per l'Italia di una politica che non aveva saputo decidere in nessun senso questione adriatica precludendole ogni attività in Europa ed in Oriente. Decisioni prese da V. E. si cons:derano la premessa di una più libera azione dell'Italia nel campo internazionale nè han recato sorpresa poichè erano previste. Ratifica dell'accordo di S. Margherita è anche in connessione colle altre dichiarazioni fatte dall'E. V. riguardo ai rapporti con Francia e sulle quali si è maggiormente soffermata questa stampa. Si ritiene infatti che liberata dalla ossessione del problema adriatico e consolidata nelle sue istituzioni interne, l'Italia, quale fattore di prim'ordine, possa concorrere alla soluzione dei gravi problemi dell'Europa in una comunanza di vedute colla Francia senza alcun significato di ostilità all'Inghilterra.

507

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 1484/132. Vienna, 14 febbraio 1923, ore 16 (per. ore 20,20).

Cancelliere mi ha fatto dire da comune fiduciario di essere stato penosamente impressionato da recenti rapporti del Ministro austriaco a Roma dai quali risulta come V. E. nella questione prestito 70 milioni non sia disposta consegnare tale somma direttamente nelle mani del Governo federale e nella questione trattato di commercio Ella intenda condizionare conclusione di quel trattato alla risoluzione delle questioni pendenti attualmente col Governo austriaco. Cancelliere

dice che se politica di V. E. del do ut des dovesse venire applicata rigidamente verso l'Austria non sarebbe a lui possibile realizzare progettato viaggio a Roma. Ho risposto al fiduciario che sarebbe a mio avviso più opportuno che simili comunicazioni mi venissero ripetute direttamente dal Cancelliere o dal Ministro degli esteri in modo che io possa sottoporle autorevolmente alla attenzione di V. E. Avevo precedentemente chiesto udienza al Ministro degli Affari Esteri (per comunicare telegramma di V. E. 746) (1). Egli avrà quindi modo di farmi comunicazioni che crederà. Ho aggiunto al fiduciario che la rinunzia alla visita a Roma non mi meraviglierebbe avendo saputo che presso questo Ministero degli Affari Esteri è stato dichiarato che dopo Belgrado Cancelliere non si muoverebbe più da Vienna fino ad Aprile per nuova riunione Consiglio Società delle Nazioni: che mi rendevo conto della necessità per chi cerca danari di non trascurare desideri manifesti o nascosti di chi li somministra : che del resto fu Cancelliere a prendere l'iniziativa di una sua v-isita a Roma e che ero certo che il R. Governo non si lascerebbe influenzare nella 11istemazione dei rapporti economico-commerciali con l'Austria da una visita all'Italia del Cancelliere. Avendo fiduciario accennato generosità Francia verso Austria dandole liberamente e direttamente almeno una parte crediti concessi, l'ho pregato voler confrontare attitudine della Francia verso la Germania con quella dell'ItaLia verso l'Austria.

Governo Italiano non occupa nessuna parte del territorio austriaco per otte· nere pagamento riparazioni. Ha generosamente concesso proroga 20 anni ipoteca generale e se in occasione trattato di commercio vuole sistemare alcune singole questioni sospese da 4 anni, cosa indiscutibile dal punto di vista del diritto, non fa che domandare cosa più che legittima e fa il meno che sia possibile per salvaguardare interessi italiani.

(l) Cfr. la nota l a p. 357.

508

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1641/183. Londra, 14 febbraio 1923, ore 16,35 (per. ore 9,50 del15).

Mio telegramma n. 134 (2).

Avendo ricevuto dalla R. Ambasciata Parig.i copia delle lettere scambiate fra Romano Avezzana e Poincaré circa accordo economico, ho creduto ripetere personalmente a Curzon quanto avevo già comunicato a Crowe, preannunciandogli nello stesso tempo immediato invio dei documenti. Non ho mancato di rappresentargli tutto l'interesse che il R. Governo porta al raggiungimento dell'accordo che rappresenta per l'Italia il minimo della salvaguardia dei suoi interessi in Turchia e di esporgli tutta la cura posta da V. E. durante trattative a Parigi per seguire una linea di condotta improntata alla più r-igida lealtà nei riguardi del terzo alleato. Gli ho anche ricordato che nuovo accordo era dal punto di vista

economico la realizzazione dell'accordo particolare del marzo 1922 che portava la sua firma. Curzon ha preso atto di quanto gli ho esposto e mi ha assicurato che avrebbe esaminato documenti che avrebbe ricevuto con spirito amichevole. Curzon, che evidentemente ricordava incompletamente quanto Crowe gli aveva comunicato a suo tempo da parte mia, mi aveva chiesto se accordo italo-francese era già stato firmato. Alla mia risposta affermativa mi è sembrato che restasse alquanto sconcertato, non mi ha detto però nulla e si è solo limitato a chiedermi se nel caso mancata adesione britannica, accordo italo-francese resterebbe egualmente in vigore. Gli ho risposto che accordo era stato redatto dai governi italiano e francese con l'esplicHa intenzione, specialmente da parte nostra, che accordo in questione doveva essere perfezionato dall'adesione inglese per addivenire ad un accordo a tre come il tripartito a cui esso si sostituiva. Curzon non ha replicato e, confermandomi ancora una volta che avrebbe esaminati i nostri documenti con attenzione e spirito amichevole, ha continuato a parlare in tono molto cordiale di altri argomenti. Dopo tale conversazione, gli ho trasmesso i documenti con breve lettera nella quale mi r·iferivo alla conversazione avuta con lui la sera innanzi. Quest'Ambasciatore di Francia fece già al Foreign Office comunicazione analoga a quella da me fatta a suo tempo a Crowe.

(l) -Trasmesso alle ore 23 del 13 febbraio, non pubblicato, relativo all'apertura delle trattative commerciali col governo austriaco. (2) -Telegramma n. 1249/134, trasmesso alle ore 21 del 7 febbraio e pervenuto alle ore 3,10 dell' 8, non pubblicato, col quale dava notizia di aver comunicato al Crowe il desiderio di Mussolini che il governo inglese partecipasse all'accordo economico itala-francese.
509

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1515/162. Londra, 14 febbraio 1923, ore 21,55 (per. ore 9,15 del15).

Mio telegramma n. 158 (1).

Ho voluto oggi nuovamente rappresentare al Capo Ufficio competente Foreign Office opportunità che si r·imandasse di qualche giorno pubblicazione del libro bianco per potervi includere repliche italiane alla nota britannica del 22 gennaio. Ho soggiunto che ritardo era in definitiva da imputarsi soltanto al Foreign Office in quanto mentre risposta al memorandum francese era stata rimessa al Quai d'Orsay il 4 gennaio la risposta alle dichiarazioni .italiane mi era stata consegnata soltanto la settimana scorsa. Capo Ufficio mi ha detto concordare meco adducendo comunque varie scuse per giustificare ritardo. Mi ha poi detto che sua proposta di non pubblicare nel libro bianco risposta britannica a replica italiana aveva solo scopo affrettare pubblicazione che Primo Ministro sollecita giornalmente. Ho risposto che figurando nel libro bianco una replica francese doveva figurarvi anche una replica italiana e che d'altra parte ritardo sarebbe stato minimo. Siamo rimasti d'accordo che si procederà intanto alla collazione dei testi in attesa replica italiana che si spera poter pubblicare se giungerà all'inizio settimana prossima. Governo britannico intenderebbe infatti licenziare libro bianco alla fine settimana ventura. In ciò d'accordo con Governo francese e spera anche con R. Governo. Prego pertanto V. E. voler fare il possibile perchè nostra replica giunga qui al

più presto per posta se corriere dovesse ritardare. Sono in contatto con SalvagoRaggi per definire prontamente schema nostra replica. Prego infine V. E. ad ogni buon fine telegrafarmi se nel caso in cui replica italiana non potesse giungere in tempo Ella ritenga opportuno accettare proposta transazione del Foreign Office di omettere dal libro bianco il documento inglese cui dovrebbe r·ibattere replica italiana. Confermo che importante ragione parlamentare spinge questo Governo alla immediata pubblicazione di tale libro bianco (1).

(l) Pubblicato al n. 505.

510

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

L. 1404. Parigi, 14 febbraio 1923.

Come ho telegrafato il giorno 13 corrente (n. 1353) (2) mi è pervenuto dalla

R. Ambasciata in Londra il testo della risposta che il Governo britannico ha ora fatto alle osservazioni che la Delegazione italiana alla Conferenza del 2 gennaio aveva allora presentato circa il progetto inglese.

Qui accluso ho l'onore di inviare un appunto contenente gli elementi della controrisposta che potrebbe inviarsi al Governo britannico.

L'E. V. avrà notato come il Governo inglese col documento ora inviato dimostri l'intenzione di riapr·ire la discussione sul suo progetto. Questo invito a nuove trattative non è, parmi, privo di importanza e credo che V. E. potrà ritenere opportuno assecondare le intenzioni britanniche giacchè un negoziato su tale questione può portare a utili conseguenze per le riparazioni, non solo, ma anche per la politica generale d'Europa. Da tale impressione è stata influenzata la forma della nota annessa. Vedrà V. E. se, per rag.ioni di politica generale, che eccedono dalla mia competenza, sia opportuno mantenere nella redazione definitiva tale tendenza, accentuarla o attenuarla.

Occasione per continuare uno scambio di idee a questo proposito potrebbe, a mio avviso, essere fornita dallo studio che il Governo britannico ha avuto di dimostrare che il suo progetto si ispira a quello presentato da V. E. a Londra e ripresentato a Parigi dalla Delegazione italiana alla Conferenza del 2 gennaio.

Per quanto non saprei come possa sostenersi che il progetto britannico contenga soltanto lievi modifiche a quello italiano, pure parmi che l'Jntenzione in· glese nel sostenere ciò dovrebbe ritenersi prova del desiderio che quel Governo ha di venire ad un'intesa.

Dalla lettura del documento inglese V. E. avrà notato come dalla spiegazione che .n Governo britannico dà dei propri intendimenti risultano migliorate

n. -112 cit., p. 206.

considerevolmente le condizioni del condono dei debiti: di ciò parmi equo sia da tener conto nella forma della nostra risposta.

Gli appunti che accludo dovranno essere completati per ciò che r.iguarda la richiesta britannica della restituzione da parte nostra del deposito in oro fatto presso la Banca d'Inghilterra.

Su tale questione, come V. E. comprende, questa Delegazione non ha elementi per formarsi una chiara idea sulle condizioni alle quali, durante la guerra, il deposito è stato fatto. Quanto è scritto in proposito negli acclusi appunti è la conseguenza di indicazioni verbali fornite dal Comm. Conte Ross·ini che aveva portato qui a Parigi alcuni appunti al riguardo.

Il Ministero del Tesoro, che deve possedere la lettera di Sir Robert Horne a

S. E. Bonomi (lettera della quale io non ho conoscenza), potrà completare su questa speciale questione gli appunti acclusi.

Copia di questa mia e della memoria annessa invio pure al R. Ambasciatore in Londra onde questi possa telegrafare all'E. V. le sue osservazioni agli appunt1 che trasmetto con la presente.

ALLEGATO.

PROGETTO DI CONTRORISPOSTA AL GOVERNO BRITANNICO (l)

Il Governo italiano è grato al Governo inglese della risposta data alle obiezioni fatte dalla Delegazione italiana al progetto inglese per le Riparazioni, presentato alla Conferenza di Parigi del gennaio u. s., giacchè tale controreplica permette un ulteriore scambio di idee sul delicato problema e favorisce la preparazione dei futuri accordi su tale argomento, accordi che il Governo italiano si augura.

Il Governo italiano ritiene opportuno contrapporre le seguenti osservazioni alla replica del Governo inglese.

Le critiche che la Delegazione italiana mosse alla parte instituzionale del progetto inglese, vale a dire alla creazione di un tribunale imparziale e del Consiglio finanziario, che dovrebbero, in tutto o in parte, sostituire la Commissione delle Riparazioni, non sono ribattute nella replica inglese. La Delegazione italiana dimostrò che tali nuove istituzioni modificano radicalmente le disposizioni fondamentali della parte VIII del Trattato di Versailles e non soltanto l'annesso

II. La replica inglese si limita a dire che il Governo britannico mantiene il proprio punto di vista. Il Governo italiano non può quindi modificare il proprio, e resta pertanto a sapere come mai il Governo britannico ritenga che le quattro potenze convocate a Parigi avrebbero potuto introdurre nel Trattato di Versailles (parte VIII) principii contrarii a quelli che vi furono accolti e che vennero sottoscritti da 32 Potenze e Dominions. Giova ricordare che ciascuno di detti Stati ha sanzionato, con propria legge interna, il Trattato stesso, e che la Conferenza non poteva certamente avere competenza a modificare le dette leggi.

La replica britannica, anzi, spiegando che non è nell'intenzione del Governo di Londra di mantenere la Commissione delle Riparazioni a lato del nuovo Consiglio, e che questo può prendere il nome della Commissione delle Riparazioni quando si riunisce per decidere questioni previste dal Trattato, senza il rappresentante tedesco, precisa che il suo intendimento è di portare una riforma all'art. 233 del Trattato di Versailles, anche più radicale di quella che non apparisse dal progetto. Resta quindi pienamente valida l'obiezione sollevata dalla Dele

gazione italiana alla Conferenza di Parigi, circa la competenza di questa a deliberare su tale parte del progetto inglese. Le repliche del Governo britannico si riferiscono ai tre seguenti punti esaminati dalla Delegazione italiana:

l) Cancellazione dei Buoni C;

2) Riparazioni dell'Austria, dell'Ungheria e della Bulgaria;

3) Proporzionale riduzione del debito tedesco e di quelli interalleati.

BuoNI C. -Il Governo italiano, col suo progetto presentato a Parigi, proponeva di liberare praticamente la Germania dal pagamento dei Buoni C. Questi erano, in parte soddisfatti, in conformità dell'Annesso all'accordo dell'H marzo 1922, mediante il valore dei beni di Stato trasferiti dall'Austria e dall'Ungheria e dalla Bulgaria. Un'altra parte dei detti Buoni era soddisfatta mediante i pagamenti già eseguiti dalla Germania, da accreditarsi in conto capitale, secondo le deliberazioni della Commissione delle Riparazioni. La restante parte veniva accantonata in attesa del regolamento dei debiti interalleati verso l'America. In tal modo, senza sconvolgere tutto il sistema dello stato di pagamento di Londra, l'accordo interalleato dell'H marzo 1922 ed, in parte, i Trattati di St. Germain, di Trianon e di Neuilly, si raggiungeva lo stesso risultato che si proponeva il progetto britannico, di ridurre il debito globale tedesco a soli 50 miliardi di marchi oro. Non è ben chiaro per quali ragioni il Governo britannico non abbia accolto questo semplice e facile metodo di riduzione del debito tedesco, che richiede il Ininore sacrificio dei diritti degli Alleati.

Forse la spiegazione di tale opposizione si deve trovare nell'equivoco, in cui è incorso il Governo inglese, e che è messo in luce nella presente sua replica, e cioè che i Buoni C dovrebbero essere, secondo il progetto italiano, offerti alla pari al Governo inglese pel regolamento dei debiti interalleati. Quest'offerta non è affatto contenuta nel progetto italiano, quale fu presentato alla Conferenza di Parigi. Il progetto, come fu presentato in detta Conferenza, tenne a chiarire che il condono dei debiti interalleati da parte dell'Inghilterra non era il corrispettivo dell'annullamento di una parte dei Buoni C, ma che i due annullamenti erano fatti in considerazione l'uno dell'altro, e ciò allo scopo di rendere possibile la ripresa della vita economica degli Stati interessati.

Questa osservazione dispensa dall'indugiarsi sui calcoli che la replica del Governo britannico contiene, relativi alla parte dei Buoni che può spettare al Governo italiano, per la ripartizione del valore dei beni di Stato trasferiti agli Stati successori dell'Austria e dell'Ungheria, delle riparazioni dell'Austria, dell'Ungheria e della Bulgaria, e, infine, di quella dei cosidetti Buoni di liberazione. Occorre tuttavia fare delle riserve circa i detti calcoli.

RIPARAZIONI DELL'AUSTRIA, DELL'UNGHERIA E DELLA BULGARIA. -Su questo punto, la replica del Governo britannico, invece di essere una confutazione delle obiezioni della Delegazione italiana, non è che una conferma.

La Delegazione italiana aveva osservato che il progetto inglese annullava il principio della solidarietà delle Potenze ex-nemiche pel pagamento dei debiti di riparazione, con suo grave pregiudizio. Ora la replica inglese riconosce lealmente che il principio di solidarietà, che è la base di tutto il sistema delle riparazioni dei vari trattati di pace, che unisce in una responsabilità collettiva tutti gli Stati ex-nemici, e che è stato il fondamento di tutta la liquidazione dei danni di guerra, eseguita dalla Commissione delle Riparazioni e consacrata nello stato di pagamento di Londra del 5 maggio 1921, è soppresso col progetto britannico. Di fronte a tale aminissione, si può osservare che il progetto inglese modifica ancora una volta i trattati di pace, e precisamente il contenuto giuridico degli articoli 231 e 232 del Trattato di Versailles, 177 e 178 del Trattato di St. Germain, 161 e 162 di quello di Trianon. In questo caso, il Governo inglese non può certo mantenere il suo punto di vista, che si tratti di una modificazione dell'Annesso II alla Parte VII che possono deliberare i Governi rappresentati alla Commissione delle Riparazioni. In conseguenza, ancora una volta il progetto inglese non po

teva essere approvato dalla Conferenza di Parigi, che non aveva facoltà di modifi

care i Trattati interalleati.

Il Governo inglese afferma che l'annullamento del principio della solidarietà non può portare alcun pregiudizio all'Italia, se i debiti di ciascuno Stato ex-nemico vengano fissati nella misura massima della loro capacità di pagamento. Il Governo inglese però, non tiene conto che la capacità di pagamento, che si vuoi fissare col suo progetto, è quella attuale, salvo per le obbligazioni della seconda serie, le quali si potranno richiedere, se il Consiglio finanziario stimi, a suo tempo, sussistere la capacità della Germania a sopportarle. In ogni caso la capacità della Germania è fissata definitivamente al giorno d'oggi nella misura massima, rappresentata dalle obbligazioni della prima e seconda serie. Se più tardi la capacità della Germania aumentasse notevolmente, con l'aumentare della sua capacità economica e col suo risanamento finanziario, nessuna nuova obbligazione le si potrà imporre. Ora, il principio della solidarietà ha appunto di mira tale ipotesi.

Mantenuto fermo il principio, se gli Stati creditori dell'Austria, dell'Ungheria e della Bulgaria, non potessero conseguire da tutti detti Stati, o da qualcuno di essi, la soddisfazione dei loro crediti per le riparazioni, si potrebbero sempre rivolgere alla Germania nel suo prossimo avvenire di prosperità economica e finanziaria. Il privare di tale diritto di Stati creditori costituisce un pregiudizio che la Delegazione italiana lamentava a ragione.

Ma la replica inglese va oltre, e accenna financo alla possibilità di annullare

o almeno di ridurre a cifre minime i debiti dell'Austria, dell'Ungheria e della Bulgaria, la quale cosa, secondo la replica inglese, avrebbe un effetto molto benefico sulla situazione dell'Europa centrale ed orientale. Tale generosa proposizione sarebbe da prendere in esame se una analoga ne venisse fatta a favore dell'Italia e degli altri Stati debitori, pei prestiti contratti a causa della guerra, da parte di tutti gli Stati creditori, e se l'Italia e gli Stati, che hanno sofferto i danni di guerra, non avessero contratto ingenti obbligazioni per ripararli, e per le quali non si ha possibilità di condono o di riduzione. Fintanto che non sarà provveduto alle enormi esigenze della vita finanziaria degli Stati vincitori, e fintanto che gli Stati vinti non si saranno imposti sacrifici pari a quelli che hanno accettato i primi, per riordinare la loro vita finanziaria, una proposizione di tal genere non può parere ammissibile.

La cancellazione dei debiti per riparazione degli altri Stati ex-nemici, dovrebbe portare poi, come inevitabile conseguenza, la revisione dell'accordo di Spa, circa la ripartizione della indennità tedesca. All'Italia fu assegnato, con detto accordo, il 10 % perchè le fu attribuito nell'istesso tempo il 25 % sull'indennità da pagarsi dagli altri Stati ex-nemici. Il sistema di ripartizione fissato a Spa costituisce un tutto inscindibile; modificato nei riguardi dell'indennità austriaca, ungherese e bulgara, dovrebbe essere del pari rettificato nei riguardi di quella tedesca.

La replica del Governo britannico, indica, peraltro, una contropartita alla rinuncia delle riparazioni a favore dell'Austria, dell'Ungheria e della Bulgaria. Il Governo britannico proporrebbe che si rinunziasse, a favore di tutti gli Stati successori dell'Austria, salvo la Cecoslovacchia, a qualsiasi credito nascente dalla cessione dei beni di Stati dell'ex duplice Monarchia e dai cosidetti Buoni di liberazione. È strana la situazione che deriverebbe all'Italia da tale proposta. Essa ha una quota del 25 per cento sull'ammontare di tutte le dette obbligazioni dalla quale deve dedurre la parte piccolissima dei suoi debiti per gli stessi titoli. Questa

parte è, a sua volta, ridotta ancora per la compensazione dei crediti italiani per le armate di occupazione in Austria, sicchè l'Italia può legittimamente vantare un credito rilevante per i titoli anzidetti. Ne consegue che, secondo la proposta del Governo inglese, l'Italia, per la rinuncia delle riparazioni verso l'Austria, l'Ungheria e la Bulgaria, non riceverebbe un compenso, ma un altro pregiudizio, vale a dire la rinuncia ai crediti che essa vanta verso gli altri Stati Successori, per i beni di Stato loro trasferiti coi territori ceduti e pei cosidetti Buoni di liberazione.

PROPORZIONALE RIDUZIONE DEL DEBITO TEDESCO E DI QUELLI INTERALLEATl. -La

Delegazione italiana alla conferenza di Parigi ringraziò il Governo inglese dl avt.re

accolto il concetto del Governo italiano della intima connessione della questione

delle riparazioni coi debiti interalleati. Il Governo italiano non può che rinnovare

l'espressione della sua soddisfazione al riguardo. Egli però deve insistere nel fare

osservare al Governo inglese che la sua proposta di far proprio l'oro italiano,

depositato a Londra durante la guerra, è grandemente pregiudizievole agli inte

ressi italiani, per le ragioni esposte dalla Delegazione italiana alla Conferenza

di Parigi. Nella presente replica il Governo inglese osserva che l'oro in questione

avrebbe dovuto essere restituito all'Italia, in conformità della lettera di Sir Robert

Horne al Presidente del. Consiglio On. Bonomi, in data 22 giugno 1921, qualora

il debito fosse interamente pagato, e non può quindi essere restituito se il debito

è cancellato. Tale ragionamento non sembra fondato, giacchè, se l'oro doveva

essere restituito, sempre quando l'Italia si fosse liberata dal suo debito, poco conta,

ai fini della restituzione, che tale liberazione abbia luogo per effetto di remissione,

di compensazione, di pagamento o di altra forma di annullamento del debito.

Purchè il debito sia estinto, l'oro può essere restituito.

Oltre al sacrificio dell'oro, depositato in Inghilterra, il progetto inglese

domanda all'Italia come corrispettivo dell'annullamento dei suoi debiti verso

la Gran Bretagna, il trasferimento al Governo inglese di un miliardo e mezzo di

buoni della prima serie, da emettersi dalla Germania, secondo il progetto stesso.

Dal modo come tale obbligazione era espressa nel progetto, appariva che la

quantità dei Buoni da trasferire fosse irriducibile, senza tenere conto del modo

e del tempo in cui la Germania avesse soddisfatto i Buoni stessi. A giusta ragione,

quindi, la Delegazione italiana faceva osservare che, nel caso che la Germania

avesse pagato prontamente con un prestito la prima serie di Buoni, questi,

secondo il progetto inglese, ridotti al valore attuale, avrebbero rappresentato

una somma di 25 miliardi; e, dovendo soltanto 1'80 per cento di detta somma

essere destinato alle riparazioni, l'Italia avrebbe conseguito una quota presso

a poco eguale a quella da cedere all'Inghilterra. Ora la replica inglese chiarisce

che in detta ipotesi anche il miliardo e mezzo di Buoni da cedersi al Governo

inglese dovrebbe essere ridotto al valore attuale, e che, in conseguenza, l'Italia

si libererebbe del debito verso l'Inghilterra col versamento di soli 950 milioni

di marchi oro, compreso in questa cifra il valore del deposito oro. Il Governo

italiano -pur facendo ampia riserva sulle considerazioni contenute nel progetto

inglese circa l'utilità che l'Italia ricaverebbe dalla proposta ripartizione dei Buoni

serie seconda, la cui realizzazione sembra assai dubbia -prende atto di tale chiarimento, del quale, forse, non vi sarebbe stato bisogno, se il progetto inglese fosse stato in qualche modo illustrato oralmente alla Conferenza di Parigi.

Resta, peraltro, sempre fondata l'osservazione della Delegazione italiana che le riparazioni tedesche si ridurrebbero in tal modo a cifre irrisorie, tenuto conto anche di tutte le altre rinuncie, che il Governo inglese imporrebbe alla Italia, a favore dell'Austria, dell'Ungheria e della Bulgaria, e degli altri Stati successori dell'Austria.

Intanto all'Italia resterebbe intatto il grave onere del debito verso l'America.

La replica inglese obietta al riguardo che l'Italia può contare sui Buoni della seconda serie, dei quali una quota del valore approssimativo dei tre miliardi le verrebbe assegnato. Ma, come fu giustamente osservato dalla Delegazione italiana alla Conferenza di Parigi, lo Stato creditore, che fidasse le sue speranze sulla predetta seconda serie dei Buoni, potrebbe rimanere completamente disilluso. L'esistenza di codesta serie dipende dal giudizio del tribunale arbitrale che dovrà decidere se la Germania avrà la capacità di sopportare il relativo onere. Nessuna Tesoreria, in tali condizioni, può contare sicuramente sulla esistenza del credito.

La replica inglese aggiunge che, d'altrohde, non era il caso di occuparsi nel progetto inglese dei debiti verso l'America e che lo stesso Presidente del Consiglio, On. Mussolini, richiese a Londra che si discutesse della cancellazione rtei debiti interalleati indipendentemente da quelli verso l'America. Più esatto !larebbe stato il dire che il Presidente del Consi~lio italiano chiese a Londra che si facesse il regolamento dei debiti interalleati, !imitandolo a quelli degli Stati europei, ma tale regolamento non doveva pregiudicare la sistemazione dei debiti verso l'America.

È da tener conto, anzi, che nel progetto italiano, presentato alla Conferenza di Parigi, la parte dei Buoni C, non soddisfatta nei modi sopra indicati, veniva accantonata pel regolamento dei debiti verso l'America. Se il progetto inglese, invece, fosse stato accolto alla Conferenza di Parigi, l'Italia, oltre a vedere ridotte le riparazioni verso la Germania a ·proporzioni minime, sarebbe rimasta sotto il peso dei debiti americani, senza alcuna altra risorsa che la vaga speranza nei Buoni della seconda serie. ,

Il Governo italiano non ritiene necessario soffermarsi su altre particolari osservazioni contenute in questa parte della replica inglese, ma dichiara di non poter consentire nella affermazione che i debiti contratti dall'Italia abbiano servito ai propri bisogni, e che, quindi, la distribuzione della seconda serie dei Buoni, in proporzione dell'ammontare dei rispettivi debiti degli Alleati verso l'America, per quanto· riguarda l'Italia possa essere soggetta a critiche; l'Italia contrasse i suoi debiti verso l'America durante la guerra per la causa comune e per la comune vittoria. Lo sforzo fatto, su qualsiasi punto del fronte unico, fu compiuto nell'interesse di tutti gli Alleati. L'Italia non provvide col danaro americano soltanto ai propri bisogni, ma ai bisogni di tutti gli Stati vittime dell'aggressione della Germania.

In fine la replica inglese osserva che il progetto britannico non differisce dal progetto presentato a Londra dal Presidente del Consiglio italiano, On. Mussolini, che in due punti: l) nelle condizioni di remissione del debito italiano verso l'Inghilterra; 2) nella più completa sistemazione della questione delle riparazioni, al qual fine furono introdotte alcune modificazioni alle proposte italiane.

Il Governo italiano è convinto che un più meditato studio delle sue proposte, quali furono definitivamente fissate nel testo presentato alla Conferenza di Parigi, varrà ad avvicinare sempre più i due punti di vista, con serio vantaggio della soluzione del problema delle riparazioni e della ricostruzione economica dell'Europa.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi. Sia la replica inglese che la controreplicaitaliana vennero omesse dal Libro Bianco inglese e dal Libro Verde italiano con la giustificazione che c la nota diretta al Governo italiano... non è giunta in tempo, perchè potesse essere preparata una contro replica, da pubblicarsi contemporaneamente •. Cfr. il Libro Verde (2) -Telegramma n. 1451/1353, trasmesso alle ore 17,50 e pervenuto alle ore 20,55.

(l) Il progetto è quello definitivo, redatto in base alla minuta del Salvago-Raggi. Lo si pubblica qui in allegato, essendo privo di data.

511

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CORSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1536/8. Sofia, 15 febbraio 1923, ore 14 (per. ore 20,10).

Riferimento mio telegramma 13 corr. n. 7 (1).

Con la presentazione al Governo bulgaro della nota della Conferenza degli Ambasciator-i e della nota della Commissione che la ha accompagnata, questione delle riparazioni entra in una fase acuta e decisiva. È necessario considerare subito i possibili rapidi sviluppi e prepararvisi. Premetto che fase attuale si apre in un momento assai delicato a causa della grave crisi di politica interna svoltasi qui in questi giorni su cui ha riferito a V. E. questa R. Legaz-ione e che a mio avviso significa il prevalere della tendenza più estremista e intransigente. Passo fatto con la nota della Conferenza Ambasciatori (che minaccia severe sanzioni sulle quali in realtà non esiste ancora accordo fra i tre Governi, anzi vi è sino ad ora dissenso Governo inglese) è allo stato delle cose più che altro un «bluff», perchè possa riuscire occorre sia necessaria grande risolutezza: da ciò i termini

n. -254.

recisi della nota accompagnatoria della Commissione. Si presentano ora due ipotesi. Prima ipotesi: il Governo bulgaro cede sostanz,ialmente alla domanda preliminare della Commissione circa assegnazione proventi doganali. In tal caso si dovrà risolvere subito, anzi Governo bulgaro cercherà di abbinare la questione sostanziale dello stato di pagamento. Sin dal 16 ottobre scorso con rapporto n. 40 questa Delegazione trasmise a codesto Ministero un suo piano che sembra offra una soluzione integrale organica e realistica di tutta la questione. Con lo stesso rapporto ,e con altro del 28 novembre n. 44 (l) questa Delegazione comunicò piano presentato dalla Delegazione francese. Delegazione inglese non ha presentato ancora nessun piano, ma sono note le sue tendenze largamente favorevoli alla Bulgaria. È ormai necessario che R. Governo prenda le sue decisioni. Poichè piano francese sebbene più blando e limitato si accosta ai criteri del nostro piano e poichè ho ragione di credere che questa delegazione francese sarebbe disposta ad accostarvisi ancora più, così sarebbe opportuno che il nostro governo, ove approvi in massima quei criteri, si concertasse con quello francese per dare istruzioni ai rispettivi delegati qui di mettersi direttamente d'accordo su piano comune il più possibile conforme al nostro. In tal modo si potrebbe giungere rapidamente ad una conclusione ad evitare che Governo francese in mancanza di un rapido accordo con noi e pur di arrivare una buona volta ad una soluzione non si mettesse d'accordo con quella inglese facendo delle concessioni alla sua tesi come è avvenuto in altri casi. Seconda ipotesi: Governo bulgaro non cede nel prescrUto termine di un mese alla domanda perentoria ora rivoltagli e non presenta nemmeno alcuna proposta soddisfacente. In tal caso prestigio dei Governi alleati esigerebbe che senza alcun rinvio od indugio fossero applicate sanzioni solennemente minacciate. Data attitudine sino ad ora tenuta vorrebbe Governo inglese associarsi all'applicazione di tali sanzioni? E non associandosi alla loro materiale applicazione, consentirebbe almeno che le altre due Potenze rappresentate nella Commissione agissero come mandatarie dell'intera commissione? Qualora Governo inglese si mantenesse negativo su entrambi i punti quale situazione ne risulterebbe e quale attitudine ne assumerebbero le altre due potenze rappresentate alla Commissione e quale gli Stati minori vicini? In linea di diritto situazione si presenterebbe come segue: Poichè trattato di Neuilly non contiene alcuna clausola corrispondente a quella del trattato di Versailles invocato dalla Francia per giustificare la sua azione isolata nella Ruhr, così qualsiasi azione isolata contro la Bulgaria uscirebbe dal campo spedale del trattato per rientrare in quello del diritto internazionale comune; dovrebbe cioè considerarsi come una azione intrapresa per sovrana iniziativa di un singolo Stato contro un altro Stato inadempiente all'esecuzione di un trattato. Tutti i singoli Stati firmatari avrebbero quindi eguale titolo per agire isolatamente. Bulgaria che fa parte della Lega delle Nazioni potrebbe forse invocare principi generali stabiliti art. 13 alinea 2° del Patto chiedendo arbitrato e probabilmente questa è la carta che essa tiene di riserva. Circa probabile attitudine dei vari Governi interessati, è da osservare quanto segue: nell'ultima seduta della Commissione il delegato francese ha dichiarato molto dedsamente che il suo Governo intende che attuale fase della questione abbia uno di questi due sbocchi: o accettazione dalla parte della Bui·

garia di una equa sistemazione nei limiti del trattato o una netta constatazione

della sua inadempienza. In questo secondo caso, qualora la questione non dovesse

avere in via interalleata il seguito che comporta, Governo francese considera

diggià l'ipotesi del suo ritiro dalla Commissione interalleata ai sensi dell'art. 130

alinea 20 del trattato: ciò che implicherebbe una completa ripresa della sua

libertà d'azione e renderebbe di fatto impraticabile funzionamento Commissione

ridotta a soli due membri. Tali dichiarazioni farebbero supporre che il Governo

francese coerente ai criteri generali della sua politica sia risoluto ad agire sia

pure isolatamente. In tal caso è da prevedere che anche gli Stati vicini afferme

rebbero il loro diritto di agire per proprio conto e ne prenderebbero pretesto per

un intervento che presenterebbe i noti inconvenienti e pericoli. Qual'è la linea

di condotta che si propone di seguire il R. Governo? Mentre credo doveroso prospettare sin da ora tale quesito, non mi permetto suggerirne la soluzione, perchè essa dipende essenzialmente da considèrazioni di politica generale che sfuggono alla mia conoscenza. Con tale r·iserva e considerando le cose sotto visuale più ristretta quale mi si offre da qui, mi permetto esprimere avviso che potrebbe adattarsi linea seguente: l) Mantenersi in contatto con Governo inglese per chiarirne intenzioni e per indurlo ad esercitare subito forte pressione sul Governo bulgaro. Poichè Governo bulgaro anche per contegno inopportuno tenuto in questi ultimi tempi dal delegato inglese fa assegnamento sopra tutto su presunte disposizioni benevole del Governo inglese, azione energica di quest'ultimo sarebbe la più efficace per evitare ricorso sanzioni come esso appunto desidera; 2) per il caso dovesse ricorrersi sanzioni ottenere ·Che Governo inglese, oramai già compromesso per la sua partecipazione al passo comminatorio, consentisse ad associarsi alla loro applicazione insieme con Italia e Francia od almeno a mantenere all'azione di quest'ultima un carattere interalleato in rappresentanza Commissione escludendo qualsiasi intervento da parte degli Stati vicini; 3) qualora la Francia volesse intervenire anche isolata, e non ostassero da parte nostra considerazioni di politica generale, concertarsi con essa per un intervento comune escludendo sempre qualsiasi intervento Stati vicini. Ho creduto necessario esporre ampiamente a V. E. attuale termine questione perchè piccola, a sè, pel modo infelice in cui si è trascinata in questi due anni, ha assunto in questo momento carattere d'urgenza ed anche di una certa gravità che merita l'alta considerazione dell'E. V. (1).

(l) -Telegramma n. 1454/7, trasmesso alle ore 17,30 e pervenuto alle o:oe 19,40 del 13 febbraio, non pubblicato, relativo alla presentazione al governo bulgaro della nota di cui al

(l) Non pubblicato.

512

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1554/170. Londra, 15 febbraio 1923, ore 22,45 (per. ore 10 del16).

Telegramma di V. E. n. 666 (2).

Tutte le informazioni raccolte nei vari ambienti interessati e competenti farebbero escludere che da parte britannica altri motivi diversi da quelli apparenti abbiano potuto concorrere a determinare sospensione conferenza di Losanna.

Governo inglese voleva giungere effettivamente e fino all'ultimo momento alla conclusione della pace colla Turchia e per raggiungere questo scopo Curzon era persuaso che il solo mezzo efficace per far piegare i turchi fosse la maniera forte e la perfetta solidarietà di tutti gli alleati, anche nel metodo da seguire per imporre il trattato alla parte avversa. Il grave malcontento britannico sempre persistente sia nel Foreign Office che altrove verso la Francia accusata di avere impedito con suo particolare atteggiamento la conclusione della pace, ed il permanere qui della speranza che il Governo di Angora si piegherà a firmare trattato sembra manifestazione non dubbia per fare escludere altra supposizione. È poi da osservare che al Foreign Office si è preoccupati della Russia solo in quanto Governo di Mosca influisce su quello di Angora spingendolo alla resistenza ed a una politica antieuropea ma non si nutre nessuna preoccupazione di ordine politico-militare o navale specialmente per quanto riguarda questione degli stretti ritenendosi che per oggi e per un avvenire abbastanza remoto la Russia non è in grado di favorire od ostacolare direttamente politica inglese, Una lunga conversazione d'ordine generale avuta con Curzon ha confermato in me i convincimenti sopra esposti.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e alla Legazione di Sofia. (2) -Pubblicato al n. 487.
513

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. P. 84/46. Madrid, 15 febbraio 1923 (per. il 16).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi disse viaggio Reali Roma essere cosa decisa ma che Gabinetto trovava momento attuale male scelto perchè occorreva prima consolidare posizione Gabinetto e avviare a favorevole soluzione problema Marocco. Sperava che nel mese prossimo la migliore situazione potesse far fissare data precisa che avrebbe stabilito d'accordo con me. Sapeva che partito clericale speculava sopra venuta V. E. Madrid per farsene arma contro Gabinetto e che quindi credeva che anche questa visita da lui desideratissima dovesse essere rinviata. Mi pregò ripassare da lui per parlare di questo argomento e di tutto ciò che concerne accordi fra i due paesi.

514

IL RAPPRESENTANTE RUSSO A ROMA, WOROVSKIJ, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

L. P. Roma, 15 febbraio 1923.

Poichè è venuta, purtroppo, a crearsi nel R. Ministero una consuetudine di lasciare senza risposta le note contenenti dei reclami da parte nostra, mi permetto di indirizzare a Lei personalmente la nota qui inclusa (1), perchè ritengo che certe autorità vanno troppo lontano nel loro zelo.

Se il Governo Italiano ha un desiderio sincero di arrivare ad un accordo col Governo della Repubblica Russa, è pri!na condizione il far dimenticare con una politica leale tutto quel male materiale e politico che ci veniva fatto

2-l -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

sistematicamente durante due anni, e non aggravare una situazione, già di per se stessa difficile, da atti ostili da parte di organi governativi ufficiali.

Se in seguito alla situazione interna ancora non stabilitasi, il Governo italiano non è in grado di assicurare alla nostra Rappresentanza una permanenza pacifica e dignitosa, senza continui incidenti snervanti, non sarebbe forse meglio allora riconoscere questo fatto, sospendere temporaneamente l'attività della Rappresentanza in Italia e, trasferite le ulteriori trattative in qualche paese contiguo, stabilire con calma e serenità le basi delle future relazioni fra i nostri paesi?

Ho l'impressione che il Governo di S. E. Mussolini, analogamente a quello nostro, non ha bisogno di quella diplomazia «sui generis » che veniva adoperata prima verso la Russia e può risolvere la questione chiaramente e sinceramente.

(l) Non pubblicata.

515

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 777. Roma, 16 febbraio 1923, ore 1,30.

Mio telegramma Gabinetto Segreto n. 642 e seguenti (1).

Le mie osservazioni ai vari punti del promemoria n. 136 di Antonievich sono le seguenti e devono servire per l'inizio scambio di note: 2), 5) e 6) accettati; l) e 10) accettati con la forma impegnativa; 3) e 13) mi riferisco a mio telegramma n. 708 (2); 4) occorre aggiungere: «Con l'intesa che per gli italiani optanti il comune

pel quale non si richiederà tassa di soggiorno sarà quello della loro pertinenza al tempo dell'opzione »;

7) occorre impegno formale per totale dissequestro ditte in questione. Società «Sufid » è naturalmente pronta rispettare verso Stato S.H.S. obblighi derivantile dalle concessioni avute dal Governo austriaco;

5) occorre impegno formale per una soluzione favorevole in genere specialmente per ciò che riguarda clausole economiche;

9) nostra richiesta concerneva inizio cambio corone nei dodici giorni fra la ratifica e lo sgombero terza zona. Ritengo opportuno insistervi per effetto morale su opinione pubblica come notificato nel mio promemoria del 17 dicembre. Tuttavia non ne faccia questione sine qua non;

11) nostre agenzie evacuazione zone a Curzola e Veglia, non a Lesina. Richiesta di codesto Governo per agenzie consolari a Gorizia e Pisino in via di reciprocità non ha ragione dato scarsissimo numero cittadini jugoslavi ivi residenti, non potendo considerarsi tali cittadini italiani di nazionalità slava; mentre cittadini italiani a Curzola e sopratutto a Veglia sono numerosissimi. Insisto su questo punto;

12) questo punto non può essere sottoposto a reciprocità, la quale deve limitarsi alla sola ripartizione di documenti, archivi, mappe catastali ecc. La

restituzione delle opere d'arte asportate da Trieste deve esserci fatta puramente e semplicemente;

14) occorre impegno che alle Banche dalmate formate in prevalenza da capitale italiano verrà fatto lo stesso trattamento che alle banche nazionali. Tuttavia non ne faccia questione essenziale;

15) occorre impegno che in attesa stipulazione trattato di c.ommercio sia almeno lasciata facoltà esercizio commercio a tutte le Ditte attualmente esistenti e protocollate. Attendo risposte risolutive anche per altre questioni per giungere ad uno scambio di note. Pregola fare osservare a codesto Governo come io abbia dato prova dei miei buoni intendimenti non aspettando il richiesto impegno scritto definitivo prima di ottenere l'approvazione del Parlamento.

(l) -Pubblicati ai nn. 483, 484 e 485. (2) -Pubblicato al n. 492.
516

IL GOVERNATORE DELL'ASMARA, CERRINA FERONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T.GAB.S. 1645/1515. Asmara, 16 febbraio 1923, ore 6,10 (per. ore 13 del 18).

Su richiesta del Marchese Farinola trasmetto seguente telegramma del quale ha preso conoscenza S. E. Marchi. « Informo V. E. impressione sfavorevole destata in Etiopia ove trovomi da movimento fascista colonia Eritrea permane vivissima. Questo caso è fatto per menomazione dignità autorità Governo dell'Eritrea per opera cittadini italiani sfavorevolmente noti. Devo inoltre rilevare che giovane energia dimostrata dal Governo italiano non passa inosservata presso capi abissini e desta manifesta preoccupazione per minaccia all'Etiopia che potrebbe venire da nuove decise direttive per parte nostra. Non si dimentichi mai che solo Governo forte e attitudine scevra da qualsias·i debolezza incute qua rispetto.

Credo opportuno molto che Governo italiano approfitti stato animo attuale dirigenti etiopici per risolvere una buona volta questione metodi frequenti razzie sul nostro territorio regione Cunama e Bancalia, razzie che nonostante reiterati reclami autorità italiane sempre rimasero senza punizioni colpevoli.

Sarei d'avviso che per prima cosa dovrebbesi accertare punizione colpevoli. Sarei d'avviso che per prima cosa dovrebbesi rispondere al primo tentativo razzia nostro territorio e popolazione ivi abitante con energica operazione militare di rappresaglia.

Contemporaneamente dovrebbesi ottenere per mezzo Legazione italiana in Addis Abeba che le provincie Scirè e Adiabo passassero sotto la giurisdizione dell'attuale capo tribù di Adna Liggdegiac Teclaimanot cresciuto ed educato in Italia, per disciplina fra la popolazione confine.

Per ottenere tali attribuzioni territoriali occorre che Legazione italiana in Addis Abeba operi con somma prudenza onde non compromettere capo provincia Adna presso Governo etiopico sempre sospettoso.

Mezzo migliore sarebbe forse anche parlarne col padre del capo provincia di Adna degiac Garasellasiè che abita Addis Abeba e ha buona posizione presso Imperatrice.

Sarà necessario facilitare opera medesima con sovvenzioni in denaro indispensabili per ottenere qualsiasi decisione dal Governo etiopico. Tale spesa sarà in breve giustificata da restituzione nostra dignità oggi menomata e da sistemazione continui incidenti. Gentile Farinola ».

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 784. Roma, 16 febbraio 1923, ore 15.

Telegramma di V. E. n. 158 (1).

Mi rendo conto ragioni che inducono Bonar Law affrettare pubblicazione verbali, ma come indicavo mio telegramma 658 (2) desidero che in qualunque modo si eviti impressione di una diversa considerazione del Governo inglese verso la Francia e l'Italia.

Soluzione della seconda parte suo telegr. 158 così come indicata potrebbe fare apparire che Inghilterra ha ritenuto interessante di continuare discussione con Francia e non con noi. Ciò che effettivamente non è. Si rimedierebbe ad ogni inconveniente, inserendo alla fine della pubblicazione una nota da cui risultasse che le controsservazioni inglesi furono consegnate al Governo italiano più tardi e che questo le ha allo studio e non ha ancora fatto pervenire la sua risposta (3).

Prego V. E. di tener informato anche Romano Avezzana. Data necessaria identità testi italiano francese ed inglese, nota dovrebbe apparire anche sul libro giallo (4).

518

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, GENTILE

L. R. P. 428/3. Roma, 16 febbraio 1923.

Ila prego vivamente di promuovere studi sulle relazioni fra la Toscana, specialmente Pisa, e la Corsica e sulla storia della Corsica, procurando che ad essi sia dato a suo tempo una notevole divulgazione.

Gradirò conoscere i provvedimenti che Ella adotterà in proposito.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1592/334. Parigi, 17 febbraio 1923, ore 0,05 (per. ore 4,05).

Ho chiesto a Poincaré il suo giudizio sul discorso pronunciato da Bonar Law. Egli mi ha detto che mentre impressione era stata pessima negli ambienti parlamentar·i e nell'opinione pubblica, come risultava dai commenti dei giornali, Governo francese lo considerava invece sotto una luce migliore ritenendolo dettato dalla necessità di soddisfare le correnti che prevalevano nel Parlamento britannico e che erano contrarie all'operazione nella Ruhr, mentre in fondo il Primo Ministro inglese era desideroso di mantenere attitudine neutrale assunta. Gli ho

(-4) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi.

domandato se anche in tal caso la ragione che aveva spinto Bonar Law a dichiarare un eventuale ritiro delle truppe inglesi avrebbe significato la fine dell'Intesa. Presidente del Consiglio si è mostrato alquanto imbarazzato a r·ispondermi e mi ha detto che probabilmente Bonar Law aveva eccepito questo argomento per mantenere le truppe nella Renania, ciò che era anche nel desiderio del Governo francese, quantunque la loro presenza fosse fonte di gravi imbarazzi perchè occupavano il territor·io traversato dalle ferrovie che mettono in comunicazione con la Francia. Gli ho domandato quali fossero i risultati dei colloqui avuti a questo riguardo dal Ministro Lavori Pubblici col Governo .inglese. Mi ha risposto che non ne conosceva ancora esito ma che sperava Inghilterra avrebbe forse concesso il tratto Neuss-Duren. Veramente, per il trattato il Generale Comandante le forze di occupazione avrebbe diritto di disporre di tutte le reti ferroviarie, ma egli si rendeva conto delle difficoltà dell'Inghilterra e agiva pertanto con la maggior circospezione.

(l) -Pubblicato al n. 505. (2) -Pubblicato al n. 486. (3) -Cfr. la nota l a p. 361.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1594/344. Parigi, 17 febbraio 1923, ore 0,05 (per. ore 4,05).

Ottimismo professato da Poincaré relativamente discorso di Bonar Law non è stato sincero. In realtà la minaccia dell'Inghilterra di porre termine all'Intesa adombrata dal discorso stesso lo preoccupa ed egli farà di tutto per evitare la scissione. Questa preoccupazione è accresciuta dalla persuasione che l'Italia non intende essere coinvolta nelle difficoltà che si vanno sempre più addensando e che perciò non sia disposta a seguirlo. In questa opinione egli è confermato anche dal silenzio che noi serbiamo sugli accordi economici, silenzio che ho ragione di credere egli attribuisce al nostro desiderio di non comprometterci in un momento così delicato della situazione europea. Nè può essergli sfuggito l'allettamento di quanto contenuto nella replica inglese alla risposta data dall'Italia al progetto britannico del 2 gennaio. Accenno poi fatto a V. E. nel discorso alla Camera circa una revisione dei rapporti fra l'Ialia e la Francia lo ha lasciato evidentemente perplesso non avendone saputo interpretare la portata per cui ha sempre evitato di parlarne. Altro e non meno assillante motivo di preoccupazione è eventualità pure prospettata dal discorso di Bonar Law di un intervento inglese. Così nel discorso della Corona che in quello del Primo Ministro britannico è riaffermata la bontà del progetto inglese presentato alla Conferenza del 2 gennaio. Si teme che intervento avverrebbe sulle stesse basi costituendo una sconfitta clamorosa della politica francese e lo stabilimento della egemonia finanziaria e politica inglese nell'Europa e nell'Asia. La Francia non potendo accettare una simile base di trattative dovrebbe venire ad una aperta rottura con Inghilterra e a fare constatare il suo isolamento. Nella stessa gravità delle conseguenze prospettate si crede di trovare rag.ione per sperare che Bonar Law si astenga dall'intervenire. Fra il ritiro delle truppe inglesi, sia pure con il significato di fine dell'Intesa, e l'intervento, si preferisce la pr·ima soluzione. I vari gruppi politici francesi sono in maggioranza contrari a Poincaré e lo biasimano di non aver previsto la resistenza tedesca e di non aver preso le misure necessarie per abbatterla, sia pure v·iolentemente ma rapidamente.

Tuttavia sono tutti concordi nel giudicare che la Francia debba andare in fondo essendo in gioco la sua situazione. La parte radicale sembra che lavori ad allacciare conversazioni fra gli industriali dei due paesi. Questo desiderio è condiviso da tutti i partiti e quando la Germania volesse trattare troverebbe le migliori disposizioni, considerandosi che la maggiore voce venga ora da parte dell'Inghilterra. Nella prossima fase della questione assisteremo ad una politica diretta da una parte a fare temporeggiare la Gran Bretagna e dall'altra ad intensificare le pressioni e l'allettamento per la Germania.

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L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 1624/131. Costantinopoli, 17 febbmio 1923, ore 17 (per. ore 1,35 del18). Decifri Ella stessa. Ismet giunto la scorsa notte. Stamane alle otto mandai a bordo Addetto Navale a dargli il ben venuto e chiedergli quando avrei potuto vederlo. Rispose che sbarcava subito e mi avrebbe ricevuto alle 10 nell'ufficio di Adnan Bey. Ne torno ora. Mi chiese che cosa fosse accaduto in questi ultimi giorni. Risposi che per quanto concerne gli Alleati nulla vi era di nuovo e che la parola era ora ai turchi. Si è mostrato soddisfatto dell'assicurazione che Conferenza Losanna era soltanto aggiornata. Gradiva che Arlotta fosse ancora colà. Mi ha detto che questione capitolazioni giudiziarie doveva essere considerata come interamente regolata. Che quando clausole economiche siano distolte dal trattato e rimandate ad ulteriori negoziati è superato questo ostacolo alla conclusione della pace. Per quanto concerne clausole finanziarie egli fa eccezione dell'obbligo che si vorrebbe imporre alla Turchia di far pagamenti in lire turche oro. Suppongo egli si riferisca alla nota esplicativa dell'annesso primo della parte seconda sezione prima del trattato. Aggiunse che vi erano alcuni punti di secondaria importanza sui quali Turchia aveva da presentare osservazioni che egli sperava sarebbero prese in considerazione dagli Alleati. Accennò fra questi alla convenzione relativa al regime degli stranieri riguardo alla quale Turchia avrebbe insistito acciocchè vi fosse iscritta clausola della reciprocità. Gli ho risposto essere da evitare assolutamente che Assemblea si mettesse a discutere progetto trattato. Non vi era esempio che un'assemblea legislativa discutesse sui trattati mentre erano ancora in corso negoziati. Assemblea restava libera accettare o respingere trattato quando questo sarà presentato per la ratifica. Ma intanto il Governo doveva dimostrarsi geloso suoi poteri e chiedere all'Assemblea che avesse fiducia in esso. Mia impressione generale è che Ismet adopererà sua influenza nel senso della pace. Mi ha detto che oggi tutti hanno bisogno della pace Turchia più di ogni altro. Aggiunse bensì che per raggiungerla occorreva che anche alleati dessero

loro concorso. Mi ha chiesto con molto interessamento del Marchese Garroni e di Montagna e si mostrò riconoscente dell'opera loro. Accennando al discorso di Akhissar (mio telegramma 100) (l) gli ho detto che Mustafà Kemal sembra essere di altro avviso e lo pregai di rettificare sue idee al riguardo. Credo essere stato primo Alto Commissario ricevuto da Ismet. Tornando ho incontrato sul ponte di Galata Pellé. Ismet parte oggi stesso per Angora.

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IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1607171. Belgrado, 17 febbraio 1923, ore 20 (per. ore 22,25).

Telegramma di V. E. n. 777 (2).

In molti punti questo Governo ha già accettato nostri desiderata come per esempio: Tassa soggiorno che non dovrà essere applicata agli italiani per opzione nella località ove avevano residenza; restituzione opere d'arte depositate presso Museo Lubiana; libero esercizio commercio ditte italiane in attesa conclusione trattato di commercio. A meno che V. E. non ritenga che i 15 punti facenti parte del pro-memoria rimesso da Antonievich il 5 febbraio (3) debbano formare oggetto di scambio di note a Roma come per il precedente pro-memoria relativo agli schiarimenti dei sei punti della convenzione, procederò qui, dopo concretato testo, allo scambio note definitive.

A me pare che con accettazione dei punti contenuti nei due pro-memor·ia si sia già raggiunto risultato notevole dopo aver superato non lievi difficoltà da parte questo Governo di fronte opinione pubblica.

Quanto all'ultimo capoverso del telegramma cui rispondo mi permetto far presente che data la complessità delle questioni di carattere giuridico e patrimoniale la cui fondatezza è in qualche caso dubbia, non è naturalmente possibile ottenere una soluzione rapida come osservavo nel mio rapporto in data 12 febbraio numero 86 (4).

Non mi sembra quindi possibile di procedere a scambio note anche per siffatte questioni per le quali è stato dato affidamento di sollecito regolamento e che naturalmente questa R. Legazione segue con ogni ·impegno.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 1640/184. Londra, 17 febbraio .1923, ore 23,35 (per. ore 9,45 del18).

In una conversazione di ordine generale avuta con Curzon durante la quale ho cercato valorizzare atteggiamento del R. Governo a Losanna nei riguardi del fronte unico alleato egli ha riconosciuto completa lealtà da parte nostra e si è

espresso in termini deferenti per S. E. Garroni. Nel corso della conversazione mi ha detto che scopo della Conferenza di Losanna era trattare pàce coi turchi e che perciò era stato necessario rimettere ad un secondo tempo questioni relative all'Oriente pendenti fra alleati. Egli ha soggiunto inc·identalmente che conformandosi a questo concetto aveva dato soddisfazione alla richiesta italiana di lasciare nei viguardi della Turchia come era già stata posta nel trattato di Sèvres questione del Dodecanneso della quale si sarebbe dovuto trattare in seguito fra Roma e Londra conformemente alla nota di V. E. del 3 novembre scorso (1). Mi permetto attirare l'attenzione di V. E. in modo tutto particolare sul concetto di Curzon di doversi la questione del Dodecanneso trattare ancora fra -i due gabinetti e che Curzon considera la sopracitata nota di V. E. come obbligo contrattuale Governo. Poichè tale considerazione venne fatta da Curzon nel discorso generale e con nessuna intenzione di attirarvi la mia attenzione, e cioè come l'espressione di un naturale e convenuto stato di fatto io credetti opportuno lasciare cadere inosservata la cosa e ciò anche perchè non conosco ancora esattamente definitivo parere di V. E. sull'importante questione. Considero però l'osservazione di Curzon come preziosa giacchè ci lascia comprendere esattamente il modo in cui Governo britannico considera lo stato attuale della questione.

(l) -Cfr. la nota l a p. 347. (2) -Pubblicato al n. 515. (3) -Cfr. i docc. nn. 479, 480 e 481. (4) -Non pubblicato.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

TRLESPR. 326. Mosca, 17 febbraio 1923.

Con riferimento al mio telegramma n. 322 in data 16 febbraio (2) onoromi rimettere all'E. V. il testo completo (2) delle dichiarazioni fatte da Cicerin al suo ritorno a Mosca.

Da esse si conferma che la politica estera russa ha dovuto constatare ancora una volta la volontà di pace dei Governi dell'Occidente. A parte le speculazioni cattedratiche e tutt'affatto personali esposte dal Signor Cicerin, resta evidente che la politica russa deve oggi preoccuparsi della forma e degli obbiettivi da dare

alla sua azione nel futuro, dato che la situazione europea per quanto ammalata ha in sè correttivi atti ad evitarle la crisi definit-iva su cui la politica russa ha creduto specialmente di poter speculare in questi ultimi due mesi, spezzando l'attesa e l'immobil-ità.

Cicerin ritorna ad affermare la necessità di continuare nella vecchia politica di penetrazione europea: politica di pace e di attesa. È questa una necessità politica che deve anche soddisfare le necessità economiche della Russia dei Soviety, poichè è l'unica formula che può permettere l'aiuto del capitale straniero, di cui la Russia -se deve ancora attendere la vittoria diplomatica -ha più che mai bisogno

Dichiara infatti Cicer1n: « compito di maggior attività è la liquidazione del blocco economico e politico che tuttora pesa sulla Repubblica Bolscevica. Bisogna aprire completamente le vie che porteranno la R.S.F.S.R. a rapporti economici normali con tutti i paesi».

Questa dunque è la tesi del Signor Cicer·in, che ritorna alla politica estera collaterale alla N.E.P.

Si tratta ora di vedere se tale tesi di adattamento pacifista sarà fatta sua dal Comitato Direttivo del Partito Comunista. Certamente la chiara volontà di pace della Germania non può mancare di eserc.itare una grande influenza anche sulla mentalità estremista comunista, e di determinare nuovi criteri per far fronte alle esigenze di una posizione di attesa senza obbiettiv·i immediati di perturbazione generale. Anche la pace italo-jugoslava non mancherà di esercitare una grande impressione.

E si tratta di vedere anche se l'applicazione delle formule di politica estera del Signor Cicerin sia possibile e compatibile cogli accenni delle esigenze di sinistra della politica interna appunto perchè il prolungarsi della N.E.P. e del suo ambiente non è senza pericoli per l'edificio bolscevico. Una tale politica estera non può infatti non infiacchire --se protratta troppo a lungo -l'organismo bolscevico, fatto e costruito per una lotta intransigente e senza quartiere.

Comunque, quale possa essere la soluzione di fatto che sarà data nel prossimo futuro dal partito comunista a questo problema d'assestamento della politica estera in rapporto alla volontà di pace dell'Occidente, e quali ne possano essere i riferimenti colla politica interna e colla politica economica russa, sembrami oramai evidente che, salvo nuove incitatrici perturbazioni europee, la politica estera russa sente oggi in prevalenza esigenze di pace e di contatto con gli Stati Europei per raggiungere a suo modo di vedere una pieoa libertà d'azione alla pari con gli altri Stati .in Europa.

La politica estera russa ritorna cioè alle attitudini di maggiore prudenza. Questo può essere affermato, con la riserva però della estrema mobilità della mentalità bolscev.ica.

(l) -Pubblicata in allegato al n. 70. (2) -Non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA

T. s. n. Roma, 18 febbraio 1923, ore 12.

Suo telegramma n. 131.

Risulta che non è esclusa completamente la possibilità di addivenire alla pace colla Turchia. Prego V. E. di spiegare ogni azione colla massima sollecitudine perchè Turchia concluda pace (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra.

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IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 559/99. Belgrado, 19 febbraio 1923.

La ratifica degli accordi di Santa Margherita ha prodotto indubbiamente una favorevole impressione nella pubblica opinione serba, quantunque le parole di alcuni oratori durante la discussione alla Camera dei Deputati e qualche passo del discorso di V. E. abbiano alquanto smorzato gli entusiasmi del primo momento. Occorre riconoscere però che la stampa più seria che vede la luce in Serbia ha tenuto un linguaggio corretto, talvolta anche molto simpatico verso di noi, auspicando ad una nuova era di rapporti sinceramente amichevoli tra i due Paesi.

Non così la stampa di Zagabria la quale attacca il Trattato di Rapallo e le Convenzioni per la sua esecuzione come un attentato ai diritti di nazionalità e come una prova della politica imperialista che l'Italia prosegue in Adriatico. Particolarmente violento ed italofobo è l'articolo della Narodna Politika organo del partito clericale del Dr. Korosec, intitolato «Farisei». Il Rijec conclude però dichiarandosi soddisfatto che sia stato appunto il Fascismo a voler risolvere di comune accordo le questioni con la Jugoslavia, pur facendo ampie riserve circa i commenti che accompagnarono le discussioni alla Camera, e la Slobodna Tribuna ammette che il Trattato di Rapallo rappresenta un male minore in confronto delle precedenti soluzioni dei problemi di Fiume e dell'Adriatico.

Le recriminazioni e le critiche della stampa croato-slovena benchè dettate dallo spirito anti-italiano e dal malanimo profondamente radicati in quelle popolazioni prefiggonsi anche uno scopo di politica interna. Si cerca cioè di svalutare il successo riportato dal partito radicale serbo con la ratifica delle Convenzioni, che tale è considerato dagli uomini al Governo tacciati fin qui di prestar fede a promesse che non sarebbero state mai mantenute. Anche in questo caso si manifesta dunque palese il desiderio e la opposta tendenza che dividono la vita pubblica e gli aggruppamenti etnici del Regno S. H. S.

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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CORSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1688/11. Sofia, 20 febbraio 1923, ore 11,30 (per. ore 14,50).

Riferimento telegramma 46 di questa R. Legazione (l) a mio telegramma 8 (2). Sfiducia dimostrata da Ministro d'Inghilterra circa esito accordo ·in corso oltre che attitudine sempre piuttosto fiacca di questo delegato inglese renderebbe

più che mai opportuno nostro passo a Londra per indurre quel Governo a esercitare anche a mezzo dei suoi rappresentanti qui un'azione più decisa sul Governo bulgaro come il mezzo più efficace per ottenere soddisfazione ed evitare complicazioni. Quanto alle dichiarazioni del Ministro di Francia mi permetto segnalare all'E. V. il dubbio ispirato anche da alcune parole ed atteggiamento di questa delegaz·ione francese, che nel caso di una crisi nella questione delle riparazioni il governo francese possa avere in animo, col ritirarsi in disparte, di lasciare mano libera agli Stati vicini specialmente a quelli appartenenti alla Piccola Intesa mettendosi d'accordo con loro per la sua politica balcanica ed eliminando con la soppressione della Commissione ·interalleata l'influenza che può derivare a noi dalla nostra partecipazione alla Commissione (1).

(l) -Telegramma n. 1537/46, trasmesso alle ore 22 e pervenuto alle 23,50 del 15 febbraio, non pubblicato, relativo alle reazioni dell'opinione pubblica bulgara, del ministro inglese e di quello francese alla nota della commissione delle riparazioni. (2) -Pubblicato al n. 511.
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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

·r. R. 16921151. Vienna, 20 febbraio 1923, ore 14 (per. ore 18).

Vengo confidenzialmente informato che in conversazione avuta ieri con Cancelliere miei colleghi Francia e Cecoslovacchia lo hanno spinto concludere col Governo Belgrado accordo simile e ampio come quello Lana. Ministro di Francia avrebbe aggiunto che conseguendo ciò Cancelliere non avrebbe bisogno concludere ampio trattato di commercio coll'Italia nè di recarsi a Roma. Cancelliere avrebbe risposto circa trattato che sarebbe già più che soddisfatto se potesse risolvere le molte questioni pendenti e concludere un buon trattato di commercio. Quanto al viaggio a Roma essere sua intenzione da lungo tempo visitare ufficialmente Governo d'Italia e di far atto ringraziamento Papa ma che di fissato per ora non vi è che la sua partenza per Be1grado.

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IL MINISTRO A DURAZZO, DURAZZO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1698/53. Durazzo, 20 febbraio 1923, ore 15,30 (per. ore 19,30).

Mio telespresso 307 del 12 corr. (2) circa petroli Albania.

Governo albanese, costrettovi da forti pressioni inglesi, ha deciso presentare Parlamento inizio sessione marzo prossimo convenzione con Anglo-Persian che implicherebbe praticare assoluto monopolio sfruttamento petrolifero Albania a favore esclusivamente detta Società che si era assicurata opzione preferenziale dall'anno 1921. Soltanto se Parlamento non approverà, Governo Albanese passerà alla presentazione della proposta italiana americana francese. Ahmed bey Zogolli mi ha detto che lascerà libera maggioranza a lui fedele di regolarsi come crede, ma possono sempre temersi sorprese. In tale situazione di cose sarebbe utilissimo passo immediato concorde Governi Roma Parigi Washington presso il

Governo di Tirana perchè sia salvaguardato principio porta aperta in Albania. Miei colleghi americano e francese hanno già telegrafato stesso senso rispettivi Governi. Gemil Bey Vlora crede che passo in questione riuscirebbe gradito allo stesso Governo albanese che in fondo si rende perfetto conto svantaggio contratto con Anglo-Persian ma non sa come sottrarsi ad impegno precedente ed a pressione inglese (1).

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche alla Legazione di Sofia. (2) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1711/187. Londra, 20 febbraio 1923, ore 20,45 (per. ore 6,30 del 21).

Telegrammi di V. E. n. 784 (2) e 812 (3).

Dopo lunghe pratiche sono riuscito a fare accogliere da questo Governo proposta di V. E. per inserzione dichiarazione che è stata convenuta nei seguenti termini: «Governo britannico replicò alle dichiarazioni delle Delegazioni italiana e francese alla Conferenza interalleata di Parigi in merito al piano britannico per le riparazioni con due note separate e dirette ai due Governi in diverse date. La nota diretta al Governo italiano però non giunse in tempo perchè potesse essere preparata una contro replica da pubblicarsi nel libro bianco. I governi italiano e britannico hanno pertanto concordato di omettere dal libro bianco la contro replica italiana e la nota britannica alla quale essa doveva ribattere» (4).

531

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, CANTONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1706/51. Bucarest, 20 febbraio 1923, ore 21,30 (per. ore 0,15 del 21).

Telegramma di V. E. n. 805 (5).

In principio ritengo opportuno accogliere prima richiesta locale fascio combattimento. Circa seconda richiesta, data pregiudiziale questa stampa e parte dell'opinione pubblica rumena contro fascismo italiano per presunti suoi rapporti con fascisti ungheresi e dato numerosi bolscevichi russi rifugiati nascostamente Romania, venuta rappresentante nostro Governo potrebbe forse dar luogo incidenti. Nostri fascisti temo che difficilmente in tal caso si asterrebbero dal reagire. Constami d'altra parte che in occasione venuta Sottosegretario di Stato Assistenza Militare e Pensioni guerra, fascisti italiani Romania vorrebbero indire riunione generale a Bucarest. Prospetto quanto precede a V. E. come mio parere personale. Riterrei opportuno però, avanti decidere circa venuta nostro rappresentante Governo qui, attendere arrivo titolare questa Legazione, ed in ogni caso consultare preventivamente Governo rumeno.

(l) -Con telegramma n. 914, trasmesso alle ore 2,30 del 24 febbraio, Mussolini comunicava il testo di questo telegramma al Caetani e al Romano Avezzana, invitandoli a far pressioni sui governi di Parigi e Washington nel senso suggerito dal Durazzo. (2) -Pubblicato al n. 517. (3) -Trasmesso alle ore 24 del 17 febbraio, non pubblicato, col quale Mussolini insisteva nel senso del telegramma n. 784. (4) -Cfr. la nota l a p. 361. Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi. (5) -Trasmesso alle ore 20 del 17 febbraio, non pubblicato, col quale lVI.ussolini comunicava l'invito dei fascisti romeni al De Vecchi di dare un contributo e di presenziare l'inaugurazione di un ossario dei caduti italiani nei Balcani.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. RR. 864. Roma, 20 febbraio 1923, ore 23.

Suo telegramma n. 183 (1).

Sono sorpreso che Curzon siasi mostrato alquanto sconcertato per già avvenuta firma noto accordo con Francia. E ciò tanto più che V. E. mi riferisce di aver messo in rilievo atteggiamento italiano durante trattative Parigi e ferma volontà da noi dimostrata nell'imporre linea di condotta ispirata alla più rigida realtà verso Inghilterra. È assolutamente necessario che, giovandosi delle notizie contenute nei telegrammi scambiati da questo Ministero con R. Ambasciata Parigi

e comunicati a V. E., Ella trovi il modo di far comprendere a Curzon tutto il

valore di tale nostro atteggiamento come prova dei miei intendimenti politici verso

Gran Bretagna. V. E. farà anche sentire chiaramente a Curzon come dopo di

aver lealmente mantenuto a Losanna fronte unico alleati malgrado Governo in

glese non abbia finora dato soddisfazione a nessuna delle nostre modestissime

richieste, siamo almeno in diritto di attenderci che non vengano frapposti osta

coli a quanto ci è stato accordato da Francia. È bene ricordare infine che a Lo

sanna Curzon accennò ai nostri delegati che per gli accordi economici Governo

Inglese era animato dalle migliori disposizioni e che difficoltà potevano piuttosto

venire da parte francese.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 436/94. Berlino, 20 febbraio 1923. •

Ho ricevuto il telespresso dell'E. V. in data 1° febbraio n. 38, Ufficio Riparazioni (2).

Già fin dal principio e poi, in seguito alle ulteriori conversazioni che, sulla base di quanto V. E. volle comunicarmi, avevo tenuto col signor di Rosenberg circa la partecipazione italiana ai lavori della Commissione Renana, mi sono completamente convinto che la protesta del Governo Germanico sull'argomento era stata puramente formale, e che l'intervento di un nostro Delegato, per quanto strettamente parlando illegale, non era del tutto sgradito a questo Governo. Ma non essendo esso giustificato dalle conversazioni esistenti, è chiaro che detto Governo non poteva lasciar passare la notizia diffusasi di una tale partecipazione senza rHevarla.

In generale, su questo speciale argomento e su tutta la politica italiana dall'inizio della occupazione della Ruhr fino ad oggi, le varie spiegazioni che ho avuto occasione di fornire al Cancelliere e al Ministro degli Affari Esteri ger

manico mi sembrano aver prodotto in queste sfere ufficiali impressione soddisfacente. Si è generalmente compreso in dette sfere che l'Italia non poteva agire molto diversamente da ciò che ha fatto, ·in presenza delle sue molteplici e complicate relazioni con la Francia ed anche dei suoi interessi precisi e materiali di sorvegliare la distr·ibuzione di quel tanto di carbone che, nelle circostanze attuali, sia possibile di ottenere dalle regioni occupate dalle truppe franco-belghe. In tutte le mie conversazioni con persone competenti non ho udito al riguardo che apprezzamenti e considerazioni ragionevoli ed anche benevole.

Prova di ciò è anche il fatto che i principali giornali, quelli che più contano qui e che sono in efficace e continua relazione col Governo, si sono astenuti dai commenti poco benevoli che la stampa minore (come V. E. avrà veduto dai riassunti di qui mandati) ha pur fatto intorno alle recenti dichiarazioni dell'E. V. alla Camera ed al Senato italiano. Sopratutto si è rilevata la frase da V. E. pronunciata che « se la Francia avesse rivolto all'Italia un invHo formale ad una più efficace collaborazione nella Ruhr, il Governo italiano, prima di rispondere, avrebbe dovuto riesaminare tutto il problema delle relazioni italo-francesi ». Da molti, da quelli cioè che non hanno la facoltà nè la indipendenza di spirito di esaminare e di comprendere una situazione politica, si sono volute interpretare quelle parole come l'accenno di una probabilità che il Governo italiano possa attivamente unirsi ai presenti oppressori della Germania; e per costoro quelle parole hanno costituito una disillusione alla speranza che nutrono, che l'Italia possa nella sua prossima politica divenire una vera amica della Germania ed un appoggio alle sue aspirazioni di ricostituzione della propria indipendenza. Di queste manifestazioni di opinione pubblica in circoli poco competenti e poco ragionevoli, V. E. farà il conto che crederà: a me conviene accennare a tutto quello che odo e che osservo anche in ambienti ogg.i lontani dal Governo, ma dai quali potrebbero pur provenire gli uomini di Governo dell'avvenire. Confermo però nel modo più assoluto che quelli che sono oggi al potere non hanno cessato di avere fiducia nell'Italia come elemento di pace e di moderazione, e che su1la nostra azione non hanno cessato di riporre molte speranze.

Naturalmente le dichiarazioni del Primo Ministro inglese alla Camera dei Comuni, hanno eccitato un ·interesse per lo meno uguale a quelle di V. E. Si è accolta con giubilo la condanna esplicita e quasi incondizionata che da parte del Governo, non meno che dall'illustre Capo della opposizione il Lloyd George, è stata fatta della politica Francese. Ma quasi subito dopo è giunta, secondo il solito, a raffreddare tale soddisfazione la notizia che l'Inghilterra aveva ceduto alla Francia un tronco ferroviario nella propria zona di occupazione per facilitare ,i trasporti della Ruhr verso il confine francese. Dei negoziati a tal proposito che questo Ambasciatore d'Inghilterra mi asserì avere condotto col Governo Germanico e del consenso di questo alla concessione, nulla è trapelato nella stampa: cosicchè è stato pressochè unanime il rammarico che alle parole di disapprovazione succedessero poi dei fatti concreti che sembravano invece costituire un efficace appoggio alla azione francese. Anche sulla questione, tuttora ·in sospeso, del ritiro delle truppe inglesi dalla regione di Colonia, domina incertezza di apprezzamenti; perchè alcuni inclinerebbero a considerare quel ritiro come un atto di deferenza verso la Germania, altri invece lo considererebbero come un abbandono completo della Germania alla azione violenta della Francia, senza controllo e senza restrizioni. In sostanza questo sciagurato paese guarda da ogni parte per cercare un punto d'appoggio alla sua vacillante politica; ed ora spera di averlo trovato, ora crede di accorgersi che ogni speranza al riguardo è di nuovo svanita.

A tale proposito ho anche esaminato con cura quanto r.iferisce il R. Delegato a Mosca (telespresso di cotesto Ministero in data 5 febbraio n. 6) (1),. ed ho trovato ciò che in esso è contenuto sostanzialmente conforme a quanto io ebbi a riferire alla E. V. nel mio rapporto del 13 febbraio n. 69 (1). Per ora non ho nulla da aggiungere, e confermo che, a quanto qui si sa, la Russia continua ad essere elemento di tale incertezza che la Germania, volente o nolente, deve per il momento rinunciare ad appoggiarsi ad essa. Non pare che la propaganda bolscevica si sia intensificata in questi giorni; e per quanto gli attacchi del Vorwaerts e della Rote Fahne contro i capitalisti germanici, i loro asseriti negoziati col capitalismo francese ed i loro torbidi disegni, continuino senza tregua, non si vede ancora che il partito comunista tedesco possa costituire un pericolo e che la Nazione Germanica debba cessare dalla salda ed unanime resistenza che sta opponendo contro l'invasore.

Due grossi fatti finanziari si sono prodotti in questi giorni, e hanno dato luogo ai più svariati e complicati commenti. Il primo è stato l'inopinato ed improvviso rialzo del marco che da 50.000 in pochi giorni è sceso a meno di 20.000 nel cambio sul dollaro. Nel mio precitato rapporto n. 69 accennai alla notizia datami da questo Ambasciatore di Francia che a tale intento si fossero usati 500 milioni dello stock aureo della Reichbanck. Sembra invece ormai sicuro che vi siano impiegati per oltre duecento milioni di marchi oro di divise estere che la stessa Banca possedeva, e che lo stock sia rimasto intatto a garantire (come effettivamente, secondo i calcoli fatti in questi giorni, garantisce per ben tre volte all'attuale valore) la gigantesca circolazione cartacea della Germania. Perchè questo Governo si sia deciso ad un così importante sacrificio di divise estere e ciò per ottenere un rialzo del marco che per quanto grandissimo non può essere che effimero, non è facile comprendere. I benevoli lo spiegano colla necessità di rialzare il morale del gran pubblico col presentargli una prova tangibile che l'azione francese non giungeva a produrre nella economia Germanica quei resultati disastrosi da cui solo si potrebbe aspettare una capitolazione. I malevoli invece vogliono vedervi null'altro che una immane speculazione dalla quale l'alta finanza, opportunamente preavvisata delle intenzioni del Governo, avrebbe rea· lizzato mostruosi guadagni. Ma qualunque sia la spiegazione segreta del fatto, certo si è che al momento in cui scrivo già il marco tende a ribassare; e se il Governo non potrà o non vorrà rinnovare la pericolosa operazione, da tutti si

prevede che continuerà a ribassare anche oltre ,i limiti già toccati prima del pas

seggero rialzo. È certo poi che questa scossa subitanea e così grande del medio

circolante ha prodotto molte rovine di Banche e di privati, ed è stata causa di un

generale rialzo di prezzi certo inopportuna nelle presenti cresciute difficoltà del

rifornimento.

L'altra operazione finanziaria che oggi attira l'attenzione del pubblico è

l'emissione di un prestito di Stato di 200 milioni di marchi oro, per mezzo di

convenzione conchiusa fra il Governo e Banche tedesche ed estere. Prende la forma di emissione di Buoni del Tesoro e il Consorzio Bancario che ha preso parte alla convenzione ne assume per proprio conto 50 milioni. Accludo una breve nota del Berliner Tageblatt (l) in cui sono esposte le condizioni principali del prestito.

Anche per questa operazione si odono spiegazioni diverse ed abbastanza confuse. Qualunque ne debba essere l'influenza sulla economia interna della Germania, e non si tarderà a poterla esattamente valutare, si prevede di più che all'estero e specialmente in Francia, essa avrà il r.isultato immediato di accrescere la persuasione che ha forza in tanti ambienti finanziari e politici, che la Germania disponga di una potenzialità economica molto maggiore di quella che vuoi confessare; ed in ciò si troverà da molti una conferma della asserita malafede del Governo di Cuno ed una giustificazione alle misure di rappresaglia che la Francia ha creduto necessario di adottare.

Appena possibile tornerò, con maggiori particolari, sull'argomento della situazione economica e finanziaria di questo paese quale essa si sarà determinata in seguito alle recenti azioni governative.

(l) -Pubblicato al n. 508. (2) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

534

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

s

T. 1753/199. Londra, 21 febbraio 1923, ore 23,15 (per. ore 12 del 22).

Mio telegramma n. 183 (2).

Ferma restando impostaz.ione questione come un negoziato che proviene direttamente dal concetto ispiratore del tripartito, frutto di un primo compromesso interalleato per compensare in certa guisa Italia, e fermo restando pure concetto di continuare trattare sulla base del nostro atteggiamento prima e durante Losanna pure credo opportuno sottoporre a V. E. seguenti consideraz,ioni: Accordo economico per la Turchia pel quale ho iniziato trattative con questo Governo si basa sopra collaborazione dei gruppi finanziari e lettera del R. Ambasciatore a Parigi comincia colle parole: « Al punto a cui sono giunte conversazioni ecc. fra gruppi finanziari italiani francesi ecc.». Dovendo ora procedere ad un simile accordo con Inghilterra occorre evidentemente che analoghe conversazioni abbiano luogo fra finanzieri Ualiani ed inglesi. A V. E. è noto che City affetta sempre sua indipendenza nei riguardi del Governo come Governo inglese non tralascia occasione per affermare che non dispone di alcuna influenza; in tale condizione è da supporre che oltre a difficoltà che certamente non mancheranno di sorgere, come forse terza lettera circa articolo 10 accordo Angora che potrebbe essere rilevata come riconoscimento di quel trattato nonchè come un nostro corrispettivo ad adesione francese e che occorrerà superare, si presenterà la pregiudiziale della

possibilità di intesa fra i gruppi finanziari dei due Paesi. Occorrerebbe perciò che il Comm. Nogara si tenesse pronto a venire a Londra, appena io sarò venuto a conoscenza del pensiero di questo Governo in proposito, sia per eliminare pregiudiziale prima essere avanzata dal Foreign Office, sia per procedere rapidamente alla conclusione dell'accordo nel caso in cui la pregiudiziale non fosse avanzata ma si riconoscesse necessità procedere di pari passo a modificazioni dai rappresentanti della finanza dei due Paesi. Attiro raccomandando attenzione di V. E. sul rapporto di questo Incaricato d'Affari del 6 gennaio u. s. n. 16 (l) circa formazione di una Società inglese per lo sfruttamento economico della Turchia.

(l) -Non pubblicata. (2) -Pubblicato al n. 508.
535

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

T. 885. Roma, 22 febbraio 1923, ore 18.

Richiamo attenzione comunicato Stefani circa parole pronunciate cardinale Vannutelli matrimonio sottosegretario Finzi pregando porle rilievo codesta stampa (2).

536

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1782/203. Londra, 22 febbraio 1923, ore 21,30 (per. ore 7 del 23).

Mio telegramma n. 121 (3).

Ho avuto lunga conversazione con Curzon c-irca avvenimenti Ruhr durante la quale ho cercato di compiere anche personalmente con lui quell'opera di chiarimento già svolta presso il Foreign Office, uomini politici e stampa circa nostra linea di condotta nell'attuale conflitto franco tedesco mettendo in rilievo i punti di contatto fra pensiero di V. E. e punto di vista britannico.

Durante il colloquio mi sono valso dei noti argomenti e specialmente di quelli già sugger.itimi dalla E. V. per spiegare chiaramente quale sia stato fin dal primo momento nostro atteggiamento ed il limite e la natura della nostra solidarietà colla Francia nell'azione da essa intrapresa. Ho anche lamentato che senza un esame approfondito della linea di condotta seguita dal Gabinetto di Roma fossero stati qui manifestati apprezzamenti non conformi alla realtà delle cose.

Lord Curzon, per la sua prolungata permanenza a Losanna, ove si è occupato quasi esclusivamente di affari di Oriente, evidentemente non era del tutto al corrente delle cose. Egli ascoltò con molto interesse i concetti da me esposti e convenne con me sopra la somiglianza di vedute dei due Governi e dell'opinione

25 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

pubblica dei due Paesi. Riassumo nei seguenti punti l'attuale pensiero di Curzon sulla situazione e sull'atteggiamento del Governo britannico: l) Governo br·itannico persiste nel ritenere che la Francia non giungerà colla sua azione ad alcun risultato pratico; 2) Francia sarà obbligata a cambiare politica e se non potrà farlo Poincaré dovrà farlo il suo successore; 3) La Francia non ammette alcun intervento nè di terzi nè della Società delle Nazioni; 4) Governo britannico continuerà sua linea condotta di stretta neutralità fino a quando le circostanze e lo svolgersi degli avvenimenti glielo permetteranno; 5) Gran Bretagna pone massima cura a non dare impressione di sentimenti favorevoli alla Germania e contrari alla Francia, che considera sempre come alleata da aiutare fino al limite consentito dalla dichiarata neutralità; 6) Ferma volontà di non lasciarsi coinvolgere nel conflitto; 7) Appena si presentasse favorevole occasione col maturarsi della situazione, coglierla per .intervenire e far cessare conflitto; 8) Governo britannico non desidera ritirare sue truppe da Colonia ma non esiterà a farlo se la situazione locale le esponesse al pericolo di un conflitto, e questo ritiro potrebbe marcare l'inizio di una nuova politica certamente non favorevole al prolungamento dell'Intesa.

Questi concetti espressi da Curzon mi sono stati confermati anche in conversazioni avute con altri membri del Governo presso i quali ho tenuto analogo linguaggio a quello tenuto a Curzon. È qui opinione generale che attuale situazione non potrà prolungarsi e che, o per il maturarsi della situazione in senso favorevole a un accordo franco tedesco o per il precipitare della situazione stessa, Gran Bretagna sarà obbligata a non lunga scadenza a prendere posizione più decisa.

(l) -Non pubblicato. (2) -Cfr. il doc. n. 544. (3) -Pubblicato al n. 458.
537

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 894. Roma, 22 febbraio 1923, ore 23.

Telegramma di V. E. n. 372 (1).

R. Governo aderisce proposta Governo francese di rimettere a Conferenza Ambasciatori incarico fissare frontiera russo-polacca.

Quanto a frontiera polacco-lituana sembra preferibile che venga rimessa alla Società delle Nazioni che fu già investita della questione di Vilna. Come è noto a V. E. trattasi di vertenza oltremodo delicata la soluzione della quale troverà certamente opposizione da parte di uno o magari di entrambi gli interessati, disposti come sembrano ad andare sino alla guerra. Opposizione potrebbe essere meno forte e gli Alleati sarebbero evidentemente meno esposti qualora la soluzione emanasse dalla Società delle Nazioni. L'esempio di Memel dovrebbe rendere cauti gli alleati (2).

e di quella polacco-lituana.

(l) -Telegramma n. 1742/372, trasmesso alle ore 23,40 del 21 febbraio e pervenutoalle ore 3,15 del 22, non pubblicato, relativo alle questioni della frontiera russo-polacca (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Riga e Varsavia.
538

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1768/66. Atene, 22 febbraio 1923, ore 23 (per. ore 1,30 del 23). Giornali locali hanno riprodotto notizia che sarebbe stata pubblicata da La Voce Repubblicana ed altri periodici italiani secondo cui governo italiano preparerebbe annessione Dodecanneso. Stampa commenta diffusamente pur senza asprezza abituale tale notizia

esprimendo fiducia lealtà governo di V. E. non consentirà siffatta .ingiustizia offesa principio nazionalità.

539

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1780/377. Parigi, 22 febbraio 1923, ore 23,15 (per. ore 3,40 del 23). Campagna di stampa iniziata dal Messaggero ha avuto molta eco dn alcuni giornali Parigi e la più notevole espressione ne è articolo di Jourvenel nel Matin, largamente riprodotto dalla stampa italiana. Ha contribuito a questo risultato anche azione personale del Signor Gayda che a Parigi si è incontrato per discutere dell'argomento coi proprietari e direttori di quotidiani fra i più diffusi di questa capitale come Petit Parisien, Le Journal. Signor Gayda da me interrogato in proposito mi ha detto che la sua azione non era contraria alle direttive generali della politica di V. E. Temo però che questa campagna di stampa possa avere effetti diversi da quelli che si propone, se non corrisponde ad una prestabilita linea del Governo, a causa delle disillusioni che in tal caso potrebbero derivare rispetto alle eccessive speranze che può far nascere in Francia. Nel discorso che ho tenuto al banchetto dato dalla Camera di Commercio per solennizzare conclusione dell'accordo commerciale provvisorio (1), ho avuto cura di tenermi all'unisono della circostanza ma in limiti strettamente economici evitando qualsiasi allusione politica. All'ottimismo della stampa non corrisponde stato d'animo del Governo nel quale si va facendo strada la persuasione che noi tendiamo a staccarci dalla linea sino ad ora seguita, che ci avvicinava alle direttive francesi, per accostarci invece a quelle della politica inglese. Ho ragione di credere che, in genere, a questa persuasione abbiano specialmente contribuito ngli ultimi tempi le informazioni inviate dal Signor Barrère. La situazione quindi si va qui modificando in senso meno favorevole alla realizzazione di quegli accordi economici che sarebbe stato possibile concludere nei momenti in cui le nostre adesioni alla politica francese avevano il massimo valore. A questo proposito credo opportuno notare che il silenzio tenuto da V. E. circa la mia proposta di negoziati per il carbone della Sarre è stato da me interpretato nel senso che Ella la riteneva intempestiva. Nel quale apprezzamento qualora esso sia esatto, io non posso che convenire, se

effettivamente la nostra politica stia per allontanarsi sensibilmente dalla politica francese. Signor Barrère ha segnalato al Quai d'Orsay una corrispondenza da

Parigi alla Tribuna, un comunicato dell'Agenzia Volta e parecchi estratti del Mondo, della Stampa e di altri quotidiani, pubblicità a sostegno della tesi sopra menzionata. Al Signor Peretti che da parte del Presidente del Consiglio richiamava la mia attenzione su di essi ho risposto che si trattava di organi che rappresentavano varie correnti dell'opinione pubblica e che credevo Agenzia Volta non avesse carattere nè ufficiale nè ufficioso. Ne ho tratto poi argomento per mettere in chiaro la nostra situazione. L'Italia, gli ho detto, aveva dato il massimo degli appoggi alla Francia votando con essa nella Commissione delle Riparazioni ciò che permetteva alla Francia e al Belgio dì rappresentare 70 % degli interessi totali provenienti dal trattato di Versailles; aveva inoltre aderito non solo alla presa di possesso di quei pegni che essa comprese nel progetto di sistemazione delle riparazioni presentato da V. E. ma anche al controllo civile delle miniere della Ruhr che facevano parte esclusiva del progetto Poincaré. L'Italia aveva però in tempo opportuno fatto rilevare le sue preoccupazioni sulle conseguenze dell'azione militare dalla quale era stata fatta accompagnare quella civile. Questa preoccupazione avevo espresso allo stesso Peretti con preghiera farne parte al Presidente del Consiglio non appena ci era stata data comunicazione della decisione franco belga. I fatti avevano pienamente giustificato le nostre apprensioni. L'Italia qualificando di morale e tecnica la sua collaborazione nella Ruhr e nella Ren:mia ed astenendosi dal partecipare alle deliberazioni aventi carattere politico di coerc·izione non riteneva di aver svalutato la entità del suo appoggio. Essa intendeva bensì di non essere coinvolta in complicazioni di cui non poteva bensì mi~rare portata. Nel caso che queste complicazioni non si verificassero riteneva di essere libera di riesaminare la questione. V. E. aveva chiaramente parlato a questo riguardo così alla Camera dei Deputati che al Senato. L'Italia, ho aggiunto, in cambio del suo atteggiamento non aveva chiesto nulla alla Francia ed io stesso mi era anzi astenuto dal dare corso a quei negoziati di carattere economico di cui avevo discorso in linea generale al principio della mia missione per mantenere alla attitudine .italiana il suo carattere di spontaneità nei limiti sopra menzionati. Con quest'ultima dichiarazione ho voluto iscrivere a credito il nostro appoggio.

Ho pregato il Signor Peretti di comunicare al Presidente del Consiglio questa nostra conversazione.

(l) Stipulato a Roma il 13 novembre 1922.

540

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 1785/76. Washington, 22 febbraio 1923 (per. ore 10,55 del 23).

Seguito mio telegramma n. 72 (1).

Per quanto limitazioni imposta ai poter.i della commissione dei debiti facciano supporre che essa probabilmente non intraprenderà trattative con altri Governi prima della nuova sessione del congresso nel dicembre prossimo, tuttav.ia il fatto che indirettamente fu rilevato al Senato che tra i paesi che hanno inviato

commissioni trattare debiti manca Italia ed il nuovo atto di prontezza fatto dalla Cekoslovacchia rende opportuno esame approfondito di quale debba essere nostra futura linea di condotta. Durante discussione parlamentare circa sistemazione debiti Inghilterra oratori di ogni partito hanno esposto seguenti concetti fondamentali:

l) necessità di mantenere saldamente principio santità impegni internazionali e quindi obbligo dei debitori della restituzione del capitale prestato. In quanto agli interessi si deve tuttavia tenere conto della capacità economica dei debitori;

2) nel giudicare tale capacità occorre considerare nella loro presente efficienza e nella loro potenzialità avvenire le acquisizioni di territori e di ricchezze derivanti dal trattato di Versailles;

3) occorre tener conto del gravame fiscale per individuo e dei rapporti esistenti tra i debiti nazionali e complessiva r.icchezza nazionale. Da questo sembra si può logicamente dedurre che la Francia dovrebbe poter contare su trattamento più favorevole dell'Inghilterra ed Italia su trattamento più favorevole della Francia. Seguendo Linea di condotta concordata a Roma ho sino ad oggi mantenuto atteggiamento completamente passivo lasciando capire soltanto indirettamente ed incidentalmente che eventuale sistemazione francese dovrebbe logicamente precedere alla nostra.

Continua col numero successivo.

(l) Telegramma n. 1685/72, trasmesso il 19 febbraio e pervenuto alle ore 12,30 del 20, non pubblicato, relativo alla facoltà data alla Commissione dei debiti del Congresso di avviare trattative con gli Stati debitori.

541

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1786/77. Washington, 22 febbraio 1923 (per. ore 12,30 del 23).

Seguito del precedente.

In favore di tale precedenza stanno considerazioni seguenti: l) a noi conviene che sia Francia ad avanzare per la prima la richiesta di ulteriori r·iduzioni dichiarando la sua limitata capacità economica; 2) è da supporre che probabile mancanza d'ordine delle discussioni colla Francia complicate dalla riprovazione americana per le spese militari e spirito di avventura francese predisporrà meglio americani ad apprezzare sforzi italiani per riassestamento finanze; 3). un ritardo nelle trattative permetterebbe che dei fattori economici oggi ancora poco potenti agiscano più decisamente in nostro favore. Infatti sbilancio economico nei rapporti Europa America è così grave che esso dovrebbe avere una lenta azione soffocante sulla proprietà americana e spingerla ad una politica più liberale verso Europa. Mentre oggi pubblico americano stenta ancora rendersene conto tale azione dovrebbe col passare del tempo apparire. sempre più manifesta. Viceversa una iniziativa italiana per trattare nostra sistemazione senza attendere quanto farà Francia presenterebbe vantaggi seguenti: l) effetto morale ottimo; 2) in base alle sue condizioni finanziarie attuali capacità economica dell'Italia risulterà minore che non quando essa abbia riassettato bilancio e ricostruita la sua economia.

Continua col numero successivo.

542

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1787/78. Washington, 23 febbraio 1923, ore 1,58 (per. ore 4,50).

Seguito mio telegramma n. 77. Premesso ciò mi chiedo se tosto che sarà stato approvato dalla Camera dei Deputati e reso definitivo l'emendamento del Senato di cui al mio telegramma

n. 74 (l) non sia opportuno spiegare nel modo più riservato possibile al Dipartimento di Stato attitudine passiva da noi tenuta sino ad ora nonostante· invito formale ricevuto di conferire con Commissione sistemazione debiti. Rileverei specialmente: l) che Italia ha ritenuto inutile inviare commissioni sfornite di dati e di poteri allo scopo soltanto di prendere tempo come fatto da Francia e Romania ritenendo più conveniente discutere solo quando condizioni Italia permettessero avviare trattative concrete; 2) che Italia ha ritenuto suo riassetto finanziario fosse premessa necessaria per ogni trattativa; 3) che Governo degli Stati Uniti considera questione debiti con criteri strettamente economici e che quindi è nel suo interesse trattare prima colle Nazioni debitr.ici più forti.

Prego telegrafarmi direttive al riguardo.

543

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA

T. 905. Roma, 23 febbraio 1923, ore 2,30.

Suoi telegrammi nn. 144, 146 e 147 (2).

Ho ricevuto analoga nota da questa Ambasciata d'Inghilterra. Detta nota aggiunge che Governo inglese è disposto riaprire discussione soltanto su formula riparazioni turco-greche, dichiarazione relativa garanzie giudiziarie stranieri e clausole economiche, rigettando in massima ogni altra richiesta di discussione su altri punti. Ho risposto R. Governo non ha difficoltà consentire questa dichiarazione di massima ma ritiene che poi praticamente si potrebbe accogliere qualche concreta ben definita proposta turca cui accettazione facilitasse conclusione pace. Per riparazioni turco-greche trattasi questione redazione e procedura accordo potendosi considerarlo raggiunto con turchi nella seduta 4 febbraio. R. Governo conviene sarebbe preferibile per garanzie giudiziarie mantenere formula previo consenso Consiglieri esteri per perquisizioni e arresti ma ormai turchi considerano accordo raggiunto su formula Montagna che si recò presentarla loro d'accordo con Capi Delegazioni alleate. Sembra difficile in tali condizioni riaprire questione

R. -Governo non vi sarebbe contrario se però ciò non dovesse costituire ostacolo insormontabile conclusione pace. Circa clausole economiche R. Governo conferma essere disposto stralciarle da Trattato rinvdandole ulteriori discussioni. Circa procedura per riapertura trattative, R. Governo ritiene alleati dovranno rispondere tramite Segretario Conferenza Losanna, se Ismet trasmetterà per tale tramite sue proposte. R. Governo si rende conto ragioni per cui Governo britan· nico non insiste per riprendere e chiudere discussioni Losanna, località voluta proprio da Curzon come sede Conferenza per evitare territorio turco. Appunto perchè considera oltremodo pericoloso ambiente Costantinopoli R. Governo preferirebbe evitare negoziati colà ma preferirebbe Losanna dando così ad essi carattere continuazione e chiusura Conferenza che alleati e turchi considerano solo come sospesa. R. Governo propone riunione piccola Commissione tecnici Losanna, dove poi una volta raggiunto accordo delegati si recherebbero per firma trattato (1).
(l) -Non rinvenuto. (2) -Allude ai telegrammi nn. 1756/144, 1783/146 e 1788/147, trasmessi rispettivamentealle ore 9, alle ore 16 e alle ore 19 del 22 febbraio e pervenuti alle ore 15,25 del 22, alle ore 10,35 e alle ore 12 del 23, non pubblicati, relativi ad una nota inglese proponente di riprendere le trattative coi Turchi.
544

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1798/206. Londra, 23 febbraio 1923, ore 14,50 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 885 (2).

Parole Cardinale Vannutelli riportate ieri da principali giornali. Daily Telegraph le commenta come nuovo passo verso ristabilimento cordiali rapporti fra Chiesa e Stato ed anche come Vaticano consideri l'avvento fascista. Anche Morning Post, Times, Westminster Gazette si esprimono analogamente. Times aggiunge avere Cardinale Gasparri detto che parole Cardinale Vannutelli rappresentano fedelmente vedute Santa Sede (3).

545

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. R. 31. Roma, 23 febbraio 1923.

Decifri Ella stessa. Riferimento mio telegramma n. 26 (4).

Questo Ambasciatore d'Inghilterra ha comunicato a Mattioli che LL. MM. Re e Regina d'Inghilterra si propongono arrivare Roma ,Lunedì 7 Maggio e partire Sabato 12, ed ha chiesto se ciò convenisse S. M. Mattioli ha risposto che S. M. sarà lieto visita nei giorni sopra indicati.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra. (2) -Pubblicato al n. 535. (3) -Cfr. le calorose parole del Vannutelli nei riguardi del fascismo nel Giornale d'Italia del 22 febbraio 1923. (4) -Trasmesso il 20 febbraio, non pubblicato, col quale Mussolini dava una prima notizia circa la data di arrivo dei sovrani inglesi, prevista fra il l o e 1'8 maggio.
546

IL MINISTRO A VARSAVIA, TOMMASINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 1830/61. Varsavia, 24 febbraio 1923, ore 16,15 (per. ore 22).

Diversi giornali polacchi ricevono Agenzia Loffan particolari da Parigi (probabilmente inspirati dal Quai d'Orsay) secondo cui Governo francese nella seduta della conferenza degli Ambasciatori del 21 ha preso iniziativa circa frontiere della Polonia per aderire al desiderio espresso a Poincaré con una recente lettera da questo Presidente del Consiglio generale Sikorski. Vero è che la lettera in questione è stata scritta in seguito alla comunicazione da me fatta a codesto Ministero che in altra seduta della Conferenza degli Ambasciatori delegato fràncese si era opposto alla proposta italiana di abbinare questione Memel con quella di Vilna e della frontiera orientale della Polonia (telegramma di V. E. n. 508) (1). Essa è stata portata a Parigi dal Capo di Gabinetto di questo Ministro degli Affari Esteri il quale aveva appunto missione di eliminare resistenza francese. In privati colloqui con uomini politici e giornalisti ho già avuto cura di fare conoscere verità e di stabilire che se questione rimanente frontiera polacca è entrata nella fase decisiva lo si deve alla iniziativa di V. E.

Mi parrebbe tuttavia opportuno che ciò risultasse anche pubblicamente. Mezzo più adatto sarebbe che qualche giornale polacco ricevesse telegramma in tal senso e pubblicasse intervista con qualche alto funzionario di codesto Ministero salvo tuttavia caso in cui questione della frontiera polacca dovesse nei prossimi giorni essere ostacolata nella Conferenza degli Ambasciatori dalla nostra proposta di deferire di nuovo conflitto polacco-lituano alla Società delle Nazioni.

547

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 1836/387. Parigi, 24 febbraio 1923, ore 21,10 (per. ore l del 25).

Faccio seguito al mio telegramma n. 380 (2).

Comunicazione al marchese Salvago-Raggi del mio telegramma sopra menzionato. Salvago-Raggi dal canto suo mi ha informato di una conversazione avuta con Delacroix, al quale, come antico Presidente del Consiglio belga, Theunis aveva fatto parte del risultato dei suoi colloqui con Poincaré. Secondo Delacroix Theunis aveva anche scandagliato Poincaré sull'opportunità porre in chiaro che occupazione della Ruhr diretta a conseguire le riparazioni non aveva scopi territoriali, come pure di esaminare il modo di uscire dalla situazione difficile che ne era derivata. Poincaré aveva osservato che non era preparato a rispondere a

questo quesito e che ne avrebbero discorso ulteriormente. L'insieme del discorso di Delacroix ha confermato nel resto le mie informazioni. L'intenzione di Poincaré di imporre alla Germania, quando questa cedesse, il progetto da lui presentato alla Commissione delle Riparazioni non può !asciarci indifferenti. Se infatti Presidente del Consiglio francese rimanesse in tale suo proponimento, potrebbe questo fatto occasionare un nostro più aperto distacco dalla Francia. Ciò potrebbe essere increscioso poichè se è vero che in linea generale la nostra politica possa accostarsi a quella dell'Inghilterra, in quanto questa apparentemente si proponga di ristabilire la pace sul continente, non è meno vero che gravi interessi nazionali, politici ed economici, dipendono dal mantenimento di una cordiale intesa con la Francia. Ho fatto presente a Salvago-Raggi opportunità di prendere in esame così il progetto di Poincaré che quello inglese per stabilire i punti su cui noi possiamo consentire o dobbiamo dissentire, allo scopo di non trovarci impreparati al momento in cui si riaprisse la questione e di sottomettere le sue osservazioni a V. E.

(l) -Trasmesso alle ore 23 del l febbraio, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava la notizia, contenuta in un telegramma proveniente da Parigi in pari data. (2) -Telegramma n. 1777/380, trasmesso alle ore 23,15 del 22 febbraio e pervenuto alle ore 3,45 del 23, non pubblicato, relativo ad un colloquio Poincaré-Theunis sulla questionedelle riparazioni.
548

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI MINISTRI DELLA MARINA, THAON DE REVEL, E DELLA GUERRA, DIAZ.

L. R. P. 539/8. 537/3. Roma, 24 febbraio 1923. Il partito Corso d'Azione si propone, avvalendosi del profondo malcontento della popolazione corsa contro la Francia, specialmente per lo sfruttamento continuo fatto dei soldati corsi durante la guerra, di ribellarsi nel caso che sia ordinata una mobilitazione generale. In tale ipotesi l'isola resterebbe completamente isolata agli effetti dei rifornimenti. Occorrerebbe quindi che in Sardegna, nelle isole più vicine dell'arcipelago toscano, e sulla costa toscana venissero organizzati dei posti di rifornimento. Prego l'E. V. di esaminare d'intesa col Ministro della Guerra (della Marina), al quale scrivo contemporaneamente in proposito, se e dove possono essere costituiti gli accennati centri di rifornimento per alimentare ed armare la popolazione

corsa, ove ciò fosse reso necessario da eventi della natura suaccennata. Gradirò di conoscere i provvedimenti che saranno adottati.

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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CORSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1868/16. Sofia, 25 febbmio 1923, ore 13,30 (per. o1·e 18). Ambasciatore di Francia mi ha comunicato disposizioni concilianti (su cui però non mi faccio troppe illusioni) manifestate da Stamboliski che intende in questo momento prendere in mano egli stesso questione riparazioni trattandola

a mezzo suoi fiduciari. Commissione pur mantenendo suo punto di vista ha consentito iniziare subito a mezzo suoi funzionari conversazioni ufficiose di carattere

tecnico con fiduciari di Stamboliski allo scopo di preparare possibilmente delle soluzioni concrete di tutta la questione. Ho cercato di oppormi a tale procedura che mi pare anche praticamente inopportuna e pericolosa poichè può incoraggiare governo bulgaro a resistere e temporeggiare. Purtroppo anche delegato francese si lascia riprendere dalla vecchia illusione di potersi mettere d'accordo col Go· verno bulgaro (1).

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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CORSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1885/17. Sofia, 25 febbraio 1923, ore 18 (per. ore 23,40 del 26).

Riferimento mio telegramma n. 14 (2).

Sulle basi stabilite nella precedente seduta questa Commissione nella seduta di sabato, sempre sotto la riserva delle decisioni dei rispettivi Governi, si è trovata d'accordo su questo punto per la formazione del nuovo stato di pagamento: l) Fissare a 50 milioni di franchi oro all'anno la capacità di pagamento della Bulgaria quale può attualmente prevedersi che sarà raggiunto dopo un periodo iniziale di riassettamento. 2) In base a questi dati ed alla durata dei pagamenti stabiliti nel trattato in 38 annualità, determinare in misura variabile l'ammontare della prima « tranche » il cui pagamento dovrebbe essere assicurato mediante rilascio dei buoni garantiti sulle dogane: valore attuale di tale « tranche » sarebbe di circa 700 milioni di franchi oro. 3) Pagamento della prima rata di 50 milioni sarebbe diluito in un maggior numero di annualità applicando gli aggiustamenti necessari in maniera da mantenere valore attuale dell'intera « tranche » intorno ai 700 milioni. Quanto alla seconda « tranche » che ammonterebbe al residuo della somma globale stabilita nel trattato e cioè a circa un miliardo e mezzo, Commissione è stata concorde sul punto di effettuare per mezzo di essa la compensazione delle somme che a norma del trattato dovranno essere accreditate alla Bulgaria. Mi sembra che le pretese di questa ultima sarebbero ingentissime mentre a mio avviso potranno ridursi a ben poco ma che ad ogni modo sarebbero di lunga e difficile liquidazione. Delegati inglese e francese si sono dichiarati favorevoli a che tale compensazione sia fatta a stralcio completo e definitivo rinunziandosi così fin da ora a reclamare qualsiasi residuo attivo. Io mi sono dichiarato recisamente contrario facendo le più espresse e speciali riserve a che sia consentita la rinuncia di qualsiasi parte anche eventuale del nostro credito che deve rimanere riservato in diritto anche se di fatto tale riserva dovesse restare inoperante. Ho creduto opportuno assumere tale atteggiamento essenzialmente in vista salvaguardia nostri propri interessi nella questione generale della Commissione delle riparazioni coi debiti interalleati, ricordandomi che progetto inglese circa sistemazione debiti presentato nell'ultima conferenza di Parigi faceva intervenire in qualche modo anche riparazioni Bulgare insieme a quelle

austriache e ungheresi e che tale punto formò anche oggetto della nostra replica. Sulle basi suesposte capo servizio finanziario è stato incaricato di preparare progetto definitivo da sottoporre alla Commissione dopo avere avuto con rappresentante bulgaro conversazioni di cui al mio telegramma pari data n. 16 (1).

(l) -Il telegramma fu comunicato anche a Parigi e alla Legazione di Sofia. (2) -Telegramma n. 1743/14, trasmesso alle ore 22 del 21 febbraio e pervenuto alle ore 4,50 del 22, non pubblicato, relativo all'inizio dei lavori della Commissione.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 1860/212. Londra, 25 febbraio 1923, ore 22,15 (per. ore 2,30 del 26).

Telegramma di V. E. n. 907 (2). Comunicato Stefani di cui al telegramma di V. E. n. 898 è stato da tutti i principali giornali e da alcuni largamente commentato nel senso desiderato dal

R. Governo. Era già a mia conoscenza che presso sfere ufficiali (ne ebbi conferma fin anche negli ambienti di Corte) era stata fatta insinuazione cui accenna V. E. Ma contro di essa la R. Ambasciata non ha mancato di reagire tempestivamente ed energicamente. R. Ambasciata non tralascia d'altra parte reagire assiduamente secondo pensiero di V. E. contro altri interessati propaganda intesa a dimostrare piena e completa solidarietà italo-francese nell'attuale conflitto per la Ruhr ed a generare impressione che rispettivi punti di vista dei gabinetti Roma e Londra siano diametralmente opposti.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

(A C)

T. 136/2095 (3). Roma, 25 febbraio 1923.

Suo telegramma Gab. n. 67 (4). Prego V. E. far notare ambiente politico giornalistico diplomatico americano:

l) Che motivi i quali ispirarono nota decisione sono di natura puramente disciplinare come risulta stesso ordine del giorno votato che non contiene deplorazioni idealogia massonica ma solo constatazione diversità idea e metodo.

2) Nessuna misura è stata presa o sarà presa contro massoneria e impiegati che facciano loro dovere ufficio. 3) Politica fascista poggiante su solide basi e ricostruzione stato non può condurre mai restaurazione parziale meno ancora totale potere temporale papi

liquidato maniera irreparabile 20 settembre 1870. Governo fascista tiene conto Vaticano quale grande forza religiosa operante nel mondo, ma non abdica ad una sola linea della sovranità dello Stato. Faccia contempo rilevare altissimo spirito disciplina fascista e differenza fra massoneria italiana demagogica, politicante, sovversivoide e massoneria filosofica religiosa altri paesi.

(l) -Pubblicato al numero precedente. (2) -Trasmesso alle ore 2,30 del 24 febbraio, non pubblicato, col quale Mussolini invitava il Della Torretta a sottolineare presso i circoli politici inglesi il contenuto del comunicato Stefani, di cui al telegramma n. 898 non pubblicato, tendente a dissipare sospetti e malumori inglesi per l'accordo economico italo-francese. (3) -Numeri di protocollo dell'ambasciata a Washington. (4) -Telegramma gab. n. 86/67, privo di data di partenza e pervenuto alle ore 11,15 d.el 18 febbraio, non pubblicato, relativo alle preoccupazioni degli ambienti massonici americani per l'espulsione dei massoni dal partito fascista e per impossibile accordo fra Vaticano e Stato italiano.
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L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, GOBBI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1872/389. Durazzo, 26 febbraio 1923, ore 13,35 (per. ore 21,20).

Vari periodici albanesi riportano in questi giorni ampi sunti due articoli pubblicati su giornali Mattino e Nazione del 7 ed 8 corrente nonchè commenti Scarfoglio in calce articoli suddetti dal titolo «Il ritorno in Albania». Non so se testo sia sunteggiato fedelmente. Appaiono tuttavia informati tono manifestamente inopportuno e sconsiderato in rapporto con presente realtà e nostri interessi sopire motivi allarmistici altrimenti riacutizzati da scritti del genere.

Concetto esposto due giornali tende rappresentare ineluttabilità e necessità nostro ritorno Dulcigno, come in Albania dove ci richiamano ragioni morali economiche strategiche. Commenti periodici albanesi sono specialmente violenti contro Scarfoglio e viene anche rilevato tono diverso stampa italiana in genere in relazione linea nostra politica verso Albania affermata da Presidente del Consiglio. Tuttavia a Valona si è avuto un certo fermento che ha occasionato invio vari telegrammi protesta Tirana e risposta Ahmed bey Zogolli. Imprudenza eccessivo linguaggio come quei due accennati giornali non può se non intralciare e nuocere, in relazione esagerato riverbero proprio psicologia questa popolazione, proficuo svolgimento nostra azione attuale.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1886/394. Parigi, 26 febbraio 1923, ore 21,05 (per. ore 24).

Ho conferito con Dell'Abbadessa il quale mi ha così riassunto le sue idee sulla situazione generale del momento in Renania: « La resistenza tedesca, sempre risoluta ed intransigente, almeno in apparenza, negli atteggiamenti di Berlino, mostra non dubbi segni di stanchezza nelle masse che debbono attuarla. Inter· mittenza degli scioperi, ad esempio, non è solo una tattica per paralizzare e disorientare azione direttiva degli alleati ma è un segno genuino di incertezza e di

ondeggiamento delle masse operaie. D'altra parte malgrado i divieti ed i moniti sempre più rigorosi, il commercio si viene adattando alle esigenze dei nuovi ordinamenti: gli uffici interalleati delle dogane e licenze oramai funzionano e cominciano a produrre. Qualche vendita abbastanza importante di legname è già possibile. Quotidianamente pervengono offerte di servizio da parte di agenti tedeschi licenziati o di privati, popolazione nella Renania risente pochissimo gli eccitamenti che pervengono da Berlino per mezzo di emissari e rimane nella generalità indifferente ed inerte ed in fondo malcontenta della intransigenza ufficiale.

Per cui è lecito pensare che il giorno in cui azione degli alleati per il persistere degli imbarazzi che ora la paralizzano, si rivelasse non più conciliabile con la funzione del rispetto formale della sovranità del Reich, non è certamente dallo stato di animo delle popolazioni che verrebbe un serio ostacolo ad una separazione territoriale completa se non nella forma di annessione o di autonomia, in quella di una amministrazione di durata più o meno indefinita. Questa prospettiva ed il disastro finanziario attuale che già colpisce i magnati dell'industria nella Ruhr deve con ogni possibilità indurre Governo germanico ad una non lontana capitolazione. Ciò posto per quanto riguarda la nostra situazione locale essa è rimasta, per tutto quanto è stato fatto finora, nella linea tracciata dal R. Governo. Nessuna partecipazione a misure coercitive nè generali nè tanto meno singole. Le prjme possono· considerarsi oramai esaurite per ciò che ha tratto direttamente alla presa di possesso dei pegni ed alla possibilità del loro sfruttamento, la sostituzione dei franco-belgi ai tedeschi per la loro gestione essendo un fatto virtualmente ed in gran parte realmente compiuto. Ora sorge per noi il quesito se per il fatto che non abbiamo contribuito all'azione coercitiva che ha finito per mettere nelle nostre mani i pegni desiderati, dobbiamo astenerci anche dal partecipare alla loro gestione, ora che è praticamente possibile, finchè il possesso siffatto non divenga, in un modo o in un altro, accettato: in altri termini, se per il fatto che intorno alla gestione permane l'ambiente di opposizione ufficiale (mentre non t!Siste quasi più l'opposizione diretta ed effettiva) dobbiamo considerare una collaborazione tecnica di dettaglio o di massima compatibile con le nostre direttive anche se tale collaborazione non può più urtare contro l'eventualità di misure coercitive. In questo caso occorrerebbe invio di altri funzionari».

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL SENATORE PANTALEONI

T. R. 1948/167. Vienna, 27 febbraio 1923, ore 19,30 (per. ore 23,10 del 28).

Schiiller parlandomi scambio d'idee per precisare natura prestito tre milioni e mezzo di sterline mi ha detto essere importante per l'Austria che questi denari entrino nelle casse dello Stato. Per quanto riguarda la natura sarà facile intendersi. Aggiunse confidenzialmente e con preghiera discrezione che in tutto questo scambio di idee da V. E. sollevato vedeva un segno di sospetto nell'animo di Lei verso azione inglese cui forse si attribuiscono secondi fini politici dei quali egli ritiene incapace Normann e banchieri inglesi. Gli ho risposto non essere a giorno pensiero Pantaleoni ma essere certo trattarsi soltanto desiderio salvaguardare quanto più possibile indipendenza economica finanziaria dell'Austria. Già si parla qui di uno straniero per la banca e di uno straniero per monopolio tabacchi. Evidentemente ciò non può che preoccupare Italia che come ha dimostrato anche in occasione Presidenza Banca vuole anzitutto che l'Austria rimanga agli austriaci.

Schiiller mi ha detto che apprezza altamente queste finalità della politica Italiana ma che eccezione fatta per l'Italia ha sempre constatato capitalisti inglesi aver decretato minori pretese politiche pur usando forme che qualche volta non facilitano trattazione affari.

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IL MINISTRO A VARSAVIA, TOMMASINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1927/67. Varsavia, 27 febbraio 1923, ore 21 (per. ore 1 det 28).

Mio telegramma n. 66 (1).

Questo Ministro degli Affari Esteri è venuto oggi a vedermi e mi ha dato lettura di un telegramma con cui si riferisce una conversazione con S. E. Vassallo circa proposta deferire di nuovo alla Società delle Nazioni questione frontiera polacco-lituana. Risultando da tale conversazione che il R. Governo si riservava di precisare definitivamente il suo punto di vista, il Ministro degli Affari Esteri mi ha chiesto di pregare insistentemente V. E. in suo nome di rinunziare a fare nella Conferenza degli Ambasciatori opposizione alla proposta francese che è la stessa presentata precedentemente da Lei. Egli mi ha ripetuto che se Lituania vedrà compensata con successo per la seconda volta in pochi giorni la sua attitudine intransigente e provocatrice, Governo polacco non potrà resistere alla pressione dell'opinione pubblica. Stamane in una lunga seduta della Commissione per gli Affari Esteri della Dieta egli sarebbe stato attaccato vivamente ed accusato di ingenuo ottimismo per la sua attitudine troppo remissiva.

A quanto ho precedentemente esposto circa merito della questione mi permetto di aggiungere :

l) non è verosimile che Lituania attacchi in questo momento Polonia se questione delle frontiere è decisa dalle Grandi Potenze alleate a favore di quest'ultima, perchè attualmente essa non può contare su appoggio militare effettivo della Germania o della Russia, mentre non è dato prevedere quale sarà soluzione fra qualche mese;

2) se questione stessa dovesse essere pregiudicata dalla nostra opposizione, nostra influenza politica in Polonia, che per l'attitudine di V. E. si era molto rafforzata, riceverebbe un colpo irreparabile.

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IL RAPPRESENTANTE RUSSO IN ITALIA, WOROVSKIJ, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

L. 655/19. Roma, 27 febbraio 1923.

Ho l'onore di accusare ricevuta della Sua lettera n. 208973/3 del 26 corr. (2).

Mi sento in dovere di marcare quella impressione tranquillizzante che produce la Sua dichiarazione, che i fatti anormali manifestati verso i miei concittadini e da me segnalati non esorbitano dal campo di osservazione del R. Ministero, e che gli estremi di questi fenomeni vengono controllati dal Ministero per denunziare le persone, responsabili per aver trasgrediti i limiti ammessi.

Questa Rappresentanza considera i fatti segnalati con tutta la calma ed

obbiettività possibile e necessaria, cercando di non lasciarsi influenzare da preconcetti. Però, come è ben noto a V. E., l'esperienza acquistata in due anni di permanenza a Roma ha favorito troppo poco allo sviluppo nei componenti della Rappresentanza dei sensi di ottimismo e di tranquilla fiducia.

Per ciò che riguarda la questione fondamentale a cui la S. V. Ill.ma accenna, ho avuto già occasione nel mio colloquio del 5 corr. con S. E. Mussolini di notificare l'assoluta mancanza d'ogni legame fra l'attività del mio Governo e la propaganda politica dei partiti operanti sul territorio russo (1). Avendo informato il mio Governo delle nostre conversazioni, sono autorizzato formalmente di dichiarare che esso non si è occupato, nè si occupa e non ha intenzione di occuparsi di qualsiasi propaganda ostile alle istituzioni del Regno d'Italia, e ciò non solo in virtù dell'impegno assunto col par. a del preambolo all'Accordo preliminare italo-russo del 26 dicembre 1921, ma pure a causa del sincero desiderio di un più stretto ed ·amichevole riavvicinamento con l'Italia, colla quale la Repubblica russa ha tanti comuni interessi politici, economici e culturali. Il cambiamento di Governo in Italia avvenuto nei primi di novembre u. s. non ha modificato in nulla la segnalata attitudine del mio Governo, poichè esso non si considera in diritto d'intervenire negli affari interni d'Italia e pronunciarsi quale Governo le converrebbe di più.

In quanto alla Internazionale Comunista --associazione politica con Sede Centrale a Mosca -essa rappresenta un organismo del tutto indipendente dal Governo della R.S.F.S.R. verso il quale quest'ultimo non è legato da nessun vin· colo ed impegno e che è sottoposto tanto nella sua attività, quanto nella sua responsabilità, alle leggi comuni della Repubblica.

Questa organizzazione nelle sue manifestazioni pubbliche esprime esclusivamente il proprio parere e giudizio ed il Governo Soviettista non è in nessun modo responsabile per le dichiarazioni ed atti di questa organizzazione, analogicamente a come nessun Governo non è responsabile per gli atti .dei partiti politici che operano sul suo territorio in conformità colle leggi del paese.

Sarò molto lieto se questa mia dichiarazione gioverà a dissipare quei deplorevoli malintesi che son venuti a crearsi intorno alle trattative tanto felicemente incominciate fra noi circa tre mesj fa e permetteranno di continuare a condurre a buon fine il progettato accordo che darà indubbiamente un notevole impulso al riavvicinamento economico dei nostri popoli (2).

(l) -Telegramma n. 1926/66, trasmesso alle ore 17 del 27 febbraio e pervenuto alle ore 2 del 28, non pubblicato, relativo a pressioni del governo polacco per ottenere l'appoggio italiano nella questione della delimitazione della frontiera lituano-polacca. (2) -Non pubblicata. In essa il Contarini giustificava il Governo italiano degli incidenti antibolscevici e antirussi verificatisi nel paese.
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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 1840. Parigi, 27 febbraio 1923.

Sebbene non possa prevedersi quando la situazione creata dalla occupazione della Ruhr consentirà ai Governi interessati di riprendere insieme in esame la

questione delle riparazioni, è fuor di dubbio che non appena si presenti la possibilità di riaprire i negoziati interrotti ciascuno dei Governi dovrà assumere nettamente posizione nel dibattito.

La Conferenza di Parigi, pur lasciando insoluta la questione, ha palesato la profonda divergenza esistente fra le due tesi estreme, quella Britannica e quella Francese, le quali, del resto, erano ambedue assai lontane dal piano di V. E. Se il piano francese aveva maggiori punti di contatto con quello italiano ne differiva per una minore precisazione del debito tedesco e della sorte dei buoni C, e per una notevole differenza nella natura delle garanzie da esigere dalla Germania.

Le repliche e controrepliche scambiate fra Francia e Italia da un lato e l'Inghilterra dall'altro, se palesano in qualche modo l'intenzione di non troncare definitivamente le trattative, non hanno valso a riavvidnare i differenti punti di vista.

Ma un altro fatto è intervenuto dopo la Conferenza di Parigi, e susseguentemente alla occupazione della Ruhr, che rende, specialmente ai nostri riguardi, più difficile la situazione. La Francia, nel suo progetto di moratoria presentato alla Commissione delle riparazioni il 23 gennaio, ha introdotto nuove e più gravi condizioni di quelle che risultavano dal pi:::no presentato alla Conferenza di Parigi. Benchè il progetto di moratoria non abbia avuto seguito, per l'atteggiamento assunto dalla Germania che ha determinato la dichiarazione di inadempienza generale verso Francia e Belgio, e quantunque il progetto stesso non abbia alcun valore nei riguardi dei Governi, esso sta a dimostrare quale sia il pensiero del Governo francese su uno dei punti essenziali della questione, quello dei gages da assumersi a garanzia delle obbligazioni germaniche.

Nel progetto di moratoria, infatti, la Francia propone che i gages, presi dai Governi alleati, sia in seguito alle inadempienze della Germania, sia in conseguenza dell'attitudine da essa assunta contro le sanzioni adottate, rimangono nelle mani degli Alleati a garanzia della esecuzione, da parte della Germania, delle sue obbligazioni.

Palesemente tale tesi allontana il punto di vista francese da quello cui si informava il progetto italiano presentato alla Conferenza di Parigi, in quanto i provvedimenti presi nella Ruhr, se possono avere come ultima finalità la percezione delle riparazioni, si concretano in atti di natura essenzialmente politica e militare. Ne consegue che nella discussione che dovesse nuovamente riprendersi fra i Governi nella questione delle riparazioni, le tre tesi italiana, inglese e francese si presenterebbero con punti di divergenza tali da renderne assai arduo il riavvicinamento.

Mi sembrerebbe pertanto utilissimo che, profittando del tempo che ancora ci separa da una ripresa delle trattative, il R. Governo esaminasse la questione nei suoi diversi aspetti, per concretare la linea di condotta che giudicherà conveniente di assumere. E se da tale linea di condotta deriverà l'opportunità di procedere a un riesame del piano presentato alla conferenza di Parigi, il R. Governo dovrà decidere se convenga accostarsi ad una delle due tesi, francese o inglese, o presentare un nuovo progetto indipendentemente da esse. Se, presa tale decisione, l'E. V. lo riterrà opportuno, sarò ben lieto di mettere a disposizione l'opera mia e di questa Delegazione per quegli studi, che sulle direttive impartitemi, si rendessero utili.

Ad ogni modo mi permetto pregare V. E. di volermi, non appena lo creda possibile, far conoscere il suo pensiero, perchè ne possa aver norma nelle conversazioni, per ora di carattere assolutamente personale, che ho spesso occasione di avere coi miei colleghi (1).

(l) -Annotazione marginale di pugno di Mussolini: • Non c'è altro partito in Russia all'infuori di quello dominante», (2) -La lettera del Worovskij, preceduta da un commento amichevole riveduto sulla minuta da Mussolini, venne parzialmente pubblicata sul Messaggero dell'S marzo 1923.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. RR. 973. Roma, 28 febbraio 1923, ore l.

Telegramma di V. E. n. 203 (2).

Quanto V. E. mi riferisce circa pensiero di Curzon conferma che punto di vista Governo britannico circa questione Ruhr corrisponde a quello Governo italiano molto di più che non sia apparso. È assai conveniente che Ella mantenga costì continui contatti acciocchè Governo italiano possa essere in condizione di decidere in tempo condotta da tenere qualora si verificasse mutamento attuale attitudine Governo inglese. Potrà forse giovare alla sua azione l'accennare a Lord Curzon che tenendo conto della sostanziale modifica apportata al problema delle compensazioni dei debiti colle riparazioni e del regolamento diretto dei debiti inglesi, sto riesaminando assieme ai Ministri competenti il progetto inglese per tentare di prenderlo come base di discussioni nell'intento sopratutto di realizzare possibilmente col Governo inglese una completa intesa politica sulla questione. Occorrerebbe tuttavia per il raggiungimento dell'accordo che il Governo britannico da parte sua volesse tener conto delle difficoltà finanziarie che l'Italia deve affrontare.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VARSAVIA, TOMMASINI

T. 975. Roma, 28 febbraio 1923, ore l.

Mio telegramma n. 894 (3).

Ministro di Polonia ha dichiarato a questo Ministero che risulta a Governi') di Varsavia in modo sicuro che Italia è la sola ad opporsi ad una pronta e soddisfacente soluzione nella questione della frontiera fra Polonia e Lituania mentre Francia ed Inghilterra sarebbero favorevoli. Prego far rilevare a codesto Governo come informazioni in suo possesso non siano esatte.

R. Governo per quanto riguarda il merito della questione non ha mai ostacolato aspirazioni polacche nemmeno quando Polonia prescindendo da ogni suggerimento alleato annetteva Vilna. Soltanto ha espresso l'avviso che fosse conveniente il rinvio della questione alla Società delle Nazioni intendendo così che alla decisione venissero interessati il maggior numero di Stati a garanzia della decisione stessa.

26 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

Non è esatto che Governo inglese si sia già pronunziato circa proposta fran, ce se.

Qualora dovesse aderirvi noi non ci opporremmo pur declinando ogni responsabilità per la procedura scelta (1).

(l) -Il rapporto fu inviato per conoscenza anche al Ministro delle Finanze. (2) -Pubblicato al n. 536. (3) -Trasmesso alle ore 23 del 22 febbraio, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava a Varsavia, Londra e Riga la notizia della iniziativa francese di cui al telegramma pubblicato al n. 546.
561

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. 977. Roma, 28 febbraio 1923, ore l.

Telegrammi di V. E. n. 76, 77, 78 (2).

Ho fatto oggetto di attento esame notizie e considerazioni espostemi da V. E. ma trattandosi di materia che nei suoi aspetti tecnici è di competenza di altre amministrazioni, ho bisogno di giungere con esse a definitivi accordi prima d'inviarle conclusione.

V. E. potrebbe intanto, se lo crede opportuno, far comprendere che R. Governo sta riesaminando a fondo complessa questione in tutti i suoi aspetti tenendo conto della situazione che si è venuta creando.

Gradirò conoscere telegraficamente pensiero Jung su possibilità soluzione questione debiti verso America ed anche Inghilterra.

562

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 1964/16. Bruxelles, 28 febbraio 1923, ore 12,55 (per. ore 18,40).

Signor Jaspar parlandomi della recente visita del Signor Theunis a Parigi mi ha confermato che le questioni trattate furono soltanto di ordine economico e tecnico relativamente alla occupazione della Ruhr. Che contrariamente voce corsa i due Governi erano rimasti pienamente d'accordo. Jaspar nell'insistere sull'accordo finora mantenuto ed esprimendo il convincimento che la resistenza tedesca non tarderà ad essere fiaccata non·mi è parso escludere del tutto la possibilità che in avvenire abbiano a sorgere divergenze fra le due nazioni alleate. Difatti le note tendenze del signor Millerand e del signor Poincaré ed altri molteplici indizi dell'intenzioni francesi di stabilirsi permanentemente nella Ruhr e in Renania destano qui serie preoccupazioni. Il signor Jaspar a questo riguardo mi ha ripetuto che nessun pensiero politico ha condotto il Belgio nella Ruhr; il Governo belga considera l'occupazione soltanto come un mezzo di pressione sulla Germania nè potrebbe consentire che serva a raggiungere obbiettivi politici. Jaspar mi ha pure accennato alla opportunità di un maggiore contatto tra Italia e Belgio i cui scopi e le cui tendenze, egli ha detto, sempre più si avvicinano. Un più intimo contatto tra i due paesi, secondo Jaspar, influirebbe grandemente

specie nei riflessi della Francia sulla soluzione del grave problema delle riparazioni. Mi ha soggiunto che sarebbe assai lieto incontrarsi con V. E. se una favorevole occasione si presentasse.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e Londra. (2) -Pubblicati ai nn. 540, 541 e 542.
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IL MINISTRO DELLE FINANZE E DEL TESORO, DE STEFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. uu. 203/510. Roma, 28 febbraio 1923, ore 13.

Ho attentamente esaminato quanto il R. Ambasciatore a Washington ha esposto nel telegramma comunicatomi da codesto On. Ministero col telespresso

n. 208850/413 a proposito di una nuova linea di condotta che fosse eventualmente da adottarsi di fronte agli Stati Uniti circa la questione del nostro debito di guerra.

Tutto considerato, a me sembra che non sia il momento di uscire da quell'attitudine riservata che abbiamo mantenuto sinora e che in ogni caso, potrebbe giustificarsi col fatto che siamo in un periodo d'intenso lavoro di assestamento della pubblica finanza, al quale il Governo attuale si è dedicato con fermo proposito di condurlo a termine inesorabilmente, ma di cui non possono ancora valutarsi i risultati futuri e le ripercussioni sulla pubblica economia, destinata a prendere un nuovo orientamento nel senso di una intensificazione della produttività del Paese e dell'incremento delle sue risorse finanziarie.

Ma la principale ragione che rende ora meno conveniente per noi l'inizio di discussioni sul nostro debito di guerra è che, subito dopo l'accordo intervenuto con l'Inghilterra, gli Stati Uniti non possono essere disposti a delle grandi concessioni a favore degli altri Governi associati loro debitori sulle quali noi dobbiamo contare per potere affrontare, senza angosciose preoccupazioni, il grave problema della sistemazione del nostro debito.

A mio avviso, noi dobbiamo cercare di guadagnar tempo, affi.nchè l'opinione pubblica americana possa gradualmente acquistare una più chiara visione delle quistioni che involge la sistemazione dei debiti europei di guerra e delle conseguenze economiche che ne potrebbero derivare per gli Stati Uniti.

Codesta politica di temporeggiamento potrebbe essere favorita dalla circostanza, accennata dal R. Ambasciatore a Washington, della sosta che dovrebbero subire i lavori della Commissione per la sistemazione dei debiti europei interalleati nell'intervallo tra l'imminente chiusura dell'attuale sessione del Congresso americano e l'apertura della nuova a dicembre.

È d'altra parte logico che prima che noi andiamo innanzi alla detta Commissione, la Francia riprenda i negoziati interrotti per la partenza da Washington della Missione Parmentier e che gli accordi tra essa e il Governo Federale precedano i nostri, per ragione d'importanza finanziaria ed economica, come quelli inglesi hanno preceduto i francesi.

Ciò premesso, non avrei difficoltà che, al momento opportuno, S. E. Caetani facesse al Governo degli Stati Uniti le dichiarazioni alle quali egli ha accennato nel suo telegramma di già mentovato, per spiegare la mancanza sinora di un nostro passo verso la Commissione americana dei debiti.

-+03

564

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1975/73. Budapest, 28 febbraio 1923, ore 16,30 (per. ore 21,35).

Mio telegramma posta 517/135 in data 26 febbraio (1).

Giornali pubblicano motivazione sentenza processo Karoly nella quale è detto fra l'altro che nel 1915 quando si parlava del probabile intervento dell'Italia nella guerra, Karoly inviò al Barone Sonnino reverendo Giovanni Torok, alias Toch, prete greco, almeno per indurre Italia a non dichiarare guerra Ungheria. Conte Karoly inviò suo delegato a trattare con Governo italiano informò Go'Verno ungherese solo quando Sonnino respinse proposta Torok, il quale trattò non solo a Roma ma anche a Londra ed a Parigi. Mi affretto a chiedere testo ufficiale, e prego intanto V. E. volermi inviare istruzioni per quei passi o rettifiche che credesse opportuni.

565

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1976/219. Londra, 28 febbraio 1923, ore 21,05 (per. ore 5 del 1 marzo).

Curzon ha tenuto iersera discorso politico che trasmetto per corriere. Intanto segnalo all'E. V. che egli ha confermato direttive della politica inglese circa Ruhr quali ripetutamente segnalate a V. E. Nel corso del discorso Curzon ha pure affermato che, problema riparazioni essendo problema internazionale, egli sperava venisse pure risolto con una azione internazionale. Fece inoltre con molto accorgimento e circospezione allusione alla Soaietà delle Nazioni ed America generando impressione e supposizione che intervento nel conflitto della Ruhr possa essere effettuato ad un momento dato dalla Società delle Nazioni con assistenza americana e che anche Gran Bretagna ed America possano intervenire in questo problema con concorde volontà. Per quanto riguarda atteggiamento italiano nei riguardi della Ruhr noto che Curzon questa volta non ha ripetuto definizione contenuta nel discorso della corona o negli accenni del Primo Ministro. Parrebbe così che ormai Curzon abbia più adeguatamente realizzato atteggiamento del R. Governo. Per quanto riguarda poi situazione generale Italia ed opera di V. E. Curzon si è espresso nei seguenti termini: «L'Italia è stata più dt una volta negli ultimi quattro anni minacciata da tumulti e rivoluzioni... È sortito colà un uomo forte col quale ebbi lunga conversazione a Losanna. Parlo del signor Mussolini. Egli è uomo di meravigliosa energia e dal pugno di ferro. In pochi mesi egli ha schiacciato disordine interno, ha sollevato Italia, ha rialzato prestigio suo Paese ed ha avuto saggezza di far pace con la Jugoslavia. In questo momento le nubi si dissipano nel cielo d'Italia».

(l) Non pubblicato.

566

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1977/85. Washington, 28 febbraio 1923 (per. ore 6)40 del l marzo).

Mio telegramma n. 81 (1).

Sotto Segretario di Stato mi comunica che Governo degli Stati Uniti ha telegrafato al suo Ministro di esprimere al Governo albanese suo malcontento se non venisse seguita politica della porta aperta per quanto riguarda concessioni terreni petroliferi, concessioni che dovrebbero essere accordate unicamente in base al merito delle offerte di qualsiasi paese interessato e che non dovrebbero avere in alcun modo carattere monopolistico. Dipartimento di Stato ha dato facoltà al suo Ministro notificare quanto precede verbalmente o per iscritto tenendosi in contatto con Rappresentanti delle altre Nazioni. Dipartimento di Stato non è in favore di una azione collettiva ma di passi individuali riservati convergenti allo stesso scopo.

567

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PREFETTO DI MILANO, LUSIGNOLI

T. 1008. Roma, l marzo 1923, ore 15.

Pregola ancora una volta e sarà ultima richiamare signor Umberto Notari (2) a smettere la sua campagna ticinese che ha disastrose ripercussioni nella vicina nazione colla quale Italia ha fondamentali interessi di vivere concordia. Ultimi articoli su Ticino stesso titolo rubrica dall'Italia-Svizzera impressionano sfavorevolmente ambienti svizzeri che è quadrivio Europa. Richiami signor Notari necessità non creare imbarazzi Governo che sa quello che deve fare senza sollecitazioni estranee che si risolvono in una diminuzione del nostro prestigio all'estero. Questo è ultimo avvertimento.

568

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 1010. Roma, l marzo 1923, ore 15.

Telegramma di V. E. n. 219 (3).

Prego V. E. manifestare Ministro Curzon mio grato compiacimento per parte suo discorso riguardante Italia suo attuale Governo (4).

(l) Telegramma n. 1846/81, privo di data di partenza e pervenuto alle ore 13,20 del 25 febbraio, non pubblicato.

(2) Direttore dell'Ambrosiano.

(3) -Pubblicato al n. 565. (4) -La minuta è di pugno di Mussolini.
569

IL SENATORE QUARTIERI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2007/31. Abbazia, 2 marzo 1923, ore 0,40 (per. ore 2,45).

In seguito al telegramma odierno di S. E. il Presidente del Consiglio che notificava scambio delle ratifiche come avvenuto lunedì, ho convocato Commissione stasera ore 21. Erano presenti i sei delegati delle due Nazioni e il Conte Casati pregato dalle due parti a far parte della Commissione come segretario generale. Assunta da me la Presidenza e avvenuto il solito scambio di cortesie, fu stabilito sgombero Sussak per sabato mattina di buon'ora lasciando all'Onorevole Mazzucco e al delegato Silovic di stabilire modalità d'intesa colle autorità militari. Tutte le varie questioni di dettaglio furono esaminate e risolte con spirito conciliativo stabilendo come base di mantenere, secondo desideri di Fiume, lo stato delle cose attuale per il periodo provvisorio di un mese e furono prese necessarie misure per evitare ogni possibile incidente.

Per ristabilimento servizio limitato ai passeggeri fino a Fiume delegati jugoslavi dichiararono non avere istruzioni nonostante loro pratiche svolte Belgrado. Dopo nostre vive insistenze delegati jugoslavi presero impegno ripetere a nome Commissione intera presso Belgrado domanda di autorizzare tale servizio riconoscendo grande opportunità.

Commissione rinviò seduta a domani.

570

L'INCARICATO D'AFFARI A DURAZZO, GOBBI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2033/429. Durazzo, 2 marzo 1923, ore 15,45 (per. ore 21,45).

Telegramma di V. E. n. 1006 (1).

Ministro degli Stati Uniti ha ricevuto istruzioni ieri sera. Momento mia partenza da Tirana mi comunicò avrebbe fatto oggi o domani passi presso Governo albanese. Per medesimo motivo mi recherò domani Tirana. Avevo già dichiarato rappresentante americano che ritenevo conveniente fare passo separato. Ho perciò avuto riguardo nostra situazione particolare. Intanto ho telegrafato a Perricone far conoscere Incaricato d'Affari francese necessità compiere subito passo. Questo ultimo mi ha fatto comunicare, salvo impedimento stradale, raggiungere tosto Tirana e che altrimenti avrebbe fatto preliminare comunicazione telegrafica. Mi è stato riferito da fonte ufficiale che inglesi agiscono anche in via pressione ordine politico. Questo Vice Console britannico ha fatto comprendere governo albanese che atteggiamento britannico in questione confine meridionale e problema capitolazioni. sarebbe dipeso conclusione favorevole concessione petrolio. Ministro Stati Uniti mi ha informato che, secondo notizie si

cure da Atene, inglesi farebbero colà medesimo giuoco circa questione confini per promuovere accoglimento loro interessi. Lasciandomi comprendere qualche cosa a tale riguardo, mi è stato dichiarato che albanesi non avrebbero tenuto in alcuna considerazione pressione. stessa e che la cosa era molto dispiaciuta tanto che pressione era un fatto accennato nel discorso che reggente doveva leggere occasione apertura del Parlamento.

(l) Trasmesso alle ore 15 del 1° marzo. non pubblicato, col quale Mussolini comunicava il telegramma pubblicato al n. 566.

571

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1023. Roma, 2 marzo 1923, ore 18.

Quartieri telegrafa in data 2 marzo seguenti notizie che le comunico per intero acciocchè V. S. sia sempre minutamente informata andamento lavori:

Tel. n. 2007 (1).

Mi associo al passo che delegati jugoslavi hanno fatto a nome intera commissione insistendo su questo che è punto fondamentale per creare e mantenere nell'ambiente di Fiume atmosfera di tranquilla aspettazione indispensabile buon andamento lavori.

Ho avuto iersera lungo colloquio con Antonievich in cui ho chiarito qualche malinteso sorto costà causato da interferenze telegrammi nostra delegazione e questo Ministero a Lei diretti. Per evitarli in avvenire ho pregato delegazione servirsi tramite Ministero per comunicazioni a Lei dirette. Intanto Ella voglia rinnovare ringraziamenti a Nincic per sostituzione Priza assicurandolo mia intenzione procedere sempre lealtà e chiarezza assoluta e che attendo da codesto Governo identico atteggiamento. Sono soddisfatto risultati prima seduta specie per decisioni .circa periodo provvisorio Fiume che rispondono miei desiderata. È essenziale che codesto Governo sia conscio necessità fare ogni sforzo per superare momento delicato delimitazione confini in rapporto alla questione del porto.

572

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI

T. 1028. Roma, 2 marzo 1923, ore 23.

Telegramma di V. E. n. 16 (2).

Ho preso conoscenza con interesse delle dichiarazioni del sig. Jaspar.

Sulle nostre direttive di politica estera ho fatto anche ieri ampie dichiara

zioni nel Consiglio dei Ministri che la stampa ha riprodotto. Se l'occasione si

presenti sarò ben lieto d'incontrarmi col sig. Jaspar, del quale ricordo con sim

patia i rapporti avuti a Londra e lo sforzo comune fatto nell'interesse d'una

soluzione conciliativa su basi realistiche.

Credo anch'io ai vantaggi d'un più intimo contatto col Belgio, come di tutti gli alleati tra di loro, da cui dovrebbe certamente avvantaggiarsi assai il ristabilimento d'una completa intesa, nella quale in definitiva non può non basarsi una soluzione che sia soddisfacente per tutti.

In questo senso V. E. potrà esprimersi con codesto Ministro degli Affari Esteri.

(l) -Pubblicato al n. 569. (2) -Pubblicato al n. 562.
573

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 103 bis/421. Parigi, 3 marzo.1923, ore 20,40 (per. ore 23).

Mi permetto di richiamare l'attenzione dell'E. V. sui bollettini stampa di ieri l'altro e ieri (1). Da essi come da quelli dei giorni precedenti V. E. rileverà come il comunicato ufficioso (2) relativo alla campagna sull'avvicinamento interpretato e accolto con molta obbiettività da tutti i giornali anche ufficiosi contribuirà efficacemente a chiarire la situazione nel buon interesse dei rapporti tra i due paesi.

574

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 1054. Roma, 4 marzo 1923, ore 17.

Quartieri telegrafa in data 3 marzo:

Tel. 2072 (3).

Prego V. S. informare d'urgenza signor Nintchich che se la dichiarazione del signor Ribars corrisponde a tassative istruzioni di codesto Governo io dovrei dare alla Delegazione italiana istruzioni tassative diametralmente opposte. Sarebbe in tal caso inutile far proseguire lavori Commissione perchè non vi sarebbe altra soluzione possibile che rimettere la questione al giudizio arbitrale.

Debbo del resto osservare che tale dichiarazione è anche in contraddizione con la lettera degli accordi 23 ottobre 1922 in quanto il comma 6) di essi ha solo ragione di essere appunto per la questione del Delta e di Porto Baros.

Contarini prega poi personalmente di ricordare al signor Nintchich come fosse assolutamente d'intesa anche nelle conversazioni amichevoli avute con Lloyd George che questioni di cui ai comma b) c) e d) dovevano essere risolute simultaneamente.

Ho del resto avuto in proposito conversazioni con Antonievitch che è stato collaboratore di Nintchich negli accordi, ed egli convenendo perfettamente nelle mie osservazioni, mi ha detto che avrebbe subito analogamente telegrafato al suo Governo.

(l) -Non pubblicati. (2) -Dell'agenzia Havas. (3) -Telegramma n. 2072/36, trasmesso da Abbazia alle ore 24 del 3 marzo e pervenutoalle ore 4 del giorno successivo, non pubblicato, relativo al contrasto sorto tra le delegazioni italiana e jugoslava per la delimitazione del confine con particolare riguardo allo sgombro delle truppe italiane dal Delta e da Porto Baros.
575

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CORSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2094/19. Sofia, 4 marzo 1923, ore 20 (per. ore 21,30).

Riferimento miei telegrammi n. 16 e 17 (1).

Come prevedevo conversazioni ufficiose coi rappresentanti bulgari non hanno portato ad alcun risultato. Proposte bulgare sono assolutamente irrisorie per non dire canzonatorie. Esse consistono in uno stato definitivo di pagamenti da iniziarsi solo fra tre anni e da portarsi fino al 1962 il cui valore totale attuale sarebbe di appena 137 milioni di franchi oro cioè poco più di quanto secondo il Trattato sarebbe l'importo di una sola annualità ivi stabilite. Viceversa Governo Bulgaro prevede per proprio uso esclusivo e chiede condizioni appoggio governi contrarre prestito 500 milioni di franchi oro. In via subordinata governo bulgaro propone di fissare uno stato provvisorio di pagamento sempre ridottissimo per un periodo di 12 anni; soluzione che per ovvie ragioni sarebbe la peggiore di tutte. Conversazioni sono state rotte e Commissione riesaminerà situazione in una prossima seduta (2).

576

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CORSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2098/20. Sofia, 4 marzo 1923, ore 22,20 (per. ore 1,30 del 5).

Riferimento mio telegramma odierno n. 19 e precedenti.

Prima di rimettere questo Ufficio al Conte di Carrobio atteso qui domani· e lasciando ormai a lui di esprimere il proprio giudizio sulla situazione credo doveroso esprimere personalmente a V. E. il mio pensiero genuino al momento attuale. In seguito alle ultime conversazioni ufficiose coi Rappresentanti bulgari già da me giudicate inopportune e pericolose questa Commissione si trova presa in un circolo vizioso. Da una parte Governo bulgaro cerca esimersi dall'obbligo dei pegni doganali finchè non abbia ottenuto uno stato di pagamento di suo gradimento; dall'altra la Commissione non vuole imporre e nemmeno negoziare uno stato di pagamento soddisfacente finchè non abbia in mano pegni doganali. Occorre rompere questo circolo vizioso, senza di che noi resteremo sempre in balìa del Governo bulgaro. A tal fine occorrerebbe rimettersi risolutamente sul terreno su cui la Commissione si era posta e si è mantenuta ufficialmente e cioè esigere che il Governo bulgaro adempia a invito formale proventi doganali. È da dubitare che Governo bulgaro voglia

adempiere tale richiesta nel termine prefisso tanto più ora dopo transigenza francese dimostrata, e tempo perduto nelle conversazioni ufficiose. In tal caso dovrebbe procedersi alla formale constatazione dell'inadempienza del Trattato da parte della Bulgaria; e come conseguenza di ciò o dovrebbe seguire subito applicazione interalleata delle sanzioni già minacciate nella nota della Conferenza Ambasciatori oppure nella carenza di un'azione interalleata si schiuderebbe adito ad una eventuale azione preparata dai singoli Stati interessati e particolarmente di quelli vicini. Quest'ultima eventualità potrebbe presentare inconvenienti ma forse anche opportunità di carattere politico su cui non è mia competenza pronunciarmi. Qualora nessuna di queste soluzioni potesse

o volesse attuarsi è doloroso ma necessario riconoscere che noi ci troveremo alla mercè del Governo bulgaro e che pur di uscire dalla situazione attuale dovremo subire quella qualsiasi soluzione e ripiego più o meno decente che si potrà escogitare d'accordo con quello. Certo dopo più di tre anni dalla firma del Trattato e dopo due anni dalla istituzione qui della Commissione non è più possibile continuare in una situazione che se anche non giunga a compromettere prestigio dei Governi rappresentati nella Commissione toglie a questa ogni resto di autorità e di serietà, tanto da riuscire anche personalmente penosa (1).

(l) -Pubblicati ai nn. 549 e 550. (2) -Il telegramma fu comunicato anche a Parigi e alla Legazione a Sofia.
577

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CORSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2108/21. Sofia, 5 marzo 1923, ore 12,30 (per. ore 0,15 del 6). Mi risulta con certezza che locali enti finanziari francesi, che fanno capo a quell'alta finanza, stanno facendo in questo momento forti pressioni sul governo bulgaro per sistemare subito questione risarcimento danni privati di guerra (articoli 176 e 177 del Trattato di Neuilly) che interessa particolarmente per somme assai vistose sudditi e enti francesi. A tal fine allettano governo bulgaro con l'idea da esso vagheggiata di contrarre un forte prestito cercando di impegnarlo anche su tale questione, e valendosi anche del nome di questo Ministro di Francia e di questo delegato francese dichiarano che dall'atteggiamento del governo bulgaro su tali questioni potrà dipendere un più favorevole atteggiamento del governo francese nella questione delle riparazioni. È da supporre che tale azione degli enti finanziari fiancheggi una azione analoga da parte organi ufficiali. Ciò spiegherebbe contegno più conciliante dimostrato ultimamente da questo delegato francese come ho già segnalato a V. E. Governo francese riprenderebbe così suo antico sistema, che ha infettato da principio tutta la azione di questa Commissione, di subordinare questione riparazioni ad altri vantaggi di carattere finanziario. Questa delegazione si oppose già recisamente

e vittoriosamente a tale tendenza che sarebbe dannosa per noi, perchè mentre abbiamo parte rilevante nelle riparazioni abbiamo invece modesti interessi

di carattere finanziario e potremmo difficilmente competere a crearne dei nuovi. Noi abbiamo ancora armi per resistere ad una nuova manovra di tal genere, poichè tanto questione risarcimento danni privati che questione prestito non possono essere risoluti senza il nostro consenso implicando deroga al privilegio delle riparazioni che non può essere accordato che all'unanimità.

Però non basta restare estranei in una posizione negativa, occorre pensare all'azione positiva da svolgere secondo circostanze. Per il caso che questione riparazioni dovesse nostro malgrado essere portata sul terreno dei compensi (come potrebbe forse anche convenirci nel caso che si dovesse avere una soluzione del tutto insoddisfacente) ci conviene intanto mantenere attitudine intransigente per meglio valorizzarci.

Al riguardo mi riferisco anche a tutto quanto è stato già segnalato a codesto R. Ministero particolarmente coi rapporti 27 aprile n. 18 e 24 luglio

n. 31 a proposito antico progetto di prestito, che è opportuno non perdere di vista (1).

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e alla Legazione di Sofia.

578

IL REGGENTE LA PREFETTURA DI TRIESTE, DELLI SANTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. R. 106/014/25. Trieste, 5 marzo 1923, ore 14 (per. ore 18).

Comunico E. V. seguente telegramma on. Giunta:

« Con riferimento dichiarazioni fattemi mattino domenica 25 u. s. sopra questione Porto Baros permettomi segnalare doverosamente queste impressioni. Per quanto autorizzato da E. V. a rendere noto che Porto Baros non verrebbe ceduto, ho voluto mantenere il riserbo ma ho ritenuto mio dovere renderne edotto collega on. Mazzucco. Delegazione italiana ignorando vostri propositi su Baros rimasta perplessa. Se veramente V. E. intende non alienare sovranità Baros occorrono precise istruzioni nostra delegazione affinchè cessi sua incertezza e agisca fino primi momenti tale direzione. Ritengo tuttavia necessario che nostra delegazione mantenga atteggiamento assoluta diffidenza verso delegazione jugoslava composta uomini assai scaltri, conoscitori perfetti situazione e appassionati avversari tesi italiana. Occorre da parte nostri delegati energia e fermezza. Giunta».

579

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2119/184. Costantinopoli, 5 marzo 1923, ore 14 (per. ore 12,50 del 6).

Telegramma di V. E. n. 1039 (2).

La situazione critica dei profughi del Ponto è veramente lamentevole. Ne sono accalcati in questo momento a Costantinopoli più di 20.000. Sono in condizioni di miseria assoluta. Serpeggiano fra di essi malattie infettive. Co

stituiscono naturalmente un grave pericolo per la salute pubblica. E mentre la Grecia rifiuta di riceverli essi continuano ad affiuire a Costantinopoli. Ho diffidato le nostre società di astenersi da tali trasporti. Ma essi vengono su navi battenti bandiere differenti. Il piroscafo turco «Gul Gemi!» ne sbarcò 4026 nel febbraio. I turchi sostengono che questo esodo è volontario però i, rappcrti relativi del nostro delegato a Trebisonda no:1 lasciano invece alcun dubbio che si ricorra a mezzi di intimidazione per attenerlo. Questa è la situazione di fatto e basterebbe a spiegare l'atto del Governo greco. Ma devo pure riflettere che la Grecia spera ancora che non si concluda la pace e farà ogni sforzo perchè non si addivenga alla conclusione. Al Ponto vi era una numerosa popolazione ottomana di sudditanza ma greca di religione. La Grecia l'adoperava ai suoi fini politici e non si rassegna a perdere questa arma mentre è ancora incerta la sorte dell'Oriente. La politica seguita qui fino ad ora dall'Inghilterra potrebbe far dubitare se questa sia completamente estranea alla mossa del Governo greco. Ma la mia impressione è che la dichiarazione di Rumbold da me riferita a V. E. con mio telegramma n. 182 (l) sia stata fatta in piena buona fede.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi e alla Legazione di Sofia. (2) -Trasmesso alle ore 1,30 del 3 marzo, non pubblicato, col quale Mussolini chiedeva informazioni sui motivi per i quali il Governo greco aveva deciso di sospendere lo scambio dei prigionieri con quello turco.
580

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 2122/76. Budapest, 5 marzo 1923, ore 21,15 (per. ore 6,50 del 6).

Deputato Giovanni Bogya cristiano intransigente ed indipendente ha avuto occasione parlare con Zambra che conosce personalmente mostrandogli sua intenzione svolgere attiva propaganda per indirizzare politica Ungheria verso Italia. Del resto accennò tali sue idee all'Assemblea Nazionale (telegramma per posta 200/8 del 24 gennaio) (2). Vorrebbe presentare interpellanza Governo spingendo rivolgersi Italia. Mi risulta Conte Bethlen lo avrebbe pregato non presentare interpellanza. Intenderebbe formare gruppo deputati amici dell'Italia analogamente gruppo amici Ungheria nel Parlamento francese. Ha domandato vedermi per espormi sue idee e presumibilmente conoscere accoglienza da parte italiana tale suo ultimo progetto. È giovanissimo, eletto con voti legittimisti estremi, entrato nel blocco governativo poi uscitone per avere secondo lui maggior libertà parola, si dice molto amico Gombos di cui non condivide idee reazionarie e legato con ungheresi ridestati; non ha molta influenza ma molto ambizioso, si dà da fare: ultimamente schiaffeggiò deputato radicale all'Assemblea Nazionale. Affermerebbe essere stato incoraggiato da Gombos e dallo stesso Governatore. Ha avuto sempre tendenze filoitaliane. Data anche persona e posizione politica del Bogya, qualora V. E. approvasse mio punto di vista mi limiterei accettarlo senza entrare in merito, nel caso egli insistesse essere ricevuto; tuttavia pur non credendo nel momento attuale potrebbe convenire incoraggiare tale movimento, riterrei opportuno mantenere prudente contatto con lui magari indirettamente.

(l) -Telegramma n. 2042/182, trasmesso alle ore 21 del 2 marzo e pervenuto alle ore 14,20 del 3, non pubblicato, col quale comunicava il punto di vista di Rumbold, f~vorevole alla ripresa dello scambio di prigionieri fra Grecia e Turchia. (2) -Non pubblicato.
581

IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2139/64. Sofia, 6 marzo 1923, ore 21,30 (per. ore 24).

Organo ufficioso del Governo pubblica articolo evidentemente ispirato in cui rileva che cambiamento Ministro a Sofia entra nel piano delle riforme Governo di V. E. che si attende dal nuovo Rappresentante italiano maggiore attività e fermezza per chiarire relazioni italo-bulgare evitando attriti e malintesi constatati negli ultimi tempi.

Con questo si è voluto alludere alle note vertenze e alla necessità soluzione definitiva su cui ho richiamato attenzione Stamboliski come ho riferito col telegramma n. 55 (1).

582

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL CONSOLE A MONACO DI BAVIERA, DURINI

T. 1071. Roma, 7 marzo 1923, ore 14,15.

Suo telegramma del 6 corrente (2).

Mi rammarico V. S. non mi abbia informato più dettagliatamente circa aggressione Rosenheim di cui leggo ampi particolari nei giornali di stamane. Pregola appurare entità fatti ed avanzare forte protesta presso Governo bavarese esigendo eventualmente pagamento indennizzo per operai feriti. Dica al Presidente del Governo che Italia non ammette che i propri sudditi subiscano all'estero violenze o soprusi e che sono deciso a tutelarli ad ogni costo. Voglia immediatamente notiziarmi su esito richieste che devono comprendere anche punizione esemplare per responsabili.

Ho informato ambasciatore Berlino incaricandolo sostenere energicamente nostro reclamo per immediata e completa soddisfazione.

583

IL MINISTRO A BERNA, GARBASSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2178/128. Berna, 7 marzo 1923, ore 18,50 (per. ore 20,50).

Telegramma di V. E. n. 1011 (3). Nell'assenza da Berna del Consigliere federale Motta ho creduto opportuno parlare a Capo divisione Affari Esteri dell'energico intervento di V. E.

per far cessare nuova campagna dell'Ambrosiano pro Ticino. Ho pure posto in luce scarsa importanza politica del pubblicista.

Capo divisione mi ha vivamente ringraziato e mi ha detto che Consigliere federale Motta ed intero Consiglio Federale avrebbero preso conoscenza con viva soddisfazione del pronto energico efficace intervento di V. E. che è nuova prova dell'importanza attribuita da V. E. alla cordialità dei rapporti tra i due paesi.

(l) -Telegramma n. 1851/55, trasmesso alle ore 15 e pervenuto alle ore 17,45 del 25 febbraio, non pubblicato. (2) -Telegramma n. 2130/6, trasmesso alle ore 6,45 e pervenuto alle ore 20,45, col quale il Durini dava conto di una aggressione di cui erano stati vittima alcuni operai italiani a Rosenheim, non pubblicato. (3) -Trasmesso alle ore 15 del l" marzo, col quale Mussolini comunicava la diffida al Notari, di cui al n. 567.
584

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2203/97. Berlino, 8 marzo 1923, ore 4,05 (per. ore 21,25).

Telegramma di V. E. n. 1072 (1).

Rimetto subito promemoria a questo Ministro degli affari esteri per appoggiare passi che Durini mi conferma aver già iniziati a Monaco. Mi permetto però ricordare a V. E. che con mio telegramma n. 63 (2) suggerii che non si lasciassero al momento presente entrare operai italiani in Germania che non hanno ora nulla di buono da aspettarsi e contro i quali è purtroppo naturale che si sollevi il sospetto che si rechino nella Ruhr a sostituire gli scioperanti tedeschi. Tale mio suggerimento fu accolto dall'E. V. (telegramma n. 557) (3) e mi duole che non vi si sia poi dato corso. Comunicherò a V. E. risposta questo Governo alla mia nota.

585

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2208/108. Belgrado, 8 marzo 1923, ore 20 (per. ore 21,45).

Telegrammi di V. E. n. 1054 (4) e 1068 (5).

Ho avuto oggi lungo colloquio con Nincic il quale ha sostenuto avantieri e ieri ampia discussione nel Consiglio dei Ministri sulla questione Fiume. Mi disse che comprendeva il punto di vista di V. E. e che quindi Governo S.H.S. malgrado nota riserva non insisterebbe sulla evacuazione immediata del delta e di porto Baros. D'altra parte dovendosi preoccupare opinione pubblica specialmente nella imminenza elezioni politiche (che avranno luogo 18 corrente) non gli è possibile applicare punti C e D senza che prima sia risolta la questione di cui al comma B. Egl1 quindi ha incaricato la delegazione jugoslava di proporre

che tutti i tre punti siano studiati assieme per essere in seguito applicati contemporaneamente. Nel frattempo ha fatto sospendere ordine dato dal Ministro delle comunicazioni per il ripristinamento servizio ferroviario soltanto con Sussak. Nincic ha aggiunto ritenere che la soluzione da lui proposta in via conciliativa sarebbe accettata da noi facendo presente come gli occorra procedere con la maggiore cautela e senza troppa precipitazione per persuadere qualche suo collega che fa opposizione convinta, che l'accordo sarà infine raggiunto. Mi ripetè che, malgrado progetti ingrandimento di altri porti vicini voluti dai croati, che le persone sensate e responsabili qui ritengono però inattuabili, Fiume sara il vero porto per il retroterra e che il Governo desidera arrivare ad una sistemazione pratica di tale problema. In fine tenne ad assicurarmi che qualora, come prevedeva, dovesse presentarsi nel corso trattative divergenze fra i due punti di vista egli è deciso a fare tutto il possibile per sormontare ogni difficoltà ma chiede che anche da parte nostra sia tenuto conto della situazione delicata in cui egli ed il Governo si trovano.

(l) -Trasmesso alle ore 14,15 del 7 marzo, col quale Mussolini comunicava il testo del telegramma di cui al n. 582. (2) -Telegramma n. 1068/63, trasmesso alle ore 20,30 del 2 febbraio e pervenuto alle ore 3,40 del 3, non pubblicato. (3) -Trasmesso alle ore 16 del 4 febbraio, non pubblicato. (4) -Pubblicato al n. 574. (5) -Trasmesso dal Contarini alle ore 16 del 4 marzo, non pubblicato, per informare il Negrotto Cambiaso dell'andamento dei lavori della Commissione itala-jugoslava per la questione fiumana.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2213/443. Parigi, 8 marzo 1923, ore 21,15 (per. ore 3 del 9).

Così nei circoli governativi che in quelli politici e giornalistici si giudica che nè il discorso del Cancelliere Cuno nè quello del Primo Ministro inglese abbiano portato elementi nuovi a modificare od a chiarire situazione, dicendosi che se da una parte cancelliere tedesco ha ottenuto unanimi consensi, all'infuori dei comunisti, a sostegno dei suoi propositi di resistenza, non diversamente Poincaré può contare sull'appoggio quasi di tutti i partiti nella sua decisione di non cedere fino a quando Germania non si sarà convinta della necessità di chiedere apertura dei negoziati. In questi ultimi giorni parte della stampa francese è andata esercitandosi alla ricerca delle varie ipotesi che potranno verificarsi quando si passerà dalla fase della lotta di resistenza ora impegnata a quella delle conversazioni. Essa si domanda come potranno adattarsi i due aspetti della questione, l'uno internazionale derivante dall'interesse che tutte le potenze firmatarie del trattato hanno nelle riparazioni tedesche e l'altro tutto speciale risultante dalla situazione di fatto sortita dall'azione della Francia e del Belgio. Pertinax in alcuni articoli che hanno avuto larga eco in Inghilterra ha prospettato la necessità che i negoziati debbano avvenire esclusivamente fra la Francia ed il Belgio da una parte e la Germania dall'altra, lasciando aperto l'accordo all'Inghilterra ed alle altre nazioni firmatarie del trattato. Poincaré al quale ho chiesto quale fosse il suo pensiero in proposito mi ha detto che egli considerava sempre più che la Germania dovesse indirizzarsi o alla Commissione delle riparazioni e direttamente ai Governi delle 4 Potenze nel quale ultimo caso egli avrebbe visto anche con piacere una riunione ad hoc dei rispettivi Primi Ministri. Ho chiesto anche a Poincaré quale sarebbe stata la sua attitudine se in tale eventualità l'Inghilterra si presentasse con lo stesso progetto di Bradbury proposto nella Conferenza di Parigi del 2 gennaio. Poincaré mi ha risposto che

ciò era possibile ma che ormai la Francia ed il Belgio ed anche l'Italia, se non mutassero parere, avevano in mano i pegni desiderati e per quanto riguardava la Francia e il Belgio erano ben decisi a tenerli. Ho fatto osservare al Presidente del Consiglio opportunità di far conoscere in tempo agli alleati il suo pensiero con maggiore precisione; ricordando che la presente spiacevole situazione derivava in parte dal fatto che l'Inghilterra aveva presentato il suo progetto senza un preliminare scambio di vedute fra gli alleati e che era del maggiore interesse evitare il ripetersi di un tale errore. Poincaré mi ha assicurato che appena avrebbe avuto sentore della possibilità di trattative si sarebbe messo in comunicazione con V. E. Parlandomi della Ruhr e della Renania Poincaré mi ha detto che si avvicina il momento decisivo. Esso consisteva, ora che la situazione era stata ben presa in mano, nell'affrontare il prelevamento del carbone dalle miniere. Erano già intervenuti accordi con alcune società nelle quali erano compresi capitalisti francesi e belgi, sopratutto nella regione di Aix la Chapelle, i cui minatori pur essendo di nazionalità tedesca avevano consentito a lavorare anche quando il carbone estratto fosse destinato alla Francia ed al Belgio (vedere mio telegramma n. 380) (1). Si sperava che questo esempio sarebbe stato seguito anche dai minatori delle altre miniere tedesche, ma se ciò non fosse avvenuto, egli aveva deciso di procedere al prelevamento del carbone anche correndo l'alea di uno sciopero generale domato il quale considerava di aver guadagnato la partita. Iniziandosi così una terza fase del conflitto franco-tedesco mi permetto di attirare l'attenzione di V. E. su rapporto dell'ingegnere Baraffael che chiedeva tre ingegneri minerari e sul mio telegramma 394 (2) nel quale riferivo una conversazione avuta con Dell'Abbadessa ove questi tra l'altro prospettava opportunità di inviare qualche funzionario per rappresentarci nell'amministrazione dei pegni delle dogane delle foreste e della tassa sul carbone. Invio di tali funzionari fatto discretamente non modificherebbe la posizione presa e ci farebbe trovare in migliore situazione in una eventuale sistemazione dei pegni nelle sue varie ramificazioni.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 2227/239. Londra, 8 marzo 1923, ore 21,40 (per. ore 10 del 9).

Telegramma di V. E. n. 973 (3).

Continuo naturalmente, come ho fatto sino ad ora, a mantenere contatti ed a raccogliere tutte le informazioni necessarie a V. E. per decidere in tempo la condotta da tenere qualora si verificasse un mutamento nell'atteggiamento della Gran Bretagna nei riguardi dell'attuale conflitto franco-tedesco. Per il momento posso confermare quanto ho già precedentemente telegrafato e cioè che l'atteggiamento inglese potrebbe modificarsi: l) o sopra una domanda di mediazione da parte francese o tedesca; 2) o in seguito a un mutamento nella

situazione locale sopratutto nei riguardi della zona britannica. Oggi prima ipotesi sembra doversi escludere, per la seconda resta sempre aperta la possibilità. Persistente indisposizione di Curzon mi ha impedito di vederlo, per tastare il terreno conformemente alle istruzioni di V. E. Osservo intanto: l) a mio avviso la sistemazione anglo-americana dei debiti di guerra non dovrebbe influire sostanzialmente sulle future trattative per riparazioni e debiti perchè la sistemazione anglo-americana stessa era già prevista e scontata dal Governo inglese al momento della Conferenza di Parigi, 2) ho ragione di ritenere che qui persista il concetto che l'intera questione dei debiti interalleati e riparazioni è intimamente connessa con una pace permanente e con la ripresa del lavoro e commercio internazionale. Però il Governo britannico stante la situazione creatasi nell'ultima Conferenza di Parigi si ritiene completamente libero di riaprire ad un momento dato la questione dei debiti o la questione delle riparazioni o entrambe le questioni; 3) nessuna dichiarazione è stata fatta dal Governo britannico per lasciare intendere che il suo progetto presentato a Parigi debba essere considerato come decaduto. Credo mio dovere rilevare inoltre che stante gli odierni avvenimenti e la posizione presa dall'Inghilterra il regolamento della questione delle riparazioni sarà presumibilmente considerato dal Governo britannico in modo decisamente contrario al programma politico economico di Poincaré. Ritengo che n R. Governo per raggiungere l'intesa con l'Inghilterra dovrebbe schierarsi decisamente contro il programma francese. Se le mie considerazioni sono esatte, esame italo-inglese su debiti e riparazioni ed eventuale realizzazione col Governo britannico di una intesa politica sulla questione, allo stato delle cose sono possibili a condizione di prendere deciso atteggiamento solidale con la Gran Bretagna con conseguenza di urtare fortemente la Francia. Epperò sarò grato a V. E. di ulteriori istruzioni per spingere innanzi trattative che mi pro

pongo iniziare appena mi sarà dato di vedere Curzon.

(l) -Cfr. la nota 2 a p. 392 (2) -Pubblicato al n. 554. · (3) -Pubblicato al n. 559.
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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2220/452. Mosca, 8 marzo 1923, ore 21,50 (per. ore 2,45 del 9).

Da conversazione confidenziale che io ho avuto con Cicerin dedurrei che questi ambienti responsabili politica estera non intendono assumere atteggiamenti che possano alterare rapporti con Governo italiano e portare a rottura.

Avendo io osservato che azione del Comitato esecutivo internazionale comunista poteva sollevare questione responsabilità Governo russo, Cicerin mi ha risposto che Governo russo essendo basato su partito comunista non ha modo

impedire azione terza internazionale e che governanti italiani dovrebbero rendersi conto di questa situazione che è situazione di fatto più che di proposito e di volontà. Egli a sua volta teme intromissioni fasciste fuori d'Italia e mi diss~ essergli giunta notizia emissari Granduca Cirillo si sono recati Costanza per prendere accorrli con organizzazione fascista.

27 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2232/446. Parigi, 9 marzo 1923, ore 14 (pe.r. ore 16,30).

Mi sono fatto interprete presso Poincaré delle preoccupazioni che V. E. mi ha ripetutamente manif€stato a proposito di una unione doganale francotunisina. Senza entrare nelle obiezioni di carattere tecnico prospettate dall'E. V. e segnalate col telegramma per posta 207550 recapitato il 16 febbraio scorso (l) e sulle quali mi riservo di indicare a V. E. alcune osservazioni che esse potrebbero provocare da parte francese, ho detto al signor Poincaré che la Tunisia fa parte in certo modo del sistema economico italiano anche per quanto riguarda l'esportazione. Il provvedimento in questione venendo a comprometter€ gravemente le nostre vendite su quel mercato non mancherebbe produrre in Italia penosa impressione tanto più che non corrisponde alla larghezza della nostra politica commerciale di cui si avvantaggia sempre più anche la Francia man mano che estendiamo la rete dei nostri trattati. E citai ad esempio il recente trattato con la Svizzera in seguito al quale la Francia vi€ne a godere senza alcun compenso di nuove riduzioni su circa 500 dazi della nostra tariffa. Poincaré, pur mantenendo che la Francia sulla base dei trattati abbia la facoltà di attuare una unione doganale colla Tunisia, mi ha dichiarato non aver mai pensato di mandare per ora ad effetto tale unione. Avendo io allora detto constarmi che tuttavia competenti uffici avevano allo studio questo progetto, egli mi rispose che non lo escludeva essendo consuetudine degli uffici di studiare tutti i problemi di loro competenza ma che egli non se ne era mai occupato nè aveva intenzione di prendere in esame la questione tanto più che sulla opportunità di una unione doganale con la Tunisia anche le opinioni in Francia erano discordi. Segue rapporto (2).

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L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2252/202. Costantinopoli, 9 marzo 1923, ore 16 (per. ore 10,50 dellO).

Adnan bey mi ha in questo momento ore 16 consegnato nota di 14 pagine. Essa ha la data di Angora 8 marzo. È diretta a V. E. ed è firmata da Ismet Pascià. Alla nota sono annessi progetti completi del Trattato e delle Convenzioni annesse quale fu presentata ai turchi a Losanna (3) con in margine modificazioni da essi proposte (4). Mi accingo subito alla lettura dei due documenti e telegraferò poi a V. E.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Pubblicato nel Libro Verde n. 114 cit., pp. 35-131. (4) -Il testo della nota e delle modificazioni proposte dai Turchi al progetto di trattato che fu inviato anche ai governi di Francia, Inghilterra e Giappone, è pubblicato nel Libro Verde n. 114 cit., pp. 139-290.
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L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2253/204. Costantinopoli, 9 marzo 1923, ore 21 (per. ore 13,50 det 10).

Nota di Ismet Pascià esordisce colla storia degli avvenimenti che seguirono la presentazione del trattato fatta ai turchi il 31 gennaio, sino alla partenza da Losanna della delegazione. Attribuisce agli alleati responsabilità interruzione negoziati. Enumero quindi per sommi capi modificazioni che Turchia propone sia al trattato sia alle convenzioni annesse. Per quanto riguarda clausole territoriali modificazione più importante è quella che ci riguarda. Con articolo 15 ci è bensì ceduto Dodecanneso ma Castellorizzo rimane alla Turchia. Per quanto concerne clausole finanziarie articoli 48 e 52 sono modificati in modo che annualità dovute per Dodecanneso sono esigibili a partire da 17 ottobre 1912 data che si approssima a quella del trattato di Losanna. Vi sono poi alcune altre modificazioni tra le quali più importante è nota spiegativa annesso 1°. Con tale sop.; pressione Turchia si sottrae all'obbligo pagare in oro interessi e ammortamento suoi debiti. Articolo 65 è modificato in modo da riservare alla Turchia proprietà beni appartenenti lista civile che si trovano nei territori ceduti. Per quanto riguarda clausole economiche tutta la parte terza cioè dall'articolo 71 all'articolo 117 sono stralciate dal trattato e riservate a ulteriori negoziati. Per quanto riguarda clausole sanitarie comitato sanitario preveduto all'articolo 129 è soppresso. Turchia si impegna invece assumere al proprio servizio per un periodo di 5 anni tre medici specialisti europei quali consiglieri amministrazione sanitaria. Articolo 152 che conferma validità provvedimenti presi dagli alleati rimane immutato. Il presente telegramma continua col numero successivo.

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L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2263/205. Costantinopoli, 9 marzo 1923, ore 22 (per. ore 17,45 del 10).

Seguito del n. 204.

Per quanto concerne convenzioni annesse quella degli stretti è senza variante. Convenzione per la Tracia contiene articolo aggiunto che riguarda l'uso della ferrovia dalla stazione di Kuleli Burgas alla frontiera bulgara. Convenzione di stabilimento degli stranieri in Turchia contiene notevoli modificazioni che hanno per scopo di mettere gli stranieri in Turchia ed i turchi all'estero in

condizioni di perfetta eguaglianza. In applicazione detto principio soppressa nell'articolo 4 la disposizione che per l'esercizio della professione si riconosce valido in Turchia diploma rilasciato all'estero. È pure modificato notevolmente articolo 5 per quanto riguarda competenza tribunali ed obblighi che essi debbono applicare. Molte modificazioni contiene convenzione commerciale. Segnalo come specialmente importante per noi soppressione dell'articolo 10 della disposizione che concedeva cabotaggio alla bandiera straniera per un periodo di cinque <JHm. Dichiarazione relativa amministrazione della giustizia in Turchia adotta integralmente formula Montagna. Nota Ismet conclude con mettere in evidenza tutte le concessioni fatte dalla Turchia. Soggiunge che conferenza che si riunisse in qualsiasi città Europa o preferibilmente Costantinopoli, potrebbe nello spazio di due settimane giungere alla conclusione del trattato. Prega infine potenze alleate fargli conoscere loro risposta nel più breve tempo possibile.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. RR. 39. Roma, 9 marzo 1923.

Sir Graham è partito per Londra per concretare Reali modalità viaggio Roma. Egli mi ha domandato quale accoglienza avrebbero ricevuto Reali Inghilterra. Gli ho risposto che accoglienza sarebbe stata degna Roma, ma che sua tonalità non poteva non essere in relazione con situazione politica generale e particolare posizione rapporti italo-inglesi. Prego V. E. di approfittare del soggiorno di Sir Graham a Londra per precisare ancora una volta direttive politica italiana che basansi su necessità amicizia due nazioni ma questa amicizia deve avere manifestazioni pratiche. C'è una questione ormai annosa che sarebbe tempo di definire prima del viaggio dei Reali: quella del Giubaland indipendentemente da quello che potrà essere destino Dodecanneso. Voglia intrattenere su tale questione circoli responsabili e notiziarmi (1).

594

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2298/208. Costantinopoli, 10 marzo 1923, ore 17 (per. ore 13 dell'li).

Modificazioni proposte da Ismet Pascià sono numerose ed importanti. Ma per ciò che ci riguarda ce ne è una sola sulla quale a mio avviso non si può ammettere discussione e cioè retrocessione Castelrosso. È vero che isola è cosi vicina alla costa da formarne appendice. Ma popolazione è tutta ortodossa. Si è mantenuta solidamente coi francesi durante la guerra e non può essere messa ora nelle mani dei turchi. Avremo certo appoggio francese in questa questione. Per il rimanente vi sono state molte domande che non potranno essere accettate ma non mi sembra ve ne sia alcuna alla quale per quanto concerne noi si debba opporre a priori veto assoluto. Tutte possono essere oggetto di discussione. Ripeto per quanto concerne noi. Molto spesso francesi ed inglesi saranno d'altro avviso.

(l) La minuta del telegramma è di pugno di Mussolini.

595

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2288/455. Parigi, 10 marzo 1923, ore 23,25 (per. ore 2,55 deU'll). L'accordo intervenuto fra la, Francia e l'Inghilterra per il passaggio dei treni militari nella zona inglese e le trattative che si vanno conducendo per definire le norme dirette a realizzare il commercio inglese nella Renania ed anche nella Ruhr, sono qui considerati come una conferma della decisione del Governo britannico di non intervenire nel conflitto franco-tedesco e di lasciare alle due Nazioni di completare esperienze incominciate da una parte con l'occupazione militare e dall'altra con la resistenza passiva. Le Temps poi pubblica una nota ufficiosa britannica in cui è ribadito che l'Inghilterra, pure considerando che la politica seguita dalla Francia sia per apportarle più difficoltà che vantaggi, non intende accordare con questo alcuna simpatia alla Germania. Si crede che l'Inghilterra vada persuadendosi che la Germania, pur intensificando forse in un imminente avvenire la sua resistenza, dovrà finalmente cedere e che la Francia vincerà ti punto di mantenere fra i pegni a garanzia dei pagamenti dovutile anche il controllo delle miniere della Ruhr appoggiato da una adeguata forza militare. L'Inghilterra per sua natura poco incline ad indugiare in quella ideologia ricostruttrice dell'Europa che fu assunta da Lloyd George ed ereditata da Bonar Law come strumento per assicurare all'Inghilterra il dominio dell'Europa, si andrebbe adattando alla nuova situazione per ritrarne i maggiori pOSiibili vantaggi. L'Inghilterra vi sarebbe indotta anche dalla persuasione che la Russia non sia in grado di intervenire per sostenere la Germania. Quantunque sia a più riprese giunta voce di mobilitazione e di propositi aggressione della Russia, pare accertato che le forze dei soviets non rappresentino una minaccia militare apprezzabile. Questo Stato Maggiore, sia per informazioni proprie che per, quelle raccolte dagli osservatori polacchi, crede poter assicurare che la Russia non abbia in piedi più di cento cinquanta mila uomini ben armati i quali non possono allontanarsi dai grandi centri, rappresentando il principale sostegno del governo. II resto dell'esercito verserebbe in pessime condizioni e sarebbe incapace di condurre una azione oltre le frontiere. Quanto all'America il recente rigetto del progetto Harding di partecipare alla Corte arbitrale dell'Aja sarebbe ritenuto sufficiente indizio della persistente volontà della Nazione americana di non ingerirsi negli affari europei. Francia e Germania sarebbero così lasciate l'una di fronte all'altra. L'Inghilterra consi

dererebbe di aver peso sufficiente per partecipare alla soluzione qualunque essa fosse.

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NOTA DEL MINISTRO BULGARO A ROMA, RADEV, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

Roml11, 10 marzo 1923.

A fin de dissiper les malentendus surgis dans le passé entre la Commission Interalliée de Bulgarie et le Commissariat du Gouvernement bulgare pour les réparations, le Gouvernement de Bulgarie nomma le Février dernier une Commission spéciale chargée de reprendre les négotiations en vue de porter cette question à une solution satisfaisante juste et équitable.

La Commission spéciale, au nom du Gouvernement bulgare, accepta d'affecter aux payements des réparations, sur un état des payements près la Banque de Paris et des Pays Bas, les revenus douaniers jusqu'à concurrence des versements annuels qui auraient du etre fixés de commun accord.

Il n'est pas à douter qu'il sera bien facile de parvenir à une formule satisfaisante pour ce qui concerne les garanties pour les versements à faire par la Bulgarie.

Partant la Commission Interalliée de Bulgarie au cours des pourparlers posa la question des réparations dans sa totalité en présentant un pian concernant la fixation de la somme globale des réparations et des versements annuels.

Le Gouvernement bulgare sollicita alors la Commission Interalliée de vouloir déduire de la dette des réparations:

I. Les dépenses effectuées par la Bulgarie depuis l'armistice jusque dernièrement et qui aux termes du Traité de Paix de Neuilly (articles 130, 136, 142) doivent etre inscrites au crédit de la Bulgarie, se chiffrant à 619, 776, 659 francs or (v. l'exposé du Commissariat du Gouvernement Bulgare du 12 Février courant).

II. La somme résultant de la différence entre la dette nominale de la Bulgarie envers l'Allemagne et la somme réellement encaissée (v. art. 142 du Traité de paix).

Ces déductions faites la dette bulgare des réparations ne devancerait pas les 500 millions francs or.

Or, meme cette somme de 500 millions serait déjà couverte si, conformément à l'art. 145 du Traité de paix, la Commission des Réparations avait pu réaliser ne fut-ce qu'une partie des créances de la Bulgarie sur l'Allemagne, l'Autriche, l'Hongrie et la Turquie se montant à 2.148.814.123 francs or (v. exposé ci-devant cité).

La Commission interalliée proposa de diviser la dette bulgare en deux parties dont la premi:ère devait se monter à 900 millions de francs or, payables au taux de 5 % en 37 années. En ce qui concerne la deuxième partie la Commission était disposée d'en soustraire les sommes devant etre inscrites au crédit de la Bulgarie et pour la solde qui en résulterait de s'accorder ultérieurement avec le Gouvernement bulgare.

Le Gouvernement bulgare consenHt à se charger du payement de la somme de 400 millions de francs or par versements annuels de 5 à 20 millions francs or à condition d'obtenir au préalable, un repos de trois ans.

Après une suspension des négotiations, le Gouvernement bulgare proposa le payement de 500 milliones de francs or au taux de 2 % ce qui fait au total 720 millions francs or, y compris les intérets.

A cette dernière proposition la Commission Interalliée n'a pas fait connaitre sa réponse.

C'est à ce point que les pourparlers entre les deux parties sont arretés.

Or si l'on examinait les dernières propositions de la Commission interal

liée qui s'est fixée sur la somme excessive de 900 millions francs or on viendra nécessairement à la conclusion qu'en réalité aucune réduction n'a pas été faite à la Bulgarie (comme l'application de l'art. 122 du Traité de Paix laisserait espérer) parce que la somme susindiquée, y compris les intérets, égale les 2.250 millions, prévus par le Traité de Paix de Neuilly.

Cependant le Gouvernement bulgare qui tient à donner des preuves de sa loyauté et de sa bonne volonté de remplir ses obligations dans la limite du possible, tout en étant animé du désir très sincère d'arriver à un accord définitif, ne croit pas devoir accepter des charges dont l'exécution lui sera effectivement impossible. Ce serait non seulement incompatible avec ses devoirs mais aussi une ruine complète du pays pareille à celle de l'Autriche.

L'affectation des revenus les plus siìrs de l'Etat bulgare aux payements des réparations sont la meilleure preuve de sa ferme décision de s'acquitter loyalement de ses obligations.

Partant le Gouvernement bulgare aime à espérer que, dans cette question si importante et qui touche profondément toute la vie économique de l'Etat et la nation bulgare san~ distinction de parti, le Gouvernement Royal d'Italie aura une occasion exceptionelle de montrer ses dispositions favorables à l'égard de la Bulgarie tellement éprouvée dans ces dernières années, en donnant des instructions à son délégué à Sofia d'accueillir favorablement les propositions bulgares en question et de faciliter les pourparlers qui doivent avoir fin le 15 Mars courant.

597

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 112/22. Bruxelles, 11 marzo 1923, ore 15,57.

Decifri Ella stessa.

Signor Jaspar col quale mi sono espresso nel senso del teleg. di V. E. n. 102& (l) ha insistito di nuovo sulla opportunità di un incontro con V. E. quando le circostanze lo favorissero. Egli si mostra persuaso che intervenendo trattative con Germania, Francia vorrà imporre condizioni non contemplate nel Trattato di Versailles e si augura che l'Italia e l'Inghilterra siano a fianco del Belgio quando giungerà momento di trattare. Egli mi ha assicurato di non essere stato nè consultato nè precedentemente avvisato della recente estensione dell'occupazione, tanto che intendeva muoverne lagnanze al Signor Poincaré il quale sarà qui domani per uno dei soliti convegni di Ministri franco-belgi. Riunione ha luogo questa volta Bruxelles per atto deferenza verso Ministri belgi che si recarono già a varie riprese Parigi per conferire col Governo francese.

598

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO (2)

T. 1133. Roma, 11 marzo 1923, ore 18.

Pregasi far porre rilievo specialmente in ambienti politici di sinistra comunicato inviato codesta agenzia ufficiosa circa questione otto ore lavoro e ac

cordi Washington deliberati ieri Consiglio Ministri facendo osservare che in tali provvedimenti Italia ponesi uno primissimi ranghi nazioni aderenti Organizzazione Internazionale compiendo rapidamente ciò che precedenti governi non avevano fatto in lungo periodo tempo attuando beneficio classi lavoratrici provvidenze lungamente e invano sperate.

(l) -Pubblicato al n. 572. (2) -n telegramma circolare fu trasmesso solo alle ambasciate di Londra. Parigi, Madrid, Washington e alle legazioni di Varsavia, Vienna, Bucarest, Sofia, Atene, Praga e Berna.
599

APPUNTO DEL CAPO GABINETTO DI MUSSOLINI, BARONE RUSSO, PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

Roma, 11 marzo 1923.

Nel consegnare un memorandum concernente la questione delle riparazioni bulgare, il Ministro di Bulgaria ha espresso la fiducia che fra l'Italia ed il suo Paese abbiano ad intensificarsi i rapporti su basi sempre più cordiali. Ha ricordato come in passato si siano occupate della Bulgaria specialmente due Potenze, l'Austria e la Russia, con risultati talvolta buoni, talvolta deplorevoli per lo Stato balcanico. Cessata l'influenza delle due Potenze accennate, l'Italia che va acquistando sempre maggiore influenza nei Balcani, e che gode di vivissime simpatie in Bulgaria, dovrebbe rivolgere a questo Stato la sua particolare attenzione. Il Ministro ritiene però che se l'Italia ha benevoli intenzioni deve essere la prima ad agire; l'ultima invece se la sua linea di condotta non potesse ispirarsi a sentimenti di benevolenza. Parlando degli attuali rapporti il Ministro ha fatto presente che il Governo è quello che è, ma che ciò non toglie che il popolo bulgaro abbia vivissima simpatia per l'Italia. In via strettamente riservata ha ammesso di non essere fautore dell'attuale Governo, che non ritiene destinato a lunga vita. Egli appartiene al partito democratico che avrebbe simpatie per il partito fascista e per l'attuale Governo d'Italia.

Il Ministro insiste perchè S. E. il Presidente voglia benevolmente esaminare il memorandum. Le questioni ivi prospettate sono di capitale importanza per la Bulgaria, superiore anche a quella che essa annette alla questione della Traeia. Spera che il R. Governo vorrà dare istruzioni al proprio delegato alla Commissione di Sofia di svolgere opera conciliatrice e moderatrice. Poichè le discussioni dovrebbero chiudersi il 15 corrente, il Ministro chiede che S. E. il Presidente voglia riceverlo possibilmente il 12 corrente, avendo urgenza di intrattenerlo sulle importanti questioni accennate.

600

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2334/251. Londra, 12 marzo 1923, ore 19,50 (per. ore 23,35). Crowe mi ha detto oggi che Foreign Office si è rivolto ai Gabinetti di Ro

mania e Parigi proponendo accordo preliminare a Londra degli esperti sugli affari di Oriente per esaminare risposta del Governo di Angora. A quanto mi

na detto Crowe, tale proposta tende a due fini: l) esame esclusivamente tecnico delle questioni; 2) sollecito e pratico raggiungimento di una concorde opinione dei tecnici alleati onde poscia preparare risposta preliminare per Angora. Perchè nuove informazioni relative alla risposta turca accennano a retrocessione di Castellorizzo, ho voluto prontamente indagare ed influire su pensiero Foreign Office. Ai miei passaggi Crowe, pur evitando di pronunciarsi sull'insieme delle proposte turche, mi ha tuttavia dichiarato che dai nuovi negoziati dovrebbe essere esclusa ogni questione territoriale.

601

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. 487/116. Mosca, 12 marzo 1923. Ho l'onore di richiamare l'attenzione dell'E. V. su una manifestazione importantissima del pensiero di Lenin, nella quale si esprimono con chiarezza totale i concetti direttivi della presente politica russa: concetti che sono quelli di una attesa pacifica sulle posizioni comuniste fino al momento del ritenuto immancabile sgretolamento europeo. Le dichiarazioni di Lenin vengono così a dare conferma a quella interpretazione della situazione russa che ho rapportato alla E. V. Il punto centrale di questa politica generale di attesa sono le disillusioni provate dai dirigenti russi in questi ultimissimi tempi, in quanto erano le illusioni contrarie che davano la ragione di essere alle loro combinazioni politiche. L'impotenza Germanica di fronte alle decisioni delle Potenze Occidentali; la decisa volontà di Berlino di evitare complicazioni di guerra miUtare; l'abbattimento dell'organizzazione economica ed interna germanica hanno infatti costituito tante constatazioni che han fatto cadere le illusioni di una possibile immediata collaborazione politico-militare russo-germanica contro le Potenze dell'Intesa, queste alla lor volta considerate pernio della resistenza capitalistica mondiale. E vi è stata una seconda disillusione: la disillusione Orientale quando hanno dovuto constatare che pure la Turchia non aveva forza e volontà per resistere militarmente alle pressioni dell'Occidente, che la Turchia si rifiutava di accendere la rivolta in Oriente contro l'Europeo, e che infine il giuoco diplomatico della Russia, ammessa finalmente nei più delicati convegni internazionali, non poteva raggiungere tale efficacia da gettare gli uni contro gli altri e sconvolgere la situazione europea. Questo disincantamento è stato sentito profondissimamente appunto perchè il Governo russo aveva sempre calcolato che non avrebbe mancato di trarre pro

fitto da situazioni critiche ,come quelle create dalle questioni Ruhr-Losanna, ed aveva sempre calcolato l'imminenza di una crisi europea.

Ora l'esperienza ultima non lo rende saggio, e non muta le finalità rivoluzionarie internazionaliste della sua politica estera; nè rompe le sue speculazioni sulla collaborazione tedesca; ma lo ha reso prudente ·e gli suggerisce una politica per guadagnar tempo. Le tendenze restano identiche, ma la tattica del momento ha subito una modificazione radicale.

La attuale politica generale russa si viene cosi a comporre: a) di una attesa pacifica verso gli Stati dell'Occidente. Dopo che •la Germania ha mostrato la sua incapacità ad una nuova guerra, dopo che le Potenze dell'Intesa male o bene hanno conservato i loro contatti amichevoli, dopo che nell'Oriente Balcanico ·la situazione si è chiarita, la politica russa si è persuasa che l'Europa è più saggia di quello che essa pensava e che non è pertanto il caso di speculare per ora su immediati conflitti europei. Nè la Russia vuole provocarli, perchè, nelle condizioni presenti europee e nelle sue proprie condizioni di forza statale, ciò costituirebbe un giuoco d'azzardo, in ·cui tutto sarebbe rischiato. Non avendo più nella fase corrente possibilità di calcolare sulla carta Germanica, la Russia non può più permettersi di fare il giuoco grosso di un conflitto militare. Giuoca•re soltanto sui conflitti con gli Stati Confinanti, o giuocare sulla carta d'Oriente intervenendo nei conflitti balcanici o in eventuali conflitti baltici significa per la Russia rischiare tutto senza guadagnare quello che è l'obbiettivo ultimo: il disfacimento statale e capitalistico delle Grandi Potenze dell'Occidente. La politica russa comprende che un suo insuccesso militare alla frontiera polacca o rumena può colpire in pieno la situazione interna non tanto per conseguenti ribellioni di popolo, quanto per conseguente disordinamento dell'organizzazione comunista. Quindi non intende J:ischiare, avendo sempre presente l'esperienza del 1920. Essa perciò va ad una politica di prudenza e torna ad attendere quelle situazioni in cui siano impegnate direttamente le stesse Grandi Potenze ed in cui sia pertanto possibile alla Russia dei Soviet di fare il giuoco definitivo con tutte le garanzie del successo; b) di una organizzazione interna comunistica. La Russia vuole restare Stato Comunistico: e vuole cosi perchè tale è la mentalità del partito che la dirige e perchè -se fosse ammesso un altro ordinamento economico -quel partito finirebbe per perdere il potere. Il comunismo puro ha accettato la NEP; ma le grandi ricchezze -la terra, le case, la grande industria, il gran commercio, i trasporti -sono sempre dello Stato Comunista. Quello che è lasciato alla piccola libera iniziativa privata è misera cosa, sempre alla portata degli arbitrii dello Stato Comunista. Ora questa posizione di fondo non si vuole modifica·re. Non si vuole creare nè mettere un diritto privato fuori dell'arbitrio e della legge comunista. Coloro che dicono che come il comunismo puro è stato forzato ad ammettere la NEP, così ora il partito comunista sarà forzato ad andare più oltre sono per me in un grave errore di valutazione e di misurazione politica. La Russia non è affatto in un processo progressivo ed ormai assicurato che la porterà dal Comunismo ad una organizzazione individualista: intendo la

Russia come entità politica del momento presente, non come entità storica. Evidentemente il comunismo dovrà finire perchè è anti-urnano; ed ogni giorno che passa ci avvicina perciò alla sua fine: ma la sua presente base politka, giuridica, morale non è ancora intaccata, nè i suoi poteri di arbitrio diminuiti, nè la mentalità dei dirigenti accenna a passare su un altro piano di ricostruzione. Vi è ancora da passare il muro divisorio che separa una società comunista d'arbitrio da una società individualista di libertà e di consenso.

L'edificio comunista nel campo economico e nel campo d'arbitrio politico non è stato intaccato. Potrà subire aUre variazioni; ma esse non saranno che pietiner sur place. Per giungere a quella trasformazione che l'Europa attende occorre saltare il fosso onde giungere alla proprietà privata ed al diritto d'accumulazione delle ricchezze: tutto quello che è stato fatto finora è zero di fronte a questa trasformazione che si attende e che per effettuarsi deve essere preceduta o accompagnata da una trasformazione politica.

Ecco quindi il significato di quanto Lenin dice: «Riuscirà la Russia a conser\rare la sua posizione ed il suo significato di paese comunista fino al tempo nel quale la crisi del capitalismo porterà al sistema socialista? » È questo il problema centrale interno russo e ad esso Lenin risponde che la Russia deve restare comunista e che il dissolvimento europeo è inevitabile;

c) di tutta una serie di espedienti per salvare la vita economica dello Stato Comunista, fino a che la rovina del capitalismo europeo darà alla Russia gli aiuti di tutto il mondo rivoluzionario. Quindi politica che da una parte si preoccupa soltanto di' far vivere alla giornata finanziariamente lo Stato dissanguando e annullando tutte le fonti residue della ricchezza e che dall'altro tende ad avere aiuti, sia pure limitati e provvisori, dal capitalismo europeo offrendo svariate promesse, più che beni reali.

Ecco quindi in materia di politica estera la tattica russa dell'oggi delineata da Lenin: «Riusciremo ad evitare un conflitto coi paesi imperialisti dell'Occidente? Ci daranno essi la possibilità di rifarci? ».

Ed in politica interna ecco gli obbiettivi centrali: « Conservare il potere politico (cioè l'arbitrio comunista); risanare l'economia statale (cioè quella comunista); curare che la situazione fatta ai contadini non li spinga contro lo Stato Comunista».

Politica perciò essenzialmente ferma sulle posizioni comuniste.

* * *

Ecco dunque cosa scrive Lenin in un articolo sulla Pravda dedicato allo studio di una organizzazione più perfezionata e più corrispondente ai principi comunisti del sistema amministrativo sovietista ed in particolare dedicato alla necessità di trasformare in un organo di controllo modello il Rabkrin, cioè l'Ispettorato Operaio-Contadino, costituito dagli elementi più decisi e più abili del Partito Comunista:

«In Europa il sistema capitalistico, dopo di aver raggiunto il culmine del suo sviluppo, è ora, in conseguenza della guerra mondiale e della permanente

crisi economica, arrivato ad un punto dove emergono con evidenza le sue contraddizioni interne e la incapacità e l'impotenza sua di ristabilire il mondo sconvolto. Le Potenze vincitrici cercano di rimediare alla loro crisi economica interna a spese dei paesi vinti e sfruttano le loro colonie e specialmente i paesi dell'Oriente. Ma qui, causa la guerra mondiale, si è sviluppato e continua a svilupparsi da una parte un giovine capitalismo che sembra dovere seguire lo stesso processo di sviluppo seguito dal capitalismo Occidentale, mentre dall'altra parte si svegliano nazionalmente ed economicamente le masse. È evidente che tra il capitalismo orientale e quello occidentale si inizierà una lotta di vita o di morte e che nello stesso tempo le masse orientali si rivoluzioneranno e seguiranno l'esempio delle masse russe. I primi segni di questo processo si manifestano già in India, Turchia, Oina, Persia, ecc.

Quale è attualmente la situazione ed il compito della Russia dei Soviet? L'esistenza della Russia dipende per il prossimo tempo dal problema: riuscirà essa a conservare la sua posizione ed il suo significato di paese comunista fino al tempo nel quale il capitalismo avrà compiuto la sua evoluzione (storicamente inevitabile) verso un sistema economico e politico socialista? Questo processo non si sviluppa così come noi l'abbiamo aspettato prima. La trasformazione del sistema capitalista verso il socialismo non è un «maturare equo e continuo», ma si effettua per mezzo dello sfruttamento dei paesi sconfitti e dell'Oriente, che così viene coinvolto nel movimento mondiale rivoluzionario.

Che tattica ci prescrive la situazione attuale? Evidentemente la seguente: noi dobbiamo cercare di mantenere con tutte le cautele possibili il nostro potere operaio; di conservare e di attrarre a noi i larghi strati di contadini medii e piccoli e di risanare ad ogni costo la nostra economia nazionale.

Riusciremo noi ad evitare un conflitto coi paesi imperialisti? Ci daranno una seconda volta la possibilità di rifarci?

La risposta a questa questione dipende da troppe e troppo varie circostanze per poter precisarla con qualche sicurezza. L'unica conclusione che si può trarre è quella che l'immensa maggioranza della popolazione mondiale viene istruita dal capitalismo stesso a fare la lotta contro di lui. Ed in fin dei conti l'esito della lotta è predestinato dal fatto che la Russia, la Cina, le Indie ecc. hanno una maggioranza gigétntesca di popolazione che precisamente negli ultimi anni, viene attirata con una celerità non comune verso una lotta di liberazione. In questo senso la vittoria finale del socialismo è garantita ».

* * *

Ora da tali principi direttivi ne seguono corollari pratici che la politica europea deve tenere presente.

l) Primo corollario è che la Russia non si prepara ad avventure militari già calcolate. Permane sempre un pericolo d'intervento militare russo; ma esso è in dipendenza non dalla volontà provocatrice dei dirigenti bolscevichi, sibbene delle occasioni che i Grandi Stati Europei possano offrire.

2) Si aumenta la rovina della grande industria comunistica, appunto perchè organizzata comunisticamente. Si finiscono le scorte; non si sostituiscono più i macchinari usati. D'altra parte sia per quelle ragioni politiche che esigono la formazione di una nuova classe ricca, sia per le ragioni finanziarie dello Stato il lavoro d'iniziativa piccolo borghese viene soffocato e deperisce, minacciando sempre più di estinguersi. Si riduce al minimo la potenza d'acquisto del consumatore russo. Quindi situazione generale sempre più disastrosa che mette lo Stato Comunista di fronte ad una possibile impotenza finanziaria.

È vero che la massa russa è una massa speciale, asiatica, che si adatta a tutto, anche a morir di fame. Quindi lo Stato, se ha la fortuna di un buon raccolto, ha sempre mezzo di esportare qualche cosa per procurarsi i fondi che gli sono necessari sull'estero, e trascinare cosi la sua esistenza finanziaria.

Ma intanto tutto si rovina: impianti industriali, apparecchio ferroviario, tutto si decompone perchè tutto si sfrutta per il rendimento della giornata senza pensare alla ricostruzione della ricchezza capitale ed istrumento di lavoro.

Cosi continuando, lo Stato Comunista potrà vivere ancora economicamente e finanziariamente una serie di anni, ma alla fine di questi anni in Russia la civiltà economica sarà distrutta e si dovrà tutto rifare.

3) Lo Stato Comunista ha sempre più bisogno del credito europeo. Inventa mille combinazioni diverse per allettare il capitale straniero; ma sono tutte combinazioni inaccettabili perchè lo Stato Comunista non può dare quello che è necessario al capitale europeo: la sicurezza della ricchezza individuale e la garanzia di una giustizia non ispirata all'arbitrio politico ed alle concezioni comuniste. Non può dare queste garanzie agli stranieri, perché equivarrebbe darle anche ai russi: cioè equivarrebbe far precipitare il sistema comunista.

Tuttavia lo Stato Comunista ha assoluto bisogno di mantenere i suoi rapporti economici con l'Europa. Esso trae pur sempre dei benefici dai suoi contatti con l'Europa; qualche credito e qualche ajuto riesce sempre a strappare qua e là; e la sua povertà è così grande che anche la più piccola cosa gli è utile.

Poi non può assentarsi da11'Europa, poichè allora potrebbe sfuggirgli il momento utile dell'intervento definitivo.

La politica russa, dato che deve prendere atto della saggezza europea e dato che non può più speculare su immediate convulsioni internazionali, considera necessario conservare rapporti di reciproca tolleranza formale con gli Stati Europei e si guarda bene dal provocare nuovamente un blocco politico ed economico contro di essa.

Quindi -per concludere -nessuna variazione in vista nel campo internazionale e nessuna variazione sensibile e radicale nel campo interno. Vi saranno rifacimenti di istituti, alcune piccole libertà al guinzaglio; ma la base continuerà.

E ciò fino all'intervento di nuovi elementi, imprecisabili oggi, che possono modificare il programma bolscevico come ad esempio nel campo internazionale: rinnovazione di conflitti aperti fra Grandi Potenze, sobillazione di popoli orientali, gravi crisi interne negli Stati confinanti, un esercito migliorato in misura tale-in confronto dei vicini -da essere considerato carta sicura da giuocare; come, nel campo interno: la completa dispersione della grande economia statizzata, l'aprirsi del conflitto fra le campagne rimesse in forza da buoni raccolti e lo Stato unito agli operai ed alla grande industria comunizzata; ecc.

Dato tale orientamento della politica generale russa, la politica degli Stati Europei può calcolare che -mantenendosi la presente situazione europea e accentuandosi la tranquillizzazione generale -la Russia:

a) farà politica prudente e non provocatrice;

b) eviterà -per quanto le sarà possibile -qualsiasi rottura chiara e definitiva di rapporti politici e di rapporti economici con gli Stati Europei. D'altra parte la Russia continuerà a non dare la base per una proficua e seria collaborazione del capitale europeo. I rapporti economici russo-europei si restringeranno sempre ad operazioni commerciali saltuarie e disorganiche, ed anche queste in relazione alla potenzialità finanziaria del momento ed in relazione al raccolto dell'annata.

La politica italiana verso la Russia potrà giovarsi di questo attuale orientamento generale della politica russa, s'intende fino a quel limite che non obbligherebbe la Russia a sconfessare apertamente se stessa come Stato Comunista.

Una certa irritazione russa che poteva e può tuttora esistere sia per la mancata collaborazione del fascismo neila politica internazionale, sia per il fallimento della recente politica russa diretta a coartare l'Italia verso un accordo politico, non può a mio avviso non essere attenuata dalla presente tendenza pacifica generale russa.

Il Governo russo si guarderà bene dall'assumere una responsabilità diretta nell'azione della Terza Internazionale, poichè credo che esso ritenga che qualsia-si rottura di relazioni con l'Italia significherebbe per esso un primo anello di un possibile nuovo blocco europeo, cioè il ritorno alla politica d'isolamento del 1920. E l'esempio italiano potrebbe dare preoccupazioni e motivi d'imitazione 'sia a quelle Potenze che hanno già rapporti di fatto con la Russia sia a quelle altre, che la Russia vuole ora condurre ad accordi: Stati Uniti, Francia.

Le recenti dichiarazioni di Krassin sulla possibile interruzione dei rapporti commerciali italo-russi costituiscono certamente una minaccia di possibili provvedimenti; ma questa minaccia e la figura dei provvedimenti devono essere interpretati e saranno di fatto inquadrati con la tendenza generale russa a non urtare lo statu quo della propria posizione diplomatica.

Ma se si può rilevare con fondamento questo avvantaggiarsi delle relazioni italo-russe dalla tendenza generale russa di attesa nella fase politica attuale che può durare anche un istante, è d'altra parte ben difficile precisare e calcolare praticamente e di fronte a date situazioni come, quando, in che misura e sotto quali modalità la politica russa determinerà nei confronti dell'Italia il peso ed il valore politico che essa deve attribuire al proprio interesse per lo statu quo politico ed economico con l'Italia.

In linea generale poi le diplomazie europee devono considerare questi atteggiamenti di calma e di attesa della politica russa come essenzialmente temporanei e di opportunità contingente alla giornata, neppure alla settimana.

La Russia come intende restare Stato Comunista all'interno, intende restare all'estero Stato rivoluzionario internazionalista. La Russia continuerà cioè ad aspettare sempre quella crisi, quella combinazione che le permetta di fare il giuoco definitivo del disordine internazionale e della rivoluzione comunista negli altri Stati, avendo tutte o quasi tutte le carte buone in mano. La Russia Comurnista, fanatica, colle parole di Lenin conferma la sua sicurezza permanente nel cataclisma europeo. Quindi la politica estera russa attuale non è sostanza, non è parziale saggezza occidentale; è tattica provvisoria di opportunità.

Una trasformazione di sostanza di questa politica estera rivoluzionaria non sarà possibile che quando avverrà una analoga trasformazione politica nelle direttive interne comuniste: trasformazione che non è ancora iniziata.

La Russia bolscevica va sempre considerata come un oppositore deciso, pronto, senza scrupoli, in attesa dell'errore altrui.

Dato dunque questo carattere di provvisorietà che ha la ten~enza pacifica attuale della politica russa, è lecito dedurre che essa tendenza potrà prendere fine da un momento all'altro

a) in ragione delle occasioni che l'Europa può offrire ad un aperto giuoco rivoluzionario definitivo russo;

b) in ragione dell'estrema mobilità di spirito dei dirigenti comunisti;

c) in ragione di una futura situazione interna russa che possa esigere diversioni all'estero; d) in ragione di attacchi che dovesse subire e di fronte ai quali dovrebbe agire in difesa piuttosto del proprio comunismo che dello Stato Nazionale (1).

602

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2342/463. Parigi, 13 marzo 1923, ore 0;25 (per. .ore 3,15).

Mi permetto richiamare in special IJ10do l'attenzione di V. E. sul mio telegramma odierno n. 461 (2) in quanto la completa adesione data dall'Inghilterra ai punti di vista francese e polacco nella questione delle frontiere della Polonia è considerato qui come un altro indice della tendenza del Governo britannico ad avvicinarsi alla Francia (vedere anche mio telegramma n. 455) (3). Sarebbe interessante indagare se tale interpretazione risponda veramente alla attitudine del Gabinetto di Londra, per trarne una norma opportuna, giacchè non sarebbe la prima volta che l'Inghilterra dopo di essersi discostata dalla Francia vi si riavvicini.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 119/92. Atene, 13 marzo 1923, ore 15 (per. ore 19,15).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 16 (4). Principe Paolo rientrato Atene avendo riferito dettagliatamente a Re Giorgio circa testimonianze simpatia da parte Sovrani e Autorità italiane in

occasione morte Costantino, Maresciallo di Corte mi ha fatto avantieri conoscere desiderio di S. M. ricevermi in udienza privata. In base autorizzazione di V. E. e tenuto presente che quasi tutti i rappresentanti esteri si sono già recati dal Re compreso Incaricato d'Affari britannico autorizzato dal suo Governo, ho risposto favorevolmente. Re Giorgio mi ha ricevuto ieri stesso molto cordialmente e mi. ha ripetutamente espresso sentimenti della sua riconoscenza per manifestazioni di benevolenza verso sua famiglia da parte del Governo e del popolo italiano in occasione del doloroso evento che l'ha colpita. Ho risposto che me ne sarei fatto fedele interprete presso V. E. ed ho quindi mantenuto linguaggio del tutto riservato in conformità istruzioni di V. E.

Re Giorgio mi ha quindi accennato alla necessità imprescindibile per la Grecia di raggiungere pace al più presto augurandosi che Potenze possano eventualmente trovare modo di chiudere il conflitto greco-turco riservando magari ad ulteriore discussione definizione divergenze fra Turchia e Potenze. Di tanto in tanto S. M. ha avuto parole di amarezza per avvenimenti interni che hanno contristato il Paese e di risentimento verso attuali governanti che hanno diffamato gente in malafede. Mi ha più volte espresso sua viva ammirazione pel Governo di V. E. dicendo di non poter augurare di meglio alla sua patria che il sorgere di un uomo di altrettanta forza ed equilibrio. Incaricato d'Affari inglese riassumendo impressioni della sua udienza, mi ha detto che se popolo greco potesse conoscere da vicino il suo Re ne concepirebbe sicura stima e sentita devozione. Tale giudizio trova perfetto riscontro nella mia modesta impressione. Intelligente e dotato di non comune buonsenso, Re Giorgio apporta alla sua giovane età una chiara visione di cose improntata a sentimenti di franchezza e lealtà.

(l) -Annotazione marginale di pugno di Mussolini: • Importante M.•. (2) -Telegramma n. 2344/461, trasmesso e pervenuto in pari data, non pubblicato. (3) -Pubblicato al n. 595. (4) -Trasmesso il 19 gennaio, non pubblicato, col quale Mussolini dava il suo benestare a che re Giorgio manifestasse al De Facendis la sua riconoscenza per il governo e i reali italiani per la parte presa in occasione della morte di re Costantino.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2375/474. Parigi, 13 marzo 1923, ore 22,15 (per. ore 3 del 14).

Ho avuto stamane una interessante conversazione con Seydoux il quale, come V. E. già sa, gode di specialissima autorità per quanto riguarda le relazioni economico-politiche della Francia con gli altri Stati. Avendo messo il discorso sul comunicato che V. E. fece in occasione della campagna giornalistica iniziata dal Messaggero abbiamo convenuto che quel comunicato era stato opportunissimo giacchè nè la Francia nè l'Italia avevano alcuna intenzione di dare agli eventuali loro accordi economici un carattere anti-inglese. Gli ho ribadito la mia tesi che tali accordi economici, che io mi auguravo sempre di poter trattare con la Francia, non dovevano avere mai un carattere politico che potesse allarmare la Gran Bretagna. Seydoux mi ha risposto che conveniva in questo modo di vedere e che da parte sua rimaneva sempre fermo nel proposito di addivenire a tali accordi nel senso da me indicato. Ha aggiunto che il memorandum compilato e comunicato da Gayda ad alcuni direttori di giornali parigini era stato dal Gayda stesso e da Perrone rimesso alla Ambasciata di Francia a Roma che lo aveva trasmesso al Quai D'Orsay. Egli, Seydoux, ne aveva fatto distribuire copia ai vari Ministeri perchè, sebbene considerasse che trattative di tale natura dovessero aver luogo tra i Governi quando lo ritenessero opportuno e al di fuori di ogni pressione giornalistica, non era male che le varie amministrazioni si preparassero alle concessioni necessarie.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. r. 1148. Roma, 13 marzo 1923, ore 24.

Telegramma di V. E. n. 239 (1).

Al tempo in cui ebbero luogo le conferenze di Londra e di Parigi pagamento integrale debiti inglesi verso l'America era certamente nell'intendimento del Governo britannico, ma non era stato ancora ribadito dall'accordo formale poi illustrato solennemente dal discorso della corona inglese. Nè erano stati fissati i termini e le condizioni che in una materia come questa hanno evidentemente importanza quasi pari a quella di un intendimento di massima. Soprattutto però il criterio del pagamento integrale era totalmente escluso nel progetto italiano e nella conseguente attitudine della nostra delegazione.

Dacchè V. E. mi conferma essere nei propositi del Governo inglese di mantenere il proprio progetto di Parigi è palese che una attitudine italiana d'irrigidimento nel suo primitivo progetto ci lascerebbe in una situazione poco conclusiva quanto già oltrepassata dagli avvenimenti.

Conviene, quindi, pur riservando ogni decisione e ogni possibilità di impegno, procedere intanto ad un lavoro di raffronto e di chiarimento dei diversi punti di vista italiani e inglesi per stabilire quali punti di contatto già esistano e quali potrebbero eventualmente stabilirsi con vantaggio. Questo lavoro d'altronde appare doveroso in quanto è necessario dare ancora una risposta alle controrepliche inglesi; e non dimenticando che nella conferenza di Parigi il signor Bonar Law si è dichiarato pronto a discutere, bisogna tener conto che nella risposta inglese alle osservazioni italiane si afferma esservi dei punti in cui le due delegazioni non si sono intese.

Una delle ragioni dell'attuale situazione tra la Francia e la Germania va certo ricercata nella mancanza di una adeguata discussione preliminare alla presentazione del progetto inglese. Per quanto sta in noi, occorre di evitare che questo inconveniente si ripeta al momento in cui l'attuale lotta tra Francia e Germania entri in una fase risolutiva. È manifesto il danno che potrebbe venirci se il Governo italiano e il Governo inglese si trovassero in uno stato in cui le reciproche posizioni non fossero sufficientemente chiarite e comprese e non apparissero idonee di accomodamento e di intese.

Non intendo perciò di vincolarmi ora anticipatamente a nessuna tesi, nè tanto meno di assumere atteggiamenti prematuri e non determinati da valide ragioni, ma ritengo conveniente, mentre ne abbiamo l'opportunità, che questo

28 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

lavoro di chiarimento sia condotto colla massima oculatezza e circospezione; è un contenuto politico di primo ordine da cui quelli non possono restare influenzati, e se questa considerazione impone la maggior prudenza, è anche a causa di essa che tale lavoro di chiarimento maggiormente si raccomanda.

V. E. è già riuscita a conseguire da parte di Lord Curzon una maggior comprensione dell'attitudine italiana ed è utilissimo che continui a mantenere contatti con codesto Governo per informarsi e permetterei di decidere in tempo qualora si verificasse costi un mutamento di attitudine.

(l) Pubblicato al n. 587.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI

T. GAB. S. PRECEDENZA ASSOLUTA 41. Roma, 13 marzo 1923. Suo telegramma n. 22 Gabinetto (1). Prego V. E. di veder subito Jaspar e sapere confidenzialmente per mia norma personale quale significato abbia suo colloquio con Poincaré e quale interpretazione io debba dare al comunicato ufficiale testè pubblicato e cioè se nuove intese possano modificare desiderio ripetutamente espresso da Jaspar

di stabilire più stretti contatti con il Governo italiano per la questione della Ruhr.

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IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2408/518. Mosca, 14 marzo 1923, ore 19 (per. ore 8,20 del 15). Situazione si presenta tale che eventuale scomparsa Lenin con tutta probabilità non determinerebbe nei giorni immediatamente successivi eventi radicali trasformazioni violente. È però evidente che scomparsa rappresenterebbe un fattore fondamentale che in tempo non immediato può mettere in crisi potere bolscevico sia per lotte interne al partito comunista sia per disgregamenti autorità stato comunista di fronte massa popolazione. Esiste conflitto acuto fra gruppo facente capo Trotzki appoggiato da elemento militare giovane e gruppo Stalin formato da una vecchia guardia comunista, la quale si fa temere oggi da parte Trotzki. Inoltre partito comunista ha finora piuttosto rimandato decisioni definitive sui più gravi problemi cercando di guadagnare tempo; ma in una nuova situazione nascerebbero conflitti mancando una auto!"ità morale riconosciuta da tutti. Masse contadini che rappresentano lo stato nella persona di Lenin possono prendere atteggiamento di ostilità passiva che paralizzerebbe Governo. Non è da escludersi come reazione naturale a queste nuove difficoltà ed a generale diffidenza da cui si troverebbe circondato partito comunista, questo procedere a

misure preventive di sinistra. In tali condizioni eventuale politica estera, anche se più turbolenta negli aspetti esteriori, sarebbe senza forza reale.

(l) Pubblicato al n. 597.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CARROBIO

T. 1178. Roma, 14 marzo 1923, ore 20.

Questo Ministro di Bulgaria ha insistito a più riprese perchè R. GovernG in occasione della scadenza del 15 marzo assumesse attitudine di condiscendenza verso il Governo bulgaro, unendo alle preghiere del suo Governo quelle sue personali, e sforzandosi di provare la buona volontà dimostrata dalla Bulgaria dando affidamenti per l'avvenire ed insistendo sulla limitatezza dei suoi mezzi.

Ho dichiarato al signor Radeff che R. Governo è stato sempre animato dalle migliori disposizioni, quantunque debba riconoscere con rammarico che l'attitudine della Bulgaria particolarmente nelle questioni italiane (Vaccaro ecc.) è stata sempre ben !ungi dal corrispondere a tali disposizioni. Bastava ricordare l'andamento delle pratiche per reclami contro il Governo bulgaro.

R. Governo però non intendeva ciò malgrado finchè gli sia possibile dipartirsi dalla linea di condotta finora seguita. Bisognava però tener presente che nella questione delle riparazioni l'Italia era interessata solidalmente con le altre potenze che alle riparazioni avevano diritto e che il problema delle riparazioni bulgare è in stretta connessione con quelle degli altri Paesi ex nemici.

Non entravo con il Ministro bulgaro in discussione di particolari che riservavo alla Delegazione italiana a Sofia.

Sarebbe però utile che in occasione della risposta alla nota collettiva del 2 febbraio e nella trattazione delle pratiche pendenti per reclami sia data da parte bulgara una manifestazione concreta della buona volontà protestata che non avevo potuto ritrovare neanche in quest'ultima parte delle trattative. Che impartivo conseguenti istruzioni alla S. V.

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L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 120/23. Bruxelles, 14 marzo 1923, ore 20,15 (per. ore 1,50 del15).

Da quanto mi ha detto Jaspar del colloquio di Bruxelles tra Poincaré ed il Governo belga si sono trattati gli affari ai quali accenna fedelmente comunicato lunedi sera e che riflettono particolarmente misure di pressione sul Governo e industriali germanici ed il sequestro e trasporto del carbone disponibile nelle miniere della Ruhr. Non sarebbe stata presa nessuna misura di particolare gravità e importanza ed il rumore fatto intorno alla conferenza come in occasione di ogni incontro tra Ministri belgi e francesi, secondo Jaspar, è assai esagerato e deplorevole, incontri del genere essendo indispensabili per trattare le innume

revoli questioni d'ordine militare amministrativo tecnico relative occupazione. Importanza diplomatica ha, per contro, dichiarazione contenuta nell'ultima parte del comunicato secondo cui i due Governi sono d'accordo di non subordinare a semplici promesse della Germania sgombro Ruhr e del territorio occupato recentemente ma di attuarlo progressivamente man mano che la Germania adempirà ai suoi obblighi di riparazioni. Per obblighi riparazioni va inteso, afferma Jaspar, non quelli derivanti dallo stato di pagamento di Londra ma quelli che saranno eventualmente fissati negli ulteriori accordi tra alleati e Germania. Ho deciso Poincaré non senza contrasto, mi ha detto questo Ministro Affari Esteri, ad aderire a tale dichiarazione, alla quale Governo belga annette grande importanza. Egli ritiene di aver fatto un buon passo innanzi verso soluzione del problema delle riparazioni. Jaspar ha aggiunto che l'Intesa intervenuta su questo punto col Governo francese non modifica in nulla desiderio da lui espresso di un più stretto contatto tra Italia e Belgio per la questione della Ruhr. A suo modo di vedere trova assolutamente necessario che Italia e Inghilterra prendano parte in future trattative con la Germania. Di tale necessità egli aveva già intrattenuto Poincaré senza però avere ancora l'adesione. Jaspar si proporrebbe se ciò convenisse a V. E. recarsi in Italia durante le vacanze di Pasqua, dal 28 corrente al 10 aprile, per incontrarsi con V. E. Lugano od a Milano. Egli sarebbe grato che all'incontro eventualmente fosse data la minore pubblicità possibile

610

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 121/259. Londra, 14 marzo 1923, ore 22,20 (per. ore 8,15 del 15). Decifri Ella stessa. Ho parlato oggi lungamente con Curzon ispirandomi ai concetti suggeriti da V. E. con i suoi telegrammi nn. 973 e 1148 (l) usando la maggior cautela ed oculatezza. Curzon, presso di cui il mio lavoro di chiarimento non è evidentemente rimasto vano, ha accolto favorevolmente le opportunità segnalate dalla mia precedente argomentazione. Tralascio particolari della lunga conversazione e riassumo dichiarazioni di Curzon e principali punti da me convenuti con lui: l) pare piuttosto prossimo un passo effettivo della Germania per ottenere intervento Governo britannico nella vertenza Ruhr e riparazioni; '2) in tal caso Curzon risponderà al Governo di Berlino che medesimo passo deve essere fatto presso V. E. essendo opinione del Governo britannico di procedere in pieno accordo con Governo italiano; 3) che intanto Governo italiano e Governo britannico debbono procedere ad un lavoro di chiarimento dei punti di vista rispettivi circa problema

riparazioni riprendendo esame progetti britannico e italiano. Nella probabile eventualità che il Governo tedesco presenti un suo progetto di sistemazione

Governi italiano e britannico si metteranno ugualmente d'accordo per un comune esame di esso;

4) per evitare ogni possibile allarme del Governo francese è sommo interesse dei Governi italiano e britannico di lavorare nel massimo segreto. Ciò stante Governo italiano potrebbe opportunamente cogliere occasione della riunione a Londra dei tecnici per le questioni d'Oriente (mio telegramma n. 251) (l) per aggregare ad essi un esperto di fiducia in questione riparazioni per la Germania; questo esperto sarà immediatamente posto in rapporto con altri esperti della Tesoreria britannica delegati a tale scopo.

Resto in attesa di ulteriori comunicazioni da parte di V. E.

(l) Pubblicati ai nn. 559 e 605.

611

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, ARLOTTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2430/265/186. Losanna, 15 marzo 1923, ore 24 (per. ore 2,30 del16).

Nel corso di conversazione avuta oggi con Mustafà Scerif non ho mancato fargli rilevare il senso di profondo stupore e di giusto risentimento suscitato in Italia dalla notizia della pretesa turca circa Castellorizzo, giunta tanto più inattesa in quanto il nessun accenno fattosi nelle osservazioni scritte presentate dalla Delegazione turca il 4 febbraio (2) in merito al progetto alleato di trattato, confermava implicitamente l'accettazione integrale dell'art. 5 del progetto stesso, ed in quanto il così amichevole atteggiamento serbato dall'Italia verso la Turchia dava diritto a ben altro corrispettivo. Mustafà Scerif si è subito dimostrato assai dolente della determinazione di Angora riconoscendone spontaneamente tutta la inopportunità ed osservando constargli essere stata tale richiesta voluta aggiungere dall'Assemblea contrariamente al parere di Ismet Pascià. Pur dichiarandomi ripetutamente che parlava soltanto in nome proprio, mi ha lasciato comprendere che riteneva probabile che Turchia potrebbe desistere dalla sua pretesa qualora !"Italia s'impegnasse a non cedere in avvenire il Dodecanneso alla Grecia. Ho subito sorvolato su tale punto osservando soltanto in generale che uno Stato non assume per principio impegno comunque menomante la propria sovranità su territori che gli appartengono; ma ho riportato dal seguito della conversazione impressione che sarebbe possibile soddisfazione in linea transazionale con Turchia assumendo suddetto impegno di non cessione alla Grecia soltanto per Castellorizzo ed inoltre impegnandoci a non fortificarla contro la Turchia e forse dando qualche affidamento che isola in questione non diventi centro di troppo sfrenati contrabbandieri.

Per tutto il resto, mio interlocutore non ha finora ricevuto che il sunto telegrafico delle note controproposte turche, e l'ordine di non muoversi da Losanna fino nuove istruzioni.

(ll Telegramma n. 2334/251, trasmesso alle ore 19,50 del 12 marzo e pervenuto alle ore 23,35, non pubblicato.

(2) Pubblicate nel Libro Verde n. 114 cit., pp. 9-17.

612

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI

T. GAB. 42. Roma, 15 marzo 1923.

Decifri Ella stessa.

Gabinetto n. 41 (1).

Suo 23 (2).

Pregola ringraziare mio nome Jaspar per amichevoli chiarimenti dati circa colloquio con Poincaré.

Mi rendo pienamente conto della grande utilità nell'interesse generale e in quello particolare dei nostri due paesi di un più stretto contatto per questione Ruhr.

Aderisco quindi molto volentieri alla proposta di una nostra conversazione e sono pronto a recarmi a Milano per incontrarlo il 28 corrente. Convenendo nell'opportunità di dare incontro minore pubblicità ed importanza possibile colorirò mia gita a Milano con altre ragioni.

613

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL PREFETTO DI NAPOLI, PESCE

T. RR. 1205. Roma, 16 marzo 1923, ore 15.

Ambasciata Francia segnalami atteggiamento poco favorevole codesta stampa, segnatamente Mezzogiorno e Battaglie del Mezzogiorno circa politica Repubblica in attuali questioni internazionali (Ruhr ecc.).

Riferiscemi che in noto cinematografo, durante svolgimento film « I 4 cavalieri dell'Apocalisse » pubblico in piedi fischiò « Marsigliese ». Pregola vivamente adoperarsi perchè cessi campagna stampa e siano evitati incidenti del genere e telegrafi assicurandomi.

614

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2449/120. Belgrado, 16 marzo 1923, ore 19 (per. ore 21,50).

A proposito della Conferenza di Abbazia Nincich mi ha oggi dichiarato essere convinto che si arriverà ad una soluzione soddisfacente anche se lavori dovranno, come credo, protrarsi oltre al mese previsto. Aggiunse che non solo negli

ambienti ufficiali ed a Corte si desidera fermamente accordo con noi ma che anche il popolo serbo vuole ristabilimento di rapporti sempre più cordiali fra i due Paesi. Circa sistematica opposizione dell'opinione pubblica croata Nincich, pur non facendosi soverchie illusioni su di un rapido mutamento in favore sua politica nei riguardi dell'Italia, ritiene che arriverà agevolmente a raggiungere lo scopo che si propone.

Mi ha anche detto ,che convocherà oggi rappresentanti della stampa croata per significar loro ferma intenzione Governo proseguire politica d'intesa con Italia. Tali dichiarazioni fatte proprio alla vigilia delle elezioni (e che non varranno certo a consolidare in Croazia posizione del Governo) assumono notevole importanza e confermano sincerità Nincich.

(l) -Pubblicato al n. 606. (2) -Pubblicato al n. 609.
615

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2455/485. Parigi, 16 marzo 1923, ore 22 (per. ore 0,30 del 17).

Ministro degli affari esteri di Polonia è venuto a vedermi oggi per ringraziarmi del voto favorevole alle aspirazioni polacche dato dall'Italia nella recente decisione della Conferenza degli Ambasciatori relativamente alle frontiere polacche; mi ha espresso intenzione di venire a Roma per esprimere questi ringraziamenti personalmente a V. E. Egli arriverebbe costì verso il 27 o 28 corrente dovendo recarsi a Londra. Mi ha pregato fargli conoscere se V. E. sarebbe a Roma per quell'epoca.

616

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 1209. Roma, 16 marzo 1923, ore 23.

Prego informare codesto Governo che ho creduto utile anche Marchese Garroni si rechi costi in occasione riunione relativa pace turca. Data la partecipazione del delegato francese Bompard e per il fatto che Lord Curzon anche se non parteciperà personalmente riunione avrà modo dirigere effettivamente azione esperti inglesi, riunione stessa assume in realtà un carattere politico e non soltanto tecnico ed è perciò opportuno che sia presente costi anche primo delegato italiano.

Per norma circa alloggi avverto accompagnerà esperti vice console Guarna

schelli in qualità segretario.

617

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 128/262. Londra, 16 marzo 1923 (per. il 17).

Per Lei solo decifri Ella stessa. Secondo istruzioni di V. E. da che ho assunto direzione di questa R. Ambasciata è stato mio costante pensiero preparare terreno favorevole per iniziare separate trattative questione Jubaland precedenza Dodecanneso. Senonchè come noto a V. E. tutta la mia attività ha dovuto essere invece rivolta ad un lavoro di chiarimento di varie situazioni precedenti al mio arrivo ed altre createsi e succedutesi con grande rapidità e tutte d'ostacolo all'inizio di trattative per le quali è necessaria atmosfera di cordialità. Alludo alle discussioni di Losanna per il fronte unico alleato, alle pubblicazioni apparse in giornali italiani di un preteso nostro programma di blocco continentale anti-britannico, all'azione francese nella Ruhr ed impressione che si ebbe qui ad un primo momento di completa solidarietà italo-francese nel problema delle riparazioni, alla campagna di alcuni giornali italiani ed eco che questa campagna trovò in Francia per alleanza italafrancese con punti anti-britannici. Ho avuto occasione di riferire a V. E. sul mio assiduo lavoro di chiarimento al Foreign Office, presso uomini politici e nella stampa, nonchè miei sforzi per controbattere propaganda di altri interessati ad impedire il chiarimento stesso. Tale lavoro non è stato infruttuoso e la recente dichiarazione di V. E. sulla sua politica estera generale ed il comunicato Stefani sulla campagna di alcuni giornali italiani ed inglesi integrando miei sforzi sono venuti a dissipare le ultime incertezze. Discorso di Curzon sull'Italia su V. E. e cordiale corrispondenza che ne è seguita fra Curzon e me danno prova modificata situazione della quale ho potuto infatti valermi per ottenere adesione di massima all'accordo per la Turchia e per intendermi nel modo desiderato da V. E. per la questione riparazioni e conflitto franco-tedesco nella Ruhr. Ho creduto d'altra parte poter cautamente tastare il terreno circa le due questioni Jubaland e Dodecanneso ed ecco il concetto che mi sono dovuto formare in proposito: l) Governo britannico considera che queste due questioni assieme ad altre minori traggono direttamente origine dalla guerra e quindi loro soluzione dovrà dipendere da un negoziato integrale; 2) la pace con la Turchia segnerà la fine del periodo bellico e quindi soltanto in quel momento si potrà iniziare quel negoziato; 3) è intendimento cioè del Governo britannico di tenere ferma dichiarazioni contenute nel paragrafo 8 della nota del Foreign Office del 15 ottobre scorso (impegno Scialoja-Milner); 4) allo stato delle cose ho dovuto persuadermi che ogni nostro tentativo per scindere le varie questioni e curarne soluzione immediata e separata resterebbe certamente senza risultato peggiorando situazione per eventuali future trattative per problema integrale. A me non sfuggono i pericoli e forse le insidie

che si nascondono in questo risoluto e definitivo atteggiamento britannico. A mio avviso per non andare incontro gravi inconvenienti occorre considerare situazione quale si è andata formando dall'armistizio adattandovisi.

Solo dopo constatata impossibilità risolvere contemporaneamente e con equità questioni pendenti, R. Governo a tutela degli interessi nazionali potrebbe agire nel modo che stimerà più opportuno; ma non saprei consigliare in questo momento così delicato di ulìfoare fortemente Governo britannico per una questione che, almeno in apparenza, sarebbe di metodo e tempestività di trattative. A mio avviso allo stato delle cose occorre creare atmo~era favorevole ed amichevole (ed ~ questo contribuirà anche visita Sovrani in via di effettuazione) per potere nel momento e nel modo indicato dal Governo inglese iniziare in condizioni meno sfavorevoli trattative che tanto ci stanno a cuore.

Ho creduto mio preciso dovere esporre a V. E. questione e miei convin(!imenti e resto in attesa istruzioni di V. E.

Ad ogni buon fine riferisco che in una conversazione completamente privata ed amichevole Curzon ebbe a dire recentemente che non arrivava a comprendere nostra insistente diffidenza trattare insieme varie questioni pendenti mentre egli era sicuro che con una discussione amichevole fatta al momento opportuno si sarebbe raggiunto accordo soddisfacente.

618

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO DELLE FINANZE E DEL TESORO, DE STEFANI

TELESPR. 212549. Roma, 16 marzo 1923.

Suo telegramma n. 510 del 28 febbraio u. s. (1).

Poichè avevo già ·chiesto l'avviso del R. Ambasciatore a Washington e del Comm. Jung nei riguardi della posizione del problema dei debiti interalleati stimo opportuno comunicare nell'unito promemoria il loro modo di vedere acciocchè V. E. ne sia informata e possa farne fare oggetto di esame da parte di codesta Amministrazione.

InformoLa intanto di avere ad ogni buon fine autorizzato (2) il nostro Ambasciatore, qualora gli apparisse necessario, di esprimersi riservatamente nel senso indicato nel suo telegramma 78 (3) ed in conformità ai criteri esposti da V. E.

ALLEGATO.

PRO-MEMORIA DI MUSSOLINI A DE STEFANI

Il R. Ambasciatore in Washington riferisce quanto segue (4):

A. Debiti della Francia e dell'Inghilterra verso gli Stati Uniti. L'accordo avvenuto fra gli Stati Uniti e l'Inghilterra modifica l'aspetto della questione dei debiti che da generale diventa particolare a ciascuna nazione. È perciò logico che

per ciascun caso si consideri non solo la situazione della Nazione debitrice, ma che si distingua a seconda delle condizioni in cui i debiti furono contrattati.

B. Debiti dell'Italia verso l'Inghilterra. Si può ragionevolmente sostenere che tali debiti sono un contributo dato dall'Inghilterra alle nostre spese di guerra, che hanno ecceduto ogni possibile previsione ed ogni nostra capacità economica, mentre hanno dato risultati dai quali l'Inghilterra e la Francia ricavarono massimi benefici.

Lo scopo da raggiungere verso l'Inghilterra sarebbe quindi che essa accetti a sconto del nostro debito la somma di oro depositata dal Governo italiano a Londra, cancellando ogni rimanenza del nostro debito.

Le proposte avanzate dall'Inghilterra a Parigi fanno ritenere che una tale soluzione non dovrebbe essere considerata inammissibile a Londra. Infatti essa domandava allora che l'Italia cedesse: a) il deposito oro suindicato; b) un miliardo e mezzo delle obbligazioni tedesche prima serie; c) le somme ricavabili dalle obbligazioni contingenti della Germania (queste ultime da versarsi in un fondo comune).

Poichè non è da ritenersi che l'Inghilterra facesse assegnamento sulle obbligazioni contingenti cosi quanto essa richiedeva in più della soluzione proposta si riduce alla cessione delle obbligazioni tedesche della prima serie le quali rappresentano effettivamente una somma di soli 900 milioni di marchi oro data la facoltà accordata alla Germania di ricomprare tali obbligazioni della primà serie entro tre anni a circa 60 % del loro valore. Il senso acuto col quale il mondo finanziario inglese giudica la ripercussione dei fatti economici e l'influenza che ha dimostrato di avere nelle decisioni governative può fare sperare che l'Inghilterra accetti la soluzione proposta.

C. Debiti dell'Italia verso gli Stati Uniti. Tali debiti debbonsi considerare da un punto di vista differente di quello dal quale furono esaminati i debiti dell'Italia verso l'Inghilterra. È stato infatti affermato nelle discussioni della Camera dei Deputati e del Senato degli Stati Uniti:

l) che senza intervento armato dell'America del Nord non vi sarebbe stata vittoria per gli alleati;

2) che non si può parlare di sforzo comune per un obbiettivo comune quando molte nazioni europee hanno avuto dalla pace di Versailles degli acquisti territoriali e coloniali di grande valore economico mentre l'America non ha richiesto nè avuto nulla;

3) che per ragioni di principio nessuna nazione può sottrarsi al pagamento del capitale del debito e d'altra parte per quanto riguarda gli interessi e la dilazione del pagamento si deve tener conto delle condizioni di ciascuna Nazione.

La base di una sistemazione della questione potrebbe trovarsi nel pagare in 62 anni come fa l'Inghilterra il capitale del nostro debito verso gli Stati Uniti, senza però corrispondere alcun interesse a partire dalla sistemazione definitiva. Tale pagamento importerebbe una annualità di circa 30 milioni di dollari all'anno per 62 anni.

Oggi si insiste dall'America perchè sul capitale dovuto venga corrisposto un interesse anche lieve; si potrebbe eventualmente accettare di corrispondere un interesse dell'uno per cento portando a 90 anni il periodo di pagamento. Tale sistemazione importerebbe il pagamento di un'annualità di 31 milioni di dollari 270 mila circa per 90 anni.

Nel trattare cogli americani la sistemazione del nostro debito non è possibile di stabilire alcuna interdipendenza assoluta tra gli impegni che noi assumeremo e i nostri eventuali incassi a conto riparazioni. I Ministri degli Stati Uniti si sono sempre dichiarati contrari a ogni questione di crediti.

Tuttavia per determinare in qual modo la sistemazione suaccennata graverebbe

sull'economia italiana si rileva quanto segue:

L'ammontare in contanti ricavabile dalle riparazioni tedesche è presumibile raggiunga 3 miliardi di marchi oro corrispondenti alla nostra quota sui 30 miliardi che in base al progetto inglese presentato a Parigi si calcolavano ricavabili in contanti entro un numero ragionevole di anni. Tale cifra impiegata per 90 anni ad un tasso di interesse medio del 4 per cento basterebbe a produrre l'annualità necessaria a pagare in 90 anni all'America il capitale del debito più un interesse dell'l per cento. In ogni eventuale sistemazione con l'America occorrerebbe a somiglianza di quanto fece l'Inghilterra ottenere la possibilità di dilazione di pagamento delle annualità per qualche anno fino a tanto che si sarà presumibilmente compiuta la ricostruzione economica dell'Italia.

In base a quanto si deciderà occorrerà definire la nostra linea di azione sia qui che a Londra. Non si ritiene che nella situazione attuale convenga di chiedere all'America di iniziare trattative concrete. Si ritiene consigliabile invece di parlare francamente con gli americani esponendo loro i nostri criteri di massima e la nostra buona disposizione a fare il massimo sforzo vigoroso con la nostra economia tosto che la situazione finanziaria italiana e quella internazionale ci permettano di avanzare proposte concrete.

(l) -Pubblicato al n. 563. (2) -Con il telegramma pubblicato al n. 561. (3) -Pubblicato al n. 542. (4) -Con telegrammi pervenuti il 3 marzo, non pubblicati in quanto qui riassunti, coi quali il Caetani rispondeva al telegramma di Mussolini pubblicato al n. 561.
619

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, MAISSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2493/225. Costantinopoli, 17 marzo 1923, ore 17,30 (per. ore 13 del 18).

L'impressione che mi è rimasta dai colloqui coi colleghi è che Francia e Inghilterra pur essendo ora concordi nel volere che clausole economiche rimangano incorporate nel trattato di pace proseguono metodi e scopi diversi. Francia si preoccupa specialmente del presente. Ritiene possibile un accordo diretto tra il Governo turco e gli istituti finanziari francesi. Ottenuto questo accordo alleati potrebbero largheggiare nelle concessioni ai turchi per quanto riguarda clausole da inserire nel trattato.

Inghilterra invece mira all'avvenire, i suoi interessi economici in Turchia sono oggi inferiori a quelli francesi ma potrebbero essère maggiori domani. Essa vuole quindi che siano inserite nel trattato clausole precise che salvaguardino l'eventuale investimento del capitale inglese in Turchia. E non è favorevole alle trattative dirette fra le Società oggi interessate ed il Governo turco.

620

IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2479/71. Sofia, 17 marzo 1923, ore 20 (per. ore 0,40 del 18).

Mio telegramma n. 64 (1).

Governo bulgaro non solo non ha dato risposta alle reiterate note di questa Legazione ed a quelle formulate dalla nostra Delegazione Losé;inna circa espropriazione terriere ma continua applicare inique leggi bolsceviche a danno dei nostri connazionali. Infatti la vedova Maria Forabosco è stata recentemente espropriata dei suoi campi con valutazione 140 lire al denaro invece di 1800. Anche per questo presento nota verbale rievocando precedenti. Ritengo non debbasi più a lungo tardare applicazione efficace ritorsione contro sudditi bulgari in Italia preannunziate nella nostra nota verbale consegnata a Losanna il 5 dicembre (2) per ottenere che questo Governo adempia suoi obblighi.

(l) -Pubblicato al n. 581. (2) -Non pubblicata.
621

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2483/121. Belgrado, 17 marzo 1923, ore 20 (per. ore 2 del18). Ieri Nincich ha fatto una esposizione della sua politica estera dinnanzi rappresentanti stampa. Per ciò che riguarda Italia riassumo punti essenziali: « Evacuazione Sussak e terza zona venne effettuata nel modo più amichevole. Si può parlare oggi freddamente della questione di Porto Baros perchè Jugoslavia non aspetta più evacuazione territori che le appartenevano. Quello che ci interessa è stato compiuto e le questioni che sono ora all'ordine del giorno non possono offendere i sentimenti del nostro popolo. Frontiera con Fiume, non ancora tracciata definitivamente, sarà fissata sul terreno ma su questa questione e sulle altre di carattere politico ed economico che si stanno trattando non è conveniente dilungarsi. Rimprovero ,certa stampa di Zagabria di non aver manifestato alcuna soddisfazione per evacuazione Sussak, quantunque si trattasse di questione interessante specialmente la Croazia. Dietro tale stampa si nascondono persone che hanno chiesto appoggio all'estero per raggiungere scopo di politica interna. Questi elementi rimasero molto contrariati dal vedere svilupparsi politica di amicizia con nostro vicino occidentale. Un'altra parte della stampa croata tratta, senza conoscerla, questioni di politica estera; così un giornale di Zagabria ha parlato perchè delegato Stato libero di Fiume non partecipasse conferenza Abbazia ignorando che Stato libero di Fiume non esiste ancora. Un altro giornale mi ha attaccato perchè non avevo eseguito registrazione Trattato Rapallo. Avvenimenti odierni mi hanno dato ragione. Per avere una situazione normale in Adriatico occorre regolare i rapporti con l'Italia: tutto ci spinge verso l'accordo e la collaborazione con essa, verso integrazione delle nostre forze con le sue. Anche l'Italia annette

particolare importanza tale punto di vista, essa vuole intanto risolvere tutte le questioni ancora pendenti».

622

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2476/487. Parigi, 17 marzo 1923, ore 21,20 (per. ore 0,40 del18). L'attitudine dell'Inghilterra che sembra avvicinarsi al criterio francese e cioè che la situazione non possa essere risolta con una riunione ma mediante un'opera di persuasione diretta a convincere la Germania di desistere dalla sua politica di resistenza e di far pervenire o alla Commissione Riparazioni o ai Governi alleati proposte tali da essere prese in considerazione da questi e soprattutto dalla Francia e dal Belgio, è oggetto di compiacimento di questi circoli governativi. Da buone fonti viene assicurato che la Germania abbia studiato un progetto di proposte e che attende per presentarlo un'occasione che permetta di fare apparire la sua capitolazione come atto conforme agli interessi della nazione e non lesivi al suo decoro. Il sig. Loucheur opina che la Germania non

si deciderà a questo passo fino a quando non sarà intervenuto un accordo preliminare fra Inghilterra, Italia, Francia e Belgio. Non concordo per parte mia

!n questo modo di vedere, poichè una preliminare discussione su questo argomento rischierebbe di condurre ad una nuova constatazione del disaccordo fra gli alleati. Qualunque sia l'apprezzamento che si voglia portare sopra operazioni della Francia nella Ruhr, occorre ormai tenerne conto come di cosa compiuta. Poichè la Francia in nessun caso recederà dal suo proposito di mantenere come pegno il controllo delle miniere di Essen e Bochum appoggiato da una forza militare, la sistemazione delle riparazioni non può avere luogo fino a che la Germania non sia disposta ad accettare tale controllo, che Inghilterra stessa dinanzi alla propria opinione pubblica non potrebbe consentire senza che abbia luogo prima questa constatazione di fatto. Sono corse in questi ultimi giorni voci raccolte anche da uomini politici francesi di notevole importanza che Poincaré abbia in mente una parziale revisione del Trattato di Versailles. Tali voci meritano di essere tenute presenti in quanto che non è da escludere che la Francia, a compenso dello sforzo fatto per il pagamento delle riparazioni, affacci qualche pretesa di priorità nei pagamenti stessi; come pure che la Francia stessa voglia risolvere il problema delle sue frontiere. Tale questione può fornire un terreno di intesa per la Francia e Inghilterra ed è bene tenerlo presente, sia perchè noi potremmo non esservi compresi, sia per esaminare, quando fossimo invitati a

parteciparvi, se ci convenga di aderire.

623

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 1221. Roma, 17 marzo 1923, ore 24.

Telegramma di V. E. n. 485 (1). Sarò trenta corrente Milano (ripeto Milano) dove con piacere potrei incontrarmi con Ministro degli Affari Esteri polacco.

624

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE DI CONTROLLO RENANA, DELL'ABBADESSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 2506/719. Coblenza, 19 marzo 1923, ore 12,40 (per. ore 17,30).

Conversando privatamente con Alti Commissari francese e belga su probabile passo tedesco per negoziazioni ho avuto impressione che, in vista di tale eventualità, si cerchi attenuare valore nostra partecipazione quasi per dedurne che non spetta a noi (più che all'Inghilterra) avere voce in capitolo nella soluzione del conflitto che si ritiene prossima. Può darsi che ciò non sia che effetto della suggestione dei recentissimi commenti, evidentemente ispirati dal Temps e Matin giorno 18, che hanno colpito me pure. Comunque credo utile segnalare disposizioni di questo ambiente per opportuna norma del R. Governo (2).

(l) -Pubblicato al n. 615. (2) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi.
625

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 137f272. Londra, 20 marzo 1923, ore 11 (per. ore 7,50 del 21).

Giusta informazioni di fonte sicura tre o quattro giorni fa gli Ambasciatori di Germania a Londra e Washington hanno esposto rispettivamente al governo britannico ed americano punto di vista del governo tedesco circa riparazioni. Essi non hanno in nessun modo sollecitato intervento Governo britannico od americano presso il Governo francese nè hanno inteso fare con la loro comunicazione alcuna proposta da essere comunicata alla Francia. Nella comunicazione fatta dagli Ambasciatori di Germania a Londra e Washington non sarebbe indicato quale somma Germania sarebbe disposta pagare per riparazioni il cui pagamento sarebbe ripartito in un lungo periodo di anni. Il tempo potrebbe essere abbreviato nel caso di un prestito fatto dall'America. Pare che suindicate comunicazioni non siano state fatte pure a Roma stante che il Governo di Berlino riterrebbe che il R. Governo si trova compromesso con la Francia. Il governo tedesco si renderebbe ormai conto del reale stato di animo in Francia dopo la azione di Poincaré e perciò non intenderebbe fare delle proposte di compromessi lesivi amor proprio francese. Quindi Governo germanico avrebbe abbandonato ogni idea di chiedere evacuazione preventiva della Ruhr ed accetterebbe militarizzazione di una zona ad est della frontiera franco-germanica a condizione però di una eguale smilitarizzazione ad ovest. Secondo informazioni ricevute Governo britannico non sarebbe intervenuto in via ufficiale presso la Francia mentre Governo Stati Uniti, pur essendo attualmente contrario a prendere iniziativa per trattative, potrebbe modificare tale suo atteggiamento. Non risulta che i Governi di Londra e Washington abbiano comunicato a Parigi passo tedesco ma è assai probabile che ne abbiano data notizia a titolo ufficioso. Parmi opportuno aggiungere a V. E. che non mi è possibile controllare detta notizia al Foreign Office se prima non mi sia noto pensiero di V. E. in merito mio tele,gramma Gabinetto 259 del 14 corrente.

626

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 1240. Roma, 20 marzo 1923, ore 14.

Telegramma V. E. n. 268 (1). Nostra Delegazione composta da Garroni Montagna Guariglia e segretario Guarnaschelli giungerà costà stasera.

(l) Telegramma n. 2521/268, trasmesso alle ore 21,40 del 19 marzo e pervenuto alle ore 4,20 del 20, non pubblicato, col quale il Della Torretta domandava notizie sulla composizione della delegazione italiana in arrivo a Londra per la conferenza sugli affari orientali.

627

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. uu. 2537/2501. Parigi, 20 marzo 1923, ore 19,35 (per. ore 0,35 del 21).

Seguito mio telegramma 2444. Nella riunione odierna i delegati alleati discutendo le osservazioni americane sul progetto alleato per il pagamento dell'armata di occupazione americana si sono predisposte le seguenti repliche:

l) Gli alleati considereranno come riparazioni in natura quelle ritenute tali secondo l'attuale giurisprudenza della Commissione d~lle Riparazioni; la nuova forma di pagamenti tedeschi sarebbe considerata come pagamenti in danaro.

2) In caso che le dodici annualità non siano regolarmente soddisfatte per mancanza di pagamenti tedeschi, gli alleati studierebbero un nuovo accordo per assicurare all'America il rimborso sempre in dodici annualità.

3) In caso di pagamenti anticipati della Germania mediante prestito, gli alleati consentirebbero a lasciare all'America il venti per cento della parte del prestito sottoscritto in America e valersi sulle annualità ancora dovute. In tal modo l'America sarebbe interessata alla riuscita del prestito e sarebbe escluso il pericolo che sul ricavato del prestito negli Stati Uniti, essa accampasse altri diritti per i suoi creditori.

4) Sul rifiuto dell'America di dedurre il valore del naviglio dal credito vantato per l'armata di occupazione i delegati inglese francese e belga sono disposti ad assecondare richiesta americana e a rinunziare alla deduzione di detta somma che si calcola di novanta milioni di marchi oro e ciò in vista che l'America consente a dilazionare il rimborso del suo credito in dodici annualità senza interessi, il che importa una effettiva riduzione del suo credito di circa trecento milioni e accetta la deduzione del valore dei materiali armistizio. Tuttavia gli alleati aderirebbero a tale pretesa con riserva della questione di principio circa l'imputazione del valore del naviglio da farsi valere in caso che l'eventuale inesecuzione dell'accordo obblighi a nuove trattative e sotto la condizione esplicita che l'America rinunzi a qualunque pretesa a farsi pagare sulle riparazioni in natura eseguite o da eseguirsi in favore degli alleati. Tale condizione interessa massimamente l'Italia. Date le condizioni accennate, il progetto di risposta ed il risultato del più attento e coscenzioso studio dei delegati nella tutela degli interessi comuni, e, in conformità anche delle istruzioni di V. E. contenute nel telegramma

n. 1060 del 6 corrente, dovrei aderire alle proposte. Ove però V. E. abbia obiezioni esse dovrebbero pervenirmi prima di mezzogiorno di giovedì mattina in cui dette proposte saranno presentate ai delegati americani. Prego comunicare quanto precede al Ministero del Tesoro e a S. E. Salvago-Raggi.

628

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CARROBIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2545/28. Sofia, 21 marzo 1923, ore 0,30 (per. ore 4,10).

In un lungo colloquio da me avuto stamane (l) con questo Presidente del Consiglio sulle riparazioni, egli ha insistito per farmi anche delle dichiarazioni politiche malgrado io non abbia mancato di osservargli che sarebbe stato più opportuno rivolgerle al R. Ministro. Comunque le riassumo qui appresso brevemente per opportuna notizia dell'E. V. e ne informo Rinella.

Per simpatia, per ammirazione verso il popolo italiano ed anche per interesse, la Bulgaria guarda verso l'Italia come la sua naturale protettrice e come la sola Grande Potenza in grado di aiutarla nella realizzazione delle sue aspirazioni naturali, in mezzo alla Jugoslavia che guarda verso la Francia ed alla Grecia che guarda verso l'Inghilterra.

Le truppe italiane di occupazione hanno lasciato qui un ricordo indimenticabile e sono le sole che colla loro condotta ammirevole non abbiano dato luogo ad alcun conflitto o reclamo. Il popolo bulgaro le ha vedute partire quasi con rammarico.

Se l'Italia aiuterà la Bulgaria ad ottenere il sospirato sbocco sull'Egeo il

R. Governo bulgaro s'impegna fin d'ora a fare le più ampie concessioni all'Italia a Dedeagatch.

Ho vivamente insistito perchè Governo bulgaro cominci intanto a mostrare sua buona volontà di giungere ad un accordo circa riparazioni; ma i negoziati procedono faticosamente. Mi riservo di fare seguito appena possibile al mio telegramma 25 (2).

629

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 2572/510. Parigi, 21 marzo 1923, ore 21 (per. ore 2,30 del 22).

Faccio seguito al mio telegramma n. 477 (3).

Questo Ambasciatore del Belgio giunto ieri da Bruxelles mi ha confermato che nel convegno di Bruxelles intervenuto tra Poincaré, Theunis e Jaspar non erano state prese decisioni diverse da quelle da me comunicate col mio telegramma sopramenzionato. La sola parte politica trattata, omessa nel comunicato

redatto dal Governo belga, definiva il carattere economico delle operaziom nella Ruhr e accennava alla progressiva evacuazione del bacino a misura che fossero eseguiti i pagamenti. Il barone Gaiffier mi ha detto che vari banchieri, in prevalenza americani, lo avevano informato del progetto che il Cancelliere Cuno avrebbe in animo di presentare, progetto che il Cancelliere stesso avrebbe già fatto conoscere a Washington. Le linee generali delle proposte tedesche sarebbero le seguenti: l) Riduzione del debito totale della Germania a 50 miliardi di marchi oro dai quali la Commissione delle Riparazioni dovrebbe detrarre le somme già pagate. 2) Parte pagamenti, e cioè 20 miliardi, senza interessi nello spazio di 5 anni di cui 4 miliardi subito. Questi 20 miliardi sarebbero garantiti dai dazi di esportazione e dagli industriali tedeschi. 3) Pagamento degli altri 30 miliardi diminuiti delle somme già pagate di cui al n. l, ma portanti interessi in 30 anni con la stessa garanzia stabilita per i 20 miliardi. Evacuazione della Ruhr e probabilmente della Renania dovrebbe avere luogo gradatamente e essere completa col pagamento dei 20 miliardi di cui al n. 2. 4) America dovrebbe partecipare alla Commissione delle Riparazioni con voto effettivo. Commissione delle Riparazioni dovrebbe formare un consorzio per facilitare i prestiti occorrenti a questi pagamenti. Il barone Gaiffier ha aggiunto che nessuna notizia ufficiale di tale proposta era ancora pervenuta da Washington. Ambasciatore del Belgio mi ha detto in via strettamente confidenziale che il signor Jaspar si sarebbe recato a Milano per vedere una sua figlia dimorante colà tra il 27 ed il 28 corr. e che in quella occasione avrebbe probabilmente cercato di incontrarsi con V. E. Governo francese non è informato di questo progetto del signor Jaspar. Ho chiesto all'Ambasciatore del Belgio se era stata dibattuta tra il suo Governo e quello francese la questione delle garanzie di sicurezza. Egli mi ha detto di no, ma ho avuto l'impressione che il Governo belga non sia che parzialmente informato del proposito del Governo francese.

(l) -La mattina del 20 marzo. (2) -Telegramma n. 2380/25, trasmesso alle ore 23,15 del 13 marzo e pervenuto alle ore 10 del 14, non pubblicato, relativo alle trattative per le riparazioni. (3) -Telegramma n. 2395/477, trasmesso alle ore 18,25 e pervenuto alle ore 21,15 del 14 marzo, non pubblicato, col quale comunicava le notizie giuntegli sul contenuto del convegno franco-belga di Bruxelles, contenuto che avrebbe riguardato essenzialmente gliaspetti tecnici della questione delle riparazioni.
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IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CARROBIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2586/29. Sofia, 21 marzo 1923, ore 22 (per. ore 6,10 del 22).

Riassumo il testo dell'accordo firmato oggi dalla Commissione con Stamboliski in forma di protocollo.

l) Somma globale riparazioni stabilita articolo 121 Trattato è divisa in due « tranches » A e B. Tranche A netta da qualsiasi prelevamento per spese commissione interalleata è fissata somma valore attuale 550 milioni di franchi oro al tasso 5 % pagabile in 60 annualità a cominciare dal l ottobre 1923 secondo stato pagamento annesso all'accordo, il cui totale rappresenta duemiladuecentocinquantacinque. Tranche B costituisce resto somma globale trattato; non sarà reclamata prima di 30 anni e non porterà interessi; a carico della medesima saranno imputate tutte le somme da portarsi a credito della Bulgaria secondo trattato. Disposizioni articolo 122 trattato restano applicabili al saldo eventuale.

29 -Documenti diplomatici -Serle VII -Vol. I

2) Governo bulgaro si impegna a garantire pagamenti con redditi doganali in conformità ukase annesso all'accordo. 3) Governo bulgaro si impegna a non diminuire redditi doganali al di sotto delle cifre previste nello stato pagamento aumentate del 10 %.

4) Governo bulgaro e Commissione deferiscono alla Commissione delle Riparazioni questioni applicazione disposizioni contenute annesso parte VII trattato relativo emissioni buoni.

5) Governo bulgaro conserva diritto articolo 123 trattato di effettuare pagamenti in anticipo. 6) Accettazione Commissione è fatta ad referendum e sotto riserva approvazione Commissione riparazioni.

7) Governo bulgaro si impegna sottoporre approvazione nuova Sobranye sua prossima riconvocazione testo accordo ed ukase, il quale ultimo avrà frattanto forza di legge. Ukase annesso protocollo, e che sarà pubblicato oggi sotto la data 16 corrente, stabilisce che redditi doganali importazione esportazione ed accessori siano assegnati garanzia pagamenti annualità stabilite da stato pagamento determinato d'accordo con Commissione da promulgarsi ulteriormente. Entrate doganali a mano a mano che saranno percepite verranno versate Banca Nazionale di Bulgaria in un conto speciale a favore del tesoro gestito dalla Banca che agisce quale depositaria e responsabile, e su questo conto Banca preleverà ogni mese somme versate necessarie per acquisti per conto tesoro, somme in franchi oro corrispondenti al 12° di ogni annualità che sarà immediatamente trasferito in un conto aperto a nome della Commissione interalleata. Nessun prelevamento potrà essere fatto sul detto conto speciale tesoro prima del pagamento completo di tutte somme esigibili mensilmente in conformità dello stato pagamenti. Nel caso che percessioni conto speciale tesoro non risultassero sufficienti per eseguire un intero versamento semestrale Banca nazionale preleverà differenza da conto generale Tesoro. Commissione interalleata ha deciso di trasmettere ufficialmente Commissione delle Riparazioni a Parigi testo protocollo ed annessi. Lo trasmetterò contemporaneamente all'E. V. affinchè R. Governo possa esaminarlo subito. Ciò rappresenta a mio modo di vedere il massimo ottenibile oggi in via amichevole (1).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 44. Roma, 21 mm·zo 1923, ore 23,10.

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. n. 259 (2).

Sono soddisfatto del lavoro di chiarimento compiuto da V. E. presso Curzon e pregola continuare ad adoperarsi con la massima prudenza e cautela nel senso indicato nel suo telegramma che corrisponde esattamente alle mie vedute. Stimo superfluo far osservare come il mantenimento dell'assoluto segreto oltre che per

i due governi è essenziale nell'interesse generale per il raggiungimento dei fini che essi si propongono e cioè di una soluzione pacifica della questione. Qualunque notizia trapelasse sulle nostre conversazioni, dando certamente occasione ad interpretazioni esagerate e malevoli, riuscirebbe all'effetto opposto di rinvigorire la resistenza nei due campi opposti.

Poichè invio di un funzionario delle riparazioni avrebbe dato luogo a commenti ho preferito affidare compito da svolgere costì ad estranei di assoluta fiducia e cioè Pirelli ed Alberti. Saranno accompagnati da Buti che V. E. farà figurare costì come inviato momentaneamente all'Ambasciata per aiutare nel maggior lavoro di questi giorni. I due primi giustificherebbero loro viaggio con affari privati.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi. (2) -Pubblicato al n. 610.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, D'AMELIO

T. u. 1264. Roma, 21 marzo 1923, ore 24.

Suo telegramma n. 2501 (1).

Concordo in massima su proposta telegrafatami. Delegazione italiana vorrà mantenere attitudine la più amichevole verso tesi americana cercando per quanto è possibile salvaguardare speciali interessi italiani.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 1267. Roma, 21 marzo 1923, ore 24.

Suo telegramma n. 272 (2).

Quest'Ambasciatore di Germania mi ha comunicato punto di vista odierno del suo Governo sulla questione della Ruhr. Esso accetta come base le proposte di Hughes e cioè la riunione di finanzieri internazionali presieduta da un americano con l'intervento oltre gli alleati di un olandese di uno svizzero e di un rappresentante degli Stati scandinavi.

Detta Commissione dovrebbe fissare la capacità di pagamento della Germania e le modalità di esecuzione dei pagamenti ed in tal caso il Governo germanico sarebbe pronto a soddisfare i suoi obblighi di riparazioni. Chiede però l'evacuazione dei territori occupati dopo il 10 gennaio nonchè delle città occupate nel 1921 e cioè Diisseldorf, Ruhrort e Duisburg.

Devo supporre che questa comunicazione corrisponda a quella fatta a Londra ed a Washington. Ho tuttavia accennato vagamente ad una parte del contenuto del telegramma di V. E. n. 272. Supposizione che il Governo tedesco non avesse voluto dar qui

comunicazione di quelle fatte a Londra ed a Washington in quanto l'Italia si trovi compromessa con la Francia non era attendibile. Le conversazioni infatti avute con il signor Neurath e quelle del nostro Ambasciatore a Berlino danno la sicurezza che il Governo tedesco sia perfettamente al corrente del punto di vista italiano nella questione.

Quanto alla notizia della richiesta di un'eventuale smilitarizzazione ad est e ad ovest della frontiera franco-germanica, Neurath pur non avendo speciali informazioni al riguardo la riteneva possibile.

Ma risposta (l) al telegramma Gabinetto segreto di V. E. n. 259 (2) la metterà del resto in condizioni di controllare notizia al Foreign Office.

(l) -Pubblicato al n. 627. (2) -Pubblicato al n. 625.
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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 140/107. Washington, 21 marzo 1923 (per. ore 11 deL 22).

Riferimento mio telegramma n. 76 e telegramma di V. E. n. 1180 (3).

In conversazione strettamente personale con Segretario di Stato gli ho esposto le ragioni per cui Governo italiano non ha fino ad ora intavolato trattative con Commissione americana per debiti di guerra. Segretario di Stato osservò che criterio di voler posporre le trattative italiane a quelle francesi non ha ragione di essere tanto più che Finlandia Cecoslovacchia ed altri Stati minori della Francia e Italia stanno venendo a trattative o accordi. Constatò che sarebbe conveniente che Governo italiano dichiarasse ufficialmente le ragioni per cui non ha fino ad ora risposto all'invito della Commissione americana nonchè quelle per cui non crede ancora giunto momento per intavolare trattative. Dichiarò che sarebbe conveniente che Governo italiano non apparisse ignorare invito a conferire e si pronunciasse sulla questione di principio. Una affermazione che l'Italia non intende disconoscere il principio delle proprie obbligazioni farebbe ottimo effetto in America in quanto sarebbe occasione nuova verso raggiungimento definitivo della crisi economica del mondo. Qualora V. E. approverà tale passo che mi pare opportuno prego telegrafarmi testo della nota da presentare.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LONDRA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2589/1. Londra, 22 marzo 1923, ore 0,30 (per. ore 8,20).

Oggi ci siamo riuniti Foreign Office sotto presidenza Curzon e con intervento Ambasciatori d'Italia e Francia. Curzon dopo aver rifatta storia trattative Losanna e specie ultima fase che condusse sospensione ha rilevato comune desiderio pace e come risposta turca

è dovuta al prevalere in Turchia tendenza pacifista Kemal e Ismet. Ha aggiunto scopo attuale riunione essere quello prendere decisione solidale fra alleati circa risposta alla nota turca, sede nuove trattative ed infine di stabilire in modo preciso condizioni di massima trattative stesse. Pur rilevando che per questo occorrerà conservare una certa elasticità Curzon ha insistito molto sulla necessità di un vero e compatto fronte unico interalleato per evitare discrepanza di cui turchi hanno creduto poter profittare. Circa risposta alla nota turca Curzon ha vivamente espresso parere che non convenga entrare nei dettagli particolari di merito ma ha suggerito manifestare in forma cortese e generica sorpresa per attitudine turchi che intenderebbero riaprire questioni già chiuse a Losanna e sollevarne delle nuove concludendo col dichiarare alleati sono tuttavia disposti riaprire discussione per giungere ad un accordo. Questione più importante secondo Curzon è stralcio clausole economiche. Egli ha affermato non poter accettare tale soluzione ma doversi ridiscutere coi turchi dette clausole ed arrivare in tutti i casi stabilire e inserire nel trattato dei principi generali relativi alla materia da esse contemplate salvo per i dettagli stipulare ulteriore convenzione particolare con Turchia. Circa sede trattative Curzon contrariamente a quanto Governo inglese aveva finora suggerito ha proposto riprenderle Losanna come R. Governo aveva sempre sostenuto, facendo presenti tutti gli inconvenienti di Costantinopoli per una serena e conclusiva discussione. Circa procedura per fissare fra alleati fronte e base unica delle future trattative Losanna Curzon ha proposto istituire qui tre piccole Commissioni di esperti che studieranno questioni economiche, finanziarie e politico-territoriali ed altre suggerendo possibili soluzioni e decisioni ai delegati. Lavori Commissione sarebbero espletati in pochi giorni e decisioni definitive potrebbero essere prese fra fine questa settimana e principio ventura. Curzon ci ha a tal fine informato che aveva ritenuto utile invitare Londra Venizelos per consultarlo nella questione riparazioni turco-greche. Bompard ha accettato tutte queste proposte di Curzon ma ha voluto rilevare: l) che egli non aveva proposto ai turchi lo stralcio delle clausole economiche ma di firmare trattato salvo parte economica che avrebbe dovuto essere discussa immediatamente dopo ed inserita nel trattato stesso facendone parte integrante; 2) che Governo francese sarebbe stato disposto riprendere trattative Costantinopoli se ciò avesse potuto riuscire gradito al Governo inglese ma dal momento che questo preferiva Losauna era d'accordo. Per parte mia poichè proposte di Curzon concidevano esat

tamente con proposte anteriormente fatte da R. Governo ho creduto dovermici

pienamente associare. Su proposta di Curzon ci siamo infine formalmente impe

gnati a non fare comunicazioni alla stampa durante attuali riunioni salvo dare

alla fine semplice riassunto nella forma che stabiliremo. Immediatamente dopo

si sono riunite tre Commissioni di cui fanno parte per l'economia e finanziaria

Nogara e per politico-territoriale Montagna Guariglia. Quest'ultima ha iniziato

oggi stesso i suoi lavori sui quali mi riservo riferire ulteriormente. Intanto

informo detta Commissione ha accettato richiesta nettamente formulata da nostro

rappresentante respingere pretesa turca circa Castelrosso (1).

(l) -Pubblicata al n. 631. (2) -Pubblicato al n. 610. (3) -Il primo pubblicato al n. 540, il secondo, trasmesso il 14 marzo, non pubblicato.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Costantinopoli e Atene.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2603/520. Parigi, 22 marzo 1923, ore 21,35 (per. ore 0,25 del 23).

Telegramma di V. E. n. 1221 (1).

Ministro degli Affari Esteri di Polonia, nel ringraziare V. E. di aver accolto suo desiderio, le fa conoscere che sarà Milano 29 corrente. Legazione di Polonia a Roma incaricata stabilire particolari incontro.

637

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2608/524. Parigi, 22 marzo 1923, ore 21,35 (per. ore 1,50 del 23).

Laburisti inglesi hanno convocato un piccolo congresso dei delegati socialisti parlamentari di Francia, Inghilterra, Italia e Belgio per discutere sulle questioni della Ruhr. Riunione ha avuto luogo Parigi martedì 20 corr. in una sala della Camera dei Deputati. L'Italia era rappresentata da Treves, Modigliani e Matteotti. Dopo parecchie ore discussione si votò un ordine del giorno contro l'occupazione della Ruhr, contro ogni politica di annessione o di creazione di Stati cuscinetti e contro politica di amor proprio dei governi che pone ostacoli ai negoziati. Fu deciso inoltre mandare quattro delegati a Berlino, uno per ogni nazione (italiano sarà Modigliani) per discutere con socialisti tedeschi circa modo garantire sicurezza internazionale e sull'adattamento all'attuale situazione nella Ruhr, per risolverla, del piano di riparazioni del congresso socialista internazionale tenuto a Francoforte parecchio tempo fa. Gli stessi delegati socialisti che hanno tenuto riunione a Palazzo Borbone, si riuniranno nuovamente Parigi o Bruxelles il 29 corr. per udire relazione che i 4 che vanno a Berlino faranno sui risultati della loro visita. In questi ambienti parlamentari riunione avuto una certa importanza perchè si ritiene che i socialisti tedeschi faranno conoscere ai loro colleghi degli ex paesi nemici non solo il loro pensiero, ma anche quello del Governo germanico. Qualcuno crede anzi che essi abbiano a incontrarsi anche con Cuno e Rosenberg.

638

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 45. Roma, 23 marzo 1923, ore 14.

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gabinetto segreto n. 275 (2).

Pirelli, Alberti, Buti arriveranno lunedì sera. Saranno Ambasciata martedì mattina. V. E. può farli incontrare martedì pomeriggio con esperti inglesi. Prego far riservare due stanze Ritz una Berkeley.

(l) -Pubblicato al n. 623. (2) -Telegramma di gabinetto n. 143/275, trasmesso alle ore 14,30 e pervenuto alle 18,50 del 22 marzo, non pubblicato, col quale il Della Torretta sollecitava l'invio a Londra di Pirelli, Alberti e Buti.
639

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2641/528. Parigi, 23 marzo 1923, ore 21,40 (per. ore 2,40 del 24).

Questo Incaricato d'Affari di Germania col quale ho avuto occasione conversare mi ha detto che il Governo tedesco non intendeva far proposte dirette alla Francia perchè un tal passo sarebbe stato equivalente a riconoscere il buon diritto della Francia ad occupare territori tedeschi e che perciò Governo germanico avrebbe continuato nella sua attitudine di resistenza. Gli ho osservato che non mi pareva che potesse considerarsi lesiva del prestigio tedesco la comunicazione ai quattro Alleati di una proposta concreta che fosse apparsa all'opinione pubblica mondiale come una prova evidente della volontà della Germania di adempiere agli obblighi finanziari impostile dal Trattato. Avendo egli fatto accenno alla posizione presa dall'Italia, gli ho risposto che il nostro paese non conservava sentimenti di rancore verso la Germania con la quale avrebbe anzi voluto rinnovare relazioni di buona amicizia, ma che eravamo obbligati ad esigere il pagamento delle riparazioni dovuteci dalla Germania fino a quando Inghilterra ed America avessero continuato a manifestare il proposito di esigere crediti che vantavano verso di noi. Una combinazione che annullasse per esempio semplicemente il debito inglese non poteva essere C011$iderata da noi soddisfacente. Gli sforzi fatti ed i sacrifici sopportati dal popolo italiano per ristabilire equilibrio del bilancio sarebbero stati vani se dopo averli raggiunti attraverso molte sofferenze, ci trovassimo di fronte ad una domanda di pagamento del credito americano. Germania, ho aggiunto, stava facendo l'esperienza di ciò che poteva significare una servitù economica. L'Italia per evitare una situazione analoga era costretta a suo malincuore di far leva sulle riparazioni tedesche che noi perciò consideriamo dal punto di vista finanziario.

640

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 145/244. Vienna, 24 marzo 1923, ore 12 (per. ore 15). Ministro affari esteri mi ha chiamato per informarmi che in seguito a lunga conferenza avuta iersera con cancelliere, questi ha deciso partire lunedì 26 corrente per Roma per conferire con V. E. Rimarrebbe a Roma fino a martedì dopo Pasqua ed avrebbe così tempo di trattare tutte le questioni pendenti che a lui sta estremamente a cuore definire con V. E. Questo Ministro degli affari esteri mi ha detto che Cancelliere tiene

tanto ai buoni rapporti con l'Italia che non vorrebbe vederli turbati da una delle tante questioni ora all'ordine del giorno e che vorrebbe giungere a con

elusione trattato commercio, cose tutte che egli spera regolare in colloquio con V. E.

Cancelliere viaggia con segretario Bannevidner ed un impiegato. Visita Vaticano sarà regolata Roma. Partenza Cancelliere è naturalmente subordinata al gradimento di V. E. ed a Sua presenza in Roma. Per il che prego telegrafarmi d'urgenza per disposizioni viaggio.

641

L'INCARICATO D'AFFARI A FIUME, CASTELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2658/318. Fiume, 24 marzo 1923, ore 14,30 (per. ore 19,20).

Ore sette ieri mattina giunse Buccari proveniente Ragusa Ministro degli Affari Esteri jugoslavo Nincich atteso da membri Delegazione jugoslava Com· missione paritetica. Accompagnato da dott. Laginja, da autorità politiche jugoslave della regione e da rappresentanze cittadine Sussak, Ministro recossi via di mare Sussak e Porto Baros. Mezzogiorno Ministro fece ritorno Buccari da dove proseguì per ferrovia Belgrado. Giornali jugoslavi locali affermano che Ministro solennemente promesso cittadini Sussak che Governo S. H. S. difenderà interessi nazionali e che approva pienamente progetto Delegazione jugoslava ed espresse sua soddisfazione per linea di condotta da essa tenuta. Aggiungono che avrebbe dichiarato Governo S. H. S. avere piena libertà di azione nei riguardi Italia.

Dichiarazioni Ministro vengono interpretate da ambienti politici Sussak come approvazione condotta intransigente finora seguita da Delegazione jugoslava e sono state accolte dalla stampa jugoslava e dai circoli croati locali con viva soddisfazione. In Fiume situazione invariata.

642

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BRUXELLES, RUSPOLI

T. GAB. 47. Roma, 24 marzo 1923, ore 15.

Suo telegramma 27 (1).

Sta bene per 28 corrente.

Fissato alloggio Hotel Cavour.

Dato carattere privato viaggio e delicatezza conversazione è preferibile che nessuno vada incontrare Jaspar stazione. Disporrò in modo egli sia informato albergo modalità incontro. Sarebbe opportuno se possibile conoscere ora approssimativa arrivo Milano e persone che lo accompagnano.

(l) Telegramma di gabinetto n. 144/27, trasmesso alle ore 21,45 del 23 marzo e pervenuto alle ore 3,35 del 24, non pubblicato, col quale il Ruspoli confermava l'arrivo di Jaspar a Milano per il giorno 28.

643

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. RR. 2660/248. Vienna, 24 marzo 1923, ore 15 (per. ore 19,30).

Per Pantaleoni.

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 1276 (1).

Idea nomina di un consigliere straniero è partita da Londra gruppo banchieri inglesi e da Normann. Essa è stata fatta propria con grande calore da Zimmermann che per ragioni di amicizia famigliare ha presentato ed appoggiato candidatura Schnyder. Questo Governo subisce tutto ciò e Ministro Affari Esteri mi ha detto in tutta confidenza che Pantaleoni a Ginevra troverà in lui un discreto ma fermo alleato.

644

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. GAB. RR. 49. Roma, 24 marzo 1923, ore 21.

Suo telegramma n. 244 (2).

Per precedenti impegni devo recarmi Milano dove rimarrò per qualche tempo. Nonostante migliore volontà non potrei abboccarmi con Cancelliere se non giorno 30 a Milano. Prego telegrafarmi urgenza se sta bene.

645

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LONDRA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2669/3. Londra, 25 marzo 1923, o1·e 0,15 (per. ore 12).

Mio telegramma 2 (3).

Continuano riunioni esperti per esame clausole economiche finanziarie che prevedesi possano terminare stasera. Lunedì si concreteranno conclusioni. Informo intanto che francesi e inglesi sono concordi per cercare regolare mediante accordi diretti fra i privati interessati ed il Governo turco questione della conferma, riadattamento ed estensione delle concessioni esistenti prima della guerra e dell'indennità che i concessionari pretendono per danni sofferti. Anche concessionari belgi dovrebbero prendere parte tali negoziati. Questi dovrebbero avere luogo in Turchia contemporaneamente alle altre trattative per la pace che sarebbero riprese Losanna in modo che se non si giungesse per i primi ad una conclusione soddisfacente gli alleati insisterebbero nella seconda per l'inserzione nel Trattato di pace di un certo numero di articoli contenenti in forma

generale la sostanza degli accordi particolari che avrebbero dovuto essere conclusi fra interessati e Governo turco. Sto adoperandomi per evitare che queste proposte franco-inglesi possano portare comunque pregiudizio ai nostri interessi in Asia Minore per il caso che compagnie francesi o inglesi trattando direttamente coi turchi ottengano da costoro escludendo nostra partecipazione concessioni nella zona di nostro particolare interesse o stipulino in ogni caso accordi che possano danneggiarci. Informo pure che Governo inglese ha dichiarato ritirare assenso dato Losanna versare a titolo riparazioni sudditi alleati somma 5 milioni lire turche oro reclamata da Turchia per navi costruite Inghilterra e non consegnate allo scoppio della guerra. Questo rifiuto inglese importerebbe che somma da destinare riparazioni sarebbe ridotta ai soli 5 milioni lire turche oro sequestrate dagli alleati. Circa clausole relative compagnia assicurazioni delegati francesi e inglesi sono d'accordo per rinunziarvi ma Nogara si è finora opposto anche perchè Assicurazioni Generali Trieste gli hanno telegrafato tale soppressione contraria ai loro interessi. In tali condizioni Nogara riserverà questione per discussione Losanna. Circa cabotaggio vi è stata lunga discussione in cui inglesi hanno fatto insistenti pressioni perchè abbandonassero riserve diritto cabotaggio a nostre società per 5 anni. Inglesi avevano proposto riconoscere Turchia diritto riservare cabotaggio proprie navi rispettando però per un periodo transitorio diritti acquisiti società straniere esistenti. Rappresentanti giapponesi si sono opposti categoricamente sostenendo parità diritto con altri popoli. Abbiamo dovuto quindi rifiutarci da parte nostra ad ogni modificazione delle clausole concretate Losanna esigendo dagli alleati di sostenerle di fronte turchi. Alleati non hanno potuto rifiutarsi ma poichè è prevedibile che nelle prossime trattative con turchi avremo su questo punto grosse difficoltà, dato anche che inglesi e giapponesi non ci daranno che una solidarietà formale, occorrerebbe fin da ora R. Governo facesse premure perchè Società italiane interessate riprendano senza indugio trattative con Governo turco per raggiungere possibilmente un accordo prima della firma della pace in modo di poter escludere questione cabotaggio da trattato salvaguardando indirettamente nostri interessi. Sarebbe anche conveniente codesto Ministero facesse presente a codesto Ambasciatore giapponese opportunità suo Governo tenga contegno meno intransigente in una questione di nessun interesse per il Giappone e di molta importanza per noi. È intanto in preparazione progetto risposta ai turchi che sarà concretato

definitivamente lunedì e sottoposto poi all'esame delegati (1).

(l) -Trasmesso alle ore 2,30 del 23 marzo, non pubblicato, col quale Mussolini negava il consenso per la nomina dello Schnyder. (2) -Pubblicato al n. 640. (3) -Telegramma n. 2615/2, trasmesso alle ore 0,15 e pervenuto alle ore 10,40 del 23 marzo, non pubblicato, col quale comunicava l'andamento delle discussioni tenute a Londra in merito a questioni di natura tecnica.
646

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 147/251. Vienna, 25 marzo 1923, ore 13 (per. ore 17).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 49 (2). Cancelliere accetta ringraziando. Sarà 30 corrente a Milano. Poi partirà per Roma ove 2 aprile sarà ricevuto Vaticano.

Prego impartirmi istruzioni particolareggiate per arrivo Cancelliere e suo alloggio. Probabilmente Cancelliere arriverà 29 sera ore 23. Mi riservo ritelegrafare.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche alle ambasciate di Londra e Costantinopoli. (2) -Pubblicato al n. 644.
647

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2689/121. Berlino, 26 marzo 1923, ore 1,45 (per. ore 18).

Numerosi arresti per misure varie di rigore scioglimento Deutsche Volks Freiheit Partei rappresentanti dell'estremo nazionalismo sembrano avere per il momento almeno allontanato il pericolo corso in questi giorni di atti inconsulti contro i francesi nella Ruhr.

Il Governo germanico sembra avere agito con somma energia ed in perfetta corrispondenza col proprio piano di non uscire a nessun costo dalla resistenza puramente passiva.

648

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2695/254. Vienna, 26 marzo 1923, ore 14 (per. ore 20).

Notizia decisione Cancelliere recarsi a Roma pubblicata a mio avviso con eccessiva precipitazione cioè prima ancora di conoscere consenso del R. Governo e se V. E. si trovasse a Roma per quella data, è stata accolta favorevolmente da questa opinione pubblica. Anche organo partito socialista non ha pubblicato articolo ostile. Mi risulta però pomeriggio sabato non appena divulgata notizia Ministri di Francia e Cecoslovacchia hanno chiesto essere ricevuti dal Cancelliere. Questi li ha ricevuti. Stando a quanto mi viene riferito confidenzialmente Ministro cecoslovacco avrebbe domandato se fosse vera notizia pubblicata da qualche giornale che a Roma si sarebbero riprese conversazioni per unione doganale itala-austriaca. Cancelliere per tranquillizzarlo gli avrebbe fatto osservare essere noto a tutti che a Roma si sta negoziando un trattato di commercio ciò che esclude ogni idea unione doganale. Ministro di Francia mentre felicitava Cancelliere per viaggio si è lamentato che nell'azione ricostruzione dell'Austria, per esempio per riorganizzazione monopolio tabacchi e servizio ferroviario, desideri della Francia vengano messi da parte per favorire quelli inglesi appoggiati secondo lui da Pantaleoni. Ora anche per prima trancia grande prestito sarà prescelto piano combinato tra inglesi, americani e Governo federale approvato da Pantaleoni. Visita Cancelliere in Italia consoliderà questa cooperazione austro-anglo-italiana a pregiudizio della Francia. Cancelliere per ribattere questo preteso accordo a tre, si sarebbe richiamato alla votazione del Consigliere d'amministrazione italiano nella questione nomina commissario straniero nella Banca Nazionale.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2699/109. Atene, 26 marzo 1923, ore 17,35 (per. ore 20,20).

Conferenza serbo-bulgara di Nich ha destato qui viva apprensione in questi circoli politici intravvedendosi riavvicinamento tra Belgrado e Sofia a danno della Grecia mediante intesa che non sarebbe limitata a questione delle bande.

Recenti dichiarazioni di Nincich in cui questi avrebbe messo in rilievo i migliori rapporti con la Bulgaria tenendo invece linguaggio misurato e freddo per la Grecia hanno aumentato le preoccupazioni.

Potrebbe darsi che nel momento in cui Governo jugoslavo cerca di regolare nel modo più conveniente la questione della zona libera di Salonicco abbia ritenuto conveniente impressionare la Grecia con la possibilità di accordi con la Bulgaria. Ma potrebbesi anche dubitare che alla conversazione serbo-bulgara non siano del tutto estranei maneggi turchi diretti a neutralizzare possibilmente appoggio della Jugoslavia alla Grecia in caso di complicazioni balcaniche.

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2708/258. Vienna, 26 marzo 1923, ore 20 (per. ore 23,25).

Cancelliere avrebbe fissato sua partenza mercoledì sera 28 corrente giungendo a Milano giovedì sera. Lo accompagneranno Capo Sezione del Ministero degli Affari Esteri Peter e Segretario Barone Wimmer. Cancelliere parla soltanto tedesco Peter parla bene italiano. 30 corrente avrà luogo colloquio con

V. E. Cancelliere partirebbe poi per Roma dove spera essere ricevuto da S. M. il Re. Due aprile Cancelliere sarebbe ricevuto da S. Santità in forma ufficiale essendo stata soppressa per il cambiamento avvenuto nel viaggio visita privata preliminare. Cancelliere avrebbe intenzione essere di ritorno a Vienna il sei aprile per necessità d'ordine parlamentare e preparare suo viaggio a Ginevra.

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IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2713/80. Sofia, 26 marzo 1923, ore 20,30 (pe1·. ore 1,25 d<?l 27).

Stamboliski ha dato larga diffusione all'accordo raggiunto con questa Commissione delle riparazioni come grande successo personale. Tale accordo ridu· cendo sensibilmente riparazioni bulgare lede nostri interessi ed è da temere che nostra situazione circa vertenze sia compromessa se Stamboliski vedesse facil

mente confermato suo successo. Appare quindi necessario che nei giuoco diplomatico che precederà deliberazione definitiva di Parigi per le riparazioni bulgare si tengano in serio conto i nostri interessi a Sofia nell'intento di esercitare efficace pressione su questo Governo per ottenere soluzione soddisfacente in compenso della nostra eventuale approvazione accordo suddetto. Mi risulta che la Francia lavori in questo senso per liquidare debiti privati ante-guerra.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, INDELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2716/267/187. Losanna, 27 marzo 1923, ore l (per. ore 3,50).

Mustafà Scerif mostrasi vivamente preoccupato da notizie stampa che qui giungono circa risultato riunione esperti Londra e circa rinsaldato fronte unico che si annunzia raggiunto per le future trattative coi turchi. Lo ha in special modo impressionato decisione alleati di non acconsentire disgiunzione da trattato di pace delle clausole economiche della quale è deciso sostenitore. Egli ritiene infatti assai difficile ed inopportuno per gli stessi interessi che si vogliono tutelare, concretare affrettatamente principi regolatori di simile complessa materia, mentre d'altra parte protrarre per il tempo necessario ad un ponderato esame della materia stessa conclusione pace, arrecherebbe alla Turchia, costretta frattanto a mantenere esercito sul piede di guerra, un danno notevolmente grave. In particolare lo ha assai sfavorevolmente sorpreso accordo che sarebbe stato raggiunto a Londra sui punti seguenti: l) la evacuazione soltanto graduale del territorio turco occupato dalle truppe alleate, mentre a suo modo di vedere tale intendimento non è stato fatto in alcun modo risultare da parte alleati durante trattative Losanna; 2) mantenimento integrale articolo l delle clausole economiche (beni, diritti ed interessi) col quale si pongono interessi greci sullo stesso piede di quelli degli altri alleati; 3) abbandono della formula Montagna che Delegazione turca riteneva alla partenza da Losanna acquistata come base di accordo per regime giudiziario. Questo sembra per altro essere soltanto impressione profonda di Mustafà Scerif in base notizie stampa.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. 150/282. Londra, 27 marzo 1923, ore 8,40 (per. ore 16).

Per Lei solo decifri Ella stessa.

Ho comunicato oggi a Curzon che questa sera arriveranno nostri esperti pregandolo di farmi conoscere funzionari della Tesoreria con cui essi dovranno abboccarsi. Curzon mi ha promesso di farmi conoscere loro nome domani stesso. Mi ha chiesto per quale ragione nostri esperti non fossero stati aggregati alla nostra Delegazione per affari Turchia. Gli ho risposto che nostro divisamento si ispirava ad una maggior cura di conservare massima segretezza in quanto se gli esperti avessero fatto parte di quella Delegazione, loro presenza non avrebbe mancato di suscitare curiosità e pericolose indagini. Nel corso della conversazione cordiale che ne è seguita, ho accennato a Curzon opportunità per noi due di seguire nei nostri colloqui andamento delle trattative tecniche e di studiarne passo a passo loro risultati in armonia con la situazione generale nel conflitto franco-tedesco ed anche in relazione alla nostra comune azione nel conflitto stesso. Curzon ha fatto sua mia osservazione invitandomi a mantenere quei contatti che, in sua assenza od a causa dei suoi impedimenti, potrebbero aver luogo anche con Crowe. Ho annuito. Con i risultati di questa più completa intesa con Curzon mi lusingo di aver soddisfatto interamente pensiero di V. E. per sviluppo propriamente politico delle nostre imminenti conversazioni tecniche. Miei accenni sono stati fatti con ogni cautela e quindi mie conversazioni potranno svolgersi a seconda delle circostanze e situazioni che si presenteranno. Quanto precede è in stretta relazione col mio telegramma Gabinetto n. 283 (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 151/283. Londra, 27 marzo 1923, ore 8,40 (per. ore 19).

Decifri Ella stessa.

Ho trovato oggi Curzon assai preoccupato perchè questione Ruhr non ha fatto alcun passo avanti e perchè tensione dei rapporti franco-tedeschi aumenta secondo lui sempre più. Sue preoccupazioni sono anche dovute come egli stesso mi ha dichiarato al fatto che ormai opinione pubblica e tutti i partiti non approvano anzi combattono con crescente vivacità attuale politica del Governo (Curzon veniva così a confermare osservazioni già da me segnalate da ultimo col mio telegramma n. 256) (2). Segretario di Stato mi ha parlato lungamente ed in modo personale e confidenziale. Riassumo la maggior parte. Curzon mi ha confidato che di fronte a questo stato di cose ed in vista prossime nuove controproposte parlamentari sulla Ruhr aveva creduto necessario di far fare per mezzo Saint Aulaire un passo presso Poincaré. Egli aveva fatto rappresentare a Parigi estrema difficoltà di confermare ancora una volta al Parlamento « solito atteggiamento di passiva neutralità benevola», poichè nessuno era qui disposto ad approvare tale politica. Curzon chiedeva perciò qualche schiarimento da poter comunicare al Parlamento stesso sulle finàlità francesi e sulle reali intenzioni del Governo di Parigi per un equo accomodamento. Poincaré gli aveva fatto però rispondere colle solite dichiarazioni più o meno evasive circa la necessità di assicurare alla Francia adeguate riparazioni e confermando assoluta necessità di

restare in attesa di una proposta ufficiale e concreta da essere fatta direttamente da Governo germanico. Sempre allo scopo di trovare una via di uscita a questa situazione che diventa ogni giorno più pericolosa e per lui insostenibile, Curzon mi ha anche confidato di aver fatto nuovi passi a Berlino rinnovando consigli di arrendevolezza ed esortando a presentare proposte dirette e concrete di accomodamento ragionevole. Ma anche da Berlino gli era giunta risposta evasiva in quanto al consiglio di presentare concrete proposte; mentre per i consigli di arrendevolezza si era replicato che per attuale Governo e nelle presenti condizioni era da escludere un cambiamento di atteggiamento. Curzon ha anche interrogato in proposito Lord d'Abernon che trovasi presentemente a Londra. Ma questi gli ha confermato impossibilità per Governo di Berlino di mutare sua linea di condotta. Dopo tali confidenze Curzon che mi appariva sempre più preoccupato ha concluso che egli pel momento non vedeva per suo conto alcuna via di uscita e che pertanto Governo britannico non poteva che restar fermo nel suo attuale atteggiamento. Pensava tuttavia che forse V. E. il cui pensiero a lui risultava identico a quello suo stesso, potesse eventualmente suggerirgli qualche nuova via. Pertanto mi ha pregato di rappresentare all'E. V. sue difficoltà, la situazione quale egli la vedeva e di sollecitarne qualche possibile suggerimento. Ho replicato che avrei fatto commissione ma che intanto l'intimità delle nostre confidenze e lo scambio di vedute che siamo per iniziare sul problema stesso delle riparazioni sia nei riguardi tecnici che in quelli connessi politica davano già un buon affidamento per la soluzione della grave questione nell'interesse generale e cio non appena circostanze lo avessero permesso. Noto infine che nel corso della conversazione Curzon fece due considerazioni di particolare importanza e cioè: l) Stante lo svolgimento degli odierni avvenimenti verrà necessariamente ad un momento dato portato in discussione patto di garanzia per la Francia. 2) Che Inghilterra non ammetterà alcun cambiamento dello stato territoriale e politico creato dai trattati di pace. Per quanto si riferisce al punto l) mi riferisco al mio telegramma

n. 278 (1).

(l) -Pubblicato al n. seguente. (2) -Tel. n. 2404/256, trasmesso alle 22,20 del 14 marzo e pervenuto alle ore 5 del 15, non pubblicato, relativo a quanto ripetuto nel testo.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A MILANO

T. CAB. 71552. Parigi, 27 marzo 1923, ore 22 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 8 (2).

Ministro degli Affari esteri polacco che arriverà Milano giorno 29 corr. ore 14 ringrazia V. E. ed accetta con piacere. Avverto ad ogni buon fine che Ministro Affari Esteri è accompagnato dal Conte Potowsky e dal Conte Czaykewsky Segretario di Legazione che furono invitati insieme con lui a pranzo da Poincaré.

(l) -Telegramma n. 2597/278, trasmesso alle ore 19,56 e pervenuto alle ore 22,50 del 22 marzo, non pubblicato, col quale comunicava una dichiarazione di Bonar Law, secondo cui l'Inghilterra non avrebbe preso nessun impegno di garanzia alla Francia, senza l'appoggio degli Stati Uniti. (2) -Non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI (1), AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1327. Roma, 27 marzo 1923, m·e 23.

Feci rilevare prova fiducia data procedendo ratifica accordi e conseguente sgombero senza attendere effettivo scambio note circa punti chiarimento nè risoluzione numerosi casi che Governo jugoslavo si era impegnato risolvere parallelamente esecuzione accordi.

Se per scambio note risulterebbe invio istruzioni Antonievich di cui suo telegramma n. 115 (2), scarso progresso ci risulta conseguito per risoluzione questioni particolari, nè fu stipulato impegno scritto per questioni non risolte.

Prego quindi V. S. volermi precisare telegraficamente quali e quanti questioni particolari di cui promemoria ministeriale 17 dicembre ed aggiunti le risultano completamente risolti. Converrà far presente a cotesto Governo che, se talune vertenze potevano richiedere certo tempo, molte altre erano di facile immediata soluzione come Nincich stesso convenne con V. S. a tenore tel. V. S.

n. l gab. segr. (3).

Ad evitare che si crei qui ambiente di ostilità occorre quindi che si venga ormai a sollecita definitiva conclusione.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI

T. GAB. RR. 152/11. Milano, 27 marzo 1923, ore 23,05 (per. ore 0,15 del 28).

Per Lei solo decifri Ella stessa. Colloquio Jaspar durato un'ora ed un quarto, è stato molto importante. Riassumo le mie impressioni.

Il Belgio desidera vivamente che l'avventura della Ruhr finisca nel più breve tempo possibile. Lo stesso Jaspar mi ha detto che è meglio avere cinquanta centesimi oggi che un franco domani e che l'opinione pubblica del Belgio comincia a sentire assai vivamente il bisogno di una rapida risoluzione della crisi, anche perchè Camera Belgio ha settanta socialisti contrari azione Ruhr ed ha soprattutto metà popolazione fiamminga e quindi piuttosto orientata in senso antifrancese. La Francia è sempre più fermamente decisa a rifiutare qualsiasi mediazione da qualsiasi parte venga. È necessario che la Germania parli e faccia proposte ragionevoli che permettano al Belgio domani di premere sulla Francia ed in caso anche di disimpegnarsi dalla medesima. Portata la discussione su questo terreno ho compreso che l'opinione del Governo belga si riassume nei seguenti termini: fissazione della cifra globale a cinquanta miliardi marchi oro

più gli interessi con combinazione a scalare; moratoria di due anni, pagamento all'atto della concessione della moratoria da parte Germania di una data somma in contanti; pagamenti anche durante la moratoria delle riparazioni in natura se Governo francese sgomberi la Ruhr e pegni produttivi che dovrebbero essere ridotti gradualmente a seconda dei pagamenti compiuti dalla Germania.

Quello che più mi ha impressionato nel colloquio Jaspar è stato l'affermazione che il comunicato di Bruxelles fu voluto dal Belgio e l'insistenza colla quale egli ha accennato alla necessità che la Germania parli. Egli anzi mi ha manifestato la sua meraviglia ed il suo rammarico per il fatto che Cuno non abbia parlato dopo il comunicato di Bruxelles.

Il Governo belga mi ha detto Jaspar non intende in tali condizioni di seguire la Francia sul terreno politico cioè con obiettivi che conducessero allo smembramento del Reich. Il Belgio non vuole uscire dal terreno economico delle riparazioni. Credo potrebbe essere opportuno che V. E. accenni a Neurath termini essenziali situazione politica odierna colloquio.

(l) -Il telegramma è firmato col nome di Mussolini, quantunque egli si trovasse a Milano. (2) -Telegramma n. 2418/115, trasmesso alle ore 15,30 e pervenuto alle ore 19,45 del 15 marzo, non pubblicato. (3) -Telegramma di gabinetto n. 2/1, trasmesso alle ore 19,40 e pervenuto alle ore 23,35 del 2 gennaio, non pubblicato.
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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LONDRA, GARRONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2741/5. Londra, 28 marzo 1923, ore 2 (per. ore 14). Mio telegramma 3 (1). Oggi abbiamo tenuto ultima seduta cui hanno partecipato Ambasciatori. Si sono esaminati rapporti 3 Commissioni e decisioni suggerite da esperti circa controproposte turche e si è raggiunto accordo completo salvo rettifiche secondaria importanza. Si è poi approvato progetto di nota risposta a Ismet Pascià che dovrà essere consegnata da rappresentanti alleati a Costantinopoli a Adnan Bei il quale la farà pervenire Angora. Telegrafo a parte testo che comunico contemporaneamente Maissa affinchè se V. E. lo approva possa subito telegrafargli autorizzandolo associarsi colleghi alleati consegna nota. Prego pure voler dare Maissa istruzioni telegrafare appena avvenuta consegna ad Adnan bei poichè è stato qui convenuto che si comunicherà alla stampa testo di detta nota appena si sia sicuri che essa è stata consegnata ai turchi. Come V. E. vedrà abbiamo cercato tenerci il più possibile in termini generali per non dare modo ai turchi iniziare una discussione su proposte e controproposte prima di riprendere i negoziati. I tre soli punti su cui si è chiaramente fatto poco alle intenzioni degli Alleati sono: l) le clausole economiche per le quali non si è ammesso lo stralcio ma si è proposto una trattativa diretta degli interessati per quanto concerne concessioni; 2) le garanzie giudiziarie per le quali si è dichiarato alleati non si considerano legati dalla formula proposta dopo la seduta del 4 febbraio; 3) Castelrosso di cui abbiamo preferito non fare espressa menzione addottando però una formula che vi fa chiaramente allusione e che si riferisce in generale al

mantenimento delle clausole territoriali accettate da Ismet Pascià nella sua nota del 4 febbraio.

30 -Documenti diplomatici -Serie VII -V o!. I

Curzon ha dichiarato che ci avrebbe dato suo appoggio ma con qualche insistenza ha chiesto quale atteggiamento avrebbe assunto Governo italiano nel caso turchi avessero mantenuto loro pretese facendo comprendere come per parte sua Governo inglese non avrebbe accondisceso compromettere la pace per una questione poco importante. Ho risposto ripetendo ferma ed assoluta intenzione

R. Governo non cedere isola facendo valere nostre buone ragioni in appoggio. Circa cabotaggio è stato convenuto che si sarebbero mantenute clausole concordate Losanna riducendo però eventualmente da 5 a 3 anni durata esercizio cabotaggio da parte delle Compagnie che attualmente lo esercitano. Circa trattative dirette concessioni con Governo turco inglesi e noi abbiamo finito per accedere proposta francese ma abbiamo lasciato imprecisati limiti tali trattative che dovrebbero seguire ed armonizzarsi con clausole accordo economico con Francia e con quello che potremmo concludere con Inghilterra. Tali trattative hanno del resto pochissima probabilità di riuscita e concessionari inglesi fin da ora vi sono ostili. Circa assicurazioni ci siamo riservati coi francesi di riesaminare questione con interessati. Viva discussione ha sollevato luogo ripresa trattative avendo Bompard proposto di nuovo Costantinopoli dietro recenti istruzioni Poincaré Curzon si è recisamente rifiutato sostenendo Losanna e dimostrando gravissimi inconvenienti di Costantinopoli per riuscita trattative. Ho creduto poter appoggiare tesi Curzon e così è stato stabilito Losanna. Quanto alla data si è deciso di comune accordo di !asciarla fissare ai turchi indicando solo che riunione dovrebbe aver luogo al più presto possibile (1).

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2754/289. Londra, 28 marzo 1923, .ore 21,45 (per. ore 4 del 29).

Mio telegramma n. 273 (2).

Ieri sera in seduta plenaria presieduta da Curzon e alla quale assistevano tre Ambasciatori alleati furono esaminate ed approvate relazioni delle tre commissioni di esperti circa risposta turca per ripresa trattative pace. S. E. Garroni ha riferito a V. E. in proposito dettagliatamente. Da parte mia credo opportuno riassumere quanto dalla breve discussione è risultato a proposito di Castelrosso. Conformemente alle intese precedenti corse fra me e Crowe (mio telegramma 251) (3). Curzon ha dichiarato: l) che alla prossima riunione Losanna Alleati non avrebbero ammesso alcuna discussione circa questioni territoriali; 2) che se turchi avessero insistito per Castelrosso Governo Britannico avrebbe sostenuto punto di vista italiano. In fine ha chiesto che cosa gli alleati e Italia avrebbero

fatto se, raggiunto l'accordo su tutti i punti in contestazione, i turchi facessero di Castelrosso questione sine qua non per firmare la pace. Non ho nessuna ragione di dubitare della sincerità di Curzon nel fare le due dichiarazioni sopra accennate, ma il quesito posto in ultimo non può non preoccuparci. E perciò mi permetto attirare l'attenzione di V. E." sulla necessità di fissare fin da ora una linea di condotta e procedura dei lavori da essere eseguiti da parte nostra rispetto ai turchi a Losanna perchè non si arrivi ad una situazione come quella prospettata da Curzon che sarebbe per noi assai pericolosa. Intanto non mancherò da parte mia di agire qui opportunamente.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Costantinopoli ed Atene. (2) -Telegramma n. 2581/273, trasmesso alle ore 20,45 del 21 marzo e pervenuto alle ore 4,30 del 22, non pubblicato, col quale comunicava il suo proposito di partecipare alle sedute plenarie della conferenza di Londra. (3) -Pubblicato al n. 600.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2752/555. Parigi, 28 marzo 1923, ore 22,05 (per. ore 2 del 29).

I vari approcci fatti dagli industriali e dal Governo germanico in varie capitali nonchè a Parigi ed a Bruxelles allo scopo di scandagliare la possibilità di un accordo franco-germanico sulle riparazioni hanno avuto le loro risposte nelle dichiarazioni fatte dal Presidente del Consiglio francese alla Commissione delle finanze in occasione della richiesta di un credito di 180 milioni di franchi per l'occupazione della Ruhr. Poincaré dopo aver dichiarato che egli non avrebbe dato seguito che a proposte ufficiali provenienti dal Governo germanico e che non avrebbe accettato proposte ufficiose dello stesso genere suggerite da Potenze neutre ed Alleate ha aggiunto: il Governo fr~ncese ed il Governo belga sono d'accordo per conservare i pegni fino al pagamento Integrale del credito; che evacuazione del territorio sarebbe proporzionato ai pagamenti e che sopratutto abbandono di Essen non poteva essere preso in considerazione che in ultimo, dopo che fosse stato effettuato il regolamento totale delle riparazioni.

Dichiarazioni del Presidente del Consiglio sono qui considerate come destinate ad arrestare l'apertura di negoziati che la conversazione privata avvenuta nella settimana precedente aveva fatto sperare potessero essere non troppo lontani. Il pretesto di restare ad Essen fino al pagamento integrale delle riparazioni non può produrre che una penosa impressione poichè precisa in senso restrittivo le dichiarazioni seguite al convegno di Bruxelles che aveva fatto ritenere anche in Germania possibilità di un accordo.

Al Gabinetto Cuno riesce infatti sempre più difficile fare accettare dalla propria opinione pubblica in queste condizioni l'iniziativa di un negoziato. Se le cose dovessero restare nei limiti in cui sono state poste e non dovessero essere modificate da successive dichiarazioni, la questione delle riparazioni prenderebbe sempre più il carattere di un conflitto semi-bellico diretto fra la Germania e la Francia.

Si attende con curiosità l'impressione che questa dichiarazione produrrà a Londra poichè non è detto che sia possibile a Bonar Law di mantenere in qualsiasi circostanza la linea di benevola neutralità adottata verso la Francia.

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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A MILANO

T. GAB. R. 10/265. Vienna, 28 marzo 1923 (per. il 29).

Ministro di Germania nella visita di congedo fatta al Cancelliere gli ha detto, d'ordine del suo governo, che gabinetto di Berlino si rimette all'abilità diplomatica di Mons. Seipel perchè parlando con V. E. e col Papa sappia interessare i due personaggi a favore Germania non patrocinando un progetto speciale ma per disporci per una soluzione qualsiasi accettata dalla Germania e che ponga termine occupazione francese territorio tedesco.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 16. Milano, 29 marzo 1923.

Telegramma di V. E. n. 283 (1).

Nel lunghissimo colloquio avuto con Jaspar ho potuto accertare sincero e vivissimo desiderio del Belgio, determinato anche da pressione opinione pubblica, di una rapida soluzione della questione della Ruhr.

Egli mi ha confermato assai esplicitamente che il Governo belga non vuole uscire dal terreno economico delle riparazioni, e non intende quindi in modo alcuno seguire la Francia sul terreno politico con obbiettivi che conducessero comunque allo smembramento del Reich. Poichè la Francia mostrasi sempre più fermamente decisa a rifiutare qualsiasi mediazione da qualunque parte venga, egli ha convenuto meco unica via uscita possibile sia che la Germania faccia proposte ragionevoli che permettano al Belgio di associarsi ad un'azione angloitaliana di amichevole pressione sulla Francia ed anche eventualmente di disimpegnarsi dall'avventura della Ruhr.

Dallo scambio d'idee avuto in proposito ritengo che proposte tedesche potrebbero essere presso a poco le seguenti: l) fissazione della cifra totale riparazioni a cinquanta miliardi marchi oro più interessi a un tasso ragionevole con combinazione a scalare;

2) moratoria di due a quattro anni con un pagamento all'atto della concessione della moratoria di una data somma in contanti e con pagamenti in natura anche durante la moratoria;

3) pegni e garanzie adeguate d'ordine economico riducibili gradualmente in base agli effettuati pagamenti;

4) un prestito interno ed anche un prestito internazionale che servirebbe ad imporre determinate condizioni alla Germania da essa accettabili in quanto sarebbero imposte con un carattere finanziario e non con un carattere politico;

5) evacuazione della Ruhr e di tutti gli altri territori occupati, iniziandola

dal giorno della firma di quest'accordo di massima.

Prego V. E. di comunicare quanto precede in modo assolutamente confidenziale a Curzon colla massima sollecitudine facendo opportunamente rilevare la delicatezza della nostra comunicazione in quanto Jaspar mi raccomandò vivamente ogni prudenza e cautela. Qualora Curzon concordi passeremmo ad esaminare il metodo da seguire per dare esecuzione a questo progetto che del resto è l'unico possibile.

È superfluo che io Le aggiunga come anche l'Italia non potrebbe ammettere alcun cambiamento allo stato territoriale e politico creato dai trattati di pace e come non avrebbe difficoltà d'associarsi all'Inghilterra per un ragionevole patto di garanzia nei confronti della Francia (1).

(l) Pubblicato al n. 654.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A MILANO

T. 569. Parigi, 30 marzo 1923, ore 22 (per. ore 7 del 31).

Ringrazio V. E. comunicazione che si è compiaciuto darmi del telegramma

n. 16 segreto (2) diretto a Londra il quale corrisponde alle informazioni da me date cogli ultimi telegrammi e specialmente col telegramma n. 477 (3). V. E. giudica che la sola via di uscita possibile sia che la Germania si decida a fare proposte ragionevoli che permettano al Belgio all'Inghilterra e all'Italia di riprendere discussione sulla questione delle riparazibni senza urtare la suscettibilità della Francia la quale, anche ieri, con la spiegazione alla Camera dei Deputati data dal signor Poincaré si è dichiarata pronta a discutere le proposte tedesche quando fossero indirizzate ad essa od al complesso degli alleati. V. E. ha bene rilevato la delicatezza di qualsiasi nostra azione in questo momento, poichè è anche da considerare che quantunque Jaspar rappresenti una reale tendenza del Governo belga, questo però difficilmente oserebbe prendere una posizione che potesse dispiacere alla Francia e sarebbe lieto di sfuggire alla complicazione in cui si è messo facendo agire l'Italia o l'Inghilterra. Le recentissime dichiarazioni di Theunis ne sono una conferma. Come forza ,sufficiente non è da far soverchio affidamento sulla discrezione assoluta del Governo inglese nel quale non mancano elementi che nutrono per l'Italia scarse simpatie. Mi permetto fare questa osservazione perchè mi consta che tutti i passi del Governo italiano presso qut:llo inglese relativi alla questione della Ruhr sono stati fatti conoscere immediatamente a questo Governo. Lo stesso avverrebbe ora se l'Inghilterra non fosse ancora matura per esaminare il problema dal punto di vista dell'E. V. e del sig. Jaspar.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi. (2) -Pubblicato al n. precedente. (3) -Cfr. la nota 3 a p. 448.
664

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI (1), AL MINISTRO A VARSAVIA, TOMMASINI

T. 1366. Roma, 31 marzo 1923, ore 16.

Ho avuto ieri colloquio con Ministro Affari Esteri Polonia. Dopo scambio vedute su politica generale e constatazione raggiungimento da parte Polonia sue maggiori aspirazioni furono toccate questioni che più direttamente si ricollegano ad interessi economici italiani.

Ho impressione che Ministro Affari Esteri pur conoscendo tali questioni solo

superficialmente sia nel complesso ben disposto ad adoperarsi onde ci venga

accordata ogni possibile facilitazione.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A MILANO

T. GAB. 21/572. Parigi, 31 marzo 1923, ore 21,40 (per. ore 0,20 del 1 aprile). Poincaré che ho avuto occasione di vedere questa mattina mi ha detto che era stato informato da Jaspar del colloquio da lui avuto con V. E. relativamente alle questioni delle riparazioni e dell'occupazione della Ruhr. Ha constatato con vivo compiacimento che anche V. E. ritiene che compete alla Germania di far pervenire agli alleati le sue proposte. Mi ha parlato anche in linea generale di quello che dovrebbero essere secondo V. E. le proposte tedesche. Mi ha detto a questo riguardo che non riteneva non dovesse disgiungersi la questione dei pagamenti tedeschi da quella dei debiti verso l'Inghilterra e l'America. Secondo lui sarebbe stato errore perdere un'occasione come la presente per regolare anche questa questione. Così l'Inghilterra che l'America avevano desiderio grandissimo di vedere la Francia uscire dalla Ruhr. Bisognava perciò servirsi di questa leva per ottenere anche l'abbuono dei debiti. Nel discorso gli ho accennato alla nostra situazione verso l'Inghilterra, situazione piuttosto delicata in quanto noi desideravamo evitare che ci presentasse la nota dei suoi crediti. Le cure che richiedeva il nostro assetto finanziario non ci permettevano forse di prendere la stessa posizione di resistenza che la Francia poteva assumere data la maggior solidità della sua economia. Poincaré mi ha risposto che le nostre preoccupazioni erano perfettamente fondate poichè da recenti informazioni gli risultava che l'Inghilterra si preparava infatti a chiedere il pagamento dei suoi crediti. Egli dal canto suo si dispone a rispondere che la Francia non avrebbe mai pagato l'Inghilterra finchè non fosse pagata dalla Germania e ciò perchè era nell'assoluta impossibilità di farlo, a meno di tale pagamento. Sperava che questa sua attitudine

sarebbe stata di aiuto all'Inghilterra per prendere un atteggiamento analogo qualora la Gran Bretagna desse corso ai propositi che le si attribuivano. Egli

considerava che in questa materia non fosse inconciliabile una posizione franca presa con motivazione economica con la più cordiale manifestazione di amicizia verso l'Inghilterra e l'America (1).

(l) Il telegramma è firmato a nome di Mussolini, quantunque egli si trovasse a Milano.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. GAB. S. 31. Milano, 31 marzo 1923, ore 22,30.

Ho letto con vivo interesse suo telegramma n. 569 (2) per le considerazioni in esso svolte nei riguardi della delicata nostra situazione verso la Francia. Tengo subito ad informarla che precedentemente mi era stata comunicata dal Marchese della Torretta una sua conversazione confidenziale di carattere personale con Curzon, in cui questi, mostrandosi assai preoccupato della questione della Ruhr, gli aveva chiesto di conoscere quale potesse essere il mio pensiero in .proposito. Le aggiungo non essere mio intendimento di urtare comunque la Francia, ma anzi di adoperarmi se possibile acciocchè essa possa uscire dall'avventura con il minor danno, nè è escluso, qualora se ne riconosca l'opportunità, che un'azione anglo-italiana possa svolgersi a Berlino per persuadere il Governo tedesco a mettersi sulla via delle proposte ragionevoli e solo quando esse venissero fatte potremmo dare dei consigli amichevoli a Parigi perchè anche il Governo francese batta una via di moderazione che impedisca di metterlo dal lato del torto. Il nostro atteggiamento politico in tutta la questione è stato sempre molto esplicito e le nostre conversazioni a Londra non hanno mai avuto altro scopo se non quello di tentare di chiarire la situazione nell'interesse generale. Ero informato che spesso tali conversazioni erano riferite a Parigi non in modo perfettamente esatto; ma ugualmente a Londra non sempre le notizie di fonte francese corrispondevano alla realtà riguardo al nostro atteggiamento ed alle nostre dichiarazioni.

Alla sagacia di V. E. non sfuggirà certamente che siamo costretti a mantenerci in un atteggiamento riservato solo per isfuggire alle possibili insinuazioni di voler spingere la Francia nella sua azione o di creare illusioni alla Germania che possano aumentare la sua volontà di resistenza.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A VITTORIO EMANUELE III

T. GAB. 27. Milano, 31 marzo 1923.

Ho l'onore di portare a conoscenza di V. M. quanto segue: «Colloquio con Ministro Affari Esteri Polonia non ha assunto particolare importanza in quanto si è svolto in termini assai generali negli argomenti di

carattere politico nè ha potuto servire ad un approfondito esame delle questioni pendenti giacchè signor Skrzynski non dimostravasi sufficientemente al corrente di esse. Tuttavia è servito a far pervenire al R. Governo i ringraziamenti della Polonia per l'azione da noi spiegata nelle questioni delle frontiere e della Galizia Orientale e ad accertarmi delle buone disposizioni di quel Ministro dgli Affari Esteri nei nostri riguardi. Spero quindi con ciò di riuscire a risolvere favorevolmente alcune questioni pendenti quali commesse di materiale rotabile in Italia, forniture di carbone slesiano ecc. Oggi stesso poi ho avuto un colloquio col Cancelliere au.striaco. Ho riportato di lui buona impressione sembrandomi persona seria e bene intenzionata ed ho potuto quindi accennare a varie questioni di carattere delicato quali la situazione nell'Alto Adige e quella interna dell'Austria. Di ciò mi riservo riferire a viva voce a V. E. al mio prossimo

ritorno.

Dott. Seipel dopo aver ringraziato della nostra azione per il risanamento finanziario del suo paese mi ha richiesto, ed io in genere gli ho promesso il nostro appoggio, per la favorevole soluzione di tutti i problemi che possono contribuire alla ricostruzione economica dell'Austria. Dandogli poi assicurazioni da Lui richieste che trattative in corso a Roma sarebbero riuscite alla stipulazione di un equo accordo commerciale per lo sviluppo dei rapporti economici fra i due paesi, l'ho interessato ad adoperarsi per la favorevole soluzione delle questioni circa le stazioni di frontiera ed i talleri di Maria Teresa (1).

Qualora nulla osti se V. M. lo creda conveniente potrebbe nel corso della Sua conversazione con il Cancelliere dimostrargli interesse ad un favorevole accoglimento del desiderio italiano di stabilire stazioni ferroviarie di confine in territorio austriaco a Porticina e ad Innsbruck nonchè della cessione all'Italia dei conii della Zecca di Vienna per talleri di Maria Teresa ai fini di giovare al nostro prestigio politico e morale nel Mar Rosso e nell'Africa Orientale.

(l) -Il testo del telegramma fu trasmesso da Barone Russo a Contarini con telegramma di gabinetto segreto n. 157/34, partito da Milano alle ore 14,15 del l o aprile e pervenuto jl Roma alle ore 16. (2) -Pubblicato al n. 663.
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VITTORIO EMANUELE III, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A MILANO

T. GAB. 20. Roma, 31 marzo 1923.

La ringrazio vivamente del Suo cortese ed interessante telegramma. Ho veduto or ora il Cancelliere Seipel il quale è molto grato delle gentili accoglienze che Ella gli ha usate e soddisfatto delle conversazioni. Secondo il desiderio che

c Nella occasione incontro V. E. col Cancelliere Seipel permettomi rammentare questione cessione coni Zecca Vienna per talleri Maria Teresa. Anche ultime insistenze fatte Commissione trattato commercio riuscite infruttuose mentre che è evidente legittimo interesse politico commerciale e morale Italia assicurarsi possesso conio moneta tradizionale e ancora maggiormente apprezzata Africa Orientale ove Austria, dopo perdita Trieste non ha piùalcuna plausibilE!! ragione economica ingerenza. Monopolio coniazione già offertoci non soddisfa a ragioni politiche in quanto lascia sempre conii in mano Austria •.

Il telegramma, riservato e di Gabinetto, reca il n. 15/1740, fu trasmesso da Roma àlle ore 13 del 30 marzo e pervenne alle ore 15.

Ella mi ha espresso gli ho ben volentieri parlato delle staziOni internazionali di Innsbruck e di Porticina nonchè della questione dei talleri di Maria Teresa. Per le prime ha dimostrato tutto il suo buon volere pur facendo riserve per le autorità locali presso le quali egli avrebbe cercato però di influire personalmente. Per la seconda mi ha manifestato la sua propensione aggiungendo che ne avrebbe ancora parlato con il comm. Contarini. In complesso la visita del Cancelliere mi ha lasciato la migliore impressione. Per il resto mi intratterrò molto volentieri con Lei non appena avrò il piacere di rivederla.

(l) Sulla questione dei talleri di Maria Teresa cfr. il seguente telegramma del Ministro delle Colonie Federzoni a Mussolini :

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NOTA DEI GOVERNI ALLEATI A ISMET PASCIA

(Ed. in L. V., 114, pp. 293-295)

Costantinopoli, 31 marzo 1923.

I Governi della Gran Bretagna, Francia, Italia e Giappone hanno accuratamente esaminato la nota annessa alla lettera che V. E. ha loro indirizzata 1'8 marzo allo scopo di proporre talune modificazioni al progetto del Trattato di Pace e delle Convenzioni e Dichiarazioni annesse che sono stati sottoposti alla Delegazione turca a Losanna il 21 gennaio scorso.

Detti Governi non desiderano entrare per ora in una discussione di dettaglio sulle diverse proposte che V. E. ha presentate, come pure sugli argomenti invocati in appoggio. Non possono tuttavia astenersi dall'esprimere la loro sorpresa che

V. E. abbia rimesso in discussione diverse questioni da Ella stessa accettate come regolate nelle lettere indirizzate da V. E. alle Delegazioni britannica, francese, italiana a Losanna il 4 febbraio scorso; e che inoltre V. E. abbia inserito nelle Sue contro-proposte parecchi progetti di articoli che sollevano questioni interamente nuove. Tuttavia, nel loro vivo desiderio di affrettare la conclusione di una pace giusta e purevole tra la Turchia e le altre parti contraenti, le Potenze invitanti sono disposte a constatare immediatamente che esse sono pronte a discutere i diversi punti sollevati nella nota di V. E. e nelle controproposte che vi sono annesse, sotto riserva bene inteso della libertà delle loro decisioni in seguito a tale discussione, e ad eccezione tuttavia di ogni proposta non formulata nella Sua nota del 4 febbraio che tendesse a modificazioni sostanziali delle stipulazioni territoriali già convenute.

D'altra parte, poichè V. E. sembra annettere una importanza speciale alla reciprocità delle stipulazioni che formano oggetto della Convenzione di stabilimento e di competenza giudiziaria, le Potenze invitanti sono felici di assicurare

V. E. che esse accettano il principio di procedere di nuovo alla redazione di detta Convenzione, in modo da riconoscere alla Turchia il beneficio della reciprocità in quella maniera ed in quella estensione che sarà giudicato possibile di fare in pratica.

Nello stesso tempo le Potenze invitanti sono d'avviso che non sia il caso di riaprire la discussione su gli articoli del progetto di Trattato del 31 gennaio che sono mantenuti senza modificazioni da V. E. nella Nota annessa alla lettera dell'8 marzo, a meno che tuttavia una modificazione in altre parti del Trattato non porti come conseguenza modificazioni negli articoli accettati. In secondo luogo, mentre le Potenze invitanti sono pronte a fare tutti gli sforzi per conciliare il contro progetto turco di Dichiarazione relativo alla amministrazione della giustizia in Turchia, figurante fra le contro proposte contenute nella Sua lettera, col progetto originario alleato del 3 febbraio su tale argomento, dette Potenze non devono tuttavia essere considerate come impegnate dai cambiamenti nel progetto della Dichiarazione alleata che hanno potuto essere suggeriti dopo la riunione tenuta dai Plenipotenziari britannici, francesi, italiani e turchi all'Hotel Beau-Rivage la sera del 4 febbraio.

Vi è un'altro punto sul quale i Governi delle Potenze invitanti desiderano chiarire la loro posizione. V. E. propone nella Sua nota che le clausole economiche siano stralciate dal Trattato e formino, dopo la firma di quest'ultimo, oggetto di negoziati tra le parti interessate. Come V. E. sa, il progetto di articoli che le Potenze invitanti hanno presentato dopo lunga discussione con la Delegazione turca comprende materie nelle quali sono in giuoco loro interessi vitali e quelli dei loro cittadini. Se in ,conseguenza le Potenze invitanti dichiarano ora di esser disposte a discutere le controproposte presentate da V. E., deve essere bene inteso che tali discussioni verteranno pure sulle clausole economiche.

Le Potenze invitanti credono d'altronde che sarebbe possibile, nel corso dei nuovi negoziati e mediante talune mutue concessioni, giungere ad un'intesa sulle clausole di tal natura da inserire nel Trattato.

Talune di tali clausole hanno per oggetto di fissare di comune accordo regole assicuranti in Turchia, ai cittadini delle Potenze Alleate e alle Società nelle quali sono impegnati loro capitali, la salvaguardia dei diritti acquisiti e degli interessi compromessi dagli avvenimenti accaduti a partire dal 1914, come la riadattazione dei loro contratti alle nuove condizioni economiche risultanti da tali avvenimenti. Allo scopo di affrettare la soluzione di tale importante questione, i Governi delle Potenze Alleate hanno invitato quelli tra i loro cittadini che vi sono interessati ad entrare essi stessi in negoziati con Governo turco allo scopo di giungere ad accordi diretti conclusi col detto Governo sulla base delle disposizioni che sono state inserite nel progetto di Trattato. Se tali negoziati hanno felice risultato, una volta constatata da parte dei Governi delle Potenze Alleate la conclusione degli accordi intervenuti, le disposizioni attualmente consacrate su questo argomento nel progetto di Trattato avranno perduto la loro ragion d'essere e la conclusione della pace sembrerebbe doverne essere grandemente facilitata. Solo nel caso in cui gli accordi previsti non intervenissero in tempo utile, i Governi delle Potenze Alleate dovrebbero attenersi alla inserzione nello stesso Trattato di dettagliate disposizioni simili a quelle inserite nel progetto del 31 gennaio scorso, a fine di salvaguardare così i yitali interessi dei loro cittadini.

Al più, sarà possibile trattare taluni degli altri articoli delle clausole economiche in una maniera più generale, lasciando eventualmente taluni dettagli da regolarsi con ulteriori negoziati fra il Governo turco e ciascuno dei Governi inter-essati.

Sotto riserva delle osservazioni di cui sopra, relative alle modificazioni territoriali, alle clausole economiche e alla dichiarazione giudiziaria, i Governi delle Potenze invitanti hanno l'onore di suggerire a V. E. di inviare Rappresen,

tanti per riprendere i negoziati a Losanna, al più presto possibile, coi Rappresentanti delle altre Alte Parti Contraenti.

Le Potenze invitanti sono ·convinte che mettendo da ambo le parti una eguale buona volontà sarà possibile concludere la pace senza difficoltà e prendono con piacere nota delle assicurazioni che V. E. ha loro date circa il desiderio che ne ha e i voti che forma in questo senso il Governo turco: esse condividono i suoi sentimenti e la sua speranza e considerano tali ·comuni disposizioni come di buon augurio pel successo della conferenza da riprendersi a Losanna (1).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, A MILANO

T. GAB. 22/576. Parigi, 1 aprile 1923, ore 20,55 (per. ore 8 del 2).

Telegramma di V. E. n. 31 (2).

Esprimo a V. E. la mia riconoscenza per essersi compiaciuto di confermarmi l'indirizzo della sua politica nella questione della Ruhr, indirizzo suggerito dalla delicatezza della nostra situazione cosi verso la Francia e l'Inghilterra che verso la Germania stessa. Spero che la mia opera abbia finora ottenuto la di lei approvazione. Essa infatti si è sempre ispirata alla necessità di tenere presenti i vari punti di vista sopra menzionati nonchè al desiderio di trarre profitto dall'attuale situazione per definire possibilmente il problema dei nostri debiti verso gli alleati e dare alla nostra politica una maggiore libertà d'azione ed un più largo respiro.

La conversazione da me avuta con Poincaré e riferita con mio telegramma

n. 569 (3) ha servito ad allontanare dal Governo francese qualsiasi dubbio che la nostra azione potesse mancare di lealtà a suo riguardo facendo al tempo stesso rilevare gli elementi di prudenza e di conciliazione che ne fanno parte e che derivano dalla giusta tutela che il R. Governo deve esercitare per riguardo ai suoi problemi finanziari interni ed alle sue relazioni internazionali.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. u. s. 160/295. Londra, 1 aprile 1923, ore 23,25 (per. ore 5,35 del 2).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gabinetto segreto n. 16 (4).

Procurerò di vedere Curzon appena passate feste pasquali e non mancherò fargli comunicazione prescrittami in modo assolutamente riservato e confidenziale. Intanto credo opportuno osservare quanto segue: Curzon facendo una deroga alla « neutralità britannica » ha fatto recenti ed infruttuose pressioni.

Ciò stante si potrebbe dubitare che il Governo britannico possa propendere a rinnovare tale passo anche insieme con noi e specialmente sulla base di un progetto quale quello esposto da V. E. che contiene alcuni punti i quali possono sembrare a prima vista, almeno oggi, non accetti al Foreign Office e sopratutto alla Tesoreria. D'altra parte non mi sfugge che nella comunicazione prescrittami da V. E. vi è il fatto nuovo che il Belgio sia già disposto ad un nostro eventuale passo a Parigi, qualora Poincaré accetti il piano generale concordato da V. E. con Jaspar, e che sopratutto abbia maturato intenzione di ritirare militari dalla Ruhr qualora Governo francese non accettasse un piano come quello prospettato. Sono anzi inclinato a supporre che tale nuova circostanza non mancherà di aver peso nelle decisioni di Curzon. Ed è in vista appunto di tale impressione circa importanza della mia comunicazione, che io mi permetto pregare V. E. di volermi confermare d'urgenza se io ho interpretato esattamente suo telegramma relativo alle suindicate intenzioni di Jaspar.

(l) -La nota fu consegnata a Adnan Bei da Rumbold. Pellé e Maissa. (2) -Pubblicato al n. 666. (3) -Pubblicato al n. 663. (4) -Pubblicato al n. 662.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1377. Roma, 2 aprile 1923, ore 18. Il R. Prefetto a Zara telegrafa quanto segue in data del l corrente: Telegr. di collezione n. 2832 (1). Prego V. S. portare quanto precede a conoscenza di cotesto Governo chiedendogli immediata adozione provvedimenti che siano esemplare monito ai colpevoli e ai malintenzionati e valgano a calmare eccitazione animi Zara. V. S. vorrà aggiungere risultarmi che violenze contro cittadini italiani in Dalmazia accennano qua e là a riprendere e che è indispensabile energico intervento Governo centrale specialmente per evitare impressione che questi siano conseguenza sgombero terza z·ona.

Attendo pronta notizia delle soddisfacenti misure addottate da cotesto Governo, intendendo farle conoscere a Zara a scopo pacificazione.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 54. Roma, 2 aprile 1923, ore 21.

Telegramma di V. E. Gabinetto segreto n. 295 (2).

A chiarire mio pensiero e punto di vista italiano nella delicata questione della Ruhr Le sarà certamente servita comunicazione fatta a V. E. del telegramma del R. Ambasciatore a Parigi e della mia risposta (3). Stimo conveniente

confemarle ad ogni buon fine che è assolutamente da determinare modalità con le quali possa svolgersi eventuale azione conciliativa anglo-italiana e non è da escludere che in considerazione atteggiamento Governo francese essa possa avere inizio tentando indurre Governo tedesco a ragionevoli proposte, perchè forse solo in tal caso potrebbero riuscire efficaci nostri amichevoli consigli a Parigi.

V. E. dovrà comunque nel suo prossimo colloquio con Curzon cercare anzitutto di chiarire in modo definitivo quale possa essere pensiero di Curzon.

(l) -Telegramma n. 2832/1531, trasmesso da Zara alle ore 23,15 del 1° aprile e pervenuto alle ore 0,15 del 2, col quale il prefetto Maggioni comunicava una aggressione contro italiani da parte di elementi jugoslavi. (2) -Pubblicato al n. 671. (3) -Pubblicati ai nn. 663 e 667.
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IL CONSOLE A SPALATO, UMILTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2858/90. Spalato, 3 aprile 1923, ore 20,40 (per. ore 0,30 del 4).

Nel corso della conversazione che in presenza di questo Governatore ho avuto col signor Nesich questi mi ha detto rimarrà in Dalmazia una diecina di giorni durante i quali cercherà ed otterrà di persuadere queste autorità a convincersi delle necessità sia cambiato metodo nei nostri riguardi specialmente col prevenire e col reprimere severamente incidenti verso gl'italiani. Mi ha soggiunto che, sia coi giornalisti dalmati che con chiunque egli parla in questo tempo, ha spiegato e spiega ferma volontà del Governo di Pasich di mantenere con Governo di V. E. relazioni più che amichevoli per stringere e consolidare le tanto importanti relazioni commerciali e politiche dei nostri paesi. Gli ho risposto che in questo senso miei colleghi in Dalmazia ed io avevamo sempre cercato svolgere nostra missione senza che nè noi nè i cittadini italiani avessimo mai provocato o ingrossato incidenti dovuti specialmente alle conjinue campagne di stampa e spesso alla cattiva volontà di qualche autorità jugoslava. Nesich mi ha detto che lo sapeva benissimo e che scopo principale della sua venuta qui era appunto quello di illuminare meglio giornalisti che furono a noi ostili e parlare nel senso su riferito a tutti i suoi principali funzionari. Siccome avrò altre occasioni di parlare con Nesich riferirò ulteriormente (1).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 162 bis/297. Londra, 3 aprile 1923, ore 21,35 (per. ore 3,20 del 4).

Decifri Ella stessa. Mio telegramma n. 295 (2). Ho visto Curzon e gli ho fatto comunicazione in modo assolutamente con

fidenziale, facendogli rilevare delicatezza comunicazione stessa rispetto tutti gli

alleati e specialmente Belgio. Curzon ha ascoltato con grande attenzione e col maggiore interesse dimostrando di entrare nel nostro ordine di idee. Mi ha detto che in pricipio era favorevole svolgere un'azione come quella prospettata da

V. E. e da Jaspar. Egli ha soggiunto che dopo tale esame e allorquando fosse raggiunta una piena intesa, procedura iniziale dovrebbe essere quella di agire di comune accordo presso Governo tedesco per convincerlo a presentare convenienti proposte. Curzon mi ha pregato poi di rimettere a Crowe i cinque punti del progetto. Tale ultima preghiera di Curzon è dovuta al fatto che egli, conforme a quanto mi aveva comunicato già precedentemente, parte per andare a consultare suo medico curante in Francia, profittando delle brevi ferie parlamentari.

Partenza di Curzon costituisce certo un contrattempo per il proficuo svolgimento della mia azione, sue preoccupazioni parlamentari costituendo una leva efficace per l'assemblea nazionale.

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Belgrado. (2) -Pubblicato al n. 671.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 163/298. Londra, 3 aprile 1923, ore 21,35 (per. ore 3,25 del 4)

Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto n. 297 (1).

Conforme alle intese intervenute fra Curzon e me ho veduto oggi stesso Crowe. Gli ho riassunto mia conversazione con Curzon, rimettendogli un breve appunto delle proposte accennate da V. E. nel suo telegramma n. 16.

Crowe al quale Curzon aveva già dato le necessarie istruzioni, mi ha detto che avrebbe esaminato le proposte in parola: che avrebbe informato di tutto il Primo Ministro: che dopo di essersi messo in comunicazione con Curzon, mi avrebbe fatto conoscere pensiero Governo britannico. Crowe è compreso della estrema delicatezza di questa conversazione nei riguardi della Francia e raccomanda vivamente il più assoluto riserbo.

Nel corso della conversazione Crowe ha attirato la mia attenzione su tre punti: l) che dalle informazioni pervenute al Foreign Office non risulterebbe che Germania sia di:;posta ad uscire dal suo atteggiamento di resistenza passiva; 2) che nel caso in cui Germania cedesse alle pressioni degli Alleati e formulasse proposte suggerite, Alleati verrebbero implicitamente ad avere assunto, di fronte Germania, grave responsabilità di far accettare anche dalla Francia componimento stesso; 3) che infine potevano sorgere dubbi ed anche eventuale disimpegno militare del Belgio non potesse rappresentare per Poincaré una decisiva pressione per indurlo ad accettare componimento considerato a Milano. Non ho mancato di replicare adeguatamente a Crowe, il quale del resto aveva inteso darmi le sue prime personali impressioni.

(l) Pubblicato al n. precedente.

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IL MINISTRO DELLE FINANZE E DEL TESORO, DE STEFANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 811. Roma, 3 aprile 1923.

Mi riferisco al promemoria del R. Ambasciatore a Washington comunicatomi col telespresso n. 212549 (l) circa i debiti interalleati. Sui tre punti toccati dal R. Ambasciatore, lasciando da parte ii primo che ci riguarda meno direttamente, rilevo che per quanto concerne la sistemazione del debito dell'Italia verso l'Inghilterra le nostre direttive non concordano pienamente con l'avviso espresso dal Principe Caetani, in quanto che noi sosteniamo il nostro diritto alla sostituzione dell'oro depositato a Londra anche quando si addivenga comunque alla radiazione del nostro debito verso la Gran Bretagna; ma su questo argomento, che non riflette direttamente i rapporti e l'azione del R. Rappresentante negli Stati Uniti, non mi soffermo. Assai delicate mi sembrano le proposte del R. Ambasciatore per quanto ha tratto alla sistemazione del nostro debito verso la Tesoreria Nord Americana. Le considerazioni che egli prospetta e le informazioni che ci fornisce sono certamente di grande importanza. Ma, allo stato attuale delle cose, mi sembra imprudente di affrontare comunque la discussione con le autorità federali o prospettare speciali soluzioni. Queste andranno assai meditate e vagliate, in rapporto alla nostra potenzialità di pagamento, alla nostra situazione finanziaria, a tutto il nostro complesso economico. Rilevo d'altronde che anche il R. Ambasciatore a Washington non ritiene che nella situazione attuale convenga di chiedere all'America di iniziare trattative concrete. Mi sembra che, per oggi, noi non si possa andare oltre il mostrare in franche conversazioni di carattere confidenziale la nostra buona disposizione a fare il possibile tosto che la nostra situazione speciale e quella internazionale ci mettano in grado di concretare un piano pratico di discussioni.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1394. Roma, 4 aprile 1923, ore 24.

Suo telegramma n. 141 (2). Antonievich non mi ha ancora rimessa nota di cui al telegramma di V. E.

n. 136 (3). Pare anzi che manchi di istruzioni in proposito.

Ad ogni modo per precisare e concludere significo che scambio note deve rappresentare definizione di tutta questa materia nel senso dei miei telegrammi

nn. 708 e 777 (l) nonchè pratica effettiva risoluzione dei casi specifici elencati nei due allegati al promemoria ministeriale del 17 dicembre.

Per attuazione dei punti già da tempo accettati codesto Governo avrebbe dovuto a quest'ora prendere i necessari provvedimenti: mi risulta, invece, che nulla è stato fatto per: uso della lingua, revoca accertamenti imposte, annullamento revoche concessioni economiche, ristabilimento comunicazioni telegrafiche tra Lagosta e Zara via Snokvica.

Quanto poi ai suddetti casi specifici osservo che con le buone disposizioni dichiarate da Nincic fin dal dicembre scorso essi avrebbero potuto essere a quest'ora per la massima parte risolti.

Occorre in sostanza venire a capo di questa situazione. La prego quindi adoperarsi onde scambio note non sia ulteriormente ritardato e codesto Governo passi frattanto all'attuazione dei punti già concordati.

(l) -Pubblicato al n. 618. (2) -Telegramma n. 2795/141, trasmesso alle ore 15 e pervenuto alle ore 19,40 del 30 marzo, non pubblicato, col quale il Negrotto Cambiaso chiedeva informazioni sulla consegna della nota jugoslava da parte di Antonievié. (3) -Telegramma n. 2742/136, trasmesso alle ore 17 e pervenuto alle ore 19 del 28 marzo, non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1396. Roma, 4 aprile 1923, ore 24.

Giornale zanelliano La Difesa che si stampa a Sussak non fa che inasprire ed avvelenare animi intorno alla questione di Fiume. Poichè non voglio dubitare della sincerità delle disposizioni transigenti ed amichevoli proclamate da cotesto Governo la sua tolleranza verso predetto libello zanelliano mi sorprende. La questione di Fiume è già abbastanza irta di difficoltà perchè si possa lasciare mano libera a chi lavora ad aggravarla di proposito.

Pregola intrattenere Nincic e farmi conoscere suo pensiero e suoi intendimenti al riguardo.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS, E AL MINISTRO A SOFIA, RINELLA

T. 1404. Roma, 4 aprile 1923, ore 24.

Questo Ministro di Bulgaria ha consegnato oggi a questo Ministero nota (2) con cui si denunziano persecuzioni greche contro popolazione bulgara Tracia Occidentale sia ad opera Autorità elleniche sia a mezzo delle bande che si sarebbero formate col favore delle stesse Autorità. Nota sostiene che attualmente regime greco in Tracia Occidentale è soltanto un regime di fatto mentre sovranità appartiene tuttora giuridicamente alle Potenze alleate cui Bulgaria cedette regione mediante trattato Neuilly. Ricorda infine dichiarazioni Venizelos a Lo

sanna e promessa protezione elementi non greci della Tracia, e termina col chiedere che Governi alleati facciano passi ad Atene per ottenere cessazione provvedimenti dannosi popolazione bulgara, rilascio individui internati e ritorno alle loro case ed in possesso loro beni insieme con altri rifugiati in Bulgaria. Nota chiede inoltre che questione Tracia Occidentale venga esaminata nuovamente in considerazione del fatto che Grecia si è dimostrata non degna della fiducia in essa riposta dai Governi Alleati.

Note analoghe sarebbero state consegnate ai Governi di Parigi, Londra e Washington e al Consiglio Società Nazioni. Per parte sua, R. Governo non avrebbe difficoltà associarsi a quei passi che Alleati decidessero di comune accordo di fare ad Atene nel senso suindicato.

(Per Parigi e Londra). Prego intrattenere in proposito codesto Governo e telegrafarmi. (Per Atene). Autorizzo quindi sin d'ora V. S. unirsi ai Suoi colleghi alleati si omnes.

(l) -Pubblicati rispettivamente ai nn. 492 e 515. (2) -Non pubblicata.
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IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 2896/277. Vienna, 5 aprile 1923, ore 15 (per. ore 18,05).

Dietro suo invito mi sono recato ieri sera da Cancelliere Federale il quale mi ha detto stargli anzitutto a cuore esprimere sua soddisfazione per risultati viaggio e mi ha pregato far pervenire a S. M. e a V. E. sensi sua viva gratitudine accoglienza fattagli. Convinto utilità opportunità visitare Trento e Trieste riconosce oggi quale errore grave avrebbe commesso se avesse interrotto viaggio Milano; riconosce dover organizzazione di V. E. e intelligente preparazione da parte nostra essergli stato possibile sormontare difficoltà incontrate altra parte; fu soltanto ritorno colazione presso il Quirinale che ebbe certezza conflitto sua andata Vaticano era stato eliminato. Cancelliere ha parlato piacevole impressione ricevuta dal nostro Paese e dalla conversazione con le molte persone avvicinate. Ha fatto rapida esposizione stato delle varie questioni trattate Milano Roma, esposizione che per ragioni di ufficio e per controllo sarebbe conveniente mi fosse fatta anche da parte di codesto Ministero. Appena giunto Cancelliere ha convocato Ministri competenti per esaminare desideri del R. Governo nella questione della tariffa sui vini e per inviare subito istruzioni Schiiller desiderando sollecitare conclusione negoziati commerciali. Inizio di quelli con la Francia venne rimandata al 23 corrente. Cancelliere si riserva recarsi personalmente quanto prima a Klagenfurt per far opera di convincimento per questione Porticina. Egli è ormai personalmente convinto che stazione internazionale deve sorgere in quella località. Cancelliere ha riportato impressione che banche italiane se R. Governo lo permetterà sono disposte partecipare alla Trancia del Grande Prestito. Egli non si recherà 16 corrente Ginevra a meno di speciale chiamata. Vi si recheranno Ministri degli Esteri e delle Finanze. Passando al campo dei rapporti internazionali Cancelliere mi ha detto che si era proposto conversare sull'accordo Renner Nitti ma che di fronte a

31 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

silenzio da parte nostra egli pure aveva taciuto, che aveva ammirato moderazione e colpo d'occhio pratico di V. E. su tutte le quistioni europee toccate, come pure uniformità di vedute nel campo internazionale tra V. E. e Don Sturzo.

Anche Vaticano ha trovato specie presso Papa accoglienza pieno favore e di interesse per l'Austria. Soltanto Seipel sentì ripetersi benigno rimprovero sotto forma di domanda se proprio fosse necessario che un sacerdote si ponesse alla testa di un Governo civile repubblicano. Cancelliere ha rilevato linguaggio assennato della stampa italiana a suo riguardo. In conclusione mi è apparso fiero di aver compiuto un viaggio irto speciali difficoltà che ha rotto, come egli mi disse, per sempre dannoso precedente Absburgico e che riafferma ottimi rapporti del resto da nulla adombrati.

682

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2909/144. Belgrado, 5 aprile 1923, ore 15 (per. ore 20,30).

Telegramma di V. E. n. 1394 (1).

In seguito vive insistenze Nincic mi ha comunicato oggi di avere rimesso ad Antonievitch, precisando, istruzioni per redazione testo nota da scambiare circa sei punti per chiarire convenzione di Santa Margherita nonchè su 15 punti (suo telegramma n. 777) (2). Per quanto abbia insistito non ho potuto ancora conoscere tenore del telegramma ad Antonievitch, ma mi risulta indirettamente che sarebbero state introdotte alcune riserve alle controproposte da me fatte in conformità delle istruzioni del telegramma di V. E. n. 708 dell'll febbraio. (3). Tali riserve riguarderebbero l'uso della lingua, per la quale questo Governo vorrebbe mantenere sua prima redazione e facilitazione transito frontiera di Zara che vorrebbe limitare ai proprietari aventi terreni in territorio jugoslavo ma «nella immediata prossimità della frontiera» e ciò ad evitare che delle faclitazioni suddette possano beneficiare anche coloro che posseggono beni in località della Dalmazia lontane da Zara.

683

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, TOSTI DI VALMINUTA

T. 1416. Roma, 5 aprile 1923, o1·e 23.

Seguito mio n. 1381 (4). Prendendo in esame conseguenze che deriverebbero da probabile ritardo nell'attuazione del provvedimento che codesto Governo si è proposto di adottare

e anche per trovar modo di evitare imbarazzo allo stesso Governo nel caso che difficoltà effettivamente si verificassero, ritengo che sarebbe conveniente provvedere intanto a regolare questione nella parte più sostanziale, in base facoltà che in questo momento Governo spagnolo ancora possiede salvo a regolare poi definitivamente la materia col trattato che dovrebbe essere negoziato prossimo mese. A questo fine ritengo opportuno e possibile addivenire subito a un atto provvisorio sotto forma di completamento del modus vivendi in vigore, per effetto del quale codesto Governo, in considerazione dei benefici acquistati dalla Spagna per effetto dei trattati stipulati dall'Italia con Francia e Svizzera, estendesse all'Italia le riduzioni doganali superiori al 20 % già concesse ad altri Paesi per merci interessanti esportazione italiana. Qualora, pe'r giustificare questa modificazione del modus vivendi occorresse far figurare qualche altra concessione fatta direttamente alla Spagna oltre quelle derivanti dalla clausola nazione più favorita dopo stipulazione dei detti trattati con Franci& e Svizzera, saremmo disposti intanto ad accordare subito riduzione di dazio su sardine secche salate o pressate su sallacchini e su pigmento rosso. Trattative che sarebbero semplicissime dati limiti accordo dovrebbero essere condotte rapidamente in modo da poter essere terminate prima 23 corrente e perciò sarei disposto inviare immediatamente costà funzionario Ministero Finanze per coadiuvare codesta Ambasciata.

Prego V. S. telegrafarmi urgenza se codesto Governo aderisce.

(l) -Pubblicato al n. 678. (2) -Pubblicato al n. 515. (3) -Pubblicato al n. 492. (4) -Trasmesso alle ore 21.30 del 3 aprile, non pubblicato, relativo alle trattative com· merciali italo-spagnuole ed alla promessa fatta dal governo di Madrid di facilitarle.
684

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, A LONDRA, DELLA TORRETTA, E AI MINISTRI A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, E A DURAZZO, DURAZZO.

T. 1429. Roma, 6 aprile 1923, ore 23,30.

(Per Belgrado e Durazzo). Ho telegrafato R. R. Ambasciate Parigi e Londra quanto segue:

(Per tutti). Questa Legazione di Albania a nome del suo Governo mi ha pregato di intervenire a Belgrado con consigli di moderazione a proposito di una questione fra Governo albanese e jugoslavo che si è inasprita in questi ultimi giorni al punto di poter causare rottura relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Trattasi di un Vescovo ortodosso serbo che Governo di Belgrado mantiene a Scutari ed al quale fa capo scarsissimo elemento ortodosso di quella regione. Governo albanese, pur mostrandosi assai conciliante nella forma, combatte tale ingerenza jugoslava che, pure esplicandosi in materia religiosa, ha evidenti ripercussioni politiche sopra tutto in considerazione della regione e dell'ambiente in cui si verifica. Governo albanese sostiene autonomia della Chiesa ortodossa albanese e quindi sua indipendenza da autorità jugoslava. Governo jugoslavo sostiene invece che tale autonomia non è stata ratificata da suprema autorità

ortodossa di Costantinopoli, e si arroga il diritto di amministrare ortodossi

regione Scutari.

Movente politico dal Governo di Belgrado non ha bisogno di dimostrazione.

Pur senza entrare nei dettagli della controversia, sulla quale peraltro chiedo i maggiori possibili elementi alla R. Legazione a Durazzo, ritengo sarebbe prudente, ad evitare che controversia possa degenerare in aperto conflitto come lo stesso Marchese Durazzo mostra di temere, che grandi Potenze intervenissero a Belgrado come a Durazzo con consigli di moderazione e reciproca arrendevolezza.

Per evidenti ragioni di opportunità preferirei che si trattasse di un passo collettivo anzichè di una nostra azione isolata.

Nella supposizione che codesta Legazione di Albania abbia analogamente mteressato codesto Governo, prego V. E. di voler sondare intenzioni Governo stesso e telegrafarmi se esso sia d'accordo circa l'opportunità di compiere tale passo collettivo, nel qual caso si dovrebbero impartire concordi istruzioni ai rispettivi rappresentanti a Belgrado e Durazzo.

(Per Durazzo). Prego V. S. riassumermi per rapporto maggiori possibili

elementi e stato attuale della controversia.

685

NOTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO JUGOSLAVO A ROMA, ANTONIEVIÉ

N. 808/15. Roma, 6 aprile 1923.

Il R. Ministero degli Affari Esteri, in risposta alla Nota P. N. 332 in data l aprile 1923 (l) della R. Legazione S.C.S., ha l'onore di confermare che nel problema della sistemazione di Fiume il Governo italiano è ispirato dal solo desiderio di giungere ad una soluzione che assicuri una vita normale ed economicamente adeguata alla città, evitando che essa divenga un insormontabile impedimento alla realizzazione della politica di buone relazioni tra i due Paesi. Rileva con sommo rincrescimento che il Governo S.C.S., piuttosto che seguire in pratica da parte sua gli stessi concetti di cui si mostrò convinto nella lettera confidenziale diretta al Presidente del Consiglio, on. Mussolini, in data del 12 gennaio scorso, mostri di lasciarsi trascinare, a causa di una eccessiva valutazione di passionate preoccupazioni locali, a punti di vista totalmente opposti, vagheggiando soluzioni dalle quali resterebbero certo danneggiati a lunga scadenza anche gli stessi locali interessi, perchè verrebbe compromessa ogni possibilità di collaborazione dei due paesi, a causa di Fiume.

Il Governo italiano è disposto ad adoperarsi perchè tutte le desiderabili guarentigie siano assicurate alla Jugoslavia nell'uso dell'intero porto di Fiume, anche con un regime di privilegio e con eccezionali agevolazioni doganali che

meglio potranno essere precisate in una ulteriore discussione della Commissione. Deve però, nel contempo, dichiarare nel modo più esplicito e definitivo che esso non può divenire ad una pattuizione che danneggi i vitali interessi di Fiume, affidati alla tutela dei due Stati, coll'accedere alla proposta S.C.S. di volere tenere a sè la parte del porto meglio utilizzabile, rompendo così quell'unità che è nell'interesse della stessa Jugoslavia di conservare, e che fa di Fiume l'unico grande porto che abbia col retroterra una normale congiunzione, presentemente interrotta non certo per colpa dell'Italia.

Non hanno quindi ragion d'essere i timori espressi nella predetta nota di codesta R. Legazione, e le argomentazioni in essa contenute si dimostrano almeno sproporzionate all'alto fine da conseguirsi dalle due parti nella sistemazione di Fiume, ciò che costituisce, d'altronde, per entrambi i Paesi un obbligo di civiltà e un debito di onore politico.

Non sembra al Governo italiano che tale fine si possa raggiungere per altre vie che non siano quelle già indicate dalla sua Delegazione. Ma esso non è, tuttavia, contrario ad esaminare qualunque altra soluzione che il Governo di Belgrado credesse di escogitare, purchè questa, tenendo conto dei su accennati imprescindibili doveri nei riguardi di Fiume, riesca ad assicurare la vita economica della città, servendo così a realizzare insieme quel più importante obiettivo di politica generale da cui i due Stati non possono prescindere e di cui i due Governi si sono dimostrati convinti.

(l) Non pubblicata.

686

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

R. GAB. R.P. 827/351. Londra, 6 aprile 1923.

Con riferimento al mio telegramma Gabinetto Segreto n. 312 (1), ho l'onore di qui unito trasmettere all'E. V. copia di un memorandum segreto redatto dagli esperti italiani ed inglesi e da loro parafato.

MEMORANDUM

ALLEGATO.

(Traduzione).

Gli esperti italiani e inglesi si sono incontrati alla Tesoreria durante la settimana che termina col 5 aprile per discutere le cifre contenute nel commento italiano alle proposte inglesi del gennaio scorso e nella risposta inglese al commento stesso.

Da queste discussioni derivarono alcuni scambi di vista confidenziali riguardo alle proposte inglesi in generale. Fu pienamente riconosciuto da ambo le parti che queste conversazioni erano del tutto confidenziali (informai) e senza impegno e intendevano semplicemente a cercare se fosse possibile di giungere a un compromesso tra i due opposti punti di vista. Fu inoltre riconosciuto sempre che mentre le discussioni erano basate sulle cifre di gennaio, gli avvenimenti dal gennaio in poi potevano avere alterato le cifre medesime.

I seguenti appunti di natura strettamente confidenziale relativi ai punti toccati non devono essere considerati in alcun modo tali da legare alcuna delle due parti

o da far più che registrare tentativi di esplorare possibili soluzioni.

RIPARAZIONI DELL'AUSTRIA E DELL'UNGHERIA

Appena possibile sarà discusso un progetto che provveda per la sistemazione delle questioni suddette su una base liberale, e prendendo nel debito conto le condizioni dell'Austria e dell'Ungheria, come è stato recentemente fatto nei riguardi della Bulgaria. Questo progetto dovrà essere parte di una sistemazione generale delle riparazioni tedesche e dei debiti interalleati.

DIRITTI VERSO GLI STATI SUCCESSORI SIA IN RIGUARDO Al BENI TRASFERITI

CHE AI COSIDDETTI BUONI DI LIBERAZIONE

Questi diritti saranno pure trattati in connessione colla sistemazione delle riparazioni austriache e ungheresi, allo scopo di sollevare l'Italia dalle sue obbligazioni come Stato successore e inoltre col debito riguardo ai diritti italiani verso gli altri Stati successori, nei limiti della loro capacità.

CONSEGNE DI CARBONE ALL'ITALIA

L'importanza per l'Italia della questione del carbone è riconosciuta dalla Inghilterra e debita considerazione sarà data a questo punto nella determinazione delle quantità da essere consegnate annualmente all'Italia dalla Germania durante il periodo di moratoria (la quantità ridotta nel 1922 fu di 3 milioni di tonnellate) e nel provvedere a scalare su un numero di anni le consegne dovute all'Italia sulla base del trattato di Versailles.

DEBITO DEL GOVERNO ITALIANO VERSO LA TESORERIA INGLESE

L'intero debito del Governo italiano verso la Tesoreria inglese sorgente da crediti accordati dall'Inghilterra all'Italia fino al giugno 1919 sarà cancellato, tutti i reclami dell'Italia che vi si riferiscono venendo abbandonati, e il Governo italiano consegnerà al Governo britannico un importo di un miliardo e mezzo di valore nominale di buoni del Governo tedesco della 2a serie (cfr. progetto britannico del gennaio 1923), o di una serie equivalente a questa che potesse essere stabilita in una futura sistemazione.

PARTECIPAZIONE NEL RICAVATO DI POSSIBILI PRESTITI TEDESCHI ESTERI

E POSIZIONE RELATIVA DELL'ITALIA IN RIGUARDO ALLE RIPARAZIONI

L'Inghilterra appoggerà la domanda italiana di partecipare nel ricavato totale di qualunque prestito tedesco emesso sui mercati esteri sulla base della sua percentuale nelle riparazioni tedesche.

La proposta contenuta nel paragrafo 12 del progetto del gennaio non intendeva di recare pregiudizio alla posizione relativa dell'Italia come creditore di riparazioni.

DEPOSITO IN ORO

L'importanza di non modificare la presente posizione del deposito dell'oro italiano nella Banca d'Inghilterra, che permette di includerlo nella copertura metallica della valuta italiana, è pienamente riconosciuta e la debita considerazione sarà data alle ragioni avanzate dal Governo italiano circa il carattere di tale deposito. La questione sarà oggetto di ulteriore amichevole considerazione.

(l) Telegramma gab. n. 166/312, trasmesso alle ore 23,30 del 6 aprile e pervenuto alle ore 6,50 del 7, non pubblicato.

687

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2959/598. Parigi, 7 aprile 1923, ore 22,30 (per. ore 3 dell'B).

Loucheur ha visto questa mattina Poincaré al quale ha riferito il risultato dei suoi colloqui in Inghilterra. Poincaré e il Governo francese smentiscono che egli abbia avuto alcuna missione ufficiosa, come pure osservano che la stampa ha dato al viaggio di Loucheur un rumore esagerato. Loucheur prima di recarsi in Inghilterra ebbe una intervista con Millerand al quale fece conoscere il suo proposito di intrattenersi in Inghilterra coi suoi amici politici britannici sulla questione delle riparazioni e della Ruhr. Loucheur si dichiara molto soddisfatto dei risultati ottenuti e questa soddisfazione è condivisa da (l) e dagli altri. Oltre avere constatato in generale riavvicinamento della politica inglese a quella francese, Loucheur avrebbe ricevuto da Bonar Law le assicurazioni di maggior amicizia per la Francia. Egli pretende anzi che Bonar Law gli abbia detto di avere presentato il progetto del 2 gennaio confermando di non averlo abbastanza studiato e che ora sarebbe disposto ad accettare il progetto franco-belga di Londra.

Loucheur pretende pure di aver persuaso Lloyd George a desistere dalla sua campagna antifrancese facendogli noto che la soluzione della questione della Ruhr sarebbe stata ritardata ma non risolta dalle divergenze dell'Inghilterra e della Francia su cui speculavano gli industriali tedeschi per protrarre fanaticamente la loro resistenza. Poincaré ha fatto buonissima accoglienza a Loucheur. Alcuni osservano che questa soddisfazione di Poincaré deriva anche dal fatto che Loucheur si è reso impossibile per una prossima successione alla Presidenza del Consiglio per il fatto della sua visita a Lloyd George che è certamente l'uomo più odiato in Francia. Loucheur dichiara che il progetto di riparazioni comparso sul Daily Telegraph è stato fabbricato nella redazione del giornale utilizzando alcuni passi del discorso di Grenoble dove accennò ad una Renania autonoma e federativa all'impero tedesco, nonchè prendendo alcune parole di altri suoi discorsi parlamentari e inventando il resto. Il viaggio di Loucheur ha fatto cattiva impressione in Belgio e Theunis e Jaspar si propongono di venire di nuovo a Parigi per discutere di nuovo con Poincaré.

688

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. 168/408 (2). Londra, 7 aprile 1923, ore 23,10 (per. ore 9,20 dell'B).

Decifri Ella stessa. Col mio telegramma n. 312 (3), ho riferito sommariamente sui punti concordati dalla missione Pirelli Alberti. Essi daranno a viva voce maggiori chiari

menti e dalla lettura del memorandum (l) redatto di comune accordo dagli esperti italiani ed inglesi V. E. potrà giudicare dell'opera compiuta. Ciò nondimeno credo opportuno chiarire quanto è stato fatto: l) Si è proceduto all'esame di tutte le questioni riparazioni e di quella debiti interalleati tenendo due questioni sempre intimamente connesse. Si è riaffermata così loro intera dipendenza e disposizione britannica alla cancellazione nostri debiti subordinata certe condizioni. 2) È stato esaminato progetto britannico del gennaio scorso. Sono stati discussi particolarmente punti che maggiormente toccano e ledono interessi italiani attenendone utili chiarimenti e varianti a noi favorevoli. 3) Si è ottenuto che la cancellazione del debito italiano verso la Gran Bretagna avvenga dietro cessione all'Inghilterra di buoni della seconda serie. È stato fatto poi un passo innanzi circa questione dell'oro. Tesoreria britannica è stata ora portata ad ammetterne discussione. Essa ha riconosciuto importanza di non alterare attuale posizione di deposito riguardo anche alla circolazione italiana ed ha promesso di esaminare ancora questione con spirito amichevole. 5) Le conversazioni sono state lasciate aperte ed al prossimo ritorno a Londra dei nostri esperti, a seconda decisioni di V. E. e salvo naturalmente avvenimenti esteriori, esse potranno essere riprese e spinte più oltre. È dato infine rilevare che solo oggi Tesoreria britannica ha acquisito esatta comprensione delle nostre necessità e della nostra situazione riguardo al problema riparazioni. E di ciò va data lode a Pirelli ed Alberti. Le conversazioni sono procedute con crescente cordialità ed essendo stato constatato che arrendevolezza e cordialità da parte britannica sono state sempre in relazione alla azione parallela diplomatica della

R. Ambasciata, non è eccessivo forse concludere che anche dal lato politico si è percorso un certo cammino. Tenendo presenti, quali risultano dalla corrispondenza telegrafica, scopi e limiti dello scambio di idee che doveva aver luogo fra gli esperti dei due Paesi, si può pure forse affermare che il pensiero di

V. E. è stato tradotto in atto.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Il numero 408 deve essere evidentemente errato. (3) -Telegramma di gabinetto segreto n. 166/312, trasmesso alle ore 23,20 del 6 aprile e pervenuto alle ore 0,50 del 7, non pubblicato in quanto riassume la nota pubblicata al n. 680.
689

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

TELESPR. 216274/220. Roma, 7 aprile 1923.

Suo telegramma 1240 del 13 dicembre 1922 e suo rapporto n. 3166/1433 del 20 dicembre scorso (2).

A V. E. è noto che fin da quando la questione dei mandati venne portata innanzi alla Società delle Nazioni, il Governo italiano dette istruzioni ai rappresentanti italiani nel Consiglio della Società stessa di opporsi alla discussione e quindi all'approvazione dei progetti di mandato franco-britannici, sostenendo la tesi che i mandati A traggono origine dal distacco della Siria, della Palestina e della Mesopotamia dall'Impero Ottomano e che quindi non se ne poteva discutere dalla Società delle Nazioni fino a quando non fosse intervenuto ed entrato

ln vigore definitivamente un trattato di pace con la Turchia che avesse giuridicamente sancito la rinunzia turca ai predetti territori.

Senonchè, avendo il Governo americano abbandonato la sua opposizione ai mandati, che coincideva colla nostra, ed avendo concluso un accordo coi Governi francese ed inglese, il Governo italiano venne a trovarsi in condizioni sfavorevoli per poter continuare a resistere da solo alle vivissime insistenze dell'Inghilterra. Pur togliendo però la sua opposizione alla discussione dei progetti di mandato presentati dalla Francia e dall'Inghilterra alla Società delle Nazioni, il precedente Gabinetto italiano ritenne opportuno di subordinare per parte del R. Governo l'approvazione dei detti progetti all'ottenimento di alcune assicurazioni che garantissero nel miglior modo possibile i nostri preesistenti e futuri interessi nei paesi arabi.

Fu così che nei mesi di giugno e luglio dell'anno scorso si condussero a Londra circa il mandato britannico in Palestina trattative che portarono ad un accordo completo. Circa l'Irak fu impossibile però allora di discutere perchè il relativo progetto di mandato non era stato presentato ancora alla Società delle Nazioni. Venne convenuto tuttavia col Governo inglese che questo ci avrebbe dato, per quanto possibile, assicurazione di un trattamento per l'Irak analogo a quello per la Palestina quando il progetto di mandato mesopotamico fosse stato presentato alla Società delle Nazioni.

Raggiunto l'accordo per la Palestina, poichè il Governo francese voleva far discutere dalla Società delle Nazioni anche il suo progetto di mandato per la Siria, proponemmo al predetto Governo di concludere un accordo analogo a quello da noi stipulato con l'Inghilterra e subordinammo a tale condizione l'approvazione del progetto francese da parte del nostro Rappresentante nella Società delle Nazioni.

Ma le trattative con la Francia non condussero ad un accordo soprattutto per il fatto che esse si svolsero in una atmosfera di malintesi perchè il governo francese attribuiva quasi ad una intenzione di ricatto da parte nostra l'aver presentato le nostre richieste alla vigilia della discussione nella Società delle Nazioni, mentre ciò fu dovuto piuttosto alla ostinazione francese di non voler rinviare tale discussione ad altra riunione del Consiglio. Furono ciò malgrado concordati molti punti ma rimasero in sospeso quello concernente le assicurazioni che chiedevamo alla Francia contro il pericolo di snazionalizzazione degli italiani in Siria e quello relativo alla subordinazione, che la Francia domandava e che noi non accettammo, della applicazione dell'accordo per la Siria non già a quella dell'accordo per la Palestina, ma a quella dell'accordo per l'Irak. La Francia giustificava tale richiesta con la pretesa che il mandato siriano presenta molto

maggiori analogie col mandato mesopotamico che con quello palestinese. In tali condizioni dopo vivaci discussioni in seno al Consiglio della Società delle Nazioni, fu deciso con il consenso del nostro rappresentante di approvare i progetti di mandato per la Palestina e la Siria ma con la riserva che essi non avrebbero potuto entrare in vigore se non quando fosse stato raggiunto l'accordo fra Francia e Italia circa il mandato siriano.

Dopo tale decisione della Società delle Nazioni le trattative con la Francia non hanno avuto però altro seguito.

Bisogna perciò tener presente che l'accordo che concludemmo col Governo inglese per l'Irak influirebbe sulle trattative con la Francia per la Siria giacchè il Governo francese avrebbe un nuovo argomento per non volerei dare più di quello che il Governo inglese ci darebbe per l'Irak.

Quanto alla sostanza dell'accordo osservo:

L'art. 2 del progetto inglese che riguarda la possibilità di concessioni di lavori pubblici ad imprese italiane e la promessa di uno speciale accordo pl"r regolare e proteggere eventualmente il lavoro italiano nell'Irak è identico all'ar-ticolo 2 dell'accordo italo-inglese per la Palestina.

L'articolo relativo alla tutela giudiziaria degli italiani nell'Irak differisce dall'analogo articolo per la Palestina in quanto che questo ultimo assicura sempre una maggioranza di giudici inglesi nei tribunali chiamati a giudicare ùn cittadino italiano mentre quello si limita, quando ll collegio giudicante è composto di più di un giudice (e in tal caso deve essere sempre inglese), all'obbligo che il solo presidente debba essere inglese. Questa diversità dipende probabilmente dal fatto che l'Inghilterra ha interesse a limitare al minimo possibile i suoi funzionari nell'Irak, data la riduzione delle spese che Parlamento ed opinione pubblica vorrebbero imporre al Governo.

Questo Ministero non riterrebbe di dover insistere per ottenere a tale riguardo una disposizione analoga a quella contenuta nell'Accordo per la Palestina se non vi fosse il pericolo che i francesi pretenderanno di introdurre nell'accordo per la Siria una disposizione analoga a quella di cui ci fossimo accontentati per l'Irak.

Prego quindi V. E. di adoperarsi perchè il progetto venga modificato in modo che i cittadini italiani nell'Irak siano giudicati sempre da tribunali composti in maggioranza di giudici inglesi come è stato stabilito per la Palestina.

L'articolo 4 riproduce integralmente gli articoli 4 e 5 dell'accordo per la Palestina. Manca nell'accordo per l'Irak ogni accenno relativo alla reciprocità di trattamento economico contenuta nell'articolo 6 dell'accordo per la Palestina, e ciò è evidente perchè tale articolo riguarda solo il traffico marittimo e quindi non può applicarsi all'Irak.

L'art. 5 relativo alla esenzione doganale per le istituzioni religioc:e e di beneficenza italiana nell'Irak è molto impreciso mentre è molto chiaro il corrispondente art. 7 dell'accordo per la Palestina. Questo concede chiaramente le esenzioni doganali alle predette istituzioni mentre il progetto per l'Irak si limita a parificare nei privilegi le istituzioni italiane a quelle estere esistenti nell'Irak ed aventi analogo carattere.

La questione presenta per noi uno speciale interesse e prego perciò V. E. di insistere per avere nell'Irak privilegi analoghi a quelli concordati per la Palestina.

Quanto precede riguarda dunque la sostanza di un accordo col Governo inglese in seguito alla cui conclusione il R. Governo potrà dare istruzioni al rappresentante italiano nel Consiglio della Società delle Nazioni di approvare il progetto di mandato britannico per l'Irak.

Senonchè è opportuno che V. E., entrando con codesto Governo nell'esame di merito del progetto propostoci faccia chiaramente rilevare che questi accordi che negoziamo tanto con la Francia che con l'Inghilterra per i paesi arabi di mandato costituiscono soltanto delle garanzie che noi siamo stati costretti a chiedere contro il pericolo di una interpretazione troppo estensiva da parte dello Stato mandatario del mandato affidatogli.

E ciò è tanto vero che i Governi francesi ed inglesi conclusero col Governo degli Stati Uniti accordi speciali relativamente ai paesi di mandato, non soltanto perchè gli Stati Uniti non facevano parte della Società delle Nazioni, ma soprattutto perchè i progetti di mandato presentati a questi ultimi dalla Francia e dall'Inghilterra erano sembrati poco soddisfacenti al Governo americano, il quale appunto mediante quegli accordi particolari riusci ad ottenere importanti deroghe e modifiche ai progetti di mandato.

Dato quindi il carattere speciale di tali accordi essi sono distinti e non possono pregiudicare l'accoglimento delle più concrete domande italiane circa i mandati alle quali rimane aperta la vita in base al telegramma di V. E. n. 1240 e sul merito delle quali questo Ministero sta studiando le reali possibilità nostre riservandosi di continuare ulteriormente le trattative (1).

(l) -È la nota pubblicata al n. 686. (2) -Non pubblicati.
690

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2972/104. Budapest, 8 aprile 1923, ore 20,15 (per. ore 0,35 del 9).

Telegramma di V. E. n. 1242 (2).

Come da mio telegramma n. 91 (3) e seguenti giustamente Ministro degli Affari Esteri austriaco giudica difficile situazione Conte Bethlen benchè sua

abilità ed energia abbiano evitata crisi e molto rafforzata ora sua posizione. Frazione nazionalisti più intransigente suo stesso partito ha buon gioco sfruttando generale malcontento per disagio economico, antisemitismo popolazione cristiana, esasperazione sentjmento nazionale, prestigio del governatore di cui sa di godere simpatia, forze delle varie organizzazioni irredentistiche che malgrado assicurazioni date dispongono indubbiamente di armi e sono perfettamente disciplinate. Per tutte queste ragioni Bethlen non può alienarsela completamente ed è riuscito infatti a mantenerla nel partito governativo: attacchi di

questa frazione e accuse al Presidente del Consiglio di avvicinarsi al liberali e di staccarsi dai principi della politica cristiana intransigente specie dopo ultimi incidenti Consiglio dei Ministri, possono avere contribuito avvalorare impressione espressa da Ministro degli Affari Esteri austriaco circa tendenza verso sinistra del Conte Bethlen che però effettivamente ha cercato di accattivarsi anche simpatia dei gruppi liberali, specialmente perchè Governo sa che forza finanziaria dell'Ungheria è rappresentata dagli ebrei, tutti liberali, e sarebbe impossibile in questo momento di gravissima crisi economica fare una politica assolutamente contro di loro.

Il presente telegramma continua.

(l) -Esiste una minuta del testo del presente telespresso a firma Guariglia e datata 16 marzo 1923. (2) -Trasmesso alle ore 16 del 20 marzo, non pubblicato. (3) -Telegramma n. 2714/91, trasmesso alle ore 21,10 del 26 marzo e pervenuto alle ore 4,20 del 27, non pubblicato, con cui dava notizia della pericolante situazione del Bethlen, 1n seguito a malcontento del paese per la situazione economica.
691

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 2973/105. Budapest, 8 aprile 1923, ore 20,15 (per. ore 4,30 del 9).

Seguito mio telegramma n. 104.

Circa politica estera è stato sempre nel programma del Conte Bethlen cercare di rompere il cerchio stretto intorno all'Ungheria dagli Stati confinanti. Pur ammettendo che tale arduo compito è stato anche ostacolato dalle intemperanze del nazionalismo ungherese, è però il malvolere della Piccola Intesa che ha principalmente contribuito alla attuale situazione. Piuttosto che un vero e proprio cambiamento di rotta dell'attuale Gabinetto credo quindi debba precisamente parlarsi se mai di migliorate disposizioni verso l'Ungheria della Piccola Intesa che infatti sembra abbia moderato notevolmente sua attitudine: buone disposizioni di cui Bethlen non mancherà di profittare. Dichiarazioni del Presidente Masaryk che ha espresso il desiderio di una intesa con l'Ungheria per risolvere pacificamente le gravi questioni pendenti sono state accolte con largo favore specialmente nel campo liberale (mio rapporto n. 824/238 del 5 aprile) (1).

A proposito di esse questo Ministro degli Affari Esteri ebbe a dirmi giorni fa che per ora erano soltanto parole e si poteva solo sperare che qualche fatto seguisse. Il fatto è che posizione dell'Ungheria di fronte ai vicini è anormale: ed ora, data crisi economica aggravatasi recentemente, tutti anche irredentisti più ciechi sotto la minaccia della rovina, si convincono che l'Ungheria non può continuare in una politica di ostilità con i vicini. Intanto Governo ungherese ha recisamente e ripetutamente smentito notizia di viaggio del Presidente del Consiglio a Praga, Belgrado, Parigi, Londra e Bucarest a questo scopo, mentre sono i gruppi di opposizione parlamentare che hanno iniziato decisa campagna per una politica di riavvicinamento alla Piccola Intesa (mio rapporto succitato) ed hanno anche annunziato che interrogheranno Conte Bethlen circa sua opinione dopo dichiarazioni del Presidente della Repubblica Czecoslovacca.

Ho avuto occasione di parlare giorni fa sull'argomento con questo Ministro di Francia che condivide queste mie impressioni.

(l) Non pubblicato.

692

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1442. Roma, 8 aprile 1923, ore 23. Come risulta dai verbali della Commissione paritetica per Fiume le due Delegazioni italiana e jugoslava convennero unanimi nella seduta del l marzo nell'crpportunità di riaprire subito servizio ferroviario per passeggeri sino a Fiume lasciando impregiudicata questione traffico merci. Delegazione jugoslava assicurò altresì che fino al giorno in cui i treni non fossero arrivati a Fiume essi sarebbero stati fermati come pel consueto a Sant'Anna e non già a Sussak, per evidenti ragioni di ordine morale. Ora non solo i treni viaggiatori non giungono ancora a Fiume, ma contrariamente all'impegno assunto dalla Delegazione jugoslava essi vengono fatti continuare per Sussak. Tale trattamento del Governo di Belgrado che è di quelli usati solo verso Paesi nemici ha ripercussioni morali sfavorevolissime sulla situazione fiumana e deve essere modificato. Prego V. S. profittando della presenza costì di Antonievich far presente

quanto precede a Nincic interessandolo vivamente a dare anche in questa circostanza prova concreta delle sue disposizioni concilianti.

693

NOTA DI ISMET PASCIA AI GOVERNI ALLEATI (Ed. in L. V., 114, pp. 299-300) Costantinopoli, 8 aprile 1923.

Il Governo della Grande Assemblea Nazionale di Turchia ha avuto l'onore di ricevere la Nota che i Governi della Gran Bretagna, della Francia, dell'Italia e del Giappone hanno voluto inviargli, in risposta della sua comunicazione del1'8 marzo 1923.

Senza voler provocare controversie per sapere se le controproposte del Governo turco tendono in realtà a ritornare, come detti Governi credono, ancora una volta sulle questioni che sarebbero state considerate come regolate nella lettera del 4 febbraio della Delegazione turca, il mio Governo prende atto con soddisfazione della dichiarazione delle Potenze invitanti le quali fanno conoscere di essere pronte a discutere i punti sollevati tanto nella Nota turca dell'8 marzo quanto nelle controproposte che vi erano allegate. Il mio Governo ritiene che tali controproposte non contengono nessuna modificazione sostanziale delle stipulazione territoriali nè nessun'altra modificazione di quest'ultime che fosse o che non possa essere equamente ammessa dalle stesse Potenze Alleate.

Il Governo della Grande Assemblea Nazionale di Turchia tiene in modo particolare ad esprimere la sua soddisfazione per l'accettazione da parte delle Potenze Alleate di una nuova redazione della Convenzione di stabilimento, onde riconoscere alla Turchia il beneficio della reciprocità. Non può fare a meno di credere che, con lo stesso spirito di equità, le dette Potenze prenderanno pure in benevola considerazione le altre giuste osservazioni fatte dalla Turchia circa tale Convenzione.

Il Governo della Grande Assemblea Nazionale di Turchia non può dissimulare la sua sorpresa per il fatto che le Potenze invitanti, promettendo di fare ogni sforzo per conciliare con il progetto alleato il controprogetto turco di dichiarazione concernente l'amministrazione della giustizia in Turchia, abbiano manifestata la tendenza a riaprire la discussione su di una importante questione che esso considerava a giusto titolo come già regolato di comune accordo con le Potenze interessate. Infatti, il testo che si trova inserito fra le controproposte turche non è, propriamente parlando, un progetto turco; ma è al contrario il risultato di un massimo di sforzi spiegati in comune dai Delegati agenti in nome degli Alleati e dalla Delegazione turca allo scopo di riavvicinare i progetti rispettivi delle Parti contraenti. Tanto più che questo accordo conosciuto sotto il nome di «formula Montagna~ fu confermato a varie riprese nel corso dei suggerimenti tanto orali che scritti delle Potenze alleate che ebbero luogo nei giorni seguenti il 4 febbraio.

Per quanto concerne le clausole economiche, la Delegazione turca era convinta che, con la sua proposta di stralciarle dal Trattato, pur continuando i relativi negoziati, si accelererebbe la conclusione della pace desiderata da tutte le nazioni. Dopo la partenza da Losanna, i suggerimenti nonchè le comunicazioni orali e scritte delle Potenze Alleate ci facevano conoscere l'accettazione di tale proposta. Si può temere a giusto titolo che il fatto che gli Alleati ritornino ancora una volta su una accettazione già data e domandino che le clausole economiche siano discusse contemporaneamente al Trattato renda più difficile la pace o ne ritardi. la conclusione.

Tuttavia la Turchia, apprezzando al suo giusto valore il desiderio espresso dalle Potenze Alleate, onde regolare favorevolmente le questioni economiche pendenti, non si oppone alla discussione delle questioni che possono regolarmente formare oggetto di negoziati internazionali; essa ha invitato, come proponevano d'altronde gli Alleati, a negoziati diretti i beneficiarii delle concessioni accordate altre volte dalla Turchia, ed equi accordi sono già intervenuti con una parte di questi beneficiarii.

Associandosi alle speranze ed agli auguri delle Potenze invitanti per il successo della Conferenza da riprendersi a Losanna e conformandosi al desiderio da esse manifestato relativamente alla partenza appena possibile dei Rappresentanti turchi, il Governo della Grande Assemblea Nazionale ha l'onore di informare i Governi della Gran Bretagna, della Francia, dell'Italia e del Giappone che esso invierà i suoi Delegati Plenipotenziari perchè possano cominciare i negoziati con i Delegati Plenipotenziari delle Alte Parti Contraenti alla data del 23 aprile p. v. nella città summenzionata (1).

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APPUNTO ANONIMO PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

Roma, 9 aprile 1923.

La lettera del Governo britannico in data 12 marzo (2 ), pur aderendo all'accordo economico firmato fra la Francia e l'Italia a Parigi il 3 febbraio 1923

subordina la sua adesione a certe riserve le quali dimostrano chiaramente che il Governo britannico non si trova nelle stesse condizioni del Governo francese e del Governo italiano per l'esecuzione del detto accordo.

l) L'accordo franco-italiano prevede l'obbligo dei due Governi di invitare i gruppi a costituire il Sindacato e di favorirne la costituzione: le riserve del Governo britannico annullano questo obbligo giustificandole con una tradizione, alla quale colla buona volontà si può derogare, come si è derogato da Mr. C. Gray nel 1914 e come il Governo britannico si è impegnato a derogarvi in 'llirtù dell'accordo tripartito.

2) L'accordo franco-italiano comprende, è vero, il principio che i Governi si riservano di appoggiare altri gruppi finanziarii in Turchia, ma è evidente che essi non possono appoggiare gruppi che avessero per oggetto l'oggetto stesso del sindacato da essi promosso e favorito. Quando il Governo britannico afferma il suo diritto di dare il suo appoggio « at any time to British companies or groups not in association with the syndicate in any application they may wish to make... » toglie ogni valore agli obblighi che risultano dall'accordo di Parigi per i Governi francese ed italiano.

3) L'accordo di Parigi sostituisce l'accordo tripartito nel suo contenuto economico, ma non sostituisce l'accordo tripartito. I documenti che accompagnano l'accordo e che ne sono inseparabili stanno a dimostrare ciò.

La lettera che esclude l'azione del Sindacato nella ferrovia Bozanti-Han Uisseibin (l) conferma il principio della Cilicia come zona francese e quindi l'accordo tripartito non è distrutto dall'accordo di Parigi.

Riassumendo : il Governo britannico colla sua adesione tende a dare una soddisfazione di forma al Governo italiano ed in compenso richiede la rinuncia dell'Italia a qualsiasi compenso in Asia Minore contrariamente agli obblighi assunti durante il corso della guerra.

È evidente che vantaggi economici e politici già acquisiti non possano nè debbano essere abbandonati o comunque menomati dal Governo italiano senza ottenere, sia pure in altra forma ma in modo concreto, dei compensi· almeno equivalenti. Il raggiungimento di tale scopo, dal punto di vista economico, non sembra possibile senza il concorso diretto dei gruppi finanziari inglesi ed in modo speciale del gruppo detentore della ferrovia Smirne-Aidin.

Il gruppo italiano avendo ricevuto da quest'ultimo verbale affidamento per lo stabilimento di una collaborazione anglo-italiana, la quale non potrebbe maturare che a pace conclusa colla Turchia, è d'uopo di ritardare l'intesa col Governo britannico a quando questa collaborazione si sia effettuata.

Mentre in Francia gli accordi col Governo dovevano avere la precedenza su quelli coi gruppi privati, in Inghilterra gli accordi col Governo devono essere subordinati alla realizzazione degli accordi privati.

Quanto all'acquisto della ferrovia Smirne-Aidin, esso non può essere preso attualmente a base di un programma economico.

(l) -La nota fu consegnata da Adnan Bey a Rumbold, Pellé e Maissa. (2) -Lettera n. 2055/1045/44, non pubblicata.

(l) Pubblicata al n. 461.

695

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. S. RR. 170/320. Londra, 10 aprile 1923, ore 23,30 (per. ore 6,30 dell'Il). Per lei solo decifri Ella stessa. Miei telegrammi Gabinetto segreti 297 e 298 (1). Crowe essendo partito in congedo, Bonar Law mi ha fatto dire a mezzo di Tyrrell quanto segue: l) Ministro apprezza al più alto grado desiderio di V. E. di adoperarsi per trovare una soluzione alla situazione creatasi in seguito all'azione francese nella Ruhr ed intende compiere ogni sforzo per assecondare opera di V. E. Primo Ministro ha preso conoscenza con vivo interesse della comunicazione da me fatta a Curzon il 3 aprile, dichiarandosi al pari del Segretario di Stato per gli Esteri in massima favorevole a svolgere un'azione quale quella prospettata da V. E. Senonchè prima di prendere decisione definitiva o procedere in conseguenza, Bonar Law (ritornato ieri da suo congedo) ha chiesto al Foreign Office un riassunto completo del pensiero di V. E. sulla base di un questionario particolareggiato da lui stesso redatto. Ho dato a Tyrrell le precisazioni e i chiarimenti che mi chiedeva e che io ero in ~rado di fornire in base al telegramma di V. E., riservandomi di comunicare informazioni complementari dopo essermi messo in comunicazione telegrafica con V. E. Ho poi rivolto viva preghiera a Tyrrell per ottenere il testo stesso del questionario riservato per il Foreign Office e Sottosegretario di Stato ha aderito alla mia preghiera consegnandomelo a titolo confidenziale e strettamente personale. Trascrivo qui appresso ad ogni buon fine intero questionario pregando V. E. rispondermi particolareggiatamente. Riferisco poi a V. E. che dall'insieme della conversazione con Tyrrell ho rilevato vivo desiderio di questo Governo di agire di comune accordo con noi per giungere ad una soluzione della questione Ruhr e riparazioni e nello stesso tempo perplessità di esso di spingere innanzi azione diplomatica in corso stante sua viva preoccupazione che il Governo francese possa averne qualche sentore. Conseguentemente non saprei insistere abbastanza presso V. E. sulla necessità di un'assoluta segretezza. Ecco questionario: l) Deve il rappresentante della Francia essere tenuto all'oscuro del presente scambio d'idee? 2) È da accettare che la Francia debba essere messa di faccia ad uno schema definitivo adottato dal Belgio, dall'Inghilterra e dall'Italia? 3) In quale fase e con quale mezzo si deve ottenere accettazione da parte Germania? 4) Che cosa dovrà farsi nel caso di un rifiuto tedesco o in caso di un'accettazione tedesca ed un rifiuto da parte francese?

Per quanto riguarda riparazioni sarebbe opportuno conoscere punto di vista del Governo italiano:

l) Quale è il senso da darsi alla parola «adeguato » relativa ai pegni ed alle garanzie? (Questo punto deve essere ben preciso perchè esso rappresenta la sostanza per una soluzione).

2) Quale è il progetto per la distribuzione e per la destinazione del ricavato del prestito nel caso esso venisse emesso?

3) È contemplata l'evacuazione simultanea della Ruhr e poi il Reno?

4) L'intera evacuazione deve essere compiuta in un periodo di tempo od in stadi da essere fissati in relazione ai progressivi pagamenti della Germania?

5) In quest'ultimo caso di quale durata dovrebbe essere il periodo di tempo?

(l) Pubblicati ai nn. 675 e 676.

696

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 55-bis. Roma, 10 aprile 1923.

Decifri Ella stessa.

T. Gab. segreto n. 55 (1).

Buti consegnandomi memorandum allegato rapporto V. E. n. 827/351 (2) mi ha fornito notizie e spiegazioni sull'andamento delle conversazioni e sulle risultanze di esse riassunte nel memorandum stesso.

Sono soddisfatto degli effetti finora conseguiti e mi compiaccio specialmente perchè questi risultati debbonsi soprattutto all'azione politica concomitante da Lei svolta presso Foreign Office.

Occorre appena che insista sull'utilità che l'avvicinamento dei punti di vista italiano inglese si raggiunga al più presto, eliminandosi o quanto meno riducendo ad un minimo accettabile ad entrambi le differenze che ci separano ancora in taluni punti, specie nei riguardi del deposito dell'oro, che per ragioni politiche e d'indole finanziaria ed economica rappresenta per noi questione fondamentale.

In quanto alle riparazioni austriache ungheresi e alla liquidazione degli obblighi verso di noi degli Stati successori, sarebbe molto utile di chiarire fino a qual punto attitudine Governo inglese sia ispirata da azione esclusiva della Tesoreria o invece da quella del Foreign Office. Se la richiesta di liquidare tali questioni su basi liberali, comprendendole nel piano generale, ha veramente contenuto finanziario ed economico soltanto e quindi, nel concetto di codesto Governo, non rappresenta altro che uno dei mezzi necessari per giungere alla sistemazione generale europea, il chiarimento ulteriore di questo punto e il conseguente accordo non dovrebbero essere difficili a conseguire, dato che sono disposto ad accedere a tale richiesta, mantenendo rispetto a questi Stati un'atti

32 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

tudine transazionale e ove occorra accentuandola, anche in vista della diversa disposizione inglese verso di noi nei riguardi della Cecoslovacchia. Se invece il desiderio di liquidazione dei debiti degli Stati minori (ex nemici e successori) è ispirato dal proposito del Foreign Oflìce di crearsi una posizione di speciale influenza e predominio in quegli Stati, l'opera di chiarimento si presenta più difficile e richiederebbe un maggiore studio per arrivare ad una formula che realizzando l'accordo potrebbe salvaguardare i nostri interessi.

Ho voluto subito richiamare l'attenzione di V. E. su questo punto acciocchè con la maggiore prudenza e cautela, Ella possa tentare di chiarire i veri intendimenti del Governo inglese per avere il tempo di studiare la questione, in modo che gli esperti tornando costà siano preparati a riprendere utilmente le conversazioni per giungere ad un risultato conclusivo.

(l) -Trasmesso alle ore 20 del 3 aprile, non pubblicato, col quale Mussolini raccomandava a Pirelli e Alberti di risolvere in modo favorevole all'Italia la questione dell'oro depositato presso la Banca d'Inghilterra. (2) -Pubblicato al n. 686.
697

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. 3584. Roma, 10 aprile 1923.

Faccia sapere Governo degli Stati Uniti: l) che Fascismo italiano in America non intende assolutamente creare imbarazzi autorità locali ma collaborare con società americana;

2) Partito fascista è pronto studiare eventualità scioglimento fasci Nord America se la loro esistenza avesse anche minimamente a turbare rapporti fra due paesi che io desidero cordialissimi.

698

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3035/620. Parigi, 11 aprile 1923, ore 18 (per. ore 23,30).

Questo Segretario Generale della Conferenza di Losanna mi ha dato conoscenza di una comunicazione di Curzon relativa agli inviti da diramare per la Conferenza stessa. Ministro degli Affari Esteri inglese riterrebbe inutile invitare alla Conferenza i neutri il Belgio e gli Stati Uniti. Governo francese insisterebbe per l'ammissione del Belgio e quanto a Stati Uniti consentirebbe a non invitarli, ma con la riserva che, se essi esprimessero desiderio di intervenire, il loro desiderio sarebbe accolto. Alla richiesta russa poi di prendere parte alla seconda conferenza Losanna l'Inghilterra e la Francia sono d'accordo nel rispondere negativamente dato che la questione degli Stretti non sarà in discussione. Prego V. E. telegrafarmi sue istruzioni in merito. Discorrendo con Massigli e con Incaricato d'Affari inglese relativamente al numero ristretto di Potenze che Curzon ritiene preferibile partecipino ai prossimi negoziati con la Turchia, ho detto che probabilmente Governo italiano si sarebbe uniformato al punto di vista inglese e francese. Come mia opinione personale ritenevo però che il modo di vedere di Curzon sarebbe stato perfettamente giustificato se la ConferE:nza avesse molta probabilità di riuscire. Io invece ritenevo, sempre personalmente, che tali probabilità fossero ben poche dati gli umori prevalenti ad Angora complicati dalle recenti decisioni dell'Assemblea Nazionale turca sugli accordi di Chester.

In tali condizioni mi pareva forse preferibile avere il maggiore numero di Potenze presenti per constatare l'intransigenza turca. Ho detto poi a Massigli che queste preoccupazioni dovevano essere tanto maggiori per la Francia e l'Italia atteso che la questione territoriale che maggiormente interessa l'Inghilterra era fuori del programma delle discussioni, fatta eccezione per Castellorizzo. La Francia .e l'Italia correvano così il rischio di costituirsi sole responsabili di una eventuale rottura sulle questioni delle clausole economiche e delle concessioni. Tanto Incaricato d'Affari inglese che Massigli mi hanno detto di condividere il mio pessimismo e che anche essi opinavano che la seconda Conferenza di Losanna si apriva sotto auspici molto meno favorevoli della prima.

699

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3039/300. Vienna, 11 aprile 1923, ore 19 (per. ore 24).

Ministro degli Affari Esteri parte stasera per Ginevra. Mi ha chiamato per dirmi che non solo quanto ha riferito Rossler ma anche sopratutt9 un telegramma di Schiiller giunto oggi desta in lui grave preoccupazione per esito negoziati commerciali in ·corso a Roma. Mentre da parte austriaca si è ceduto sul dazio sui vini, ed anche per il legname sono state telegrafate ieri a Roma nuove istruzioni che vanno incontro al desiderio del R. Governo, Schiiller telegrafa che da parte nostra da Pasqua in poi specie sul terreno prodotti industriali, non è stata fatta alcuna concessione. Cosicchè si sarebbe giunti costà ad un punto morto. Se considerazioni d'ordine politico, mi ha detto il Ministro degli Affari Esteri, non prenderanno posto calcoli materiali e se da parte nostra non sarà fatta qualche concessione Schiiller sarà costretto venire Vienna a riferire. Questo Ministro degli Affari Esteri teme impressione che questa interruzione farà su questa opinione pubblica.

Atmosfera fiduciosa cordiale creata dalla visita in Italia del Cancelliere

verrà turbata. Ministro degli Affari Esteri ha creduto dover attirare la miu

attenzione su questa eventualità e mi lia pregato farla presente a V. E.

Non al corrente delle trattative di Roma non sono potuto entrare in discus

sione sulle affermazioni del Ministro; mi sono limitato promettere che avrei sot

toposto sue preoccupazioni a V. E.

Per due ragioni sopratutto preme arrivare sollecita conclusione trattato di

commercio coll'Italia:

l) per la grande importanza politica economica che esso avrà per l'Austria

anche di fronte ai vicini;

2) perchè esso rappresenterebbe qualche materiale successo non solo visita

in Italia ma anche politica estera del Cancelliere che allontanandosi da quella

del suo predecessore sull'accordo di Lana cerca anzitutto appoggio accordo con

Italia.

700

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3040/112. Budapest, 11 aprile 1923, ore 21,45 (per. ore 2,40 del 12).

Telegramma di V. E. n. 1449 (1).

Come rappresentato all'E. V. con mio telegramma n. 98 del 29 marzo (2) risoluzione questione riparazioni è effettivamente considerata come chiave di volta situazione ungherese e per essa Ungheria conta specialmente sull'attitudine dell'E. V. Notevoli a questo proposito dichiarazioni Teleszky (mio telegramma n. 111 in chiaro) (3) che stampa ungherese commenta con largo favore mentre è insorta contro Friedrich che per sfogare suo livore per insuccesso suo viaggio raccontando solite cretine diffamazioni sull'Italia ha dichiarato all'Uinemzedek che

V. E. fa politica differente da quella che potrebbe essere utile Ungheria che non potrà aspettarsi nulla da Italia e dal Governo fascista. Fra gli altri Pesti Hirlap dice qualunque siano opinioni Presidente del Consiglio italiano nelle attuali difficili ·condizioni non può giovare paese attaccamento ungheresi a Mussolini che avrà parola decisiva per riparazioni ungheresi. Ho trasmesso per corriere articoli (4) Az Est, Szozat, Pester Lloyd ed altri giornali che tutti commentano favorevolmente dichiarazioni Teleszky e attaccano Friedrich il quale del resto oggi in un lungo articolo su Anep cerca smentire sue parole dichiarando falso avere fatto dichiarazioni contro V. E. e fascismo facendo anzi le lodi più ampie per l'opera del fascismo. Sostiene però che politica di V. E. è francofila e sta sulla base delle riparazioni. Del resto anche a prescindere dall'attuale polemica di cui i giornali si occupano, articolo Conte Andrassy e deputato Baros, festose cordiali accoglienze agli studenti italiani, parole loro indirizzate da Ministri Istruzione Pubblica e Agricoltura e specialmente del governatore che chiese di riceverli in udienza ed ebbe frasi di viva simpatia per l'Italia e per suo governo, come dettagliatamente ho riferito per corriere (telegrammi per corriere n. 857/241, 870/248, 873/250, 883/59, mio rapporto n. 885/261) (4) sono tutte prove della viva tendenza di simpatia che si riscontra sempre più in questo paese verso l'Italia.

(l) -Trasmesso alle ore 12 del 9 aprile, non pubblicato, col quale Mussolini comunicava a Budapest, Vienna e Belgrado la notizia secondo cui il governo ungherese aveva intenzione di seguire una politica di avvicinamento all'Italia. (2) -Telegramma n. 2779/98, trasmesso alle ore 21,45 del 29 marzo e pervenuto alle ore 2,30 del 30, non pubblicato, col quale esprimeva il parere di intervenire per risolvere la questione delle riparazioni dovute dal governo ungherese. (3) -Telegramma n. 3042/111, trasmesso alle ore 21,50 dell'H aprile e pervenuto alle ore 1,05 del 12, non pubblicato. Le amichevoli dichiarazioni del Teleszky si riferivano all'incontro da lui avuto recentemente con Mussolini. (4) -Non pubblicati.
701

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3055/302. Vienna, 12 aprile 1923, ore 14,40 (per. ore 17,15).

Cancelliere federale che ho intrattenuto iersera in conformità teleg. V. E. 1443 (l) mi ha detto che quanto alla nomina del commissario straniero nella Banca emissione, governo federale si trova impegnato da una lettera che Ministro delle Finanze ha dovuto rilasciare Londra quando trattò il prestito di tre milioni e mezzo. In conformità questo impegno assunto, che non potrà riuscire nuovo al senatore Pantaleoni perchè avvertito della pressione estera quando si trattò Vienna nomina del presidente Banca austriaca, Governo austriaco sta procedendo alla realizzazione legislativa statutaria del mede~imo. Quanto persona del commissario estero nulla ancora vi è d'impegnativo. È stato fatto nome Schnyder che avrebbe appoggiato personalità commissario ma nè direttamente da questo nè da Londra è stato fatto fino ad ora alcuna proposta formale. Cancelliere mi ha detto avere ottenuto da Zimmermann che rinunziasse chiamare esperti esteri per tabacchi saline ecc.; solo per riorganizzare ferrovie Zimmermann si è rivolto a Mitchel Arleiswoòrth amministratore di molte società ferroviarie inglesi ma questi fino ad ora non ha risposto. Seipel riconosce valore e alto significato politico opposizione italiana a questo tentativo di infiltrazione straniera vari rami amministrazione austriaca. Essa risponde all'assoluto pensiero sua azione ma di fronte aut aut banchieri inglesi per avere prestito ha dovuto piegarsi per commissario straniero banca. Prego comunicare Pantaleoni.

702

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1481. Roma, 12 aprile 1923, ore 15.

Suo telegramma n. 151 (2).

V. S. significhi a Nincich ch'io persisto a ritenere indispensabile che statu quo ante non venga anche in via temporanea modificato spostando stazione arrivo treni da S. Anna in avanti a meno che non si facciano giungere fino a Fiume. Non trattasi questione tecnica ma puramente morale politica nei riguardi di Fiume, cui esclusione dal traffico verrebbe posta in nuovo evidente rilievo da un qualsiasi prolungamento del traffico stesso verso Sussak.

Chiarisca mia richiesta è dettata dalla necessità di non esacerbare animi aumentando difficoltà locali che impediscono opera conciliatrice dei due governi.

(l) -Trasmesso alle ore 23 dell'8 aprile, non pubblicato, col quale Mussolini esprimeva la sua opposizione alla nomina di un commissario straniero nella Banca di emissione austriaca. (2) -Telegramma n. 3000/151, trasmesso alle ore 20 e pervenuto alle òre 23 del 10 aprile, non pubblicato, relativo ad un colloquio Negrotto Cambiaso-Nincié sulla questione di cui al presente telegramma.
703

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, TOSTI DI VALMINUTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3075/69. Madrid, 12 aprile 1923, ore 22 (per. ore 11 del 13).

Telegramma V. E. n. 1416 (1). Mio n. 66 (2). Sono lieto informare V. E. che Governo spagnuolo accetta proposta iniziare

immediate trattative per accordo provvisorio sotto forma completamento modus vivendi. Nella ,comunicazione odierna Ministro Affari Esteri afferma però che non esiste uguaglianza reciproca trattamento sulle basi proposte dal R. Governo. Estensione alla Spagna dei benefici derivanti dai trattati conclusi dall'Italia colla Francia e Svizzera rappresenta più che altro vantaggio teorico perchè non concernente prodotti che Spagna esporta in Italia o si tratta di prodotti secondari per l'importanza del commercio spagnuolo. Questa concessione non giustifica quella che la Spagna fa in cambio all'Italia applicando per le voci che principalmente ci interessano riduzione 20 per cento sulla tariffa seconda colonna. Paesi coi quali Spagna ha già concluso accordi commerciali hanno fatto a questo stato concessioni che implicano sacrifici notevoli. Se la Spagna accettasse integralmente in base proposte del R. Governo, Italia otterrebbe tutti quei reali benefici e accorderebbe alla Spagna vantaggi illusori e solo eventuali riduzioni su alcuni prodotti. Nel sincero desiderio dare soddisfazione al Governo italiano Governo spagnuolo accede in principio apertura negoziati allo scopo contribuire stringere cordiali relazioni esistenti fra i due paesi. Come base dei prossimi negoziati Spagna propone quanto segue: l) Italia concede riduzione doganale (nella entità da stabilire insieme clausola nazione più favorita) per: piombo corto ecc. ed essenza conceria, essenza trementina, prodotti vegetali, prodotti farmaceutici, sapone, lane tessute, lana, sughero lavorato, pelli conciate, macchine, pesci salati e in conserva, vini, acque minerali, filati, tessuti cotoni, concimi, mandorle, nocciole, olio, uva passa, mosto, pepe macinato. 2) Italia accorderà parità vantaggi concessi alla Francia Svizzera. 3) Spagna accorderà all'Italia benefici già concessi o che concederà ad altri Stati per i seguenti prodotti di origine italiana: marmi, estratti vegetali, zolfo, canapa in ramo e cardata, seta cruda e filata non ritorta e ritorta cascami seta artificiale, dagne, dinamo, elettromotori, vetture, gomme ed affini non lavorate, copertoni, camere aria macchlne agricole, cappelli.

Invio per posta testo nota (3) di questo Governo. Nel colloquio odierno Ministro Affari Esteri mi ha fatto presente difficoltà che ha dovuto superare per ottenere dalla Commissione trattati che i nostri negoziati abbiano precedenza su quelli di altri Stati (Danimarca Olanda ecc.). Ministro Alba mi ha dichiarato confidenzialmente che condizioni proposte dalla Spagna possono avere notevoli

modificazioni nel corso dei negoziati. Date buone disposizioni che questo Governo

dimostra segnalo all'E. V. necessità che al più presto si rechi Madrid funzionario

che deve coadiuvare Ambasciata nelle trattative.

(l) -Pubblicato al n. 683. (2) -Telegramma n. 2935/66, trasmesso alle ore 23 del 6 aprile e pervenuto alle ore 5,40 del 7, non pubblicato, col quale il Tosti di Valminuta dava conto delle precedenti trattative commerciali. (3) -Non pubblicata.
704

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, E A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. 1482. Roma, 12 aprile 1923, ore 24.

(Per Londra). R. Ambasciatore Parigi telegrafa quanto segue:

Tel. coli. 3035/620 (1).

Ho telegrafato a Romano quanto segue:

(Per Parigi e Londra). Tel. di V. E. n. 620.

A parte ogni considerazione di merito, dato che nuova riunione Losanna deve considerarsi nell'interesse comune degli Alleati come semplice ripresa della conferenza sospesa il 4 febbraio (il che coincide d'altronde colle precise dichiarazioni fatte da Ismet Pascià al momento della sua partenza per Angora) sembrerebbe logicamente opportuno nulla variare a quanto fu praticato per la prima fase della conferenza circa intervento neutri.

Condivido pienamente considerazioni esposte in proposito da V. E., ed Ella potrà quindi esprimere suddetto nostro punto di vista parlandone a codesto Governo ed a Massigli.

Ciò non pertanto non essendo nostra intenzione separarci dagli Alleati,

V. E. potrà dichiarare quando non sia possibile fare altrimenti nostra adesione alla proposta franco-inglese. Non riterrei opportuna proposta eccezione per solo Belgio convenendo in ogni caso attenersi parità trattamento per tutti gli interessati.

(Per Londra). Qualora V. E. non veda inconvenienti potrebbe insistere presso Foreign Office per far rilevare utilità adozione nostro criterio non mutare norme partecipazione adottate prima fase conferenza.

(Per Parigi). Avendo comunicato Londra presente telegramma ho aggiunto quanto segue: (copiare ultimo paragrafo diretto Londra).

705

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, DIAZ

'L. R. P. 960/5. Roma, 12 aprile 1923.

La prego di esaminare con ogni interesse se ed entro quali limiti sia possibile ed opportuno accogliere nell'Armata Italiana e Coloniale ufficiali, sottufficiali e volontari corsi, formandone, ove sia più conveniente, un piccolo corpo di legione straniera per mascherare ogni carattere irredentista.

Gradirò conoscere le decisioni che Ella gradirà di adottare (2).

(l) -Pubblicato al n. 698. (2) -Con una lettera di qualche giorno dopo. non pubblicata, Diaz rispondeva in senso negativo, adducendo motivi di ordine tecnico, alla proposta di Mussolini.
706

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1486. Roma, 13 aprile 1923, ore 1.

Era convenuto che in sede delle trattative per la conclusione del Trattato di commercio italo-jugoslavo dovessero, a termini art. 6 Trattato Rapallo, venire regolati tutti i rapporti economici e finanziari tra i due Paesi e quelle altre speciali questioni esplicitamente rinviate a dette trattative da accordo Santa Margherita. Trattato commercio non avrebbe pratico valore se non regolasse anche diritti confine applicabili reciprocamente a principali esportazioni due Paesi. Delegazione jugoslava invece continua ancora ad affermare non poter discutere che questioni commerciali senza clausole tariffarie e poichè accordo sopra articoli generali indicato trattato è quasi raggiunto, come del resto era già avvenuto a Belgrado nel 1921, Delegazione predetta adducendo mancanza istruzioni accennerebbe ad una inammissibile proposta quale stipulazione provvisorio trattato commercio contenente solamente clausole concordate e rinvio soluzione altre questioni; ciò che politicamente causerebbe disastrose conseguenze nell'opinione pubblica. Tale atteggiamento essendo quindi in contraddizione con dichiarazioni ripetutamente fatte da cotesto Governo sui suoi intendimenti politici verso l'Italia prego V. E. fare opportuni passi presso codesto Governo servendosi anche del sig. Antonievitch per ottenere che siano impartite adeguate istruzioni a questa sua Delegazione completandola se crede con altri delegati competenti a trattare diverse questioni.

707

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3083/160. Belgrado, 13 aprile 1923, ore 19 (per. ore 20,'35;.

Antonievich ha avuto già vari colloqui con Nincich e Presidente del Consiglio. Ieri mi dichiarò essere oltremodo lieto delle disposizioni favorevoli verso una politica di vera amicizia con l'Italia che aveva constatato non solo in Nincich ma soprattutto in Pasich cosicchè egli nutre il convincimento che si arriverà ad una soluzione soddisfacente per Fiume e sulle altre questioni. Avendogli osservato come situazione interna e trattative con croati potrebbero ripercuotersi sfavorevolmente su tali disposizioni, Antonievich mi rispose escludendo che ciò possa influire sulle diréttive della politica estera del Ministero. Anche da diverse fonti mi venne espresso analogo concetto. D'altra parte intesa tra Radich e radicali non sembra ancora di facile realizzazione.

708

IL MINISTRO A PRAGA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3086/88. Praga, 13 aprile 1923, ore 20 (per. ore 2 del 14). Questo incaricato d'Affari polacco mi ha detto essere sua impressione che dopo colloquio con V. E. Ministro Affari Esteri di Polonia non insisterebbe più

sull'orientamento annunziato a Parigi mirante adesione Piccola Intesa. Egli ha peraltro aggiunto non av,er ricevuto alcuna comunicazione sui colloqui di Milano.

709

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. CONF. 1497. Roma, 13 aprile 1923, ore 24.

R. Incaricato d'Affari Budapest mi informa che Ministro Affari Esteri e Ministro d'Austria hanno firmato convenzione arbitrale austro-ungherese concordata durante viaggio Seipel a Budapest. R. Incaricato d'Affari mi comunica sunto della convenzione ed aggiunge che stampa saluta con simpatia questa prova di riavvicinamento dei due Paesi.

Poichè Governo italiano ha sempre favorito riavvicinamento non posso che associarmici. Lascio però a V. E. di far comprendere costì nel modo che crederà migliore che a termini dell'accordo di Roma ci attendiamo una comunicazione al riguardo da parte del Governo austriaco.

710

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, E AL CONSOLE A GINEVRA, ELES

T. 1500. Roma, 13 aprite 1923, ore 24. (Per Vienna). Ho comunicato a Pantaleoni telegramma V. S. n. 302 {l) aggiungendo: (Per Ginevra). Per Pantaleoni. R. Ministro Vienna telegrafa: Tel. 3055/302. Dal canto mio osservo: (Per tutti). Indipendentemente dalla persona di Schnyder al quale siamo contrari per i suoi sentimenti antitaliani, Governo italiano si è opposto alla nomina dell'a latere straniero perchè non vede la ragione tecnica di questa innovazione e perchè la ritiene dannosa all'Austria e pericolosa per la gara di affer

mazioni estere cui può dar luogo. È chiaro tuttavia che se ad essa si addivenisse noi dobbiamo reclamare dei posti analoghi in nome di quella prevalenza di in

teressi italiani in Austria che la stessa Lega delle Nazioni ha riconosciuto all'Italia. È opportuno che V. S. abbia un completo scambio di idee con Zimmermann riguardo agli esperti stranieri per conoscere quali sono le sue intenzioni. È ovvio che noi non potremmo ammettere che il solo esperto sia un inglese e per materia che ha per noi importanza cosi particolare e diretta.

(l) Pubblicato al n. 701.

711

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI

T. 1507. Roma, 14 aprile 1923, ore 17

Voglia significare Ministro austriaco esteri che stasi trattative commerciali itala-austriache devesi mio intervento personale. Mi rendo perfettamente conto sue considerazioni ordine politico, ma austriaci devono loro volta rendersi conto necessità vitali industria italiana. Propongomi ogni modo fare possibile per superare attuali difficoltà.

712

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, CAETANI

T. GAB. RR. 57. Roma, 14 aprile 1923, ore 21.

Ho letto con vivo interesse telegramma di V. E. n. 130 (l) circa colloquio Jung con membro autorevole Governo americano. Senza precipitare conclusioni che devono risultare frutto maturo esame tutti elementi situazione credo opportuno che contatti fra Jung e Ministro americano continuino secondo queste direttive:

l) che Italia riconosce santità impegni onore anche se finanziari; 2) che Italia è già ordine idee circa necessità sistemazione suoi debiti esteri;

3) che notevoli agevolazioni devono essere concesse Italia e soprattutto indiscutibilmente condono totale interessi maturati e futuri nonchè lunghissima razionale rateazione. Riservom1 consultati Uffici competenti approfondire ulteriormente questione (2).

713

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3133/636. Parigi, 14 aprile 1923, ore 23,40 (per. ore 4 del 15).

Ho avuto incidentalmente occasione di vedere insieme a Salvago Raggi i signori Theunis e Jaspar. Senza entrare in particolari che saranno comunicati dal Principe Ruspoli riassumo brevemente risultato del convegno intervenuto fra i Ministri belgi e Poincaré. La parte tecnica di esso risulta dal comunicato ufficiale nel quale è pure riaffermato principio della evacuazione della Ruhr in

corrispondenza col pagamento delle riparazioni da parte della Germania. Questa dichiarazione è stata richiesta dai Ministri belgi. Dall'esame della relazione del signor Loucheur circa colloqui avuti con gli uomini politici inglesi messi in confronto con le notizie avute da altre fonti francese e belga si è venuti alla conclusione che il Governo britannico non si disponga per il momento a fare nessun atto che apparisca come mutamento nell'attitudine assunta di benevola neutralità; ma che si stia formando in Inghilterra la convinzione che la Francia ormai non possa più abbandonare la Ruhr senza ottenere garanzie che assicurino esecuzione degli obblighi imposti alla Germania dal Trattato di Versailles. Prevedo possibilità di avvicinarsi alla tesi francese. I due Governi francese e belga sono rimasti d'accordo che spetti sempre alla Germania di fare per la prima proposte ragionevoli che possano fare oggetto di discussione sia alla Francia ed al Belgio che al complesso degli Alleati. Per non essere presi alla sprovvista quando queste proposte fossero fatte, i Governi francese e belga hanno deciso di mettere allo studio il progetto delle loro eventuali richieste specialmente per quanto riguarda le garanzie di carattere finanziario .che potrebbero sostituire occupazione militare. Questo progetto sarebbe a disposizione dell'Inghilterra e dell'Italia quando queste due Nazioni manifestassero desiderio di prenderne conoscenza e di fare le loro osservazioni. Mentre Ministro belga, in conformità a quanto era inteso fra Jaspar e V. E. a Milano, sarebbe propenso a utilizzare il piano delle riparazioni tedesche senza tenere conto dei pagamenti del credito inglese anche per il fatto che Belgio non ha debiti verso l'Inghilterra, Poincaré insisterebbe perchè una parte delle riparazioni fosse riservata al pagamento dei debiti .cosi verso l'Inghilterra che verso l'America ed a queste condizioni sottomette la riduzione delle riparazioni da pagarsi dalla Germania.

(l) -Telegramma n. 3024/130. trasmesso alle ore 19,56 del 10 aprile e pervenuto alle ore 13,15 dell' 11, non pubblicato, relativo alla sistemazione della questione dei debiti interalleati. (2) -La minuta del telegramma è di pugno di Mussolini.
714

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. CONF. 3178/308. Vienna, 16 aprile 19~3, ore 14,20 (per. ore 19). Telegramma di V. E. n. 1497 (l) si è incrociato col mio redatto in seguito conversazione con capo della sezione politica al Ministero degli Affari Esteri federale. Questi nell'assenza del Ministro degli Affari Esteri ricevette l'accordo nel testo originale che appena stampato invierò. Colgo la presente occasione per richiamare l'attenzione dell'E. V. sulla incertezza che col tempo si è formata circa la reale esistenza o meno dell'aecordo Nitti Renner cui si riferisce V. E. nel telegramma suddetto. Formalmente esso non è stato mai denunziato ma in conversazioni ho sentito qui incidentalmente rilevare le difficoltà della sua coordinazione colle dichiarazioni contenute nel protocollo primo firmato dall'Italia con le altre Potenze a Ginevra il 3 ottobre scorso. Seipel in Italia si era preparato a parlare anche di ciò; ignoro in quale senso. Odierna incertezza per il momento non avrebbe grande importanza reale se nuovo richiamo al contenuto

del telegramma di V. E. non mi facesse dubitare che a quell'accordo si dia da parte nostra un valore differente da quello ·che probabilmente gli si da qui.

(l) Pubblicato al n. 709.

715

IL SEGRETARIO GENERALE DEGLI ESTERI, CONTARINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

f. GAB. RR. 58. Roma, 16 aprile 1923, ore 18.

Antonievich senza preavvertirmi ebbe a comunicarmi a suo tempo che Governo jugoslavo aveva già accolto sue proposte di conferire alte onorificenze a

S. E. Mussolini a me ed altri. Comunicazione mi venne fatta nei giorni in cui punti di vista delle due Delegazioni alla Commissione paritetica circa sistemazione porto Fiume assumevano atteggiamento netto contrasto che tutt'ora perdura come risulta da ultimo scambio note fra R. Ministero e questa Legazione jugoslava inviato per corriere (1).

Antonievich avendomi con spiegablle delicatezza messo al corrente della faccenda quando già decisa, dovetti !imitarmi a fargli comprendere nelle debite forme, ma chiaramente, come, allo stato d'arresto in cui trovavansi le cose, conferimento onorificenze poteva apparire inopportuno ed imbarazzante specie nei riguardi Presidente ed anche miei; mentre solo un felice superamento difficoltà presenti avrebbe fornito base favorevole tale atto. Gli aggiunsi che finchè non fosse raggiunto accordo per Fiume non avrei osato farne cenno al Presidente.

Giunge qui ora notizia che Gazzetta Ufficiale Belgrado pubblica lista onorificenze in questione. È ovvio che pubblicazione in Italia è tuttora assolutamente inopportuna e cerco quindi evitare notizia si sparga con possibilità provocare dannose discussioni. Occorre parlar subito della cosa con Antonievich colla dovuta delicatezza ripetendo ed insistendo che conferimento onorificenze deve necessariamente coincidere con soluzione questione fiumana, ciò che sembrerebbe doversi attendere dalle buone disposizioni di Pasich riferite telegramma

n. 160 (2).

716

IL CONSOLE A GIANINA, MODICA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. P. C. RR. 338/88/3. Gianina, 16 aprile 1923.

Se si leggono od anche semplicemente si scorrono i giornali di Atene .che, per essere di più sicura marca venizelista, riflettono con maggior precisione e quasi integralmente anche il pensiero dei dirigenti della «Rivoluzione 1922 », si rileva quasi ogni volta una circostanza strana. Dal Patris all'Elefteros Tipos, dall'Estia all'Elefteron Vima, tutti gli organi più ortodossi del pensiero venizelista-rivoluzionario consacrano con esasperante perseveranza 1unghi ed insinuanti ditirambi ai « nostri grandi Alleati », alla Intesa. E per « grandi Alleati » quei giornali non intendono designare solo tl'Inghilterra del signor Lloyd George

-o quella stessa Inghilterra che, anche sotto il Governo del signor Bonar Law, non è riuscita a nascondere il graduato !filellenismo della sua politica orientale, nè intendono solo esprimere riconoscenza apolitica verso la grande America

generosa soccorritrice dei profughi di Asia Minore. Il ditirambo o l'elegia si rivolge altresi (e con quale insistenza!) umile e prono spesso, orgogliosetto talora, ma sottomesso sempre, a quella stessa Francia la quale, dopo esser riuscita per qualche anno a gabbare per anticostantinismo la turcofilia interessata o dispettosa della sua politica di oriente, non ha risparmiato davvero ·alla Grecia, nemmeno dopo la tragica scomparsa del Re esiliato e dei suoi fidi ministri giustiziati, sia a 1Losanna che altrove, malgrado talune formali soddisfazioni, diffidenze ed ostilità sostanziali. Malgrado ciò, ogni occasione è buona perchè la stampa liberale ateniese bruci i suoi incensi dinnanzi l'effigie della temuta ed amata ;Repubblica. Il partito liberale greco agisce verso la Francia come il timido amante di una sfolgorante « stella di varietà >: con le più ingenue civetterie e con le « avances » più umilianti esso cerca di acquistare le grazie della bella scontrosa le cui jripulse ed i cui disdegni non fanno .che accrescere la fiamma del non mai deluso amatore. E mentre i quotidiani venizelisti danno il posto d'onore agli sfoghi del signor Gauvain e riproducono con compiacenza la prosa del signor Tardieu ed i suoi attacchi alla politica anche orientale del Gabinetto Poincaré (dei quali essi non comprendono o non vogliono comprendere gli esclusivi e non reconditi fini di opposizione parlamentare e di scalata del potere), la stessa vibrante esaltazione vien fatta al Presidente della Repubblica ed all'attuale Capo del Governo, e perfino all'ex Presidente Briand, per quanto questi ultimi abbiano dimostrato in passato e dimostrino al presente di non esser disposti a sacrificare il benchè minimo interesse francese alla realizzazione dei sogni

o delle vanità della Grecia venizelista.

Dicevamo, dunque, sperticati continui commoventi appelli all'affetto dei «Grandi Alleati •. Cioè, dell'Inghilterra ora blandamente protettrice, della Francia sempre ostile..... Ma e l'Italia? Che l'Italia, il .cui nome non appare quasi mai nell'elenco «ad usum Danaorum » degli Stati Maggiori dell'Intesa, non faccia più parte dell'aggruppamento degli Stati vincitori !dell'Europa occidentale? E come spiegare questo oblio per l'Italia di Vittorio Veneto, questo silenzio che sa di ripicca, di diffidenza, di ostilità? Perchè verso la Francia ogni dedizione e verso l'Italia ogni ripulsa? E perchè da parte delle Rappresentanze locali della Rivoluzione, tutte reclute fide del Partito venizelista, nonchè da parte dei migliori esponenti di quel partito, la stessa tendenza a esaltare o lusingare gli Alleati, togliendo però completamente dal novero di essi gli Italiani? A quale ragione, a quale fine si ispirano il voluto oblio e la marcata distinzione?

La ragione -a mio modestissimo avviso -non deve ricercarsi nè a Rodi nè a Argirocastro come, talora, i giornali liberali vogliono far intendere. ! costantiniani avevano altrettanto patriottismo che i venizelisti, per essi la questione del Dodecanneso o quella dell'Albania meridionale aveva altrettanto valore -di « bluff » presso molti, di sincero appassionamento presso altri eppure l'atteggiamento, le speranze, le tendenze di quel partito verso l'Italia erano ben diverse. Nè la ragione può ricercarsi -come insinua taluno -nel

fatto che, essendo la Francia più potente e più ricca dell'Italia, la Grecia abbia maggior necessità di impietosire Parigi anzichè Roma. La Grecia attraversa ora una tale situazione e rimarrà, con ogni probabilità, per parecchi anni ancora in un tale abbattimento che ogni aiuto le è prezioso ed ogni ostilità le può essere pericolosa. La Grecia è oggi in cosiffatto stato da esserle giocoforza di migliorare

ect assicurare i suoi rapporti perfino con l'Albania. Nè può dirsi che il nostro attegg1amento al momento e dopo l'eccidio dei Ministri costantiniani pesi molto su questa tendenza della politica e dello spirito venizelista: atteggiamento uguale al nostro, se non anche più reciso, fu adottato dal Governo britannico, eppure tutto ciò non è valso che a rendere ancora più umili le invocazioni dei fogli liberali ateniesi verso la Gran Bretagna. E, quel che più conta, la freddezza della stampa venizelista riguarda non solo i rapporti attuali con l'Italia -necessariamente difficili -ma anche quelli per un prossimo e lontano avvenire. La ragione vera è che la Rivoluzione, come il partito liberale, consciamPnte

o inconsciamente, ieri come oggi, e malgrado il disastro militare e le sue catastrofiche conseguenze, non riescono a rinunziare a quella mentalità, a quei progetti che furono e son forse ancora la base intima del pensiero del signor Venizelos. Dopo il fortunoso ed insperato esito delle guerre balcaniche, dopo i tentennamenti di Re Costantino, dopo i grandi guadagni della guerra a buon mercato con gli alleati, dopo l'armistizio di Mudros, dopo la 13facciata violazione della convenzione di San Giovanni di Mariana e la frode di Smirne, all'indomani dell'insperato Trattato di ,Sèvres, che cosa meditava l'astuto politico cretese? Niente altro che questo: che il suo Paese prendesse nell'alleanza europea quasi completamente il posto dell'Italia, che poche centinaia di morti valessero quanto e più di cinquecento mila caduti, che la battaglia di Vittorio Veneto, compromessa dai negoziati di Parigi, fosse immolata al giuoco di sottili intrighi ed abili congiure. Piccola era la Grecia, ma immenso e sconfinato il sogno del suo reggitore.

Sembrò per un momento che il piano di Venizelos potesse aver fortuna quando egli riuscl a sfruttare i nostri insuccessi alla Conferenza di Parigi, la caotica situazione interna del nostro Paese divenuto dopo l'armistizio quasi «nave senza nocchiero in gran tempesta», i nostri contrasti con la Francia, le gelosie, le « boutades » o la miopia di qualche uomo politico francese, le blandizie e le avvocatesche ignoranze del signor Lloyd George. Ottenuto, o carpito il mandato su Smirne, il colossale piano di Eleuterio Venizelos parve quasi trionfare. Soppiantata l'Italia in Asia Minore, preparate con abili patti la cessione del Dodecanneso e l'annessione dell'Epiro del Nord, una nuova era si apriva ormai per la Grecia. È fuor di dubbio che, se il piano di Venizelos fosse stato attuabile, se la spedizione micrasiatica avesse dato buoni risultati, la Grecia si sarebbe assisa qual gendarme dell'Inghilterra forse anche a Costantinopoli e, naturalmente, non solo la posizione dell'Italia nel Mediterraneo ma il nostro necessario avvenire nel Levante avrebbero ricevuto colpo fatale. Una nuova e più terribile mutilazione della vittoria si sarebbe preparata per il popolo italiano il cui naturale ,cammino e la cui ineluttabile espansione sarebbero stati sbarrati dai due imperialismi, quello ellenico e quello britannico, in vicendevole sostegno ed unione.

Ma gli sforzi di Venizelos dovevano fatalmente sboccare nella più grande catastrofe che l'ellenismo abbia dovuto mai sopportare. Lo statista cretese, e i suoi famosi telegrammi segreti lo rivelano chiaramente (1), aveva troppo svalu

(Nota del documento).

tato la capacità del nemico, non aveva tenuto in esatto conto .la vera consistenza dell'aiuto inglese, nè il naturale atteggiamento dell'Italia nè le dichiarazioni pur così esplicite dei più (eminenti uomini di Stato francesi circa la politica del loro Paese. Venizelos non aveva infine saputo calcolare che i milioni di Sir Basil Zacharoff e le astuzie di Sir John Stavridis potevano bensì valere a convertire alla più sfrenata ellenofilia alcuni noti organi della stampa internazionale, ma non potevano compiere il miracolo di trasformare un piccolo popolo di avveduti commercianti e di abili navigatori stanchi di una lunga mobilitazione in una nazione di eroi. Le Termopili sono ormai una ,figura retorica per i discorsi ,di premiazione scolastica e le donne di Sparta aiutano oggi i mariti nel trafficare sui cambi.

La megalomania di Venizelos aiutata ed eccitata dalla demagogia miracolistica di Lloyd George, aggravata dalle incertezze del signor Gunaris, preparò una :tomba all'ellenismo ed alla Grecia la sconfitta che i maneggi della politica inglese (colpevole di aver impedito che al suo giusto momento fosse arrestata la guerra) mutarono in una disfatta ed in una catastrofe. Questa disfatta ha obbligato le Grandi Potenze a rinnegare a Mudania quello che avevano stabilito a Mudros, e sopratutto le ha obbligate ad accettare a Losanna condizioni di pace tali che mai esse avrebbero sopportato prima della guerra, prima cioè di aver vinto la Turchia. E mentre il fanatismo mussulmano sotto la nuova maschera di Kemalismo ha potuto potentemente galvanizzarsi, dal Reno al Danubio ed alla Neva gli altri popoli vinti o ribelli hanno avuto un sussulto e ringagliardito una segreta speranza: la fine dell'Intesa e la loro non lontana riscossa. Fra i tanti mali che all'Europa, e quindi anche a noi, ha portato il terribile epilogo del duello tra il gruppo anglo-greco e la Turchia non v'è che un bene, la fine clamorosa del sogno di Venizelos di soppiantare l'Italia. I costantiniani desideravano l'accordo con l'Italia per il Mediterraneo e per l'oriente ma non furono, purtroppo, da noi sufficientemente aiutati, i venizelisti volevano che la Grecia soppiantasse senz'altro l'Italia. Il sogno, il grande sogno di Venizelos è tragicamente finito, ma la mentalità e le ambizioni dei gregari -e forse anche quella inconfessata del Capo-non hanno ancora sentito abbastanza il risveglio della crudele realtà. « Antea vivere, deinde philosophare »; ed oggi tutti i greci, compreso il signor Venizelos, dovrebbero ricordare che per ora è già grave e difficile problema per essi di salvare la compagine nazionale e di trarre in porto la picciola nave dalle secche. E per far ciò, mentre Turchi, Bulgari e Serbi stanno in agguato, la Grecia, piaccia o non piaccia al signor Venizelos ed ai suoi amici, ha grande bisogno anche dell'Italia.

(l) -Con dispaccio del 14 aprile, non pubblicato. Per lo scambio delle note cfr. numeri 682 e 685. (2) -Pubblicato al n. 707.

(l) Molto istruttivi a tal riguardo sono i telegrammi segreti inviati nel 1920 dal signorVenizelos, da Londra, al Governo di Atene (v. tell. 25 febbraio, 19 marzo, 15 giugno nonchè le lettere del Ministro a Parigi Romanos al signor Venizelos in data 24 e 25 marzo 1920).

717

IL GOVERNATORE DI RODI, LAGO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3202/3530. Rodi, 17 aprile 1923, ore 10 (per. ore 1,50 del 18). Trasmetto telegramma n. 940 Console Generale Smirne: « Mi sono intrattenuto stamane con Ismet Pascià che è qui di passaggio. Ho riportato la impressione che sia animato da sincero desiderio affrettare conclusione pace per quanto

appaia incerto ed ignaro circa generale intendimento degli alleati. Pur rammentando simpatica azione svolta dalla nostra delegazione a Losanna ha tenuto ad esprimermi vivo rammarico per atteggiamento assunto dall'Italia nella questione di Castellorizzo che egli dichiara aver sempre considerata tacitamente regolata a favore della Turchia. Egli afferma che l'argomento è di massima importanza per la Turchia. Ismet teme che l'abbinamento delle questioni 'economiche al trattato possa generare pericolosa dilazione e si dispone a validamente sostenere punto di vista turco per la trattazione in sede di conferenza dei soli problemi finanziari che interessano direttamente la situazione internazionale. Ha espresso fiducia che l'Inghilterra receda dalle riserve fatte circa formula Montagna. Egli partirà quanto prima via Costantinopoli ove conta passare un giorno >.

718

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 174/765. Mosca, 17 aprile 1923, ore 12 (per. ore 17).

Possibilità ·richiamo Delegazione italiana ·e britannica viene discussa negli ambienti politici ed impressiona popolazione. Problema del richiamo si presenta qui nei termini seguenti: Eventuale richiamo due Delegazioni dovrebbe avere pubblica adesione impegnativa Stati Uniti Francia e Giappone ritirare loro rappresentanze per allontanare per quanto è possibile circostanze provocatrici colpo di testa militare russo su Polonia e Stati baltici. Richiamo Delegazione non costituirebbe per noi nessuna perdita economica apprezzabile, mentre chiuderebbe tutte le fonti russe di valuta straniera. Germania che resterebbe rappresentata in Mosca non trarrebbe profitto situazione economica, perchè situazione data da attuale ordinamento comunista non permette costituzioni politiche ed economiche solide. Se situazione nuova russa dovesse permetterlo alla Germania, permetterebbe anche nostra ripresa relazioni. Richiamo due delegazioni dovrebbe completarsi con rottura accordo .commerciale provvisorio e conseguente impedimento di ogni rapporto commerciale e possibilmente con chiusura dei Dardanelli per influire su situazione Ucraina e Caucaso.

Telegramma continua con n. 770 (1).

719

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3189/146. Berlino, 17 aprile 1923, ore 16,15 (per. ore 18,10).

Il discorso dèl Ministro degli Affari Esteri tenuto ieri al Reichstag di cui

V. E. avrà visto il riassunto nelle agenzie telegrafiche può costituire una disillusione soltanto per coloro che in buona fede o mala fede .credono che il Governo

di Cuno possa nelle attuali condizioni trattare. Conferma invece nel modo più assoluto la più sana opinione che la resistenza passiva sia ora l'unica linea di condotta possibile per la Germania. Il Ministro degli Affari Esteri ha distrutto anche quel quasi lusinghiero effetto che avea prodotto la frase improvvisata da Cuno nel discorso in occasione della commemorazione dei morti di Essen (mio rapporto n. 175) (1). Fin da avant'ieri era noto che il discorso del Ministro degli Affari Esteri non avrebbe contenuto nessuna base politica di negoziati e ciò aveva dato luogo a voci di grave malcontento in seno di vari partiti politici che avrebbe anche potuto condurre ad una crisi politica. Dopo pronunciato il discorso non vedo almeno per ora conferma di tali voci. Tuttavia indagherò meglio perchè non è da ritenersi che la posizione di Cuno sia inattaccabile. Nella Wossische Zeitung di questa mattina noto una corrispondenza secondo cui Poincaré avrebbe detto ad un corrispondente di giornale italiano non specificato che Mussolini aveva in una comunicazione diplomatica definita la spedizione della Ruhr come unica possibile politica positiva al momento presente. Non essendosi qui mai udito per bocca di V. E. simile perentorio giudizio, produrrà senza dubbio impressione udirlo per bocca del Presidente francese.

(l) Pubblicato al n. 721.

720

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3195/119. Budapest, 17 aprile 1923, ore 21,50 (per. ore l del 18).

Ministro Affari Esteri mi ha comunicato che secondo deliberazione Consiglio dei Ministri in relazione piano restaurazione finanziaria Ungheria Presidente del Consiglio avrebbe intenzione recarsi Parigi, Londra e Roma accompagnato da Ministro Finanze. Scopo viaggio sarebbe principalmente ottenere da Commissione delle riparazioni autorizzazione per trattare prestito all'estero indispensabile per risolvere questione finanziaria. Dopo Parigi e Londra Conte Bethlen intenderebbe recarsi a Roma per incontrare V. E. e avere occasione parlare largamente questioni generali e particolari che interessano due Paesi. Ministro Affari Esteri ha telegrafato oggi cotesto Ministro Ungheria dandogli istruzioni per comunicazione ufficiale a V. E. Analoghe istruzioni ha inviato Ministro Ungheria Parigi e Londra. Sarò grato all'E. V. se vorrà informarmi della risposta che vorrà dare in proposito al Conte Nemes. Daruvari mi ha detto che Conte Bethlen avrebbe intenzione partire settimana prossima cosicchè fra due settimane potrebbe eventualmente essere Roma. Circa prestito, da alcune informazioni mi risulta che governo ungherese avrebbe già buone speranze contrarlo in Inghilterra ciò che contrarierebbe molto governo francese che teme preponderante penetrazione britannica in Ungheria.

33 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

(l) Non pubblicato.

721

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE ECONOMICA A MOSCA, AMADORI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. RR. 175/770. Mosca, 17 aprile 1923, ore 23 (per. ore 0,10 del18).

Seguito mio telegramma n. 765 (1).

In queste condizioni, eventuale richiamo delegazioni avrebbe seguente massima efficacia: In un primo momento, provocherebbe reazione di sinistra, probabilmente con forme di terrore. Ma successivamente, precipiterebbe la liquidazione del regime. Amministrazione e finanza bolsceviche isolate e senza speranza, si decomporrebbero, dissensi interni al gruppo comunista troverebbero esca nelle nuove difficoltà; ciò condurrebbe possibilmente all'opposizione passiva e attiva di larghi strati popolazione. Regime bolscevico è destinato a uccidere se stesso, ma in un tempo indeterminato se non vi è pressione Europa. Presenza dell'Europa a Mosca, non raggiungendo utilità economiche sperate, serve soltanto a dare maggior sicurezza e forza di conservazione al gruppo comunista dirigente. Eventuale richiamo rappresentanze avrebbe quindi probabilità di essere il fatto storico decisivo per affrettare la crisi ultima di una situazione che esaurisce Russia ed è peso morto per civiltà europea. Di fronte a questa probabilità, va però considerata la possibilità di fortunate azioni militari russe contro vicini ed il cui successo dipenderebbe da fattori morali imponderabili oggi.

722

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 62. Roma, 18 apriLe 1923, ore 21.

Decifri Ella stessa.

Pirelli Alberti Buti saranno Londra lunedì. Prego fissare appuntamento con Niemeyer per lunedì nel pomeriggio telegrafandomi. Alloggeranno Claridges cui telegrafa Pirelli. Prego ad ogni modo accertarsi.

723

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI

T. 1546. Roma, 18 aprile 1923, ore 23.

Suo telegramma 119 (2).

Dica a Nemes che vedrò con piacere Bethlen per intrattenermi con lui sulle questioni generali e particolari che interessano i due Paesi e lo assicuri che nel desiderio di far cosa utile e gradita alla Nazione ungherese sono disposto in massima ad assumere l'atteggiamento più favorevole possibile in materia di riparazioni. Sono anzi già in relazione con il Governo inglese per l'esame di una

proposta di rinvio di 20 anni dei pagamenti di riparazioni e la conseguente liberazione delle sue attività per permettere l'emissione di un prestito contribuendo così non ostante le difficoltà finanziarie che attualmente attraversa l'Italia alla ricostruzione economica dell'Ungheria (1).

(l) -Pubblicato al n. 718. (2) -Pubblicato al n. 720.
724

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3227/649. Parigi, 18 aprile 1923, ore 23,15 (per. ore 2,50 del 19). Poincaré e questi circoli politici non nascondono la loro preoccupazione per l'accordo Chester. Tale preoccupazione non può essere minore per noi, non solo perchè trattasi di concessioni nelle quali siamo interessati per il recente accordo concluso con la Francia in sostituzione del tripartito, accordo che ci assicurava un notevole campo di penetrazione economica in Asia Minore, ma ancora più perchè la questione investe dei rapporti di carattere più generale e forse essenziali e cioè l'indirizzo politico dell'Italia nei riguardi degli Stati Uniti. Mentre la situazione europea ci lascia perplessi sulla linea da seguire fra interessi talmente divergenti, è rimasto sempre, dirò quasi intuitivo e diffuso, nella coscienza italiana l'appoggio complementare che le è necessario per le sue forze ed affermare la sua autorità. Mi pare pertanto opportuno anche per norma della mia azione in questo posto di accertare il significato dell'intervento americano in Turchia accentuato dall'interessamento che gli Stati Uniti hanno mostrato di prendere alla Conferenza di Losanna così nella prima che nella seconda sua fase. Se infatti questo attivo intervento dovesse interpretarsi come una evoluzione della politica americana diretta ad affermare la propria influenza nel Mediterraneo nella sua triplice espressione dei petroli, dell'Asia Minore e della Russia, apparire):>bero gli elementi per guardare con rinnovato interesse alla possibilità di accordi con l'America che non potrebbero non influire sul nostro modo di considerare tutti i problemi europei anche in relazione alla Francia ed all'Inghilterra. Si tratta evidentemente di apprezzamenti difficili a concretarsi perchè, anche ammettendo come vere le premesse di cui sopra, è dubbio se America sia disposta a fondare la sua politica in Europa esclusivamente sull'Italia. Ma le considerazioni che mi sono permesso di sottomettere a V. E. mi sembra debbano essere

tenute presenti così dalla nostra rappresentanza in Washington che dai nostri negoziatori a Losanna.

725

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 177/339. Londra, 19 aprile 1923, ore 21,15 (per. ore 3 del 20). Decifri Ella stessa.

Non ho mancato continuare ad agire e tenere opportuni contatti per spingere maggiormente il riavvicinamento dei punti di vista italiano e britannico

onde facilitare ripresa conversazioni. Conforme alle intese precedentemente intervenute Niemeyer attende arrivo Pirelli ed Alberti. Svolgendosi in questi giorni ai Comuni discussione del bilancio Direttore tesoreria sarà libero per colloquio con nostri fiduciari mercoledi 25 a mezzogiorno e per tal data ed ora ho fissato appuntamento. Prego V. E. quindi voler prevenire Alberti e Pirelli.

Per quanto riguarda riparazioni austriache ed ungheresi e la liquidazione degli obblighi verso Italia da parte Stati successori ricordo che nei colloqui avuti dai nostri fiduciari Tesoreria ha riscontrato nostri interessi particolari e nostra situazione speciale. Anzi osservando dati chiarimenti soddisfacenti circa proposte contenute nel progetto britannico presentato nell'ultima conferenza di Parigi e da noi già allora energicamente respinto, non avevo mancato di attirare attenzione di Pirelli ed Alberti su questa importante e delicata questione affinchè la tenessero presente nello studio che essi si proponevano compiere in Italia nell'intervallo delle conversazioni in corso e potessero tornare a Londra con dati e informazioni precise e possibilmente con un progetto concreto conforme nostri punti di vista.

Vere intenzioni del Governo Britannico risulteranno dalla prossima discussione: per ora ci troviamo avanti a ripetute affermazioni favorevoli. Da parte mia avrò cura vigilare che assetto economico dell'Europa centrale da tutti egualmente desiderato anche a costo di qualche sacrificio non si tenti effettuare a scapito della nostra situazione politica ed a vantaggio di una preponderante influenza inglese sugli Stati successori.

(l) Il telegramma fu trasmesso anche a Londra.

726

IL MINISTRO A VIENNA, ORSINI BARONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3258/320. Vienna, 20 aprile 1923, ore 15 (per. ore 17,15). Il Cancelliere era felicissimo per la notizia avuta da Schiiller che oggi si sarebbe firmato il trattato di commercio che considera un reale successo della sua politica con utili conseguenze per l'Austria. Per rendere possibile a Schiiller di chiudere i lavori a Roma senza preci

pitazione, Seipel ha telegrafato a Parigi per ottenere un ritardo di qualche giorno alla firma dell'accordo intercommerciale con la Francia.

727

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. s. 63. Roma, 20 aprile 1923, ore 15,30. Decifri Ella stessa. Telegramma di V. E. Gab. segreto n. 320 (1).

Prendo atto con compiacimento dell'intendimento di Bonar Law di assecondare mia opera per pacifica composizione questione Ruhr ma occorre subito chia

rire che non può trattarsi di un'azione italiana appoggiata dall'Inghilterra perchè, per quanto sorta come conseguenza della visita di Jaspar e in risposta alle aperture confidenziali fattele da Curzon, essa non potrebbe essere da sola sufficiente a superare le difficoltà della situazione. Dovrebbesi invece trattare fondamentalmente di un'azione anglo-italiana che potrebbe essere efficacemente aiutata dal tramite del Belgio, alla cui azione devesi se anche nel recente comunicato di Parigi è stato riaffermato il principio dell'evacuazione della Ruhr. (Telegramma del R. Ambasciatore a Parigi n. 636) (1).

Da questa premessa deriva fondamentalmente che noi dobbiamo essere e siamo disposti a lasciare al Governo inglese una certa latitudine nel fissare le condizioni che secondo il suo giudizio servirebbero al raggiungimento dello scopo prefissoci. L'intesa per un'azione comune sarebbe molto facilitata dall'accordo fra Italia e Inghilterra circa debiti e riparazioni, attualmente in corso, e che potrebbe essere rapidissimamente definito.

Altro punto fondamentale, che dai quesiti posti da Bonar Law sembrerebbe non riuscir chiaro al Governo inglese, è che la nostra intesa dovrebbe avere nellE. condizioni presenti scopo e carattere assolutamente amichevoli verso la Francia. Tale intesa trae origine dalle gravi preoccupazioni da noi sempre manifestate al Governo francese nello sconsigliarlo a intraprendere e ad allargare l'occupazione militare, che l'avventura della Ruhr dia luogo a complicazioni molto gravi se si producono movimenti di masse in Germania. In tal caso la Francia potrebbe trovarsi in una situazione molto difficile perchè avrebbe contro di sè l'opinone pubblica mondiale.

Noi riteniamo che dopo aver combattuto insieme la guerra (presentatasi all'inizio come un'aggressione), per il trionfo oltre che di cause nazionali, di principi di giustizia, non possiamo abbandonare la Francia nelle complicazioni derivanti dalla esecuzione dei trattati di pace senza aver prima compiuto ogni sforzo per tentare di giungere ad una situazione che assicuri il ristabilimento della pace in Europa.

Sembrerebbe assolutamente conveniente mantenere il segreto sulle conver

sazioni finchè non si giunga a concretare che effettivamente debbasi far luogo

ad un'azione, giacchè il darne notizia prematura susciterebbe certo diffidenze e

timori da un lato, forse speranze ed illusioni dall'altro, creando quindi insupera

bili ostacoli non solo all'esecuzione, ma anche alla realizzazione del piano.

Qualora però le conversazioni assumessero carattere concreto sembrami

evidente che dovrebbesi informarne la Francia; ma, a mio giudizio, lo si dovreb

be fare confidenzialmente pel tramite del Belgio, che si presenta come il più

adatto, sia per conoscere a fondo il pensiero francese, sia per evitare l'allarme,

sia per portare eventualmente l'azione sul terreno della pressione, conservandole

natura amichevole. Con questo metodo la questione accennata nel secondo punto

del memorandum Bonar Law sarebbe facilmente risoluta, in quanto attraverso

al Belgio potremo avere sufficienti elementi per giungere alla compilazione di

uno schema che non dovrebbe non essere ragionevolmente accettato dalla Francia.

D'altra parte è certo che il primo passo formale dovrebbe essere compiuto

verso la Germania dandole conoscenza dello schema concordato e inducendola

con opera di persuasione e anche di pressione a decidersi a presentare analoghe proposte concrete.

Non può sperarsi di indurre la Germania a presentare alla Francia proposte di questo genere se non a condizione che noi fossimo perfettamente concordi, ma in questo caso essa non potrebbe esimersi dal farlo senza dimostrare non esser vero che non soddisfa i suoi obblighi perchè le richieste sono eccessive ma perchè intende di sottrarvisi. L'Italia, l'Inghilterra e il Belgio sarebbero allora perfettamente giustificati di continuare i loro appoggi alla Francia.

Se la Francia a sua volta, malgrado le precauzioni da noi prese finisse per opporre un rifiuto, si dovrebbe convenientemente avvertirla che le sarebbe lasciata l'intera ed esclusiva responsabilità delle conseguenze della sua condotta mentre ogni Potenza sarebbe costretta a regolarsi per l'avvenire secondo i suoi interessi particolari e quelli generali le imporrebbero quando senza ascoltare ragione essa insistesse in una azione che turba gravemente e danneggia tutta l'Europa.

La situazione franco-tedesca è ormai giunta a un punto morto, e questo fatto domina tutti gli altri. Mentre la Francia non intende di ritirare le truppe se prima non sia soddisfatta, la Germania a sua volta afferma di non voler fare alcuna offerta alla Francia, se non abbia luogo l'evacuazione dei terreni occupati, e i due Paesi fanno di ciò una questione d'onore. Così per quanto la resistenza pesi ad entrambi, mancando una via d'uscita la situazione rischia di prolungarsi indefinitamente e di precipitare.

Le concessioni che da ambo le parti dovrebbero in definitiva essere fatte per giungere ad una soluzione, restano allo stato potenziale perchè ognuno dei due contendenti aspetta che venga dall'altro il primo passo che sarebbe poi il fondamentale.

Soltanto un piano assolutamente completo in cui queste concessioni figurino già opportunamente e organicamente predisposte e contemperate, può dare ormai affidamento di essere accettato traendo i due paesi dal circolo vizioso in cui si aggirano. Naturalmente esso dovrà tenere giusto conto della diversa posizione in diritto e in fatto della Francia e della Germania e della solidarietà specifica che tra Francia ed Alleati deriva dal debito tedesco.

Alla predisposizione di questo piano evidentemente tende il presente negoziato diplomatico tra Italia e Inghilterra possibilmente attraverso il Belgio. Un tale compito è certo difficile ma non impossibile se la sua compilazione si fondi su quei due punti delle varie questioni sui quali appaia meno difficile di raccogliere il consenso e si proceda molto cautamente nei riguardi degli altri. D'altronde impossibile si appalesa invece sempre più la soluzione della vertenza, se Francia e Germania siano lasciate a sè. È di ieri la rinnovata constatazione che mentre la Francia insiste nella sua intransigenza la Germania conferma di non essere disposta a fare proposte concrete.

Per quanto si riferisce ai chiarimenti chiesti circa le riparazioni, oltre alle considerazioni generali già esposte, il punto di vista del Governo italiano a riguardo d'un possibile piano si fonda sulla sistemazione dei debiti, oggetto degli scambi di vedute degli esperti in corso costi.

Circa i pegni e le garanzie e circa la questione dell'evacuazione, attorno a cui è maggiore il dissenso tra Francia e Germania, dovrebbesi specialmente basarci sul metodo dei prestiti internazionali, oltre che per le disponibilità di denaro che possono attenersene, perchè soltanto attraverso l'emissione di prestiti i problemi dei pegni e delle garanzie e quello dell'evacuazione possono trovare forse soluzione adeguata. Quest'ultimo punto va bene chiarito.

Pei pegni e le garanzie non v'è dubbio che, mentre chiesti dagli Stati alleati risentono inevitabilmente del carattere politico proprio dello Stato che li domanda, essi affiderebbero pienamente circa il loro carattere economico quando fossero chiesti da un Consorzio di prestiti. E la differenza è essenziale anche per la considerazione che in tal caso essi possono essere di carattere generale, invece che locale, dò che ne aumenta l'efficacia e ne conferma il carattere economico.

Certo la questione più grave presentasi quella dell'evacuazione, la quale è assolutamente insolubile se non si trasporta sul terreno economico dei prestiti in funzione dei prestiti stessi. In questo modo le si toglierebbe il carattere politico e l'evacuazione potrebbe essere regolata verso i due contendenti dal Consorzio finanziario che imporrebbe le sue condizioni dai due lati per effettuare i pagamenti e il graduale ritiro delle truppe. Ciò sarebbe possibile in quanto resterebbero assicurate a mezzo di questi stessi prestiti, quelle adempienze tedesche in mancanza delle quali la occupazione militare trova la sua origine e la sua motivazione.

E se per giungere al grosso prestito internazionale si riscontrerà la necessità di passare per un primo periodo di moratoria, tal occorrenza dovrà già essere regolata dal piano generale, di cui dovrà far parte integrante. E forse per questo mezzo si potrà realizzare la prestazione di una seria garanzia per parte della Banca, dell'Industria e dell'Agricoltura tedesche. Le quali, colla rovina finanziaria dello Stato sono rimaste le sole depositarie della potenzialità finanziaria del Paese e quindi le uniche in grado di affidare per la soddisfazione dei suoi debiti.

Su questa trama di pensiero, suscettibile naturalmente di maggiori precisazioni e definizioni nelle varie parti di cui risulta e mettendo bene in evidenza l'impostazione e i fini del presente negoziato, V. E. vorrà continuare le conversazioni con codesto Governo informandomi opportunamente.

(l) Pubblicato al n. 695.

(l) Pubblicato al n. 713.

728

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA

T. GAB. S. 64. Roma, 20 aprile 1923, ore 17,40. Decifri Ella stessa. Trattando della partecipazione italiana al ricavato di eventuali prestiti tedeschi (n. 5 del telegramma di V. E. n. 312) (l) tra le richieste dei nostri esperti. al Signor Niemeyer vi fu quella di una clausola idonea a stabilire che in nessun

caso si sarebbero accordate dall'Inghilterra concessioni ad altri Stati che non fossero state estese all'Italia.

Il Signor Niemeyer rispose di non poter accogliere tale richiesta, perchè non credeva di assumere impegni di cui non poteva valutare le eventuali conseguenze.

Poichè le presenti trattative debbono determinare una intesa completa anglo-italiana, non è possibile rinunziare ad ottenere tale affidamento.

Non sarebbe equo e potrebbe riuscire di grave pregiudizio finanziario e politico che dopo aver inizialmente contribuito ad un accordo che rappresenta il primo reale passo verso una soluzione generale ragionevole, altri dovesse poi trarre vantaggi da cui l'Italia fosse esclusa. Nè hanno ragione le preoccupazioni del signor Niemeyer perchè non è una posizione di privilegio quella che si richiede ma il mantenimento della condizione fatta all'Italia da queste trattative, la quale resterebbe alterata se ad altri fossero fatte condizioni più vantaggiose.

A V. E. non mancherà certo modo di far sentire opportunamente costi tutta l'importunità di una tale clausola che si completa naturalmente con un'altra pure d'importanza fondamentale che dica presso a poco questo: e cioè che, qualunque la natura o l'importanza degli obblighi fatti all'Italia come contropartita per la cancellazione del debito italiano (versamento dei buoni della seconda serie ecc.) tali obblighi dovranno automaticamente ridursi, se l'importo delle riparazioni tedesche si riduca, in modo che il rapporto oggi esistente tra la quota italiana di riparazioni e gli obblighi italiani verso l'Inghilterra si mantenga costante. E la sua giustificazione è nel fatto che la presente sistemazione essendo in funzione di quella delle riparazioni tedesche e allo scopo di renderla possibile, essa deve necessariamente seguire l'andamento e le vicende di quest'ultima.

(l) Cfr. la nota 3 a p. 487.

729

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3273/658. Parigi, 20 aprilé 1923, ore 21,30 (per. ore 6 del 21 ).

Secondo quanto mi ha detto Poincaré che ho incontrato iersera le previsioni che ho riferito precedentemente circa una probabilità esito della seconda conferenza di Losanna sono condivise da Curzon. Attenzione si riporta sulle probabilità di una tale eventualità. Secondo informazioni così francesi che inglesi intransigenza turchi conseguenza della ubbriacatura di nazionalismo seguita alla facile vittoria sui greci, rafforzata dall'eventuale desiderio di pace delle Potenze europee, non ha corrispondenza in una reale forza della Turchia. Efficienza dell'esercito turco si andrebbe sempre più attenuando ed esso non sarebbe più capace di un nuovo sforzo militare di qualche importanza. Ciò non di meno la Turchia per fare pressioni sulla Francia ha ammassato alcuni contingenti sui confini della Siria. Governo francese vi ha risposto inviandovi uno dei suoi migliori soldati, il generale Weygand, che ha avuto ordini di partire immediatamente per la sua destinazione. Poincaré ritiene che se la Conferenza non venisse ad alcuna conclusione non vi sia un immenso pericolo di riapertura delle ostilità turche nei Balcani ma che tutta la questione orientale verrebbe riaperta e gli inglesi non partirebbero più da Costantinopoli. È pure da considerare che

all'indebolimento del militarismo turco corrisponderebbe una decadenza della sua organizzazione politica lasciando aperta la Turchia d'Asia alla propaganda ed alla infiltrazione russa. Questo stato di cose, a cui fa riscontro evidente disagio della situazione interna, non può che essere ragione di apprensione. Il Presidente del Consiglio francese benchè abbia protestato a Washington per l'accordo Chester ed abbia ottenuto appoggio dell'Inghilterra ai passi del suo ambasciatore, si è dichiarato lieto che gli Stati Uniti intervengano alla Conferenza Losanna come la Nazione che al momento attuale gode in Turchia di maggiore prestigio per il miraggio delle sue ricchezze. Poincaré a questo punto mi ha parlato della politica americana in Europa dicendomi che essa si orientava palesemente verso il Mediterraneo ed anche nel Marocco incominciavano a sentirsi gli effetti della penetrazione americana fatta per mezzo di missioni protestanti di cui non poteva lodarsi poichè spingevano gli arabi alla rivolta contro la Francia. Comunque interesse che gli Stati Uniti mostravano di por~ tare all'Asia Minore per la questione dei petroli ed a Costantinopoli, come via di penetrazione in Russia, poteva essere ora di giovamento. Riservava però il suo giudizio sulle conseguenze che egli riteneva avrebbero potuto essere dannose cosi per la Francia che per l'Italia.

730

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO

T. 1574. Roma, 21 aprile 1923, ore 17.

Circola voce a Fiume che codesto Governo si preparerebbe mandarvi qual~ che nave da guerra per farla ormeggiare a Porto Baros.

È superfluo far rilevare che invio nave da guerra costituirebbe in questo momento atto di evidente ostilità e che darebbe certamente luogo ad incidenti irreparabili.

Per quanto debba quindi ritenere notizia assolutamente inattendibile prego

V. S. farne parola ad ogni buon fine con Antonievich.

731

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A SOFIA, CARROBIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3277/39. Sofia, 21 aprile 1923, ore 17,30 (per. ore 21,30).

Telegramma di V. E. n. 1559 (1).

In esecuzione ordini di V. E. ho subito cercato vedere Stamboliski ma egli, partito già da vari giorni, trovasi ora Varna per le elezioni che avranno luogo domani e non farà ritorno a Sofia che lunedi o martedi. Stamboliski essendo assolutamente unica persona con cui si può trattare questione, debbo

forzatamente attendere suo ritorno. Del resto tale ritardo favorisce atteggta. mento temporeggiatore proposto da Rinella a salvaguardia nostri interessi. Sarebbe grandemente utile che frattanto i miei colleghi inglese e francese ricevessero istruzioni analoghe alle mie in seguito ai passi del R. Governo presso i Governi francese e inglese proposti da Salvago-Raggi nel suo telegramma

n. 3400 del 17 corrente (1). E ciò tanto più che una mia azione isolata potrebbe provocare proteste dei miei colleghi perchè contraria a decisione da tempo presa circa azione comune sull'argomento, come riferii con telegramma n. 33 (2). In occasione dei suddetti passi R. Governo presso i Governi francese e inglese conv,errebbe anche definire la questione della attribuzione alla Commissione Interalleata della competenza circa pratiche spese occupazione.

Prego intanto telegrafarmi d'urgenza notizie richieste con mio rapporto

n. 12 del 26 marzo scorso (3) circa importo netto delle nostre spese di occupa

zione di cui chiedo rimborso. Legazione informata è d'accordo (4).

(l) Trasmesso il 20 aprile, non pubblicato, col quale Mussolini ordinava di fare pressioni per ottenere dal governo bulgaro il rimborso delle spese di occupazione.

732

IL MINISTRO A SOFIA, RINELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3286/98. Sofia, 21 aprile 1923, ore 21 (per. ore 0,50 del 22).

Telegramma di V. E. n. 1559 (5) alla Delegazione italiana della commissione

interalleata.

Mi permetto insistere circa convenienza nostro atteggiamento temporeggiante poiché nostra adesione accordo riparazioni indebolirebbe situazione concernente interessi italiani che questo Governo non ha ancora risolto mentre ha dimostrato particolare diligenza appianare domande francesi. Vertenza Vaccaro si prolunga fra difficoltà amministrative e nessuna soddisfazione è stata data ai reclami per inique espropriazioni terriere nè per altre importanti questioni (4).

Effettivamente, pochi giorni dopo il 21 aprile, in seguito ad una nota di protesta presentatagli dall'Ambasciata inglese, Mussolini inviava al Carrobio un telegramma senza numero che si pubblica qui in nota, essendo privo di data:

• -Questa Ambasciata britannica mi comunica essere suo governo venuto a notizia che R. -Governo avrebbe dato incarico Vossignoria di separati negoziati per regolare quistione occupazione, intendendo subordinare sua adesione accordo regolamento rimborso speseoccupazione ed esprime speranza che ciò non sia esatto.

Poichè non sarebbe stata opportuna una comunicazione da parte della S. V. nel senso della nota inglese, specie ai colleghi della Commissione, tanto più che non era nostro intendimento entrare in negoziati separati riguardo al rimborso in parola e nella persuasione che Ella non abbia fatto una tale comunicazione, ho risposto all'Ambasciata inglese che incarico conferitole era di chiarire disposizioni del Governo bulgaro in questa materia.

Nota dell'Ambasciata soggiunge che Governo britannico ritiene doversi affidare determinazione spese ocC'upazione a codesta Commissione. Contemporaneamente R. Ambasciata Londra mi riferisce esservi accordo per conferire codesta Commissione mandato elaborazione progetto rimborso spese occupazione. Ho confermato che R. Governo è animato dai miglioriintendimenti verso Bulgaria anche per regolamento spese summenzionate •.

(l) -Telegramma n. 3207/3400, trasmesso alle ore 9 del 18 (e non del 17) aprile, pervenuto a Roma alle ore 15, non pubblicato. (2) -Allude al telegramma n. 3131/33 trasmesso il 14 aprile alle ore 19 e pervenutoalle ore 1,45 del giorno 15, non pubblicato, nel quale esprimeva i suoi dubbi circa la convenienza di un'azione isolata presso il governo bulgaro. (3) -Non pubblicato. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Salvago-Raggi a Parigi. (5) -Cfr. la nota l a p. 521.
733

IL DELEGATO ALLA COMMISSIONE PER LE RIPARAZIONI A PARIGI, SALVAGO-RAGGI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 3319/3616. Parigi, 23 aprile 1923, ore 20 (per. ore 24).

Come ingegneri italiani nella Ruhr avranno riferito prelevamenti franco

belgi di carbone nella Ruhr sono ormai organizzati e raggiungono cifra nor

male riparazioni. A tale circostanza devesi probabilmente attribuire accentuata

tendenza tedesca a non lontana offerta per soluzione. Questa tendenza mani

festasi anche nella interpretazione data da circoli ufficiali Berlino del discorso

Curzon attribuendogli intenzione di mediazione britannica fra Francia e Ger

mania. È superfluo aggiungere che stampa francese respinge tale interpreta

zione. A tale proposito aggiungo che stamane delegato inglese nelle discussioni

fra alleati circa spese armata occupazione americana ha incidentalmente mani

festato opinione sia probabile Germania nelle prossime trattative circa ripa

razioni offra come mezzo pagamenti oltre alla somma prodotta da prestiti anche

titoli industriali.

Egli ha tale fondata ipotesi perchè prevede che Inghilterra non ritirerà

tali titoli per copertura suoi crediti mentre Francia Itali'a e Belgio egli ritiene

li accetteranno. Perciò chiese che venisse regolata l'equiparazione americana

anche su tale forma di pagamento.

Ho creduto opportuno riferire questa previsione del delegato inglese quale sintomo di uno scambio di vedute che probabilmente devono aver luogo fra Londra e Berlino.

734

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3317/276/193. Losanna, 23 aprile 1923, ore 20,45 (per. ore 23).

Stamane ricevuta visita di Ismet Pascià ansioso conoscere anticipatamente qualche informazione circa modalità ripresa Conferenza. L'ho accontentato nei limiti del possibile riuscendo anche a dissipare una certa sua preoccupazione per la assenza dei primi delegati alleati. Premesso che presenza lsmet Pascià Losanna è necessaria per un ragionevole comportamento della Delegazione turca, sarà opportuno usargli qualche riguardo per trattenerlo in quanto è possibile. Perciò non senza qualche difficoltà ho indotto Rumbold che vi si opponeva a che noi delegati alleati gli comunicassimo a voce ed a titolo privato prima della riunione generale di tutte le delegazioni le decisioni prese da noi. Ismet Pascià ha apprezzato tale attenzione che ha compreso dovere principalmente a me. La ripresa della Conferenza si è effettuata in una apparente atmo

sfera di calma, ma dalle comunicazioni avute e da vari indizi ho avuto impressione che mentre inglesi sono animati dal fermo proposito giungere ad ogni

costo ed al più presto ad una pace, i francesi pur volendolo anche essi si dispongono a battersi seriamente per le questioni economiche e finanziarie. I turchi animati dallo stesso spirito della prima fase seguiranno i medesimi metodi e intenderebbero che risultassero così profittevoli ad essi (1).

735

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3322/81. Madrid, 23 aprile 1923, ore 22 (per. ore 2,40 del 24).

Di fronte alla assoluta intransigenza del Governo spagnuolo e dopo aver trattato di fare qualsiasi concessione sui tessuti di seta fina in compenso di una riduzione del dazio sul pesce sott'olio. Pugliesi (2) ha dovuto constatare l'impossibilità di giungere ad una intesa per la modificazione del modus vivendi. Egli parte quindi domani sera per Roma. Pregola informare il Ministero competente.

736

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3324/279/196. Losanna, 23 aprile 1923, ore 24 (per. ore 2,40 del 24).

Mio telegramma n. 276/193 (3).

In occasione dei nostri abboccamenti privati odierni tanto Pellé quanto

Rumbold mi hanno dato formale assicurazione che essi e le Delegazioni rispet

tive ci sosterranno strenuamente nella questione di Castellorizzo. Rumbold

aderendo ad analoga mia richiesta mi ha promesso astenersi dall'abbordare

l'argomento nel suo comitato sino a che non gli dirò di farlo. Ho voluto così

darmi tempo di negoziare in via privata e diretta coi turchi nella speranza di

riuscire a risolvere la controversia al più presto senza discussione generale ed

il concorso richiestomi.

Nel corso della cordiale conversazione di stamane ho abbordato la materia

con Ismet Pascià, il quale come del resto me lo attendevo, si è mostrato deci

samente avverso a soddisfarei accennando fra i vari argomenti che la questione

è di piccolissima importanza per l'Italia, che l'isola si trova nelle acque terri

toriali turche e, di sfuggita, che in mano ad altri potrebbe costituire una mi

naccia per la Turchia. Ho validamente combattuto tali affermazioni !ascian

dogli bene intendere che mi sentivo a disagio di corrispondere la mia consueta

amichevole benevolenza e strenuamente collaborare nei negoziati di Losanna

a favore Delegazione turca se prima la nostra domanda non fosse accolta senza

ritardo. Ismet Pascià di sua iniziativa mi ha pregato di voler riparlare con me

della cosa (4).

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Londra, Parigi, Costantinopoli e Atene. (2) -l'i: il funzionario che era stato richiesto dal Tosti di Valminuta col telegramma pubblicato al n. 703. (3) -Pubblicato al n. 734. (4) -Il telegramma fu trasmesso anche a Costantinopoli, Atene e Rodi.
737

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3342/127. Budapest, 24 aprile 1923, ore 15 (per. ore 18,35).

Mio telegramma n. 126 (1).

Gravità misure prese da Governo czecoslovacco per incidente frontiera e specialmente espulsione 60 cittadini ungheresi, ha vivamente impressionato Governo Ungherese e giustifica scetticismo circa pretese buone disposizioni Czecoslovacchia. Anche accettando versione czecoslovacca del fatto reputo esagerate tali misure che a mio modo di vedere nascondono intenzioni voler turbare situazione in vista prossimo viaggio Bethlen nelle capitali dell'Intesa. Versione czecoslovacca ed ungherese essendo completamente contradditorie, sarebbe stato saggio accettare proposta ungherese deferirne definizione ad una commissione mista, come del resto stesso Ministero czecoslovacco aveva riconosciuto. Questione trattata a Praga con quel. Ministro d'Ungheria. Iersera quando Legazione czecoslovacca aveva comunicato alle Legazioni Italia Francia e Inghilterra le decisioni del Governo czecoslovacco, queste non erano ancora a conoscenza da parte del Ministro Affari Esteri ungherese, come mi ha detto Ministro d'Inghilterra che parlò con Daruvary. Non ho potuto ancora vedere Ministro Affari Esteri occupato all'Assemblea Nazionale. Hohler condivide mie impressioni mentre Ministro di Francia non ha espresso giudizio. Visto piega che sta prendendo incidente e precipuo interesse italiano a che non sia turbata tranquillità nel bacino Danubiano, giudicherà V. E. anche dalle informazioni da Praga se non sia il caso di una iniziativa italiana per un sollecito intervento per consigliare moderazione. Ciò non potrebbe che fare ottima impressione in Ungheria e potrebbe evitare maggior inasprimento situazione.

738

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, DE FACENDIS

T. 1592. Roma, 24 aprile 1923, ore 19.

Generale Tellini che si dispone a partire con Commissione frontiere per Albania ha fondato sospetto che codesto Governo si disponga a tergiversare nell'invio del suo delegato presso commissione stessa.

Prego V. S. assumere d'urgenza precise informazioni telegrafandomi.

(l) Telegramma n. 3323/126, trasmesso alle ore 21 del 23 aprile e pervenuto alle ore 2,20 del 24, non pubblicato, relativo ad. un incidente di frontiera fra Ungheria e Cecoslovacchia.

739

L'AMBASCIATORE A MADRID, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. 188/82. Madrid, 24 aprHe 1923, ore 19,30 (per. ore 2,15 del 25).

Telegramma di Gabinetto n. 79 (1).

Questo Ministro degli Affari Esteri che vidi iersera si disse meco dolentis

simo dell'insuccesso dei negoziati da lui attribuiti alla nostra intransigenza. Gli

spiegai nostro punto di vista ed importanza concessioni da noi fatte ma egli

insistette nel suo pensiero che codesta Ambasciata a Roma è stata incaricata

di spiegare a V. E.

Alba mi aggiunse che Consiglio dei Ministri gli aveva dato mandato fidu

cia per modificare modus vivendi, ma sotto condizione sine qua non riduzione

almeno dazio pesce sott'olio se non potevasi pure per vino.

Egli avrebbe desiderato che Pugliesi rimanesse ancora qui per seguitare

scambio di idee in materia. Si augurava che nuovi negoziati per vero e proprio

trattato, cui attribuiva una importanza che non poteva accordare trattative

troppo rapide frettolose di questi giorni, dessero finale soddisfazione ai due

Paesi.

Avendo io accennato alle nostre conversazioni sopra un più stretto legame

politico fra l'Italia e la Spagna, sulla assoluta necessità che accordo economico

lo preceda, Ministro mi assicurò che egli sentiva al pari e più di me tale necessità

e che avrebbe appoggiato con tutte le sue forze conclusione di questo accordo.

Ho avuto impressione dal colloquio, che Alba abbia incontrato fortissima opposizione così nel Gabinetto come nella Commissione e che abbia temuto compromettersi in questo momento delicato per la questione elezioni politiche principalmente per la (2) dalla quale regione aveva ricevuto centinaia di telegrammi.

740

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, DELLA TORRETTA, E A PARIGI, ROMANO AVEZZANA

T. 1598. Roma, 24 aprHe 1923, ore 24.

(Per Parigi). Suoi telegrammi nn. 644 (3) e 649 (4). (Per Parigi e Londra). Questa Ambasciata di Francia mi ha inviato nota (5) in cui si informa R. Governo legge votata 9 aprile da Assemblea Angora per

Chester.

attribuire al gruppo Chester concessioni ferroviarie di cui alcune erano g1a state accordate nel 1914 a Regìa Generale Ferrovie. Nota aggiunge che questa ultima società aveva già cominciato lavori che furono interrotti 24 aprile 1914 su domanda Ministro ottomano Lavori Pubblici. Società aveva tempo fa chiesto riprendere esecuzione contratto o discutere riadattazione di alcune clausole. Governo francese ha già protestato contro questa violazione contratto anteriore guerra ed in contrasto con principi che Alleati hanno difeso a Losanna. Alla vigilia ripresa negoziati con Governo Angora importa Alleati si mettano d'accordo per opporre stessa unità resistenza su tale questione. Nota conclude chiedendo se R. Governo condivide punto di vista Governo francese e se è disposto sostenerlo nel corso prossimi lavori conferenza. Ho risposto che R. Governo, in pieno accordo con alleati, ha sempre proclamato nei riguardi terzi Stati principio porta aperta tanto nei territori distaccati da Impero Ottomano quanto in quelli rimasti sotto sovranità quest'ultimo, ma d'altra parte Governo italiano ha pure sempre sostenuto rispetto diritti acquisiti e nelle precedenti trattative Losanna ha unito efficacemente sua azione a quella degli Alleati in sostegno questa tesi.

R. Governo sarebbe quindi disposto continuare in tale linea condotta specie nel caso presente in quanto accordo italo-francese per Asia Minore stabilisce diritto gruppi finanziari italiani partecipare nelle intraprese che formano oggetto concessioni che Governo turco sembra non voler riconoscere. Per dare tuttavia definitiva adesione punto di vista francese occorre R. Governo sia documentato con precisione circa diritti acquisiti da gruppi francesi e pregiudizi che loro deriverebbero da concessioni accordate al gruppo Chester.

(Solo per Londra). Prego telegrafarmi se e quale risposta codesto Governo abbia dato all'analoga nota che presumibilmente avrà ricevuto da codesta Ambasciata di Francia e fornirmi possibilmente precise informazioni circa attitudine Governo e gruppi finanziari inglesi nella questione Chester.

(l) -Telegramma di gabinetto n. 181/79, trasmesso da Madrid alle ore 24 del 21 aprile e pervenuto alle ore 3,50 del 22, diretto personalmente a Barone Russo, col quale il Paulucci lo invitava a far pressioni su Mussolini perchè accettasse le proposte spagnole in merito alle trattative commerciali. (2) -Gruppo indecifrabile. (3) -Telegramma n. 3179/644, trasmesso alle ore 22,35 del 16 aprile e pervenuto alle ore 2,50 del 17, non pubblicato, relativo ad una protesta francese contro la concessione (4) -Pubblicato al n. 724. (5) -Non pubblicata.
741

IL MINISTRO A BELGRADO, NEGROTTO CAMBIASO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 1587/251. Belgrado, 24 aprile 1923.

Mentre in generale l'opinione pubblica serba era fin qui soddisfatta della attitudine assunta dalla nostra stampa nel giudicare la grave crisi parlamentare e statale che sta attraversando la Jugoslavia perchè è sembrato di scorgere in Italia -contrariamente a quanto si nota in altri Paesi -simpatie per la politica di unione e di egemonia dei partiti serbi in contrasto con le tendenze repubblicane e separatiste dei Croati, oggi la Pravda segnala alcune corrispondenze da Zagabria apparse su giornali italiani e tedeschi nelle quali l'azione di Radic viene raffigurata come «una lotta per la libertà).

A Roma ed a Berlino, così scrive il detto foglio, « si commentano malignamente le nostre lotte interne e si fanno supposizioni sullo sfasciamento del nostro Stato con la speranza di crearvi nuove sfere di influenza politica ed economica ».

L'organo pan serbo il Balkan -che in questi ultimi mesi si era fatto rimarcare per le simpatie verso il nostro Paese -pubblica un articolo intitolato « Radic al servizio dell'Italia » che stimo opportuno ad ogni buon fine di trasmettere qui unito in traduzione (1).

742

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, DIAZ

L. 100617. Roma, 24 aprile 1923.

Ho esaminato il pro memoria che Ella mi ha trasmesso circa gli inconvenienti che si frappongono all'assunzione di volontari corsi nell'esercito e convengo con V. E. circa l'opportunità di soprassedere, almeno per il momento, da ogni provvedimento del genere.

743

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3358/284/201. Losanna, 25 aprile 1923, ore 3,10 (per. ore 4,30).

Miei telegrammi n. 196 (2) e 200 (3).

Questa sera ho avuto un secondo prolungato faticoso abboccamento con Ismet circa Castelrosso. Primo delegato turco ha perseverato nella sua intransigenza politica che non sono riuscito a smorzare anche offrendogli eventuale nostro impegno segreto. demilitarizzazione isola e rinunziare alle obiezioni formali da noi sollevate nella seduta pomeridiana odierna del secondo Comitato contro pagamento quota debito pubblico ottomano per il Dodecanneso a datare dal 1912. Ismet non mi ha data impressione che Turchia riguardava questione da un punto di vista di intransigenza assoluta ma ne voglia piuttosto profittare per strappare compensi avendomi lasciato intendere chiaramente che i due compensi da me proposti non gli sembravano sufficienti e chiesto che rinunziassimo alla posizione da noi assunta nei riguardi cabotaggio. Ho risposto che materia concerneva tutti gli alleati ed ho respinto energicamente sua pretesa. Sintomatica la sua allusione che la questione cabotaggio non interessa inglesi, poco i francesi e che la difficoltà è sollevata sopratutto da noi. A quanto pare turchi avrebbero già concluso accordo con una Compagnia di Navigazione britannica per esercizio cabotaggio sotto bandiera turca. Ismet ha finito col dire che avrebbe telegrafato al suo Governo proposte· da me fattegli e circa Castelrosso preannunziandomi risposta entro 5 o 6 giorni. Rumbold da me testè informato in termini generali ma risentiti del contegno intransigente di Ismet circa la

questione mi ha promesso che domani eserciterà pressioni su di questi onde abbia a cedere bonariamente alle mie richieste. D'altra parte ho consentito che nella seduta pomeridiana del l comitato di domani egli affronti la questione beninteso solo per dichiarare nettamente che Alleati respingono per i noti motivi domande turche. Dal canto mio farò esplicite specificate dichiarazioni nello stesso senso per quanto concerne l'Italia. Sono venuto nella determinazione di affrettare le cose per premere sui turchi e per evitare che la questione abbia ad essere trascinata in lungo rischiando di veder diminuiti i mezzi di costrizione avverso fattori contrari. Del resto ho creduto opportuno dichiarare amichevolmente ma con fermezza a Rumbold per sua norma e perchè ne faccia anch'egli, occorrendo, edotti i turchi che mi manterrò in un contegno di sospensiva circa lavori della conferenza e che non mi sarà difficile impedire che questione Castelrosso rimanga insoluta da sola o quasi sino alla fine della Conferenza. Saprei farla trovare in compagnia di numerose e varie questioni in attesa di regolamento. Rumbold palesemente impressionato dal mio linguaggio mi ha rinnovato affidamenti che

nulla da parte sua ometterebbe per darci soddisfazione.

Prego comunicare Rodi (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Pubblicato al n. 736. (3) -Telegramma n. 3355/283/200, trasmesso alle ore 23,55 del 24 aprile e pervenutoalle ore 2,15 del 25. non pubblicato.
744

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. GAB. s. 189/353. Londra, 25 aprile 1923, ore 3,50 (per. ore 11).

Telegramma di Gabinetto n. 63 (2).

In tutte le mie precedenti conversazioni sia con Curzon che con Crowe e Tyrrell ho esposto sempre questione sulla base che dovesse trattarsi di una azione anglo-italiana e che tutto il negoziato dovesse essere ispirato a sentimenti assolutamente amichevoli verso la Francia. Tutti e tre i miei interlocutori non hanno mai avuto alcun dubbio in proposito. A tale riguardo credo opportuno ricordare che questionario di Bonar Law (mio tel. gab. n. 320) (3) era diretto esclusivamente al Foreign Office e destinato a delucidare fra Foreign Office e Presidenza del Consiglio stante assenza di Curzon. Ciò malgrado non ho mancato nella mia conversazione odierna con Curzon di insistere su due punti su indicati ed ho avuto conferma che Segretario di Stato aveva ben compreso precisa impostazione del negoziato. Ho infatti avuto oggi lungo colloquio con Curzon. Gli ho esposto chiaramente nelle sue linee principali il contenuto del telegramma di V. E. a cui mi riferisco dilungandomi specialmente:

l) sulla necessità fondamentale di giungere ad una intesa completa fra l'Italia e l'Inghilterra per questione debiti e riparazioni; 2) sulla massima di vedere di V. E. circa procedura da seguire per informazione Governo francese; 3) sulla natura economica dei pegni da essere chiesti dai prestatori per togliere carattere politico e locale:

31 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. I

4) sulla evacuazione da essere regolata dal Consorzio finanziario. Curzon dopo aver ascoltato con interesse e dato segno di assentimento nei riguardi dei singoli punti mi ha espresso in modo completo il suo pensiero circa attuale situazione in rapporto eventuale azione alleata. Mi ha detto che in seguito al suo ultimo discorso alla Camera dei Lords (mio telegramma n. 342) (l) la situazione risulta ora del tutto mutata. Mentre il suo discorso aveva avuto fredde accoglienze in Francia esso aveva fatto invece ottima impressione a Berlino ed egli considerava che le sue dichiarazioni erano venute a completare quel lavoro di persuasione intrapreso da tempo presso il Governo tedesco per indurlo a presentare alla Francia od a tutti gli alleati delle proposte eque e ragionevoli. Aveva egli infatti ragione adesso di credere che governo tedesco era sul punto di avanzare tali proposte. Segretario di Stato rilevava che stando così le cose si sarebbe già di fatto ottenuto quel primo passo tedesco da noi tutti ritenuto indispensabile. Aggiungeva che una volta in possesso di tali proposte avremmo acquistato il diritto di aprire una discussione fra Alleati ed anche con Germania senza destare note temute suscettibilità di Poincaré. Ho obbiettato che in vista della possibilità che la Germania compia questo passo era sommo interesse di suggerire almeno nelle linee generali un piano ragionevole da noi previamente concordato. Ho spiegato a Curzon che tale mio rilievo era determinato dalla preoccupazione che la Germania malgrado buona ispirazione di compiere il suo passo, potesse come ci dimostravano tanti errori della sua politica in passato annullarlo col presentare proposte tali da essere respinte senz'altro dalla Francia. Ho rilevato pertanto a Curzon che una siffatta eventualità avrebbe peggiorato posizione e aggravato difficoltà degli alleati nel loro piano di adoperarsi per il componimento del conflitto. Ciò state io credevo dover insistere sulla mia proposta di concretare sollecitamente le linee generali dello schema e farle conoscere tempestivamente a Berlino. Curzon pur apprezzando le ragioni ed i pericoli da me segnalati mi ha risposto che egli dovev3: insistere a sua volta nel suo concetto giacchè il vantaggio che si sarebbe ottenuto da una spontanea iniziativa tedesca e soprattutto da una conseguente non più segreta discussione era superiore ai pericoli da me rilevati. Per meglio convincermi e completare esposizione suo concetto Curzon ha soggiunto che sia nel caso di un grave errore di valutazione da parte Germania nelle sue nuove proposte che nel caso di una eccessiva intran;;igenza francese, Italia e Inghilterra ed eventualmente Belgio avrebbero potuto esercitare, senza inconvenienti della loro influenza ed autorità tanto presso il Governo tedesco quanto presso quello francese o presso tutti e due se del caso, quella azione concorde e decisiva atta ad un serio tentativo di componimento. In sostanza Curzon è d'avviso doversi attendere il passo che secondo le sue informazioni starebbe per fare la Germania per aprire in seguito una conversazione al riguardo e decidere la condotta da seguire. Per ultimo segnalo alla E. V. che Curzon ed io siamo intanto caduti d'accordo sull'opportunità spingere avanti le iniziate conversazioni italo-inglesi sul problema delle riparazioni e debiti interalleo.ti per giungere rapidamente ad una completa intesa a riguardo. Curzon mi ha promesso che Consiglio dei Ministri di domani avrebbe nuovamente e specialmente interessato cancelliere dello Scacchiere e ciò anche in vista immi

nente ripresa colloqui fra reciproca fiducia. Dall'insieme della lunga conversazione ho tratto due precise impressioni:

l) che Curzon come ho già ripetutamente segnalato a V. E., pur avendo desiderio di agire per porre termine alla pericolosa situazione creata dalla azione francese nella Ruhr, è sempre sotto il timore suscettibilità francese;

2) che dopo successo avuto col suo discorso alla Camera dei Lords unanimemente approvato Curzon non si sente più premuto dalla necessità di trovare una rapida via di componimento del conflitto franco-tedesco e che quindi egli è uscito pel momento da quello stato di animo di preoccupazione parlamentare da me riferita col mio telegramma Gabinetto segreto 283 (1).

(l) -Il telegramma fu trasmesso anche a Parigi, Londra, Costantinopoli e Atene. (2) -Pubblicato al n. 727. (3) -Pubblicato al n. 695.

(l) Telegramma n. 3285/342, trasmesso alle ore 15,20 e pervenuto alle ore 23,45 del .21 aprile, non pubblicato.

745

L'INCARICATO D'AFFARI A BUDAPEST, VINCI GIGLIUCCI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3377/134. Budapest, 25 aprile 1923, ore 20,30 (per. ore 0,10 del 26).

Mio telegramma n. 125 (2).

Presidente del Consiglio che ho visto stamane mi ha detto che partirà per Parigi domenica 29 aprile. Conversazione con Commissione Riparazioni è fissata per 4 maggio. Ripartirà poi per Londra donde si recherà direttamente a Roma dove conterebbe poter essere 14 o 15 maggio senza peraltro poter ora indicare giorno preciso. Sarà accompagnato da Ministro delle Finanze Kallay e dal Conte Khunedervari direttore generale degli affari politici al Ministero degli Esteri. Notizia viaggio è tenuta segreta e sarà pubblicata solo dopo la partenza. Bethlen mi ha pregato esprimere a V. E. anche i suoi personali ringraziamenti per l'onore di aver consentito a riceverlo. Mi ha espresso desiderio di poter incontrarsi a Roma anche con R. Ministro Principe Caracciolo al quale ha voluto anche esprimere la sua gratitudine per l'interessamento mostrato nell'esporre alla E. V. la situazione dell'Ungheria. Mi ha confermato che scopo del suo viaggio è rappresentare ai Governi dell'Intesa situazione dell'Ungheria rispetto alle riparazioni: mi ha aggiunto che ancora nessun progetto sarebbe pronto circa conclusione prestito.

746

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3387/360. Londra, 25 aprile 1923, ore 21 (per. ore 5 del 26).

Parlando con Curzon della conferenza di Losanna egli mi ha detto che in questa seconda fase situazione appare rovesciata. Mentre nella prima fase da parte francese si mostrava grande benevolenza verso pretese ottomane si cercava

di influire sul Governo britannico perchè consentisse a tutte le domande di Ismet Pascià, ora invece la Francia per le note ragioni si dimostrava intransigente ed ostile.

Curzon pensa che i turchi cercheranno di giungere all'accordo non essendo più in grado opporre seri atti di ostilità. Egli ha espresso speranza che Delegazione italiana collaborerà con quella britannica.

(l) -Pubblicato al n. 654. (2) -Telegramma n. 3290/125, trasmesso alle ore 20,35 del 21 aprile e pervenuto alle ore 0,30 del 22, non pubblicato, relativo al viaggio del Bethlen.
747

L'AMBASCIATORE A LONDRA, DELLA TORRETTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 3386/362. Londra, 25 aprile 1923, ore 21,45 (per. ore 4,25 del 26).

Telegramma di V. E. n. 1598 (1).

Foreign Office ha ricevuto da questa Ambasciata di Francia nota attesa rimessa a V. E. Mi è stato dichiarato essere stato risposto « in senso favorevole » alla questione di principio ivi sollevata. Dietro mia richiesta mi si è chiarito che Foreign Office ha inteso aderire al punto di vista francese e che delegati ingle;;i Losanna agiranno in conformità. Avendo voluto meglio indagare circa tale risposta ho appreso poi a titolo assolutamente confidenziale che nella nota di risposta del Foreign Office oltre suddetta adesione di principio si trova, pare « come semplice ricordo», menzionato che nel 1913 o 1914 il Gruppo Francese Perier non aveva esitato ad accaparrarsi una concessione già accordata ad un gruppo inglese cioè concessione porto Samsun. Questo richiamo però non intaccava in nulla assenso dato al punto di vista francese ma esso voleva essere soltanto un utile richiamo al passato. È da osservare intanto che suddetta risposta inglese male si accorda con precedenti dichiarazioni del Sottosegretario di Stato Affari Esteri ai Comuni e cioè che Governo britannico non vedeva ragioni opporsi a concessioni Governo turco sul territorio turco tranne nella eventualità non ancora accertata in allora che esse dovessero ledere interessi britannici (mio rapporto 387) (2). Ho cercato inoltre indagare pensiero di questo Governo in merito concessione Chester ed attività americana in Asia Minore. Ho potuto com

prendere che qui non si annetterebbe speciale importanza a quella attività che si sarebbe propensi trovare naturale. Sulle concessioni Chester qui non si ha ancora una opinione definita non conoscendo tuttora testo concessioni ed attendendo maggiori informazioni da Washington. Per quanto riguarda infine impressione Governo britannico sulle ripercussioni della concessione Chester su gruppi finanziari inglesi, ho notato al Foreign Office una certa riserva. Mi si è osservato tuttavia che evidentemente americani seriamente possono danneggiare attività economica alleati in Anatolia, specialmente Francia che ha impiegato colà ingenti capitali ed il cui buon diritto non si può disconoscere.

(l) -Pubblicato al n. 740. (2) -Non pubblicato.
748

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 3384/291/207. Losanna, 26 aprile 1923, ore 2,05 (per. ore 4,50). Mio telegramma n. 290/206 {1). Giudichi V. E. se non sarebbe il caso incaricare R. Ambasciatore a Londra

esprimere a Curzon compiacimento R. Governo per atteggiamento fermo e salìdale con noi assunto da Rumbold verso turchi nella questione Castelrosso. Rilevo tuttavia che il verbale inglese della riunione esperti Londra del 27 marzo contiene dichiarazioni che per quanto non pronunciate sono però fedele espressione del pensiero recondito di Curzon di non volerei appoggiare fino in fondo ma solo nello stadio iniziale della conferenza. Ciò stante sarebbe forse opportuno che Della Torretta senza fare alcuna allusione alla cosa profittasse della circostanza per provocare da parte Curzon esplicita dichiarazione che delegazione britannica Losanna continuerà nella linea di condotta iniziata onde controversia abbia al più presto ad essere risoluta con nostra soddisfazione. R. Ambasciatore a Londra potrebbe anche lasciare intendere a Curzon che se sarà verRmente mantenuta la fronte unica alleata nella azione che stiamo svolgendo verso turchi non si rischierà che la questione di Castelrosso rimanga insoluta sino alla fine conferenza.

749

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE BOSDARI

T. GAB. S. U. 72. Roma, 26 aprile 1923, ore 1.1.

Da autorevoli informazioni provenienti da varie fonti, fra cui R. Ambasciata Londra, sembrerebbe certo che proprio in questi giorni Germania dovrebbesi decidere a formulare per la questione della Ruhr nuove proposte per poter dar luogo ad una ripresa di conversazioni fra gli alleati ed eventualmente una azione pacificatrice. Riterrei quindi molto utile che V. E. mantenesse contatti confidenziali con codesto Governo per essere informato e per far comprendere come sarebbe di somma importanza che le proposte fossero quanto più possibile serie e conclusive per permettere svolgimento efficace dell'azione conciliatrice. Pregola intanto telegrafarmi quanto sull'argomento risulti a V. E.

750

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. R. 3393/293/209. Losanna, 26 aprile 1923, ore 13,15 (per. ore 16,45).

.

Mio telegramma n. 207 (2).

Da colloqui avuti con Rumbold e con altri membri di questa Delegazione britannica ho ritratta impressione non dubbia che Delegazione medesima sebbene

siasi mostrata ieri nettamente solidale con noi nella questione di Castelrosso disponesi applicare concetto duplice di Curzon. Non escludo perciò che essa sino da ora od a breve scadenza abbia ad incoraggiare di sottomano i turchi alla resistenza. Ripeto che dal canto mio ho lasciato chiaramente intendere agli inglesi che non mi presterei a temporeggiamenti e che sino a che turchi non avranno formalmente rinunziato alla loro pretesa non si potrà contare anche su una mia piena e tenace collaborazione «personale » nei difficili lavori della Conferenza. Spero che ciò potrà essere di qualche effetto, ::ma gioverà che si agisca su Londra nel senso già indicato. Credo invece più sincera intenzione Governo francese sostenerci nella controversia. Dato però temperamento piuttosto flemmatico del Generale Pellé che ne dette ieri una prova con la sua semplice, direi quasi monosillabica, adesione alla dichiarazione di rigetto di Rumbold, sarebbe forse bene si facesse comprendere a Parigi che facciamo assegnamento su una attiva azione del Delegato francese; il quale in cambio potrà contare, come glielo ho dichiarato io stesso, sul mio più energico e largo contributo di collaborazione alla favorevole risoluzione delle questioni ad interessi prevalentemente francesi i quali per essere i più numerosi e complicati ne hanno bisogno. Rammento ad ogni buon fine, che essi sono, nella maggior parte, trattati dal Terzo Comitato da me presieduto.

(l) -Telegramma n. 3385/290/206, trasmesso alle ore 1,30 e pervenuto alle 4,25 del 26 aprile, non pubblicato, col quale comunicava l'appoggio avuto da Rumbold e da Pellé nella questione di Castelrosso. (2) -Pubblicato al n. 748.
751

L'AMBASCIATORE A PARIGI, ROMANO AVEZZANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI

T. 3412/683. Parigi, 26 aprile 1923, ore 22,55 (per. ore 4,30 del 27). Discorso di Curzon e le sue ripercussioni in Germania non debbono considerarsi avvenimenti tali da lasciar sperare come imminente una proposta della Germania agli alleati. Tuttavia dovendosi le recenti manifestazioni della Stampa e dei circoli politici considerare come un passo verso una possibilità di negoziati, non è forse inutile riesaminare atteggiamento probabile che sarà preso dalla Francia e la nostra situazione in rapporto a questo gravissimo problema che investe così la politica finanziaria che economica di gran parte dell'Europa. Ho impressione che rivenendo sulle prime concessioni che in linea generale il Governo francese aveva creduto di poter fare alla tesi belga, concessioni che potevano far sperare una sostituzione dell'occupazione militare con garanzie di carattere finanziario, gli esperti francesi sembra che propendano ora nuovamente per il mantenimento del primitivo progetto per quanto riguarda la cifra di cinquanta miliardi da pagare dalla Germania corrispondente ai buoni A e B ed alla serie dei buoni C destinati al pagamento dei debiti verso gli alleati e che considerino che il pegno della Ruhr debba essere mantenuto con riduzione graduale a seconda dei pagam!!nti fatti. Considerano questi esperti che tale formula non sia suscettibile di mutamento e che anzi il pegno della Ruhr possa semplificare il progetto in questione in quella parte che riguarda la riorganizzazione

finanziaria della Germania che sarebbe lasciata al Governo tedesco ritenendosi che esso sia in grado provvedervi da solo meglio di qualsiasi altro sotto stimolo

del proprio interesse; si ritiene anche che il progetto così mantenuto possa essere il solo mezzo per indurre Inghilterra e America ad abbonare i loro crediti se veramente desiderano ristabilire condizioni economiche normali nell'Europa Centrale. In altre parole, la Germania, l'Inghilterra e l'America se vogliono che la Francia esca dalla Ruhr dovrebbero provvedere in comune a trovare capitali per risolvere la questione delle riparazioni come quelle che sole dispongono dei mezzi necessari per farlo. La nostra posizione verso questo problema può scindersi in due parti. Come concezione generale noi non concordiamo con la Francia nella sua politica di occupazione della Ruhr poichè non solo essa sposta a nostro svantaggio equilibrio attuale ma anche indebolendo economicamente la Germania, ci priva di un mercato che ha rappresentato finora un importantissimo elemento nella bilancia dei nostri scambi. È però da constatare che noi mon abbiamo mezzo per impedirlo. D'altra parte, se la politica francese riuscis•se effettivamente ad ottenere con la sua fermezza di poter pagare debiti alleati con le riparazioni tedesche, non si può disconoscere che noi potremmo trarre da questo risultato un grandissimo vantaggio. Quantunque in Italia la questione dei debiti sia considerata da una parte dell'opinione pubblica trascurabile per la stessa impossibilità in cui per parecchio tempo ci troveremo di pagarli, essa peserà sempre, finchè non verrà regolata, su tutta la nostra politica ed influirà su quegli stessi rapporti di cordialità e di amicizia che desideriamo di mantenere e di sviluppare con l'Inghilterra e l'America ma che non sono possibili che su di un piede di uguaglianza. La politica di forza della Francia, poichè come ho già detto, non ci è possibile opporci a che essa abbia il suo corso, per la stessa base che ci procura può darci ragione di esigere una eguale libertà d'azione nel settore orientale verso Austria e Jugoslavia. Problemi che a noi più interessano in quella parte dell'Europa possono infatti a breve scadenza divenire urgenti per l'attitudine della Jugoslavia cosi nella questione di Fiume che in quella delle ferrovie di penetrazione verso l'Europa Orientale media.

752

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, MUSSOLINI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DI LOSANNA, MONTAGNA

T. 1617. Roma, 26 aprile 1923.

Telegramma della S. V. n. 3376 (1). Approvo atteggiamento assunto dalla S. V. nella questione eventuale intervento Russia. Pur senza farsi parte dirigente in materia ella potrà sostenere tesi Ismet Pascià se argomento tornasse in discussione. Guariglia potrebbe confidenzialmente informare Worovski del nostro atteggiamento favorevole.

(l) Telegramma n. 3376/289/205, trasmesso alle ore 0,20 e pervenuto alle 1,40 del 26 aprile, non pubblicato, rtlativo all'appoggio dato da Montagna alla richiesta di Ismet Pascià di ammettere l'intervento della delegazione russa alla Conferenza se la questionedegli Stretti fosse tornata in discussione. ·

<
APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione ai gennaio 1923)

AFGANISTAN KabuZ-PATERNÒ di MANCHI DI BILICI nob. Gaetano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. ALBANIA Durazzo -DuRAzzo marchese Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. ARGENTINA Buenos Ayres -CoLLI DI FELIZZANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. AUSTRIA Vienna -ORSINI B~RONI Luca, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

BELGIO Bruxelles -S. E. RusPoLI Mario principe di Poggio Suasa, ambasciatore.

BOLIVIA La Paz -AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima). BRASILE Rio de Janeiro -S. E. CoBIANCHI Vittore, ambasciatore.

BULGARIA Sofia -RINELLA Sabino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CECOSLOVACCHIA Praga. -CHIARAMONTE BoRDONARO Antonio, inviato ,straordinario e ministro plenipotenziario. CILE Santiago -CASTOLDI Fortunato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CINA

Pechino -CERRUTI Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

COLOMBIA Bogotà -MANACORDA Aroldo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

COSTARICA

S. Josè de Costa-Rica _ N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CUBA Avana-NASELLI Gerolamo conte e nobile di Savona, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. DANIMARCA Copenaghen -DELLA ToRRE di LAVAGNA conte Giulio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. EGITTO Cairo -ALDROVANDI MARESCOTTI Luigi conte di Viano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. EQUATORE Quito -FILETI Vincenzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

ESTONIA Reval -STRANIERI Augusto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

ETIOPIA Addis-Abeba -MACCHIORO VrvALBA Gino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. FINLANDIA Helsingfors -MAJONI Giovanni Cesare, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. FIUME Fiume -CASTELLI Michele, reggente la legazione.

FRANCIA Parigi -S. E. RoMANO AVEZZANA barone Camillo, ambasciatore.

GEORGIA Tifiis -FRANSONI Francesco, reggente la legazione.

GERMANIA

Berlino -S. E. DE BosDARI conte Alessandro, ambasciatore.

GIAPPONE Tokio -S. E. DE MARTINO nob. Giacomo, ambasciatore.

GRAN BRETAGNA

Londra-S. E. TOMASI DELLA ToRRETTA nobile Pietro dei principi di Lampedusa, senatore del Regno, ambasciatore.

GRECIA Atene -MoNTAGNA Giulio Cesare, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. GUATEMALA Guatemala -N. N. HAITI Haiti -NASELLI Gerolamo conte e nobile di Savona, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. HONDURAS Tegucigalpa _ N. N. LETTONIA Riga. -PIACENTINI Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (dal l" marzo 1923). LIECHTENSTEIN

Vaduz-N. N.

LITUANIA

Kaunas -PIACENTINI Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Riga dal l o marzo 1923).

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -PIGNATTI MoRANO DI CusToZA conte Bonifacio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MAROCCO Tangeri -BRAMBILLA Giuseppe, agente diplomatico.

MESSICO

Messico -NANI MocENIGO conte G. Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MONACO (Principato)

Monaco -N. N.

NICARAGUA

Managua -N. N.

NORVEGIA Cristiania -CAMBIAGIO Silvio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PAESI BASSI

Aja -MAESTRI MoLINARI marchese Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. PANAMA

Panamà-N. N.

PARAGUAY

Assunzione -MEDICI nob. Francesco dei marchesi di Marignano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PERSIA Teheran -CoRA Giuliano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PERÙ Lima -AGNOLI Rufillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

POLONIA Varsavia -ToMMASINI Francesco, inviato straordinario e min~stro plenipotenziario. PORTOGALLO Lisbona -BoRGHESE dei principi don Livio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. ROMANIA Bucarest -ALOISI barone Pompeo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. RUSSIA Mosca -AMADORI Giovanni, capo della delegazione economica.

SALVADOR San Salvador-N. N.

SAN DOMINGO

San Domingo -NASELLI Gerolamo (residente all'Avana).

SAN MARINO

San Marino -N. N.

SERBI CROATI SLOVENI (Regno dei)

Belgrado -NEGROTTO CAMBIASO dei marchesi nob. Lazzaro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

SIAM Bankog -BORGHETTI Riccardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

SPAGNA Madrid-S. E. PAULUCCI DE' CALBOLI marchese Raniero, senatore del Regno, ambasciatore. STATI UNITI D'AMERICA Washington -S. E. CAETANI don Gelasio dei duchi di Sermoneta, ambasciatore.

SVEZIA Stoccolma -MARTIN FRANKLIN Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. SVIZZERA Berna -GARBAsso Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

TURCHIA Costantinopoli -S. E. GARRONI marchese Camillo, senatore del Regno, ambasciatore. UNGHERIA Budapest -CARACCIOLO Gaetano principe di Castagneto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

URUGUAY

Montevideo -ALLIATA DI MONTEREALE E DI VILLAFRANCA principe Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

VENEZUELA

Caracas -VIGANOTTI GIUSTI conte Gianfranco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione aZ gennaio 1923)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO AD INTERIM MussoLINI on. Benito, presidente del Consiglio, deputato al Parlamento.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO VASSALLO on. avv. Ernesto, deputato al Parlamento.

GABINETTO DEL MINISTRO

Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione aZ lavoro del Ministro -Rapporti coZZa stampa e Ze agenzie telegrafiche -Relazioni del Ministro col Parlamento e col Corpo diplomatico -Udienze Tribuna diplomatica.

CAPO DI GABINETTO BARONE Russo Gia.como, lo segretario di legazione.

SEGRETARIO DEL MINISTRO MAMELI Francesco Giorgio, 2° segretario di legazione.

GABINETTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

Affari confidenziali -Ricerche e studi in rapporto al lavoro del Sottosegretario di Stato -Relazioni del Sottosegretario di Stato col Parlamento e col Corpo diplomatico -Udienze.

CAPO DI GABINETTO DEL SOTTOSEGRETARIO Rocco Guido, vice console.

SEGRETARIO DEL SOTTOSEGRETARIO BuoNAIUTI Mario, 2° segretario di legazione.

SEGRETARIO GENERALE

CoNTARINI Salvatore, senatore del Regno, consigliere di Stato, ambasciatore onorario.

UFFICI ALLA DIRETTA DIPENDENZA DEL SEGRETARIO GENERALE UFFICIO STAMPA

Rivista della stampa estera e della stampa italiana nei riguardi della

politica estera • Informazioni a giornali ed agenzie italiane ed estere -Traduzioni. Capo ufficio: GIANNINI Amedeo, consigliere di prefettura.

UFFICIO CIFRA

Corrispondenza telegrafica e ordinaria in cifra -Compilazione e distribuzione dei cifrari.

Capo ufficio: DuRAND DE LA PENNE marchese Enrico, console generale.

UFFICIO CORRISPONDENZA

Registrazione e sunto della corrispondenza in arrivo e in partenza Rubriche per ragioni di luogo, di materia, di persona -Schedari -Spedizione della corrispondenza -Corrieri di Gabinetto.

Capo ufficio: CHIOSTRI Giuseppe, console generale.

UFFICIO DI COORDINAMENTO ECONOMICO

Segreteria della Commissione Internazionale per l'azione economica all'estero -Collegamento in materia economico-commerciale fra le Direzioni generali Europa e Levante ed Africa, America, Asia ed Australia ed i Ministeri tecnici competenti.

Capo ufficio: CIANCARELLI Bonifacio Francesco, console generale.

UFFICIO CONTENZIOSO E LEGISLAZIONE

Studi sulle questioni aventi carattere giuridico e risoluzione di quesiti sulla legislazione attinenti a pratiche del Ministero.

Capo ufficio: N. N.

UFFICIO TRATTATI E SOCIETA DELLE NAZIONI

Lavori preparatori delle sessioni dell'Assemblea e del Consiglio della Societd delle Nazioni per tutto ciò che concerne l'opera dei delegati italiani; cooperazione e assistenza loro occorrenti -Coordinazione, a questo fine, del lavoro delle varie Amministrazioni del Regno -Collegamento fra gli organi della Societd, le Amministrazioni del Regno e i Regi delegati all'Assemblea ed al Consiglio -Ordinamento e custodia degli atti e documenti relativi alla Societd.

Congressi conferenze e convenzioni collettive in attinenza coi compiti della Societd delle Nazioni.

35 -Documenti diplomatici-Serie VII-Vol. I

Raccolta e pubblicazione delle convenzioni internazionaLi -Atti reLativi alZa loro efficacia: ratifiche, adesioni, denuncie, leggi e decreti di esecuzione.

Capo ufficio: SANDICCHI Pasquale, console generale.

RAGIONERIA CENTRALE

Capo ufficio: FANO Alberto, direttore capo di ragioneria.

DIREZIONE GENERALE AFFARI GENERALI

Direttore generale: CACCIA DOMINONI DI SILLAVENGO conte Carlo, console generale. UFFICIO PERSONALE

Capo ufficio: LoJACONO Vincenzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. UFFICIO CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai regi agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, Principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere -Libretti e richieste ferroviarie per il personale.

Capo ufficio: CAVRIANI dei marchesi nob. Giuseppe, console.

UFFICIO AMMINISTRATIVO

Capo ufficio : CRIVELLAR! dott. Quirino.

UFFICIO LEGALIZZAZIONI E PASSAPORTI

Legalizzazione di atti -Corrispondenza e contabilità relativa -Passaporti diplomatici ed ordinari.

Capo ufficio: N. N.

Archivista capo: MoRONE Vittorio.

ARCHIVIO STORICO

Conservazione ed incremento delle collezioni manoscritte del Ministero e dei Regi uffici all'estero -Conservazione degli originali degli atti internazionali -Conservazione delle carte del Ministero riservate dagli archivi delle direzioni -Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali per incarico degli uffici del Ministero -Inventari e schedari.

Direttore: N. N. -FossATI Oreste, ff.

BIBLIOTECA

Conservazione ed incremento delle pubblicazioni; proposte per acquisti di libri e periodici -Scambio di pubblicazioni con altri· Ministeri od istituti italiani ed esteri -Collezione e custodia di carte geografiche per uso del Ministero -Cataloghi, schedari, raccolta sistematica della legislazione straniera per ciò che può concernere le relazioni internazionali e l'amministrazione degli affari esteri -Forniture di pubblicazioni a corredo di Regi Uffici diplomatici e consolari.

Bibliotecario: N. N.

DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI, COMMERCIALI E PRIVATI D'EUROPA E LEVANTE

Direttore generale: LAGO Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe (destinato a Rodi come governatore il 16 novembre 1922; ff. ARLOTTA Mario, consigliere di legazione, nominato direttore generale il 12 aprile 1923).

UFFICIO I

Belgio-Francia-Germania-Gran Bretagna-Lussemburgo -Monaco Olanda -Portogallo -Spagna -Svizzera.

Capo Ufficio: ToscANI Angelo, console generale.

UFFICIO II

Danimarca -Norveg{a -Polonia -Russia -Stati Balcanici -Stati Caucasici -Svezia.

Capo ufficio: ARONE dei baroni di VALENTINO Pietro, l o segretario di legazione.

UFFICIO III

Austria -Bulgaria -Cecoslovacchia -Grecia -Montenegro -Romania Regno dei Serbi, Croati e Sloveni -Ungheria.

Capo ufficio (ff.): BIANCHERI CHIAPPORI Augusto, 1° segretario di legazione.

UFFICIO IV

Albania

Capo ufficio: N. N.

MARCHETTI nob. Alberto, console.

UFFICIO V

Africa Mediterranea -Egiaz -Etiopia -Mesopotania -Palestina Siria -Turchia.

Capo ufficio: GUARIGLIA Raffaele, 1° segretario di legazione (ff. nel periodo dell'assenza del Guariglia, delegato tecnico a Losanna: Tuozz1 Alberto, console).

UFFICIO VI

Affari privati nei suddetti paesi (Rogatorie -Estradizioni -Atti giudiziari -Atti di stato civile -Pensionati -Ricerche nell'interesse di cittadini italiani -Successioni di cittadini italiani).

Capo uffico: N. N.

MALFATTI barone Luigi, 2° segretario di legazione.

DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI, COMMERCIALI E PRIVATI DI AFRICA, AMERICA, ASIA, AUSTRALIA

Direttore generale: SERRA Carlo Filippo, console generale (dal 23 febbraio 1923, FARA FoRNI Giacomo, console generale).

UFFICIO I

America.

Capo ufficio: CAMICIA Mario, console generale.

UFFICIO II

Asia -Australia -Africa (salvo le regioni attribuite alla Direzione generale Europa e Levante).

Capo ufficio: N. N. UFFICIO III Affari privati in America del Nord (Rogatorie -Estradizioni -Atti giudiziari -Atti dì stato civile -Pen.<~ionati -Ricerche nell'interesse di cittadini italiani -Successioni di cittadini italiani). Capo ufficio: N. N. PETRUCCI Luigi, console. UFFICIO IV Affari privati in America centrale e del sud, Asia, Australia e Africa non mediterranea (Rogatorie -Estradizioni -Atti giudiziari -Atti di stato civile -Pensionati -Ricerche nell'interesse di cittadini italiani Successioni d-i cittadini. italiani).

Capo ufficio: SILVESTRI Ugo, console generale.

DIREZIONE GENERALE DELLE SCUOLE ITALIANE ALL'ESTERO

Direttore generale: TRABALZA prof. Ciro.

UFFICIO DIRETTIVO

Capo ufficio : SARTORI Francesco, console generale.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Presidente: SciALOJA avv. Vittorio, senatore del Regno -Vice presidente: RuFFINI prof. Francesco, senatore del Regno -Membri: BELOTTI avv. Bartolo, deputato al Parlamento, BERlO avv. Adolfo, BoLLATI Riccardo, senatore del .t{egno, BuzzATTI prof. Giulio Cesare, CABRINI Angelo, FALCIONI avv. Alfredo, deputato al Parlamento, QuARTO conte avv. Oronzo, senatore del Regno, SANTUCCI conte avv. Carlo, senatore del Regno, ToRRE dott. Andrea, deputato al Parlamento, VACCAI avv. Giulio, senatore del Regno.

COMMISSARIATO GENERALE DELL'EMIGRAZIONE

Commissario generale: DE MICHELIS prof. Giuseppe.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

Afghanistan: SERDAV AZIMOOLLAH Khan, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Albania: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Tewfik MBORYA, incaricato d'affari; Kostantin KoTTE, addetto.

Argentina: Ferdinando PEREZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Conrado ROLANDONE, l o segretario, incaricato d'affari ad interim; Oscar 0NESO AsTENGO, 2° segretario; N. N., addetto militare; Giulio CASTANEDA, addetto navale; Carlos BREBBIA, addetto commerciale onorario..

Austria: dott. Lothar EGGER, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Karl FREUDENTHAL, consigliere; Alfred ScHMID, 2o segretario; Iwo JoRDA, addetto; Paul ScHUCKING, cancelliere.

Belgio: S. E. conte Werner van den STEEN DE JEHAY, ambasciatore; Louis LECLERCQ, consigliere; Joseph BERRYER, segretario; magg. generale J. P. H. HoLLMANN, addetto militare; Georges DENIS-RAULT, segretario commerciale.

Brasile: S. E. Oscar DE TEFFÈ, ambasciatore; Paulo CoELHo DE ALJ\h:IDA, lo segretario; Leopoldo TEIXEIRA LEITE FILHO, 2° segretario; Labienno SALGADo Dos SANTOS, 2° segretario; capitano di corvetta Manoel Ignacio BRICIO GUILHON, addetto navale; Deoclecio DE CAMPOS, addetto commerciale.

Bulgaria: Georgy RADEV, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Aleksander NIKOLAEV, 3• segretario; Georgy GEORGIEV, addetto.

Cecoslovacchia: dott. Vlastimil KYBAL, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Anton PAPIRNIK, consigliere; dott. Franz NEUGEBAUER, 1° segretario; dott. KusKA, addetto; magg. Victor MILLER, addetto militare; Miroslav KuNDRAT, addetto commerciale.

Cile: Enrique VILLEGAS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Alvaro BAEZA YAVAR, 1° segretario; magg. Manoel AGUIRRE, addetto militare; Alfredo VIEL CABERO, consigliere commerciale.

Cina: Tang TsAI-Fu, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Huang S:nu KAN, l o segretario; CHu PAo-LuEN, 2° segretario; CHu YIN, segretario; SuN SzE-YUE, addetto.

Colombia: dott. J osè Maria QmJANo W ALLIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Roberto GoENAGA, l o segretario, incaricato d'affari ad interim.

Cuba; dott. Carlos DE ARMENTEROS Y DE CARDENAS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. .Alfonso FoRCADE Y JoRRIN, 1° segretario.

Danimarca: Henrik von KAUFMANN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; P. O. von TRESCHOW, segretario; A. F. BASSE, segretario onorario.

Equatore: D. Gonzalo ZALDUMBIDE, incaricato d'affari.

Estonia: Karl Robert PusTA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Herman HELLAT, consigliere, incaricato d'affari; Alexandr JuRGENSON, 1° segretario.

Finlandia: dott. Herman Gregorius GUMMERus, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Francia: S. E. Camille BARRÈRE, ambasciatore; François CHARLEs-Roux, consigliere; Jean RoGER, 1° segretario; Armand BAROIS, 2° segretario; Jacques TRUELLE, 3° segretario; Henri GuEYRAUD, 3" segretario; Jacques DuMAINE, addetto; col. André DETROYAT, addetto militare; Com. REIMBERT, addetto aeronautico; cap. di vascello Henri RoBIN, addetto navale; ministro plenipotenziario J. O. G. HARISMENDY, addetto commerciale; console Joseph SANGUINETTI, addetto commerciale aggiunto; console Henri NoEL, segretario archivista dell'ambasciata.

Germania: S. E. bar. Kostantin von NEURATH, ambasciatore; Friedrich Wilhelm von PRITTWITZ UND GAFFRON, consigliere; dott. RIETH, consigliere; dott. Werner von ScHMIEDEN, segretario; dott. Max LORENZ, segretario; dott. Gunther ALTENBURG, segretario; Heinrich STROHEKER, consigliere di commercio; Heinrich REISINGER, cancelliere.

Giappone: S. E. Otchiai KENTARO, ambasciatore; Fujii MINORU, 1° segretario; Renzo SUZUKI, 3o segretario; Tashiro SHIGENORI, addetto; Kano HISAKANU, addetto; Inouye SEUCHI, segretario interprete di 2a classe; ten. col. Ogawa TsuNESABURo, addetto militare; cap. di fregata Tsuru NoBuTo, addetto navale; Yamada YASUMICHI, cancelliere; Horie HIROSHI, allievo interprete.

Gran Bretagna: S. E. sir Ronald GRAHAM, ambasciatore; Howard William KENNARD, consigliere; Henry John Edward LESLIE, l o segretario; Oliver Charles HARVEY, 2° segretario; James Wenceslas ToRR CYRIL, 3° segretario; sir Thomas ELLIOT, consigliere onorario; William McCLURE, 1° segretario onorario; G. ScoTT, 1o segretario onorario; Herbert DUGDALE GREEK, segretario onorario; Lord BALNIEL, segretario, onorario; J. DUNCAN, addetto militare·; DOWN R. THEVNTEN, addetto navale; J. H. HENDERSON, 1° segretario per gli affari commerciali; Carpenter Henry CAVE AYLES, 3° segretario per gli affari commerciali; magg. Robert BRACKEN, addetto commerciale aggiunto.

Grecia: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Alexandros ARGYROPOULOS, 2o segretario; H. PAPAVASILIOU, addetto militare; S. PAPAELIOPOULOS, addetto navale; P. SCARAMANGA, addetto onorario.

Guatemala: Manoel VALLADARES, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Haiti: Felix VIARD, incaricato d'affari; Augusto SACCOMANNI, incaricato d'affari ad interim.

Hegiaz: principe Habib LOTFALLAH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Lettonia: dott. Michael WALTERS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Ernest REDIGER, segretario; Erika WILSON, 2° segretario.

Lituania: dott. Georg SAULYs, incaricato d'affari; Adalbert STANEIKA, segretario.

Messico: S. E. gen. Eduardo HAY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Leopoldo BLASQUEZ, consigliere; avv. Vicente VELoz GoNZALES, addetto.

Monaco (Principato): conte Henri DE MALEVILLE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; comm. Raoul SAUVAGE, cancelliere.

Norvegia: Johan IRGENS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Ove

C. L. VANGESTEN, segretario; Anders FIELSTAD, addetto.

Paesi Bassi: Jan Herman VAN RoYEN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; A. W. MossELMANS, 1° segretario; dott. J. J. L. VAN RrJN, addetto commerciale.

Panamà: Dott. Antonio BuRGos, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Alejandro TAPIA, segretario.

Paraguay: Ettore VELASQUEZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Persia: Phya Sanbakich PRIJA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Hassan Khan FARZANEH, segretario; principe Mirza PARvrz, addetto.

Perù: D. Pedro PuJICA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Cesare CANEVARO Y LAos, addetto; Salvador SoYER, addetto; dott. Pio ARTADI, addetto; gen. Gabriel VELAR DE ALVAREZ, addetto militare; cap. di vascello Ernesto CABALLEROS Y LASTRES, addetto navale.

Polonia: August ZALESKI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. Mattias LoRET, consigliere; Kostantin JELENSKI, 1° segretario; nob. cav. Leo Ladislaw SIEMIRADZKI, addetto; Bronislaw JANrszowsKI, addetto onorario; conte Luigi MoRSTIN, addetto militare; Boleslaw MrKULSKI, addetto commerciale.

Portogallo: dott. Eusebio LEAo, inviato straordinario e ministro plenipotenzlario; Justino DE MONTALVAO, consigliere; Gastao DE AVELLAR TELLES, 2° segretario; Antonio DE MANTERO BELARD VELARDE, addetto; Waldemar DE FoNSECA ARAUJo, addetto; Annibal DE MESQUITA, addetto navale; G. T. DE FoNSECA ARAUJo, agente ufficiale del commercio portoghese in Italia.

Romania: Alexandru LAHOVARY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Raul BossY, segretario.

Russia: W. WoRoVSKIJ, rappresentante; (lvan PERSIANY, incaricato d'affari dell'ambasciata imperiale).

Salvador: dott. J. Gustavo GUERRERO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

San Domingo: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Pedro Maria RUBIROSA, segretario, incaricato d'affari.

Serbi, Croati e Sloveni: Voislav ANTONIEVIé, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Milan STANKOVIé, l" segretario; Mikail SToYAINOVIé, 2° segretario; Ivan Albert ILIC, segretario; Milan KoNSTANTINOVIé, segretario: Ciril KoTNIK, addetto; col. Panta JuRI<'Sré, addetto militare.

Siam: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Bhasha PARIVATRA LUANG, incaricato d'affari ad interim; Maitriraks LuANG SMAN, 3° segretario; Bahiddha LuANG, 3° segretario.

Spagna: S. E. Francisco DE REYNOSO Y MATEo, ambasciatore; conte di VILLAMEDIANA, consigliere; Bernardo RoLLAND, segretario; D. Fernando Ramirez DE VILLA-URRUTIA Y GAMACHO, addetto diplomatico; D. Josè DE LA GANDARA Y PLAZAOLA marchese de la Gandara, addetto onorario; Josè Maria SERT, addetto onorario; Manoel CARRAsco, addetto onorario; D. Ramon SAGARRA Y CENDRA, addetto militare; Francisco Javier DE SALAS Y GONZALES, addetto navale; cav. Arturo GREco-FINOCCHINI, cancelliere.

Stati Uniti d'America: S. E. Richard WAsHBURN CHILD, ambasciatore; Franklin MOTT GUNTHER, consigliere; Frederic 0GDEN DE BILLlER, 1° segretario; Copiey AMORY, 2° segretario; John STAMBAUGH, 3° segretario; Edward T. DoNNELLY, addetto militare; J. E. CHANEY, addetto militare aggiunto; J. M. EAGER, addetto militare aggiunto; cap. Raymond HASBROUCK, addetto navale; Henry C. MAc LEAN, addetto commerciale; A. A. OsBORNE, addetto commerciale aggiunto; T. J. CoLE, cancelliere.

Svezia: bar. Karl Augustin BECKFRIIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Bagge WIDAR, 1° segretario; bar. F. BENNET, addetto militare;

A. Johnson THORSTEN, addetto navale.

Svizzera: Georges WAGNIÈRE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Theoring voN SoNNENBERG, l • segretario; Wilhelm J. MoRETTI, 2° segretario; Alfred BRUNNER, 2° segretario.

Ungheria: conte Albert NEMES DI HmvEG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Raul DI MARFFY MANTUANO, consigliere; Zoltan DI MARIÀSSY, segretario; Nicolas DI GHYCZY, segretario.

Uruguay: Manoel M. BERNARDEZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; comm. Federico GRUNWALDT GuEsTAS, 1° segretario, incaricato d'affari; Juan Carlos BERNARDEZ, 2° segretario; Leandro L. SoRMANo, addetto commerciale onorario; Ulderico RALLI, cancelliere.

Venezuela: dott. Manoel RoDRIGUEZ, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; avv. Juan Manoel HURTADo-MARCHADO, 1° segretario, incaricato d'affari